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SPENDING REVIEW, SONDAGGIO MANNHEIMER: SETTE ITALIANI SU DIECI FAVOREVOLI, CONTRARIO SOLO IL 20%

Luglio 8th, 2012 Riccardo Fucile

IL 56% DEGLI ITALIANI RINUNCEREBBE A QUALCHE SERVIZIO PUR DI AVERE MENO TASSA…CONTRARIETA’ SOLO AI PREVISTI TAGLI NELLA SANITA’

La maggioranza degli italiani ritiene giusto effettuare i tagli alla spesa pubblica previsti in questi giorni dal governo e dichiara di condividerli.
Seppure con molti distinguo in relazione ai tempi di attuazione degli stessi e, specialmente, ai settori della pubblica amministrazione che vengono colpiti.
A un primo quesito di carattere generale sull’opportunità  dei tagli, il 34% dei cittadini si dichiara decisamente favorevole, a fronte di circa un italiano su cinque (20%) che si oppone nettamente.
La posizione della maggioranza relativa ( altra fetta del 42% di favorevoli con distinguo) mostra però che la pubblica opinione si è un po’ spaventata per la portata dei provvedimenti proposti: pur reputando opportuno diminuire la spesa pubblica, questa porzione di cittadini obietta infatti che gli interventi andrebbero fatti con «più gradualità ».
Appaiono generalmente più favorevoli alle misure proposte i liberi professionisti e i lavoratori autonomi, mentre, come era prevedibile, si rivelano più scettici gli insegnanti, anche perchè, forse, si sentono toccati più da vicino dalle misure in discussione, considerato che la maggior parte dei dipendenti pubblici appartiene al mondo della scuola.
Dal punto di vista dell’orientamento politico, risultano in linea di principio più convinti dell’opportunità  dei tagli gli elettori del Pd, mentre quelli del centrodestra appaiono più perplessi.
La più decisa contrarietà  si registra tra i votanti per i partiti dell’estrema sinistra.
Approfondendo l’analisi, emergono opinioni fortemente differenziate a seconda dell’ambito in cui vanno a cadere i tagli proposti.
Da un lato, la decurtazione delle spese ai ministeri risulta essere il provvedimento più condiviso: lo approvano senza riserve quasi due terzi degli italiani e solo meno del 10% esprime al riguardo un giudizio negativo.
Questo dipende dal fatto che i ministeri vengono visti come l’espressione del potere e della burocrazia «romana», spesso oggetto della critica e del risentimento dei cittadini.
Anche i tagli alle spese per la Difesa vengono visti con favore dalla maggioranza relativa degli elettori, in misura però decisamente più contenuta (45%): aumenta in questo caso la quota di chi suggerisce una maggiore gradualità  e anche quella di chi si oppone decisamente (17%). Un livello di consenso ancora inferiore viene manifestato riguardo alla diminuzione del numero dei tribunali e, specialmente, alla limitazione del numero dei dipendenti pubblici: in questo caso il tasso di approvazione scende al 34% e quello di contrarietà  sale al 24%. Riguardo alla razionalizzazione della spesa sanitaria, viceversa, si registra una netta opposizione della maggioranza (il 58% degli italiani, specialmente i più giovani) e un consenso di poco superiore a un decimo della popolazione (13%).
L’evocazione di un bene prioritario come la salute comporta un timore per la qualità  delle prestazioni.
Probabilmente la necessità  di interventi in questo settore – alcuni, come la chiusura degli ospedali più piccoli, spesso essenziali (lo ha spiegato anche il professor Umberto Veronesi sul Corriere di venerdì) – andrebbe quindi comunicata in modo più esteso e convincente.
Al di là  dello specifico – e delicato – settore della sanità , gli italiani appaiono comunque tendenzialmente persuasi della necessità  dei tagli, anche se, come sempre, gli intervistati esprimono maggiori perplessità  quando si parla del settore cui appartengono o cui sono vicini.
E sottolineano in ogni caso la necessità  di mantenere inalterato il livello dei servizi offerti dalla pubblica amministrazione.
Di fronte all’aggravarsi della crisi, però, si diffonde la disponibilità  a rinunciare anche a parte di questi ultimi, pur di non accrescere la pressione fiscale, rappresentata, ad esempio, dalla minaccia dell’aumento dell’Iva in autunno.
Alla classica (e, com’è talvolta necessario nei sondaggi, inevitabilmente semplificatoria e drastica) domanda se sia meglio pagare più tasse e ottenere più servizi o, viceversa, ridurre il carico fiscale anche a costo di una riduzione di questi ultimi, per la prima volta da molti anni la maggioranza degli italiani aderisce alla seconda ipotesi.
La pressione fiscale è diventata talmente elevata (e, per alcuni, non più sostenibile) da portare la gran parte dei cittadini a rinunciare a qualcosa, pur di non dovere subire ancora più tasse.

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“PER IL LEGHISTA BONI UN MILIONE DI EURO IN QUATTRO MAZZETTE PER UN SI’ DALLA REGIONE”

Luglio 8th, 2012 Riccardo Fucile

LA PROCURA FORMALIZZA L’ACCUSA CONTRO L’EX ASSESSORE REGIONALE.. I PM CHIEDONO L’INCIDENTE PROBATORIO E UN FACCIA A FACCIA CON GLI ACCUSATORI UGLIOLA E LEUCI

“Fra il settembre 2008 e il dicembre 2009, all’assessore regionale Davide Boni sono state versate quattro diverse tangenti per un milione e 150 mila euro”. È quanto hanno accertato le indagini a carico dell’esponente del Carroccio accusato di corruzione.
La cifra totale — e inedita — la si ricava dalla mossa formalizzata dalla procura pochi giorni fa.
I pm Alfredo Robledo e Paolo Filippini, infatti, intendono svolgere un faccia a faccia tra i due principali accusatori, Michele Ugliola e Gilberto Leuci, e l’accusato, l’ormai dimissionato vicepresidente del Pirellone.
Sono stati proprio questi ultimi due a svelare, dall’estate dello scorso anno, il sistema orchestrato da Boni e dal suo staff quando nella precedente giunta era responsabile del Territorio, per concedere autorizzazioni edilizie (le pratiche per ottenere la Valutazione di impatto ambientale).
I magistrati vogliono ora che le accuse svelate durante le indagini preliminari da Ugliola e Leuci (difesi dagli avvocati Salvatore Stivala e Gianluca Maris), vengano cristallizzate in quello che si chiama un «incidente probatorio».
Boni, che ha sempre respinto ogni addebito, avrà  la possibilità  di trovarsi davanti a un giudice per cercare di smontare le parole, molto circostanziate, dei suoi accusatori.
Al termine dell’incidente probatorio, l’inchiesta sarebbe praticamente chiusa.
Sono sei, in tutto, gli episodi contestati a Boni.
Il primo risale al settembre di quattro anni fa e si riferisce alla «realizzazione diun centro commerciale in località  Albuzzano (Pavia)».
Per ottenere il via libera, l’amministratore della Inwex, Francesco Monastero, si sarebbe accordato per una mazzetta da 800mila euro.
Ugliola, uomo vicino a Boni, avrebbe curato la parte architettonica del progetto, e contestualmente avrebbe gonfiato le fatture per poi girare la differenza all’assessore e al suo staff.
Secondo la procura, per il via libera ad Albuzzano, l’architetto avrebbe ottenuto «solo» 475mila euro, «di cui 50mila venivano poi retrocessi a Monica Casiraghi (collaboratrice dell’allora assessore leghista e oggi indagata), per una consulenza legale fittizia».
Mentre altri 200 mila, procurati da Ugliola e Leuci, «venivano consegnati in contanti a Boni e a Dario Ghezzi (capo di gabinetto dell’assessore, ndr), presso gli uffici della Regione».
Lo stesso schema, per i magistrati, si sarebbe ripetuto in fotocopia per altre pratiche.
Come per le tre aree di proprietà  dell’immobiliarista Luigi Zunino (indagato): per la Falck di Sesto San Giovanni, l’ex Sisas di Pioltello e Santa Giulia di Rogoredo.
Zunino avrebbe promesso al politico un compenso globale di un milione e 800 mila euro.
Nelle mani di Boni, in realtà , secondo i racconti di Ugliola e Leuci sarebbero arrivati 100mila euro in tutto.
Ben più sostanziosa, invece, la mazzetta che sarebbe stata incassata per sbloccare la pratica dell’area «Marconi 2000» di Varedo.
In questo caso, l’imprenditore Gabriele Sabatini avrebbe seguito alla lettera le indicazioni ricevute da Boni e Ghezzi «al ristorante “A Riccione”», versando 800mila euro a seguito del via libera della licenza.
L’ultimo episodio risale al luglio 2009 ed è legato all’autorizzazione «integrata ambientale» per una discarica di amianto da realizzarsi a Lonate Pozzolo da parte della Krisalide Srl.
Per questo «ok», l’imprenditrice Cinzia Cavenati avrebbe scucito altri 100mila euro.
La metà  poi girata all’allora assessore leghista da Ugliola, ovviamente brevi manu e in contanti.

Emilio Randacio
(da “La Repubblica“)

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“MIO PADRE LEONARDO SCIASCIA, USATO PER COLPIRE I MAGISTRATI”

Luglio 8th, 2012 Riccardo Fucile

PARLA LA FIGLIA DELLO SCRITTORE: “IL SUO PENSIERO SULL’ANTIMAFIA FU DISTORTO CCON UN OBIETTIVO PRECISO”

“Ricordo con sofferenza il dolore di mio padre, il suo pensiero fu distorto, strumentalizzato, il suo articolo mal titolato e l’attenzione venne spostata sulla polemica dell’antimafia parolaia. Prevalse la banalità  di una polemica superficiale, utile a qualcuno per delegittimare i magistrati”.
Anna Maria, 66 anni, secondogenita di Leonardo Sciascia, moglie dell’ingegnere Antonino Catalano, madre di due figli, nonna di due bimbe, ripercorre quei primi mesi dell’87 che seguirono all’articolo sul Corriere della Sera,
Sciascia fu accusato di aver delegittimato Paolo Borsellino, nominato Procuratore di Marsala, per “meriti di antimafia” e non, come volevano le regole del Csm, per automatismi di anzianità  e di rimproverare a Leoluca Orlando, anche all’epoca sindaco di Palermo, di dedicarsi più alle interviste per acquisire “meriti di antimafioso” che ai problemi della città .
Il Coordinamento antimafia definì Sciascia, che molti anni prima aveva mostrato al Paese il volto di una mafia la cui esistenza veniva negata dai più, un ‘quaquaraquà ‘.
“Svuotarono le sue parole, ne dispersero il messaggio etico e, aggiungerei, profetico”, spiega Anna Maria. P
rofetico lo fu, visto che quando si trattò di nominare il capo dell’Ufficio Istruzione, il Csm preferì Antonino Meli, magistrato più anziano ma digiuno di lotta alla mafia, a Giovanni Falcone, smantellando di fatto il pool di Caponnetto, trincerandosi dietro la ferrea applicazione di quella stessa regola che non aveva rispettato per la nomina di Borsellino. Come Sciascia aveva denunciato: “Il Csm si era sottratto alla regola vigente senza però stabilirne un’altra” legittimando il caso Falcone. Poco prima di morire, Sciascia “per squarciare quel velo di ipocrisia”, continua la signora Anna Maria “scrisse A Futura memoria. Papà  non era una voce asservita al potere, ma pungolo critico del potere e Borsellino lo aveva compreso, tant’è che il magistrato non si sentì offeso dalla riflessione di papà , come mi ha confermato anche il figlio Manfredi, quando, qualche anno fa, è venuto a casa a conoscere mamma”.
Nei suoi ultimi giorni, Borsellino faceva sue le parole che Sciascia, nel Giorno della Civetta, mette in bocca al miserabile Parrinieddu, bracciante della mafia e spia della polizia per necessità : “Chi ha paura muore tutti i giorni, chi non ha paura muore una volta sola”.
Il giudice scrisse una lunga lettera a Sciascia da cui scaturì un intenso carteggio, conclusosi con l’incontro a Marsala, con le rispettive mogli, al pranzo organizzato dall’allora sindaco della città  Enzo Genna.
E nel ’91, al convegno a Racalmuto con Falcone disse: “Scontro fra me e Sciascia non ve ne fu. Sciascia ha avuto estrema importanza nella mia formazione e anche nella mia sensibilità  antimafia. Ebbe la gradevolezza di darmi una interpretazione autentica del suo pensiero, che mi fece subito riflettere sul fatto che quella sua uscita mirava a ben altro”.
Come, alla sua morte, ribadì la moglie Agnese: “Sciascia aveva capito tutto in anticipo”.
Anna Maria ricorda quella domenica di 20 anni fa, quando fu sorpresa sul balcone da un boato che fece tremare i vetri e una nube nera si alzò in cielo.
“Non sapevo che la mamma di Borsellino abitasse a pochi passi da casa mia. Un dolore immenso. È come se mio padre fosse morto di nuovo. Lo leggo e lo rileggo e vi trovo le risposte all’oggi. Guardo il ritratto che gli donò il suo amico Guttuso e mi sembra di toccarlo. Non era un pessimista, era uno che non si faceva illusioni. Mi piace pensare che mia nipote, Sofia, 5 anni, abbia ereditato un po’ dei suoi geni: giorni fa parlando ho usato il verbo sussurrare e lei dopo un po’ mi ha detto: nonna vieni che ti sussurro una cosa all’orecchio”. Lo scrittore di Racalmuto, poco prima di morire, riuscì a chiarirsi anche con Orlando “Era seduto con le spalle rivolte alla grande finestra a vetri, dietro cui ondeggiano gli alberi di Villa Sperlinga. Parlarono a lungo, Orlando gli era simpatico. Sarebbe contento di saperlo di nuovo sindaco”.
Orlando, salutò Sciascia così: “Professore, nella cronaca ci siamo trovati a volte su posizioni opposte ma lei è nella storia e io, per questo, le porto il mio affetto e la stima della città ”.
Cosa direbbe suo padre di quegli uomini delle istituzioni che hanno smarrito la memoria su quella tragica stagione?
“Si vergognerebbe per loro. Certamente non starebbe zitto a costo di tirarsi addosso mille polemiche. Consiglierebbe loro di chiudersi in una stanza e uscire solo quando hanno ricordato. Lo Stato ha trattato con la mafia per salvare chi e perchè? Come mai allora non trattò per la liberazione di Moro? Abbiamo il diritto di sapere. Papà  auspicava uno Stato deciso, fermo, coeso contro la mafia. Quel che non c’è mai stato e che evidentemente non c’è; e che così continuando si fa meta sempre più lontana”.
Anche Scalfari, oggi difensore del Presidente Napolitano, che per bocca del suo consigliere accoglie le richieste di Mancino, indagato a Palermo, lo accusò di “sortite nelle quali la vanità  personale fa spesso premio sulla responsabilità  civile”, papà  gli rispose: “Capisco benissimo che non gli passi per la testa il sospetto che si possa scrivere per null’altro che per amore della verità . È vero che sono troppe le mie ‘sortite’.
Come Shaw diceva che i negri prima li si costringe a fare i lustrascarpe poi si dice che sanno solo fare i lustrascarpe, prima mi si attacca poi mi si fa il rimprovero di essere attaccato”.
E concluse: “Ho 67 anni, ho da rimproverarmi e rimpiangere tante cose, ma nessuna che abbia a che fare con la malafede, la vanità  e gli interessi particolari. Non ho, lo riconosco, il dono dell’opportunità  e della prudenza. Ma si è come si è”.
Doni, invece, oggi molto diffusi.

Sandra Amurri
(da “Il Fatto Quotidiano”)

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L’AGENTE DELLE OLGETTINA RIVELA: “BERLUSCONI SAPEVA CHE RUBY ERA MINORENNE”, SESSO SIA CON RUBY CHE CON NOEMI LETIZIA

Luglio 8th, 2012 Riccardo Fucile

PARLA IL MANAGER DI MACRI, NOEMI, GUERRA E POLANCO: “IL PRESIDENTE LE PAGA PER IL SILENZIO, E’ UNA FARSA”…”CONOSCO BENE I FATTI, L’IMBROGLIO C’E’: ERA NOTA A SILVIO LA MINORE ETA’ SIA DELLA RAGAZZA MAROCCHINA SIA DELLA GIOVANE DI CASORIA”

“Sinceramente di destra, naturalmente berlusconiano, ma decisamente indignato da come è finito il processo Ruby”.
Francesco Chiesa Soprani ci manda una mail che è un grido di rabbia: domenica ha letto l’articolo del Giornale “Fine dell’imbroglio” e, dice, ne è rimasto indignato.
Di come ha descritto il processo Ruby?
“Certo, non prendiamoci in giro: la fine dell’imbroglio è soltanto l’abile manovra dei legali degli imputati. So e conosco ciò di cui sto parlando, l’imbroglio c’è eccome: era nota la minore età  sia di Ruby sia di Noemi. Sono riusciti a comprare il silenzio delle ragazze. Tutto a posto, ma io a passare per fesso non ci sto. Fare sesso a 70 anni sì, ma raccontare la storiella del Burlesque mi sembra eccessivo. Ma gli italiani non si ribellano?”.
Se non arrivasse da una delle “colonne” di Vallettopoli, lo sfogo finirebbe nel cestino. Invece, Soprani l’ambiente del Bunga Bunga non solo lo conosce, ma ha involontariamente contribuito a costruirlo.
Quarantatrè anni compiuti ad aprile, da 12 manager di quasi tutte le ragazze passate per le residenze (e i guai giudiziari) dell’ex premier.
Nadia Macrì, Noemi Letizia, Barbara Guerra, Maristelle Garcia Polanco e molte altre olgettine.
Amico di Fabrizio Corona, Lele Mora ed Emilio Fede, selezionatore delle meteorine del Tg4. Finito anche ai domiciliari per Vallettopoli nel 2007 per induzione e sfruttamento della prostituzione e “poi assolto”.
Perchè vuole parlare?
Non voglio parlare, vi ho mandato una mail di protesta, volete approfondire e sono disponibile a farlo. Quelli del Giornale non sanno nulla di ciò che hanno scritto, io sì. Il mio è uno sfogo, non mi va che passi tutto come nulla fosse.
Fede immagino abbia ricevuto una buonuscita importante, Berlusconi sicuro si ricandida e magari vince con qualche idea come quella di tornare alla lira, Corona è in giro e si diverte, Mora esce dal carcere e ha riserve di denaro garantite. Insomma, finisce tutto nel nulla, come sempre in Italia. La giustizia è diventata quasi effimera, inesistente.
Cominciamo da Ruby. Berlusconi conosceva la sua età ?
Sì. Ho l’ufficio di fronte a quello di Mora dal 2004. Una sera trovai Fede, in attesa con la scorta, e andai a salutarlo: volevo conoscere la ragazza bella e prosperosa che era con lui, Ruby.
Il direttore, con conferma della stessa ragazza, mi disse che era minorenne e che quindi non poteva avere un agente, ma che Lele e il presidente al compimento della maggiore età  l’avrebbero inserita come meteorina.
Capii che era un modo gentile tra addetti ai lavori per chiarirmi che il suo agente era Lele, quindi intoccabile. Per questo dico che la procura sta cercando di accertare ciò che è vero perchè io l’ho sentito di persona.
Lei è stato anche il manager di diverse Olgettine.
Barbara Guerra dal 2002, Polanco dal 2001. Seguite fin dall’inizio.
Nel 2009 la Endemol mi supplicava, tramite la responsabile casting dell’epoca, di non mandare più Barbara Guerra alle selezioni perchè considerata inadeguata.
Tempo dopo è inserita nel cast della Fattoria, dopo aver partecipato alle fantomatiche cene dell’allora premier e in concomitanza dell’acquisto di Endemol da parte di Mediaset. Così come Polanco.
Tempo fa mi disse che ormai la manteneva il presidente in virtù del suo silenzio, che l’avrebbe fatta lavorare, che l’aveva sistemata. Quindi va bene così.
Siamo ancora amici. L’ultima volta che l’ho vista mi ha detto: “Mi mantiene il presidente, sono innamorata e non ho più bisogno di nulla”. Così Noemi.
La ragazza di Casoria.
Sì, lei. L’ho seguita molto. Il padre mi disse di curarne l’immagine puntualizzando che dei soldi non gliene fregava nulla: “Siamo a posto così, chi doveva intervenire ci ha sistemato”. Lei stessa mi raccontò di aver avuto rapporti intimi con Berlusconi.
In due episodi.
Uno la sera del 31 dicembre 2008 a villa Certosa, lei era ancora minorenne e mi fu confermato anche da un’altra ospite alla festa.
Il secondo nei mesi successivi, me ne parlò Noemi in auto di ritorno da una serata.
Anche in quel caso le fu promesso che da maggiorenne avrebbe lavorato come meteorina.
Ai magistrati ha mai raccontato queste cose?
Mi chiamarono prima che scoppiasse tutto come persona informata sui fatti. Quindi avevo ben poco da dire all’epoca.
Oggi sono disponibile, ma non mi ritengo un testimone piuttosto un italiano indignato.
Non ho mai cercato notorietà , altrimenti non avrei aspettato fino a oggi.
Polanco mi ha detto che le ragazze sono pagate per non dire la verità .
Per loro magari è normale fare sesso a pagamento, ma io mi aspetto giustizia e, comunque, di non essere preso in giro.

(da “Il Fatto Quotidiano”)

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I COMUNI PREPARANO UNA NUOVA STANGATA: AUMENTO DEL 15%

Luglio 8th, 2012 Riccardo Fucile

LE AMMINISTRAZIONI CHE HANNO GIA’ DECISO L’ADDIZIONALE, IN UN CASO SU DUE, FARANNO PAGARE AI CITTADINI PIU’ TASSE…A ROMA SI VERSERA’ IL 9 PER MILLE, A MILANO TRA L’UNO E IL SETTE PER MILLE… TRA IMU E IRPEF FINO A 2.500 EURO IN PIU’ A CONTRIBUENTE

I Comuni battono cassa. Di nuovo. Archiviata la prima rata Imu con un incasso di 9,5 miliardi e scongiurato — per ora — il ritocchino di dicembre, ecco che arrivano i ritocchi alle addizionali Irpef.
Anche in questo caso per avere un quadro completo e definitivo bisognerà  attendere il 30 settembre, ultimissimo termine per le modifiche ad addizionali e aliquote dei bilanci comunali che devono comunque essere approvati in via preventiva entro fine agosto.
Tuttavia sono quasi duemila i Comuni che hanno già  chiuso la pratica e depositato le relative delibere presso il ministero dell’ Economia.
Tra questi molti capoluoghi e diciamo subito che per i cittadini non ci sono buone notizie visto che le tasse o rimangono ferme o salgono (in un caso su due) e spesso l’aliquota si colloca sul livello massimo dell’8 per mille.
L’aumento rispetto dal 2011 è del 15% con un’aliquota media che sale dal 4,5 al 5,2 per mille. Per chi ha un reddito di 20 mila euro l’anno significa versare 14 euro di tasse aggiuntive (da 90 a 104 euro), chi guadagna 50 mila pagherà  invece 35 euro in più (da 225 a 260 euro) , 70 euro infine l’aggravio per chi ha un reddito di 100 mila euro (da 450 a 520 euro).
Come si vede in valori assoluti non si tratta di grandi cifre ma se si sommano al ben più consistente prelievo dell’Imu si scopre che quest’anno arriveremo a versare ai Comuni circa il doppio, e in alcuni casi anche di più, rispetto a quanto sborsato nel 2011.
Secondo la Uil il mix tra nuove imposte e ritocchi alle addizionali costerà  ai contribuenti 1.472 euro in più con picchi di oltre 2.500 euro a Roma o Milano e Bologna.
La stangata c’è dappertutto ma le differenze da città  a città  non sono di poco conto. In valori assoluti i prelievi più pesanti sono quelli di Roma, sia perchè le case valgono molto sia perchè tutte le aliquote sono su livelli alti.
L’addizionale Irpef è addirittura al 9 per mille, ossia oltre la soglia massima dell’8 per mille in virtù di un provvedimento ad hoc per la capitale.
Più articolata la situazione di Milano dove la giunta di Pisapia ha optato per una forte progressività  del prelievo, salvaguardando i ceti più deboli a scapito di chi guadagna di più. Una strada seguita sia per l’Imu che per l’Irpef in quest’ultimo caso con la conferma dell’esenzione totale per redditi fino a 33.500 euro e con una graduazione delle aliquote dall’1 al 7 per mille.
Non può invece andare troppo per il sottile Torino, comune alle prese con debiti per oltre tre miliardi, che ha alzato il prelievo Irpef dal 5 all’8 per mille con l’asticella dell’ esenzione fissata a 11 mila euro.
Aliquota spinta al massimo anche a Genova dove passa dal 7 all’8 per mille, salvi solo i redditi fino a 10 mila euro.
A Napoli nessuna soglia di esenzione ma prelievo che rimane fermo al 5 per mille.
Raddoppia il conto invece il comune di Palermo che porta il prelievo Irpef dl 4 all’8 per mille e lo applica a tutti. In controtendenza invece Firenze con l’aliquota che scende dal 3 al 2 per mille, uno dei rarissimi casi insieme a Empoli e Novara dove i cittadini pagheranno meno dell’anno scorso.
Sarebbe comunque sbagliato prendersela troppo con sindaci e giunte di tutta Italia chiamati effettivamente a fronteggiare drastiche riduzioni dei trasferimenti.
Il professor Massimo Bordignon dell’Università  Cattolica di Milano ricorda come negli ultimi 3 anni su una spesa che tra regioni, province e comuni vale complessivamente circa 215 miliardi di euro siano stati fatti interventi per circa 20 miliardi, con una riduzione intorno 10%. Le sforbiciate sono arrivate soprattutto con le varie finanziarie di Tremonti e, in misura minore, con i provvedimenti del governo Monti.
In cambio, spiega Bordignon, è stata data la possibilità  ai comuni di rifarsi manovrando le addizionali, esattamente come sta accadendo ora. “Il governo sta riducendo la spesa a livello centrale ma sta letteralmente ‘strizzando’ gli enti locali. Questa situazione — spiega Bordignon — si giustifica solo con il fatto che ci troviamo in una condizione di oggettiva emergenza, quasi da ‘war economy’ ma nel lungo periodo non è sostenibile. Prima o poi l’emergenza deve finire e nel sistema deve essere introdotta quella razionalità  che ora manca. A cominciare dal prelievo Imu che strutturato come è oggi, con il gettito diviso tra Comuni e Stato centrale, non ha molto senso”.

Mauro Del Corno
(da “Il Fatto Quotidiano”)

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LA FRANCIA ACCELERA SULLA LINEA ITALIANA: “SUBITO L’ANTISPREAD”

Luglio 8th, 2012 Riccardo Fucile

HOLLAND RIBADISCE LA NECESSITA’ DI UN’UNIONE BANCARIA, PER LA MERKEL IMPORTANTE QUELLA POLITICA…”L’EUROPA STA BENE MA PROIETTA UN’IMMAGINE CHE FA PREOCCUPARE”

La Francia spinge sull’acceleratore sulla linea indicata da Mario Monti all’ultimo vertice europeo di Bruxelles.
ell’ambito di un incontro con il presidente del Consiglio, ad Aix-en-Provence il ministro francese dell’Economia Pierre Moscovici ha detto chiaramente che sul tavolo vanno messe subito le questioni dell’unione bancaria e dello scudo anti-spread.
Misure necessarie ad “aiutare chi, come l’Italia, ha un problema con la volatilità  dei tassi”.
Un incontro, quello in Provenza, che si svolge a margine della conferenza economica “Rencontres Economiques” e che è propedeutico al difficile Eurogruppo a Bruxelles, dove dovranno essere sciolti i nodi legati alla condizionalità  degli interventi dell’Esm (il meccanismo europeo di stabilità ), le condizioni per gli aiuti alla Spagna e gli impegni del nuovo governo di Atene.
Un nuovo Eurogruppo sulla crisi dell’euro si terrà , peraltro, il 20 luglio, ha confermato Moscovici.
Un altro Eurogruppo “sarà  necessario” perchè quello di domani “inizierà  soltanto” ad affrontare le questioni rimaste in sospeso dopo il vertice Ue.
Il lavoro che inizia domani, ha spiegato Moscovici, “è la parte più difficile”, ovvero “la traduzione in atti delle decisioni prese dai leader”.
Nell’ultimo vertice Ue, ha spiegato il ministro, “abbiamo trattato le emergenze, ma ora dobbiamo creare un nuovo sistema” e, aggiungono fonti francesi, la difficoltà  dei prossimi giorni è proprio l’applicazione delle decisioni del vertice di Bruxelles.
“Con Monti — ha aggiunto Moscovici — siamo d’accordo sull’analisi dell’ultimo vertice Ue, e mi piace molto l’immagine che ha utilizzato, ovvero: ‘Abbiamo aperto una porta che era chiusa, ora dobbiamo decidere la strada da prendere’”.
Quanto alla Spagna, ha spiegato il ministro dell’Economia francese, “la ricapitalizzazione diretta della banche spagnole, da parte del fondo salva-Stati Esm, è legata alla realizzazione della supervisione bancaria unica”.
Infine la questione del rinnovo del mandato (in scadenza) del presidente dell’Eurogruppo Jean-Claude Juncker.
La Francia è a favore del prolungamento del mandato: “La nostra posizione — ha affermato Moscovici — è per un prolungamento del mandato a Juncker, per un altro po’, finchè non si troverà  una soluzione più duratura”.
Così il ministro ha anche smentito un’indiscrezione dello Spiegel, di una staffetta Moscovici-Schaeuble alla presidenza dell’Eurogruppo.
Hollande e Merkel: “Niente ci dividerà ”.
Mentre da Aix-en-Provence parlano Moscovici e Monti, a Reims, nella Marna, nel nord-est della Francia Franà§ois Hollande ha ricevuto la cancelliera tedesca Angela Merkel per celebrare il 50esimo della riconciliazione dei due Paesi dopo la guerra: “Nessuna forza oscura o la sciocchezza umana potranno alterare il movimento profondo dell’amicizia franco-tedesca” ha assicurato Hollande.
L’8 luglio 1962 a Reims si incontrarono per una “messa della pace” Konrad Adenauer e Charles de Gaulle.
A gettare ombra sull’anniversario, la profanazione di 40 tombe di soldati tedeschi nel cimitero militare di St Etienne-a-Arnes a 40 chilometri di distanza da Reims. I
festeggiamenti franco tedeschi proseguiranno fino al 22 gennaio del prossimo anno, quando sarà  ricordata a Berlino la firma del Trattato dell’Eliseo che gettava le basi della cooperazione bilaterale.
Anche Hollande e Merkel però non dimenticano i temi di attualità .
Da una parte Hollande rilancia l’unione bancaria: “Le decisioni sull’unione bancaria approvate nello scorso summit di Bruxelles sono un ‘passo ulteriore’ verso un’unione di bilancio, che contribuirà  a crescita, stabilità , e a stringere legami ancora più forti nell’Unione europea”. Dall’altra la Merkel ribadisce che la strada maestra è l’unione politica: l’unione monetaria dell’euro “non è abbastanza forte”, spiega, e per questo bisognerà  passare all’unione politica”, anche se sarà  una “fatica di Ercole”.
”L’Europa — ha proseguito — può uscire più forte dalla crisi se abbiamo chiaro in mente che la nostra chance è restare uniti”.
Monti: “Serve coesistenza armoniosa”.
Monti sembra fare da trait d’union tra i percorsi segnati da Francia e Germania. “Serve una coesistenza armoniosa all’interno dell’area euro”, è l’auspicio del capo del governo italiano, un’area con “una situazione macroeconomica migliore delle altre” ma che a volte, a causa delle divergenze tra gli Stati membri, paradossalmente “proietta all’esterno un’immagine che fa preoccupare, per esempio gli Stati Uniti”, come si è visto durante l’ultimo vertice del G20 dove l’Europa è stata messa “sul banco degli imputati”.
Per contro “l’Italia lavora con Francia e Germania, ma sta anche cercando di contribuire a rafforzare il metodo comunitario, cercando ad esempio legami con Gran Bretagna e Polonia, perchè ritengo sia meglio non isolarci troppo dagli altri Stati Ue, e non cercare di rafforzare la coesione europea solo a livello di Eurozona, come ritiene la Francia”.
Infine il presidente del Consiglio si toglie qualche sassolino dalla scarpa: “E’ curioso — puntualizza — che l’Italia sia considerata dai colleghi del Nord come un Paese debitore anche se non ha richiesto mai aiuti, e anzi abbiamo contribuito come gli altri, ovvero in proporzione alla grandezza, al sostegno di Grecia, Irlanda, Portogallo e ora Spagna”.

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IL RIVOLUZIONARIO MARONI CHE INVITAVA GLI ALTRI A NON PAGARE L’IMU, ZITTO ZITTO L’HA PAGATA SUBITO

Luglio 8th, 2012 Riccardo Fucile

LA SOLITA FIGURA DI MERDA DEL PORTAVOCE DELLA VOTINO CHE ORA CAMBIA VERSIONE: “NON CHIEDEVAMO AI CITTADINI DI DIVENTARE EVASORI”… POI SCARICA LA COLPA SUL SINDACO: “AVEVAMO CHIESTO AI NOSTRI SINDACI DI FARE IN MODO DI NON APPLICARE L’IMU, MA MOLTI NON L’HANNO FATTO”

“Oggi inizia una guerra istituzionale contro il governo”, aveva detto Roberto Maroni dal palco del ‘No Imu day’ , in piazza dei Signori a Verona, poche settimane fa, spiegando che oggi “è la protesta dei sindaci, dei cittadini, degli amministratori contro una tassa ingiusta ed è una protesta che si manifesta attraverso azioni concrete” .
Annunciando iniziative diversificate dei sindaci della Lega sulla tassa sulla casa.
“Alcuni nostri sindaci – aveva detto Maroni – non faranno pagare l’Imu, lo metteranno allo zero per cento; altri lo pagheranno loro per i cittadini; altri come forma di protesta non approveranno il bilancio”.
Insomma sembrava dovesse partire la madre di tutte le battaglie padagne, quella della disobbedienza fiscale, con a capo il manipolo dei sindaci del Carroccio a guidare le truppe piegate dall’artrosi.
E adesso cosa scopriamo?
Che il primo ad affrettarsi a pagarla è stato proprio lui, il nuovo imperatore della Padagna per intercessione Votina.
«Io ho pagato l’Imu perchè il mio sindaco non ha fatto nulla per permettermi di non pagarla». ha dovuto ammettere il segretario della Lega Nord, Roberto Maroni, all’Intervista su Sky Tg24, rispondendo a una domanda sulla tassa sulla casa e sulla battaglia del Carroccio.
Insomma colpa del sindaco, ti pareva.
E sentite la spiegazione: “Noi avevamo detto ai nostri sindaci di fare in modo che i cittadini potessero non pagare l’Imu senza chiedere loro di diventare evasori. C’è stata una reazione diversa dai sindaci: comunque è stata la prova generale per vedere se il sistema può funzionare per la grande battaglia di settembre, ovvero – ha concluso – quella contro il patto di stabilità  interno».
Insomma Maroni era stato mal interpretato, tutto un equivoco, lui era per pagarla subito l’Imu e così’ ha fatto perchè quel pirla del sindaco di dove abita non ha voluto suicidarsi economicamente.
Poi in fondo era tutto uno scherzo, una farsa: diciamo come la sua nomina a segretario federale della Lega, così ci capiamo meglio.
Maroni ha quindi affrontato i “grossi” temi politici: la festa di Pontida e l’elezione di miss Padania.
“Pontida si continuerà  a fare. Ho letto che l’avrei cancellata, ma non è vero. È una festa di popolo” ha dovuto dire Maroni per pararsi il culo dalle critiche interne dei bossiani che erano insorti alla prospettiva dell’annullamento della scampagnata sui prati.
Diversa è la questione legata a Miss Padania e ad altre iniziative collaterali.
«Possono continuare – ha detto l’ex ministro -, ma a due condizioni, che si autofinanzino e che non coinvolgano più la Lega. Separazione dei compiti: la Lega fa politica, le cose accessorie si fanno fuori».
I maligni dicono che la Votino, la nuova zarina, non gradisca la concorrenza di altre miss che possano oscurarla.
La risposta più pericolosa Maroni però l’ha data alla giornalista Maria Latella che gli chiedeva chi vedrebbe bene al Quirinale, affermando: “Per il Quirinale non mi viene in mente nessuno, ma mi piacerebbe vedere lì una donna”.
“Oddio no, la Isabella anche lì no” ha mugolato affranto a quel punto il popolo leghista spegnendo disperato la Tv.

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