DESTRA DI POPOLO VI AUGURA
Dicembre 31st, 2012 Riccardo Fucile…………..
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“SIAMO UN MOVIMENTO CIVICO, APERTO ALLA SOCIETA’ CIVILE, NON UN PARTITO, EQUIDISTANTI DALLE CONCEZIONI SUPERATE DI DESTRA E SINISTRA”… “MODERATI SOLO NEI TONI, MA RIFORMISTI ED EUROPEISTI NEI FATTI”
“Un movimento civico, popolare, responsabile è la nostra proposta per cambiare l’Italia e riformare l’Europa”. Mario Monti annuncia su Twitter il programma di governo della sua coalizione e lo presenta in un nuovo articolo pubblicato oggi sul sito internet inaugurato per il lancio dell’agenda Monti lo scorso 23 dicembre (www.agenda-monti.it).
Nell’articolo viene chiarita meglio la natura della formazione politica che si presenterà alle prossime elezioni sotto la sua guida.
Monti specifica che si tratterà di un movimento aperto alla società civile, non di un partito, e sottolinea la volontà di mantenersi equidistante sia dalla destra che dalla sinistra “tradizionali”.
Un soggetto nuovo, di segno marcatamente europeista, che non vuole però rappresentare un “nuovo centro”.
La definizione di “moderati”, infatti, si può applicare ai toni ma non ai programmi, improntati a un incisivo riformismo.
“Le elezioni parlamentari del 2013 – si legge nell’articolo – decideranno se l’Italia continuerà ad essere una grande nazione al centro della politica europea e internazionale, o se invece il nostro paese scivolerà verso uno scenario di marginalità e isolamento sulla spinta dei populismi di destra e di sinistra. Per questo abbiamo deciso di offrire alle italiane e agli italiani la possibilità di dare il proprio voto ad una formazione politica diversa da quelle che hanno animato il ventennio della seconda repubblica, i cui risultati sono oggi di fronte agli occhi di tutti. Un movimento che nasca dall’unione tra l’associazionismo civico, che testimonia della vitalità della società civile, e la politica più responsabile”.
Monti specifica che “non intende collocarsi al centro tra una destra e una sinistra ormai superate, bensì costituirsi come elemento di spinta per la trasformazione dell’Italia, in contrapposizione alle forze conservatrici, prone ad interessi particolari, a protezioni corporative o addirittura dichiaratamente anti-europeiste”.
E aggiunge che la definizione di “moderati” può adattarsi ai toni ma non ai programmi.
“Questa nuova forza politica sarà certamente moderata nei toni; ma non nel programma perseguito, che si caratterizza invece per l’incisività delle riforme che intende realizzare”.
La pacatezza dei toni implica, inoltre, “il rifiuto di qualsiasi faziosità “.
Sottolinea, poi, il carattere laico e pluralista del movimento, quasi a voler prendere le distanze dal recente endorsement del Vaticano: “La nuova formazione politica – si legge ancora nell’articolo – unisce intorno a un programma impegnativo per la crescita del Paese persone di buona volontà , credenti e non credenti, impegnate ciascuna con la propria cultura e competenza specifica a far maturare un più alto livello di etica pubblica condivisa. Laddove, su singole questioni di rilievo etico, si determinassero diversità di valutazione, ci si impegnerà a cercare insieme la soluzione più coerente con i valori della Costituzione, nella comune promozione della dignità della persona, ferma restando la libertà di coscienza”.
Quanto ai rapporti con le altre forze politiche, l’obiettivo del Professore è di cercare “la convergenza con le forze politiche che adottino una linea d’azione compatibile con la nostra strategia europea, anche allo scopo di fare argine al populismo antieuropeo che sta crescendo in Italia in modo preoccupante”.
I candidati, infine, dovranno essere figure competenti e responsabili ma radicati nel territorio ed espressione della società civile.
Banditi i conflitti di interesse, “che rappresentano la minaccia più grande per ogni società liberale”.
“LE SCELTE DI GOVERNO COMPORTANO SACRIFICI, MA BEN VENGA LO SFORZO”….SU MONTI: “PUO’ PATROCINARE NUOVA ENTITA’ POLITICA”
La crisi e la questione sociale, le imminenti elezioni, il sacrifici imposti dal governo Monti e il ruolo dello stesso premier dimissionario nel futuro politico dell’Italia.
Nel suo discorso di fine anno, l’ultimo del settennato, Giorgio Napolitano non dà «giudizi e orientamenti di parte, e neppure programmi per il governo del Paese», ma riflessioni per «una considerazione più attenta e partecipe della realtà del Paese».
E lo fa partendo da quella che chiama «questione sociale», «situazioni gravi di persone e di famiglie che bisogna sentire nel profondo della nostra coscienza e da porre al centro dell’attenzione e dell’azione pubblica».
Ma anche guardando «all’unità nazionale come bene primario da tutelare e consolidare».
CRISI –
Il presidente parla «di una realtà sociale duramente segnata dalle conseguenze della crisi con cui da quattro anni ci si confronta su scala mondiale, in Europa e in particolar modo in Italia».
Parla di povertà e disoccupazione: «Ricevo lettere da persone che mi dicono dell’impossibilità di vivere con una pensione minima dell’Inps, o del calvario della vana ricerca di un lavoro se ci si ritrova disoccupato a 40 anni».
DEBITO –
E se le «scelte di governo obbligano i cittadini a sacrifici» e «contribuiscono a provocare recessione», Napolitano sottolinea: «Guai se non si fosse compiuto lo sforzo di ridurre il nostro debito pubblico, i cui interessi ci costano attualmente più di 85 miliardi di euro all’anno, e se questo enorme costo potrà nel 2013 e nel 2014 diminuire, è grazie alla volontà seria dimostrata di portare in pareggio il rapporto tra entrate e spese dello Stato».
Ma va fatto un ulteriore sforzo: «Si deve agire distribuendo meglio, subito, i pesi dello sforzo di risanamento indispensabile, definendo in modo meno indiscriminato e automatico sia gli inasprimenti fiscali sia i tagli alla spesa pubblica che va liberata da sprechi e razionalizzata. È entro questi limiti che si può agire per affrontare le situazioni sociali più gravi».
FIDUCIA –
Napolitano non nasconde che il 2013 sarà un altro anno carico di difficoltà , ma da affrontare contando sugli italiani e sull’Italia.
Tanto più che, sottolinea, «c’è stato un ritorno di fiducia nell’Italia, hanno avuto successo le nuove emissioni di Buoni del Tesoro, si è ridotto il famoso spread che da qualche anno è entrato nelle nostre preoccupazioni quotidiane».
E il risanamento può procedere solo restando dentro l’Europa: «Uscire dalla recessione e rilanciare l’economia è possibile solo insieme all’Europa, portando in sede europea una più forte spinta e credibili proposte per una maggiore integrazione, corresponsabilità e solidarietà nel portare avanti politiche capaci di promuovere realmente, su basi sostenibili, sviluppo, lavoro, giustizia sociale. L’Italia in Europa non può essere un passivo esecutore».
ELEZIONI –
Per quanto riguarda la nostra politica interna, la coalizione che uscirà vincente dalle prossime elezioni avrà dei compiti precisi, indicati dal capo dello Stato: «Su tematiche cruciali ancora eluse in questa legislatura – riforme dell’ordinamento costituzionale, riforma della giustizia – non si può dimenticare che saranno necessari nel nuovo Parlamento sforzi convergenti, contributi responsabili alla ricerca di intese».
Ma prima, dopo la mancata riforma della legge elettorale (per cui il presidente ha espresso «rammarico»), la prova d’appello per le forze politiche è rappresentata dalla qualità delle liste che presenteranno: «Sono certo che gli elettori ne terranno il massimo conto».
Anche perchè, si chiede il presidente, «che dire dell’indignazione che suscitano la corruzione in tante sfere della vita pubblica e della società , una perfino spudorata evasione fiscale o il persistere di privilegi e di abusi nella gestione di ruoli politici e incarichi pubblici?».
GIOVANI –
E «l’afflusso di energie finora non rivoltesi all’impegno politico può risultare vitale per rinnovare e arricchire la nostra democrazia».
Dal presidente arriva anche un’indicazione per la campagna elettorale: «Mi attendo che ci sia senso del limite e della misura nei confronti e nelle polemiche, evitando contrapposizioni distruttive e reciproche invettive».
Duro l’attacco contro «il rifiuto o il disprezzo della politica, che non porta da nessuna parte, è pura negatività e sterilità ».
D’altra parte, dice il presidente Napolitano rivolto ai giovani, avete ragioni da vendere per «indignarvi, nel prendere atto di pesanti errori e ritardi, scelte sbagliate e riforme mancate», ma trovate la forza per «reagire».
MONTI
Anche il ruolo del premier dimissionario Mario Monti nella futura scena politica è stato oggetto delle riflessioni di Napolitano: «Il senatore Monti ha compiuto una libera scelta di iniziativa programmatica e di impegno politico. Egli non poteva candidarsi al Parlamento, facendone già parte come senatore a vita. Poteva, e l’ha fatto, non è il primo caso nella nostra storia recente, patrocinare, dopo aver presieduto un governo tecnico, una nuova entità politico-elettorale, che prenderà parte alla competizione al pari degli altri schieramenti». Per il momento, durante la campagna elettorale, «il presidente del Consiglio dimissionario è tenuto ad assicurare entro limiti ben definiti la gestione degli affari correnti e ad attuare leggi e deleghe già approvate dal Parlamento».
CARCERI E VIOLENZA –
Napolitano ha poi dedicato ampio spazio alla realtà sociale del Paese, toccando temi come le carceri, la violenza sulle donne, l’immigrazione.
«La realtà angosciosa delle carceri è un dato persistente di inciviltà da sradicare in Italia» ha detto il presidente, plaudendo tuttavia alla chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari, «autentico orrore indegno di un Paese appena civile».
La violenza domestica è definita dal capo dello Stato «impressionante», così come «lo stillicidio di barbare uccisioni di donne».
Parlando dei diritti civili, Napolitano riconosce che si sono fatti dei passi avanti, per esempio con la legge che ha sancito l’equiparazione tra i figli nati all’interno e al di fuori del matrimonio o con le nuove normative per contrastare persecuzioni e violenze contro le donne.
Sulla questione dell’immigrazione, Napolitano ha sottolineato che gli extracomunitari nati in Italia devono essere italiani.
DEDIZIONE –
Un pensiero «commosso e riconoscente» è stato rivolto dal presidente alla «grande figura di Rita Levi Montalcini», morta domenica, «che tanto ha rappresentato per la causa della scienza, dell’affermazione delle donne, della libertà e della democrazia». Infine, in chiusura del discorso durato 20 minuti poche, semplici parole per rivendicare il proprio impegno: «Ho per ormai quasi sette anni assolto il mio compito, credo di poterlo dire, con scrupolo, dedizione e rigore. Ringrazio dal profondo del cuore tutte le italiane e gli italiani, di ogni generazione, di ogni regione, e di ogni tendenza politica, che mi hanno fatto sentire il loro affetto e il loro sostegno».
(da “il Corriere della Sera”)
L’EX PORTAVOCE DI FINI SI GENUFLETTE: “E’ UNA BELLA SORPRESA, LO RINGRAZIO”
Silvio Berlusconi sostiene ufficialmente Francesco Storace nella sua corsa alle elezioni per la regione Lazio.
“Sono amico di Storace e dopo quello che gli è accaduto, perseguitato dalla giustizia, dovendosi dimettere da ministro alla Sanità nel mio governo, credo gli sia dovuto appoggiarlo nella sua candidatura alla regione Lazio”.
Continua Berlusconi: “E’ un uomo deciso, di ottima esperienza e credo possa fare molto bene”.
Storace risponde all’endorsement dell’ex premier: ”Berlusconi devo ancora sentirlo. Mi hanno detto di questa dichiarazione. Se le cose stanno così — ha detto — è una bella sorpresa e ho la responsabilità ulteriore di far vincere il centrodestra nel Lazio. Lo ringrazio. Lo chiamerò”.
L’ex An, ex governatore, ora a capo de La Destra, ha dunque ricevuto la “benedizione” ufficiale del leader Pdl ed è finora l’unico candidato del centrodestra alla regione Lazio, dopo che la giunta Polverini si è dimessa in seguito allo scandalo Fiorito.
L’avversario del centrosinistra che Storace si troverà di fronte è Nicola Zingaretti, già presidenta della provincia di Roma.
Ma non è ancora detto che non si presenteranno altri candidati da qui al voto.
Il mese scorso era circolato il nome di Simonetta Matone per il centrodestra e recentemente Gianni Alemanno aveva parlato della possibilità di avere un candidato proveniente dalla società civile.
Per ora si accontentano di Storace, poi si vedrà .
(da “Il Fatto Quotidiano“)
“IO IPERLIBERISTA? NO, FAVORIRO’ DONNE E GIOVANI”… “IL 2 GENNAIO NASCERA’ “FARE”, ORA SIAMO AL 2,5%”
«Un’intervista? Devi perdonarmi, ma adesso proprio no: sono in piazza Duomo e… beh, sì, insomma: vorrei evitare di giocarmi definitivamente mia moglie».
( Due ore più tardi, Oscar Giannino è decisamente più rilassato).
«Sai com’è: le avevo promesso che sarei finalmente andato con lei a comprare un po’ di regali. Con questa storia della mia candidatura, nelle ultime settimane sono sempre stato in giro per l’Italia a tenere comizi. Però, ormai, ci siamo…».
Quando ufficializzi?
«Il 2 gennaio, a Roma, annunciamo tutto: simbolo e liste. Il movimento “Fermare il Declino”, fondato lo scorso agosto, diventa un partito: “Fare”».
Suona bene.
«Sì, suona bene».
Solo che il suono, in politica, non basta.
«Lo so. Infatti, una ventina di giorni fa, spedimmo una lettera aperta a Mario Monti, il cui succo era più o meno questo: sappiamo che la sua “agenda” è un cantiere aperto, noi abbiamo già un programma con dieci punti, forse potremmo pensare di lavorare insieme…».
Risposta?
«Silenzio assoluto. Così, il giorno dopo il suo discorso di Natale, capito che Monti faceva sul serio, decidemmo di muoverci ufficialmente».
Come?
«Telefonando a Palazzo Chigi e chiedendo, formalmente, di essere ricevuti».
Risposta?
«Zero… Come non esistessimo».
Strano.
«Non so che pensare. Forse a Monti secca che nel nostro programma qualche cifra c’è, qualche numeretto l’abbiamo messo: mentre se ti vai a leggere bene la cosidetta “agenda Monti” trovi solo tante belle chiacchiere…».
Dai, non essere severo.
«Non sono severo, sono oggettivo. Anzi, visto che ci siamo, vuoi che ti spieghi in sintesi il nostro programma?».
Certo.
«I punti qualificanti sono tre. Uno: abbattimento del debito con la vendita degli immobili di proprietà dello Stato, perchè a noi piace immaginare che sia lo Stato a pagarsi la patrimoniale. Due: tagliare la spesa pubblica, 6 punti di Pil in 5 anni. Tre: tagliare le imposte, 5 punti di Pil in 5 anni. Che te ne pare, eh?».
Programma ottimista e sfacciatamente liberista.
«Liberista fino a un certo punto. Perchè noi pensiamo pure che sia necessario ricentrare il Welfare, favorendo le donne e i giovani… che non solo dovrebbero poter essere assunti più facilmente dalle aziende, ma dovrebbero poi poter avere anche qualche moneta da spendere nelle tasche… Comunque se vuoi posso andare avanti per due ore. E sai perchè?».
No.
«Perchè in questo nuovo partito c’è tutta gente di sostanza, che ha studiato, che sa, che ha viaggiato, che conosce l’economia del pianeta… per questo siamo riusciti a mettere giù un programma che è una roba serissima. Vedi: è certamente vero che Monti ha ridato credibilità a questo Paese, ma è altrettanto vero che sta ammazzando di tasse gli italiani. Ecco, noi crediamo che ci sia una via d’uscita alternativa e…».
Senti, hai fatto fare dei sondaggi? A quanto state?
«Al 2,5%. Andiamo forte al Nord, così così al Centro, maluccio al Sud. La verità è che, grazie a questo schifo di legge elettorale che ci ritroviamo, o riusciamo a fare un 4% alla Camera o in tre regioni dovremmo essere bravissimi a superare l’8%. In caso contrario, la nostra sarà stata un’operazione di pura testimonianza».
Scusa, ricordo male o eravate partiti insieme a Montezemolo?
«Ricordi bene. Lui e i suoi firmarono il nostro manifesto ad agosto, poi…».
Poi?
«Poi credo che abbiano preferito tenersi le mani libere, senza prendere impegni concreti. Comunque Luca non credo si candiderà , quindi il mio amico Enrico Bondi, che Monti ha incaricato d’essere una sorta di Catone il censore, non avrà problemi con gli eventuali conflitti d’interesse…».
( A fine intervista, Giannino è tornato sulla chiusura de “La versione di Oscar”, il programma che conduceva su Radio24. «L’azienda ha posto ragioni di opportunità , poichè ora mi candido. Ma a parte che Berlusconi imperversa ovunque, e nessuno s’indigna… Dico: oh, ragazzi, io campo facendo il giornalista, non potete tagliarmi i viveri… e infatti, sai, mia moglie Margherita è nervosetta anche per questo…» ).
Fabrizio Roncone
(da “il Corriere della Sera“)
LUI NON SI CANDIDA, NESSUN POLITICO NELLA LISTA CIVICA ALLA CAMERA
«Non mi candido». Luca Cordero di Montezemolo scioglie la riserva e annuncia che non sarà in lista alle prossime elezioni.
Il leader di Italia Futura ribadisce però che la sua formazione sarà a disposizione di Mario Monti e tra i candidati ci saranno rappresentanti della società civile e delle associazioni, imprenditori e professionisti: ma nessun politico o ex parlamentare. Nessun passo indietro, dunque, per Italia Futura, che conferma l’impegno nella coalizione centrista guidata da Monti.
Coalizione che sta lentamente prendendo forma, tra molte difficoltà .
Ci sono i candidati da scegliere, ma non è ancora chiaro neanche quante saranno le liste che alla Camera si presenteranno sotto il mantello del Professore: il tentativo è quello di riuscire a presentarsi con due sole liste, una «politica» e una composta soltanto dalla società civile.
Il primo vertice comune con Monti, al termine del quale si è deciso di procedere con liste separate a Montecitorio e non con due listoni unici alla Camera e al Senato, ha lasciato qualche strascico.
Il principale sostenitore della lista unica, il ministro Corrado Passera, ha fatto un passo indietro.
Montezemolo fa sapere di essere «dispiaciuto» per la sua defezione ma spiega che non c’è stato alcun veto e che la decisione finale sulla lista è stata presa dal premier.
Ora il dado è tratto e si tratta di capire quale sarà il ventaglio di formazioni che si presenteranno.
Scontata la presenza dell’Udc e della lista della società civile: quest’ultima vorrebbe presentare i candidati già entro l’Epifania.
Enrico Bondi, scelto dal leader della coalizione per valutare la compatibilità della candidature con i criteri rigorosi voluti proprio da Monti (dalla mancanza di precedenti penali al conflitto d’interessi), finirà il suo lavoro entro 48 ore
Si tratta però di capire quali altre liste ci saranno.
Gianfranco Fini annuncia la presenza di Futuro e Libertà , ma sono in diversi a nutrire dubbi sulla possibilità di superare la soglia necessaria.
Il problema non si porrebbe se ci fosse solo Fli, ma c’è l’ipotesi che arrivi nella federazione anche Fare per fermare il declino, di Oscar Luigi Giannino.
Lista che è accreditata di un due per cento, percentuale che rischierebbe di mettere in difficoltà Fli.
La trattativa è in corso ma Monti non sarebbe entusiasta dell’ipotesi di associare Giannino.
Andrea Riccardi, un altro dei componenti di «Verso la Terza Repubblica», ammette i momenti non facili: «Discussioni e difficoltà ce ne sono sempre, specie nella fase di avvio di un progetto politico nuovo. Mi auguro ora si possa ritrovare tutti il massimo di impegno e di unità ».
Indiscrezioni e conferme sui nomi in lista si susseguono. L’altro ieri Franco Frattini veniva dato come sicuro candidato al Senato, ieri lui stesso chiariva: «Un convinto sostegno all’agenda Monti e al presidente Monti in nome del popolarismo europeo si può ben dare anche senza una candidatura».
Ma è chiaro che gli ex parlamentari e i politici di peso finiranno nel listone del Senato. Si parla, tra gli altri, di Mario Mauro, Benedetto Della Vedova, Linda Lanzillotta e Nicola Rossi.
E mentre il premier è ancora a Venezia per una breve vacanza, stamattina a Roma ci sarà una riunione importante su simboli e candidature, presente lo stato maggiore di Italia Futura, Lorenzo Dellai, i rappresentanti delle associazioni e dell’Udc.
Tra le cose da decidere, anche il nome della formazione: l’ipotesi prevalente, al momento, è «Lista civica per Monti».
Ma lo Statuto, ancora da scrivere, dovrà prevedere anche chi avrà la titolarità del simbolo e il potere di utilizzo.
Il simbolo, che si richiamerà espressamente al Professore ed evocherà l’Europa, sarebbe già stato depositato a Bruxelles.
Un altro logo è spuntato nei giorni scorsi: una doppia ellisse incrociata (una grigia ed una blu) all’interno della quale orbita la scritta «Democratici popolari per Monti», con la parola popolari che risalta sulle altre perchè di colore nero, mentre «con Monti» è scritto in arancione.
Ma decisioni conclusive ancora non sono ancora state prese.
Alessandro Troncino
(da “il Corriere della Sera“)
CONFERENZA STAMPA ALLA CAMERA IL 24 OTTOBRE: POCHI GIORNI DOPO CARLO ZIZZO SAREBBE STATO ARRESTATO PER TRAFFICO DI STUPEFACENTI… PAPA: “NON SO PERCHE’ FOSSE LI'”: MA SONO VICINI DI CASA
La cravatta slacciata, il colletto della camicia sbottonato, parlava tranquillamente con chi gli era seduto a fianco.
Sorrideva rilassato, perfettamente a proprio agio, come se alla Camera dei deputati fosse di casa.
Lì in prima fila, nella sala stampa di Montecitorio, ascoltava Alfonso Papa e Lele Mora raccontare la loro esperienza in carcere e scagliarsi contro la “barbarie” della carcerazione preventiva.
Era il 24 ottobre.
Pochi giorni dopo, il 6 novembre, Carlo Zizzo, 52 anni, pregiudicato originario di Fondi, sarebbe stato arrestato dai carabinieri di Latina insieme ad altre 34 persone per traffico internazionale di stupefacenti: l’organizzazione di cui era il vertice comprava cocaina, hascisc e anfetamine dall’estero, soprattutto dalla Spagna, e li smerciava tra Roma e la provincia di Latina.
Cosa ci faceva il 24 ottobre alla Camera dei deputati l’uomo che, secondo la Direzione Distrettuale Antimafia, controllava il narcotraffico nel sud pontino?
“Chi ha vissuto il carcere preventivo ha il dovere di denunciarne la degenerazione”, scandiva quel giorno dal tavolo dei relatori l’onorevole Papa, magistrato e deputato Pdl nel finito a Poggioreale per 101 giorni (tra il 20 luglio e il 31 ottobre 2011) nell’ambito dell’inchiesta sulla P4, arresto poi dichiarato illegittimo dal tribunale del Riesame.
In prima fila Carlo Zizzo ascolta attento.
Pochi i giornalisti in sala, le telecamere del FattoQuotidiano.it riprendono il boss mentre parlotta con la signora alla sua sinistra.
Il primo a raccontare dell’inconsueta presenza in Parlamento è il quotidiano Latina Oggi, che l’8 novembre, due giorni dopo gli arresti, scrive della “la famigliarità di Zizzo con ambienti bene e forse politici della Capitale.
Non è un caso, probabilmente, che il mese scorso Carlo sia stato ripreso dalle telecamere del Fatto Quotidiano in prima fila a una conferenza stampa che il parlamentare del Pdl Alfonso Papa e l’agente dei vip Lele Mora hanno tenuto alla Camera dei deputati (…). Perchè fosse lì i magistrati non sono riusciti a spiegarselo”.
“Non so perchè fosse lì — ha detto al telefono Alfonso Papa a ilfattoquotidiano.it — quel giorno in sala c’erano persone legate a varie categorie. Erano presenti delle associazioni che si sono occupate degli accrediti. Non saprei…”.
Sono certi, invece, i legami di Zizzo con la Capitale: l’uomo è “di fatto residente a Roma, nel quartiere Parioli”, si legge nella nota stampa diramata dai carabinieri.
Da Roma il boss non solo gestiva lo spaccio della droga sul litorale pontino con l’aiuto del fratello Altiero, del figlio Luciano e della moglie Luigia D’Ettorre, tutti arrestati, ma faceva anche l’usuraio: “A.G.B., 48 anni di Roma e socio di maggioranza di una società immobiliare — racconta Latina Oggi — si era rivolto a Zizzo ottenendo un prestito di 400 mila euro. In due anni l’imprenditore è stato inghiottito da un vortice di debiti e interessi, generato da tassi annui del 96%”.
A Fondi lo conoscono tutti come “English” fin dai tempi in cui rapinava i portavalori armato di mitragliette AK-47 e bombe a mano.
A metà degli anni ’90 conosce il carcere, poi comincia a far carriera nel narcotraffico. Un’ascesa inarrestabile, che lo porta al vertice di una struttura — si legge nell’ordinanza di 215 pagine firmata dal gip del Tribunale di Latina, Costantino De Robbio — “tra i maggiori punti di riferimento di numerosi spacciatori di cocaina e hascisc operanti nei Comuni di Fondi e Terracina”.
Le indagini sono durate 3 anni. All’alba del 6 novembre l’ondata di arresti: 35 le ordinanze di custodia cautelare eseguite da 200 uomini dell’Arma tra Roma, Latina, Terracina e Fondi e firmate dalla Direzione Distrettuale Antimafia.
Le accuse: associazione a delinquere finalizzata al traffico, detenzione e spaccio di stupefacenti, detenzione di armi comuni da sparo e da guerra (un mitragliatore sovietico venne sequestrato ad uno degli arrestati nel 2010) e intestazione fittizia di beni.
Che legame esiste tra Carlo Zizzo e la Camera?
Per ora un’altra coincidenza lega il boss ad Alfonso Papa: sono vicini di casa. Nell’ambito dell’operazione, denominata “San Magno” i carabinieri hanno sequestrato anche 16 abitazioni, tra cui una villa con piscina al Salto di Fondi, in zona Borgo Sant’Antonio, di proprietà dei fratelli Zizzo.
La stessa area a pochi passi dal mare, scrive Latina Oggi, in cui possiede una villa anche il deputato del Pdl. Il mistero rimane.
Eppure quello degli Zizzo figura da tempo tra i clan che si sono spartiti il controllo dell’Agro pontino insieme ai Tripodo, ai Peppe e ai Trani (falcidiati dalle condanne inflitte in primo grado nel processo Damasco 2).
Una relazione della Commissione parlamentare d’inchiesta sulla mafia datata 20 novembre 1991 parla del “clan camorristico di Carlo Zizzo” operante nella zona di Fondi.
A quanto pare gli Zizzo alla Camera qualcuno li conosceva già .
Marco Quarantelli
(da “il Fatto Quotidiano“)
POI LAMENTA IL SILENZIO DI RENZI E AVVERTE BERSANI: “MONTI INSIDIA L’AREA CREATA DAL SINDACO DI FIRENZE”
«Con la sfida di Matteo il Pd era riuscito ad avvicinare a sè un’ampia fetta di elettorato “nuovo” in tutta Italia, che oggi ha in gran parte messo da parte l’idea di votare il nostro partito, che considera a questo punto “irriformabile”, e volge lo sguardo altrove».
Così Giorgio Gori, spin doctor di Matteo Renzi, in una lunga riflessione a commento del suo flop alle primarie per la scelta dei candidati per le prossime elezioni politiche. Un’analisi che alterna l’autocriticà agli attacchi al Partito Democratico e allo stesso Matteo Renzi che non si sarebbe speso a sufficienza per garantire una certa area politica che punta al rinnovamento del partito di Bersani.
«Complice della mia sconfitta – afferma- è stato anche il silenzio del sindaco di Firenze»
MONTI OCCUPA L’AREA DI RENZI –
Al segretario del Pd lancia un avvertimento sui rischi che corre il partito per non aver saputo cogliere la sfida del cambiamento rappresentata da Matteo Renzi.
Per Gori il Pd oggi ha «un grave problema» del quale «i più non paiono avvertiti».
A suo giudizio infatti «non se ne vanno solo Ichino e Adinolfi, rischiamo che se ne vadano parecchi elettori.
La «salita in politica» di Mario Monti rischia di riempire in queste ore lo spazio creato dalle idee di Renzi, a tutt’oggi non valorizzate dal vincitore delle primarie – più preoccupato di non crearsi problemi a sinistra – e forse non sufficientemente presidiate dallo stesso titolare».
NIENTE APPARATI –
Questo, per Gori, è il problema politico del Pd. Per quanto riguarda il suo quarto posto alle primarie afferma invece di non essere del tutto deluso.
«Io sono contento dei miei 2.552 voti, dispiaciuto per non essere stato in grado di sfondare alcuni pregiudizi che purtroppo permangono, sul mio conto, tra una parte dei nostri elettori, ma fiducioso di riuscirci in futuro. Sono profondamente grato a tutte le persone che in questi giorni si sono spesi con incredibile generosità per promuovere la mia candidatura».
E rivendica il merito di aver fatto tutto sa solo. «Niente apparati, niente ordini di scuderia: ce la siamo giocata a mani nude e quei 2.500 voti ce li siamo guadagnati uno per uno. Ripartiamo da qui. Lavoreremo dentro il partito democratico e per il successo del partito democratico. L’Italia ha bisogno di una grande forza riformista, di massa, e questo traguardo è il nostro compito per i prossimi anni».
VINCE L’APPARATO –
Quanto alla possibilità di riuscire comunque ad entrare in Parlamento non si fa tante illusioni.
«Il quarto posto -afferma- non garantisce un posizionamento blindato nella lista per il Parlamento nè in alcun modo preclude la possibilità di essere tra gli eletti. Dipende da come andrà il Pd alle elezioni».
Quanto alle ragioni del suo quarto posto lo lega anche ad una certa stanchezza del popolo delle primarie.
I diecimila elettori che hanno votato per la scelta dei parlamentari «sono meno di un quarto di quanti avevano votato alle primarie del 25 novembre. Tre su quattro non sono tornati ai seggi, sfiancati da questa continua chiamata, distratti dalle vacanze di Natale, delusi per il risultato di quella prima consultazione. Ed è chiaro che se la platea si restringe, il peso del partito, dell’organizzazione dei circoli, si fa decisivo. Già lo era stato nello scontro Renzi-Bersani, figuriamoci questa volta».
BERSANI E IL RADICAMENTO –
Un’analisi che non convince il segretario del Pd Pier Luigi Bersani secondo il quale il quarto posto di Renzi va analizzato solo con la chiave del radicamento territoriale.
«Chi ha lavorato sul territorio ha avuto il suo premio» afferma Bersani.
«Queste primarie chi si è candidato le ha fatte a casa sua – aggiunge- non so le dinamiche e il radicamento che ognuno ha sul territorio, bisognerebbe andare a chiederlo a Bergamo. Io voto il mio deputato a Piacenza. È giusto che chi ha macinato lavoro abbia anche risultati».
Alfio Sciacca
(da “il Corriere della Sera”)
LA DIFFERENZIATA STENTA E LE DISCARICHE SONO PIENE… L’IMMONDIZIA INVADE LE STRADE MENTRE AUMENTANO LE TASSE PER LO SMALTIMENTO
E’ la classica beffa che arriva dopo il danno.
Dal prossimo aprile, come denunciavano nei giorni scorsi Adusbef e Federconsumatori, la tassa sui rifiuti aumenterà del 25% per cento per le utenze familiari con punte anche del 300% per gli esercizi commerciali.
Una stangata che arriva non a fronte di un miglioramento del servizio, ma di un’emergenza continua che colpisce molte città del sud senza risparmiare la stessa capitale.
Se Napoli e Palermo continuano a dibattersi negli ormai purtroppo consueti problemi, questa volta l’epicentro della crisi si è spostato tra Puglia e Calabria.
Disagi molto forti nei giorni scorsi in particolare a Foggia dove in una situazione di storiche carenze si sono aggiunte le minacce della criminalità organizzata.
La giunta cittadina, dopo che le strade nei giorni di festa sono state invase da alte colonne di rifiuti, garantisce di aver risolto con un’azione di raccolta straordinaria e lo sblocco della vertenza che impediva l’assunzione di nuovi addetti, ma secondo gli ambientalisti si tratta solo di una soluzione di breve respiro in quanto i problemi di fondo rimangono: “L’emergenza nel tempo è stata costituita dall’esaurimento della discarica poi dal fallimento dell’azienda Amica oggi come l’anno scorso dalla raccolta dei rifiuti in città – denuncia Legambiente – Tutto questo lascia pensare ad una vera e propria strategia per far passare quello che non era lecito: allargamento delle discariche e loro funzionamenti in deroga”.
Situazione molto pesante anche a Reggio Calabria, Catanzaro e Lamezia Terme dove nei giorni scorsi le strade sono state sommerse dall’immondizia per la difficoltà delle vecchie discariche di Alli, Pianopoli e della stessa Lamezia Terme ad assorbire i rifiuti prodotti.
Della vicenda si sta occupando ora il Commissario regionale per l’emergenza che ha garantito un rapido ritorno alla normalità nel giro di pochi giorni attraverso “soluzioni di continuità per cercare di dare risposte concrete ad una serie di problematiche che di fatto hanno mandato in tilt quasi l’intero sistema di conferimento dei rifiuti”.
Emergenza nell’emergenza poi a Reggio Calabria, dove lo stesso comune è comissariato per mafia e i dipendenti delle società che si occupano della raccolta sono da tempo senza stipendio, con il risultato che la città , dove la differenziata non funziona, è piena di rifiuti.
Così come le vie di molti municipi della Piana di Gioia Tauro i cui sindaci hanno manifestato ieri davanti al temovalorizzatore di contrada Cicerna.
Non degenera ancora, ma è sempre sul limite di esplodere, la gestione dei rifiuti a Roma.
Nella capitale si va avanti a colpi di deroghe dopo che la gara per esportare l’immondizia all’estero è andata deserta.
L’ultima proroga per continuare a stipare all’inversomile al discarica di Malagrotta è stata concessa dal commissario Goffredo Sottile giovedì scorso, contestualmente alla scelta di Monti Dell’Ortaccio quale sito per il nuovo impianto di conferimento.
Scelta che ha scontentato non solo gli abitanti delle due zona (Malagrotta come Monti dell’Ortaccio), subito scesi in strada per potestare, ma anche il sindaco Alemanno e gli ambientalisti, solitamente schierati su fronti opposti.
Soluzioni tampone varate sempre nella logica dell’emergenza che non serviranno a risolvere in maniera radicale il problema.
Oltre ai disagi sociali, i rischi sanitari, i prezzi elevatissimi della Tarsu, alla voce “costi dei rifiuti” si rischia di dover presto aggiungere anche le salatissime multe che l’Unione Europea si accinge a farci pagare per la nostra incapacità di ridurre drasticamente il ricorso alle discariche e di evitare l’apertura di siti illegali. Il conto è di 56 milioni di euro “cash”, più 256 mila al giorno per ogni giorno di funzionamento delle discariche all’indomani di una seconda sentenza di condanna per Roma da parte della Corte di Lussemburgo.
L’unica vera cura sarebbe quella di spingere al massimo sulla differenziata.
Se a Roma si va avanti con il fallimento delle soluzioni spot, pensate per fini propagandistici ma senza vere ambizioni di successo, qualche raggio di sole arriva da Acerra e Bari.
Il comune campano simbolo dell’emergenza rifiuti è riuscito sorprendentemente a toccare quota 62%, con un incremento annuale del 52%.
Nel capoluogo pugliese, è notizia di ieri, gli albergatori hanno ottenuto invece uno sconto del 60 per cento sulle cartelle della Tarsu grazie a delle cifre record di raccolta differenziata da record: 65 per cento per le strutture con ristorante e 60 per cento per quelle senza.
(da “La Repubblica“)