Gennaio 14th, 2013 Riccardo Fucile
AVEVA PROMESSO DI RIDURRE L’ONERE FISCALE AL 40%, LO HA PORTATO AL 45%…NEL 2011 INVECE DI RIDURRE LA SPESA, SCELSE DI AUMENTARE I TRIBUTI
Ci risiamo. La crociata berlusconiana contro le tasse è ripartita, con tutto il suo corredo di rito: gli attacchi al governo Monti che le ha alzate e le puntuali promesse elettorali, dalla cancellazione dell’Imu prima casa alla riduzione di Irpef e Iva.
Fino all’opzione zero-tasse per chi assume giovani.
Insomma, si torna al passato, quando la destra minacciava scioperi fiscali, strizzava l’occhio agli evasori e annunciava operazioni “libera tutti”.
Musica già sentita, partitura già letta.
Ma questo dèjà vu tributario finisce per mischiare le carte della memoria, per far comparire avvenimenti mai accaduti o per cancellare fatti realmente successi.
Sembra quasi che prima di Monti abbia governato una maggioranza capace di ridurre o quanto meno tener ferma la pressione fiscale.
In realtà , non è andata così.
Anzi, a conti fatti, con le ultime manovre il governo Berlusconi-Tremonti ha finito per alzare la pressione fiscale esattamente il doppio di quello che ha fatto poi il suo successore.
NIENTE RIDUZIONE
Quando il Cavaliere arriva a Palazzo Chigi nel maggio 2008 il peso delle tasse sul Pil è al 42,7 per cento.
L’anno dopo, nonostante l’abolizione dell’Ici sulla prima casa, la pressione sale al 43,1.
Negli anni successivi si riporta ai valori iniziali e fino al 2011 non cambia.
Dunque, nessun forte aumento delle tasse ma neppure la caduta verticale promessa in campagna elettorale: secondo il programma del centrodestra sarebbero dovute scendere sotto il 40 per cento del Pil.
ANNUS HORRIBILIS
Poi arriva l’annus horribilis, il 2011, con l’Italia screditata sul piano internazionale per l’inerzia su conti pubblici e riforme e per gli scandali del premier.
Lo spread parte al galoppo, e Tremonti vara una prima manovra.
Le previsioni saltano, la pressione fiscale è destinata a salire a ridosso del 44% nei tre anni successivi. Lo dicono gli stessi documenti del Tesoro.
Ma i nuovi interventi non riescono a risollevare l’immagine del nostro Paese che torna rapidamente ad essere bersagliato dai mercati.
Così arriva il semi-commissariamento ad opera di Bce e Ue. Pressato dalla inusuale lettera di Trichet e Draghi, che detta misure e tempi, Giulio Tremonti si impegna a raggiungere il pareggio di bilancio con un anno di anticipo: nel 2013.
Le misure necessarie, secondo l'”invito” europeo, dovrebbero consistere soprattutto in un taglio delle spese. Tremonti punta invece tutto sulle tasse. E qui si apre un capitolo ancora poco conosciuto.
BOMBA A SCOPPIO RITARDATO
Problema: come fare a far digerire al Paese un aumento delle imposte dopo aver sbandierato per anni e anni la liberazione degli italiani dalle spire di un fisco troppo soffocante?
L’idea di Tremonti è un capolavoro di equilibrismo: coprire i miliardi mancanti scaricando l’onere fiscale sul futuro governo.
Con il beneplacito del premier e di tutti i ministri, viene inserita nella manovra una clausola che, ai fini del bilancio, fa scattare non subito ma negli anni successivi tagli lineari del 20 per cento a regime su tutte le agevolazioni fiscali.
Gettito previsto: 4 miliardi nel 2012, 16 nel 2013 e 20 nel 2014. Circa ottocento euro a famiglia, secondo le prime stime della Cgia. Queste misure potranno essere evitate solo se la futura riforma dell’assistenza darà altrettanto gettito. Cosa assai improbabile, visti gli intollerabili tagli al welfare che comporterebbe.
STANGATA IRPEF
Dunque, taglio di tutte le agevolazioni fiscali, ma a scoppio ritardato.
Si dirà : che male c’è.
Tutti i governi cercano più o meno con successo di sfrondare qualche aiuto tributario a questa o a quella categoria.
In questo caso, però, il governo Berlusconi-Tremonti va decisamente oltre, perchè tra le agevolazioni tagliate non ci sono solo sconti più o meno ingiustificati come quelli sulle spese veterinarie o sul costo delle palestre.
Ci sono anche quegli sgravi basilari che hanno lo scopo di alleviare il carico fiscale delle famiglie meno agiate e dei nuclei più numerosi.
Ossia le detrazioni per lavoro dipendente e per carichi familiari. Insomma, si tagliano proprio gli aiuti che attribuiscono al nostro sistema fiscale una certa equità sociale. E non è finita.
Con un’aggiunta a dir poco sorprendente, dal momento che arriva da chi ha sempre tuonato contro le tasse sulla casa, si decide di abolite l’esenzione Irpef sull’abitazione principale.
PESANTE EREDITà€
Riassumendo, prima di andarsene il governo di allora lascia in eredità al successivo nuove pesantissime tasse per le famiglie con figli e con redditi bassi e per tutte quelle che vivono in abitazioni di loro proprietà .
Così quando arriva Monti, il nuovo governo si trova subito tra i piedi questa bomba ad orologeria e si affretta a sostituire la stangata Irpef (socialmente insopportabile) con un aumento più o meno differito dell’Iva.
Nelle previsioni ufficiali per il 2013 e 2014, intanto, la pressione fiscale sale ancora: non più verso il 44 per cento ma a ridosso del 45.
Tutto questo avviene prima del governo Monti, che poi, a sua volta, innalza ulteriormente la pressione fiscale portandola, come denuncia la Corte dei Conti, quasi un punto più su, appena sotto il 46%.
A conti fatti, Silvio Berlusconi aumenta le tasse di due punti percentuali e Mario Monti di un altro punto.
Risultato finale: due a uno.
Marco Ruffolo
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Gennaio 14th, 2013 Riccardo Fucile
ANCHE FLAVIO BRIATORE POTREBBE TROVAR POSTO IN LISTA ASSIEME A COSENTINO, AGLI EX CONIUGI FEDE E A ENNIO DORIS
Ci ha preso gusto, il Cavaliere. Convinto di aver vinto a mani basse lo scontro con Santoro e
Travaglio a Servizio Pubblico, adesso vuole proseguire la sua cavalcata televisiva nella ferma convinzione di riuscire a recuperare, nel breve termine, quei 7 punti che gli mancherebbero per raggiungere il pareggio con il Pd.
E candida tutti gli inquisiti: da Cosentino e Verdini passando per Dell’Utri.
Faranno parte della galassia che girerà intorno al Pdl anche Rinascimento Italiano di Arturo Artom e il Pid-Cantiere Popolare dell’ex ministro Saverio Romano, ma soprattutto ieri, dopo una lunga riunione durata più di tre ore, è stato chiuso l’accordo con la Lega, siglato davanti a un notaio a via dell’Umiltà , presenti Alfano, Verdini, Calderoli e Maroni.
Nella coalizione ci saranno Fratelli d’Italia, il Mir di Samorì, la Destra di Storace, Intesa popolare, Grande Sud Mpa e i Pensionati di Fatuzzo; chissà come riuscirà Maroni a far digerire alla sua base di essersi coalizzato con forze politiche come Grande Sud di Miccichè, ma soprattutto con Fratelli d’Italia di La Russa.
Intanto, ieri Calderoli ha presentato al Viminale due diversi simboli del Carroccio, il primo con i nomi di Tremonti e Maroni, il secondo con la scritta “Maroni presidente”, destinato all’elettorato lombardo per la conquista del Pirellone.
Scatta, quindi, l’ora della compilazione delle liste.
Il conclave comincerà lunedì mattina a palazzo Grazioli, quando Verdini porterà al Cavaliere la prima scrematura dei nomi.
Al momento, si sa per certo che nelle fila del Cavaliere ricompariranno Sacconi e Quagliariello, Matteoli e Gasparri.
Alemanno avrà 6 posti per i suoi, mentre alcuni fedelissimi del Cav, tra cui Cosentino e Dell’Utri, saranno al Senato.
Ieri sera il via libera anche da Miccichè: gli impresentabili troveranno un paracadute sicuro nella lista Grande Sud.
Tra i nuovi volti, Bernabò Bocca, ex ministro ombra del Turismo del governo Berlusconi con Michela Vittoria Brambilla, Ennio Doris, patron della Mediolanum, Flavio Briatore, Federica Guidi, figlia di Guidalberto Guidi, ex vicepresidente di Confindustria e lei stessa leader dei giovani industriali, quindi Chiara Geronzi del Tg5, figlia di Cesare e moglie di Bocca.
E, ancora, gli ormai ex coniugi Fede, Emilio e la moglie Diana De Feo.
Senza dimenticare Luciano Moggi, candidato per la componente socialista.
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Gennaio 14th, 2013 Riccardo Fucile
CASINI: “BERLUSCONI VUOL TRATTARE CON IL PD”….FINI CAPOLISTA OVUNQUE TRA CONFERMATI E QUALCHE NOVITA’
Chiusa la faccenda delicata del listone unico al Senato, Udc e Fli stanno facendo gli ultimi ritocchi alle loro liste per la Camera.
Anche qui non manca qualche difficoltà , perchè i nomi devono passare al setaccio delle regole stringenti imposte da Mario Monti e fatte rispettare da Enrico Bondi.
I nomi saranno resi pubblici stamattina dall’Udc e stasera da Fli, ma il più è fatto.
Ieri Monti si è presentato a un gazebo a Milano, per firmare l’elenco dei sottoscrittori della lista dei candidati e si è intrattenuto con i giovani di Italia Futura, parlando di campagna elettorale e di Imu.
L’ultima grana per l’Udc è stata sollevata dal Giornale, che in prima pagina ha titolato «Casini come Fini», spiegando che il leader Udc candida «la moglie del fratello e il genero».
Il riferimento è alla cognata, Silvia Noè, e al fidanzato della figlia Maria Carolina Casini, Fabrizio Anzolini.
Casini replica a «In mezz’ora», da Lucia Annunziata: «Silvia Noè, mia cognata, è la più votata dell’Udc in Emilia-Romagna, in dieci anni ha fatto il consigliere comunale e regionale, non penso possa pagare la parentela all’inverso. Ma se qualcuno conosce una persona con più voti di lei la candido».
Quanto ad Anzolini, «non è mio genero e non lo diventerà »: «Sono stato contestato dai giovani friulani perchè l’ho messo al secondo posto in una regione dove eleggiamo un solo deputato. È un ragazzo molto intelligente e aspirava ad avere un posto».
Tra chi non si è candidato ci sono Francesco Bosi, Armando Dionisi, Renzo Lusetti e Pierluigi Mantini.
Savino Pezzotta spiega così la sua non ricandidatura: «L’ho comunicata a Casini il 9 novembre. Niente di doloroso, ma una scelta di coerenza, non riuscendo più a ritrovarmi in un certo modo di fare politica».
E sarebbe invece amareggiato Giuseppe Pisanu per il veto che Casini avrebbe posto a una sua candidatura al Senato.
Tanto che alcuni suoi interlocutori parlano di una riapertura del dialogo con Berlusconi.
Tra i capilista ci sono i dirigenti storici, da Lorenzo Cesa a Rocco Buttiglione, fino a Ferdinando Adornato, e altri nomi noti: Gianpiero D’Alia (Sicilia), il giovane Roberto Occhiuto (Calabria), Gian Luca Galletti (Emilia), Enzo Catania (Veneto, Piemonte e Campania).
Tra gli esterni, ci sono Giorgio Guerrini (Confartigianato), Paola Binetti, il vicepresidente di Confindustria di Palermo Rosario Basile.
Arriva anche, in Sicilia, Giovanni Pistorio, che ha mollato Raffaele Lombardo, approdando all’Udc.
È andata male invece ai due liberaldemocratici Tanoni e Melchiorre: l’Udc voleva candidarli in Campania ma i dirigenti locali non li hanno voluti e sono stati esclusi. Ieri si è poi deciso un cambio in corsa: Massimo Ferrarese, ex presidente della provincia di Brindisi, è stato dirottato dalla Camera al Senato: posto altissimo in lista, il numero due. Cesa sarà candidato in varie regioni ma soprattutto in Puglia, dove si spera in una percentuale a due cifre.
Fatte le liste, Casini spiega le strategie: «Non possiamo accettare di fare alleanze oggi: vogliamo vincere». I rapporti con il Pd sono ancora tutti da chiarire: «Tra il mio amico Enrico Letta e Nichi Vendola c’è un abisso».
Il leader di Sel «è un signore rispettabilissimo che però di Monti dice e pensa tutto il male possibile».
Per il premier, Casini ribadisce: «Va a Palazzo Chigi chi avrà la maggioranza al Senato e alla Camera. E se non succede, il presidente della Repubblica deciderà a chi affidare l’incarico. La preoccupazione di Berlusconi è di trattare lui con Bersani. Vedremo se anche Bersani accetterà di trattare con Berlusconi».
Casini parla degli alleati: «Luca Cordero di Montezemolo ha fatto una scelta che rispetto, ma ci darà un contributo in campagna elettorale. Perchè no, anche facendo dei comizi: io lo inviterò». Quanto al Parlamento, «faremo dei gruppi unici sia alla Camera sia al Senato. Passera? Mai litigato».
Per Fli, invece, sarà una sfida dura, visto che la soglia del 2 per cento è a rischio (anche se potrebbe essere ripescato come «miglior perdente»).
Le liste sono quasi pronte e vedranno Fini capolista in tutta Italia.
Numeri due saranno, tra gli altri, Granata, Briguglio, Bocchino, Perina, Barbaro, Moroni, Palmeri, Scanderebech, Raisi, Menia, Artizzu e Toto.
New entry, Angelo Pollina, Luisa Spagnoli, figlia dell’imprenditrice dell’abbigliamento, e Pierangelo Vignati, medaglia d’oro alla Paralimpiade di ciclismo del 2000.
Alessandro Troncino
(da “il Corriere della Sera”)
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Gennaio 14th, 2013 Riccardo Fucile
DI SOLITO PROTESTA CHI NON E’ STATO INSERITO IN LISTA, IN QUESTO CASO L’OPPOSTO… “ABBIAMO APPRESO DAL WEB DELLA NOSTRA CANDIDATURA” E SCATTA LA DIFFIDA
Ore febbrili per i politici italiani a caccia di un posto in lista. 
Di segno opposto l’esperienza vissuta da due esponenti abruzzesi di Fli che denunciano di essere stati candidati a loro insaputa.
Sono Berardo Rabuffo, capogruppo in consiglio regionale, e Maurizio Teodoro, ex consigliere regionale di Margherita e Pdl.
“Siamo finiti nella lista Con Monti per l’Italia al Senato senza saperne nulla”, denunciano.
Con una nota i due diffidano “dall’utilizzo dei loro nominativi”, sottolineando che “hanno appreso soltanto dal web e dalla stampa della propria presenza in lista”.
“La notizia – avvertono è priva di fondamento in quanto i nostri nomi sono stati utilizzati arbitrariamente ed inseriti in un elenco mai concordato e comunicato agli interessati”.
“Evidentemente, nell’arrembaggio e nella frenesia generata dal ‘porcellum’ – continuano – i criteri usati non sono quelli che valutano le scelte corrette rispetto ai tempi, alle appartenenze ed ai territori”.
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Gennaio 14th, 2013 Riccardo Fucile
“SE BASTA UNO SHOW TV PER FARLO RIMONTARE, POVERA ITALIA”
Il Pantheon di Gabriele Albertini lo riconosci subito entrando nel suo ufficio di Milano, e ti fa capire perchè tra quest’uomo e Silvio Berlusconi era destino che finisse.
C’è una lettera 22 che gli regalò Montanelli e c’è una bacchetta dono del maestro Muti: presto sarà esposta anche una Bibbia del cardinal Martini.
Poi ci sono le foto appese: lui con Gianni Agnelli, lui con la regina Elisabetta, lui con il Cavaliere ma in bianco e nero e in un angolino.
È domenica pomeriggio e l’ex sindaco di Milano è al lavoro: ultime formalità della raccolta firme per la sua lista alle regionali.
È l’atto che sancisce ufficialmente il suo divorzio da Berlusconi.
Albertini, è il secondo divorzio in pochi giorni, per il Cavaliere… Anche se questo non prevede alimenti.
«Umanamente mi dispiace. Ci conoscemmo nel ’97. Furono Romiti e Confalonieri a portarmi da lui. “Faccia il sindaco di Milano”, mi chiese. Gli risposi di no per quattro volte, anche per iscritto».
Come fece a farle cambiare idea?
«Mi telefonò e mi disse: la sinistra candida un imprenditore e voglio un imprenditore anch’io. Se lei mi dice ancora di no è come se io fossi ferito in un incidente stradale, lei mi passa accanto e non si ferma; sarebbe un’omissione di soccorso».
Com’è stato con lei quando faceva il sindaco? La trattava come un suo dipendente?
«Affatto. Mi ha sempre dato la massima autonomia. E copertura, anche. Una volta nominai un manager e nel partito brontolavano. Lui mi disse: fammelo conoscere, così poi io dico al partito che l’ho scelto io».
Perchè è finito l’amore?
«Lui è cambiato. Mi sembra un personaggio da tragedia greca: a un certo punto si è considerato al di sopra della legge, degli uomini e degli dèi. Berlusconi ha un ego fortissimo che è stato anche la sua fortuna, ma che adesso rischia di diventare il motivo della sua distruzione. Arriva un momento in cui gli dèi puniscono».
Alcuni dicono che il Cavaliere è sempre stato com’è adesso.
«Non è vero. Era sinceramente convinto di poter trasformare il Paese in senso liberale. Poi forse gli attacchi giudiziari e la continua conflittualità l’hanno convinto che aveva ragione Mussolini quando diceva che governare gli italiani non è impossibile ma è inutile. E allora si è messo a pensare prevalentemente ai propri interessi».
Quando l’ha sentito per l’ultima volta?
«Il 28 dicembre. Mi ha telefonato – ed era la seconda volta che lo faceva – per chiedermi di ritirare la candidatura in Regione. In “cambio” mi offriva il posto di capolista al Senato. Aveva accenti, diciamo così, molto intensi. Accorati».
E lei?
«Gli ho risposto per lettera il giorno dopo, con dolore perchè s’interrompeva un’amicizia. Mi spiace, ma l’ultimo Berlusconi mi ricorda il dottor Jekyll e Mister Hide. Era Jekyll il 9 ottobre quando, da Palazzo Grazioli, parlava da statista: faccio un passo indietro, resto nel partito come padre nobile, ci saranno le primarie, il governo tecnico ha salvato l’Italia anche grazie al nostro appoggio, spero che Monti resti premier. Ed era Hide il 27 ottobre quando, da Villa Gernetto, parlava da pifferaio magico demagogo: antitedesco, antieuro… E io mi sono messo da parte perchè non posso più essere connivente».
L’ha visto da Santoro?
«Ho visto la parte finale, quella della gag contro Travaglio. Ha guadagnato punti nei sondaggi? Se davvero, con tutti i problemi che ci sono, gli italiani cambiano idea per una buona performance televisiva, sono molto preoccupato per il Paese».
A proposito di sondaggi. Quello del Corriere di oggi dà il centrodestra in vantaggio in Lombardia.
«E la nostra lista civica quasi all’undici per cento, solo tre punti meno della Lega. Inutile che le faccia presente la differenza tra i mezzi e l’organizzazione della Lega e quelli della nostra, che non ha alcun partito alle spalle. Sa che cosa dimostra questo, fra l’altro? Che Formigoni ha sbagliato a non insistere nell’appoggiarci».
Perchè?
«Perchè se una modesta persona come me, che non è neanche più sindaco e da ben sei anni, ha quasi gli stessi voti della Lega, vuol dire che il Pdl poteva abbandonare Maroni al suo destino. Formigoni aveva avuto una buona idea. Peccato l’abbia accantonata».
Non ha avuto coraggio?
«In parte è quello. E poi forse ci sono altre ragioni ma non le dichiaro».
Oggi Formigoni l’ha bacchettata sulle dita: «Albertini cerca un posto sicuro», ha detto.
«Formigoni stia attento perchè io non voglio far del male a nessuno, purchè non se ne faccia a me».
Non gli replica sul punto della seggiola sicura?
«No. Ma se continua mi tolgo i guanti».
Gli riconosce almeno di essere stato un buon governatore?
«La sua amministrazione è stata appannata dagli scandali nel finale di partita, ma ha ottenuto traguardi importanti. Lo dimostrano i servizi ai cittadini e i conti in attivo, soprattutto nella sanità ».
E allora perchè non rivotare la maggioranza uscente, Pdl-Lega?
«Perchè il Pdl non è più quello di prima. È ostaggio della Lega. Non ho nulla di personale contro Maroni, ma le sue proposte sono pericolose per il Paese: secessione fiscale, uscita dall’euro, macroregioni ben diverse da quelle ipotizzate da Miglio…»
Chi vincerà le regionali?
«Penso Ambrosoli».
E se vincesse lei?
«Darei ad Ambrosoli un posto nella mia giunta. Ma la compagine che lo sostiene è da paura».
Al Senato in Lombardia come finisce?
«Lì invece il premio di maggioranza lo prendono Pdl e Lega».
Michele Brambilla
(da “La Stampa“)
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Gennaio 14th, 2013 Riccardo Fucile
CENTROSINISTRA 35%, CENTRODESTRA 25,5%, CENTRO 10,5%, CINQUESTELLE 14,5%, RIVOLUZIONE CIVILE 6%, FERMARE IL DECLINO 5,5%

argomento: elezioni | Commenta »
Gennaio 14th, 2013 Riccardo Fucile
A TERNI CHI SI PRESENTA PER FIRMARE PER LA PRESENTAZIONE DELLA LISTA IN REGALO UN VIDEO GIOCO
“Firma per far presentare la lista elettorale alle prossime elezioni del 2013 e ti regaleremo
un videogioco tutto per te”.
La democrazia è anche “omaggio” almeno in Umbria.
In particolare dalle parti del ternano dove il partito di Futuro e Libertà , guidato dall’ex candidato a sindaco di Perugia Carla Spagnoli, ha deciso che oggi – 7 gennaio – a chiunque vada a firmare riceverà un gentile regalo: un video-gioco.
E non poteva essere altrimenti dato che nella nota si invita a recarsi per la raccolta firme nei pressi di un punto vendita di Computer.
Una strategia politica motivata dai tanti simboli in corsa che dovranno chiedere un primo sostegno agli elettori per poter presentarsi alle elezioni del 24-25 febbraio.
(da “Perugia Today“)
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Gennaio 14th, 2013 Riccardo Fucile
IL CASO A VICENZA: SINDACO DI CASSOLA, 34 ANNI, PASINATO AVEVA INVIATO IL SUO CURRRICULUM AL PROFESSORE, POI HA CAMBIATO IDEA
Al cuor non si comanda.
E così, dopo essere stata in lista per 24 ore con la civica di Mario Monti – peraltro il suo nome fino a venerdì sera era ancora visibile online, al quinto posto del collegio Veneto 1 per la Camera – Silvia Pasinato proprio non ce l’ha fatta.
E ha accettato la candidatura che le è stata offerta dal Pdl.
Classe 1978, sindaco di Cassola in provincia di Vicenza, Pasinato aveva sì inviato il suo curriculum, come prescritto, al Professore.
Ma, dice, «non ho mai aderito al progetto della lista Monti, pur avendo avuto contatti con alcuni esponenti del mondo moderato. Pertanto, invito formalmente a non usare il mio nome».
(da “il Corriere della Sera”)
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Gennaio 14th, 2013 Riccardo Fucile
“BISOGNA DIFENDERE LA COSTITUZIONE, A PARTIRE DALL’ART 21 E DAI DIRITTI AL LAVORO”
Il giornalista Sandro Ruotolo ha deciso di accettare la candidatura che gli ha proposto
Antonio Ingroia nelle liste di Rivoluzione civile alle elezioni politiche.
“Caro Antonio — si legge nella lettera inviata al sito del movimento dal collaboratore storico di Michele Santoro — accetto con entusiasmo la candidatura nella lista di Rivoluzione civile che tu e Luigi De Magistris mi avete proposto. Ci ho pensato e riflettuto dopo aver firmato l’appello ‘Io ci sto’ con il quale donne e uomini della società civile si sono impegnati a sostenere il progetto per costruire un’alternativa di governo al berlusconismo e alle politiche liberiste del governo Monti”.
“Non ho dubbi — continua Ruotolo — quando affermi di voler difendere i valori dei nostri padri costituenti. C’è un articolo della carta costituzionale per il quale mi sono battuto in tutti questi anni e per il quale penso sia necessario battersi ancora: l’articolo 21, quello che garantisce la libertà di pensiero, la libertà di informare e di essere informati”.
“C’è bisogno di libertà nel nostro Paese ma in gran parte del territorio nazionale questa libertà — aggiunge il giornalista — viene preclusa dalla presenza delle mafie e delle illegalità , dalle cricche che hanno impoverito la nostra terra”.
Secondo Ruotolo, ha detto bene Ingroia quando ha detto “che occorre oggi sconfiggere la mafia e non solo contenerla. Ho grande rispetto per coloro che si impegnano nei partiti ma penso anche che i partiti che ci sono adesso non sono quelli a cui pensavano i nostri padri costituenti e che l’antipolitica sia figlia della cattiva politica”.
Una cosa è certa, la candidatura non toccherà comunque la sua indipendenza: “Ho sempre pensato e detto che un giornalista deve essere indipendente. Lo penso anche ora che ho deciso di impegnarmi con te e con gli altri in questa battaglia. Con la passione di ognuno di noi”.
(da “il Fatto Quotidiano“)
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