Aprile 24th, 2013 Riccardo Fucile
HANNO DRENATO TUTTO IL RISPARMIO OTTENUTO CON IL PASSAGGIO ON LINE… TRA GLI EX ANCHE MOFFA E DI LELLO… SCRIVONO DA CASA E QUANDO GLI PARE
A volte ritornano.
Stephen King lo sapeva già anni fa e ora lo sanno pure al Secolo d’Italia, dove però non l’hanno presa bene.
Giornalisti e poligrafici del quotidiano che fu del Msi, fondato nel 1952 e pubblicato solo online dal dicembre scorso, sono infatti in fibrillazione sindacale per il ritorno a carico del giornale di quattro ex parlamentari di lungo corso (in aspettativa da anni) e, forse, di un membro dello staff di Gianfranco Fini.
Perchè si agitano? Il Secolo è in crisi ormai da anni: nel 2011 — per dire — chiuse con un rosso da 2,1 milioni di euro nonostante un contributo statale (all’epoca) di quasi 2,5 milioni.
Ai bei tempi, ci pensava il partito a ripianare le perdite, ma le cose sono cambiate: per questo negli ultimi due anni — da quando all’ingrosso Marcello De Angelis è subentrato, senza stipendio, a Flavia Perina nella direzione — sono cominciati i risparmi per fermare l’emorragia senza toccare, fino a quando possibile, i posti di lavoro.
Taglia che ti ritaglia le perdite alla fine cominciavano a scendere fino alla (dolorosa) arma “fine del mondo”: la rinuncia all’edizione cartacea che ha comportato quasi mezzo milione all’anno di spese in meno.
Gli oltre venti lavoratori (tra cui una decina di poligrafici), dopo quattro mesi senza stipendio in estate, ricominciavano a respirare, anche perchè nel frattempo la proprietà del quotidiano era passata alla Fondazione in cui è confluito il ricco patrimonio della fu Alleanza nazionale, gonfia di soldi e proprietà immobiliari.
Solo che a volte ritornano e, tornando, si mangiano quasi tutti i risparmi del passaggio online.
Questo mese, infatti, hanno ricominciato a prendere lo stipendio in quattro e sono nomi che stanno scatenando la rabbia di lavoratori e lettori (30 mila contatti unici giornalieri, giurano a via della Scrofa).
Si parte, per peso economico, con Gennaro Malgieri, che del Secolo fu direttore: il nostro si porta a casa, dicono fonti interne, quasi seimila euro netti al mese (per 14 mensilità ).
Parlamentare dal 1996, con una breve parentesi nel cda della Rai tra il 2005 e il 2008, Malgieri compirà a luglio sessant’anni e comincerà dunque a incassare il ricco vitalizio da ex parlamentare (poco gli dovrebbe mancare pure per raggiungere il tetto di contributi per la pensione da giornalista): potrà godersi il frutto del suo lavoro nella casa parigina in cui ama andare a rilassarsi, continuando a scrivere s’intende.
Secondo, ma con uno stipendio che ammonta alla metà di quello dell’ex direttore, viene il 46enne Italo Bocchino, onorevole dal 1996 e che al Secolo non ha praticamente mai lavorato: ironicamente, ha la qualifica di “inviato parlamentare”.
Il terzo — per compenso siamo in zona Bocchino — è un ex ministro della Repubblica (delle Comunicazioni, addirittura): Mario Landolfi, classe 1959, deputato addirittura dal 1994, giusto un anno fa rinviato a giudizio per corruzione e truffa aggravate dal favoreggiamento della camorra.
L’ultimo onorevole di ritorno è Silvano Moffa, 62enne e dunque vitalizio-munito, parlamentare solo dal 2006, ma precedentemente sindaco di Colleferro, presidente della Provincia di Roma e pure sottosegretario alle Infrastrutture.
È il più povero, visto che ha solo un contratto da collaboratore.
L’ultimo rientro, ancora incerto, è un caso diverso e non riguarda un ex parlamentare: si tratta di Aldo Di Lello, che negli ultimi anni ha fatto parte dello staff alla Camera di Gianfranco Fini.
I primi quattro, comunque, già incassano lo stipendio e, autorizzati dall’amministrazione, non devono nemmeno presentarsi in redazione: scrivono da casa, quando gli pare, di quello che gli pare (ieri, in apertura, figuravano tanto Malgieri quanto Landolfi con due ponderosi editoriali).
La storia di quelli che a volte ritornano, peraltro, fa curioso cortocircuito con quella di un altro ex deputato del Pdl: Marcello De Angelis, che il giornale lo dirige da maggio 2011 e ogni giorno si presenta in redazione per metterlo in pagina.
Ebbene lui, che aveva rinunciato allo stipendio perchè due anni fa era parlamentare, ancora non lo pagano.
Marco Palombi
(da “il Fatto Quotidiano“)
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Aprile 24th, 2013 Riccardo Fucile
MEMBRO DELLA TRILATERAL HA PARTECIPATO NEL 2012 ALLA RIUNIONE A CHANTILLY DEL GRUPPO BILDELBERG… LA FUNZIONE DEL SUO THINK TANK “VEDRO'”
La scelta di Enrico Letta per il governo delle ‘larghe intese’ è dovuta a un incrocio di motivi diversi tra loro.
Prima di tutto – e questa è cronaca delle scorse ore – per il veto su Matteo Renzi.
Veto dovuto a sua volta a due concause.
La prima si chiama Silvio Berlusconi: il Cavaliere ha avuto paura che, una volta diventato premier, il sindaco fiorentino conquistasse una visibilità mediatica troppo alta.
In altre parole, che riuscisse a far smottare verso di lui una parte dell’elettorato Pdl. Sondaggi alla mano, Berlusconi è tranquillo sul presente: il Pdl è in testa, il Pd in calo. Ma con Renzi premier, la tendenza si sarebbe potuta invertire presto.
Di qui il suo ‘no’, dopo qualche incertezza.
La seconda concausa è il gruppo dirigente del vecchio Pd, ormai orfano di Bersani.
I vari Fioroni, Finocchiaro, Bindi, D’Alema e così via.
Tre mesi fa questi erano abbastanza sicuri di tornare nella stanza dei bottoni – cioè al governo o su altre poltrone, magari europee – con la vittoria elettorale.
Poi le cose sono andate diversamente. Hanno sperato comunque in un governo Bersani, poi si sono spostati verso le ‘larghe intese’.
Ma sapevano benissimo che in un eventuale esecutivo guidato da Renzi non avrebbero trovato posto.
Troppo deciso, il sindaco di Firenze, nel volerli ‘rottamare.’ E troppo bisognoso di una acquistare credibilità come uomo nuovo.
Loro, i vecchi capi del Pd, sanno benissimo di essere all’ultimo giro.
Dopo questa legislatura per loro c’è il nulla. Appoggiare Renzi significava quindi il prepensionamento.
Dunque, niente Renzi.
Ma Amato, perchè no?
Il nome dell’ex presidente del Consiglio è girato moltissimo nella serata di ieri. Uomo gradito alla Ue, già ben conosciuto in tutti gli ambienti internazionali.
Ma pur sempre un reperto della Prima Repubblica. Un uomo di 75 anni entrato in Parlamento trent’anni fa esatti, sul carro di Bettino Craxi di cui era suggeritore e stretto collaboratore.
Uno che è stato (Palazzo Chigi a parte), sottosegretario, ministro del Tesoro e ministro degli Interni.
Uno di cui gli italiani non più ragazzini hanno memoria per il raid notturno sui conti in banca.
Uno che i più giovani invece conoscono per la mostruosa sommatoria di pensioni e vitalizi di cui gode.
Insomma, oltre ogni ”accettabilità mediatica” perfino per l’attuale Pd.
Toppo lontano, per immagine e passato, da quel «governo di rinnovamento» che i democratici hanno tanto sbandierato, indipendentemente dalle alleanze.
Tra l’altro Amato a questo giro non è stato eletto da nessuno – nemmeno in un listino bloccato.
Di qui la convergenza sul ‘giovane’ Enrico Letta, 47 anni ad agosto.
Altrettanto gradito ai ‘poteri forti’ nazionali e internazionali – dal Vaticano e da Washington – per non parlare di quelli economici, mediatici e finanziari.
Una rete di rapporti molto vasta e articolata che il vicesegretario piddino ha intessuto soprattutto attraverso VeDrò, il ‘think tank’ da lui fondato che mette insieme personalità di diversa provenienza politica e che si ritrova ogni estate, in salsa pop.
L’evento prende il nome dal paesino di Drò, appunto, sul lago di Garda.
Qui negli ultimi giorni d’agosto si riuniscono in plenaria per tre giorni di presentazioni, feste e dibattiti, i «”vedroidi”», come dice il sito dell’evento: «Gente originale, creativa, intraprendente e animata da un po’ di sana incoscienza». Bipartisan.
Esattamente come richiesto per il governo dal presidente Napolitano.
A VeDrò si parla, si lavora, si tessono relazioni e si gioca a calcetto.
Sono assidui frequentatori e pronti ad indossare i calzoncini per allegre partitelle i giornalisti Antonello Piroso, Antonio Polito, Oscar Giannino e Andrea Vianello, il direttore di Raitre.
Poi ci sono Myrta Merlino e Gaia Tortora di La7, tra gli altri.
Sono «vedroidi» anche Mauro Moretti, numero uno delle Ferrovie, Corrado Passera, poi diventato Ministro dello sviluppo, Chicco Testa, e Nicola Maccanico, direttore generale della Warner Bross.
Tra gli imprenditori, Luisa Todini, Gian Luca Rana e Domenico Procacci
Due anni fa, in una memorabile esibizione, Fedele Confalonieri allietò i presenti suonando il pianoforte.
VeDrò però è inevitabilmente anche il luogo dei direttori delle relazioni esterne.
Ne trovi per ogni gusto: Gianluca Comin, dell’Enel, Andrea Prandi, dell’Edison ed Enrica Minozzi, dell’Eni. Impossibili, insomma, cali d’energia.
Poi, ovviamente, ci sono i politici.
Sul sito della fondazione sono presentati come «parte del nostro network» Angelino Alfano, Giulia Bongiorno, Ivan Scalfarotto, Paola De Micheli, Benedetto Della Vedova, Mariastella Gelmini, Giancarlo Giorgetti, Roberto Gualtieri, Maurizio Lupi, Marco Meloni, Alessia Mosca, Andrea Orlando, Renata Polverini, Laura Ravetto, Flavio Tosi e Matteo Renzi.
Poi ci sono Francesco Boccia (un lettiano di ferro, onorevole Pd) e Nunzia De Girolamo (onorevole Pdl), marito e moglie: il simbolo più chiacchierato delle larghe intese.
Lo schema è quello insegnato dal maestro Nino Andreatta che già nel 1976 mise insieme – sempre con spirito bipartisan – politici e imprenditori (Umberto Agnelli e Urbano Aletti, tra gli altri), nell’Arel, l’Agenzia Ricerche e Legislazione: una VeDrò per nulla pop, ancora in attività , e di cui Enrico Letta è oggi Segretario generale.
Le larghe intese, sia chiaro, sono anche internazionali.
Rapporti tenuti alla luce del sole rivendicando tutto – con appositi eventi, “Visti da fuori”, a cui partecipano uomini e donne delle ambasciate, delle università e degli istituti di cultura esteri, soprattutto di Francia e Stati Uniti.
Enrico Letta è anche membro della Trilateral e nel 2012 ha partecipato alla riunione del gruppo Bildelberg a Chantilly, in Virginia.
Letta junior, disse al ‘Corriere’ il suo amico Lapo Pistelli, nel lontano 2006, «è l’Amato del Duemila» perchè «al pari di Giuliano è dentro tutti i giochi. In quelli di Prodi e in quelli di Walter Veltroni, in quelli di Massimo D’Alema e in quelli di Pierferdinando Casini. Addirittura in quelli di Giulio Tremonti».
Mai ritratto fu più azzeccato.
Sponsor dell’ultima convention “vedroide” sono stati Enel, Eni e Telecom. Nonostante questo, il prezzo rende molto esclusiva la festa: per partecipare si paga caro.
La rete in cui ci si tuffa, però, è buona per ogni occasione, che vinca la destra o la sinistra.
Se vincono entrambe, figurarsi.
Alessandro Gilioli e Luca Sappino
(da “Espresso”)
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Aprile 24th, 2013 Riccardo Fucile
TEODORO AVEVA SENSE OF HUMOR: PAGO’ PER MANTENERE UN OVINO DI NOME TEODORA (IN FOTO)
Tanti ricordano la sua onestà e il senso delle istituzioni, la passione politica e il suo impegno mai scemato nel consigli dei Municipi e in consiglio comunale.
Pochi hanno sottolineato con il dovuto rilievo l’ironia e il senso dell’umorismo di Teodoro Buontempo.
Ci ha pensato – dall’Abruzzo, sua terra natia – una coppia di studiosi che da molti anni si occupa di pastorizia tra le montagne di Anversa degli Abruzzi: «Buontempo era così capace di autoironia che un giorno, nel 2011, in omaggio al soprannome di “er Pecora” decise di adottare, su proposta di un nipote, una pecora in carne ed ossa», racconta Nunzio Marcelli, del bioagriturismo La Porta dei Parchi.
E per completare lo scherzo, il nipote suggerì di chiamare il quadrupede «Teodora».
L’animale – che oggi ha 7 anni – gode di buona salute, come le altre 850 pecore adottate con il programma «Adotta una pecora difendi la natura» (con tanto di pagina Facebook), che è stato lanciato da Marcelli e Manuela Cozzi nel 2000.
Un programma di tutela ambientale che ha guadagnato perfino le pagine del New York Times.
Il «contratto», che dura un anno ed è rinnovabile, garantisce ai genitori adottivi la fornitura di lana extravergine (o calzettoni fatti a mano), 5 chili di pecorino e 4 di ricotta, oltre naturalmente alla fotografia e «carta di identità » della bestiola.
Luca Zanini
(da “il Corriere della Sera”)
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Aprile 24th, 2013 Riccardo Fucile
UN PASSATO DA VICESEGRETARIO DEL PPI CON INCARICHI NEL GOVERNI AMATO, CIAMPI E PRODI
Nel 1998 ha battuto il record di Giulio Andreotti e a 32 anni Enrico Letta è stato il più giovane ministro della Repubblica, titolare delle Politiche comunitarie nel primo governo D’Alema.
E ora potrebbe diventare il secondo più giovane premier della storia repubblicana.
Il primato lo detiene Giovanni Goria presidente del Consiglio a 45 anni, uno in meno dell’uomo scelto da Giorgio Napolitano per formare il governo.
Nato a Pisa nel 1966, Letta ha tre figli, ed è sposato con la giornalista del Corriere della Sera Gianna Fregonara.
Letta si avvicina alla politica grazie a Beniamino Andreatta, conosciuto nel 1990, e diventa ricercatore dell’Arel, l’Agenzia di ricerche e legislazione di cui è segretario generale dal 1993.
In quello stesso anno, come scrive Letta nella biografia sul sito del Pd, il primo contatto con le istituzioni.
Segue infatti Andreatta, come capo della sua segreteria, al ministero degli Esteri, nel governo Ciampi. Proprio Ciampi lo chiama nel 1996 al ministero del Tesoro come segretario generale del Comitato per l’euro.
Dal gennaio 1997 al novembre 1998 è vicesegretario del Partito popolare italiano.
Nel novembre del 1998 entra nel primo governo D’Alema.
Nel 2000 è ministro dell’Industria, Commercio e Artigianato nel secondo governo D’Alema. Incarico che conserva, con il governo Amato, per il quale è anche ministro del Commercio con l’estero fino al 2001.
Nel 2001 diventa deputato per la prima volta e s’iscrive alla Margherita.
Nel giugno 2004 rassegna le dimissioni dalla Camera e, da capolista dell’Ulivo, viene eletto deputato europeo per la circoscrizione Italia Nord-Est (circa 173.000 voti). Nella XV Legislatura torna deputato della Repubblica italiana e tra il 17 maggio 2006 e l’8 maggio 2008 è sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri nel governo Prodi.
Nel 2007 si candida alla segreteria del neonato Partito democratico ottenendo, con le primarie del 14 ottobre, oltre l’11% dei consensi (391.775 voti).
Nelle elezioni del 13 e 14 aprile 2008, capolista Pd nella circoscrizione Lombardia 2, viene eletto alla Camera.
Poche settimane dopo Walter Veltroni lo chiama a far parte del governo ombra del Pd in qualità di responsabile Welfare.
Nel 2009, in occasione del Congresso del Partito democratico, decide di appoggiare Pier Luigi Bersani e la mozione che lo sostiene.
Il 9 novembre 2009 — dopo le primarie che eleggono Bersani segretario nazionale — viene nominato dall’Assemblea nazionale, ad amplissima maggioranza, vicesegretario unico del Partito Democratico.
Alle elezioni politiche del 2013 è capolista del Partito Democratico alla Camera nelle Marche e in Campania.
Sul sito del Pd, Letta mette alcune note personali a margine della sua biografia: “Gli piace leggere tutto. Tra gli autori preferiti alcuni degli scrittori italiani dell’ultima generazione, come Santo Piazzese, Marcello Fois, Gianrico Carofiglio. E’ un appassionato lettore di Dylan Dog. Tifa da sempre per il Milan e gioca ancora oggi a subbuteo. Ascolta Irene Grandi, Elio e le Storie Tese, Vasco Rossi e Zucchero”. Letta è anche un fan della saga i ‘Pirati dei Caraibi’ ed è rimasta famosa una sua citazione lo scorso anno a un’assemblea del Partito democratico: “Il Pd deve essere un po’ meno Forrest Gump e un po’ più il pirata Jack Sparrow di Johnny Depp”.
(da “il Fatto Quotidiano“)
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Aprile 24th, 2013 Riccardo Fucile
NELL’ORDINANZA DEL GIP, OLTRE A QUANTO GIA’ FILTRATO, SI PARLA DI UNO YACHT, ACQUISTATO DAL FIGLIO DI BOSSI E INTESTATO A UN PRESTANOME, FRUTTO DELLA APPROPRIAZIONE INDEBITA…RITORNA IL NOME DELLA DUJANY IN AFFARI CON BELSITO
Nell’inchiesta che ha portato stamane all’arresto a Genova di Francesco Belsito, ex tesoreire della Lega, spunta anche uno “yacht del valore di 2,5 milioni di euro” acquistato da Riccardo Bossi, figlio di Umberto.
Lo yacht, stando all’ordinanza del gip, sarebbe stato comprato con l’appropriazione indebita dei fondi del Carroccio.
Tangenti per la sanità .
Gli inquirenti avrebbero trovato un riscontro dei suoi rapporti con multinazionali impegnate in campo ospedaliero: il sospetto è che gli siano arrivate somme per assecondare le richieste dei manager che puntavano ad appalti pubblici.
“L’arresto riguarda società e movimentazioni di denaro”, ha confermato l’avvocato Alessandro Vaccaro, legale di Belsito, a proposito del provvedimento di custodia cautelare. “Siamo meravigliati, comunque, che l’arresto arrivi ora, a un anno dall’interrogatorio”.
Il “comitato d’affari” e l’incontro con Maroni.
Le richieste, firmate dal procuratore aggiunto Alfredo Robledo e dai pm Roberto Pellicano e Paolo Filippini, risalgono a quattro-cinque mesi fa e l’ordinanza è stata firmata dal gip Gianfranco Criscione.
L’esigenza degli arresti starebbe in un presunto tentativo di inquinamento probatorio. Girardelli nelle intercettazioni dell’inchiesta veniva definito “l’ammiraglio”.
A detta del gip c’era una sorta di comitato d’affari intorno a Belsito, il quale nonostante avesse lasciato l’incarico di tesoriere conservava un grosso potere di influenza derivante da relazioni personali.
L’ex tesoriere, secondo il gip, era “in grado di influenzare le decisioni di istituzioni e grandi imprese pubbliche e private, quali per esempio Siram spa, Fincantieri spa e Gnv spa, in forza del potere politico derivante dalle cariche rivestite”.
Bonet e Girardelli parlano in una conversazione intercettata di un “incontro” che Bonet “dovrà tenere con Maroni, Castelli e Calderoli come di un’opportunità per rilanciare l’attività andando oltre Belsito”, scrive ancora il gip.
Lo yacht di Bossi jr.
Nell’ordinanza si fa riferimento a una nota di polizia giudiziaria del 3 ottobre scorso, dalla quale si evince che l’espulsione di Belsito dalla Lega “ha tutt’altro che interrotto il criminoso e criminogeno rapporto tra il medesimo Belsito e Girardelli, da ultimo incentrato sulle questioni relative a uno yacht”.
Si tratta di una imbarcazione “del valore di 2,5 milioni di euro che Riccardo Bossi avrebbe a suo tempo acquistato avvalendosi di un prestanome grazie a un’ulteriore appropriazione indebita di Belsito”.
La stessa nota della guardia di finanza, chiarisce il gip, “fa emergere pure che Belsito tuttora intrattiene poco trasparenti rapporti d’affari con un’esponente della Lega Nord di Chiavari, tale Dujany Sabrina”.
Il gip rimarca anche per i quattro arrestati il “concreto e fortissimo pericolo di reiterazione dei reati”.
(da “il Corriere della Sera“)
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Aprile 24th, 2013 Riccardo Fucile
NAPOLITANO: “NON C’E’ ALTERNATIVA A LUI, ORA TUTTI COLLABORINO”… IL PROGRAMMA DEL PREMIER: “LAVORO, RIFORME E CREDIBILITA’ POLITICA. RIDURRE I PARLAMENTARI, CAMBIARE IL BICAMERALISMO E NUOVA LEGGE ELETTORALE”
«Lavorerò con determinazione: il primo e più importante impegno sarà la disoccupazione. Il secondo sarà ridare credibilità alla politica. Terza priorità le riforme costituzionali».
È questa la sintesi del programma di Enrico Letta che stamane ha accettato l’incarico di formare un nuovo governo conferitogli dal Capo dello Stato.
Con un’avvertenza: «Il mio governo non nascerà a tutti i costi”.
Letta ha detto chiaramente che «Domani nelle consultazioni parleremo con tutti, con il pdl in primis. Questo governo non nascerà a tutti i costi, nascerà se ci saranno le condizioni».».
Il Capo dello Stato ha chiosato: -«Nella scelta che mi toccava fare ho tenuto conto delle consultazioni di ieri. Dai partiti già predisposti a collaborare non ci sono state pregiudiziali sul nome e mi è stata data massima autonomia».
Ma ora per Napolitano serve piena collaborazione dai partiti: «Non ci sono alternative al successo».
«È essenziale in questa fase nella quale ci sono ancora ricadute polemiche di stagioni precedenti che si affermi un clima di massimo rispetto reciproco tra le forze politiche impegnate a collaborare alle formazione del governo».
«Sarà un governo di servizio al paese – ha spiegato Letta -, l’obiettivo è anche quello di moralizzare la vita pubblica del paese che ha bisogno di nuova linfa».
Il suo programma: «Ho accettato – ha spiegato – sentendo sulle spalle una grande responsabilità – ha detto Letta – perchè questa situazione inedita e fragile non può continuare. Il Paese sta aspettando un governo. Mi metto in questo impegno perchè penso che il paese ha bisogno di risposte specie quella parte del paese che soffre che ha bisogno di lavoro che non c’è, le imprese che chiudono i giovani che vanno via dal paese». «Bisogna dare una risposta all’emergenza giovani e questa sarà una priorità »
E poi «Il secondo tema è come dare risposte attraverso una politica credibile. Il mio grande impegno sarà a far sì che da questa vicenda possa uscire una politica italiana diversa con riforme istituzionali per ridurre il numero dei parlamentari, cambiare il bicameralismo e una nuova legge elettorale».
«Cercherò di utilizzare il più breve tempo possibile: comincerò domani le consultazioni e spero nel più breve tempo possibile di tornare a sciogliere la riserva». Quanto ai ministri, «Il totoministri impazzera’ con i nomi più improbabili…. Vi dirò tutto se scioglierò la riserva quando tornerò dal presidente Napolitano. Nessun nome ancora».
Le prime reazioni
Napolitano lo ha convocato al Colle per le 12,30, e lui ha lasciato sorridendo la sede dell’Arel, il think tank da lui presieduto.
Senza rispondere ai cronisti,ed è partito alla guida di una Fiat Ulysse, ed è arrivato dal Capo dello Stato puntualissimo.
Il primo commento è stato quello di Pierluigi Bersani che ostenta grande soddisfazione. «Bene, benissimo» ha detto il segretario Pd entrando alla sede del partito.
E poco dopo Giuliano Amato: «Soddisfatto? Assolutamente sì».
«In bocca al lupo e un forte abbraccio», scrive dal canto suo su Twitter Matteo Renzi . Il capogruppo del Pd alla Camera Roberto Speranza, annuncia che «il Pd sosterrà convintamente» il nuovo esecutivo. L’incarico a Enrico Letta consegna al Pd una grande responsabilità . Occorre dare al paese un governo in grado di risolvere le grandi urgenze nazionali, a cominciare dalle difficoltà ».
Apertura mostra il leader Udc Pier Ferdinando Casini : «Avrà un compito difficile. Lui è un uomo molto preparato che ha esperienza anche internazionale. È una scelta significativa, un rinnovamento nella certezza. Bisogna ora che si abbassi il tasso di pretesa di tutti i partiti e si possa partire»,.
Pollice verso invece dai grillini. Riccardo Nuti, vicecapogruppo del M5S alla Camera, scrive su Facebook: «`Preferisco che i voti vadano al Pdl piuttosto che a Grillo’. E poi divenne premier. Scelto da Napolitano, eletto proprio col Pdl».
Apertura anche da Maroni . Che twitta: «Su Amato il presidente Napolitano ha dato ascolto alla Lega. Bene. Incontreremo Enrico Letta per sentire cosa propone per il Nord».
Dal fronte Pdl, Angelino Alfano ammonisce: «E bene chiarire al Pd che per noi non ci sarà un nuovo caso Marini, non daremo il sostegno a uno di loro cui loro non daranno un sostegno reale, visibile». .
«Se si tratta di un governicchio qualsiasi, semibalneare, lo faccia chi vuole, ma noi non ci stiamo.E’ bene chiarire al Pd che per noi non ci sarà un nuovo caso Marini, non daremo il sostegno a uno di loro cui loro non daranno un sostegno reale, visibile, con nomi che rendano evidente questo sostegno e con un programma fiscale chiarissimo ed inequivocabile. Non intendiamo pagare altri prezzi per la nostra lealtà e ribadiamo che o il governo è forte, politico (con i tecnici abbiamo già dato), duraturo e capace di affrontare la crisi economica oppure, se si tratta di un governicchio qualsiasi, semibalneare, lo faccia chi vuole, ma noi non ci stiamo».
La scelta di Napolitano
Su come il Capo dello Stato sia arrivato al suo nome, è certo che nel lungo colloquio avuto ieri da Giorgio Napolitano con la delegazione del Pd, guidata dallo stesso Letta, il Capo dello Stato ha chiesto un dettagliato resoconto della direzione del partito e delle posizioni delle varie `anime’.
L’obiettivo era capire, dopo che il Pdl aveva espresso preferenza per Giuliano Amato, quale nome avrebbe avuto maggiori garanzie di sostegno all’interno del Partito democratico.
Dopo che il vicesegretario del Pd ha ottenuto il semaforo verde da parte di Berlusconi, che non ha fatto obiezioni sul suo nome (la candidatura di Matteo Renzi sarebbe stata bloccata proprio dai veti del Pd), il nome di Amato sarebbe stato scartato perchè dirompente per un partito, il Pd, sull’orlo di una crisi di nervi.
Amato ha parlato stamane a lungo del ruolo di Napolitano: «Il capo dello Stato è un organo di garanzia. È come un motore di riserva che, se si inceppa la macchina del circuito governo-Parlamento, entra in funzione. È un motore che non sostituisce questo meccanismo ma è come se fosse un motore di avviamento, da azionare per accendere l’auto quando si spegne».
Alla presentazione del libro `La Repubblica del presidente’, Giuliano Amato, proprio negli stessi minuti in cui viene chiamato al Quirinale Enrico Letta per ricevere il mandato a formare il nuovo governo, punta il dito contro le forze politiche che finora sono rimaste sorde agli appelli di Napolitano.
Tornando alla metafora del motore di riserva, Amato aggiunge: «Cosa ci mette Napolitano di più in tutto ciò? Alle prese con un sistema politico-istituzionale non molto diverso dalla mia Panda del ’90, lui è come il motorino di avviamento, il cui uso è frequente perchè l’auto si spegne con facilità ».
«In questo settennato – conclude Amato – è stato necessario che Napolitano intervenisse, non in sostituzione di qualcuno o qualcosa, ma per riaccendere la macchina».
(da “La Stampa“)
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Aprile 24th, 2013 Riccardo Fucile
A CAPO DI UN “COMITATO DI AFFARI” CHE GESTIVA RAPPORTI ILLECITI NEL MONDO DELL’IMPRENDITORIA ITALIANA…IL SUO RUOLO IN FINCANTIERI
Francesco Belsito, l’ex tesoriere della Lega Nord e componente del cda di Fincantieri, è stato arrestato a Genova dalla Guardia di Finanza di Milano, insieme con altre due persone.
Gli sono contestate l’associazione per delinquere e la truffa aggravata nell’ambito degli sviluppi dell’inchiesta della Procura di Milano – diretta dal procuratore aggiunto Alfredo Robledo e dai sostituti Paolo Filippini e Roberto Pellicano – sull’utilizzo dei fondi nazionali della Lega Nord.
La Procura di Milano, in base agli approfondimenti sul capitolo Fincantieri dell’inchiesta, ipotizza l’esistenza di un «comitato d’affari» che utilizzava la propria influenza per gestire rapporti illeciti nel mondo dell’imprenditoria italiana.
L’ex tesoriere della Lega Nord è stato arrestato nella sua casa genovese alle 6 di mercoledì mattina ed è stato immediatamente trasferito nel carcere di San Vittore. L’abitazione è stata perquisita dai militari.
La richiesta di custodia cautelare era stata inoltrata al gip Gianfranco Criscione alla fine dello scorso ottobre.
8 MILIONI
A Belsito e all’imprenditore Stefano Bonet, arrestato con lui, è contestata una truffa da 8 milioni di euro. Bonet è indagato anche per riciclaggio. In manette anche Romolo Girardelli, ricercato Stefano Lombardelli, per gli stessi reati.
I quattro «si associavano tra loro – si legge nell’ordinanza – allo scopo di commettere una serie indeterminata di delitti di appropriazione indebita, riciclaggio, truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche, costituendo un’organizzazione stabile». Belsito avrebbe approfittato della sua posizione politica per «influenzare le decisioni di istituzioni e di grandi imprese pubbliche e private».
BONET
Bonet, l’uomo che si occupò degli investimenti del Carroccio in Tanzania, è considerato membro dell’associazione per delinquere «quale imprenditore a capo di una rete societaria (Po.la.re. Scarl, Marco Polo Technology srl, Fin.tecnoSrl e le altre) predisposta per la emissione di false fatture finalizzate alla costituzione di fondi neri, in modo da consentire l’altrui evasione fiscale e il conseguimento di erogazioni pubbliche».
LA TRUFFA
Belsito e Bonet sarebbero stati i promotori dell’associazione per delinquere.
La truffa sarebbe stata messa in atto da Belsito e Bonet con il concorso di personale della Siram, facendo sì che questa beneficiasse di «agevolazioni riconosciute dallo Stato, sotto forma di credito d’imposta, per gli esercizi 2009 e 2010 per una somma complessiva di 8.059.300 euro».
La truffa sarebbe stata perpetrata attraverso l’emissione di false fatture per investimenti nel campo della ricerca mai effettuati.
VOLEVANO INCONTRARE MARONI
In un’intercettazione del 27 gennaio 2012 tra Stefano Bonet e Romolo Girardelli «si parla dell’incontro che il primo dovrà tenere con Maroni, Castelli e Calderoli come di un’opportunità per rilanciare l’attività andando oltre Belsito».
LA ‘NDRANGHETA
Il terzo arrestato, Romolo Girardelli, detto «l’ammiraglio», per la Procura di Reggio Calabria era anche l’uomo che aveva rapporti con i vertici della cosca dei De Stefano a Reggio Calabria.
L’inchiesta coordinata dalla Dda di Reggio Calabria, infatti, ipotizza che tra i fondi neri della Lega finiti all’estero vi possa essere anche il denaro frutto degli affari illeciti della cosca De Stefano, fatto confluire nella massa di denaro gestita da Belsito allo scopo di riciclarlo e ripulirlo per nuovi investimenti.
Le carte che diedero l’avvio all’inchiesta milanese vennero trasmesse a Milano dai pm di Napoli Henry John Woodcock e Vincenzo Piscitelli, i quali tra l’altro nell’ambito delle indagini interrogarono per oltre 20 ore Nadia Dagrada, l’ex segretaria di Umberto Bossi.
(da “il Corriere della Sera“)
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Aprile 24th, 2013 Riccardo Fucile
TEODORO BUONTEMPO SI E’ SPENTO A 67 ANNI… DIRIGENTE DEL MSI E AN, DEPUTATO PER 5 LEGISLATURE, E’ STATO CONSIGLIERE COMUNALE A ROMA
Un politico di razza, sempre a destra, che non mollò mai.
Teodoro Buontempo, 67 anni, era nato a Carunchio, in provincia di Chieti.
Ha cominciato l’attività politica sin da giovane ad Ortona a mare, sempre in Abruzzo, dove ha diretto le organizzazioni giovanili dell’Msi.
A 22 anni si trasferisce a Roma dove partecipa alle lotte studentesche.
Dirigente della Giovane Italia, nel 1970 diventa il primo segretario del Fronte della Gioventù di Roma.
È stato deputato in cinque legislature, sempre nelle file di An e poi della Destra, nonchè per 16 anni consigliere comunale di Roma dal 1981 al 1997.
Dal dicembre 1993 al settembre 1994 ha ricoperto anche l’incarico di presidente del consiglio comunale.
Nonostante la vicinanza a Gianfranco Fini, di cui in passato fu braccio destro, il 26 luglio 2007 annuncia la sua uscita da Alleanza Nazionale e partecipa alla fondazione della Destra di cui è presidente.
Nel 2008 è stato candidato alla presidenza della provincia di Roma, di cui però poi divenne solo consigliere.
Dal 2010, invece, è stato assessore alle politiche per la casa durante la giunta Polverini alla Regione Lazio.
«La politica – disse molto tempo fa durante la presentazione di un suo libro sui 16 anni di vita politica in Campidoglio – per valere deve lasciare un segno tangibile, da consegnare alla storia».
E lui, di segni tangibili, ne ha lasciati tanti con le sue battaglie politiche.
Come quando, nell’estate del 1994 durante la giunta Rutelli, tenne un discorso di 28 ore filate in consiglio comunale durante una seduta sull’assestamento al bilancio.
«Er pecora», come era soprannominato, parlò ininterrottamente dalle 10 del venerdì alle 14:30 del giorno successivo, intervenendo su ogni singolo emendamento: quel giorno ne erano in programma 335.
«Per la voce mangio acciughe», informava i cronisti stupiti della sua maratona oratoria.
O quell’altra, nel 1993, in cui si rifiutò di lasciare l’Aula in seguito all’ennesima espulsione. Uscito dall’emiciclo si ancoro’ all’orologio a pendolo nel settore della stampa.
Nel 1991, quando era segretario provinciale dell’Msi-Dn, aiutato da altri missini stacco’ nottetempo la targa stradale di Palmiro Togliatti a Cinecittà , sostituendola con una con su scritto «viale vittime del comunismo».
Da deputato, nel 1995 conquistò il maggior numero di giorni di sospensione dall’attività parlamentare, quindici, per aver occupato l’emiciclo.
Nel 2008, insieme a Daniela Santanchè, si fece chiudere dentro per protestare con Prodi dopo le dimissioni di Mastella da ministro della Giustizia.
Per fare politica, ricordava, «venni a Roma e vivevo in una 500».
La politica vera, quella di base, tra la gente e nelle sezioni.
Buontempo per questo era stimato da tutti, camerati o compagni, amici o detrattori. Era considerato un «pezzo» di politica romana, un pezzo di valore, che coniugava passione e onestà .
Un politico d’altri tempi.
(da “La Stampa“)
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Aprile 24th, 2013 Riccardo Fucile
E’ ACCUSATO DI ASSOCIAZIONE A DELINQUERE, TRUFFA AGGRAVATA E RICICLAGGIO… IN CARCERE ANCHE BONET, L’UOMO DEGLI INVESTIMENTI IN TANZANIA, RICERCATE ALTRE DUE PERSONE
Nuova svolta nell’inchiesta sui fondi del Carroccio.
L’ex tesoriere della Lega Nord, Francesco Belsito, è stato arrestato dalla guardia di finanza per associazione a delinquere e truffa aggravata nell’ambito delle indagini sulle presunte irregolarità nei conti del partito coordinata dalla procura di Milano.
E’ stata inoltre eseguita un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti dl’imprenditore veneto Stefano Bonet, l’uomo degli investimenti in Tanzania coi soldi del Caroccio indagato da tempo dalla procura di Milano.
L’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Milano riguarda anche altre due persone, che al momento sono ricercate.
Per il momento non si conoscono altri detttagli, l’operazione è in corso.
La vicenda riporta, a distanza di un anno, ai fondi pubblici della Lega che Belsito, con operazioni finanziarie spregiudicate, aveva dirottato su fondi esteri, sia in Tanzania che a Malta. Erano emersi in quella occasioni coinvolgimenti di altri soggetti come intermediari e contatti con esponenti della ‘ndrangheta.
Da quanto si è saputo, nelle nuove misure cautelari è contestato anche il riciclaggio.
Nell’ambito delle indagini i pm, stando a quanto era emerso nelle scorse settimane, avevano quantificato in circa 19 milioni di euro le spese sospette con fondi pubblici ottenuti dalla Lega, quando a guidare la tesoreria c’era Belsito.
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