Agosto 1st, 2013 Riccardo Fucile
IL LEADER PDL TEME IL CARCERE, MA I LEGALI GLI HANNO GARANTITO CHE NON CORRE QUESTO RISCHIO… I DOMICILIARI ESCLUDONO LA POSSIBILITA’ DI TELEFONARE E DI CONCEDERE INTERVISTE
Raccontano che solo una, in queste ore, sia la vera preoccupazione del Cavaliere. 
Che rischia pure di perdere questo titolo concesso dal Quirinale e che lo ha reso famoso nel mondo.
Confida la paura agli amici e a loro si raccomanda: “Vada come vada, ma datemi garanzie che non debba essere costretto a passare per la galera, anche solo per poche ore, subendo quelle umilianti procedure che mi raccontano debba sopportare chi varca quelle porte”.
Niccolò Ghedini, il suo avvocato, lo ha rincuorato e gli ha ricordato che proprio il suo ex ministro della Giustizia Angelino Alfano ha fatto una legge per cui chi deve scontare un anno di pena va ai domiciliari.
In ogni caso c’è pure la legge Simeoni-Saraceni, niente carcere sotto i tre anni, ma l’affidamento ai servizi sociali.
Certo, deve chiedere l’uno e l’altro, ma anche qualora non lo facesse, grazie al caso Sallusti e all’orientamento della procura di Milano diretta dall’ex leader dell’Anm Edmondo Bruti Liberati, la detenzione in casa è comunque assicurata.
Detto questo, l’eventuale condanna di Berlusconi a quattro anni, tre coperti dall’indulto, rappresenta un unicum nella storia italiana per l’indiscutibile rilievo politico del personaggio.
Ex premier per quattro volte, leader del Pdl, fama internazionale, si ritroverà a fare i conti con una pena che, anche se solo di un anno, cambierà profondamente la sua vita personale e pubblica.
Nè, per lui, potranno essere sovvertite le regole che valgono per i normali cittadini.
Se alla pena si aggiungerà anche l’interdizione – 3 o 5 anni poco cambia – Berlusconi rischia di trovarsi anche senza la copertura parlamentare che comunque gli garantisce spazi più ampi di movimento.
Una cosa è certa. Per lui, a pena definita, vada ai domiciliari o affidato ai servizi sociali, non sarà più possibile, senza una preventiva autorizzazione dei magistrati di sorveglianza, svolgere liberamente l’attività politica, fare telefonate, rilasciare interviste, soprattutto se dovesse perdere anche lo scranno di senatore.
Per capire l’eventuale futura vita del forse ex Cavaliere conviene seguire passo dopo passo che cosa può accadergli da oggi se, dal palazzaccio della Cassazione, dovesse arrivare la conferma della condanna.
Da lì, tempo 24 ore, partirà una doppia comunicazione, una per il Senato con la notifica del dispositivo che riguarda l’interdizione, l’altra per Milano, per la procura generale se la pena dovesse essere diversa da quella di primo e secondo grado, per la procura se la pena è la stessa.
Qui Bruti Liberati si ritroverà alle prese con un caso identico a quello del direttore del Giornale Alessandro Sallusti, finito poi con la grazia di Napolitano. Per Berlusconi, di certo, non ci sarà un intervento del Colle che è già stato smentito.
In tempi rapidissimi, dalla procura partirà un ordine di esecuzione con un contestuale decreto di sospensione.
Sta qui, proprio in questo decreto, la matematica certezza che Berlusconi non finirà in cella. Bensì avrà 30 giorni di tempo per scegliere come vuole scontare il carcere, se in affidamento ai servizi sociali, oppure agli arresti domiciliari.
C’è chi, nel suo entourage, sostiene che non voglia chiedere nulla ai magistrati, ma in tal caso, la linea di Bruti Liberati è quella di applicare la legge Alfano (ampliata da 12 a 18 mesi dall’ex Guardasigilli Paola Severino) con l’obbligo dei domiciliari.
Berlusconi poi, in quanto over 70, ne ha doppiamente diritto perchè il suo reato, la frode fiscale, è tra quelli che grazie alla legge Cirielli consente comunque gli arresti in casa.
Ma proprio da casa che vita personale e politica potrà fare Berlusconi?
A sentire i magistrati di sorveglianza, tutto dovrà essere regolato proprio dalle toghe, per quanto tempo potrà uscire, gli incontri, le eventuali telefonate, i contatti con la stampa. Niente potrà essere più come prima.
Questo spiega la tensione e anche l’angoscia con cui l’ex premier, ma anche i suoi avvocati, attendono il verdetto.
Ovviamente, la sua posizione di senatore, finchè l’aula di palazzo Madama non voterà sull’interdizione che potrebbe anche essere respinta a maggioranza grazie al voto segreto, è destinata ad agevolare lo stato di condannato.
Sempre facendo una regolare richiesta, Berlusconi potrà andare al Senato e lì sarà “libero” di svolgere il suo “lavoro” di parlamentare.
Non potrà , invece, tenere un comizio o una manifestazione pubblica. Per incontrare qualcuno dovrà chiedere il permesso.
Dalla sua casa non potrà uscire senza il sì del magistrato di sorveglianza, pena il reato di evasione (successe così a Sallusti).
Tutto lascia pensare, per chi lo conosce, che sarà un inferno.
Liana Milella
(da “La Repubblica“)
argomento: Berlusconi, Giustizia | Commenta »
Agosto 1st, 2013 Riccardo Fucile
TRA ROTTWEILER, PITONESSE E FALCHI E’ TUTTO UNO ZOO
Ieri ero collegato con La7 per lo speciale di Enrico Mentana sull’imminente sentenza del processo Mediaset in Cassazione.
A un certo punto è giunta in studio la notizia di una manifestazione del Pdl fissata per oggi alle ore 17 dinanzi a Palazzo Grazioli, in contemporanea o subito prima o subito dopo la lettura del verdetto.
In men che non si dica, l’onorevole Pdl Osvaldo Napoli ha aderito entusiasta all’iniziativa, negando però che si trattasse di un’intimidazione alla Corte chiamata a giudicare il suo capo.
Anzi, si trattava di un’innocua “presenza” sotto le finestre dell’Augusto, peraltro improntata al proverbiale “rispetto” che lui e il suo partito nutrono verso la magistratura tutta.
Alla manifestazione-presenza ha subito aderito, e non poteva essere altrimenti, il celebre “Esercito di Silvio”, anch’esso noto per la sua devozione verso l’ordine togato.
Poi il coordinatore del Pdl Denis Verdini ha comunicato che la notizia della manifestazione-presenza era destituita di ogni fondamento.
Purtroppo il Napoli si era nel frattempo allontanato, ma siamo certi che avrebbe immantinente preso le distanze da quell’incauto, anzi diciamo pure demenziale annuncio che tanto l’aveva entusiasmato solo pochi minuti prima.
Viva le manifestazioni-presenza, ma anche assenza.
Vedremo oggi se la notizia vera era l’annuncio o la smentita (probabilmente suggerita dall’avvocato Coppi, che fatica sette camicie a mettere la museruola ai rottweiler berlusconiani, tutti lì schiumanti a mordere il freno dietro la rete).
Ma la notizia della manifestazione su una sentenza, convocata al buio, prim’ancora di conoscere la sentenza medesima, è talmente elettrizzante che ci auguriamo fosse autentica.
Ci pare di vederli, i rottweiler riuniti nella notte con le pitonesse, i falchi e tutto lo zoo, intenti a preparare con la vernice spray gli striscioni con gli slogan multiuso e le dichiarazioni pret à porter, che vanno bene in caso sia di conferma della condanna sia di annullamento con rinvio sia di annullamento senza rinvio.
Insomma, si portano su tutto.
In caso di conferma: “È la prova del complotto politico-giudiziario. Il disegno eversivo della magistratura golpista iniziato dalle toghe rosse milanesi nel 1994 trova oggi il suo compimento con questa sentenza politica che mira a eliminare dalla scena il leader più amato e votato dagli italiani. Una sentenza ad personam e a orologeria, sintomo di appiattimento dei giudici sulle tesi dei pm nonostante l’evidenza dell’innocenza di Silvio Berlusconi, reincarnazione di Enzo Tortora, che rende ancor più urgente la riforma della giustizia con la separazione delle carriere”.
In caso di annullamento con rinvio: “È la prova che c’era un complotto politico-giudiziario. Il disegno eversivo della magistratura golpista iniziato dalle toghe rosse milanesi nel 1994 continua con questa sentenza politica che non ha voluto dare completamente torto alla Procura che ancora mira a eliminare dalla scena il leader più amato e votato dagli italiani. Una sentenza ad personam e a orologeria, sintomo dell’appiattimento dei giudici sulle tesi dei pm nonostante l’evidenza dell’innocenza di Silvio Berlusconi, reincarnazione di Enzo Tortora, che rende ancor più urgente la riforma della giustizia con la separazione delle carriere”.
In caso di annullamento senza rinvio: “È la prova che c’era un complotto politico-giudiziario. Finalmente il giudice a Berlino ha smontato definitivamente il disegno eversivo della magistratura golpista iniziato dalle toghe rosse milanesi nel 1994 a colpi di sentenze politiche che miravano a eliminare dalla scena il leader più amato e votato dai cittadini. Le condanne di primo e secondo grado, pronunciate nonostante l’evidenza dell’innocenza di Silvio Berlusconi, reincarnazione di Enzo Tortora, erano un evidente sintomo dell’appiattimento dei giudici sulle tesi dei pm che rende ancor più urgente la riforma della giustizia con la separazione delle carriere”.
Amen.
Marco Travaglio
(da “il Fatto Quotidiano“)
argomento: Giustizia | Commenta »
Agosto 1st, 2013 Riccardo Fucile
LETTA: “QUALE CHE SIA LA DECISIONE, IO VADO AVANTI”
La mossa del Cavaliere assomiglia ad un’ultima offerta.
E punta sul leitmotiv di questi mesi: la pacificazione. «Se mi salvano resterò sempre il leader del centrodestra ma farò un passo indietro, guiderò dietro le quinte, largo ai giovani in Forza Italia».
Ottimista Silvio Berlusconi certo non lo è, nella lunga vigilia che lo porterà oggi, dopo 48 ore di logorio psicologico, alla sentenza della vita.
Al suo fianco ha voluto pochissimi, i più intimi e i familiari.
Con Gianni Letta e Paolo Bonaiuti, oltre alla fidanzata Francesca Pascale e a Maria Rosaria Rossi, c’è il fratello Paolo che lo ha raggiunto in mattinata, mentre il figlio Piersilvio era atteso in tarda serata da Milano.
Solo oggi arriverà Marina e forse gli altri, come pure Fedele Confalonieri.
«Se fossi un cittadino qualunque sarei fiducioso sulla cancellazione delle condanne, ma mi chiamo Silvio Berlusconi e quindi cambia tutto» è uno dei ragionamenti delle ultime 24 ore. Continua a proclamarsi «innocente » nel foro di Palazzo Grazioli. Pure l’avvocato Franco Coppi, rientrato in serata dal suo cliente dopo l’arringa, prova a incoraggiarlo.
«La forza della verità dovrebbe prevalere su tutto, ma non so se avverrà » nicchia l’ex premier. Disincantato, nè ottimista nè pessimista, dirà chi è stato al suo fianco per ore.
A loro però il leader Pdl confessa anche tutta la stanchezza, come se questa odissea processuale lo avesse prosciugato, privato dell’entusiasmo, comunque stancato.
Da qui, la clamorosa scelta, forse dettata dal momento drammatico o forse davvero ragionata: «Se tutto andrà bene, come sarebbe giusto che andasse, il sostegno a questo governo sarà fuori discussione, ma io faccio un passo indietro dalla corsa alla premiership, continuerò nello stile di queste ultime settimane».
Il lancio da settembre di Forza Italia è confermato, lui resterà la guida carismatica, ma non più in prima linea, si vede come «padre nobile» nel futuro immediato. Largo ai giovani, nel nuovo partito, a «una nuova classe dirigente ».
Ed è la clausola di lunga vita per il governo Letta, che il Pdl o meglio Forza Italia si accingerebbe a sostenere almeno per i prossimi due anni.
Anni del resto in cui le azioni Mediaset avrebbero buona possibilità di seguire la loro parabola ascendente che dal giorno della fiducia all’esecutivo, il 29 aprile, quasi non subisce contracolpi (se si esclude il tonfo di ieri determinato dalla nervosa vigilia).
Sarebbe la sconfitta definitiva dei “falchi” del partito. Quelli che – Santanchè e Verdini in testa – già ieri pomeriggio hanno dovuto fare una precipitosa marcia indietro sulla manifestazione pensata davanti a Palazzo Grazioli proprio nelle ore in cui oggi la Corte deciderà del destino del capo.
Sono le ore in cui a dettare la linea sono Gianni Letta e Franco Coppi. Una linea che in effetti ha portato non pochi vantaggi in questi mesi, è uno dei ragionamenti che hanno portato Berlusconi a maturare il possibile forfait in caso di “salvataggio”
In tutto questo il premier Enrico Letta continua ad andare avanti nella sua missione come nulla fosse, ostentando anglosassone distacco.
Un filo di apprensione, va da sè, c’è anche a Palazzo Chigi. Ieri una telefonata con il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in vacanza in Alto Adige ha consentito di fare il punto sul momento.
Detto questo, Letta è al lavoro sulla legge di stabilità col ministro Saccomanni, comunque convinto di poter andare avanti in ogni caso, anche in caso di tracollo giudiziario di Berlusconi. Ecco perchè la Presidenza del Consiglio ha già pianificato tutti i suoi appuntamenti fino al mese di ottobre, quasi a esorcizzare lo spettro.
Certo, tutto dipenderà da quel che accadrà a partire da questa sera, dopo la lettura del dispositivo.
Perchè è vero che il quartier generale berlusconiano si è imposto e ha imposto a tutti i parlamentari la linea del silenzio e della prudenza.
Ma è anche vero che in caso di conferma della condanna e dell’interdizione si scatenerebbe la tempesta.
Non viene escluso a Palazzo Grazioli che possa essere lo stesso Cavaliere a occupare la scena con una conferenza stampa o un exploit televisivo, per passare al contrattacco. E allora sì, tutto potrebbe succedere, nulla sarebbe più scontato.
Per adesso, in quella sorta di bunker dorato di via del Plebiscito – blindato da camionette e transenne di forze dell’ordine come nemmeno ai tempi del Berlusconi premier – prevale solo l’amarezza e lo sconforto, raccontano. Soprattutto nello scrutare dalle finestre le tante telecamere straniere, quelle della Cnn tra le altre, lì sotto all’ingresso come davanti alla Cassazione, ad alimentare la grande attesa mediatica mondiale per un Cavaliere che sognava di essere ricordato statista e che si ritrova giudicato da imputato.
Carmelo Lopapa
(da “La Repubblica“)
argomento: Berlusconi, Giustizia | Commenta »
Agosto 1st, 2013 Riccardo Fucile
GLI AVVOCATI DI BERLUSCONI: “NON C’È REATO, SI ANNULLI LA SENTENZA D’APPELLO”…. OGGI POMERIGGIO IL VERDETTO DELLA CASSAZIONE
Aveva annunciato “l’asso nella manica” per far assolvere Silvio Berlusconi. Ma ieri il principe dei penalisti, il professor Franco Coppi, davanti alla Cassazione non l’ha tirato fuori.
Al di là della sua innegabile capacità oratoria, gli argomenti che ha illustrato per chiedere l’assoluzione e, in subordine, un appello bis, comunque salvifico, sono gli stessi che sono stati respinti dai giudici di merito a Milano: Berlusconi era fuori dalla gestione della sua azienda, le testimonianze pro Cavaliere sono state “travisate”.
“La sentenza d’appello è caratterizzata dal pregiudizio. Berlusconi dal 1994 si dedica interamente alla politica e non si occupa più di gestione societaria. Figuriamoci se metteva bocca nelle quote di ammortamento del 2002/2003 quando ormai da 10 anni aveva accantonato queste preoccupazioni, se mai si fosse occupato di cose del genere!”.
Prosegue con foga: “Non era il ‘dominus’ di nessuna catena truffaldina e mi rammarico che, invece, questa tesi sia stata condivisa anche dalla Procura generale della Cassazione”.
Prima di lui aveva parlato l’avvocato Niccolò Ghedini che, per la prima volta, non ha tenuto le conclusioni della difesa e quindi, ormai scavalcato da Coppi, non ha potuto chiedere l’assoluzione per Berlusconi al processo cruciale per il leader del Pdl: se oggi la Cassazione dovesse confermare la condanna, si avvicinerebbe la sua espulsione dal Parlamento.
Ghedini ha ammesso che per lui il processo Mediaset “è un incubo notturno. Sono 16 anni che difendo Berlusconi, sicuramente troppi, e sento dire che dobbiamo difenderci nel processo e non dal processo.
Ma come facciamo con un Tribunale che mi dice: ‘Concordate con il pm le domande per i testi?’”.
La conclusione di Coppi arriva alle 18.45, dopo un’ora e 30, con la sua doppia richiesta: assoluzione perchè il fatto non costituisce reato o appello bis per riqualificare il reato di frode fiscale con uno meno grave, “dichiarazione infedele”. Coppi sostiene che non c’è reato di frode fiscale perchè non ci sono state “operazioni inesistenti. I trasferimenti del denaro tra le varie società (del ‘giro dei dritti’, ndr) sono realmente avvenuti. Le società intermediarie erano davvero tali”.
Secondo l’accusa, riconosciuta provata dai giudici di merito “legittimamente”, come ha detto la procura generale della Cassazione, per creare fondi neri ed evadere il fisco, venivano gonfiati i costi dell’acquisto dei diritti tv. Il surplus di soldi tornava a Berlusconi attraverso una serie di off shore.
L’avvocato propone ai giudici anche un appello bis perchè sarebbe comunque una manna per Berlusconi: farebbe cadere in prescrizione la frode fiscale del 2002 e anche quella del 2003 avrebbe ottime probabilità di andare al macero.
Chiede la riqualificazione del reato, da frode fiscale a dichiarazione infedele, perchè non prevede l’interdizione dai pubblici uffici.
Anche Coppi, che pure stigmatizza “dichiarazioni scomposte” sul processo, cade nel clichè dei berluscones e parla di “pregiudizio” della Corte d’Appello, di “superficialità ” dei giudici che non hanno voluto acquisire i verbali dell’inchiesta Mediatrade per la quale Berlusconi è stato prosciolto in udienza preliminare per il filone milanese e in parte prescritto e in parte prosciolto per il filone romano.
Ma lo stesso difensore è costretto ad ammettere che, come ha ricordato il pg Antonello Mura, la Corte d’Appello non aveva alcun obbligo perchè non c’è un giudizio definitivo.
Il professore, inoltre, per dimostrare il “travisamento” delle testimonianze cita l’ex amministratore delegato di Mediaset Franco Tatò: ha affermato che con il Cavaliere “era difficile addirittura avere un contatto fisico, si poteva discutere per telefono solo di qualche strategia di carattere generale”.
Ma a proposito dei diritti tv Tatò ha detto che se ne occupava Carlo Bernasconi e “riferiva solo a Berlusconi”.
La prima parte dell’arringa l’ha tenuta Ghedini che tra una lusinga e l’altra al professor Coppi “spiegherà lui meglio di me”, ripete la tesi dell’accanimento dei giudici che hanno “negato testimoni decisivi” e aggiunge: “È stato un processo vissuto come se si dovesse prescrivere un giorno per l’altro.
Sarebbe meglio si potesse rinunciare preventivamente a questa prescrizione così da potersi difendere nel processo”.
Ma fu proprio la maggioranza berlusconiana ad approvare la legge ex Cirielli che fa scattare per la frode fiscale la prescrizione non più dopo 15 anni ma dopo 7 e mezzo.
Ce la farà la “strana coppia” Coppi-Ghedini a ottenere l’annullamento della condanna a 4 anni di pena e a 5 anni di interdizione dai pubblici uffici?
Il verdetto è atteso tra il tardo pomeriggio e la serata di oggi. Camera di consiglio da mezzogiorno perchè, ha detto il presidente Antonio Esposito, tre giudici del collegio stamattina devono partecipare ad altre processi “con carattere di urgenza”.
Alla fine delle arringhe Mura non commenta. Parla, invece, il pg Gianfranco Ciani, a riprova che la richiesta della conferma sostanziale della pena è dell’Ufficio: “Nella requisitoria Mura non legittima la pena accessoria di 5 anni (chiede la riduzione a 3, ndr) e solo questo aspetto la procura generale ha censurato”.
Ammette che “tutti siamo sotto stressi” e non fa previsioni sulla sentenza: “Non faccio l’indovino”.
Antonella Mascali
argomento: Berlusconi | Commenta »