Agosto 4th, 2013 Riccardo Fucile IL PARROCO DI GENOVA-STURLA HA LANCIATO L’INVITO AL CAVALIERE SU FACEBOOK
«Vieni a scontare la pena da me? Ti faccio io un bel programmino di servizi socialmente utili». Questa la provocazione lanciata sul proprio profilo Facebook da don Valentino Porcile, parroco della chiesa della SS. Annunziata di Sturla che invita Silvio Berlusconi a scontare la pena in parrocchia nel caso dovesse optare per l’affidamento ai Servizi Sociali.
La lettera al cavaliere nasce quasi per scherzo dopo che l’assessore ai Servizi Sociali di Albenga Eraldo Ciangherotti aveva comunicato a Berlusconi (e agli avvocati Franco Coppi e Niccolò Ghedini) di essere disponibili ed onorati ad accoglierlo per scontare la pena con qualche ora al giorno di attività in organismi socialmente utili.
La lettera
«Caro Silvio, ho letto l’invito dell’Assessore di Albenga che ti offre di fare qualche ora di servizi socialmente utili.
Vieni a scontare la pena da me, invece?
Ti faccio io un bel programmino di servizi socialmente utili.
Ti faccio fare un anno di continui giri, non qualche ora al giorno come dice l’Assessore, ma per dieci ore al giorno, a vedere le vere povertà .
A scoprire come sta davvero una famiglia che non arriva a fine mese.
A vedere chi è un tossicodipendente.
A vedere come sta una prostituta che arriva in Italia menata di botte e costretta a vendersi sulla strada. A vedere come vivono gli zingari che tu dici all’Europa di fartene carico per avere i finanziamenti, e che poi vengono abbandonati a se stessi.
Ci facciamo un bel giro alla sera a portare un panino a chi dorme per strada.
Vieni a vedere cosa sta provocando il taglio ai servizi sociali alle fasce deboli del nostro paese.
Vieni Silvio, e ti porto dagli anziani che non hanno nessuno in casa che gli faccia la spesa.
Ti faccio parlare io con le famiglie che a Genova si trovano a dover pagare quasi il 6 per cento sulla prima casa.
Ti faccio parlare con le piccole imprese strozzate dal mancato finanziamento dello stato debitore.
Ti faccio incontrare con chi si sente soffocato da quell’Equitalia che tu avevi promesso di abolire.
Ti faccio parlare con le mamme che si vedono aumentare le tasse scolastiche del 4 per cento, con chi per iscrivere il bimbo alla materna deve pagare cento euro.
Ti porto ad incontrare i giovani che non trovano lavoro; ti faccio toccare con mano che il tasso di disoccupazione quando eri al governo è diminuito non perchè la gente trovava lavoro, ma perchè se ne andava altrove a cercare lavoro.
E tu sai che togliersi dalla lista di collocamento per andare altrove può far pensare che la gente non sia più iscritta perchè lavora, ed invece la realtà è molto diversa.
Ti faccio conoscere giovani che non sanno come fare per costruirsi un futuro. Che decidono di non comprarsi casa perchè, anzichè essere una ricchezza, è una tassa insopportabile in più da affrontare.
Ti porto a vedere cosa provoca nell’animo umano anni e anni di lavoro precario, quel lavoro precario che tu hai creato come soluzione al lavoro che mancava.
Ti faccio parlare con genitori che dicono: “Cosa insegno ai miei figli? A guardare lontano? O ad arraffare oggi quello che la vita ti dà , perchè domani non sai cosa ci può essere”.
Ti aiuto ad uscire dal mondo dorato in cui vivi, e a renderti conto (tu e molti altri) di come si sta quaggiù.
Se vuoi fare dei servizi socialmente utili, non dare retta a chi ti prepara un servizio che è socialmente utile solo a te stesso.
Vieni un po’ qui in basso, dove viviamo noi comuni mortali».
don Valentino Porcile
(da “il Secolo XIX“)
Ps don Valentino non è un sacerdote “di sinistra” o schierato, così qualcuno evita di gettare fango pure su di lui.
argomento: Berlusconi, Giustizia, povertà | Commenta »
Agosto 4th, 2013 Riccardo Fucile POLITICANTI MEDIOCRI E ARRIVISTI SI IMMOLANO IN PIAZZA PER IL GRANDE CAPO… GENTE CHE IN UNA REPUBBLICA NORMALE FAREBBE A MALA PENA IL CONSIGLIERE DI CIRCOSCRIZIONE
Un gruppetto di senza arte nè parte, politicanti mediocri, o più spesso arrivisti prestati alla politica,
notabili locali di piccolissimo cabotaggio.
In una Repubblica normale potrebbero ambire a fare i consiglieri di circoscrizione. Qualcuno, ma sarebbe una professione di fiducia, l’assessore di qualche piccolo Comune.
Com’era appunto Sandro Bondi, ex comunista pentito (di solito i peggiori), che prima di restare folgorato sulla via di Berlusconi faceva il sindaco in quel di Fivizzano, ridente paese adagiato sui molli profili dell’Appennino tosco-emiliano.
In questa Repubblica, così conciata, diventano esponenti di spicco della morente partitocrazia. E arrivano a essere ministri, capobastone, membri della nomenclatura che ruota intorno al Capo e da lui in toto dipende.
LUI SE LI TIENE STRETTI
Da questo punto di vista il Cav è molto migliore dei suoi emuli. Ma siccome è un insuperabile maestro nell’usare pro domo sua schiere di utili idioti, oltre che un virtuoso del divide et impera, se li tiene tutti stretti intorno alla sua tavola.
Certo, dentro di sè li schifa, ne soppesa tutta la pochezza, la furbizia d’accatto, lo stolido opportunismo, anche se non resiste alla loro piaggeria.
Come tutti coloro affetti da ipertrofia dell’ego, Silvio si sdilinquisce alle lusinghe. E quelli che gli girano intorno, sapendolo, fanno a gara di ruffianeria.
Ogni tanto, è vero, anche lui non li sopporta e sbotta.
Lo scorso autunno, per esempio, quando costoro lo tiravano per la giacchetta perchè riscendesse in campo (in verità una parte flirtava con Monti, e questo la dice lunga sul loro fiuto politico, sperando in un prolungamento di carriera) il Cav appalesò momenti di autentica e comprensibile insofferenza. «Quando entrano nel mio ufficio mi verrebbe tanta voglia di prendere e andar via», ebbe a dire dopo l’ennesimo pellegrinaggio di devoti.
COME UN CANE AL POLPACCIO.
Sulla Michela Brambilla, la rossa salmonata le cui quotazioni però ora viaggiano al ribasso, disse che le rammentava un cane che si attacca al polpaccio e non ti molla.
Su Alfano, con metafora cortese ma pregnante, che gli mancava il quid: un uomo senza un perchè, senza qualit�
Questi e altri animali (in senso figurato, per carità ) dello zoo pidiellino ce li ritroviamo in un assolatissimo 4 agosto a protestare per l’ingiusta condanna del loro mentore.
Meglio dire di colui da cui dipendono i loro destini, visto che se Silvio non si fosse impegnato in prima persona in campagna elettorale rischiando di vincere le Politiche ora sarebbero a spasso o alle prese con l’anonima occupazione di un tempo.
Lontani da privilegi e telecamere, in qualche studio legale o assicurazione, i più fortunati tenuti a galla da qualche poltrona o consulenza che consentisse loro di continuare respirare l’arietta del potere.
Ma tant’è. Il mite Bondi, modi curiali e cuore di poeta, da troppo tempo in naftalina e quasi autoesclusosi dal cerchio magico (a un certo punto sembrava lo assumessero in Mondadori), deve aver intravisto nel pronunciamento della Cassazione la più ghiotta occasione per rilanciarsi. E l’ha sparata grossa.
Non sapendo quel che altri due sodali dell’empireo arcoriano, Lele Mora e Emilio Fede, fin da tempi non sospetti avevano intuito: ovvero che il Cav a una guerra civile predilige di gran lunga una Barbara Guerra.
Paolo Madron
(da “Lettera 43“)
argomento: Berlusconi | Commenta »
Agosto 4th, 2013 Riccardo Fucile TRA MANICHINI, CARATTERISTI E MESSE IN PIEGA: CRONACA DI UN POMERIGGIO DI CALDA ESTATE
Siamo ormai, a tre giorni dalla sentenza definitiva su Berlusconi, in piena modalità -caciara. Diverse cose colpiscono nella manifestazione di Palazzo Grazioli, che si potrebbe raccontare come una baracconata spassosa.
I toni da talk show dell’imbattibile re della televisione, che serve un bello spettacolo di mezza estate in mezzo a palinsesti un po’ mosciarelli.
La presenza di numerosi pensionati in gita, vecchini che tuttavia parrebbero assai incazzosi, a giudicare dalle interviste che rilasciano.
Le bandiere di Samorì tra la folla, uno che tempo fa si proponeva come aspirante erede del Cavaliere.
Quelle di Forza Italia che, dice un tizio, “conservavo da vent’anni” (pare più probabile una alacre ristampa notturna in queste ore).
I consueti pullman di passeggeri col panino e il sacchetto pic nic pagato (avviene però anche in altre manifestazioni, e non c’è nulla di male nel farsi una passeggiata gratis a Roma).
Le pasionarie in prima fila, una Francesca Pascale che per stare col quasi ottantenne si è sessantennizzata, una bella ragazza napoletana coperta di cipria come una maschera giapponese.
Gli occhi a palla della segretaria del Cavaliere Maria Rosaria Rossi.
La messa in piega appena sistemata della Santanchè, in piena tenuta a dispetto dei quaranta gradi.
La consueta, sobria maglietta della Mussolini, “c’hann scassat o’cazz”.
Ovviamente la parole del leader condannato, che fornisce lui il titolo scontato, “io non mollo” (manca il barcollo, quello si vede a occhio nudo).
L’Inno di Mameli, insolitamente usato per sostenere le ragioni di un uomo che ha frodato sette milioni allo Stato (in realtà il processo riguarda una cifra molto più alta di soldi, 368 milioni, ma prescritta).
I commenti televisivi che ancora discutono pensosamente su una “strategia di Berlusconi” (il Financial Times quando scrive “cala il sipario sul buffone di Roma” è troppo ottimista e troppo poco italiano).
I pensieri nascosti di Enrico Letta, che chissà cosa deve aver pensato guardando in tv l’evento. “Siamo responsabili”; baracconata sì, ma responsabile.
Forse un quadro così rischia un po’ di far dimenticare che ci sono ancora diversi milioni di persone (una decina) assolutamente convinte della bontà delle tesi berlusconiane, e disposte a votarlo.
O che c’è un leader condannato che parla sulla tv pubblica con notevole grancassa (il discorso a caldo dopo la condanna), confondendo un po’ tutto (magnifico quando dice che lui non telefona a Mediaset perchè non c’è traccia di sue chiamate al centralino), e in mezzo alla caciara riscrive la Costituzione dicendo che “la magistratura non è un potere dello Stato perchè non è elettivo”. Insomma, ci ho ripensato.
C’è tanto da ridere. Ma forse più da piangere.
Jacopo Iacoboni
argomento: Berlusconi | Commenta »
Agosto 4th, 2013 Riccardo Fucile LIBERO E IL GIORNALE, QUOTIDIANI ELEGANTI PER CENE ELEGANTI, TOCCA AL PRESIDENTE DI CASSAZIONE ESPOSITO CHE REPLICA: “NE RISPONDERANNO IN SEDE GIUDIZIARIA, SONO PURE NOTORIAMENTE ASTEMIO”
Il “trattamento Mesiano” tocca questa volta ad Antonio Esposito. 
Poca cosa, i calzini azzurri che erano stati rimproverati al giudice del Tribunale di Milano Raimondo Mesiano, autore della sentenza civile che obbligherà Silvio Berlusconi a pagare un risarcimento milionario per aver scippato la Mondadori.
Contro Esposito, il presidente della sezione feriale della Cassazione che ha confermato la sentenza Mediaset, si fa ben di più: gli sono addebitate “cravatta impataccata, scarpe da jogging, camicia sbottonata sul ventre che lasciava intravedere la canottiera”.
E di peggio: il Giornale strilla in prima pagina “Le cene allegre di Esposito. Così infangava Berlusconi il giudice che l’ha condannato”.
È il giornalista Stefano Lorenzetto ad allineare le presunte scorrettezze del magistrato, raccontando una serata di quattro anni fa, del marzo 2009, in occasione della consegna di un premio all’ex magistrato Ferdinando Imposimato da parte del Lions club di Verona.
Il giudice Esposito non intende replicare “se non nelle sedi competenti” a quelle che ritiene calunnie e falsità .
Accetta però di spiegare che cosa non quadra nella ricostruzione del Giornale. “Intanto le sbandierate (in prima pagina) ‘cene allegre’ si sono risolte in un’unica cena dopo la premiazione. Quanto all’abbigliamento, basta guardare le numerose foto scattate quel giorno e controllare le riprese televisive per constatare che era impeccabile, del tutto conforme al rilievo della manifestazione pubblica a cui stavo partecipando. Una cosa comunque è certa: io in vita mia non ho mai posseduto, nè calzato (e dico mai senza tema di smentita) scarpe da jogging, attività che non ho mai praticato”.
Ma Esposito, secondo il racconto di Lorenzetto, “nel bel mezzo del banchetto cominciò a malignare, con palese compiacimento, circa il contenuto di certe intercettazioni telefoniche riguardanti a suo dire il premier Berlusconi… Si soffermò sulle presunte e specialissime doti erotiche che due deputate del Pdl, delle quali fece nome e cognome, avrebbero dispiegato con l’allora presidente del Consiglio”.
“È falso”, risponde il magistrato. “Quelle affermazioni non sono state fatte, nè potevano essere fatte, perchè io non ho mai avuto conoscenza dell’esistenza — se mai sono esistite — di intercettazioni che riguardano la vita privata dell’onorevole Berlusconi. È un’affermazione gravissima, poichè il giornalista mi accusa di essere illecitamente a conoscenza di presunte conversazioni coperte da segreto, delle quali io invece ignoravo e tuttora ignoro l’esistenza”.
Il cuore delle “rivelazioni” del Giornale è che Esposito avrebbe anticipato, durante quella cena, il giudizio che 48 ore dopo avrebbe espresso in Cassazione nei confronti di Wanna Marchi. Lorenzetto estrae dal cilindro un suo libro del 2011 in cui aveva già raccontato l’episodio, pur senza fare il nome del magistrato.
“Nella mia lunga carriera non ho mai anticipato un giudizio. Questo si forma”, spiega Esposito, “sempre e solo al termine dell’udienza, dopo il contraddittorio tra le parti. Ma anticiparlo è ancor più impensabile in Cassazione, ove la decisione viene presa, liberamente e autonomamente, da cinque magistrati. La verità è ben diversa: quella sera, all’invito dell’organizzatore a rimanere ancora un giorno a Verona, io risposi che avevo urgenza di ritornare a Roma perchè dovevo trattare un processo abbastanza impegnativo di truffa nel quale era coinvolta Wanna Marchi, notizia ampiamente già pubblicizzata dalla stampa. Tutto qui, senza alcun impossibile anticipo di decisione”.
E poi: se Lorenzetto è “trasecolato” per l’accenno a Wanna Marchi, come mai non è “trasecolato” per i ben più gravi (e giornalisticamente ancor più appetitosi) accenni a Berlusconi e alle sue deputate, di cui invece non parla nel suo libro?
Lorenzetto concede comunque al giudice una “misericordiosa attenuante”: “Forse era un po’ brillo”, aveva “ecceduto con l’Amarone”.
“Ma il giornalista non poteva non notare che io non ero un ‘po’ brillo’ perchè sono, da una vita, completamente astemio. Non c’è persona al mondo che possa testimoniare di avermi mai visto bere vino o altre bevande alcoliche”.
C’è di peggio: Lorenzetto racconta che il giudice, prima della consegna del premio, secondo un testimone avrebbe fatto affermazioni pesanti su Berlusconi, reputato “un grande corruttore” e “il genio del male”.
“Dice anche che io mi sarei lasciato andare perchè non ero a conoscenza per quale testata lavorasse: invece lo sapevo bene, sia perchè avevo più volte letto articoli a sua firma, sia perchè gli organizzatori ci avevano segnalato chi fosse il moderatore della serata, come si usa in questi casi. Quelle parole non le ho mai dette: ma le pare che avrei potuto pronunciare giudizi di quel tipo, mentre ero al tavolo ove si presentava un libro e si consegnava un premio, innanzi a oltre 500 persone?”.
Un altro quotidiano, Libero, riempie una pagina, firmata da Franco Bechis, per spiegare che la sentenza di Antonio Esposito è arrivata poche ore dopo che il Pdl aveva votato in Senato il “licenziamento in tronco” di suo fratello Vitaliano, a cui è stato tolto “un posto da 200mila euro all’anno come garante dell’Ilva”.
“Non ho seguito nè seguo le vicende di mio fratello all’Ilva”, replica il presidente, “certo che se c’è chi dice che una mia sentenza è una vendetta contro qualcuno, dovrà risponderne nelle competenti sedi giudiziarie”.
(da “Il Fatto Quotidiano“)
argomento: denuncia | Commenta »
Agosto 4th, 2013 Riccardo Fucile DOVEVANO ESSERE ALMENO 30.000, ERANO AL MASSIMO 2.000… DI PLEBISCITO E’ RIMASTA SOLO IL NOME DELLA VIA
“Una manifestazione che è un ritorno al passato, con gli altoparlanti che diffondono tutte le melodie di Forza Italia, presente col suo logo dal palco del comizio.
Che, peraltro, non è stato autorizzato.
Ed è tragico flop. Ci sono circa 2.000 persone in via del Plebiscito (una via stretta e mezza vuota) per la manifestazione di protesta contro la sentenza della Cassazione sul processo Mediaset.
“Era previsto un allarme per l’affluenza degli autobus, poi è arrivato un messaggio dalla Questura. Ora è tutto rientrato” confermano i vigili urbani.
I manifestanti, arrivati da tutta Italia, alla spicciolata aspettavano l’intervento di Berlusconi e lui non si è fatto attendere molto.
E alle 18.15 ha cominciato a parlare: un crescendo di dichiarazioni, culminate nella sua dichiarazione di innocenza e il solito attacco ai giudici.
argomento: Berlusconi | Commenta »
Agosto 4th, 2013 Riccardo Fucile “DIROTTAMENTI BUS DI ANZIANI IN GITA DOMENICALE”.. “VIAGGIO, PANINO, COCA COLA E 50 EURO”… LA SATIRA DEL WEB SULLE PAGINE DEL PDL
“Vada lei a sostenere un pregiudicato condannato in via definitiva. Io passo”. Sulla pagina facebook di
Daniela Santanchè sono decine gli utenti che minimizzano, con toni più o meno pacati, la manifestazione del Pdl indetta oggi nella Capitale contro la sentenza della Cassazione che ha ribadito la condanna a carico del Cavaliere a quattro anni per frode fiscale.
“Tutti a Roma con Silvio Berlusconi per la democrazia senza paura”, scrive la “pitonessa” del centrodestra che, però, pare non raccogliere molti consensi sul social network.
“E dopo la manifestazione tutte da Silvio a fare il Bunga bunga — scrive Stefano — Mi raccomando lasciate Ferrara un po’ sotto al sole così scioglie i grassi”, mentre Nicola avanza il sospetto della trasferta a sostegno dell’ex premier a pagamento, come era accaduto in occasione lo scorso 23 marzo in occasione della manifestazione anti-pm: “Viaggio+panino+cocacola+50€(per la presenza) paga il nanetto”, scherza Nicola, riferendosi proprio ai figuranti pagati dieci euro documentati all’epoca da Repubblica. Per Paolo “ci risiamo, è vero. Panino cocacola o acqua più 50 euro per la presenza” e secondo Elia “si temono dirottamenti di autobus carichi di anziani in gita, dalle padelle alle patacche!”.
Poi qualcuno ricorda alla Santanchè i vecchi tempi, quando in campagna elettorale spiegava agli elettori di non votare Berlusconi perchè “vede tutte le donne orizzontali”.
Vince l’ironia anche su twitter dove l’hashtag del giorno è #guerracivile, involontariamente lanciato da Sandro Bondi che ieri ha dichiarato: “O la politica è capace di trovare delle soluzioni capaci di ripristinare un normale equilibrio fra i poteri dello Stato e nello stesso tempo rendere possibile l’agibilità politica del leader del maggior partito italiano — ha detto — oppure l’Italia rischia davvero una forma di guerra civile dagli esiti imprevedibili per tutti”.
E sulla pagina Facebook dedicata a Nobel per la letteratura a Sandro Bondi c’è chi posta anche il kit per la guerra civile invocata dal senatore del Pdl.
“La Santanchè minaccia di farsi esplodere un labbro sotto al Quirinale, è guerra civile”, scrive Matteo su Twitter e Massimo aggiunge: “Già pronto il condono per trincee e bunker abusivi. Il modulo entro il 20 agosto”.
Mariludda invece osserva: “Sarà guerra civile ma molto probabilmente è una guerra burlesque, loro sono eleganti” e Martin si scusa: “Silvio perdonami se sono in ferie, alla prossima condanna vengo sicuro”.
E ancora Roberto chiede se per la guerra civile “dobbiamo venire già mangiati” visto che, come scrive Chiara, “le truppe si rifocillano: non si fa la #guerracivile a panza vuota”.
C’è anche chi si spinge a sottolineare le incoerenze del linguaggio del Pdl (“Due parole su Mara Carfagna, quella che “Grillo incita all’odio”. Iinvece la #guerracivile di Bondi è inno all’amore”, scrive Luca) e Umberto si domanda: “Ma il richiamo alla violenza non è reato?”.
Tanti i riferimenti all’Esercito di Silvio, il gruppo nato a sostegno dell’ex premier: “News dal campo: il Cappellano Padre Maronno benedirà l’ #esercitodisilvio prima della #guerracivile”, dice Sir Morgan Black.
Ma è proprio sulla pagina ufficiale dei fan del Cavaliere che c’è ancora chi è convinto che la Cassazione non abbia ritenuto Berlusconi colpevole.
Luca: “Bella raga.. l’hanno assolto anche stavolta… Silvio Silvio Silvio Silvio!”. Messaggio postato sabato intorno alle 16.
La sentenza di condanna, invece, risale a giovedì. Anche allora i fan del Cavaliere credevano che il loro leader fosse stato assolto.
(da “il Fatto Quotidiano”)
argomento: PdL | Commenta »
Agosto 4th, 2013 Riccardo Fucile DIPENDE DALLA DISCREZIONALITA’ DEL GIUDICE… PESANO ANCHE LE DUE CONDANNE IN PRIMO GRADO A 7 E 1 ANNO E I TRE PROCEDIMENTI ANCORA IN CORSO PER CORRUZIONE… NECESSARIO ANCHE IL “RAVVEDIMENTO” E IL PENTIMENTO DEL CONDANNATO
E se Silvio Berlusconi non finisse ai domiciliari, ma in galera? A furia di ripetere che la legge “ex Cirielli”, la numero 251 del 2005, prevede gli arresti a domicilio per gli ultrasettantenni qualunque condanna abbiano riportato e qualsiasi reato abbiano commesso, e che il neopregiudicato se la caverà con qualche mese di esilio dorato in una delle sue regge sparse per l’Italia, è sfuggito ai più un piccolo dettaglio che potrebbe rivelarsi micidiale: la norma dice “può”, non “deve”.
Cioè lascia al giudice di sorveglianza la discrezionalità sul luogo più idoneo a espiare la pena, indipendentemente dall’età del pregiudicato.
Nè avrebbe potuto stabilire alcun automatismo, visto che le pene alternative al carcere sono sempre rimesse alla valutazione del giudice sul caso concreto.
Ecco l’art. 2 comma 1 dell’ex Cirielli che modifica l’art. 47-ter dell’Ordinamento penitenziario: “La pena della reclusione per qualunque reato, ad eccezione di quelli… (di mafia, di terrorismo e a sfondo sessuale, ndr), può essere espiata nella propria abitazione o in altro luogo pubblico di cura, assistenza ed accoglienza, quando trattasi di persona che, al momento dell’inizio dell’esecuzione della pena, o dopo l’inizio della stessa, abbia compiuto i 70 anni di età purchè non sia stato dichiarato delinquente abituale, professionale o per tendenza…”.
Dunque l’ultrasettantenne “può” finire ai domiciliari (e nella gran parte dei casi ci finisce), ma “può” pure finire in carcere.
Dipende dal grado del suo ravvedimento, dalla sua consapevolezza della gravità del reato commesso, dalla sua intenzione di riparare al danno arrecato e dunque dal suo maggiore o minor livello di pericolosità sociale.
Che si misura anche dal numero degli altri processi pendenti.
E non ci vuol molto a comprendere che il condannato Silvio Berlusconi non s’è affatto ravveduto, anzi continua a negare il reato per cui è stato appena condannato e insulta i giudici che l’hanno condannato.
Dunque non è per nulla conscio della gravità delle sue frodi fiscali (talmente gravi da aver indotto i giudici a negargli le attenuanti generiche).
Se risarcirà il danno è solo perchè la Cassazione l’ha condannato a farlo, in solido con i coimputati, per 10 milioni di euro all’Agenzia delle Entrate a titolo di provvisionale. E soprattutto ha altri cinque procedimenti pendenti: due già approdati a condanne in primo grado (7 anni per concussione e prostituzione minorile, 1 anno per rivelazione di segreto); tre in fase di indagine (corruzione giudiziaria del teste Tarantini; corruzione di decine di testimoni al processo Ruby; nonchè per corruzione del senatore De Gregorio); senza contare le innumerevoli prescrizioni: 2 per corruzione giudiziaria (Mills e Mondadori) e 5 per falso in bilancio.
Esistono precedenti di condannati over 70 spediti in galera, anzichè ai domiciliari, dal giudice di sorveglianza? Sì, ne esistono.
Nel 2006, con la sentenza 27853, la I sezione penale della Cassazione ha respinto il ricorso di un condannato sardo, P.A., che s’era visto negare i domiciliari dal Tribunale di Sorveglianza di Sassari e marciva in carcere da 4 anni, sebbene avesse da tempo compiuto i 70, e invocava appunto la Cirielli. Che, a detta dei suoi difensori, avrebbe stabilito una “presunzione di incompatibilità del condannato con la situazione carceraria in considerazione dell’età ”.
Ma — obiettavano i supremi giudici — “tale tesi non è condivisibile poichè il legislatore usa nel comma 1 l’espressione ‘la pena può essere espiata…’, con ciò facendo riferimento, al pari di quanto previsto da tutte le altre disposizioni in materia di benefici penitenziari, ad un potere discrezionale della magistratura di sorveglianza la quale deve sempre verificare la meritevolezza del condannato e la idoneità della misura a facilitarne il reinserimento nella società , non essendo previsto in tale materia alcun ‘automatismo’ proprio perchè la ratio di tutte le misure alternative alla detenzione — anche quando sono ammissibili… — è quella di favorire il recupero del condannato e di prevenire la commissione di nuovi reati”.
Tant’è che anche la nuova “detenzione domiciliare per gli ultrasettantenni” rimane “sottoposta alle modalità , alle prescrizioni e agli interventi del servizio sociale…, ai controlli… e alla revoca per il caso di evasione o di incompatibilità del comportamento del soggetto, contrario alla legge o alle prescrizioni dettate”.
L’ultrasettantenne detenuto più famoso è per ora Calisto Tanzi.
Il 4 maggio 2011 l’ex patron della Parmalat fu condannato dalla Cassazione a 8 anni nel processo milanese per l’aggiotaggio Parmalat e l’indomani fu prelevato dalle forze dell’ordine e condotto in carcere, sebbene avesse ormai 73 anni.
Il Tribunale di Sorveglianza di Bologna respinse tre volte le istanze di scarcerazione presentate dai suoi legali proprio in base alla norma dell’ex Cirielli sugli over 70, ritenendolo socialmente pericoloso (eppure in tribunale aveva chiesto scusa alle migliaia di vittime) e solo dopo due anni di detenzione gli concesse gli arresti ospedalieri, ma non per la sua età , bensì per le sue condizioni di salute che nel frattempo si erano aggravate.
L’anagrafe — spiegarono i giudici Maisto, Buttelli, Tomassini e Rambelli — non dà alcun diritto ai domiciliari automatici.
Dunque Tanzi doveva restare in cella per “gli ingenti danni cagionati” e per “la mancanza, a tutt’oggi, di una effettiva consapevolezza delle proprie responsabilità morali e giuridiche, ma soprattutto dell’intenzione — con fatti concreti ed effettivi e non con mere dichiarazioni di intenti — dimostrare una adeguata revisione critica, un effettivo ripensamento ed anche pentimento per i danni cagionati”.
Pare proprio il ritratto di Silvio Berlusconi.
Marco Travaglio
(da “Il Fatto Quotidiano“)
argomento: Giustizia | Commenta »
Agosto 4th, 2013 Riccardo Fucile LOTTA INTERNA CON LE COLOMBE: “CON ME E VERDINI L’ORGANIZZAZIONE FUNZIONA BENISSIMO”
Daniela Santanchè è più Pitonessa che mai. Ieri non ha fatto altro che contare. Pullman.
Onorevole è il 4 agosto e ci sono 40 gradi, un deserto.
Non c’è agosto per la libertà .
Quanti pullman ha contato sinora (sono le 19 e 30, ndr)? Cento?
Cinque volte di più.
Cinquecento. Un trionfo se arriveranno davvero.
Tutto vero, la macchina organizzativa con me e Denis Verdini funziona benissimo. Nessun partito ha mai organizzato una manifestazione in piena estate.
Il coraggio di falchi e pitonesse.
Siamo in una dittatura. C’è un potere che ha commissariato la democrazia. E senza democrazia non so vivere.
Il potere dei magistrati.
La condanna a Berlusconi vale una rivoluzione.
In pullman.
Siamo gente pacifica e siamo la parte giusta del Paese. Non c’è posto tra di noi per i pavidi.
A proposito di pavidi: i ministri non ci saranno.
Non ci credo.
È sicuro: l’ha annunciato Lupi. Gasparri dice che sbagliano.
Avranno le loro buone ragioni.
Il governo traballa.
Ci sono battaglie più importanti di un governo.
Ne fate parte.
Non c’è un’azione efficace, non ci sono provvedimenti incisivi, la sua occupazione principale è guadagnare tempo.
Meglio le elezioni con il Porcellum?
Certamente. Almeno così si ristabilisce la democrazia. Voglio votare subito, con qualsiasi sistema.
Ma il leader sarà ai domiciliari, come minimo.
La grazia è un diritto, non una concessione di Napolitano.
Però oggi non passerete sotto al Quirinale. Hanno vinto le colombe.
Mai pensato di andare lì. Ci siamo solo spostati da piazza Santi Apostoli a via del Plebiscito.
Ma lei sarebbe andata in marcia sul Colle
Sì, mica ho paura di Napolitano, lui è una persona come me.
Guerra civile, come dice Bondi.
Bondi ha ragione. Da vent’anni c’è una guerra civile in Italia. Finiamola con questa forma subdola di ipocrisia.
Finiamola.
I magistrati hanno già distrutto cinque partiti nella Prima Repubblica.
Il pentapartito.
Tutti partiti fondati da Padri costituenti.
E se Napolitano non concede la grazia?
Non è una concessione.
Un diritto.
Esatto.
Se questo diritto non ci sarà ?
Ci dimetteremo dal Parlamento in duecento, voglio vedere Napolitano che cosa fa?
Ce l’avete con il capo dello Stato.
Non lo temo. Anzi non vorrei essere nei suoi panni.
Perchè?
Napolitano come spiegherà al mondo che l’Italia è un Paese come l’Ucraina dove si imprigionano gli oppositori politici?
Evasori, non oppositori.
Berlusconi è innocente. Siamo in una dittatura, commissariati da un altro potere.
Il premier ascolterà con attenzione oggi. I toni gli stanno a cuore.
Invece di intimidire noi pensi alla Germania. Usi lui gli stessi toni.
Berlusconi verrà ? È a Arcore
Cosa vuole che sia Milano-Roma.
Quindi verrà ?
Il presidente è educato e rispettoso. Sarà a Roma per salutare il suo popolo.
(da “Il Fatto Quotidiano“)
argomento: PdL | Commenta »
Agosto 4th, 2013 Riccardo Fucile PER TEDESCHI E AMERICANO E’ SOSPETTA OGNI INTERFERENZA SUI MAGISTRATI… SOLTANTO UN GIORNALE RUSSO VICINO A PUTIN DIFENDE BERLUSCONI
Giovedì sera, pochi minuti dopo la pronuncia della Corte di cassazione, sulle frequenze di Bbc World Service è andata in onda una curiosa conversazione.
Lucio Malan, senatore del Pdl, spiegava con convinzione che la condanna era ingiusta e Silvio Berlusconi era innocente.
Il conduttore, serafico, ha ribattuto: «Mi scusi, ma come può dir questo? Tre gradi di giudizio hanno stabilito il contrario».
Nella sua semplicità , lo scambio illustra il nostro vero, grande rischio nazionale: all’estero non capiscono.
Non capisce l’opinione pubblica internazionale. Non capiscono i giornali, le televisioni, le radio e i siti web.
Non capiscono i conservatori, i liberali e i socialisti.
Nessuno capisce come, in una democrazia, una parte del potere politico possa rivoltarsi contro il potere giudiziario, pur di difendere il proprio capo.
È un coro unanime. The Independent (inglese): «Berlusconi come Al Capone». Sà¼ddeutsche Zeitung (tedesco): «Machiavelli di celluloide». Libèration (francese): «Berlusconi, naufragio all’italiana». Washington Post (americano) si chiede quale villa Berlusconi sceglierà per la reclusione.
The Guardian, da Londra: «Silvio Berlusconi ai domiciliari, forse nella villa del bunga-bunga». El Paàs, da Madrid: «È così la vecchia volpe (el viejo zorro), grande conoscitore dell’idiosincrasia italiana, ha ottenuto quello che sarebbe difficilmente immaginabile in ogni altro Paese del mondo: convertire i panni sporchi giudiziari in combustibile per l’ultima tappa della carriera politica. La cosa più allucinante, e anche la più triste per l’Italia, è che il trucco funziona».
Vignette, grafici, cronologie giudiziarie, commenti.
Nel duello, riassunto da Luigi Ferrarella, «tra la volontà della magistratura di applicare a Berlusconi le regole valide per tutti e la sua pretesa di esserne esonerato a causa del consenso», i media del mondo non sembrano aver dubbi: stavolta, e non per la prima volta, stanno con la magistratura.
Il potere giudiziario – da Washington a Londra, da Berlino a Tokyo – è considerato l’arbitro della vita civile. Un arbitro discusso e discutibile: ma comunque l’arbitro.
E se tre arbitri, uno dopo l’altro, decidono che una persona è colpevole, significa colpevolezza: il giudizio umano, oltre, non può andare.
Le nostre diatribe italiane sull’accanimento giudiziario risultano incomprensibili. «Berlusconi è stato indagato e processato come nessun altro!», protestano i sostenitori in Italia.
La reazione, fuori d’Italia, si può riassumere così: «Bene. Ora processate anche gli altri».
Opinioni brutali? Considerazioni sempliciste? Ma l’opinione pubblica internazionale è, spesso, brutale e semplicista.
Pensate a quanto sappiamo noi sul funzionamento della democrazia americana o tedesca (l’equilibrio tra i poteri, i controlli incrociati).
I cittadini tedeschi e americani sanno altrettanto (poco) della democrazia italiana. Sanno però che il legislatore legifera, il governo governa e il potere giudiziario giudica.
Ogni interferenza appare sospetta.
Le norme spinte in Parlamento per alleggerire la propria posizione processuale, durante gli anni di governo: questo sì, di Silvio Berlusconi, viene spesso ricordato. All’agenzia Nuova Cinao al quotidiano giapponese Asahi Shimbun non interessa se la magistratura italiana ha un’agenda politica.
Quest’ultimo si limita a scrivere che «un ex premier è stato condannato per frode fiscale» (è l’unico che non mette il nome di Berlusconi nel titolo).
Solo il quotidiano russo Kommersant si schiera dalla parte del condannato. Titola: «Berlusconi non è stato scomunicato dalla politica» e definisce la sentenza «scandalosa» perchè mira a terminarne la carriera politica.
La vulgata berlusconiana, raffinata negli anni dai media di proprietà , è che esista una cricca di italiani – giornalisti, accademici, qualche politico – in grado di influenzare le opinioni nei luoghi che contano, Londra e New York in particolare.
Considerato l’accesso alle informazioni nel XXI secolo, questa spiegazione appare surreale, astuta o infantile (fate voi). È più logico e più semplice accettare l’evidenza. Sono ormai molti, all’estero, a condividere l’opinione sintetizzata in un titolo dell’ Economist nel 2001: Berlusconi è inadatto a guidare l’Italia.
Certo, i media più influenti – quelli che i mercati consultano e gli investitori ascoltano – non hanno mai mostrato indulgenza per il personaggio. Dopo otto di governo inefficace, quattro anni di scandali sessuali, una dozzina di processi, sette prescrizioni e una condanna, sembrano aver perso la pazienza.
«Cala il sipario sul buffone di Roma», è il titolo spietato del Financial Times .
Il New York Times, secondo cui la vicenda «mette il fragile governo italiano sulla strada della crisi», scrive: «È opinione diffusa che Mr. Berlusconi voglia conservare un ruolo pubblico nella speranza di esercitare l’influenza politica di cui ha bisogno per proteggere i propri interessi economici».
Certo dev’essere sgradevole, per un elettore di centrodestra, leggere opinioni tanto sfavorevoli; ed è doloroso, per ogni italiano, sapere che l’opinione negativa su un leader ricade anche, inevitabilmente, sul Paese che rappresenta.
Ma bisogna prenderne atto, e mantenere la calma.
Se un uomo mite come Sandro Bondi evoca «il rischio di guerra civile» non dobbiamo stupirci se i media internazionali ci trattano talvolta con fastidio.
Una dichiarazione irresponsabile, dal satellite e sulla banda larga, viaggia più veloce del magnifico lavoro di tanti connazionali, in ogni campo.
Pdl significa Popolo della Libertà , non Perdere di Lucidità .
Qualcuno, nel partito, trovi il coraggio di spiegare al padre-padrone che non può trascinare con sè tutta l’Italia. I nostri amici nel mondo non capirebbero; e i nostri avversari non aspettano altro.
(da “il Corriere della Sera”)
argomento: Berlusconi, Esteri | Commenta »