Agosto 8th, 2013 Riccardo Fucile
“FORMALMENTE L’INTERVISTA DI ESPOSITO NON E’ CENSURABILE: L’OBBLIGO DI NON PARLARE NON RIGUARDA I PROCEDIMENTI CONCLUSI”
“L’obbligo di riservatezza vincola il magistrato fino alla lettura del dispositivo della sentenza. Dopo, in teoria, può parlare”.
Le argomentazioni di Caterina Malavenda sono lineari.
Bando alle opinioni personali, solo ragionamenti sui dati di fatto.
È avvocato cassazionista e giornalista pubblicista. Conosce le insidie di entrambe le professioni.
Il Pdl è insorto per l’intervista del giudice Esposito. Alcuni parlano di “revisione del processo” e “sentenza inficiata”.
Il valore giuridico della condanna di Berlusconi è intatto. Formalmente l’intervista non è censurabile: l’obbligo di non parlare riguarda i procedimenti in corso e non quelli conclusi.
Eppure il Consiglio Superiore della Magistratura ha aperto una pratica per valutare l’ipotesi di un’azione disciplinare.
È un atto dovuto: il Csm ha il dovere di valutare se le parole del giudice siano legittime o meno. Esposito era tenuto al silenzio fino alla fine del processo. Ma le valutazioni sulla liceità di quello che ha detto dopo, spettano solo al Csm.
Il presidente della Cassazione ha definito l’intervista “un atto inopportuno”: concorda?
Non lo so. Di certo Esposito è un adulto. E quella della Cassazione è la “sentenza del secolo”. Il giudice sapeva perfettamente cosa sarebbe scaturito dalle sue parole.
Non è sorpresa dalla campagna di stampa che ne è derivata?
Ognuno fa il suo mestiere. La reazione dei giornali è comprensibile: l’intervista si presta alle polemiche.
Per Esposito era una chiacchierata tra amici…
L’amicizia viene dopo. È una questione deontologica. Il contenuto di una conversazione va riportato fedelmente, che si tratti di un’intervista o di una semplice chiacchierata. Se poi c’è un accordo per concordare il testo, è un’altra questione. In ogni caso, quando parlo con un giornalista, so che devo essere cauta. Anche se è mio fratello (ride). Perchè prima di tutto rimane un giornalista…
Tommaso Rodano
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Agosto 8th, 2013 Riccardo Fucile
“L’ILLECITO DISCIPLINARE SUSSISTE SOLO QUANDO UN MAGISTRATO RILASCIA DICHIARAZIONI SU UN PROCEDIMENTO NON ANCORA ESECUTIVO, IN QUESTO CASO LA SENTENZA ERA DEFINITIVA”
La pratica aperta sul presidente Antonio Esposito dal Csm è “legittima ma priva di rilevanza”.
Certo l’intervista al Mattino è “inopportuna” ma il Csm potrebbe considerare l’ipotesi di aprire una pratica a tutela del magistrato sottoposto ad attacchi da parte dei politici.
Questo è il pensiero di Angelantonio Racanelli, già pm a Roma, ora membro togato del Csm con i moderati di Magistratura Indipendente.
Consigliere Racanelli, il Csm davvero metterà sotto accusa Esposito?
La trasmissione d’urgenza alla prima commissione della pratica aperta su richiesta legittima dei tre membri laici del Pdl è un’attività ordinaria. Credo che nel caso specifico potrebbe non avere alcuna rilevanza concreta. L’azione disciplinare infatti non spetta al Csm e qualora si ravvisassero gli elementi dell’illecito disciplinare la pratica sarebbe trasmessa ai titolari, cioè al procuratore generale e al ministro Anna Maria Cancellieri.
Perchè allora il comitato di presidenza del Csm ha inviato la pratica in prima commissione?
Perchè è la commissione competente sulle questioni di incompatibilità ambientale ex articolo due. Per capirci è quel tipo di incompatibilità applicata ai casi del Gip Forleo e del Pm Laudati. Ma secondo me non può esserci un’ipotesi del genere perchè non siamo in presenza di condotta incolpevole. In questo caso trattasi di comportamento volontario.
E lei intravede nel comportamento di Esposito un rilievo disciplinare?
Non posso dire nulla: sono un membro supplente della sezione disciplinare che potrebbe essere chiamata a giudicare. Se parliamo in termini generali, però, la legge del 2006 prevede l’illecito disciplinare solo quando il magistrato rilascia dichiarazioni su un procedimento di cui si è occupato ma che non è ancora definitivo con sentenza irrevocabile. Nel caso di Berlusconi la sentenza è definitiva. La norma è molto chiara, ma non le dico una parola in più. Mi pare che ci sia già un magistrato che ha rilasciato un’intervista di troppo su temi generali…
Ritiene che Esposito avrebbe dovuto scegliere il silenzio?
Certo. Quell’intervista è assolutamente inopportuna. Non ricordo casi di presidenti di collegio di Cassazione che rilasciano dichiarazioni prima del deposito della motivazione.
Facciamo un passo indietro. Non pensa che Esposito sia stato indotto a rilasciare l’intervista dal silenzio assordante di Anm e Csm? Ci sono state decine di dichiarazioni contro il magistrato, articoli che lo accusavano di anticipare le sentenze, per molto meno ci sono state difese a spada tratta. Per lui nulla. Nemmeno dopo la manifestazione di Roma sotto palazzo Grazioli.
Le sentenze si possono criticare, anche se bisognerebbe aspettare almeno le motivazioni. Posso capire una reazione forte dell’imputato che si professa innocente ma non si può arrivare a delegittimare il magistrato che è privo di strumenti di tutela. Nel nostro Stato vale il principio della separazione di poteri e ciascun potere deve rispettare l’altro.
Daniela Santanchè ha detto che la sentenza di condanna è il punto di arrivo di una persecuzione politica: qui non era forse il caso di intervenire da parte del Csm visto che si dice che una sentenza firmata da 5 giudici è persecuzione?
Ogni volta che si va oltre il diritto di critica si sbaglia. Ci sono numerosi casi di giornalisti e politici condannati perchè hanno parlato di uso politico della giustizia. Ai magistrati però si chiede un senso di responsabilità maggiore. Al giudice non è consentito replicare via stampa al politico. Il magistrato può chiedere al Csm di essere tutelato oppure ovviamente può querelare.
Per questo l’Associazione Nazionale Magistrati e il Consiglio superiore forse potevano intervenire, no?
Ricordo un intervento del Presidente dell’Anm Rodolfo Sabelli dopo le dichiarazioni di Berlusconi.
Sì, ma era riferito all’assenza di un regime in Italia e non era una difesa dei giudici attaccati sul piano personale, come Esposito che poi ha rilasciato l’intervista al Mattino.
Esposito avrebbe potuto chiedere al presidente Santacroce di intervenire con un comunicato in sua difesa oppure poteva chiedere di aprire una pratica a sua tutela al Csm. Tenga presente che siamo in un periodo particolare. È estate e c’è ormai una prassi restrittiva sulle azioni a tutela. Non escludo che al rientro dalle ferie, una volta studiate con attenzione le dichiarazioni alla stampa, la pratica a tutela si apra comunque.
Marco Lillo
(da “il Fatto Quotidiano“)
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Agosto 8th, 2013 Riccardo Fucile
IL MATTINO HA INSERITO NELLA VERSIONE STAMPATA UNA DOMANDA CHE NON E’ MAI STATA FORMULATA NELL’INTERVISTA: PERCHE’ E SU INDICAZIONE DI CHI L’HA FATTO?
Il Consiglio Superiore della Magistratura apre la pratica Esposito.
Ieri un comunicato annunciava solennemente che “su disposizione del vice presidente Michele Vietti e sentito il comitato di presidenza” è partita “la trasmissione, in via d’urgenza” della pratica a firma dei consiglieri Zanon, Palumbo e Romano alla prima Commissione referente del consiglio sulla vicenda dell’intervista del presidente della sezione feriale della Cassazione che ha condannato Berlusconi.
I tre membri laici del partito dell’imputato, il Pdl, hanno così ottenuto quello che volevano dal comitato di presidenza, composto oltre che dal vicepresidente Vietti dal primo presidente della Cassazione Giorgio Santacroce e dal Procuratore generale Gianfranco Ciani, cioè il capo di Esposito e il titolare del potere di azione disciplinare su di lui.
Potere che spetta anche al ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri. E dei tre soggetti che possono colpirlo, è questo il fronte più temibile per Esposito.
Domani il ministro deciderà dopo aver letto il report del presidente Santacroce.
Intanto Esposito ieri ha cercato di rintuzzare ancora gli attacchi che tendono a minare la sua figura per far saltare la condanna contro il Cavaliere.
Mentre Alessandra Mussolini interveniva alla Camera imitando il dialetto napoletano del giudice “Chill nun poteva nun sapere”, Esposito rilasciava il suo terzo comunicato alle agenzie per smentire il testo dell’intervista pubblicato dal Mattino martedì.
“Il giornalista”, scrive Esposito, “ha fittiziamente inserito nell’articolo la domanda che, per come risulta dalla registrazione mandata in onda, non mi è stata mai rivolta: ‘Non è questo il motivo per cui si è giunti alla condanna? E quale è allora?’.
Eseguita questa scorretta operazione di inserire nell’articolo una domanda proprio sul processo, mai, invece, formulata — prosegue Esposito — il giornalista ha, poi, strumentalmente ‘agganciato’ — e fatto risultare come mia risposta a una specifica domanda sul processo mai rivoltami — la parte del discorso del tutto generico sul ‘non poteva non sapere’, discorso che, per come risulta dalla registrazione messa in onda, è molto più ampio di quanto riportato nell’articolo”.
Basta ascoltare l’audio e confrontarlo con il testo pubblicato sul sito del Mattino per riscontrare che Esposito dice il vero: Il Mattino ha inserito una domanda che non c’era nell’intervista.
Così ha spezzato un ragionamento che — secondo Esposito — ha così assunto un senso diverso dalle intenzioni dell’intervistato che non voleva parlare della motivazione della condanna.
Nella sua nota Esposito in terza persona espone questi concetti:
1) Stavo parlando delle valutazioni degli accertamenti di fatto che compiono i Giudici del merito e non certamente la Cassazione (che non è Giudice del fatto) come si comprende dall’integrale lettura del discorso, senza la domanda specifica sull’esito del processo (non rivolta);
2) La domanda e la supposta risposta non erano riportate nel testo dell’intervista concordato per la pubblicazione ed inviato, come già detto, via fax per il benestare, cui era stata espressamente subordinata la pubblicazione;
3) Manipolato così il testo con l’inserimento della domanda sul processo il giornalista ha potuto affermare inveritieramente in prima pagina che il Presidente della Corte spiegava la sentenza e “sparare”, sempre in prima pagina — e questo era il suo vero fine — il titolo, a caratteri cubitali virgolettato (e, quindi, a me attribuibile) “condannato perchè sapeva”.
Il Mattino non ha mai pubblicato il testo integrale della trascrizione. Se il direttore Alessandro Barbano avesse tenuto fede al principio enunciato ieri in prima pagina (“Verità amara e dovere di raccontarla”) avrebbe dovuto pubblicare non solo la risposta di Esposito ma anche le domande vere del suo inviato.
Così i suoi lettori avrebbero capito una verità in più: la domanda decisiva sulla motivazione della sentenza Berlusconi non è mai stata pronunciata.
Marco Lillo
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Agosto 8th, 2013 Riccardo Fucile
INIZIA IL SILVIO BEACH TOUR, PRENOTATEVI
Una ne fa e cento ne pensa. Ed è meglio così, perchè se ne pensasse una e ne facesse cento
finirebbe quasi subito il Codice Penale.
Comunque, sia ecco il Silvio Beach Tour 2013, annunciato da Libero, il famoso giornale satirico diretto da Maurizio Belpietro.
In sostanza, una peregrinazione tra le migliori spiagge italiane (da Riccione a Sabaudia, da Portofino a Forte dei Marmi, senza dimenticare la Sardegna), dove l’ex cavaliere batterà la battigia per convincere gli italiani che lui è innocente e che è urgente inventare qualche barbatrucco che gli eviti la galera e l’espulsione dalle istituzioni.
Purtroppo Libero non ne sa molto di più.
Ci sarà una petizione da firmare, questo è certo, ma di cosa si tratti non si dice, non si sa. Amnistia? Grazia? Prezzo del cocomero? Una moratoria sulle granite?
Una volta riformata la giustizia sotto l’ombrellone, i bambini potranno fare il bagno anche dopo mangiato?
E soprattutto, come si presenterà il condannato ? Travisato da venditore di cocco fresco?
E nemmeno è facile dire come gli italiani in vacanza prenderanno l’iniziativa, per la quale è legittima una certa perplessità : possibile che dopo averci frantumato i cosiddetti per undici mesi in un anno, il frenetico ometto venga a importunarci anche sotto l’ombrellone?
In ogni caso, se siete al mare aspettate a piè fermo: è possibile che tra una partita di racchettoni e un bagno, tra gli spaghetti alle vongole e la sfiancante corvèe del gonfiaggio materassini (chi ha figli sa) si possa avere qualche spettacolino gratis, tipo il condannato che tenta di impietosire migliaia di portatori sani di infradito.
Della serie: proviamole tutte.
Resta inteso che da buon pubblicitario, Berlusconi parlerà al suo target: le spiagge che elenca Libero, con la doverosa eccezione di Riccione che è piuttosto mass-market, sono tra le più prestigiose d’Italia, sabbie per alti redditi, dove probabilmente l’eventualità di incontrare colleghi evasori fiscali sarà piuttosto alta.
Ma resta, e va notata, l’orribile discriminazione.
E chi sceglie la montagna? E chi va in collina? E gli italiani in coda al Louvre li vogliamo trascurare?
Ma il clou del Silvio Beach Tour, già lo sappiamo, sarà in Toscana e per la precisione a Capalbio.
Riviera di sinistra, elegante e intellettuale, dove se leggete i nomi sulla lista degli ombrelloni sembra di sfogliare Repubblica o l’Unità .
Ebbene sì, il Berlusconi da spiaggia passerà anche da lì, e forse persino all’Ultima Spiaggia, il bagno democrat per antonomasia.
Riuscirà il nostro eroe a perpetuare le larghe intese anche sul bagnasciuga?
C’è da scommettere che i cenacoli della sinistra che conta gli riserveranno un’accoglienza migliore di molte spiagge proletarie, dove rischierebbe forse il gavettone o il lancio di bucce di cocomero.
Dopotutto, si mormora sotto gli ombrelloni di Capalbio, come del resto in larga parte del Pd, la sopravvivenza del governo Letta è la priorità , e tutto il resto, compreso il ridicolo di un paese con 180 miliardi di evasione fiscale che riflette sull’agibilità politica di un evasore fiscale, è secondario.
Anzi, forse già si dibatte su chi dovrà fare il giudice nella gara di biglie sulla sabbia: non un comunista, nè una donna coi capelli rossi, nè un Tupamaros della Cassazione. In più conoscendo l’èsprit de finesse del nostro uomo, è prevedibile un incremento degli eleganti concorsi “Miss maglietta bagnata”.
Aspettate che siano note le date del tour e vedrete.
Una cosa è certa: “Ultima spiaggia” non è mai parso nome più azzeccato.
Alessandro Robecchi
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Agosto 8th, 2013 Riccardo Fucile
SI MOLTIPLICANO LE VOCI SU UNA IMMINENTE DISCESA IN CAMPO DELLA FIGLIA MARINA
È il nuovo incubo di Arcore, quel voto.
La giunta rinvia a settembre il sì alla decadenza del senatore Silvio Berlusconi, dopo la condanna definitiva, ma l’espulsione dai ranghi del Parlamento è lo spettro che attanaglia in queste ore il leader Pdl.
«Se passa la decadenza allora sì, non esiste più la maggioranza, non ha senso tenere in vita il governo e andiamo dritti al voto» è il monito ripetuto ai pochi dirigenti che sono riusciti a contattarlo a Villa San Martino
Il Cavaliere si è rifugiato nella residenza in Brianza da dove non intende muoversi, umore nero, raccontano, Marina sempre al suo fianco.
La fobia si chiama arresto, per nulla legata all’esecuzione della condanna per i diritti Mediaset (l’anno di pena andrà scontato ai domiciliari o ai servizi sociali, ormai escluso il carcere) ma a ben altro.
«Vedrete come si scateneranno le procure nel momento in cui dovesse cadere l’immunità parlamentare» è lo sfogo ultimo.
Ci sono alcuni procedimenti giudiziari in corso che, più di altri, sono stati cerchiati in rosso dagli avvocati.
E così, più che i destini del governo, sono quelli personali a stare in cima ai suoi pensieri e a quelli dei dirigenti e dei familiari, in questa sorta di vicolo cieco in cui non si scorge via d’uscita.
Se non un’improbabile scialuppa di salvataggio che tuttavia il Quirinale sembra aver già escluso.
Ecco perchè l’opzione elettorale resta congelata ma non del tutto accantonata. E resta una voce che si è diffusa ieri pomeriggio in Transatlantico tra i berlusconiani, al momento priva di riscontro, quella che vorrebbe la figlia Marina in procinto di sciogliere la riserva da qui a breve.
Nuove iniziative pubbliche anche in agosto, perfino in località turistiche, restano in cantiere per tenere alta l’attenzione sulla «persecuzione giudiziaria» del leader.
Col week end del 23-24 agosto segnato al momento in calendario senza ulteriori dettagli.
Le uscite di Epifani con l’intervista al Corriere e di Renzi in serata non hanno stupito più di tanto il Cavaliere, spiega chi gli ha parlato.
«Ve lo avevo detto che dopo la condanna sarebbero stati i loro nervi a saltare, vedrete che faranno fatica a tenere in piedi il governo Letta, dobbiamo tenerci pronti », l’avvertimento al quartier generale.
Con un occhio alla decisiva direzione Pd di questa sera.
Per il momento, l’ordine di scuderia è tenere fede agli impegni e votare a tappeto tutti i provvedimenti in aula, come i parlamentari Pdl hanno fatto ieri e faranno oggi e domani, prima della pausa estiva.
«Il problema è che in questo momento gli uni e gli altri stanno parlando al loro elettorato» spiega il ministro Maurizio Lupi in una pausa dei lavori in Transatlantico, «certo l’Epifani di queste ore non aiuta».
La tensione resta alta. Da via dell’Umiltà l’ordine di partito è sparare a zero contro il segretario Pd.
Ma poi tutti a votare lealmente in aula.
Dopo aver parlato col capo, non a caso il capogruppo al Senato Renato Schifani fa sapere che «il Pdl non abboccherà alle provocazioni, se Epifani non ha il coraggio di staccare la spina, sappia che non ci farà saltare i nervi».
Restare fermi e saldamente ancorati al governo in carica è la strategia che Berlusconi ritiene più conveniente, per ora.
È la stessa linea dettata al telefono da Berlusconi in persona a Paolo Romani, martedì a tarda sera, poco prima che il senatore andasse in onda a Lineanotte Tg3.
La novità ultima è l’adesione e il sostegno ai referendum radicali sulla giustizia, con l’annuncio dato ieri però da un Denis Verdini sempre più alla guida del partito. Inabissatosi ormai – fanno notare alcuni dirigenti – il segretario Angelino Alfano.
Carmelo Lopapa
(da “la Repubblica“)
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Agosto 8th, 2013 Riccardo Fucile
ECCO LE ESILARANTI TESI DEI GIURECONSULTI SALLUSTI E BELPIETRO CON LA CONSULENZA DELLA BANDA BASSOTTI PER ASSOLVERE BERLUSCONI
Poniamo che in un qualunque processo, uno degli 80mila che celebra ogni anno la Cassazione,
un giornalista chiedesse a un giudice perchè ha confermato la condanna di Tizio e il giudice rispondesse: “Perchè era colpevole”. Che farebbero i giornali?
Non riprenderebbero nemmeno la notizia, essendo assolutamente ovvio che un giudice condanni un imputato che ritiene colpevole.
Sarebbe strano il contrario, e lì sì che si scatenerebbe il putiferio, se cioè un giudice che ha appena condannato Tizio dichiarasse: “Secondo me era innocente, ma l’ho condannato lo stesso”.
Il guaio del presidente Esposito è che il suo non è un processo normale, perchè l’imputato si chiama B., che ha nelle sue mani, o ai suoi piedi, il 90% dei giornali e delle tv.
Dunque diventa tutto uno scandalo anche la normalità : un giudice che conferma la sentenza d’appello che condanna B. perchè non solo sapeva, ma era il “regista” e il “beneficiario” di un gigantesco sistema di frode fiscale durato anni messo in piedi da lui; e poi spiega off record a un giornale scorretto (che concorda con lui un testo e poi ne pubblica un altro e continua a non divulgare l’audio integrale da cui risulta che il giudice non rispondeva a una domanda su B.) che la conferma non si basa sulla sciocchezza del “non poteva non sapere”, ma sulla prova provata che B. sapeva (anzi, ordinava).
Non solo, ma il fatto di ribadire che B. era colpevole perchè sapeva, anzi ordinava, diventa la prova che B. era innocente perchè non sapeva e non ordinava.
Se non ci fosse da piangere, verrebbe da sbudellarsi dal ridere.
I giuristi di corte, quelli che non distinguono un codice da un paracarro, sono scatenati.
Per Sallusti, un giudice che dà del colpevole a un pregiudicato è, nell’ordine: “scorretto, illegale, vile, inadatto, pericoloso, imbroglione, indegno, scellerato, bugiardo”, da “radiare dalla magistratura”, mentre la sentenza decisa da lui e da altri 4 giudici (da lui contagiati per infezione) “non dovrebbe avere nessun valore” e va “annullata” come sostengono “alcuni giuristi” di sua conoscenza (Gambadilegno, Macchianera e la Banda Bassotti al completo).
Belpietro, altro giureconsulto di scuola arcoriana e libero docente di diritto comparato, ha saputo che “in altri Paesi ciò costituisce immediata causa di ricusazione del magistrato o di revisione della sentenza”: poi però non precisa quali siano, questi “altri paesi” della cuccagna dove un giudice che parla dopo invalida la sentenza emessa prima.
Intanto B., sempre in guerra contro la legge ma soprattutto contro logica, sostiene che questa è la prova che “la sentenza era già scritta”: ma se fosse già scritta, perchè accusa Esposito di aver parlato prima di scriverla?
Strepitoso il duo Brunetta & Schifani: invocano punizioni esemplari contro Esposito perchè ha parlato e contemporaneamente una fantomatica “riforma della giustizia” per proibirgli di parlare: e così ammettono che nessuna norma gli vietava di parlare.
Secondo Franco Coppi, il fatto è “inaudito” perchè “non s’è mai visto un presidente di collegio che anticipa la motivazione della sentenza”: invece s’è visto un sacco di volte.
L’ultima, quando il presidente della Corte d’appello di Perugia, Claudio Pratillo Hellmann, all’indomani della lettura del dispositivo della sentenza che assolveva Amanda Knox e Raffaele Sollecito per il delitto di Meredith Kercher, incontrò pubblicamente i giornalisti per spiegare perchè i due erano innocenti e i giudici di primo grado avevano preso una cantonata.
Nessuno disse nulla, nessuno aprì procedimenti disciplinari, tutti fermi e zitti.
Poteva mancare sul Corriere l’illuminato parere di Antonio Polito? No che non poteva.
Eccolo infatti avventurarsi pericolosamente su un terreno a lui ignoto — il diritto — con corbellerie sesquipedali.
Invoca le solite “riforme della giustizia”, ignorando che se ne son fatte 110 in 20 anni.
Blatera di “sanzione disciplinare”, ignorando che questi illeciti sono tipizzati con precisione dal nuovo ordinamento giudiziario n. 269 del 2006 (a proposito di riforme della giustizia), che punisce “le pubbliche dichiarazioni o interviste che riguardino soggetti coinvolti negli affari in corso di trattazione”, non in quelli già chiusi con sentenza definitiva.
Del resto se Polito, per punire Esposito, invoca una nuova legge, vuol dire che lo sa anche lui che con quella attuale non lo si può punire, visto che l’ha rispettata.
Alla fine El Drito si supera: Esposito non doveva parlare perchè, essendo “un giudice e non un accusatore”, è “obbligato alla terzietà ”: sì, ma prima del processo, non dopo.
Un giudice che condanna, o assolve, non è più terzo: avete mai visto accusare l’arbitro di non essere più terzo rispetto a un fallo da rigore per aver fischiato un rigore e aver detto che era rigore?
Ma la farsa non finisce qui, perchè la premiata ditta B&Coppi&Ghedini vuole ricorrere alla Corte europea dei Diritti dell’Uomo. Grande idea.
Oltre ad aver respinto tre ricorsi di Previti contro le sue condanne per Imi-Sir e Mondadori, la Corte di Strasburgo il 29 maggio 2012 ha dato ragione a un pm dell’Estonia accusato di aver rilasciato interviste e dichiarazioni alla stampa e alla tv su una sua indagine contro un giudice corrotto, condizionando i giudici e violando la presunzione di innocenza.
E, secondo la Corte, fece benissimo perchè l’opinione pubblica “dev’essere informata su questioni di interesse collettivo”, come le inchieste su personaggi pubblici; e, se il magistrato indica “le accuse all’imputato”, non pregiudica i suoi diritti.
Figurarsi se un giudice parla di un pregiudicato.
Si spera dunque vivamente che B. ci vada davvero, a Strasburgo.
Troverà pane per i suoi denti: fortuna vuole che Strasburgo non sia in Italia.
Mrco Travaglio
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Agosto 8th, 2013 Riccardo Fucile
IN ATTESA DI UN “SEGNALE DAL COLLE”
«Io aspetto un segnale dal Quirinale». E sull’invito a «fare un passo indietro» che Epifani gli ha indirizzato nell’intervista di ieri al Corriere , c’è anche la risposta: «Il Pd deve capire che sono il leader del Pdl. E deve sapere che se vuole che il governo rimanga in piedi, non può continuare a vergognarsi di noi».
La rotta non è ancora tracciata. Ma il messaggio che Silvio Berlusconi manda alla prima cerchia di fedelissimi ieri al tramonto è chiaro. Chiarissimo.
Ad Arcore, rinchiuso in quello che assomiglia sempre più a un fortino e circondato soltanto da familiari e amici più stretti, l’ex premier aspetta quello che lui stesso definisce «un segnale».
E lascia intendere che la sopravvivenza del governo Letta dipende solo da questo.
Dal «segnale»
Gliel’hanno spiegato fino allo sfinimento, sia Gianni Letta che il tandem Schifani-Brunetta che gestisce operativamente i contatti col Colle. Gli hanno detto che il Quirinale e i vertici del Pd non possono tirare troppo la corda con la storia della «pacificazione a tutti i costi», anche perchè il centrosinistra si ritroverebbe mezzo secondo dopo con gli elettori in rivolta.
E gli hanno suggerito di stare il più possibile alla larga dai «toni da guerra civile». Tutti ragionamenti rispetto a cui Berlusconi è stato comprensivo ma irremovibile. «Io aspetto quel segnale perchè io ho poco tempo. E sono pronto a tutto».
Il «poco tempo» è quell’inesorabile clessidra che lo avvicina al fatidico 15 settembre, giorno in cui gli verrà notificato l’atto del tribunale di Milano.
Ed è un tempo che scorre talmente veloce che lunedì sera, congedando la Santanchè e Alfano dopo un incontro a Palazzo Grazioli, Berlusconi ha lasciato tutti senza parole: «Adesso è arrivata l’ora di decisioni che posso prendere solo con la mia famiglia».
Da quel momento in poi, la residenza di Arcore s’è trasformata nel teatro di un consiglio di famiglia permanente.
In cui l’andirivieni dei figli è stato interrotto soltanto da telefonate o visite di persone che si contano sulle dita di una mano.
Da Gianni Letta a Fedele Confalonieri, passando per Ennio Doris. Un «segnale» che il Pdl ha interpretato come la vigilia di un momento storico. Non foss’altro perchè, esclusi i figli e Marcello Dell’Utri, si tratta dello stesso pacchetto di mischia a cui il Cavaliere vent’anni fa sottopose la «pazza idea» di «scendere in campo».
È ad Arcore, insomma, che Berlusconi studia la strategia per quella che s’annuncia come la più importante «campagna» dell’«uomo», non solo del politico.
La decisione di avviare il cantiere della nuova Forza Italia è ufficiale. Come ufficiale è il sostegno, annunciato ieri da Denis Verdini, di «raccogliere le firme per i referendum sulla giustizia» dei Radicali.
Che la firma del Cavaliere in persona sia imminente è un dato acquisito. Ma non sarà un semplice gesto della mano. Su questo, Berlusconi ha ascoltato i suggerimenti più svariati. Qualcuno gli ha ricordato i referendum sulla responsabilità civile dei magistrati dopo il «caso Tortora». Qualcun altro gli ha persino suggerito lo sciopero della fame. Altri ancora l’hanno spinto a valutare l’ipotesi di «fare un discorso in tv agli italiani» sulla giustizia, magari sfruttando la scia delle polemiche seguite all’intervista del giudice Esposito.
Ma questa è solo una parte del film che sta andando in scena ad Arcore, dove un Berlusconi in perenne oscillazione tra la voglia di combattere e quella di arrendersi aspetta quel «segnale» da Roma.
Le scrivanie sono ricoperte dai sondaggi che l’ex premier continua a commissionare. Ha fatto testare «Marina leader», che non è andata al di sotto dal 30% preso dal padre nel febbraio scorso.
E, soprattutto, il Cavaliere s’è fatto spiegare da Denis Verdini che una finestra elettorale tra ottobre e novembre c’è.
Con possibile colpo di scena. Il coordinatore ha raccontato al Presidente che, se i lavori della giunta del Senato procederanno a rilento, c’è una piccola strada per consentirgli di candidarsi a premier.
Direttamente dagli arresti domiciliari.
Tommaso Labate
(da “il Corriere della Sera”)
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