Settembre 30th, 2013 Riccardo Fucile
LE COLOMBE VOGLIONO ALFANO SEGRETARIO UNICO E UN RIDIMENSIONAMENTO DELLA SANTANCHE’ A CUI SILVIO VIETA DI ANDARE A “PIAZZA PULITA” PER ARGINARE IL DISSENSO… MA L’INTESA E’ LONTANA, L’ACCORDO LETTA-ALFANO REGGE ANCORA
Evitare la scissione. Portare il partito, tutto unito, alla conta in Aula. E allo strappo dal governo Letta.
E’ una trattativa tutta interna al suo partito quella che Berlusconi inizia appena rientra a Roma. A oltranza.
In un clima di sfiducia: “Alfano e Letta — dice un azzurro che di casa a Grazioli — hanno un patto. Angelino gli ha promesso che si porta dietro senatori per un bis”.
Ed è per smontare la trama di quelli che il Cavaliere già chiama i traditori il Berlusconi “apre” ad Angelino.
È il controllo del partito il prezzo del “tradimento” di Alfano nei confronti di Enrico Letta.
Ed è un prezzo che Berlusconi ha iniziato a pagare. Anche se non tutto e subito.
Ha assicurato un ridimensionamento dei falchi. Ma sulla guida di Forza Italia non ha dato garanzie.
E’ quando si trova faccia a faccia con Silvio Berlusconi che il delfino per la prima volta accenna a una minima reazione: “Io — scandisce di fronte al Capo — in un partito guidato da Daniela Santanchè non ci resto. Non scherzo. Stavolta si è superato il limite”.
Si consuma per la prima volta a palazzo Grazioli un pranzo teso.
Con Berlusconi che striglia Angelino e i ministri: “Questa storia che sono nelle mani degli estremisti è inaccettabile, le decisioni le prendo io. Sono io che vi ho detto di uscire dal governo. Voi lo sapete e avete attaccato me”.
Il Cavaliere usa sia il registro del padre che rimprovera sia la bacchettata del padrone che minaccia.
Perchè gli attacchi a mezzo stampa sulla linea “estremista” sono l’elemento che lo ha infastidito di più.
Ma stavolta, per la prima volta, non finisce con un “signor sì”.
Quaglieriello è, di fatto, già fuori: “Io — dice a Berlusconi — resto della mia idea”. Anche Lupi tiene il punto.
Ecco il braccio di ferro sul partito.
Angelino coordinatore unico di Forza Italia è la richiesta della nomenklatura. E un ridimensionamento dei falchi. Politico e mediatico.
È una richiesta su cui convergono capigruppo e ministri. Altrimenti non è escluso che qualcuno vada via. Proprio lo spettro della “scissione” aleggia nel corso del pranzo a palazzo Grazioli: “Se nasce un Letta bis siamo morti — è la paura dei berluscones puri — e lo sa anche Berlusconi”.
E c’è un motivo se il Cavaliere non pronuncia mai la parola “sfiducia” nel corso del suo de profundis al governo.
Ma che, al contempo, chiede a Daniela Santanchè di non partecipare a Piazza Pulita come segnale di ridimensionando del suo protagonismo mediatico.
E c’è un motivo se Angelino Alfano è seduto in prima fila ad ascoltare il Capo e alla fine applaude (il de profundis) dopo sia pur con spirito “diversamente berlusconiano”. Ma che, al contempo, i suoi considerano non conclusa la questione del governo, se uno come Fabrizio Cicchitto mette a verbale la sua contrarietà per l’assenza di dibattito: “Avrebbe voluto chiedere a Berlusconi un chiarimento sulla fiducia — dice un parlamentare vicino all’ex capogruppo — ma la questione è ancora confusa”.
Berlusconi è convinto che Alfano e compagni non vadano da nessuna parte.
Quel “fanno la fine di Fini se ci provano” scritto da Sallusti è il pensiero del Cavaliere.
Ma l’ex premier vuole arrivare a mercoledì portando unite le truppe. È per questo che prova a mettere il cerino nella mani di Letta proponendo di votare sette punti, consapevole che la proposta è irricevibile.
Ed è per questo che, nella riunione con i parlamentari, archivia la questione delle dimissioni dei parlamentari, vera provocazione che ha fatto saltare il tavolo.
Le colombe ci vedono un’apertura per tentare un rilancio, possibile finchè la discussione non è su fiducia sì, fiducia no.
I falchi ci vedono una mossa “tattica”, nella consapevolezza che è “irricevibile” per il governo.
Ma, al momento, l’accordo non c’è. Nè sul governo nè sul partito.
(da “Huffington Post”)
argomento: Alfano, Berlusconi | Commenta »
Settembre 30th, 2013 Riccardo Fucile
ULISSE DI GIACOMO E’ IL PRIMO DEI NON ELETTI IN MOLISE: SAREBBE LUI A PRENDERE IL POSTO DI BERLUSCONI AL SENATO…LA SUA MEMORIA IN GIUNTA: “UN CONDANNATO A 4 ANNI PER EVASIONE FISCALE NON PUO’ FARE LE LEGGI”
“Chi ha scelto di effettuare una frode fiscale ed è stato condannato a scontare 4 anni di carcere non ha i requisiti morali che sono necessari per sedere in Parlamento”.
E’ questo uno dei passaggi chiave della memoria di Ulisse Di Giacomo, il primo dei non eletti in Molise che contesta l’elezione del Cavaliere.
Nella memoria, messa a punto dall’avvocato Salvatore Di Pardo depositata oggi in Giunta per le Immunità del Senato, si riconosce la validità della legge Severino e si difende il lavoro della Giunta.
Ulisse Di Giacomo e il suo legale Salvatore Di Pardo danno torto, insomma, su tutta la linea alla difesa di Berlusconi.
La legge Severino, secondo loro, è valida e, non essendo una norma penale, non può essere accusata di irretroattività .
“Non si tratta di un effetto penale — si legge nella memoria — o di una sanzione accessoria alla condanna, bensì di un effetto di natura amministrativa” che si applica a chi è stato condannato in via definitiva. Facendogli perdere il diritto all’elettorato passivo.
Ma nella memoria si rincara la dose: “Con riferimento alla specifica posizione di Berlusconi, la normativa si limita a stabilire che per poter ricoprire la carica di senatore della Repubblica è necessario avere determinati requisiti di moralità e che colui che è stato definitivamente condannato a 4 anni di reclusione per frode fiscale e che sia colpito da ordine di esecuzione per la carcerazione tali requisiti non li possiede”.
E secondo Di Giacomo, “è irrilevante per il legislatore, e quindi per il popolo italiano, la circostanza che Berlusconi al momento di commettere la frode avesse o meno la consapevolezza che avrebbe perso la possibilità di essere senatore della Repubblica. Quello che ha deciso il legislatore è semplicemente di stabilire che chi ha scelto di effettuare una frode fiscale ed è stato condannato a scontare 4 anni di carcere non ha i requisiti morali che sono necessari per sedere in Parlamento e che chi ha scelto di effettuare una frode fiscale ed è stato condannato a scontare 4 anni di carcere non ha i requisiti morali che sono necessari per partecipare alla formazione delle leggi che tutti i cittadini devono rispettare”.
“Ed è l’assenza di tale requisito morale — si scrive nella memoria — che determina l’impossibilità di ricoprire la carica non la sanzione accessoria eventualmente contenuta nella sentenza”.
Ma Di Giacomo e Di Pardo difendono anche il principio dell’autodichia del Parlamento e quindi della Giunta, non riconoscendo però a questa nessun potere per investire la Consulta della questione sollevata a proposito dell’ irretroattività della legge Severino (“Solo un giudice può sollevare la questione di legittimità costituzionale. La Giunta non è un giudice non avendo i requisiti di terzietà richiesti per tale funzione”).
E spezzano una lancia in favore dei senatori che hanno già detto come voteranno: “La circostanza che abbiano espresso il loro pensiero non solo è irrilevante, ma appare coerente rispetto al modo in cui viene a formarsi la volontà finale nell’ambito di ciascun ramo del Parlamento e cioè attraverso la manifestazione delle opinioni di ciascuno ed il dibattito”.
La richiesta di dimissioni dei componenti della Giunta o la loro ricusazione, poi, sono da respingere in toto.
Prima di tutto, ricorda il primo dei non eletti in Molise, “com’è noto, i componenti della Giunta non possono rifiutare la nomina nè dare le dimissioni (art.19 comma 2 Regolamento del Senato)”.
Così come “infondata è la richiesta di sottoporre i senatori alla disciplina dell’astensione e ricusazione, atteso che tali fattispecie hanno come presupposto la terzietà dell’ interessato e che comunque non potrebbe certo regolamentare l’attività già effettuata”.
Infine “è sconcertante” la tesi di investire della questione la Corte di Giustizia della Ue visto che questa si occupa di diritto comunitario e non di quello di ogni singolo Paese.
In più il rinvio alla Corte non sospenderebbe l’efficacia della norma.
E sempre per questo motivo “è oscuro” l’invito a rivolgersi alla Corte per i diritti dell’Uomo perchè l’eventuale ricorso a questa “non ha alcun effetto sulla sentenza di condanna ormai irrevocabile”.
(da “il Fatto Quotidiano“)
argomento: Berlusconi | Commenta »
Settembre 30th, 2013 Riccardo Fucile
IL CAVALIERE IMPEDISCE IL DIBATTITO INTERNO E FISSA PURE DA SOLO LA DATA DELLE ELEZIONI… LE COLOMBE OGGI PRENDONO TEMPO MA SI PREPARANO A UN LETTA BIS… LA RISPOSTA DEL PD: “PROPOSTA IRRICEVIBILE”
Non si sa se ridere o piangere: Silvio Berlusconi concede all’esecutivo altri sette giorni di vita, necessari per votare «la cancellazione della seconda rata Imu, la legge di stabilità , purchè non aumenti la pressione fiscale e lo stop all’aumento dell’Iva. Quindi- assicura – torniamo al voto e vinciamo».
Poi cerca di ricompattare i suoi dopo le polemiche esplose nelle ultime 48 ore con l’annuncio delle dimissioni dei ministri del Pdl. «I panni sporchi si lavano in famiglia, ma i ministri lo hanno fatto in buona fede, abbiamo chiarito. Per vincere dobbiamo assolutamente restare uniti. Non diamo all’esterno l’impressione che sta dando il Pd». «Ho deciso da solo nella notte, Forza Italia non è una forza estremista, lo spiegheremo ai cittadini che capiranno le nostre ragioni».
Resta da vedere cosa diranno cosa diranno Alfano e i quattro ministri «colombe» .
Nel Pdl sembra infatti tutt’altro che “sanato” lo strappo dei ministri e di quanti hanno preso le distanze dalla svolta estremista.
Ed è proprio su questa frattura che ha puntato le sue carte Letta, convinto che la nascita dal corpaccione berlusconiano di una costola moderata possa rivoluzionare la politica e portare ossigeno al suo governo.
Al momento comunque regna il caos nel Pdl, e i segnali che il Cavaliere lancia sono tutt’altro che univoci.
Nella riunione dei gruppi dapprima è parso conciliante, ha detto che tutto si è chiarito, ha respinto le dimissioni dei suoi parlamentari, ha assicurato che nel giro di una settimana si possono approvare i provvedimenti su Imu e Iva ma anche la legge di stabilità per poi andare alle elezioni anticipate.
Poi però ha chiuso a doppia mandata tutte le porte: «La nostra esperienza di governo è finita».
Il fatto è che il Cav si è trovato nella difficile condizione di conciliare l’inconciliabile sia a proposito del governo (tirando il freno dopo che la frittata era fatta), sia con i suoi, che alla fine si sono ritrovati intruppati da un capo poco democratico.
Fabrizio Cicchitto (il ribelle della prima ora) aveva infatti chiesto che si aprisse un dibattito nell’assemblea ma gli è stato messo il bavaglio.
E sempre Cicchitto ha voluto far emergere la contraddizione berlusconiana: «Vogliamo approvare in una settimana quei provvedimenti? Allora si deve votare la fiducia…».
Ribolle dunque il Pdl, al di là delle rassicurazioni berlusconiane. È lì che Letta spera di vedere uno spiraglio.
Se Enrico Franceschini definisce irricevibile la proposta di Berlusconi: “ci sono dei tempi precisi, non si può fare la legge di stabilità in una settimana” – a Palazzo Chigi si ragiona, invece, sul cammino parlamentare della crisi.
Enrico Letta sarà al Senato mercoledì mattina alle 9.30 e alla Camera dalle ore 16 per le comunicazioni sulla stituazione politica.
Il governo starebbe valutando se porre la fiducia. Il premier, spiegano fonti di palazzo Chigi, rimane fermo sulla necessità di un “chiarimento in Parlamento”, mentre “da definire” è ancora “la modalità tecnica”.
argomento: Berlusconi, PdL | Commenta »
Settembre 30th, 2013 Riccardo Fucile
CODACONS: UNA STANGATA CHE COSTERA’ FINO A 349 EURO A FAMIGLIA
Una raffica di rincari scatterà domani in tutti i settori per effetto dell’aumento dell’Iva dal 21 al 22%.
Una stangata, denuncia il Codacons, che arriverà a costare fino a 349 euro a famiglia su base annua, ma che potrebbe avere ricadute ben più ampie per le tasche degli italiani, se si tiene conto degli arrotondamenti dei listini e dell’aumento dei prezzi dei prodotti trasportati.
“Una lunga serie di beni subirà domani un incremento dei listini con conseguenze pesantissime sui consumi – ha affermato il presidente Carlo Rienzi – In base alle nostre stime, per effetto della maggiore Iva, gli acquisti delle famiglie registreranno una forte contrazione che potrà raggiungere quota -3% su base annua”.
“L’incremento dell’Iva – prosegue – produrrà inoltre una vera e propria ecatombe nel settore del commercio, con ricadute enormi sul fronte occupazionale e sullo stato economico del nostro paese”.
Ultime 24 ore prima del nuovo rincaro dei carburanti.
Per effetto del mancato slittamento dell’aumento dal 21 al 22% dell’aliquota ordinaria dell’Iva, infatti, il prezzo raccomandato della benzina salirà di circa 1,5 cent euro/litro, quello del diesel di 1,4 ed il Gpl di 0,7 cent.
Anche se l’impatto sui prezzi praticati non dovrebbe essere immediato ma spalmarsi lungo la settimana in funzione della fisiologica rotazione delle scorte.
(da “La Stampa“)
argomento: denuncia | Commenta »
Settembre 30th, 2013 Riccardo Fucile
IL FUTURO DELLA LEGISLATURA SI GIOCA A PALAZZO MADAMA
Al Senato, a rigor di logica, il vuoto nelle «larghe intese» aperto dalla defezione del Pdl-Forza Italia potrebbe essere colmato da una sterzata a sinistra: sulla carta, infatti, Pd (108 senatori, ma il presidente dell’Aula, Pietro Grasso, per prassi si astiene, quindi 107 voti utili), più Sel (7), più M5S (50) sarebbero in grado di dar vita a quella «maggioranza alternativa» che ha avuto poca fortuna in principio di legislatura con i tentativi messi in campo da Pier Luigi Bersani.
Ma questa è solo un’ipotesi di scuola e nessuno è disposto a scommettere un euro su un appoggio di Beppe Grillo a un governo con il Pd.
Ne consegue, dunque, che l’asse del futuro governo (o dell’attuale che continua la sua lenta marcia) debba rimanere necessariamente ancorato al centro: in questo caso allo «zoccolo duro» rappresentato dal Pd (107) si aggiungerebbero i 20 senatori di Scelta civica, i 10 delle Autonomie e i 7 di Sel.
Totale 144 seggi.
Ancora troppo pochi, però, per garantire l’autonomia di un governo Letta o di un Letta bis che avrebbe la sua autosufficienza solo raggiungendo quota 161, cioè il quorum compresi i senatori a vita.
Una manciata di voti mancanti, questa, che potrebbe arrivare dalle mille diaspore fin qui consumate dai grillini.
E tanto per dirla con le parole di Marino Mastrangeli (il primo senatore cinquestelle a essere messo alla porta dai fedelissimi di Grillo) «di Orellana ce ne sono una decina». Formalmente, comunque, i grillini fuoriusciti dal Movimento sono solo 4.
Un contributo potrebbe venire anche da cinque (senza contare Monti, in Scelta civica) senatori a vita (ma in realtà sarebbero 4 perchè le condizioni di salute non consentono a Carlo Azeglio Ciampi di andare al Senato).
C’è, però, anche un terzo schema che sta prendendo forma in queste ore. Pd (107), Scelta civica (20), autonomisti (10) e Sel (7) – totale 144 seggi, a cui potrebbero aggiungersi i senatori a vita (4) – arruolerebbero nella nuova maggioranza i grillini fuoriusciti dal M5S e, soprattutto, una consistente pattuglia di «responsabili» del Pdl che non sono disposti a seguire la «deriva estremista» della falange Verdini-Santanchè.
Su questa operazione di distacco dal Pdl, il condizionale è d’obbligo, perchè la forza di attrazione e di persuasione del Cavaliere è sempre fortissima.
E molti «sospettati», sebbene non richiesti, hanno già manifestato fedeltà a Berlusconi (Villari, Colucci, D’Anna, Milo, Falanga, Langella…).
Eppure è un fatto che 4 senatori del Pdl (Gaetano Quagliariello, Carlo Giovanardi, Pippo Pagano, Salvatore Torrisi) e Paolo Naccarato di Gal non hanno firmato la lettera di dimissioni da parlamentare chiesta ai suoi uomini da Berlusconi.
Secondo l’avvocato Torrisi, fedelissimo di Angelino Alfano, e anche lui «diversamente berlusconiano», sul fronte della governabilità «il Senato regge… perchè questo ci chiedono gli italiani».
Spiega il senatore catanese: «Questa domenica ho partecipato alla festa patronale di Ragalna (un Comune della fascia etnea,ndr ) e la gente è venuta a stringermi la mano raccomandandosi di assicurare la continuità dell’azione di governo».
E le dimissioni da parlamentare? «Un atto al limite dell’eversione», taglia corto Torrisi.
Per dirla con il senatore Luigi Compagna (Gal, gruppo costola del Pdl-Fi), «bisogna vedere che cosa farà il ceto medio del partito».
Se infatti i volti noti, Quagliariello e Giovanardi, ma, anche, Maurizio Sacconi, si limiteranno a non votare contro Letta, molti peones potrebbero addirittura sposare (anche per interesse personale) il partito della stabilità e della legislatura lunga.
Domenico Scilipoti (Pdl, con una storia politica di trasformismo che parte dall’Italia dei valori) ha detto di aver firmato la lettera di dimissioni ma, anche, che «è sempre possibile dare la fiducia a un altro esecutivo». Ma qui, con tutto il rispetto per l’apporto offerto da Scilipoti, si aprirebbe quel governo tenuto in vita dalle «frattaglie» che Letta vuole evitare come la peste
C’è infine un grosso problema Sel che viene sollevato dal senatore a vita Mario Monti (Scelta civica).
Al centro, infatti, c’è un gran lavorìo condotto, oltre che da Monti, anche da Pier Ferdinando Casini e dal ministro Mario Mauro per favorire l’operazione distacco dal Pdl. Tutto ciò, ipotizza Monti, si concretizzerebbe in numeri utili per una nuova maggioranza solo se i 7 di Sel rimangono fuori.
E a patto che sia Enrico Letta, e non un altro premier, a guidare il nuovo governo, ammesso che l’attuale non ce la faccia a sopravvivere.
Dino Martirano
(da “il Corriere della Sera”)
argomento: governo | Commenta »
Settembre 30th, 2013 Riccardo Fucile
“BEPPE SBAGLIA, SE ANDIAMO ORA AL VOTO E NON VINCIAMO CHE SI FA, ABBANDONIAMO TUTTO? E’ INFANTILISMO”
Lorenzo Battista è appena tornato da una missione in Turchia: «All’estero ci guardano come fossimo i protagonisti di un film fanta-horror, un Paese che riesce a farsi ancora condizionare da Silvio Berlusconi e da chi continua a mantenerlo in vita».
Il senatore a 5 stelle chiama il Cavaliere «latitante d’aula»: «È riuscito a venire solo tre volte. Il Senato gli serve, ma lui non serve al Senato».
Per questo, perchè considera essenziale uscire da questa situazione, non è d’accordo con Beppe Grillo sul voto subito. E avverte: «Non sono il solo»
Secondo lei cosa bisognerebbe fare?
«Dico da tempo che dovremmo proporre un governo alternativo a Letta. Usare i nomi venuti fuori dalle “quirinarie”, stabilire alcuni punti su cui trovare un accordo, e vedere se davvero il Pd ha intenzione di dirci di no. Se lo fa, si prenderà la responsabilità davanti ai suoi elettori»
Un governo con chi?
«Gustavo Zagrebelsky sarebbe un ottimo ministro delle Riforme. Ma dovrebbe esserci uno scatto d’orgoglio del Pd, che invece mi sembra non stia facendo nulla per uscire da questa crisi».
Non è che voi abbiate aperto.
«Vero, ma non ho sentito Epifani dire chiaramente: “Escludo a priori di tornare al voto con il porcellum”.
I partiti stanno pensando a se stessi, non al bene del Paese, alquale serve una maggioranza stabile. E invece, con questa legge, ci ritroveremmo nella stessa situazione di marzo: con nessun vincitore. Al Senato c’è la proposta di modifica di Roberto D’Alimonte presentata da due democratici. Potremmo integrarla con qualcosa del nostro Parlamento pulito. Perchè nessuno lo propone?».
Bisognerebbe parlarsi.
«Il dialogo dovrebbe esserci sempre. Le riforme andrebbero fatte con la più ampia maggioranza possibile. Vorrei che il Pd si dimostrasse aperto al cambiamento».
Se lo facesse, il Movimento cambierebbe idea?
“C’è questa cosa che non facciamo alleanze, un Moloch insormontabile. Ma nel regolamento c’è scritto che possiamo anche condividere punti proposti da altri. È quello che bisognerebbe fare. La legge di stabilità va presentata entro il 15 ottobre. Che facciamo? Aspettiamo la troika? Vogliamo finire come la Grecia? Potremmo lavorare insieme e far passare le nostre proposte: il no alla Tav, agli F35, il tetto alle pensioni d’oro»
Grillo dice cose diverse: votateci, dateci la maggioranza o ce ne andiamo.
«Mi sembra un atteggiamento da bambino capriccioso. Se non vinci che fai? Abbandoni? E l’Italia?».
Di Battista ha chiesto a Luis Orellana di «non sparare cazzate» per aver fatto ragionamenti simili ai suoi.
«Di Battista deve capire che non può misurarsi solo sui “mi piace” della sua fan page. Lui cosa propone, oltre che salire sui tetti?».
C’è questa storia che non potete fare strategie perchè siete solo “portavoce”.
«Credevo fossimo un Movimento fatto dal basso, dove bisogna confrontarsi con gli attivisti e gli iscritti. Ma so già che alla riunione di domani ci sarà qualcuno che dirà : “La penso esattamente come il post di Grillo”. Mi chiedo che differenza ci sia tra queste persone e i falchi del Pdl, che non fanno che obbedire al loro leader»
Qualcuno di voi potrebbe staccarsi davanti alla possibilità di fare una buona legge elettorale con il Pd?
«Non lo so, parlare con i “se” e con i “ma” è difficile. Il processo decisionale però dovrebbe consentire una consultazione più ampia, senza che ci siano preventive indicazioni dal blog che potrebbero condizionare gli iscritti».
Annalisa Cuzzocrea
(da “La Repubblica”)
argomento: Grillo | Commenta »
Settembre 30th, 2013 Riccardo Fucile
L’ALA MODERATA GUIDATA DA ALFANO E LUPI IN REALTA’ E’ PIU’ FORTE DEI FALCHI E POTREBBE SCALZARE I FALCHI VERDINI E SANTANCHE’
Dopo le quarantotto ore più difficili del Pdl, l’ora X della resa dei conti scatterà alle cinque della sera, con la riunione dei gruppi parlamentari nella sala della regina a Montecitorio.
Si immaginano scene mai viste, ‘che del resto mai s’era visto un Alfano dirsi “diversamente qualcosa” da Berlusconi.
Come andrà a finire nessuno può dirlo, ogni tipo di trattativa è in pieno svolgimento: tuttavia, secondo una dinamica francamente schizofrenica, ma tutt’altro che aliena alle logiche del berlusconismo versione 2013, dopo aver raggiunto domenica l’apice del “dà gli alla scissione”, nel centrodestra col passare delle ore la probabilità di uno sdoppiamento tra Pdl e Forza Italia cala.
Aumentano invece, previa tessitura notturna dei ricucitori, le ragioni di chi prevede una “capriola all’indietro” di Berlusconi e un compromesso finale con il “pre-scissionista” Alfano e gli altri “diversamente berlusconiani” (come Beatrice Lorenzin che non vuol stare in un “partito modello Alba dorata” , Nunzia De Girolamo che non si riconosce “In questa forza italia”, Gaetano Quagliariello che non si tiene più, la Santelli che non vuole dimettersi, Giovanardi in pieno responsability pride, eccetera). Insomma, scene già viste, più che autentici terremoti.
Non che un empito imperiale del Cavaliere possa del tutto escludersi (“lui pensa che, se continua a sostenere Letta, è più probabile che lo arrestino”, spiega con qualche stupore un dissidente pidiellino), ma sono molte le motivazioni che l’inclinano verso un compromesso.
Prima fra tutte, riferiscono, la constatazione che, numeri alla mano, Enrico Letta avrebbe comunque ottime probabilità di trovare in Parlamento, anche senza di lui, i numeri necessari per resistere in qualche modo al governo.
E questo anche grazie a prevedibili defezioni pidielline, il cui numero esatto è inutile fare, ma che nessuno ormai si sente di ridurre a ininfluente: si va dai peones ai volti più noti che, anche grazie alla tessitura estiva di personaggi come Mario Mauro e Pier Ferdinando Casini, nel momento in cui è scoppiata la prevedibile crisi di governo, si sono fatti trovare pronti al cannoneggiamento contro i falchi.
Una ragione pragmatica, dunque, ma anche una politica: per come si sono messe le cose, sfilandosi dalla maggioranza il partito di Berlusconi “pagherebbe un prezzo troppo alto” per sottostare ai voleri del capo: si prenderebbe cioè la responsabilità di una irresponsabile svolta traumatica.
“La gente non ci capirebbe”, insomma. Un prezzo che, alla fine, sarebbe troppo alto persino per il Cavaliere, come dimostrano le numerosissime proteste degli elettori del centrodestra alla mossa di ritirare i ministri.
Secondo questo scenario, dunque, Berlusconi potrebbe offrire già oggi ad Alfano l’ambito scettro di coordinatore di Forza Italia — c’è chi arriva a immaginare persino un voto che formalizzi la decisione.
E l’ex pupillo, arrivato nel weekend a un punto di contestazione del Cavaliere che mai s’era visto prima, avrebbe buoni motivi per accettarlo.
Perchè? “Chi ha molto non rinuncia al poco, se può avere tutto”, dice sibillino un deputato del Pdl.
Tradotto: portando avanti la scissione nel centrodestra, Alfano finirebbe per tirarsi dietro la gran parte del partito (i cosiddetti moderati, mai stati compatti dietro a lui come in questo momento), ma senza scissione avrebbe dalla sua il fattore tempo, per ereditare tutta la baracca e poi fare la “svolta” fra qualche mese.
Giusto il tempo di aspettare la decadenza (indubbia) di Berlusconi e il suo successivo soffocamento sotto le varie vicende giudiziari, e avendo nel frattempo — anche attraverso i capigruppo Brunetta e Schifani, in queste ore significativamente silenti — il controllo del partito.
Uno scenario che, mentre continuano le risse verbali, comincia ad affacciarsi anche tra le parole miti di Maurizio Lupi (“Abbiamo ancora due-tre giorni di tempo per usare la forza delle nostre proposte e continuare a far lavorare questo governo con un rinnovato programma”), così come dall’intervento di Gaetano Quagliariello a “La Telefonata” con Maurizio Belpietro su Canale 5 (mentre via nota ufficiale il ministro smentiva di voler fare un altro partito).
Nessuno immagina, certo, che il Cavaliere si placherà : eppure, spiega chi ci ha potuto parlare, “in questo momento di emotività andrebbe guidato, più che guidare lui”.
Così, si immagina piuttosto di andare, per slittamenti successivi, verso “l’esaurimento dell’attuale catena di comando”, vale a dire quella di Verdini-Santanchè.
Per fare che cosa? “Magari anche solo un Letta bis da cento giorni che ci porti sì alle elezioni, ma senza traumi”.
Con l’aria che tira, parrebbe già un successo straordinario.
Susanna Turco
(da “l’Espresso”)
argomento: PdL | Commenta »
Settembre 30th, 2013 Riccardo Fucile
“I MODERATI VOGLIONO LANCIARE UN’OPA SU FORZA ITALIA, MA NON L’AVRANNO VINTA”: MA NON ERA IL CAVALIERE CHE VOLEVA UNIRE I MODERATI?
«Un’opa lanciata su Forza Italia, ecco a cosa stiamo assistendo in queste ore. Ma noi abbiamo un solo presidente: Berlusconi ».
Michaela Biancofiore del governo Letta è stata sottosegretario, ora dimissionaria come i ministri.
Ma a differenza dei ministri è serena, condivide appieno la scelta di Silvio Berlusconi. «Che delusione Enrico Letta, avrebbe dovuto essere il primo nume tutelare di questa maggioranza. E invece…»
Lei dunque è tra i falchi estremisti di cui parla Angelino Alfano…
«Io sono berlusconiana dal 1994. Punto. Credevo lo fossero tutti. Ne sono ancora convinta. Ma i presupposti evidentemente erano diversi. E anche gli obiettivi. Capisco che chi lascia il governo si senta scoperto e dunque voglia essere tra i vertici di Forza Italia. Ma io, che non mi ritengo nè falco nè colomba semmai bersagliera, sostengo chedovrebbero fidarsi del nostro leader riconosciuto, Berlusconi. Fuori luogo sentir parlare, in questo momento delicato, di organigrammi del nuovo partito, di candidature alla segreteria».
Ma non temete di passare in minoranza? In tanti hanno preso le distanze dallo strappo, a cominciare dai ministri
«Sono venute allo scoperto, in dissenso, persone che facevano già parte di quell’esperimento fallimentare che è stata Italia popolare, nel dicembre scorso. Un nugolo di soggetti voleva seguire Mario Monti, tacciato su scala internazionale quale panacea dei mali italiani. Si è rivelato poi come uno dei peggiori presidenti del Consiglio. Spero non perseverino nell’errore, sarebbe diabolico. Chi predica scissioni, impari dal passato, impari da Fini e da tutti quelli che ci hanno voltato le spalle. Mi fanno un po’ tristezza questi nostri compagni di viaggio. Li ho sempre considerati intelligenti».
Non sarà che l’imminente decadenza e i 77 anni compiuti ieri da Berlusconi lascino prefigurare un tramonto ormai avviato? Si è aperta la successione, forse.
«Il nostro presidente è quello che ci ha dimostrato nei fatti come le sue strategie e idee politiche coincidono con quelle degli italiani e soprattutto che si rivelano sempre vincenti. E sarà cosi anche questa volta e lo sarà in futuro. Chi dà ancora una volta per seppellito Berlusconi, sappia che ne uscirà a testa alta, come sempre. Resteranno delusi».
Volete elezioni subito?
«La stabilità vera la danno gli elettori nelle urne. Da democratica, non posso che sperare che sia quello l’approdo.
Col porcellum che sarà dichiarato incostituzionale a dicembre? Napolitano non lo consentirà .
«Allora sarebbero state illegittime le due ultime legislature e diversi governi? Non regge. E poi il porcellum si cambia in due minuti ».
E se Letta si presenterà in aula con un governo di scopo?
«Sarebbe un governo raccogliticcio e Napolitano ha sempre detto che non poteva essere la via».
Molti dei vostri tuttavia sono tentati.
«Non posso pensare a un Alfano, Quagliariello, Lorenzin che votino un governo diverso da quello indicato da Berlusconi. Se c’è una cosa che gli elettori abiurano è il cambio di casacca. Li conosco da vent’anni non hanno questo profilo. Certo, poi la vita può sorprendere sempre».
Carmelo Lopapa
(da “La Repubblica“)
argomento: PdL | Commenta »
Settembre 30th, 2013 Riccardo Fucile
I MINISTRI PDL: INTIMIDAZIONI DI SALLUSTI CHE IN UN EDITORIALE RICORDA LORO FINI
“Con noi non funzionerà il metodo Boffo”. “Non ci facciamo intimidire”. Angelino Alfano, Nunzia De Girolamo, Beatrice Lorenzin, Maurizio Lupi, Gaetano Quagliarello, replicano così a un editoriale del direttore de Il Giornale, Alessandro Sallusti che li criticava.
“Noi non abbiamo paura – scrivono il vice premier Alfano e i ministri, rivolgendosi a Sallusti – . Se pensa di intimidire noi e il libero confronto dentro il nostro Movimento politico, si sbaglia di grosso. Se intende impaurirci con il paragone a Gianfranco Fini, sappia che non avrà case a Montecarlo su cui costruire campagne. Se il metodo Boffo ha forse funzionato con qualcuno, non funzionerà con noi che eravamo accanto a Berlusconi quando il direttore de Il Giornale lavorava nella redazione che divulgò la l’informazione di garanzia al nostro presidente, durante il G7 di Napoli, nel 1994”.
La resa dei conti nel Pdl.
Un messaggio che coincide con una giornata carica di tensione per il Pdl.
Fatta di riunioni e di scontri probabilmente decisivi per il futuro del centrodestra.
Con l’ex premier Berlusconi tornato a Roma, dopo il weekend ad Arcore.
A pranzo il Cavaliere vedrà il segretario e sarà un faccia a faccia, raccontano fonti interne al partito, che lo stesso Berlusconi spera “sia chiarificatore”, una sorta di tentativo di “riportare a casa la pecorella smarrita”.
Dovrebbe tenersi questo pomeriggio alle 17 una riunione dei gruppi parlamentari, ma ci sono voci di un possibile rinvio a domani.
D’altra parte Enrico Letta, consigliato da Napolitano, ha preso tempo.
Andrà alle Camere solo mercoledì.
C’è il tempo per verificare quanto siano profonde le divisioni nel centrodestra sulle dimissioni dei ministri imposte dal Cavaliere.
Circola perfino la notizia di un documento anti-falchi con cui i moderati del partito proverebbero a contarsi.
Un modo per fare pressione su Berlusconi e indurlo a un ripensamento.
D’altra parte i ministri hanno già manifestato tutto il dissenso per le dimissioni imposte dall’ex premier.
Alfano sembra intenzionato a giocarsi il tutto per tutto. Puntando anche sulla carta di coordinatore della nuova Forza Italia.
Ma ormai non è più esclusa l’ipotesi di una divisione.
(da “La Repubblica”)
argomento: denuncia, PdL | Commenta »