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“BERLUSCONI DEVE ESSERE ESPULSO SUBITO”: DIECI ILLUSTRI COSTITUZIONALISTI SMANTELLANNO LE TESI DEI LEGALI DEL CAVALIERE

Settembre 7th, 2013 Riccardo Fucile

RIBADISCONO CHE LA LEGGE SEVERINO E’ COSTITUZIONALE, CHE E’ INFONDATO IL RICHIAMO ALLA RETROATTIVITA’ E CHE IL SENATO DEVE PROVVEDERE RAPIDAMENTE

Dieci dei maggiori costituzionalisti italiani concordano nel ritenere che qualsiasi ritardo nell’espulsione dal Senato di Silvio Berlusconi sarebbe, di fatto, immotivato.
E rigettano qualsiasi ipotesi di incostituzionalità  della legge Severino.
Li ha consultati Avaaz, rendendo note le loro posizioni in un documento pubblicato sul sito dell’associazione.
Si tratta di Alessandro Pace, Ernesto Bettinelli, Roberto Romboli, Ferdinando Pinto, Francesco Dal Canto, Riccardo Guastini, Salvatore Bellomia, Gianni di Cosimo, Antonio D’Andrea, Umberto Allegretti.
Le loro conclusioni contraddicono i pareri depositati alla Giunta delle elezioni e dell’immunità  del Senato dalla difesa dell’ex premier.
Che chiede il ricorso alla Consulta e la sospensione dei lavori dell’organismo di Palazzo Madama per approfondimenti sulla norma varata dall’ex ministro della Giustizia.
I tre quesiti.
Tre i profili sui quali sono stati interpellati i 10 esperti: 1) la durata dei lavori della Giunta (sedute continue fino al voto o rinvio per approfondimenti?), 2) la possibilità  per il Senato di ricorrere alla Consulta, 3) un’eventuale sospensione dei lavori in attesa della rideterminazione delle pene accessorie o per il ricorso alla Corte di Strasburgo.
La natura della sanzione è amministrativa.
“Da quasi trent’anni mi occupo dell’ineleggibilità  dei componenti gli organi amministrativi locali – premette Ferdinando Pinto, professore ordinario di diritto amministrativo a Napoli -e, se rapportato a quello che ho visto dal mio osservatorio, quello che si sta verificando è per me incomprensibile”.
Smentita la presunta natura penale della sanzione (invocata, invece, dalla difesa dell’ex premier per contestare la presunta retroattività  della norma).
“La legge è chiara lì dove stabilisce una sanzione amministrativa – sottolinea Pinto -. D’altro canto l’applicazione della legge è già  avvenuta in una trentina di casi senza che si sia messa in discussione tale profilo”.
Infondato il richiamo all’irretroattività .
Concorda sul punto Ernesto Bettinelli, professore di Diritto Costituzionale a Pavia: “Non è evidentemente una legge penale, non comporta sanzioni supplementari rispetto a quelle già  fissate dall’ordinamento penale. […] Dà  luogo a immediata decadenza appena sono esauriti tutti i gradi di giudizio. L’evento formale che conta è la pubblicazione della sentenza e non la commissione del reato. Pertanto il richiamo al principio di irretroattività  è manifestatamente infondato”.
Il Senato deve provvedere velocemente.
Che i lavori debbano esaurirsi senza ritardi è un altro dei punti su cui i 10 costituzionalisti sono d’accordo. “Il rinvio del voto è inammissibile” – afferma ancora Bettinelli, che esclude anche un possibile ricorso alla Corte Costituzionale: “La Giunta non è un organo giurisdizionale, sicchè non può assumere la veste di giudice a quo, in un giudizio di legittimità  costituzionale. Inoltre nè le decisioni sulla pena accessoria nè la decisione della Corte di Strasburgo posso avere alcuna influenza sulla sua decisione”.
Mentre Di Cosimo, aggiunge: “Ammettiamo che la Giunta sia pure legittimata a sollevare la questione occorre che essa non sia manifestamente infondata. Ma in questo caso non mi pare vi siano evidenti profili di incostituzionalità “.
La legge non è incostituzionale.
“E’ indiscutibile – sottolinea Alessandro Pace – professore emerito di diritto costituzionale a Roma – che la Giunta debba provvedere con sollecitudine, allo scopo di impedire che un parlamentare di cui è stata accertata “l’indegnità  morale” continui a esercitare illegittimamente le sue funzioni”.
Inoltre aggiunce Pace – “la Corte Costituzionale nella sentenza n.118 del 1994 ha precisato che l’incandidabilità , ancorchè sopravvenuta non costituisce, di per sè una sanzione penale. Pertanto non è applicabile alla specie il principio costituzionale dell’irretroattivà  delle pene”.
Mentre sulla possibilità  di sollevare la questione di legittimità  costituzionale: “Se le Camere ritengono che una legge sia incostituzionale la modificano – sottolinea Pace – e non perdono tempo a sollevare una questione di costituzionalità “.
Netto anche Riccardo Guastini, ordinario alla Facoltà  di Giurisprudenza dell’Università  di Genova: “Il rinvio del voto è inammissibile”.
E ancora: “Nè le decisioni sulla pena accessoria, nè la (eventuale decisione della Corte di Strasburgo) possono avere alcuna influenza sulla decisione – peraltro dovuta – della Giunta”.
Anche Umberto Allegretti, professore di Diritto pubblico all’Università  di Firenze esclude qualsiasi dilazione. “La difesa di Berlusconi è stata assicurata e il Senato è tenuto a provvedere davvero immediatamente”.
Verdetto univoco insomma. “Non c’ è divieto di retroattività  perchè la incandidabilità  non è una sanzione penale – conclude Allegretti – ma ha radice nella tutela della genuinità  e correttezza del processo elettorale, come mostrano tra l’altro gli art, 48 e 54 della Costituzione.”.
Le centomila firma di Avaaz.
Questa nuova memoria legale, che cita membri dell’Associazione Italiana dei Costituzionalisti, viene pubblicata mentre oltre 100mila persone hanno firmato una campagna di Avaaz, in appena 24 ore, chiedendo l’immediata decadenza di Berlusconi dal Senato.
“Il parere dei massimi costituzionalisti è chiaro – dice Luca Nicotra di Avaaz -: non sono ammessi ulteriori rinvii all’espulsione di Berlusconi e il Senato deve prendere una decisione subito. E’ arrivato il momento che la Giunta del Senato decida: vogliono servire l’interesse pubblico o prendere in giro la legge e gli italiani con rinvii immotivati e di fatto illegali?”, conclude Nicotra.

Pasquale Notargiacomo

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DOVEVANO RESTARE SUL TETTO “A OLTRANZA”: DOPO 24 ORE L’ARTROSI HA AVUTO IL SOPRAVVENTO

Settembre 7th, 2013 Riccardo Fucile

LA SCENEGGIATA GRILLINA E’ COSTATA UNA CIFRA AI CONTRIBUENTI ITALIANI, ORA LA CAMERA CHIEDE GIUSTAMENTE I DANNI PER LE 60 PERSONE TENUTE IMPEGNATE PER 24 ORE

Non si sa chi avesse selezionato tra le decine di deputati Cinquestelle i 12 piccoli “rivoluzionari” che hanno raggiunto i tetti di Montecitorio promettendo una “occupazione a oltranza” in difesa della Costituzione”.
Quello che è certo è che dopo appena 24 ore l’artrosi deve aver avuto il sopravvento e i dodici apostoli sono scesi a valle, mendicando la scusa che volevano incontrare la base che li attendeva in piazza (ovvero 200 misere unità ).
La sceneggiata è finita, il canto del grillo si è ascoltato allìora del Vespro: tutti a casa a fare merenda: un’altra pagina dei pataccari grillini è terminata
In compenso la Camera dei deputati chiederà  un risarcimento ai deputati Cinque Stelle che hanno occupato il tetto di Montecitorio.
”Di fronte alla nuova affermazione del vicepresidente Luigi Di Maio circa la insussistenza di oneri derivanti dalla iniziativa dei deputati del Movimento 5 Stelle, i costi della manifestazione, iniziata nel tardo pomeriggio di ieri, ci sono e comportano oneri economici legati alle attività  tecniche, di sicurezza ed al presidio di pronto soccorso predisposte per l’occasione”, spiegano i questori di Montecitorio con un comunicato.
“A questi si aggiungono — prosegue il comunicato — i vistosi riflessi organizzativi connessi alle maggiori prestazioni orarie che avranno conseguenze sull’attività  amministrativa. I costi saranno a breve compiutamente contabilizzati. Quando l’ufficio di presidenza discuterà  il tema delle eventuali sanzioni nei confronti dei responsabili della manifestazione i questori chiederanno che venga aggiunto anche il risarcimento dei costi sostenuti dall’amministrazione della Camera. Il collegio dei questori rivolge — conclude il comunicato — un sentito ringraziamento alle oltre sessanta persone impegnate durante lo svolgimento della iniziativa dei deputati del Movimento 5 Stelle”.

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LA CORTE EUROPEA DEI DIRITTI DELL’UOMO: COS’E’, COME FUNZIONA, CHI NE FA PARTE

Settembre 7th, 2013 Riccardo Fucile

DOPO IL RICORSO DEL CAVALIERE ALLA CORTE INTERNAZIONALE, ECCO SPIEGATE FORMAZIONE E COMPETENZE

La Corte europea dei diritti dell’uomo è una Corte internazionale istituita nel 1959.
Si pronuncia sui ricorsi individuali o statali su presunte violazioni dei diritti civili e politici stabiliti dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo.
Protegge in particolare il diritto alla vita, il diritto a un equo processo, il diritto al rispetto della vita privata e famigliare, la libertà  di espressione, la libertà  di pensiero e di religione, il diritto al rispetto della proprietà .
Proibisce poi la tortura e i trattamenti inumani o degradanti, la schiavità  e il lavoro forzato, la pena di morte, la detenzione arbitraria e illegale e la discriminazione nel godimento dei diritti e delle libertà  previsti dalla Convenzione.
I GIUDICI
La Corte è composta da 47 giudici, uno per ogni Stato membro del Consiglio d’Europa.
Sono eletti dall’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa sulla base delle liste di tre candidati proposte da ciascuno Stato.
Il mandato, non rinnovabile, è della durata di nove anni.
Il membro italiano è Guido Raimondi, che ricopre anche il ruolo di vicepresidente. Il presidente è invece il lussemburghese Dean Spielmann.
LE SENTENZE
In quasi 50 anni la Corte ha adottato più di 10 mila sentenze.
Vincolanti per gli Stati interessati, hanno portato i governi a modificare la loro legislazione e la propria prassi amministrativa in molti settori.
Le decisioni di irricevibilità  e le sentenze emesse dai Comitati e dalla Grande Camera, sono definitive e non possono essere appellate.
A seguito dell’emissione di una sentenza da parte della Camera, invece, le parti hanno tre mesi per richiedere il rinvio del caso alla Grande Camera per una nuova valutazione.
I RICORSI
I ricorsi possono essere presentati direttamente da individui, non essendo inizialmente necessaria l’ausilio di un avvocato.
È sufficiente inviare alla Corte un ricorso completo e corredato dei documenti richiesti. Ad ogni modo, la registrazione di un ricorso da parte della Corte non implica che lo stesso sarà , poi, ritenuto fondato nel merito.
Non sono richieste somme da corrispondere a titolo di tasse per i procedimenti dinanzi alla Corte.
IL PALAZZO
La corte ha sede a Strasburgo, nel Palazzo dei diritti dell’uomo disegnato dall’architetto britannico lord Richard Rogers nel 1994.
Costato 445 milioni di franchi francesi, l’equivalente di circa 69 milioni di euro, ospita 18 sale riunioni (tra cui le aule delle udienze) e oltre 500 uffici.

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LA CONDANNA NON BASTA, BERLUSCONI RESTA CAVALIERE

Settembre 7th, 2013 Riccardo Fucile

A UN CONDANNATO L’ONOREFICENZA DOVREBBE ESSERE REVOCATA, MA TUTTI FANNO FINTA DI NULLA

Il Cavaliere resta Cavaliere.
Nel senso che nonostante la condanna definitiva per frode fiscale, il dottor Silvio Berlusconi conserva il titolo onorifico che gli fu attribuito nel lontano 1977, che lui esibisce con orgoglio e che è stato assunto dai giornali come una specie di alias, un secondo nome con annessa qualifica di probità  e operosità  meneghina.
Chi avrebbe il potere di avviare le pratiche perchè l’onorificenza gli venga tolta se ne guarda bene dal farlo.
Non ci pensano i ministri competenti, comprensibilmente bloccati, dal loro punto di vista, dall’idea che qualsiasi soffio possa stendere il governo.
Ma non ci pensa neanche il prefetto di Milano a cui pure la legge concede una facoltà  di iniziativa.
Insediatosi il 19 agosto, il prefetto Francesco Paolo Tronca sembra non avere alcuna intenzione di prendere in considerazione la faccenda.
Preferisce prendere tempo, in perfetta sintonia con il governo delle larghe intese che lo ha nominato l’8 agosto e con il segretario pdl e ministro dell’Interno, Angelino Alfano, suo referente diretto.
Conoscendo bene le norme, non può negare che l’ipotesi della revoca del titolo e del ritiro della croce d’oro con collare sia campata in aria.
Ma da alto rappresentante delle istituzioni di questa Italia che pare incapace di far rispettare le sentenze quando di mezzo c’è un cittadino considerato di fatto più uguale degli altri, sa che quando si tratta di Berlusconi perfino la revoca di un titolo onorifico diventa un casus belli.
Preferisce quindi esercitarsi nella nobile arte della non decisione. A precisa domanda del Fatto , fa sapere che “il quadro complessivo non è chiaro, bisogna approfondire, devono essere messi a fuoco gli aspetti giuridici e procedurali”.
Eppure la legge sull’attribuzione e l’eventuale revoca del cavalierato appare lineare sia nell’elencazione dei meriti richiesti per la concessione dell’onorificenza sia nello stabilire i motivi che possono causare la sua perdita e i soggetti che la possono reclamare. È una norma ormai consolidata, risalente a 27 anni fa e applicata altre volte per stabilire la decadenza degli interessati, come successe, per esempio, con Calisto Tanzi della Parmalat.
Essa stabilisce che per quanto riguarda i meriti, l’aspirante Cavaliere deve dimostrare di “aver tenuto una specchiata condotta civile e sociale” e di “aver adempiuto agli obblighi tributari”.
Il prefetto riceve le proposte di candidatura e avvia un’istruttoria che tiene conto sia delle informazioni possedute dalla stessa Prefettura, sia di quelle fornite dalla Camera di commercio, dall’Ispettorato del lavoro, dall’Intendenza di finanza e dall’autorità  giudiziaria.
Quali informazioni fornirebbero oggi al prefetto Tronca gli uffici fiscali e l’autorità  giudiziaria a proposito del cavalier Silvio Berlusconi?
Anche per quanto riguarda la revoca, la legge è chiara: “Incorre nella perdita dell’onorificenza l’insignito che se ne renda indegno”.
Sostenere che un condannato in via definitiva per frode fiscale conservi integro il requisito dell’onorabilità  è come dire che Cristo fu ucciso dal sonno.
Del prefetto Tronca che si manifesta dubbioso ritenendo indispensabili “approfondimenti”, in passato si sono già  occupati i giornali.
Per esempio due anni fa venne fuori che suo figlio fu accompagnato a una partita di calcio con un autista e un mezzo di soccorso dei Vigili del fuoco di cui il dottor Tronca a quei tempi aveva la guida.
Era l’11 maggio e all’Olimpico la Roma ospitava l’Inter.

Daniele Martini

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PRESSIONE FISCALE RECORD: “QUASI 12.000 EURO PER OGNI ITALIANO”

Settembre 7th, 2013 Riccardo Fucile

RAPPORTO CGIA MESTRE: NEL 2013 LA PRESSIONE FISCALE RAGGIUNGERA’ IL 44,2% DEL PIL, BEN 12,8 PUNTI IN PIU’ RISPETTO AL 1980… IL CARICO DI IMPOSTE E’ AUMENTATO DEL 120%

Quasi 12mila euro di tass per ogni italiano.
Nel 2013 la pressione fiscale raggiungerà  il 44,2% del Pil: un record mai toccato in passato, ben 12,8 punti percentuali in più rispetto al 1980.
In termini assoluti, denuncia la Cgia di Mestre (associazione degli artigiani e piccole imprese), ciascun italiano — bambini e ultracentenari compresi — verserà  quest’anno un carico di imposte, tasse e contributi pari a 11.629 euro: ben il 120% in più di quanto abbiamo pagato nel 1980 (5.272* euro pro capite).
A tali conclusioni si giunge considerando che il gettito fiscale e contributivo del 1980 era pari a 63,8 miliardi di euro, “mentre alla fine del 2013, secondo le nostre stime, finiranno nelle casse dello Stato ben 694 miliardi di euro”.
Il dato relativo alla pressione fiscale riferito al 2013, fa notare la Cgia, è leggermente inferiore al dato previsto nell’aprile scorso dal Documento di economia e finanza (44,4%).
Ciò è riconducibile al fatto che le stime della Cgia hanno tenuto conto delle disposizioni fiscali introdotte successivamente (DL 63/2013 “proroga agevolazioni fiscali Irpef ristrutturazione edilizia e risparmio energetico”, DL 69/2013 “del fare”, DL 76/2013 “differimento aumento Iva” e dl 102/2013 “abrogazione prima rata Imu”.
Inoltre “si è tenuto conto dell’impegno del governo Letta di eliminare, per l’anno in corso, la seconda rata dell’Imu sull’abitazione principale, nonchè del peggioramento della situazione economica destinato a produrre effetti depressivi sul Pil”.
Per il segretario Giuseppe Bortolussi c’è una ulteriore puntualizzazione da fare: “Non bisogna poi dimenticare che per i contribuenti onesti la pressione fiscale reale, ovvero al netto dell’economia sommersa, si attesta ormai al 53,6%. Inoltre, possiamo tranquillamente affermare che nel 2013 gli italiani hanno lavorato per il fisco sino alla metà  di giugno: una cosa insopportabile”.
“Contraendo in maniera strutturale la spesa pubblica improduttiva — conclude Bortolussi — possiamo ridurre anche le tasse. Per far questo è necessario riprendere in mano il federalismo fiscale che, a mio avviso, è l’unica strada percorribile per raggiungere questo obbiettivo. Infatti, le esperienze europee ci dicono che gli stati federali hanno un livello di tassazione ed una spesa pubblica minore, una macchina statale più snella ed efficiente ed un livello dei servizi offerti di alta qualità ”.

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PUBBLICITARI CONTRO BERLUSCONI: “COSI’ CI ROVINI”

Settembre 7th, 2013 Riccardo Fucile

INTERVISTA A LORENZO SASSOLI BIANCHI, PRESIDENTE DELL’UPA

Il presidente dell’Upa Lorenzo Sassoli Bianchi, l’associazione che riunisce tutti i big spender della pubblicità  (da Fiat a Ferrero a Barilla a Unilever a Procter) prende rumorosamente le distanze dalle strategie suicide di Silvio&Santanchè : la crisi ha effetti terrificanti per noi anche per le loro aziende…speriamo ragionino ….non è tempo di guerre sante
Allora, come prima cosa, come va l’autunno? Ci può dare qualche anticipazione?
Sugli investimenti pubblicitari manteniamo le previsioni già  indicate, ovvero un -12% rispetto al 2012. Tendenza in peggioramento considerati tre fattori di instabilità  contingente: l’aumento dell’Iva, la durata del governo e i venti di guerra. Tre elementi di forte destabilizzazione che potrebbero influire sui consumi e avvitare gli investimenti pubblicitari in una spirale ancor più negativa.
Ma l’intervento in Siria, anche se noi non ci siamo, incide?
Quella che si prospetta non è una guerra in una regione qualunque. Stiamo gettando benzina in un falò di lotte tra fazioni di cui non conosciamo nè origine nè sviluppi. Le conseguenze sono imprevedibili. Di sicuro si genera incertezza e quindi si riduce la già  pessima propensione al consumo.
Quindi lei dice “per mantenere, per restare cosi come siamo…”
Per arrestare l’emorragia, in questo momento, siamo a -17%. Noi di Upa siamo fiduciosi per statuto e pensiamo che il mercato chiuda a -12%. Ma il passato recente, l’ultimo lustro ci ha insegnato che la crisi è un drago a molte teste e tutte le previsioni basate su aspettative razionali si bruciano come lingue di fuoco.. Aggiunga la situazione da comma 22 di un Iva cosi alta, l’instabilità  politica e la minaccia di una guerra globale. Il risultato da zero, zero capacità  di guardare oltre stamattina.
Stabilità  di governo: ieri è intervenuto il presidente Napolitano, è stato molto netto e anche lei mi ha anticipato, ribadendo che è un valore importante…
Entro nel vestito grigio medio di un politico ma per uscirne subito. Non faccio niente, trovo al limite le risorse per non aumentare l’Iva e lascio durare il governo il più possibile. La politica è amministrazione, diceva Calvino, e aggiungeva che ai politici bisogna chiedere innanzitutto di non fare danni. Poi a difendere e semmai a rilanciare il Paese ci pensa il Paese stesso con il suo tessuto economico e sociale, come è sempre stato.
Certo, perchè una crisi di governo in questo momento sull’economia pubblicitaria e reale sarebbe devastante…
Sull’economia reale in primis. I fondamentali sono in fibrillazione, ripresa, caduta repentina, di nuovo ripresa ma flebile. Un altalena di illusioni e delusioni. Intanto perdiamo Pil come se piovesse. Si metta nei panni di una multinazionale che in questi giorni deve decidere il budget pubblicitario per il 2014 da destinare all’Italia. Un risiko terrificante, voglia di mollare, pressione per spostare gli investimenti in aree più dinamiche. La pubblicità  è l’adrenalina dell’economia, se si ferma è come fermare il tempo come diceva Ford. Se gli investitori stranieri fuggono di fronte alla nostra situazione nella prossima assemblea dell’Upa potremmo parlare in dialetto milanese e ci capiremmo tutti. Ma io resto fiducioso. Il nostro Paese ha risorse che non sa di avere e nei momenti critici ha sempre dimostrato una insospettabile capacità  di recupero.
La dottoressa Santanchè, è una collega, è capo di una importantissima concessionaria e quindi le sa queste cose. Quindi alla Santanchè non politica, ma imprenditrice, Sassoli che cosa dice?
Parlo alla Santanchè perchè Berlusconi intenda, le sue aziende vivono di pubblicità . Io a tutti loro dico: “Siate responsabili. Fareste del male alle vostre stesse aziende”. Confido nella loro ragionevolezza e da laico faccio digiuno contro la guerra come chiesto dal Papa, contro tutte le guerre sante……
Quindi mantenere lucidità  e responsabilità ?
Responsabilità , strada maestra sempre foriera di buoni consigli e di cattivi esempi. Rientro per un attimo nelle vesti di un politico e mi chiedo, come mai in Italia non si riesce a formare un Partito dei Moderati? E’ la maggioranza silenziosa del Paese, un’opposizione cognitiva che non riesce mai ad esprimersi appieno. Come mai non nasce una forza che si faccia carico di quella parte del Paese maggioritaria che non è rappresentata da nessuno, non ha associazioni che la sostengono e, però, è quella che sostiene il Paese? Mistero di una maggioranza confusa, attonita, disorientata.
Qualcuno dice che potrebbe essere lei a farsene carico…
Io mi occupo tutte le mattine di Polis. Creo valore, sostengo l’occupazione, la mia azienda rispetta i canoni delle sostenibilità  ambientale, paga milioni di imposte all’anno, non ho conti all’estero. Nel pomeriggio la Polis della mia città  mi chiede di far funzionare i Musei Civici. Se non le bastasse come Polis in questo momento tento di convincere il maggior fruitore di investimenti pubblicitari del Paese a non staccare la spina al Governo…il resto è una burla, non guiderò il partito dei Moderati ma se mi chiedessero un contributo non mi tirerei indietro. Dipende dal progetto.
Perchè, mai dire mai. Se ne era parlato sui giornali.
Io non mi occupo di politica, tanto so, come le ho appena spiegato, che è la politica ad occuparsi della mia giornata.
Mi permetta questo inciso. Non tutte le aziende vanno male. Tra quelle che vanno bene c’è anche la sua. Da parte sua – lo dico per un punto-chiave, perchè lo so – c’è investimento, tecnologia, ma anche fiducia nella pubblicità . L’ha mantenuta magari nonostante abbia dovuto fare anche lei due o tre conti, però ha mantenuto la fiducia nella pubblicità .
Guardi, gli investimenti pubblicitari della mia azienda negli ultimi 5 anni sono cresciuti del 60%. Parallelamente il fatturato è cresciuto più o meno della stessa percentuale e il valore di borsa anche. Esiste una dimostrazione più limpida di questa dell’efficacia della pubblicità ? E sottolineo che la Valsoia è un’azienda prettamente nazionale, cresciuta con una piccola quota di esportazione.
Una riflessione sulle polemiche Rai, Miss Italia…
Le donne italiane restano sempre le donne più belle del mondo. Con o senza Miss Italia. Funziona, non funziona, è una formula vecchia? Tutto opinabile ma se una formula è vecchia si prendono nuovi autori e si fa un nuovo progetto di programma con l’obiettivo di esportare il format. Questo fa una tv a vocazione pubblica ma con una gestione manageriale forte.
Secondo Lei il futuro della Rai passa attraverso un nuovo modello di governance?
Bisogna innanzitutto disincagliare la Rai dalla politica., quella bassa per intenderci. Dare forza alla qualità  misurandola con il Qualitel, uno strumento che è a disposizione della Rai e che nessuno sta utilizzando. Inoltre abbiamo suggerito una rete senza pubblicità  perchè la Rai ritorni realmente servizio pubblico. Quando io leggo che i 3 milioni che hanno visto Jovanotti sono considerati un “flop”, inorridisco, perchè 3 milioni di spettatori, tra l’altro spettatori intelligenti rispetto anche a un artista intelligente e a uno spettacolo intelligente, significa un’audience molto interessante per i pubblicitari. Sono preferibili 3 milioni di spettatori appartenenti a nuovi target per Rai Uno rispetto a 4 milioni di spettatori indefiniti. Luigi Gubitosi sta facendo un buon lavoro, ma ha i vincoli della governance che è una espressione di bassa politica.
Però non mi ha risposto su Miss Italia…
Se c’è la qualità , non si demonizza nulla. Non c’è ragione, questo concorso fa parte della storia dell’Italia. Va solo ripensato.
Lo stesso vale per Mission, criticato forse troppo precipitosamente… Dipenderà  da come lo si fa…
Nel mondo dei reality c’è tutto lo scibile umano. E’ il grandangolo della realtà  come dice Freccero, dopamina e serotonina assieme. Le faccio qualche esempio: una lavatrice, un forno a microonde, un frigo, oppure un bambino. L’ultimo caso in tema di reality “oltre la realtà ” viene dal Pakistan, dove lo show in questione, Amaan Ramazan, sono sette ore in diretta durante le giornate di digiuno del Ramadan, si propone con un conduttore celebre, Aamir Liaquat Hussain, a metà  fra il sex symbol e il dotto religioso, che offre premi in cambio di risposte esatte a domande sul Corano. Durante la trasmissione, delle coppie si sono viste offrire bambini abbandonati. L’Ong che collabora con il programma difende l’iniziativa, ma le polemiche non mancano. In Cina, nel frattempo, sta per essere inaugurato un intero canale dedicato solo ai panda giganti della riserva di Chengdu, con le immagini di 28 telecamere trasmesse 24 ore su 24. Negli Stati Uniti invece si attende per fine 2014 The ghost inside my child, il fantasma dentro il mio bambino, che promette solo storie vere con bambini che raccontano «ricordi di vite precedenti » o passate esperienze traumatiche. Stando a tutto ciò io difendo la scelta di Giancarlo Leone di inviare Albano in luoghi di sofferenza purchè tutto ciò non si trasformi in un ennesimo show sul dolore. D’altronde credo che se avessero proposto il programma ad Umberto Eco si sarebbe defilato. L’intrattenimento deve essere intelligente ma pur sempre intrattenimento rimane.

(da “L’Huffington Post”)

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ULTIMA GIRAVOLTA DI BERLUSCONI: “SE MI SALVANO LASCIO LA POLITICA”

Settembre 7th, 2013 Riccardo Fucile

VIDEOMESSAGGIO SOSPESO, RIPRENDONO LE PRESSIONI SUL QUIRINALE

Il Cavaliere è stanco. «Da un mese non dormo più», ha raccontato angosciato a un amico. Rabbuiato per un futuro che gli appare senza prospettive.
Marchiato come un delinquente, senza il passaporto, senza più una protezione se a un pm venisse in mente di mandargli ad Arcore i carabinieri per arrestarlo.
Così, sospinto dai figli (pronti a chiedere la grazia) e dai collaboratori di una vita, pressato dagli interessi delle aziende, Berlusconi è arrivato a confidare cosa sarebbe disposto a mettere sul piatto se quella che nel Pdl tutti chiamano “la trattativa” dovesse andare in porto positivamente: «A Napolitano l’ho anche fatto sapere. Sarei pronto a uscire dalla politica domani se solo me ne dessero la possibilità . Anzi, la vedrei come una liberazione».
La svolta, una vera e propria scelta di vita, è maturata negli ultimissimi giorni. Proprio quando tutto sembrava a un passo dal precipitare.
E ovviamente quegli stessi amici che la raccontano la condiscono con una sana dose di scetticismo, consapevoli che potrebbe essere l’ennesima offerta al rialzo dell’eterno giocatore. Ma c’è, è sul tavolo. E Berlusconi aspettache qualcuno, il capo dello Stato in primo luogo, la vada a vedere.
Per questo, dopo i fuochi e i fulmini che partivano da Arcore fino a mercoledì, improvvisamente sul Pdl sembra scesa una cappa di silenzio. Tutto fermo.
Eppure il video-messaggio della crisi era pronto per essere registrato e trasmesso stasera o domattina.
L’ufficio di presidenza del partito, convocato per ieri, era già  stato cancellato nei giorni scorsi dall’agenda. Così anche la partecipazione di lunedì al festival “Controcorrente”, organizzato dal Giornale a Sanremo, è stata per ora messa in pausa.
Con un’intervista dal palco al direttore Sallusti   il Cavaliere avrebbe infatti dovuto soffiare nel corno per incitare i suoi alla pugna.
Invece ha preferito declinare. Tutto fermo. Per consentire alle colombe — Fabrizio Cicchitto sarebbe in attesa di salire sul Colle — di compiere il loro lavoro diplomatico senza il rombo di cannoni di sottofondo.
«C’è una riflessione in corso — ammette a mezza bocca un falco come Daniele Capezzone — ma la corda resta tesa. Tesissima».
Preoccupato che questa «riflessione» possa portarlo a cambiare idea e accettare la resa, ieri Denis Verdini si è precipitato ad Arcore come una furia per convincere il Cavaliere a non farsi abbindolare dalle sirene pacifiste delle colombe. «Se ti metti nelle mani di Napolitano e del Pd sei finito. È la tua fine». Eppure Berlusconi ancora aspetta. Pronto a rovesciare il tavolo, ma aspetta.
Angelino Alfano, dopo essere stato ad Arcore giovedì sera, ha comunicato personalmente il cambiamento del clima a Enrico Letta, impegnato al G20 di San Pietroburgo: «Abbiamo guadagnato altre 48 ore di tempo ».
Per fare cosa? L’oggetto del desiderio è sempre il condono “tombale” per Berlusconi. Una grazia che estingua non solo la pena principale ma anche quella accessoria.
Una grazia politicamente motivata, che indichi a tutte le procure e ai tribunali impegnati a giudicarlo per vari reati — da Ruby alla compravendita dei senatori — che sul Cavaliere è scesa la protezione presidenziale.
Che sarebbe meglio lasciarlo andare, dimenticarlo, scontargli quel che resta e accompagnarlo in amicizia sul viale del tramonto.
Consegnandolo a una nuova vita e magari a nuove nozze con Francesca Pascale. Come un padre fondatore del centrodestra che, a quel punto, si aprirebbe a nuovi innesti moderati. Questo è l’obiettivo perseguito palesemente dalle colombe — politiche e aziendali — e da quanti in famiglia temono uno scenario da Sansone che muore con tutti i Filistei.
Certo, se da un lato il Cavaliere si mostra disponibile a concedere tutto, persino la sua uscita di scena (ma con onore), dall’altro tiene gli occhi aperti sugli altri giocatori.
E quello che vede lo rende molto nervoso. Ad angosciarlo è la sensazione, alimentata dagli avvocati, che il Tribunale di Milano stia stringendo i tempi per arrivare alla riformulazione dell’interdizione dai pubblici uffici.
È furioso per la motivazione della sentenza di condanna a Marcello Dell’Utri, «arrivata guarda caso alla vigilia della riunione della giunta delle elezioni», dove vengono riepilogati i suoi rapporti con i boss mafiosi attraverso la mediazione dell’ex senatore siciliano.
Ma soprattutto non si fida del Pd e di quanto gli raccontano le colombe. E attende di vedere come si svolgerà  realmente il dibattito durante tutta la prossima settimana a palazzo Madama.
Prima di decidere se staccare la spina al governo e puntare dritto al voto anticipato. Come lo supplicano di fare Verdini, Santanchè e gli altri falchi.
«Lunedì si capirà  se vogliono accelerare e arrivare al voto entro pochi giorni oppure no. Li aspetto. Io ho messo sul tavolo tutto».
Wait and see.

Francesco Bei
(da “La Repubblica”)

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TRATTATIVA TRA COLLE E SILVIO: GRAZIA CONTRO DIMISSIONI?

Settembre 7th, 2013 Riccardo Fucile

NAPOLITANO HA APERTO ALLA CANCELLAZIONE ANCHE DELLE PENE ACCESSORIE MA BERLUSCONI MENTRE ASPETTA VUOLE RESTARE SENATORE

Serve senso di responsabilità  da parte di tutti i giocatori ossia i partiti di maggioranza. E giocatore e arbitro è Napolitano”.
Renato Brunetta, da Cernobbio, riassume così i termini della questione nel giorno in cui sembrano di nuovo prevalere i toni calmi dell’appeasement istituzionale.
Fedele Confalonieri, infatti, dopo la sua visita al Quirinale di giovedì, ieri s’è presentato a pranzo a Villa San Martino, Arcore.
Come per incanto, in attesa di capire come andrà  a finire, i canti di guerra del centrodestra si sono placati.
Nelle stesse ore Giorgio Napolitano sbarcava a Venezia per la Mostra del Cinema: “Ritiene che il clima politico si sia rasserenato?”, gli chiede un cronista.
Lui, serafico: “Mi fa piacere che lei lo veda rasserenato”.
Tanta gentilezza ha una sua ragione, spiegano fonti di maggioranza (tanto di area Pd che Pdl): il capo dello Stato avrebbe “aperto” alle richieste di Silvio Berlusconi su una grazia “esaustiva” (copyright di Sandro Bondi) ed escluso il suo appoggio a “governicchi” tipo il Letta bis con “responsabili” annessi.
E qui il terreno si fa più scivoloso.
Per un motivo piuttosto semplice: non è chiaro se le due parti si siano capite davvero. Napolitano non si è mosso dalla linea illustrata nella sua nota di agosto: è disposto a lavorare sulla “agibilità  personale” del Cavaliere, cioè sulle condanne, su quella politica se questo significa riconoscerne anche pubblicamente la leadership sul centrodestra, ma la carriera da parlamentare e uomo di governo del tycoon di Mediaset è finita.
Un riflesso di questa posizione del capo dello Stato si coglie nelle parole di ieri di Massimo D’Alema: “Uscire di scena? Berlusconi può uscire dal Parlamento, ma fino a quando lui mantiene un consenso e una presa sul suo partito continuerà  ad esercitare un ruolo politico. Certo la sua stagione volge al declino”.
Non a caso, il Colle — a quanto pare — starebbe consigliando al capo del centrodestra di non andare nemmeno allo scontro sulla decadenza: cominci a pensare alle dimissioni, piuttosto, che sono la strada meno traumatica per dare a questa partita un finale che accontenti tutti.
La trattativa, insomma, gira attorno alla rinuncia di Berlusconi ad un ruolo attivo da un lato e dall’altro a una concessione piena della grazia da parte di Napolitano, cioè anche sulla pena accessoria dell’interdizione ai pubblici uffici che arriverà  peròsolo quando la Corte d’appello di Milano l’avrà  ricalcolata: metà  ottobre, se fa in fretta. È a questo incrocio di decisioni e desideri che la faccenda rischia di finire in un incidente mortale.
La trattativa, infatti, è un fiore delicato e rischia di appassire al primo scroscio d’acqua o giornata di sole. “Confalonieri non ha portato a casa nulla”, dicono infatti quelli che vogliono andare al voto subito e lo stesso Berlusconi sarebbe molto scettico sui risultati della missione sul Colle del suo amico più fidato e massimo manager di Mediaset. “Napolitano fa bene a fidarsi di noi”, si fa coraggio Alfano.
Il fatto è che il Cavaliere vuole restare in Senato almeno fino a un minuto prima che il capo dello Stato gli abbuoni i quattro anni di galera e quelli di interdizione.
Niente fretta sulla decadenza: “Se lunedì la Giunta accelera non ci sarà  altra discussione”, scolpisce ancora Brunetta. “Un mese se ne va anche solo a termini di regolamento”, aprono fonti del Pd.
Si potrebbe arrivare, in sostanza, a quella metà  ottobre in cui tutti i destini dovrebbero compiersi: la Corte d’Appello quantificare l’interdizione, Silvio Berlusconi cominciare a scontare la pena, il Colle a preparare la grazia “esaustiva” di cui sopra, l’interessato gentilmente a dimettersi da senatore.
Ma a cosa serve tutto questo marchingegno al Cavaliere?
Gli serve perchè è convinto di poter fregare tutti ancora una volta, di potersi permettere comunque un ultimo rodeo elettorale, quando sarà , nonostante la legge Severino lo renda incandidabile per i prossimi sei anni.
Il meccanismo è semplice quanto, per così dire, berlusconiano: si tratta semplicemente di forzare le regole del gioco.
Berlusconi si candida, l’Ufficio elettorale lo cancella dalle liste, lui fa ricorso al Tar con annessa cagnara mediatica sui giudici antidemocratici e se gli riesce di rimanere in lista anche in via cautelare il gioco è fatto: riparte la grancassa sui milioni di voti espropriati, negati, stracciati. “Stavolta però non ce la fa — prevede uno dei suoi, specie ‘falco’ — Tra Renzi e la sua incandidabilità  rischiamo di uscirne completamente devastati”.

Marco Palombi
(da “Il Fatto Quotidiano”)

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M5S, NON BASTA FARE I FIGURANTI

Settembre 7th, 2013 Riccardo Fucile

O DIVENTI PROTAGONISTA O RESTI CAMMEO

Il M5S vuole essere un protagonista delle vicende politiche italiane o preferisce avere la funzione del “cammeo”?
Come inedita forza politica vuole agire o intende solo produrre effetti scenici?
Il “cammeo”, nel linguaggio cinematografico, è la partecipazione di una star in un ruolo di scarsissima incidenza sull’insieme del film e sulle vicende narrate, ma capace di attrarre molti spettatori proprio perchè un “nome”.
Due questioni all’ordine del giorno, anzi ad horas, costituiscono il banco di prova per capire quale ruolo il M5S intenda svolgere: protagonista o “cammeo”.
La prima questione è la crisi di governo, che Berlusconi brandisce come un ricatto, con annesso messaggio (eversivo) da far esplodere in tutte le tv.
Ai ricatti può essere sensibile solo chi è ricattabile, dunque Napolitano e Letta diamo per ovvio che non ne siano neppure sfiorati, e la stessa cosa ci piacerebbe poter azzardare anche per l’intero gruppo dirigente del Pd.
Tuttavia la crisi potrebbe essere aperta in ogni momento, perfino mentre state leggendo questo giornale.
A quel punto il dilemma per il M5S non sarà  (non è): alleanza col Pd oppure no.
Che venga messa in questi termini da gran parte dei media è anzi già  fuorviante e manipolatorio.
I termini esatti della scelta suonano invece: il M5S avanza una propria proposta di governo, o si limita a lasciare l’iniziativa agli altri, regalando con ciò in monopolio alle forze politiche ogni ruolo di protagonisti?
Dire no a ogni ipotesi di Letta bis (o di un governo Amato di cui si vocifera nel Pd) va da sè, ma limitarsi a questo vuol dire, appunto, relegarsi al ruolo di “cammeo” (con cui si possono anche strappare applausi e standing ovation).
Essere protagonisti significa invece avere la forza e l’intelligenza di imporre la propria agenda e la propria iniziativa, costringendo le altre forze politiche alla subalternità , mettendole con le spalle al muro, spingendone una parte a piegarsi “obtorto collo” alle proposte di governo del M5S.
Proposte che il movimento ha rivendicato di aver già  compiuto, accusando il Pd di non averle volute neppure prendere in considerazione: un governo senza partiti, guidato da una personalità  di riconosciuta e adamantina “statura” repubblicana.
La lista delle preferenze del M5S per i nomi di tale personalità  è stata stilata attraverso una consultazione on line di alcune migliaia di attivisti al momento dell’elezione del presidente della Repubblica.
I nomi di Rodotà  e Zagrebelsky dovrebbero perciò suonare come la proposta ovvia che il M5S porterà  al Quirinale in caso di crisi di governo.
Pretendere che Napolitano affidi “al buio” al M5S la carica di premier, come qualcuno nel movimento ha pure ventilato, è in patente conflitto con l’art. 92 della Costituzione ed equivarrebbe alla rinuncia a svolgere una qualsiasi azione nella crisi.
Se il M5S farà  solennemente questi nomi al Quirinale, e magari fin d’ora al paese, il Pd sarà  messo nell’angolo.
Non vorrà  neppure sentirne parlare, un governo senza ministri di partito a chi vive di partitocrazia deve fare l’effetto dell’aglio sui vampiri.
Ma il Pd potrà  davvero dire di no e basta? Perchè la soluzione a quel punto proposta dal M5S con tutti i crismi istituzionali avrebbe dalla sua i seguenti atout: personalità  ineccepibili per caratura morale, prestigio professionale, credibilità  internazionale e disinteresse personale, che sceglierebbero ministri con le stesse caratteristiche, cioè l’Italia delle eccellenze sotto tutti questi profili.
Con quali argomenti il Pd potrebbe dire di no? Come potrebbe giustificarsi con il proprio elettorato potenziale?
È stata al governo con i Brunetta e le Biancofiore e troverebbe ripugnante sostenere come premier chi per tutta la vita ha operato in coerenza con i valori di “giustizia e libertà ” che il Pd sbandiera in ogni comizio come irrinunciabili?
E come spiegherà  il Pd che preferisce andare alle elezioni con il Porcellum, o evitarle con un governicchio Letta bis o Amato ter, pur di rifiutare la proposta avanzata dal M5S, che anche quasi tutti gli elettori democratici apprezzerebbero?
Il tutto, in un orizzonte di incredulità  europea per chi si piega al ricatto di un Delinquente patentato, e di manifestazioni di massa sul web e nelle piazze a favore di un governo di legalità  repubblicana.
Quanto alla riforma elettorale, seconda cartina di tornasole su cui misurare la capacità  del M5S di essere protagonista, la scelta del solo modello proporzionale (con collegi piccoli e metodo d’Hont) rischia anch’esso di fare “cammeo”.
I sistemi proporzionali hanno il pregio di rispettare (più o meno) il criterio della rappresentanza, ma il difetto di non consentire agli elettori di scegliere la maggioranza di governo, demandata alle “pastette” post-elettorali.
Il M5S avrebbe perciò dovuto (dovrebbe) mettere sul tappeto, oltre a una proposta di proporzionale, anche una proposta di maggioritario.
A due turni, perchè quando le forze elettorali principali sono più di due (e oggi in Italia sono tre: Pdl, Pd, M5S) il maggioritario a un turno trasforma le elezioni in roulette.
E poichè con le elezioni-gioco-d’azzardo del Porcellum (o il Mattarellum) Berlusconi potrebbe, con meno di un terzo dei voti, prendersi tutto, per la democrazia sarebbe una “roulette russa”.
Per cui il M5S farebbe bene ad avanzare anche una proposta di legge elettorale maggioritaria, ricalcata sul doppio turno con cui si elegge il sindaco, e proporre alla discussione entrambi i modelli, a seconda che si voglia privilegiare la capacità  dell’elettore a essere rappresentato o a scegliere la maggioranza di governo.

Paolo Flores D’Arcais
(da “il Fatto Quotidiano”)

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