Settembre 18th, 2013 Riccardo Fucile
IL ROCKER ATTACCA IL SINDACO DI FIRENZE SU FACEBOOK: “E’ UN BERLUSCHINO, SI SENTE LA VITTORIA IN MANO”
«Asfalteremo il Pdl» aveva detto Matteo Renzi.
E fra le tante risposte arriva anche questa: «Siccome non asfalterai niente e nessuno, come contribuente di Firenze ti chiedo se, finito il mondiale di ciclismo, sarai in grado di asfaltare le migliaia di pericolosissime buche che ci sono nelle strade della mia amata città ».
Il contribuente in questione è nientemeno che Pierò Pelu che ha deciso di usare l’oramai celebre frase per attaccare «il sindaco più latitante della storia della mia amata città ».
Il pesante sfogo arriva sul suo profilo Facebook.
E Pelù ci va giù pesante: è «un berluschino».
Per il rocker, Renzi «si sente la vittoria in mano per le prossime imminenti elezioni politiche nazionali – scrive -, è riuscito con perseveranza certosina e promesse fantascientifiche a mettere tutti d’accordo all’interno di quel buco nero della politica che è il Pd (non è l’acronimo di una bestemmia ma ci si avvicina molto), anche il volpone D’Alema si sta inchinando al nuovo che avanza».
E «il rampante Renzi sa bene di politica fatta all’italiana ma soprattutto sa benissimo cos’è il marketing applicato ad essa (da buon berluschino altro non può fare) e così quando arringa il suo fan club ai comizi o va in tivvù risulta simpatico e coinvolgente. La massa forse gli sta credendo davvero e lo voterà , come leader dell’amorfo Pd lo voteranno sia da destra che da sinistra».
Poi conclude: «Siccome so che non asfalterai niente e nessuno – conclude Pelù – allora come cittadino\contribuente di Firenze ti chiedo se, finito questo mondiale di ciclismo, sarai in grado di asfaltare (o lastricare) le migliaia di pericolosissime buche che ci sono nelle strade della mia amata città . Grazie dell’attenzione».
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Settembre 18th, 2013 Riccardo Fucile
SONO A SCALA DEI TURCHI, UNA SARA’ DELLA PRESTIGIACOMO
Sul costone roccioso più suggestivo della costa agrigentina, la Scala dei Turchi, una parete di candida marna a picco su spiagge di sabbia finissima, candidata per la sua bellezza a diventare patrimonio mondiale dell’Unesco, rispunta l’incubo cemento: gli scheletri edilizi con doppia elevazione sono diventati tre e una villetta bianca, con gli infissi azzurri, è già stata definita: “È quella dell’ex ministro Stefania Prestigiacomo”, sostiene Marcello La Scala di Mareamico, che la settimana scorsa, insieme a Lega Ambiente, Wwf Agrigento e altre associazioni ambientaliste ha chiamato a raccolta i cittadini davanti al municipio di Realmonte per denunciare l’ennesimo scempio.
Una manifestazione che ha suonato la sveglia anche alla Sovrintendenza ai Beni ambientali, che il giorno dopo, in autotutela, ha bloccato i nuovi lavori, dopo che la Procura di Agrigento ha aperto un fascicolo sulla vicenda.
In questo paradiso naturale in contrada Canalotto le ruspe della società immobiliare Co.Ma. E. R. di Sebastiano Comparato vanno avanti da circa due anni, ma nessuno si era accorto di nulla fino a quando, a sporcare le immagini da cartolina scattate dal mare, sono spuntate le doppie elevazioni in una lottizzazione di oltre 60.000 metri quadri che prevede la realizzazione di 20 ville con piscina e ogni altro comfort, già prenotate, oltre che dalla Prestigiacomo, secondo il sito di informazione Grandangolo, anche dall’allenatore della Fiorentina Vincenzo Montella e dall’attore Teo Mammuccari.
Per capire meglio come sia stato possibile rilasciare tutte le autorizzazioni necessarie, e soprattutto verificarle una per una, l’assessore regionale all’Ambiente Mariella Lo Bello ha promesso l’invio di un paio di ispettori.
“Occorre tenere alta l’attenzione — dice l’assessore — per evitare che investimenti privati possano aumentare i già esistenti rischi idrogeologici di quella parte del territorio agrigentino. Se la situazione è così come appare dalle foto pubblicate su Internet dal-l’associazione Mareamico Agrigento non e’ da escludere un nuovo caso Scala dei Turchi”.
E sulle ruspe piazzate sulle falesia hanno puntato i propri riflettori anche i deputati del movimento 5 Stelle che hanno annunciato di avere iniziato una verifica al piano regolatore, risalente al 1976, e agli elenchi delle concessioni edilizie rilasciate dal 2007 a oggi dal comune di Realmonte.
Ci sarà da spiegare, tra l’altro, se il sindaco allora in carica, l’ingegner Vincenzo Farruggia, autore del rilascio delle concessioni sia la stessa persona che compare nel-l’elenco dell’impresa appaltatrice di Siracusa, quale direttore dei lavori.
In questa stessa zona, a giugno, le ruspe erano entrate in azione per abbattere un ecomostro, uno scheletro edilizio realizzato nel 1989 che secondo alcuni imprenditori sarebbe dovuto diventare un albergo.
Ed era stato il procuratore aggiunto di Agrigento Ignazio Fonzo, che ha rivitalizzato una serie di sentenze definitive di demolizione di edifici abusivi mai eseguite, ad intimare alla Scatur, la società proprietaria dell’immobile, a demolirlo, restituendo la scogliera alla sua naturale bellezza.
Giuseppe Lo Bianco
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Settembre 18th, 2013 Riccardo Fucile
CRESCONO LE SOCIETA’ PARTECIPATE, BEN 403… UNA VORAGINE DA 149 MILIONI IN CAMPANIA, INDEBITAMENTO DI 10 MILIARDI PER IL LAZIO
Per i magistrati contabili è stata la classica fatica di Sisifo.
Nonostante gli sforzi, nemmeno loro sono riusciti a tracciare i contorni esatti della incredibile galassia delle società regionali.
Qualcuno, la Regione Sardegna, semplicemente non ha fornito i dati. Qualche altro, la Sicilia, li ha spediti incompleti: senza le cifre del personale.
Soprattutto, nel rapporto sulla finanza regionale appena pubblicato dalla Corte dei conti, manca ciò che sta a valle delle società regionali, quel magma indistinto e ribollente di controllate e collegate delle controllate, partecipazioni, consorzi. Nonostante ciò, lo scenario resta impressionante: anche perchè segnala come la ritirata del pubblico dall’economia sia per ora una vana speranza.
Sardegna esclusa, le società delle Regioni sono 403, nove in più rispetto alle 394 del 2012: senza contare, ovviamente, quelle di secondo e magari anche terzo livello.
Per avere la percezione di quanto sia esteso quel magma, si consideri che la Finlombarda, holding della Lombardia, ha 11 partecipazioni.
E pressochè ogni Regione ha almeno una situazione del genere.
Perfino il piccolo Molise, la cui finanziaria regionale ha un portafoglio di ben 15 partecipazioni. Quattro in più rispetto alla stessa Lombardia
In testa c’è la Sicilia, con 33 società di primo livello, alcune delle quali avviate alla liquidazione dalla nuova amministrazione.
Appena tre di meno ne ha la Campania, seguita dall’Emilia Romagna (28), dal Lazio e dalla Calabria (27). La gamma è completissima: società di trasporto, imprese di servizi, aziende culturali, ditte di marketing…
Ce n’è per tutti i gusti. Chi ama il dolce apprezzerà lo Zuccherificio del Molise. Chi ama il salato, invece, preferirà l’industria salina Italkali, controllata al 51 per cento dalla Regione siciliana.
Non mancano poi le sigle capaci di trarre in inganno anche i più esperti.
La Sma, Sistemi per la meteorologia e l’ambiente Campania, per esempio, ha ben poco a che fare con le previsioni barometriche.
È una società che si occupa del servizio antincendi. Con 678 dipendenti, quasi 10 milioni di perdite nel 2011 e un patrimonio negativo per 6 milioni.
Il sito internet illustra il contesto nel quale è nata dieci anni fa: «Venne costituita a seguito delle iniziative regionali volte alla stabilizzazione dei lavoratori socialmente utili». Fatta la premessa, se ne decantano i risultati raggiunti, spiegando che la superficie media percorsa dal fuoco si è ridotta fra il 2002 e il 2011 da 3,68 a 1,83 ettari a incendio.
Anche se il numero degli incendi, nell’ultimo decennio, è stata di 3.290 l’anno contro i 2.049 del decennio precedente all’esistenza della Sma. L’aumento è del 60,5 per cento.
E che dire dell’Astir? Trattasi di un’altra società campana che si occupa di smaltimento di rifiuti, con 481 dipendenti, messa in liquidazione un paio d’anni fa causa «paralisi» dell’attività , dopo aver accumulato nel solo 2010 perdite per oltre 24 milioni. Nonostante questo, nell’aprile di quell’anno, quando era già con l’acqua alla gola si è provveduto all’assunzione di 38 persone con procedure, ha scritto il liquidatore nella sua relazione, «in violazione delle norme di evidenza pubblica e del patto di stabilità ». Quindi in seguito licenziate: gli è andata male.
Destino diametralmente opposto a quello toccato ai 60 dipendenti transitati senza colpo ferire da Sviluppo Italia a Sviluppo Campania, società controllata dalla Regione e affidata a un giovane dal curriculum impressionante.
Si chiama Alessandro Gargani, incidentalmente figlio dell’irpino Giuseppe Gargani, europarlamentare dell’Udc, ex deputato, ex sottosegretario, transitato in precedenza a Forza Italia e prima ancora nell’Ulivo: proveniente dalla Dc di Ciriaco De Mita, dove era capo della segreteria politica.
Con quei 60, i dipendenti delle società regionali campane risulterebbero 2.349.
Ma si capisce quanto i dati limitati agli organismi di primo livello siano bugiardi tenendo conto che le imprese di trasporto pubblico possedute dall’Ente autonomo Volturno, il quale nella lista della Corte dei conti non risulta avere alcun dipendente, pagano circa 4 mila stipendi. E si va ben oltre quota 6 mila.
Da aggiungere al personale regionale: circa 7 mila unità . Da sole, le imprese pubbliche della Regione ora governata da Stefano Caldoro avrebbero così più dipendenti di tutte quelle delle Regioni a statuto ordinario.
Di certo, stando almeno ai dati della magistratura contabile, le società campane sono quelle con i conti più complicati, se è vero che in due soli anni, il 2010 e il 2011, hanno perduto 149 milioni di euro.
Un buco addirittura più grande di quello accumulato nello stesso periodo da tutte le imprese di tutte le Regioni italiane censite dalla Corte dei conti: circa 143 milioni.
Proprio per le carenze di informazioni, in alcuni casi decisivi come nel caso della Sardegna e dei dipendenti delle imprese pubbliche siciliane (che non dovrebbero comunque essere meno di settemila), nonchè a causa delle difficoltà di delineare il perimetro esatto delle società regionali, è problematico valutarne l’impatto preciso sui conti degli enti proprietari.
Il documento ci offre però un interessante metro di giudizio per misurare lo stato di salute. È quello dell’indebitamento.
A fine 2012 le Regioni italiane (senza Sardegna) avevano debiti per 47 miliardi e 774 milioni. Ovvero, qualcosa più di 800 euro per ogni cittadino italiano. Ma con differenze enormi.
Basti dire che il nuovo governatore del Lazio, Nicola Zingaretti, ha ereditato un indebitamento monstre di 10 miliardi 302 milioni, pari a 1.854 euro per ciascuno dei residenti nella sua Regione.
Conto quarantacinque volte più salato di quello (41 euro) che teoricamente incombe su ogni trentino . Una bella torta, con sopra la gradevole ciliegina di 2 miliardi 158 milioni di derivati. Che non rappresentano nemmeno il record assoluto considerando che la Campania, con 5 miliardi 713 milioni di debiti, ha 4 miliardi 580 milioni di derivati, pari all’80,1 per cento del totale.
Mentre la Puglia è a quota un miliardo 740 milioni, l’89 per cento addirittura dei quasi due miliardi di debiti che ha in pancia.
Sergio Rizzo
(da “il Corriere della Sera“)
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Settembre 18th, 2013 Riccardo Fucile
MA TORNA L’IPOTESI SCISSIONE… I TENTATIVI PER CONVINCERE EPIFANI A SFIDARE RENZI
La verità l’ha detta Massimo D’Alema due settimane fa: «Enrico Letta starà con Renzi, perchè il sindaco vince».
Lui, l’ex premier, nonchè ex ministro degli Esteri, sta bene dove sta, invece: a capo di una minoranza del 30 per cento, con Cuperlo candidato segretario.
Cioè alla guida di una fetta di Pd che potrebbe andare via, o restare. Il termine scissione d’Alema non lo pronuncia. I suoi sì.
Però se l’ex premier punta davvero a presiedere il Parlamento europeo la scissione diventa un problema
Già , un problema a cui gli stessi renziani pensano: pure loro non escludono che, per dirla brutalmente con uno dei grandi sostenitori del sindaco di Firenze, «i comunisti stiano fuori».
Anche se, a dire il vero, la disfida interna al Pd è un po’ più complicata del match Dc-Pci, se non altro perchè uno dei contendenti, ossia Renzi, con la Democrazia cristiana non ha mai avuto a che fare, a meno che non si voglia far ricadere le “colpe” dei padri sui figli
In mezzo, nella disfida tra la ditta di D’Alema e Bersani e gli ulivisti di Renzi, c’è Enrico Letta. Anche se Dario Nardella, ex vicesindaco di Firenze, rifiuta le letture semplicistiche: «È infondato e superficiale vedere il tutto come uno scontro tra i due. Il tema politico vero è: quali sono i pro e i contro di un Pd senza guida, congelato e debole?»
Racconta però il tam tam degli amici del premier che ancora ieri, nell’incontro con Epifani a palazzo Chigi, il presidente del Consiglio abbia chiesto al segretario di scendere in campo per il bene del partito e del governo, e, soprattutto, per stoppare Renzi.
Vero? Falso? Possibile che un politico di lungo corso come D’Alema abbia sbagliato la previsione e che Letta si acconci a stare con il Pd perdente?
Il premier non risponde e ribadisce che non vuole entrare nella dinamica congressuale. Il segretario tace.
Alle 19 e 52 gli arriva un sms di questo tenore: «Sei in lizza? Se non rispondi bisogna prenderlo come un sì?». Il messaggio resta senza risposta e la circostanza aggiunge ambiguità ad ambiguit�
Intanto si continua a litigare sulle regole.
Anche se il compromesso è vicino: i segretari regionali non verranno eletti prima del leader nazionale, proprio come voleva Renzi.
A meno che – è il suggerimento di Franceschini – non si trovi un accordo tra le correnti: in questo caso si possono anche fare prima. Insomma, se Renzi vuole una stampella importante nel Pd deve fare delle concessioni.
Ma il sindaco non ha granchè voglia di farle. Si rigira tra le mani il timing delle pratiche congressuali: il 10 novembre la convenzione nazionale, il 24 dello stesso mese il voto delle primarie, il primo dicembre l’acclamazione in Assemblea.
È un iter realistico a cui anche i renziani potrebbero dire di sì, con tutto che si sfora di quasi un mese la data del 7 novembre prevista dallo statuto
Ma altre concessioni non possono farle.
Anche perchè il Pd è stufo, come dimostra il fatto che in tantissimi appoggiano il documento di Goffredo Bettini che immagina un nuovo centrosinistra e non si schiera nell’attuale contesa.
«Noi siamo la corrente dei disgustati», spiega, scherzando ma mica tanto, il sottosegretario Vincenzo De Luca.
Dovrà essere Epifani, ovviamente, il garante di questa mediazione, ma se il segretario diventa parte in causa, allora i termini della questione cambiano.
Nel frattempo, comunque, il sindaco di Firenze si muove come uno che non teme il terzo incomodo tra lui e Cuperlo.
Lo stesso fa il suo avversario, che ha già affittato una sede per il comitato elettorale a pochi metri da Montecitorio.
Solo che mentre il carro di Cuperlo è ancora semivuoto, quello di Renzi appare fin troppo affollato. «Io non imbarco il vecchio: questi li scarico tutti», si sfoga il sindaco di Firenze con gli amici. In pubblico però non arriva a tanto, anche se fa capire che non è disposto ad andare avanti di compromesso in compromesso.
Nemmeno sull’esecutivo Letta: «Noi – spiega il sindaco ai suoi – sosteniamo questo governo perchè deve fare due tre cose importanti, e per questo lo appoggeremo fino in fondo, ma una volta che le ha fatte, o che è palese che non riesce a farle, la parola deve tornare alla politica…».
Maria Teresa Meli
(da “il Corriere della Sera”)
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Settembre 18th, 2013 Riccardo Fucile
“BASTA RECINTI, PIU’ DIALOGO CON I NON CREDENTI”
Cardinale Angelo Scola, nella sua Lettera pastorale definisce «un balbettio» la voce di Milano. A due anni dal suo arrivo, che città è Milano?
«Oggi c’è chi afferma che saremmo di fronte al termine del processo di secolarizzazione. I tentativi che si sono succeduti, a partire dalla modernità , di trovare un significato comune per tutti non sono riusciti. Siamo alla ricerca di un nuovo senso. Potremmo dire di un nuovo umanesimo che deve ancora vedere la luce. La parola balbettio la uso positivamente, come una promessa»
E questo umanesimo può partire da Milano?
«A Milano, e nell’area metropolitana lombarda, ci sono germogli promettenti di un nuovo umanesimo. Il tessuto sociale documenta, in molte forme, tentativi di risposta alla ricerca di senso e di speranza per la vita, luoghi di costruzione della vita buona e di buon governo. Anzi, quest’estate davanti alloShard (la Scheggia), il grattacielo-simbolo di Londra, mi veniva in mente il più alto dei grattacieli di Milano, che in forme moderne ripropone, con la sua freccia, una guglia del nostro Duomo. E pensavo: se l’emblema della Londra contemporanea registra la figura dell’umanità di oggi, che sembra un agglomerato di schegge di verità , quello di Milano con la sua guglia lanciata verso il cielo, verso Dio, può diventare simbolo della costruzione del nuovo umanesimo che ci attende»
Perchè allora l’allarme di un “ateismo anonimo”?
«Io vedo un Duomo pieno di gente, così anche le parrocchie. Milano non è Parigi, Londra o Berlino. C’è ancora un cattolicesimo di popolo. Siamo allora al riparo a differenza del resto d’Europa? No, perchè c’è una sorta di “ateismo anonimo” nel senso che molti cristiani hannoperso la percezione della presenza concreta di Dio nel quotidiano».
Lei ha coniato la definizione di “meticciato” e parla spesso della nostra società plurale. Oggi è più che mai attuale il tema del diritto di cittadinanza per i bambini figli di immigrati ma nati in Italia. Che ne pensa?
«Io istintivamente sono a favore dello ius soli, però anche questo va studiato e regolamentato con grande attenzione e realismo, perchè in una situazione come quella attuale, non si può sancire meccanicamente il diritto per chiunque venga in Italia, anche per poco tempo, di fare un figlio, fargli ottenere la cittadinanza, e poi andarsene».
Ma proprio qui nella diocesi lombarda c’è chi chiede leggi più restrittive sull’immigrazione e chi ritira i figli da scuola per la presenza degli stranieri.
«Il mescolamento dei popoli è un processo. E i processi non ci chiedono il permesso di capitare: avvengono. Saggezza chiede che cerchiamo di orientarli al meglio, puntando all’integrazione. È di capitale importanza però distinguere i ruoli. La Chiesa è chiamata a fare una cosa, la società civile è chiamata a farne altre, la politica altre ancora. Quando il Papa va a Lampedusa, testimonia che la Chiesa deve farsi carico del bisogno nella sua immediatezza. Arriva da noi gente che sta male: la si accoglie, la si aiuta. Poi però la politica deve fare la sua parte. Sull’immigrazione è necessaria una politica capace di interpretare e di gestire le istanze che nascono dalla società civile, compresa la paura della gente».
Come sta vivendo i primi mesi dopo l’arrivo di papa Francesco? Dialoga con i non credenti, come nella lettera inviata a Eugenio Scalfari e a Repubblica. Vuole aprire i conventi ai rifugiati…
“Il Papa, con la sua personalità e il suo stile, ha testimoniato con forza e freschezza l’essenza del fatto cristiano. Senza dubbio papa Francesco rappresenta per tutta la Chiesa – e in particolare per noi europei, stanchi e affaticati perchè abbiamo portato sulle spalle il peso della complessità moderna – una provocazione salutare, una scossa, uno shock benefico. Dobbiamo tutti seguirlo. La vivacità dello stile personale e la sapienza di papa Francesco ci invitano a semplificare, ad evitare il rischio di troppa organizzazione. Mi viene in mente Michelangelo e penso al metodo con cui creava i suoi capolavori: di fronte al blocco di marmo vedeva la forma della statua e per lui scolpire era anzitutto tirar via».
Lei invita la Chiesa a «non richiudersi nei recinti» e a dialogare con il mondo, cercando un «confronto leale» anche con chi la pensa diversamente.
«Se voglio capire le ragioni di uno che non crede, devo ascoltarlo e confrontarmi, ed anche lui deve ascoltare e confrontarsi con le mie ragioni. Questo non solo è inevitabile, ma è anche l’aspetto affascinante di una società plurale. Visioni diverse si confrontano e talora si scontrano per arrivare ad un riconoscimento reciproco. Occorre superare il limite umano che si radica nel pregiudizio: se non lo faccio non sono capace di autentica critica»
Oggi il lavoro è un problema drammatico a Milano come in Italia. Come si esce da questa crisi economica?
«Non si capisce questa crisi economico- finanziaria se non inserendola nel travaglio dell’epoca in cui stiamo vivendo. La finanza ha potuto prendere certe strade proprio a causa di quella “scheggiatura” culturale di cui ho parlato. Se ci fosse stato un umanesimo unitario di riferimento, pur nella pluralità , forse certi eccessi sarebbero stati impediti. A questo punto dobbiamo avere l’umiltà e il coraggio di cambiare. La prima cosa, la più urgente, è condividere il bisogno dei giovani che non trovano lavoro e dei quarantenni e cinquantenni che lo perdono. Qui a Milano la Chiesa sta dando un contributo con il Fondo Famiglia Lavoro»
Torniamo a Milano. L’Expo può rappresentare un’occasione di rilancio?
«L’Expo è un catalizzatore, cioè un potenziale fattore di unità . Il suo tema, “Nutrire il pianeta”, è bello, ha a che fare con tutti e tre gli aspetti della vita dell’uomo: affetti, lavoro, riposo. Inoltre a noi cristiani questo tema sta particolarmente a cuore perchè il centro della nostra vita quotidiana è l’Eucaristia, cioè mangiare il corpo di Cristo. Io credo che se lavoreremo bene, Milano farà sentire la sua voce in tutto il mondo mostrando il suo contributo a quel nuovo umanesimo di cui parlavamo».
Carlo Annovazzi Zita Dazzi
(da “il Corriere della Sera“)
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Settembre 18th, 2013 Riccardo Fucile
LA GIUNTA DELLE ELEZIONI DEL SENATO HA BOCCIATO CON 15 VOTI A 1 LA RELAZIONE DEL SENATORE DEL PDL… UDIENZA PUBBLICA TRA 10 GIORNI
Primo passo verso la decadenza da senatore di Silvio Berlusconi.
La Giunta delle elezioni e delle immunità di Palazzo Madama ha bocciato la relazione di Andrea Augello (Pdl), nel procedimento a carico dell’ex premier.
I no sono stati 15, un solo voto a favore (quello dello stesso Augello).
Il nuovo relatore sarà il presidente della giunta, Dario Stefà no (Sel), che ha dichiarato a questo punto “contestata l’elezione di Berlusconi”.
Nervi tesi nell’organismo di Palazzo Madama. Al momento della bocciatura delle questioni preliminari (con 14 no e 9 si la prima; 14 no e 9 si la seconda), i senatori di Pdl, Lega e Gal hanno lasciato la Giunta per protesta.
Augello aveva chiesto la convalida dell’elezione di Berlusconi e quindi il mantenimento del seggio di senatore, nonostante la condanna a 4 anni per frode fiscale.
Elezione contestata. Diverso, come detto, l’esito del voto.
“Essendo stata respinta la relazione del relatore e quindi la convalida dell’elezione” – ha spiegato Stefà no – si è aperta di fatto la fase della contestazione.
Il presidente della giunta ha anche ufficializzato di aver “ritenuto di assumere la responsabilità dell’incarico di relatore” con l’auspicio di “proseguire un percorso istituzionale scevro da appartenenze di partito”.
“La prossima seduta non sarà prima di 10 giorni” – ha concluso il senatore di Sel. Un’udienza pubblica nella quale Berlusconi potrà difendersi insieme ai suoi legali.
Videomessaggio irrilevante. Non ha pesato, soprattutto in casa democratica, il videomessaggio del leader del Pdl,
“Ci sono leggi e costituzione da rispettare, e il discorso di Berlusconi non riguarda la giunta – ha sottolineato Felice Casson -. Nel Pd non ci saranno variazioni. Se vogliono 3, 5, 6 votazioni, gliele daremo. Non cambia nulla”, ha aggiunto il senatore Pd.
Toni simili dalla collega, Stefania Pezzopane: “La giunta va avanti, non contro, ma per il rispetto della legge e della costituzione. L’intervento di Berlusconi prima della giunta? irrilevante”.
Scintille in mattinata. I primi segnali dello scontro si erano registrati già in mattinata, dopo la replica di Augello, con una querelle sulle modalità di voto previste.
Il Pdl chiedeva 3 distinte votazioni (come si è poi verificato), mentre il Pd era per il voto unico.
(da “La Repubblica“)
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Settembre 18th, 2013 Riccardo Fucile
PECCATO CHE I 5 GIUDICI DELLA CASSAZIONE FOSSERO DI DESTRA… IL CAVALIERE RIPROPONE IL SOLITO REPERTORIO CONTRO I MAGISTRATI, MA GLISSA SUL GOVERNO
Il rilancio di Forza Italia c’è, con toni a metà tra il comizio e la telepromozione: “Diventa anche tu un missionario di Forza Italia”.
Il rilancio di Forza Italia c’è e senza ironia è l’unica novità .
Perchè tutti gli altri ingredienti sono i soliti: la magistratura “contropotere dello Stato”, la “via giudiziaria al socialismo”, la sinistra che “vuole le tasse” (e che infatti governa con lui), la battaglia al “bombardamento fiscale”, una spruzzatina di ammiccamenti all’elettorato cattolico (“La libertà è l’essenza dell’uomo e Dio, creando l’uomo, l’ha voluto libero”).
Ma il videomessaggio di Silvio Berlusconi atteso come fosse lo spartiacque della vita politica del Paese, l’indispensabile presa di posizione per capire che destino avrà l’Italia in realtà evita accuratamente di entrare nel merito di tutte le domande di più stretta attualità .
Cosa farà il Pdl quando l’Aula del Senato voterà la decadenza di Berlusconi da senatore? I berlusconiani ritireranno la fiducia al governo? E lui, Berlusconi, si dimetterà da senatore o aspetterà il voto dell’Aula del Senato?
A parte la richiesta di una revisione del processo, che intenzione ha il Cavaliere? Accetterà i domiciliari o chiederà i servizi sociali?
“Io sarò sempre con voi, decaduto o no. Si può fare politica anche al di fuori del Parlamento” dice. E’ vero: ma se e quando dovrà scontare la pena come ha intenzione di guidare il “nuovo” soggetto politico?
Niente.
In sostanza è la riproposizione del repertorio degli ultimi vent’anni. Un video prolisso: 16 minuti trasmessi integralmente da SkyTg24 e dai tg Mediaset, per stralci sulle reti Rai e perfino alla Vita in diretta.
Seduto dietro a una scrivania del suo studio di Arcore, indossa il doppiopetto scuro che pare quello di 19 anni fa.
Scenografia minimalista: nessun simbolo politico, alle spalle una libreria bianca e due foto familiari: in una ha accanto i suoi figli, l’altra è con due nipotini.
Nessuna traccia di Francesca Pascale nè di Dudù.
Ma soprattutto in 16 minuti non c’è traccia del governo Letta o dell’ipotesi di elezioni anticipate. C’è chi racconta che l’ex presidente del Consiglio sia stato tentato dal rovesciare il tavolo: dare le dimissioni, bloccare la procedura della Giunta per le elezioni e mandare anche un interessato segnale di “responsabilità ” (anche se il termine giusto sarebbe “normalità ”) al Quirinale.
Le stesse fonti riferiscono che vicino all’ex presidente del Consiglio sono rimasti Fedele Confalonieri, Marina Berlusconi e Gianni Letta, mentre al momento risulterebbe sconfitta la linea dell’epico scontro finale di Denis Verdini e Daniela Santanchè.
Ma alla fine il risultato, nel video messaggio, è una mezza ammissione che, sì, decaduto o meno, potrà continuare a fare politica: non è necessario essere in Parlamento.
Ridimensionando, così, il futuro voto del Senato che quasi certamente lo farà decadere.
E dall’altra parte rassicurando i suoi elettori che lui ci sarà , ci sarà sempre, qualsiasi cosa succeda.
Insomma, un video da campagna elettorale senza la campagna elettorale.
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Settembre 18th, 2013 Riccardo Fucile
DOPO LE DICHIARAZIONI DI CASTIGLIONE CHE AVEVA PARLATO DI “FRONDA”, NEL PDL SICILIANO VOLANO GLI STRACCI
Giuseppe Castiglione, sottosegretario catanese che in un fuorionda su La7 aveva ammesso l’esistenza di una fronda pronta in caso di crisi di governo, a lasciare il Pdl per andare in soccorso del governo Letta, fa i conti con un partito, il suo, che gli si è scatenato contro.
Il “caso Castiglione” è esploso violentemente all’interno del mondo berlusconiano. Matteoli, Nitto Palma chiedono la convocazione di un ufficio di Presidenza per affrontare la questione, Daniela Santanchè si dice basita.
Il più duro di tutti è un altro siciliano, Gianfranco Micchichè che solleva il sospetto più pesante: “Castiglione smaschera – spiega il sottosegretario alla Pubblica Amministrazione – le intenzioni del suo puparo, Alfano, pronto a pugnalare Berlusconi per preservare la poltrona”.
Alfano per ora getta via ogni sospetto: “La prima linea la stabilisce Berlusconi e il partito, chi non la segue e fuori”.
I sospetti però all’interno del Pdl crescono, alcuni dentro il partito di Berlusconi, si domandano se le parole di Castiglione non siano state casuali ma un modo (anche di Alfano) per mandare un messaggio al Cavaliere e al ticket Verdini Santanchè pronto a guidare la nuova Forza Italia.
E dunque la Sicilia, come racconta il Giornale, il centro geografico di una faida in corso nonchè la patria dei cambi di casacca.
Che ci sia un sospetto regionale, continua il quotidiano diretto da Alessandro Sallusti, lo dimostra che subito dopo gli altri coordinatori regionali hanno manifestato fedeltà e preso le distanze dai siculi.
“Letta-bis? Attenti ai trasformisti catanesi – dice Stefania Prestigiacomo in un’intervista al Mattino – scissioni e faide personali: la storia del partito in Sicilia è sotto gli occhi di tutti”.
(da “Huffington Post“)
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Settembre 18th, 2013 Riccardo Fucile
LA CONSEGUENZA IMMEDIATA E’ ANDARE DRITTO VERSO GLI ALTRI PROCESSI E IL RISCHIO DI ARRESTO
Secondo il Giornale, Silvio Berlusconi ha più vie di fuga da senatore che da semplice cittadino: arresti domiciliari, affidamento ai servizi sociali, grazia, eccetera.
Eppure il pericolo non viene tanto tanto dalla condanna per il processo Mediaset, quanto dalle nuove indagini preliminari.
Finora a proteggerlo è la Costituzione, che impedisce l’arresto dei parlamentari senza l’okay della Camera di appartenenza.
Scrive Luca Fazzo sul Giornale:
Ma il vero gancio al fegato è previsto per la fine di questa settimana: quando il tribunale di Milano che ha processato e condannato Berlusconi per concussione e prostituzione minorile depositerà – a meno che i giudici non chiedano una proroga – le motivazioni della sentenza Ruby. Sentenza che si annuncia densa di giudizi pesanti sulle abitudini pubbliche e private di Berlusconi. Ma non è il clamore mediatico a dover preoccupare l’ex premier.
Con il deposito si aprirà formalmente la strada per la incriminazione di tutti i testimoni che per il tribunale sono venuti in aula a dire il falso per salvare Berlusconi. Come la poliziotta Giorgia Iafrate, come il giornalista Carlo Rossella, e soprattutto come le Olgettine, le ragazze che hanno negato un lato porno delle feste di Arcore. Tutti testimoni falsi, secondo il tribunale. Dalla loro incriminazione scatterà l’inchiesta che ha già un nome in codice, «Ruby 3».
Se la Procura sceglierà un avvio soft, all’inizio indagherà le ragazze «solo» per falsa testimonianza.
Ma l’accusa vera che i pm faranno scattare è quella, assai più pesante, di corruzione in atti giudiziari.
Il prezzo della corruzione? I soldi che Berlusconi ha versato alle ragazze mese per mese, dall’esplosione dello scandalo, ufficialmente per aiutarle a tirare avanti.
Ma c’è anche la compravendita dei senatori.
A Napoli infatti il 23 ottobre è fissata l’udienza preliminare a carico di Berlusconi per la presunta compravendita di parlamentari.
Ecco le varie scadenze.
LODO MONDADORI
17 settembre: La Cassazione respinge il ricorso della Fininvest contro la Cir sul Lodo Mondadori dopo un ritocco al ribasso di circa 23 milioni di euro. Il risarcimento è di 541 milioni, ma potrebbero scendere a poco meno di 500 calcolando gli interessi dello sconto.
PROCESSO RUBY 1
Entro domenica 22 settembre: previsto il deposito delle motivazioni della sentenza di primo grado del processo Ruby 1, nel quale Berlusconi è stato condannato a sette anni con interdizione perpetua dai pubblici uffici per concussione e sfruttamento della prostituzione minorile
PROCESSO RUBY 2
Entro metà ottobre: previsto il deposito delle motivazioni della sentenza di primo grado del processo Ruby 2: la procura di Milano aprirà d’obbligo un’idagine nei confronti di diversi testimoni per falsa testimonianza (cosiddetto ruby 3) che potrebbe portare a un’incriminazione del Cavaliere per “corruzione in atti giudiziari”.
PROCESSO MEDIASET
Entro il 19 ottobre: La corte d’appello del tribunale di Milano è chiamata a riderterminare la durata dell’interdizione dai pubblici uffuici di Silvio Berlusconi: rischia da 1 a 3 anni.
COMPRAVENDITA SENATORI
Entro 23 ottobre: udienza preliminare di Napoli sulla presunta compravendita di Senatori. Berlusconi è tra gli indagati con Valter Lavitola e Sergio De Gregorio, che ha chiesto il patteggiamento.
Il Cavaliere – senza il paracadute dell’immunità – rischierebbe l’arresto per corruzione in atti giudiziari.
(da “HuffingtonPost“)
argomento: Berlusconi, Giustizia | Commenta »