Ottobre 10th, 2013 Riccardo Fucile CLANDESTINITA’ E CINQUESTELLE, QUALCUNO COMINCIA A CHIEDERSI: GRILLO E CASALEGGIO A QUALI INTERESSI DEVONO RENDERE CONTO?
“Non sono assolutamente d’accordo con la posizione di Beppe Grillo. E’ la versione personale sua e di
Casaleggio. Venissero a dircelo a voce. Sono molto arrabiato”. Così il senatore del M5S Maurizio Romani uscendo dal Senato commenta il post pubblicato da Grillo in cui ha scritto che lo stop al reato di clandestinità non “è stata discussa in assemblea con gli altri senatori”.
Gli fa eco la collega Laura Bignami: “Esistono i verbali dell’assemblea. Non è vero che non ne abbiamo discusso”
Lo scontro sul reato di clandestinità , “cancellato” dai senatori a 5 stelle prima del secco stop di Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio sul blog, torna a scatenare anche l’opposizione interna al Movimento.
A Bologna si muovono gli espulsi eccellenti e la “base” che si trova su posizioni critiche rispetto all’asse Grillo-Casaleggio.
Fredda Adele Gambaro: “Ormai si è visto qual è la dinamica. Appena provano ad alzare la testa lui gliela ributta giù”.
“Il post di Grillo e Casaleggio sull’abolizione del reato di clandestinità conferma che i parlamentari del M5s sono, di fatto, in libertà vigilata. Possono fare quello che vogliono ma solo fino a quando non si scontrano con gli interessi dei loro capi”, scrive in una nota il consigliere regionale ex grillino Giovanni Favia.
Per lui, che da tempo lavora ad un movimento alternativo insieme con altri fuoriusciti, ormai i tempi sono maturi per una “svolta” nel Movimento. “Ormai le crepe sono evidenti e sotto gli occhi di tutti. Grillo in questi anni ha portato avanti un incantesimo, facendo credere che destra e sinistra, come valori diffusi tra i cittadini, si fossero improvvisamente e del tutto vaporizzati. Ma mentiva e mente ben sapendo di farlo”.
L’ex Federica Salsi: “Come i vecchi partiti”.
A fare discutere è la frase del post in cui Grillo e Casaleggio hanno scritto che con proposte come l’abolizione del reato di clandestinità il Movimento al voto avrebbe preso percentuali “da prefisso telefonico”.
“I miei complimenti per la sincerità – chiosa un’altra ex, la consigliera comunale a Bologna Federica Salsi, via Facebook – della serie non ci frega nulla del bene del Paese ma solo del risultato elettorale quindi vi diciamo quello che volete sentirvi dire per ottenere il vostro voto. Ma questo non lo facevano i vecchi partiti? I nodi vengono al pettine e insieme ai nodi ci sono i pidocchi”.
“Basta con le percentuali”.
Sulla stessa linea Andrea Cabassi, bolognese, già presidente dell’assemblea grillina sotto le Due Torri. “Avvilente- chiosa sempre su Facebook- che si dica che se avessi messo sul programma l’eliminazione del reato di clandestinità avremmo percentuali da prefisso telefonico… Le scelte che si fanno, si fanno per il bene del Paese non per le percentuali”. Cabassi, tra l’altro, rivendica: “Sono mesi che cerco di risvegliare le coscienze dall’interno. Speriamo non sia troppo tardi”.
Il fedelissimo di Grillo: “Ora fare chiarezza”.
“Sarà l’occasione per fare chiarezza su un tema sul quale il M5s ancora non ha preso una posizione chiara” commenta a caldo il capogruppo dei 5 Stelle al Comune di Bologna Massimo Bugani. Proprio sullo Ius soli, del resto, un anno fa il fedelissimo si ribellò a Grillo dichiarando: “Non sono d’accordo con Grillo, io sono convinto che sia giusto dare la cittadinanza ai bambini nati in Italia figli di genitori stranieri. Lo chiamerò, gli parlerò, al massimo sono pronto a tornare a fare il fotografo”.
(da “la Repubblica”)
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Ottobre 10th, 2013 Riccardo Fucile MOLTI SI DISSOCIANO IN PRIVATO…L’UNITA’ E’ SOLO SUGLI SLOGAN TIPO “TUTTI A CASA”, MA SULLE QUESTIONI DI FONDO CI SONO SPACCATURE INSANABILI
I deputati Cinque Stelle sono visibilmente in imbarazzo questa mattina in Transatlantico dopo la fatta del duo Grillo-Casaleggio.
In privato diversi di loro mi hanno confessato la loro contrarietà al diktat via post contro l’abolizione del reato di clandestinità .
Sarà forse la volta buona che riescano a conquistarsi un minimo di autonomia e dignità .
Finalmente, in maniera chiara, i padroni del M5S, Grillo e Casaleggio, spiegano la loro visione sul reato di clandestinità .
E sembra che il loro ghostwriter sia Umberto Bossi in persona.
C’è poco da interpretare, basta leggere il post uscito sul blog di Giuseppe Grillo, in arte Beppe. E, come sempre chiedono loro: diffondiamo.
Sembra davvero che l’unità all’interno del Movimento sia solo sugli slogan.
Sul “tutti a casa” e su altri gridi populisti i parlamentari sono d’accordo con il loro demiurgo, sul resto, sui provvedimenti da prendere, sui decisivi temi etici e sociali, il movimento si sfalda e Grillo mostra il suo lato più dispotico e arriva a sconfessare pubblicamente i senatori M5S che hanno presentato l’emendamento per l’abolizione dell’odioso reato di clandestinita’. Pericolosa e inopportuna anche la foto che usa Beppe Grillo sul suo blog per questo ennesimo post al veleno, che ritrae una povera anziana costretta a frugare nella spazzatura.
Un’immagine che pare confezionata apposta per aizzare una guerra tra poveri, una guerra di cui – davvero – oggi non ne abbiamo bisogno. Grillo continua a minacciare ponendosi come alternativa alla più violenta Alba Dorata.
Ma di fatto ne scimmiotta slogan e alcune parole d’ordine
Qui si tratta di diritti, nessuno può essere considerato illegale e fuori dalla legge per una condizione che non dipende da lui, lo status di clandestinità non può essere una colpa dei migranti, e nemmeno si può spostare la questione, come fa Grillo, sul piano dello scontro tra cittadini di “serie A” italiani e quelli di “serie B”, stranieri.
È questa l’idea che Grillo ha dello Stato di Diritto?
Chiediamo ora ai senatori e ai deputati Cinque Stelle un sussulto di dignità , si ribellino finalmente al padre-padrone e lavorino, assieme a tutti noi per approvare leggi giuste per il Paese, perchè non sono gli interessi di Grillo che devono tenere in considerazione ma quelli del popolo italiano e del futuro dell’Italia!
Khalid Chaouki
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Ottobre 10th, 2013 Riccardo Fucile “L’EMENDAMENTO HA DUE MESI, NON LI ABBIAMO MAI SENTITI”: MA ORA NON SANNO COME USCIRNE… SE SE LO RIMANGIANO, EMORRAGIA DI VOTI A SINISTRA
Beppe Grillo sconfessa i senatoriche ieri hanno presentato, facendolo approvare, un emendamento per
l’abolizione del reato di clandestinità . “La loro posizione in Commissione è del tutto personale, non faceva parte del programma. Non siamo d’accordo sia nel metodo e nel merito” . ” Perchè – spiegano in un post – un portavoce non può arrogarsi una decisione così importante su un problema molto sentito a livello sociale senza consultarsi con nessuno. Il M5S non è nato per creare dei dottor Stranamore in Parlamento senza controllo”. ”
I senatori M5s Maurizio Buccarella e Andrea Cioffi, firmatari dell’emendamento e da sempre tra i fedelissimi dei leader, intercettati dall’Huffpost, rimandano al mettente le critiche: “Non pensiamo di aver commesso errori, È tutto molto tranquillo, molto semplice, qual è il problema? Noi abbiamo un regolamento, decidiamo a maggioranza.
Grillo? Non ci abbiamo parlato, nessuno di noi ci ha parlato”.
Sul futuro dell’emendamento Buccarella spiega: “Questo non è un provvedimento definitivo, per l’aula avremo tutto il tempo di chiarirci, l’emendamento non si può ritirare, immagino che la Lega lo contrasterà , noi vedremo il da farsi”.
Paola Taverna, la capogruppo a Palazzo Madama, spiega: “Stasera è prevista l’assemblea congiunta per stabilire la posizione ufficiale”.
Cioffi prova a gettare acqua sul fuoco: “È un dato di fatto che, a causa dell’obligatorietà dell’azione penale, il reato di immigrazione clandestina tenda ad ingolfare i tribunali. Ma Grillo e Casaleggio hanno solo espresso una loro posizione”.
Buccarella tiene il punto: “Nessun errore, forse abbiamo sottovalutato la portata dell’emendamento, convinti che la maggioranza lo avrebbe respinto”.
Poi tenta una maldestra retromarcia: “L’emendamento non è ritirabile, ormai fa parte del testo. Ma sicuramente in aula immagino che qualcuno, forse le Lega, lo contrasterà “.
Dunque gli stellati voteranno contro quanto da loro stessi proposto?
“Beh, non so, valuteremo, vedremo il da farsi”.
Sarebbe la solita figura da peracottari….
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Ottobre 10th, 2013 Riccardo Fucile CENTINAIA DI REAZIONI DOPO IL POST DI GRILLO E CASALEGGIO
Le reazioni e i commenti arrivano in diretta sul web. A centinaia.
Beppe Grillo e Gian Roberto Casaleggio postano sul blog un articolo che ‘sconfessa’ l’abolizione del reato di clandestinità approvato ieri in commissione Giustizia a seguito di un emendamento presentato da due senatori M5S, e la base interviene immediatamente sul blog del leader del Movimento.
Massimiliano C., da Roma, scrive: “E finalmente la maschera del guitto ligure è caduta mostrando il fez e il moschetto cha ha sempre cercato di nascondere con demagogia e populismo.Vai così, con internet e moschetto il grillino è perfetto”.
“Riusciamo sempre a fare autogol vero…?” scrive Dario F. o ancora c’è chi come Ilario di Crotone esprime tutta la sua delusione: “Sono dispiaciuto di questo post e di come Grillo e Casaleggio affrontano la problematica sui migranti. Delusione massima…..”. C’è anche chi si spinge oltre, dando del fascista al leader M5s: “Se i Senatori rimarranno al loro posto -si legge in uno dei commenti – come teste pensanti (bravi), allora avrete ancora il mio voto..Altrimenti se Beppe continua a pisciare fuori dal vaso..ciao. Ho sempre sostenuto M5S..ma così è ridicolo..appena arriva un tema etico hai paura del dibattito e ti dimostri fascista”.
Il sentimento diffuso, tuttavia, ruota attorno al concetto ‘1 vale 1’.
E in tanti rivendicano quella “piattaforma” necessaria a far sì che, prima di agire nei luoghi istituzionali con emendamenti specifici, possa essere la base – i cittadini – a esprimersi e a decidere una linea comune da perseguire.
Celeste Borrelli da Milano scrive: “Beppe, Casaleggio da qui non ne usciamo vivi se manca la coesione di idee tra i nostri parlamentari e lo spirito del M5S. Queste cose non devono più succedere, se non vogliamo finire in pasto ai lupi”.
E ancora, Leonardo Maracino da Bologna dice: “Ma se per prendere una decisione gli 8 milioni di elettori che sostengono il movimento devono votare, e questa cazzo di piattaforma ancora non è pronta, come si può discutere il tema dell’immigrazione o qualsiasi altro tema?”.
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Ottobre 10th, 2013 Riccardo Fucile “L’ABOLIZIONE DEL REATO DI CLANDESTINITA’ NON ERA NEL PROGRAMMA”: CERTO, DOVEVA PRENDERE I VOTI RAZZISTI AL NORD… LA RUOTA DI SCORTA DELLA BECERODESTRA HA GETTATO LA MASCHERA
Il “M5S non è nato per creare dei dottor Stranamore in parlamento senza controllo”. Beppe Grillo
sconfessa i senatori che ieri hanno presentato – facendolo approvare – un emendamento per l’abolizione del reato di clandestinità .
Si tratta dei senatori Maurizio Buccarella e Andrea Cioffi, che finiscono nel mirino del leader del Movimento: “La loro posizione in commissione Giustizia è del tutto personale, non faceva parte del programma. Non siamo d’accordo sia nel metodo e nel merito”.
Lo dicono Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio in un post a doppia firma sul blog. Secondo Grillo e Casaleggio nessun “portavoce può arrogarsi una decisione così importante senza consultarsi” anche perchè “se durante le elezioni politiche avessimo proposto l’abolizione del reato di clandestinità il M5S avrebbe ottenuto percentuali da prefisso telefonico” (alias, meglio prendere voti raccontando palle…)
E ancora: la posizione “non è stata discussa in assemblea con gli altri senatori del M5S, non faceva parte del programma votato da otto milioni e mezzo di elettori, e non è mai stata sottoposta ad alcuna verifica formale all’interno. Non siamo d’accordo sia nel metodo che nel merito”.
L’attacco è duro e preciso: “Sostituirsi all’opinione pubblica e alla volontà popolare – insistono i due – è la pratica comune dei partiti che vogliono ‘educare’ i cittadini, ma non è la nostra. Il M5S e i cittadini che ne fanno parte e che lo hanno votato sono un’unica entità “.
Per i leader del Movimento “questo emendamento è un invito agli emigranti dell’Africa e del Medio Oriente a imbarcarsi per l’Italia. Il messaggio che riceveranno sarà da loro interpretato nel modo più semplice ‘la clandestinità ‘ non è più un reatò. Lampedusa è al collasso e l’Italia non sta tanto bene. Quanti clandestini siamo in grado di accogliere se un italiano su otto non ha i soldi per mangiare?”.
A stretto giro di posta, interviene anche la Lega, che per bocca di Massimo Bitonci, senatore, bolla quella di Grillo e Casaleggio come una “dichiarazione molto in ritardo. Ora chiediamo a Grillo e a Casaleggio e agli esponenti del M5S di firmare loro il nostro emendamento che ripristina il reato di immigrazione clandestinà “.
Nel giro di pochi minuti, però, le reazioni al post si scatenano e la base grillina spara a zero sulla presa di poszione di Grillo.
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Ottobre 10th, 2013 Riccardo Fucile DIFFICILE LA CLEMENZA PER CORRUZIONE E FRODE FISCALE
Bene l’amnistia e l’indulto, ma è “difficile” che si possano applicare al caso di Silvio Berlusconi: “Bisognerà vedere come sarà formulato il testo. È un dato di fatto che stando al percorso storico, l’amnistia finora ha riguardato reati che avevano come pena massima tre o quattro anni, escludendo la frode fiscale. L’ultimo indulto approvato, invece, escludeva esplicitamente i reati fiscali e finanziari”.
Lo sottolinea Piero Longo, avvocato del Cavaliere e deputato del Pdl, in un’intervista al “Messaggero”.
“Amnistia e indulto – spiega – sono interventi tampone, ma la situazione delle carceri italiane è al di là dell’orrore e dunque è necessario intervenire subito, con entrambi i provvedimenti”, dice Longo.
“Solo dopo si potrà pensare a modifiche come la riduzione della custodia cautelare in carcere e la depenalizzazione, a partire dalla eliminazione della detenzione come unico intervento”.
Quanto alla domanda di affidamento ai servizi sociali per Berlusconi, dice l’avvocato, “preferisco non parlare, perchè nessun atto rivolto al tribunale deve essere anticipato tramite i giornali. Quello che posso dire è che generalmente al tribunale di sorveglianza di Milano bisogna aspettare un anno o un anno e mezzo per ottenere una decisione, ma nel caso di Berlusconi i tempi sono sempre stati molto più celeri”.
Tamburino: “La clemenza non riguarda i corruttori”.
“Un provvedimento di clemenza non riguarderebbe i corruttori”. Lo dice in una intervista alla Repubblica, Giovanni Tamburino, direttore delle carceri italiane secondo il quale, dal messaggio di Napolitano su indulto e amnistia sono i fuori i reati commessi dai “colletti bianchi”.
“L’intervento del Capo dello Stato – spiega – si riferisce alle migliaia di detenuti stipati nelle celle per reati di scarsa gravità e comunque tipicamente quelli commessi da persone ai margini della società , perchè sono proprio questi che affollano le carceri”. Quanto ai reati dei cosiddetti “colletti bianchi”, “credo che a stento – aggiunge Tamburino – si arrivi a un migliaio di casi sugli oltre 64.500 detenuti oggi. Quindi è evidente che questa realtà è proprio fuori dall’ottica del messaggio di Napolitano”.
(da “L’Huffington Post“)
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Ottobre 10th, 2013 Riccardo Fucile L’AUTORE DI UN CELEBRE REPORTAGE SULLO SFRUTTAMENTO DELL’IMMIGRAZIONE LANCIA UNA CAMPAGNA PER UN RICONOSCIMENTO SIMBOLICO ALL’ISOLA CHE HA ACCOLTO MIGLIAIA DI DISPERATI
Proprio dieci anni fa, nel 2003, in giornate autunnali come queste partivo per il mio viaggio da infiltrato
nel traffico di esseri umani.
Dall’Africa all’Europa, attraverso il Senegal, il Mali, il Niger, la Libia, l’Algeria, la Tunisia e poi l’isola di Lampedusa, l’Italia, l’Europa.
Avevo deciso di diventare Bilal, il nome falso che mi sono dato, guardando le immagini riprese dall’elicottero dei corpi che galleggiavano nel mare Mediterraneo a faccia in giù, gonfi come cuscini e le braccia aperte in un abbraccio che nessuno aveva corrisposto.
Era quello il naufragio, uno dei tanti, davanti a Kerkennah, isola mitologica della Tunisia: 41 sopravvissuti, 12 cadaveri recuperati, 197 dispersi, raccontavamo noi giornalisti in quelle ore.
Sono trascorsi dieci anni e per altre migliaia di persone la vita è rimasta pietrificata in quel fermo immagine: la faccia sott’acqua, i corpi gonfi, le braccia aperte.
All’inizio della scorsa settimana un barcone carico di ragazzi eritrei sfuggiti alla dittatura di Isaias Afewerki e di egiziani in fuga dalla crisi politica del loro Paese, si è incagliato a cinquanta metri da una spiaggia della Sicilia.
Gli scafisti hanno preso a frustate i loro passeggeri perchè saltassero in acqua. Tredici sono morti annegati.
Poche ore dopo un peschereccio con oltre 500 profughi eritrei e somali ha preso fuoco e si è rovesciato a poche centinaia di metri dall’isola di Lampedusa: 155 sopravvissuti, 121 i cadaveri di uomini donne e bambini risaliti a galla e recuperati, più di 200 quelli ancora bloccati nello scafo a quaranta metri di profondità o dispersi in mare. In queste acque mediterranee il sito Fortress Europe, Fortezza Europa, ha contato 6.825 morti dal 1994. Di cui 2.352 soltanto nel 2011.
Considerando tutta la frontiera europea, dalle isole Canarie alla Turchia, il bilancio delle vittime sale a 19.142 dal 1988.
L’aspetto più beffardo è che tutte queste persone sono morte per due cartoncini con una manciata di pagine in mezzo: le dimensioni di un passaporto.
Soltanto viaggiando sui camion stracarichi di gente nel Sahara o imprigionato come Bilal nel campo di detenzione degli immigrati cosiddetti irregolari, ho capito quale straordinario e diabolico mezzo di trasporto sia il passaporto.
Se hai quello giusto, passi le frontiere e appartieni al mondo dei salvati. Se hai quello sbagliato e vuoi salvarti, devi affidarti alla mafia dei trafficanti e appartieni al mondo dei sommersi.
Ma si possono lasciar morire ragazzi, donne, bambini e i loro papà per due cartoncini con una manciata di pagine in mezzo?
In questi anni l’Unione Europea ha speso centinaia di milioni di euro per armare le frontiere attraverso l’agenzia di polizia “Frontex Europe”.
Su questo gli Stati membri hanno trovato facilmente l’accordo.
Ma per quanto riguarda l’applicazione delle convenzioni sui rifugiati, il dovere di soccorso in mare spesso disatteso, le norme sull’immigrazione, non si è speso niente o quasi niente.
Ogni Stato è lasciato a sè. Un’impostazione che ha favorito l’approccio ideologico a questo tema fondamentale della nostra storia contemporanea, non l’approccio umano.
Si continuano a considerare gli sbarchi il problema, non la conseguenza del problema. Così la totale assenza di un progetto comune per le decine di migliaia di esuli siriani, eritrei, somali e di altri Paesi e la mancata apertura di corridoi umanitari su un territorio che va dai campi di detenzione in Libia ai campi profughi in Turchia, ha paradossalmente trasformato le mafie degli scafisti nell’unica agenzia internazionale in grado di offrire una via di uscita. Le stragi ne sono il risultato.
Lampedusa e i suoi seimila abitanti rappresentano un luogo dell’umanità che in questo tragico decennio non ha mai perso la ragione e quel sentir comune che ci unisce come individui liberi di pensare
Tutto questo non ha impedito che nel 2012, appena un anno fa, l’Unione Europea ricevesse il premio Nobel per la pace.
Ecco perchè di fronte alle immagini dei corpi che ancora una volta galleggiano in mare, ho sentito il bisogno di rompere il silenzio e sul sito dell’Espresso, il settimanale italiano per cui lavoro, ho proposto una raccolta di firme per assegnare il premio Nobel per la pace, magari già nel 2014, alle migliaia di salvati e sommersi che con la loro fuga si sono sottratti alla guerra.
Chi meglio di loro rappresenta la pace nel mondo?
E poichè i Nobel di solito non vengono assegnati ai dispersi in mare, ho pensato di candidare il piccolo Comune di Lampedusa e la sua gente in nome dei sopravvissuti, delle migliaia di morti e di quanti in questi anni non hanno mai smesso di portare a terra i vivi e di raccogliere i corpi.
Lampedusa non è lo Stato italiano che per una sua legge assurda ora prevede che i 155 sopravvissuti all’ultima strage siano processati dalla magistratura.
Non è nemmeno Europa, visto che geograficamente l’Africa da qui è più vicina. Lampedusa è la prima linea reale e simbolica tra noi spettatori e le storie di tutti gli uomini, le donne e i bambini che si aggrappano alle sue scogliere di calcare per chiederci aiuto.
Lampedusa e i suoi seimila abitanti rappresentano un luogo dell’umanità che in questo tragico decennio non ha mai perso la ragione e quel sentir comune che ci unisce come individui liberi di pensare.
Che non fa differenze tra gli uomini e le donne. E dimentica cosa sono.
Amici o nemici. Connazionali o stranieri. Cittadini o clandestini.
Fabrizio Gatti
(da “Le Monde“)
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Ottobre 10th, 2013 Riccardo Fucile “COSI’ CI FACCIAMO SOLO DEL MALE”….SCONTRO APERTO TRA MINISTRI E “LEALISTI”
Ha promesso a mezzo partito che oggi tornerà a Roma. Per sentire tutti e riportare la «calma ».
Silvio Berlusconi è convinto di riuscire a tenere unite le due, tre anime che ormai spaccano il Pdl.
Anche se è fortemente tentato da una nuova eclissi, dal tenersi ancora lontano da Palazzo Grazioli come ha fatto anche ieri, raccontano gli amici più fidati che lo hanno sentito al termine dell’ennesima giornata da resa dei conti interna.
Nulla irrita in queste ore un Cavaliere del tutto assorbito dagli incubi giudiziari quanto la faida di partito, le scintille tra alfaniani e “lealisti” degenerate in incendio.
I cinque ministri convocano una conferenza stampa, gli altri lanciano la conta per pesarsi. «Così i nostri elettori capiscono solo che ci stiamo spaccando e finiremo tutti col farci del male», va ripetendo.
Salvo ripensamenti, in agenda il leader ha confermato oggi un vertice con Alfano e i capigruppo e, a seguire, un faccia a faccia con il capo degli “antigovernativi”, Fitto.
Si parla di un incontro a tre per congelare le ostilità .
Ieri Berlusconi ha preferito restare ad Arcore e da lì ha sentito proprio Fitto, che la sera prima a Ballarò aveva rilanciato la sua richiesta di azzeramento dei vertici e di un congresso.
Dal Cavaliere sembra non sia partita alcuna scomunica.
In quelle stesse ore, nel pomeriggio, Alfano di ritorno da Lampedusa si presenta in sala stampa a Palazzo Chigi con i ministri pidiellini Lorenzin e De Girolamo, Lupi e Quagliariello.
È la risposta pubblica agli affondi degli avversari, appuntamento che era stato rinviato nel giorno del naufragio.
Il clima si surriscalda subito, mentre Alfano sta parlando Sandro Bondi spara a zero in una nota: «Non comprendo il senso di una conferenza stampa da cui emerge solo una rivendicazione dei risultati della nostra delegazione ministeriale.
Senza alcun riferimento alla riforma della giustizia e al dramma del presidente Berlusconi».
Corre voce che il coordinatore fosse ad Arcore, quando è partita la bordata.
Lui smentirà in serata. Il vicepremier gli risponde in diretta davanti ai giornalisti: «All’amico Bondi dico che l’iniziativa ha lo scopo di affermare che avuto senso stare nel governo perchè realizziamo qui gli impegni presi coinostri elettori». Il capogruppo Brunetta – fresco di virata in favore di Alfano – invia in mattinata un sms a tutti i deputati per invitarli a partecipare all’appuntamento a Palazzo Chigi.
Riescono a entrare poco più di dieci. «Un flop», esultano i “lealisti”.
«Abbiamo detto noi di non venire, la stanza era capiente appena per i giornalisti» spiega uno dei ministri. Guerra dei numeri.
A sorpresa, poco prima dell’inizio della conferenza stampa, compaiono a Palazzo Chigi la senatrice Maria Rosaria Rossi, stretta collaboratrice del Cavaliere, e l’avvocato Piero Longo.
La prima parla coi ministri. È la benedizione ufficiale da Arcore, sostengono i governativi.
Sbagliato: i due erano lì per contare i deputati pidiellini fedeli ad Alfano, raccontano alcontrario i falchi.
Ad ogni modo, in prima fila siede Fabrizio Cicchitto. Dietro, tanti altri, tra cui la giovane Scopelliti e la Ravetto, Jole Santelli e Salvatore Cicu, Annagrazia Calabria, Giorgio Lainati, Eugenia Roccella.
«Bisogna porre fine a tutte queste prove muscolari da parte di tanti nuovi, presunti leader» attacca Guido Viceconte, all’indirizzo di Fitto: «Tutti quelli che oggi chiedono l’azzeramento sono stati essi stessi fruitori privilegiati ».
A Montecitorio intanto è un susseguirsi di incontri tra l’ex governatore pugliese e i parlamentari a lui vicini.
Che fanno subito partire una loro conta, mettendo per iscritto l’adesione alla richiesta di azzeramento dei vertici. La Prestigiacomo e Paolo Romani («Ciò che auspica Fitto è giusto»), la Bernini, la Bergamini, la Polverini, Saverio Romano, Rotondi, Galan, Abrignani.
Alfano, nella conferenza stampa in cui rivendica i risultati della compagine pidiellina al governo, getta acqua sul fuoco, ma marca anche le distanze dalle diatribe di partito e stoppa la richiesta di congressi, azzeramenti, primarie.
Compresa la proposta rivoltagli da Fitto di rinunciare a uno degli incarichi. «Noi non siamo qui per parlare di regole interne al Pdl – dice – ma per ribadire che il nostro scopo è tenere unito il partito.
Dovremo tutti abbassare i toni nei prossimi giorni. E faremo insieme le scelte che riterremo giusto fare» taglia corto. Assicura di lavorare «non per una larga intesa in futuro, nè per un piccolo centro, ma per un grande centrodestra ».
Ed evita l’affondo su Epifani, che in giornata aveva escluso che l’amnistia possa riguardare i reati che pesano sul Cavaliere.
«Invito il Pd a non trasformare tutto in un referendum su Berlusconi, le parole di Napolitano non possono essere tradotte in norme contro una persona».
Chi ha sentito Berlusconi sostiene che non abbia gradito lo show ministeriale.
Oggi il leader proverà a rimettere insieme i cocci, se ne avrà voglia.
Carmelo Lopapa
(da “La Repubblica“)
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Ottobre 10th, 2013 Riccardo Fucile LA STREPITOSA INTERVISTA DELLA PASCALE A “OGGI”
Nella strepitosa intervista della first fidanzata Francesca Pascale a “Oggi” si apprendono un sacco di notizie
sconvolgenti.
La prima riguarda il povero Dudù, che “dorme addosso a Silvio e non ha ancora imparato dove fare i bisogni”: si spera che le due affermazioni non siano collegate.
La seconda è che “mancava una donna in casa”: in effetti, fino a qualche mese fa, ne arrivavano quaranta alla volta.
Poi è arrivata lei, ha trovato “una situazione inaccettabile” e ha “fatto un po’ di pulizia” perchè troppi “hanno approfittato di lui”.
Spolverava un divano da sotto il coprisofà saltava fuori un’olgettina.
Spostava una fioriera e ne sbucava un pappone.
Apriva lo sportello del comodino per cambiare il pappagallo, e spuntava un faccendiere che batteva cassa. Per non parlare degli armadi.
La terza è la sempre più frequente salita da Napoli a Palazzo Grazioli della famiglia Pascale al gran completo, con zii, nipoti, cognati, suoceri, parenti di ogni ordine e grado, con tanto di colbacchi e pellicce: un’orda che occupa diversi pullman.
Al confronto le comitive dei Mora & Tarantini erano quattro gatti.
La quarta è la nascita di una nuova Masaniella, che invita i cittadini alla “rivolta di opinione” contro la sentenza di separazione fra Silvio e Veronica, che costringe il povero Cainano a “pagare 3 milioni di euro al mese all’ex moglie”.
In cantiere una manifestazione di piazza organizzata da Giuliano Ferrara dal titolo “Siamo tutti separati”.
La quinta è la “riorganizzazione della casa” (figura retorica: la parte per il tutto) con “spending review” nelle cucine e negli approvvigionamenti: “Dovevo intervenire, pagavano i fagiolini 80 euro al chilo. Le pare possibile? Arrivavano casse di pesce, quando lo sanno tutti che il presidente non solo non lo mangia, ma prova fastidio anche solo per l’odore” (di qui, fra l’altro, l’allergia ai delfini).
Viene in mente il film Il vedovo con Alberto Sordi e Franca Valeri, di cui qualche scriteriato ha appena sfornato il remake.
Credendo la moglie morta in un incidente ferroviario, Sordi organizza funerali in pompa magna e prende possesso delle di lei proprietà terriere, interrogando il fattore, anzi “il bifolco”.
“Quanto rendono il foraggio e il frumentone? E i bovini? Io vendo tutto, lottizzo il terreno, faccio le strade e piazzo le case popolari. O trasformo i bovini in denaro liquido e lo metto negli ascensori, guadagnando dieci volte tanto. Tanto la signora non c’è più e il padrone sono io… Hai capito il bifolco? Voleva convincermi a incrementare la produzione bovina perchè lui ruba, ecco perchè! Ma io vendo tutto!”. Par di vederla, la First Fidanzata, che perlustra le proprietà e interroga le maestranze. “Angelino, perchè tutto quel pesce?”. “Bondi, a quanto li compriamo i fagiolini? Ottanta euro? Ecchè, sono di platino tempestati di brillanti? Questa dev’essere opera di Verdini, ora mi sente: lo caccio di casa, a chillo!”.
La fenomenologia del fagiolino è importante, anche perchè uno statista di governo che paga il pur apprezzabile ortaggio 80 euro al chilo spiega meglio di qualunque esperto di alta finanza perchè nel suo ventennio la spesa pubblica non ha fatto che crescere. Ma, prima di trarre conseguenze affrettate dal prezzo del fagiolino chez Silvio, bisogna andarci con i piedi di piombo.
Pare infatti che il sistema di acquisto in casa B., almeno fino all’avvento della Pascale, seguisse lo stesso iter dei diritti tv in casa Mediaset. Il fagiolino veniva contrattato in California da un manager del gruppo al costo di 2 dollari al chilo.
Questi però non lo acquistava direttamente: lo faceva comprare da una società di Frank Agrama, che lo rivendeva subito per 4 euro a una fiduciaria lussemburghese, che lo girava per 8 euro a una srl maltese, che lo cedeva per 16 euro a una società anonima delle Cayman, che lo triangolava per 32 euro a una spa delle Isole Vergini, che lo passava per 64 euro a una scatola vuota di Hong Kong, che finalmente lo paracadutava per 80 euro a villa San Martino.
Marcio.
Marco Travaglio
(da “il Fatto Quotidiano”)
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