Ottobre 11th, 2013 Riccardo Fucile
ECCO PERCHE’ A GRILLO E CASALEGGIO SERVE IL PORCELLUM: PER SELEZIONARE LE TRUPPE FEDELI
Beppe Grillo usa il mercurocromo con il suo movimento.
Lo disinfetta da ogni possibile contaminazione, lo pulisce dalle abrasioni e dalle passioni della politica svuotando periodicamente (come fosse una bacinella piena d’acqua) la sua rappresentanza parlamentare di ogni senso politico.
Da deputati portavoce a cittadini portaordini.
Da attuatori ed elaboratori di un programma comune a esecutori muti del disegno d’origine. Succede sempre, ed è successo anche ieri quando Grillo, leggendo forse i giornali, ha scoperto che i suoi senatori erano riusciti per la prima volta a imporre a tutta la politica di interrogarsi se la questione del secolo, il flusso dei migranti dal sud al nord del mondo, potesse essere gestita solo con il codice penale e un variegato bouquet di misure di pubblica sicurezza.
Proponendo l’abrogazione del reato di immigrazione clandestina (l’emendamento approvato così statuisce) il Parlamento si sarebbe trovato nella necessità di indicare e promuovere misure alternative e sperabilmente più efficaci di quel colabrodo che oggi è la legislazione di emergenza.
Grillo ha allora preso in mano il mercurocromo e disinfettato la ferita provocata dagli incapaci senatori: il tema non è nel nostro programma, non è stato discusso, dunque è fuori dal codice di comportamento dei 5Stelle.
Perciò l’emendamento è nullo. La firma congiunta con Casaleggio al post ha alzato il livello di apprensione tra i parlamentari e indicato la strada, la via maestra. Cioè il dietro-front.
È possibile che l’iniziativa non sia stata concertata granchè bene (come sempre più spesso accade dentro quel caotico catino dei 5Stelle) ed è possibile, anzi certo, che il registro comune preveda preventive consultazioni.
Ma Grillo non ha giudicato il merito del problema (e avrebbe avuto buone ragioni per farlo: il reato di clandestinità non è una nostra esclusiva ma vige in altri paesi europei), nè valutato l’efficacia dell’azione parlamentare che per la prima volta aveva bucato il fronte governativo dividendo i due soci di maggioranza, il Pd a favore e il Pdl contro, e aprendo un dibattito politico e culturale finalmente di un qualche peso.
Grillo non ha nemmeno preso in considerazione che la misura proposta fosse contenuta nel piano di riordino delle carceri illustrato per iscritto al Quirinale.
Non ha aperto la discussione e il confronto. Semplicemente l’ha chiusa.
A Grillo interessava e interessa altro. L’ha confessato quando ha specificato: “Se durante le elezioni politiche avessimo proposto l’abolizione del reato di clandestinità , il M5S avrebbe ottenuto risultati da prefisso telefonico”.
Ecco il punto: la questione si fa unicamente elettorale. I voti si contano, non si pesano.
Per contarli e moltiplicarli il Movimento deve rinunciare ad alimentare un’istanza di cambiamento, eccezion fatta per quella basica e preliminare (non rubare), ma piuttosto fungere da aggregatore di proteste, a volte disparate e contrastanti.
E il cittadino parlamentare non porta con sè una propria intelligenza, dei valori, un modello di vita, ma è solo il supporto tecnico di un meccanismo elettronico di selezione delle istanze.
Egli non è nè di destra nè di sinistra.
Sta al centro (infatti in Parlamento siede nel mezzo) ma solo come punto geografico di equidistanza da ogni passione, connessione sentimentale con chi l’ha eletto.
Egli non sta sopra ma sotto, non progetta ma esegue.
Cosa esegue? L’abecedario della rete, anzi di quella piccola parte, un’oligarchia, che influenza e decide, vota e approva o fa decadere. Non tutti gli elettori ma soltanto coloro che hanno guadagnato con la militanza il bollino blu della fedeltà , quelli con l’asterisco, portatori esclusivi della capacità di validazione o di sconfessione.
Se questo è lo schema, nell’attesa grillina che tutto salti per aria non è necessario promuovere istanze di cambiamento perchè non esiste un fronte da combattere.
È tutto da far saltare in aria. Poi ci sarà la palingenesi. Come? Vattelapesca!
Non è indispensabile indicare le vie del buon governo perchè l’altrove è una indistinta e comune pratica di malgoverno.
Bisogna dunque attendere che tutto scoppi e magari assistervi con l’inerzia.
E perciò nel Parlamento non servono menti, ma braccia disciplinate che producano il minimo, senza far casini.
E il Porcellum è perfetto a selezionare la truppa fedele.
Il leader sceglie chi tenere in vita e chi far perire. Anche questa, forse, è la ragione perchè questa legge elettorale, a ben riflettere, non fa poi così schifo.
Meglio tenersela ancora un po’, vero Grillo?
Antonello Caporale
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Ottobre 11th, 2013 Riccardo Fucile
I PARLAMENTARI M5S: “ORA BEPPE VENGA QUI A SPIEGARCI”: E’ RIVOLTA NEI GRUPPI ALLA CAMERA E AL SENATO
“Vengano qui a parlare con noi. Vengano a spiegarci cosa significa quel post”. L’assemblea dei
parlamentari a 5 stelle va avanti fino a notte fonda, ed è una polveriera.
Perchè per la prima volta non è una minoranza di “dissidenti”, a non capire.
Le parole di Grillo e Casaleggio hanno mandato in frantumi ogni certezza, hanno sconvolto ogni equilibrio.
Così, anche i più ortodossi chiedono: «Come facciamo con il lavoro in commissione? Siamo in tanti a occuparci di cose che non sono nel programma, a che serve se non possiamo portarle avanti? ».
Luis Orellana si lancia in un’invettiva secca contro le guide del Movimento.
Elena Fattori attacca chi scrive i post sul blog. Francesco Campanella va via prima della fine, scuote la testa: così proprio non va.
Il capogruppo a Montecitorio Alessio Villarosa prova a rassicurare: «Mi hanno detto che Beppe e Gianroberto sono disponibili a venire a Roma».
Gli scettici borbottano: «Sì, come no, una volta al mese».
I pompieri, a lavoro da ore, invitano a non perdere la calma, cercano fino all’ultimo di scongiurare un voto che potrebbe far esplodere tutto.
Perchè si era capito fin dal mattino, che le parole piovute dal blog sarebbero state pesanti come pietre.
Quando a mezzogiorno, la porta insolitamente chiusa del gruppo 5 stelle a Palazzo Madama non riusciva a trattenere le urla provenienti dall’interno.
Dove non c’erano dissidenti, ma gli ultraortodossi Paola Taverna, Elisa Bulgarelli, Laura Bottici, Maurizio Buccarella.
Sullo schermo del computer campeggiano le parole di condanna a una linea che hanno considerato vincente fino a poche ore prima.
Loro si guardano in faccia smarriti. Arriva Andrea Cioffi, rosso in volto, addosso l’aria del pugile suonato. Non sanno cosa fare.
Alla fine, si decide per la riunione congiunta alla Camera.
La capogruppo Taverna – pur arrabbiata – scongiura una preriunione tra senatori, evita il «tutti contro Grillo», ma perfino un fedelissimo come Alberto Airola si lascia sfuggire: «Stavolta Beppe ha preso un abbaglio, bisognerà spiegarglielo, chiarirgli le idee».
Da Milano, in realtà , il messaggio che filtra è ancora più duro: Grillo e Casaleggio tornano a minacciare di abbandonare il Movimento se continua sulla strada delle proposte personali, tanto più su un tema per loro controverso da sempre come l’immigrazione (assente dal programma elettorale proprio per poter fare la parte della Lega in posti come il Veneto e quella della sinistra progressista dove serviva rubare voti al Pd).
La reprimenda la innesca il guru: Casaleggio è convinto che portando avanti un tema del genere si perdano voti.
Ed è soprattutto visceralmente contrario all’abolizione di un reato che – testuale – «hanno tutti i Paesi del mondo» (balle … n.d.r.)
Stavolta, però, la retromarcia non è facile. Perchè quella proposta è ben lontana dall’essere un’iniziativa personale.
Maria Mussini non ha paura di spiegarlo ai giornalisti: «Ne abbiamo parlato tutti insieme e non si è levata una sola voce contraria. A questo punto bisogna andare avanti. Io coi miei elettori parlo tutti i giorni, rispondo a loro, non c’è bisogno che qualcuno mi dica cosa pensa la base».
Quindi sì, quando si tratterà di votare in aula, lei quell’emendamento lo approverà .
E lo stesso faranno alla Camera Paola Pinna, Girolamo Pisano e molto altri.
I dissidenti storici – un po’ in disparte – si godono la scena.
Il fuoriuscito Adriano Zaccagnini si accende una sigaretta e sorride. Chi proprio non vuole andare contro il leader, come Riccardo Fraccaro, spiega che «il problema non è l’emendamento, ma il fatto che sia stato presentato senza un progetto organico, che a discuterne non sia stata l’assemblea».
Mentre parla, arriva il nuovo post di Grillo: quello secondo cui, anche qualora l’assemblea fosse favorevole, e perfino con l’approvazione degli iscritti sul blog, i punti fuori dal programma non possono essere presentati se non alle prossime elezioni.
Panico. «E gli inceneritori? E il nostro piano carceri?». Già , il progetto consegnato ieri mattina stessa al capo dello Stato – secondo l’ennesima nuova interpretazione delle regole – è carta straccia.
Tra l’altro era scritto proprio lì, che il reato di immigrazione andava abolito.
Giorgio Sorial, già autore di una proposta sullo ius soli, dice chiaro che sì – serve un ddl organico sull’immigrazione – ma quel post non gli piace: «È un autogol ».
Se non è una rivolta, manca pochissimo: Manlio Di Stefano, da sempre allineato, spiega: «Non siamo la Francia, subiamo sbarchi continui, questo reato non fa altro che complicare i rimpatri e affollare le carceri».
Se davvero si faranno vivi, Grillo e Casaleggio dovranno trovare argomenti più convincenti di regolamento e venti punti di programma.
Dovranno spiegare ai “portavoce” a cosa servono le loro menti e i loro cuori. Non sarà facile. Probabilmente non accadrà .
Annalisa Cuzzocrea
(da “La Repubblica“)
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Ottobre 11th, 2013 Riccardo Fucile
GRILLO E CASALEGGIO BOCCIANO IL TESTO PER L’ABOLIZIONE DEL REATO… IL GRUPPO SI RIBELLA: “DEMAGOGO”, “SCIVOLONE”, “AUTOGOL”. DECIDERà€ LA RETE?
Lunedì 7 ottobre, ore 14.13. Terzo piano di palazzo Madama
Maurizio Buccarella, senatore M5S, arriva in ritardo all’assemblea di gruppo. Colpa dell’aereo. Chiede di parlare, però, perchè in commissione Giustizia di lì a poche ore, potrà tirar fuori un asso dalla manica.
Un emendamento scritto da un collega, Andrea Cioffi, depositato a luglio, sull’abolizione del reato di immigrazione clandestina. I corpi di Lampedusa chiedono risposte, e al Movimento non pare vero di poter inchiodare alle loro responsabilità di legislatori, i colleghi dei partiti che si stanno sperticando in promesse e proclami. Votate questo, se avete il coraggio. Buccarella lo illustra.
L’assemblea approva. Con acclamazione.
Mercoledì 9 ottobre, ore 19.50. Commissione giustizia.
L’asso nella manica di Buccarella piglia tutto: i voti del Pd, di Scelta Civica, perfino il parere positivo del governo.
Lo staff firma un comunicato di giubilo. Si chiude così: “Non lasceremo più morire nessuno in maniera inumana, ci sarà più sicurezza, più legalità e più umanità ”.
Giovedì 10 ottobre, ore 11.06. Milano, Casaleggio associati.
Un clic e sul blog di Beppe Grillo compare la scomunica di Buccarella e Cioffi: “due portavoce” che non hanno condiviso “in assemblea” una proposta su un tema che “non è nel programma”.
Perchè se ci fosse stato, “il M5S avrebbe ottenuto percentuali da prefisso telefonico”. Nel “merito”, hanno scritto una boiata: “Un invito agli emigranti dell’Africa e del Medio Oriente a imbarcarsi per l’Italia”.
Lo firmano Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio.
Ma è stato soprattutto il secondo a infuriarsi per l’iniziativa. Proprio ora che il Pdl è a pezzi non ci si può permettere scivoloni su faccende così delicate.
Chi glielo spiega agli imprenditori travolti dalla crisi che vogliamo portare in Italia altre bocche da sfamare? Chi ci capisce?
Giovedì 10 ottobre, ore 12. Ufficio di Paola Taverna.
Buccarella e Cioffi vengono chiamati a rapporto. Si cerca di studiare una linea condivisa per rispondere ai giornalisti che già spingono da dietro la porta.
La soluzione è una: assemblea congiunta con i deputati. I due “scomunicati” escono scortati dallo staff, con tanto di telecamere per documentare eventuali stravolgimenti. Balbettano: “L’emendamento non è definitivo”.
Giovedì 10 ottobre, ore 13.00. Secondo piano del Senato.
I senatori sono fuori dalla grazia di Dio. Urla, scenate, c’è chi sfiora le lacrime. Non sono i “soliti” dissidenti. Ci sono anche persone che non hanno mai criticato la linea del gruppo, come Elisa Bulgarelli, Marco Scibona, Sergio Puglia, Alberto Airola: “È una roba demagogica — dice Airola — il reato di immigrazione clandestina è una cosa che vuole abolire anche il Sap, il sindacato di polizia più di destra. Bisognerebbe informarsi”.
Mario Giarrusso: “Nemmeno il Papa è infallibile”. Laura Bignami: “C’è il verbale, ne avevamo discusso in assemblea”.
Giovedì 10 ottobre, ore 14.30. Cortile di Montecitorio.
Capannelli di deputati M5S. Mimmo Pisano, primo scomunicato per un emendamento fuori asse (quella volta era il Durt per le imprese): “Non mi aspettavo potesse risuccedere su una questione così lineare”.
Adriano Zaccagnini, fuoriuscito dal gruppo e già polemico sullo ius soli: “Hanno gettato la maschera. Sono di destra”.
Alessandro Di Battista (un passato da cooperante) è lì dietro: scherza e ride con i deputati della Lega.
Giorgio Sorial (figlio di immigrati egiziani): “Serve una legge organica, ma è stato un autogol”.
Paola Pinna (già in rotta con i colleghi): “Visto? Prima o poi, su un argomento o sull’altro, sono tutti scontenti”.
Giovedì 10 ottobre, ore 16.20. Transatlantico del Senato.
Grillo ha appena pubblicato un secondo post: dice che è obbligatorio votare su tutto ciò che non è scritto nel programma e che comunque si vedrà nella prossima legislatura.
Luis Orellana si domanda: “Quindi io che sto in commissione Esteri vado in vacanza? Nel programma non c’è nulla”.
Giovedì 10 ottobre, ore 20.00. Aula dei Gruppi della Camera.
Assemblea con i deputati. Per la prima volta toni pacati e riflessivi. Nessuno critica i due senatori. Piuttosto, se si votasse, andrebbero contro Grillo e Casaleggio. Ma è troppo. Forse sarà la Rete a decidere qual è la posizione del Movimento sull’immigrazione. A meno che non si decida che è troppo rischioso anche quello.
Paola Zanca
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Ottobre 11th, 2013 Riccardo Fucile
LA SCONCIA GIUSTIFICAZIONE DI GRILLO E CASALEGGIO: CONTA IL MARKETING ELETTORALE, NON LA VITA DI UN BAMBINO
È la legge del mare. È la legge di Dio. È la legge degli uomini da prima che ogni legge sia mai stata scritta.
Salvare un uomo in mare.
Non c’è nemmeno da spiegarlo, mancano le parole. Provate solo ad immaginare che succeda a voi. Siete in barca, vedete qualcuno che sta annegando e che vi chiede aiuto. Un ragazzo, una donna che annega a pochi metri da voi.
Sareste capaci di lasciarlo morire sotto i vostri occhi?
Gli chiedereste — di qualunque religione, partito politico, di qualunque razza voi siate — da dove viene e a fare che cosa o gli gettereste prima un salvagente?
Vi buttereste voi stessi, quasi certamente. Non è una regola, è istinto.
È ineludibile afflato di umanità . È quel che distingue gli essere umani dalle bestie, e non sempre perchè spesso la lezione arriva dagli animali.
Ecco. Si fa moltissima fatica a dare un giudizio politico della censura di Beppe Grillo e dell’ideologo Casaleggio ai parlamentari cinque stelle che al Senato hanno proposto e poi votato un emendamento che dice questo: chi trova una persona in mezzo al mare può soccorrerla senza rischiare di commettere reato.
«Non li lasceremo più morire. Più sicurezza e umanità », hanno scritto Maurizio Buccarella e Andrea Cioffi, i senatori cinque stelle poi sconfessati con durezza dal Capo.
Si fa fatica a dare un giudizio politico su chi pensa ai suoi elettori — al suo consenso attuale ed eventuale — prima che ai morti.
«Se avessimo proposto di abolire il reato di clandestinità avremmo ottenuto dei risultati elettorali da prefisso telefonico», si legge nella risoluzione pomeridiana del blog sovrano, la voce del Padrone.
Non ci sarebbe convenuto, non ci conviene.
Quindi ora scusate se ai cinici sembrerà demagogia ma provate a pensare ai trecento morti in fondo al mare di Lampedusa, al morto «numero 11, maschio, forse anni 3», che se fosse stato vivo sarebbe stato clandestino anche lui, e perseguibile chi avesse salvato quel bambino di tre anni dal mare.
Provate a dire se vi sembra degna di un essere umano una legge che sanziona chi soccorre un bimbo in mare, chiunque quel bambino sia perchè questo e solo questo è: un bambino.
Provate adesso a dare un giudizio politico a due leader politici che pretendono di rinnovare la politica e il Paese e intanto dicono questo: soccorrere uomini e donne in mare «è un invito ai clandestini di Africa e Medio Oriente ad imbarcarsi, ma qui un italiano su otto non ha i soldi per mangiare».
Quindi non vengano, o se vengono affoghino. Servirà da lezione agli altri.
La Lega ha applaudito Grillo con osceno entusiasmo.
Il Pdl, in una sua buona parte, si è accodato. L’emendamento è passato coi voti di altri Pdl, di Scelta civica di Sel e del Pd, oltre che dei quattro senatori cinque stelle in commissione.
Niente affatto pentiti, questi ultimi. Immediata assemblea del gruppo, questa volta stranamente non in streaming. Giornalisti e militanti fuori dai piedi.
Il tema immigrati non era nel programma, è l’argomento del fedelissimi al capo: gli eletti devono attenersi al mandato e non prendere iniziative personali.
Ma, domandiamoci, ci sarà una ragione se non c’era una parola, neanche una, sul tema dell’immigrazione e delle leggi sui clandestini nel programma di Grillo, molto netto invece nel proporre — per esempio— un referendum sull’uscita dall’euro.
Poco a poco si delinea un profilo politico che pure era chiaro, ma che ha confuso una buona parte dell’elettorato di sinistra attratto dai temi sacrosanti del rinnovamento e dello strapotere corrotto della casta.
Questa roba con un’Italia migliore non c’entra. È un calcolo, una strategia di marketing elettorale di ambigua origine e di sempre più nitido approdo.
Ma di nuovo: dare un giudizio politico, in un caso come questo, è troppo onore.
«Non li lasceremo più morire», non è una posizione politica, è la declinazione di un essere umano.
Chi preferisce che anneghino faccia i conti con se stesso e certo poi, se crede, anche col suo elettorato
Concita De Gregorio
(da “la Repubblica“)
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Ottobre 11th, 2013 Riccardo Fucile
RADICALI E MISSINI SPESSO CONDIZIONAVANO LE SCELTE, I COMUNISTI GOVERNAVANO DALL’OPPOSIZIONE, AI GRILLINI, AUTOESCLUDENDOSI, NON INTERESSA CAMBIARE UN BEL NULLA
Come non detto. Anzi, no.
L’emendamento dei senatori 5 Stelle Buccarella-Cioffi sull’abolizione del reato di immigrazione clandestina era davvero una svolta, nel metodo e nel merito.
E infatti, per bloccarla, per sputtanarla, intervengono ora i massimi vertici, il Leader e il Gran Maestro del Grillismo, Grillo e Casaleggio.
Chiaro una volta per tutte.
A Grillo e a Casaleggio non interessa entrare in gioco: i radicali con quattro deputati condizionavano la politica italiana sulle loro battaglie, il Pci governava dall’opposizione, perfino il Msi protestava contro l’esclusione dall’arco costituzionale.
Qui invece c’è un movimento votato da otto milioni di italiani che si autoesclude volontariamente, che congela i suoi voti, sotterra i suoi talenti nell’ipotesi che stare fermi paghi elettoralmente.
A Grillo e a Casaleggio non interessa cambiare le cose.
Interessa raccogliere i voti, a sinistra e a destra, “perchè se avessimo proposto l’abolizione del reato di clandestinità il M5S avrebbe ottenuto percentuali da prefisso telefonico”.
Ah, ecco, quando si dice le battaglie di principio.
E l’idea che il M5S e i cittadini che lo hanno votato siano “un’unica entità ” sventolata come il dogma della divina Trinità .
Non è così: il voto in democrazia non presuppone mai un’identificazione totale, è uno strumento umile, imperfetto, è una dannazione perchè nell’angolo si annida sempre la fregatura.
E può essere ritirato e capovolto nel suo opposto in ogni momento, come staranno facendo ora tanti elettori di Grillo disgustati.
Peccato: una classe politica come la nostra non si merita proprio questa opposizione di comodo, incapace di incidere.
Ha prodotto con i suoi sbagli colossali l’ondata di protesta e di antipolitica e ora può stare tranquilla.
Per Grillo, infatti, rappresentare il 25 per cento o una percentuale da prefisso telefonico è la stessa cosa.
Nelle sue mani non valgono nulla.
Marco Damilano
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Ottobre 11th, 2013 Riccardo Fucile
L’EMENDAMENTO NON SI PUO’ RITIRARE: “NECESSARIO CHIARIMENTO CON LUI”…. LA PROSSIMA SETTIMANA INCONTRO TRA GRILLO E I PARLAMENTARI CINQUESTELLE
Beppe Grillo si confronterà con i gruppi parlamentari sul caso immigrazione clandestina la prossima
settimana e verrà chiesto anche il parere degli attivisti attraverso la rete.
Ad annunciarlo al termine della riunione tra gli eletti M5S è il capogruppo alla Camera Alessio Villarosa che puntualizza: “L’emendamento non si può ritirare”.
Il riferimento è al testo voluto da due senatori del Movimento Maurizio Buccarella e Andrea Cioffi per l’abolizione del reato di immigrazione clandestina.
Un emendamento che è stato approvato in Commissione Giustizia al Senato ma da cui l’ex comico e Gianroberto Casaleggio hanno preso le distanze.
Si tratta, hanno scritto sul blog del leader M5S, di una “posizione del tutto personale” che “non faceva parte del programma votato da otto milioni e mezzo di elettori” . Il post, che secondo Villarosa è stato “impulsivo”, ha suscitato numerose critiche da parte degli eletti.
Nel corso della riunione, ci sono stati trenta interventi, ciascuno di due minuti.
Ma dopo due ore nella sala conferenze di Montecitorio, 156 parlamentari (106 deputati e 50 senatori) decidono di non decidere: “E’ una questione troppo delicata e non può esaurirsi in due ore. Ci dormiamo sopra e riprenderemo a parlarne”.
Di certo — a giudicare dalle prime indiscrezioni — i parlamentari del Movimento, sulla legge Bossi Fini, si confronteranno con Grillo prima di assumere le prossime decisioni. “Sicuramente ne parleremo anche con Beppe, per il momento nessuna decisione e nessuna votazione”, conferma un parlamentare all’uscita dall’assemblea.
“La riunione è stata tranquilla, ci siamo confrontati come al solito. Grillo? Verrà è tanto tempo che non lo fa e ci parleremo, anche di questo”, dice Andrea Cecconi che osserva: “Il problema è stato con la rete, andava preparata ad una notizia come questa. Si è trovata di fronte ad un fatto i cui contorni erano difficili da capire. Insomma si poteva preparare e spiegare tutto un po’ meglio”.
“E’ vero che la questione dell’immigrazione non era nel programma elettorale ma in quel momento non c’era l’emergenza immigrati”, spiega il deputato Mattia Fantinati uscendo dalla riunione.
E aggiunge: “Ma non possiamo non prendere posizione su argomenti che interessano nel vivo la vita del Paese. Forse — continua — c’è stato un problema di comunicazione: non sono state ben comprese le ragioni che hanno portato a proporre questa modifica che non è, però una cancellazione della Bossi-Fini. Anche per Fantinati “non c’è alcuna spaccatura fra di noi e ognuno sulla questione la pensa come crede. L’importante — conclude — resta prendere una posizione condivisa dalla maggioranza”.
Durante la riunione, però, sono sono mancate le polemiche nel merito nel metodo seguito da Grillo.
Prima dell’inizio della riunione, Maurizio Buccarella si era mostrato sereno e sicuro che ci sarebbe stato un chiarimento “anche sulle dinamiche nei gruppi in Parlamento per affrontare quei temi che non rientrano nei 20 punti del programma”.
Ma i senatori sono soprattutto infastiditi dal post Grillo-Casaleggio.
Un post che Buccarella ha definito “non saggio e non pensato sufficientemente”. Anche se parla di “esperimento” e quindi, ha concesso, “anche loro, a modo loro, stanno cercando di costruire questo esperimento…”.
E quindi, è il senso, si può sbagliare. Toni concilianti e sereni anche se, secondo quanto si apprende, sono molti i deputati che pretendono a questo punto delle “risposte a tutte le domande che ci poniamo oggi”.
(da “il Fatto Quotidiano“)
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Ottobre 11th, 2013 Riccardo Fucile
DA “UN UOMO SOLO AL COMANDO” A UN UOMO SOLO ALLA TASTIERA… SULLA PRIMA QUESTIONE DIRIMENTE IL MOVIMENTO IMPLODE
Con l’uscita di oggi di Beppe Grillo credo di aver vinto qualche decina tra birre, aperitivi e cene per varie scommesse fatte nei mesi scorsi.
La scommessa era che il Movimento 5 Stelle sarebbe imploso sulla prima questione dirimente non compresa nel programma.
Il disastro sull’immigrazione clandestina è arrivato puntuale e Grillo l’ha gestito nel peggiore dei modi.
Con un semplice post, il leader del M5S è riuscito a mettere a nudo le due maggiori falle del concetto della web-democracy alla grillina, disintegrando sostanzialmente le fondamenta stesse del suo movimento.
Con la scomunica indirizzata ai senatori che hanno presentato l’emendamento contro il reato di clandestinità , Grillo ha confermato che “uno vale uno” fino a quando non ha in mano la password per postare sul blog.
L’esilarante post del leader si apre con una critica sul metodo (“non era nel programma”) e si conclude con una granitica esposizione del Grillo-pensiero (“Quanti clandestini siamo in grado di accogliere se un italiano su otto non ha i soldi per mangiare?”) che sembra uscita da un’intervista a Borghezio e lascia pochi dubbi sulla sua posizione.
Risultato: il Movimento 5 Stelle viene ridotto (per la prima volta senza alcun dubbio) a una rappresentanza parlamentare che si vorrebbe rispondente a un uomo solo al comando (della tastiera) e che non ha diritto di pensiero o iniziativa autonoma che non sia in linea con il pensiero del capo supremo.
Lo fanno notare gli stessi partecipanti al forum (tutti troll?) che inviano commenti chiedendo “come mai sull’omofobia non c’è stata alcuna consultazione della base, come sul piano carceri, argomenti non presenti nel programma?”.
Ma che ci si aspettava da questa web-democracy?
La democrazia orizzontale (esercitata in altri ambiti) ha un prerequisito: l’adesione a una stessa piattaforma o ispirazione ideologica.
Se così non è, l’idea per cui “si decide volta per volta votando online” diventa solo una comoda scusa per rimuovere le questioni più spinose ed evitare spaccature a livello di consenso.
Lo spiega lo stesso Grillo quando (lodevolmente) fa un candido outing argomentando che “se durante le elezioni politiche avessimo proposto l’abolizione del reato di clandestinità …il M5S avrebbe ottenuto percentuali da prefisso telefonico”.
Già , perchè per raccogliere voti senza distinguere tra delusi della sinistra e delusi della destra è meglio non esprimersi sulle questioni dirimenti.
Il problema è che, almeno su alcune questioni, la logica per cui la “maggioranza decide” non funziona.
Non funziona quando si parla di immigrazione come quando si parla di aborto.
Solo che per il secondo ci si può sempre appellare alla libertà di coscienza.
In questo caso, invece, c’è poco spazio per le scappatoie da liquid democracy. Se oggi il Movimento dovesse votare, almeno a giudicare dai commenti al post, si troverebbe spaccato in due su una di quelle questioni che non possono essere archiviate a secondarie e che, in un partito tradizionale, porterebbero a una scissione.
In questo caso, al massimo, si prospetta l’orizzonte di un prefisso telefonico.
Marco Schiaffino
(da “il Fatto Quotidiano“)
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Ottobre 11th, 2013 Riccardo Fucile
LEALISTI E COLOMBE CONTINUANO A DARSELE DI SANTA RAGIONE, IL PDL CROLLA NEI CONSENSI
A oltranza. Perchè è la trattativa più difficile. E la mediazione è dura anche per Silvio Berlusconi:
“Dobbiamo uscirne con una soluzione. Così non si va avanti, con un partito diviso”.
Quando il Cavaliere piomba a Roma si ritrova il Pdl pronto ad esplodere.
A nulla è servito il lavoro diplomatico da Milano, con appelli all’unità .
È nel faccia a faccia con Raffele Fitto, alle cinque in punto che Berlusconi capisce che, paradossalmente, stavolta la scissione rischia di essere la soluzione.
Una separazione consensuale, tra Forza Italia e Pdl. Perchè Angelino e Raffaele sono separati in casa. E si rischia l’implosione. È proprio quello che Berlusconi non vuole.
E allora avanti, finchè non si trova un accordo.
Eccole, le richieste sul tavolo di palazzo Grazioli. Fitto tiene il pugno di ferro, sia pur in un guanto di velluto: “L’azzeramento che è chiesto è una condizione non negoziabile. Il congresso sì, ma Angelino deve fare un passo indietro. Resta al ministero e alla guida del partito si trova una soluzione condivisa”.
Il ragionamento è che stavolta non si può far finta di nulla. È successo qualcosa di grave, col segretario del partito che prima ha detto “signor sì” alla sfiducia e poi in Aula ha “costretto” Berlusconi a tornare indietro minacciando di fare gruppi autonomi: “E’ un fatto di metodo — ripete Fitto — altrimenti non c’è logica. Io mi dimisi da ministro quando Palese perse le elezioni, visto che era un candidato voluto da me e non condiviso da Berlusconi. Alfano deve fare un gesto”.
Berlusconi capisce che su queste basi la mediazione non c’è.
Incassa la rinuncia al congresso. Ma la “testa” di Alfano è sinonimo di scissione. Perchè Angelino è stato chiaro. Ha spiegato al Cavaliere che bisogna decidere e che il tempo è scaduto: “Non possiamo più rinviare. Se ne deve uscire con una soluzione”.
Pieni poteri al partito e niente azzeramento le sue condizioni. Distanze incolmabili.
Il faccia a faccia con Fitto si protrae per ore. Arrivano Bondi e Verdini attorno alle sette, e poi Carfagna e Gelmini attorno alle otto.
Il Cavaliere prova a prendere tempo per cercare un varco. Tanto che allunga il negoziato con le parti. La cena con Alfano è rimandata. E a palazzo Grazioli la cena è con i falchi, per discutere fino a notte. Alle colombe sarà dedicato il venerdì. A oltranza, appunto.
Berlusconi usa il registro del padre di famiglia, del saggio che invita tutti a “non disperdere quello che abbiamo fatto in questo ventennio”.
Si affida alla cena, nella speranza che a tavola possa uscire un accordo impossibile. Ma il punto è la testa di Alfano. Fitto non molla.
Angelino è a palazzo Grazioli. E riceve, a uno ad uno, una quarantina di parlamentari a lui vicini: “Voglio un partito defalchizzato” ripete.
Sull’organigramma del Pdl la soluzione non c’è. E in serata Berlusconi valuta anche l’idea estrema di usare l’operazione Forza Italia per mettere ordine. Lo statuto di Forza Italia non prevede il ruolo di segretario.
Quindi toglierebbe Angelino ma senza spargimento di sangue.
Si va avanti, a oltranza.
(da “Huffington post“)
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Ottobre 11th, 2013 Riccardo Fucile
L’AMMINISTRATORE DI MEDIOLANUM SCOMMETTE CHE BERLUSCONI DIVENTERA’ “COME UNA MADONNINA PER IL SUO POPOLO”
Presidente Doris, se Berlusconi si fa una foto come Lele Mora con un pomodoro in mano, secondo me diventa una Madonnina che il suo popolo si appende in casa.
Doris sorride: “Sono perfettamente d’accordo con il suo ragionamento”.
La scelta dei servizi sociali è fatta. Ed è una mossa anche politica.
In una lunga intervista all’HuffPost la spiega Ennio Doris, l’amministratore delegato e azionista di maggioranza di Mediolanum (insieme a Fininvest).
Doris è stato in queste settimane il grande artefice della frenata sulla sfiducia al governo Letta, in nome della stabilità e dell’interesse delle aziende.
Ora fa la sua previsione sulla nuova vita di Berlusconi: “Andrà ai servizi sociali”. E sarà un successo.
Umiliazione?
“Nient’affatto. Nessun lavoro è umiliante neanche ai servizi sociali. E non lo è soprattutto per uno che si è fatto da sè come Berlusconi, che da giovane sapeva anche tirare carriole”.
Presidente Doris, partiamo dal governo. Immagino che lei abbia apprezzato la scelta di Berlusconi sulla fiducia a Letta.
Molto, perchè ha fatto prevalere gli interessi reali del paese rispetto a quelli personali, come sempre anche nei momenti più complicati.
Lei dà un giudizio positivo del governo Letta?
Innanzi tutto dico che non ci sono alternative. L’elettorato è diviso in tre blocchi, ed eventuali elezioni non porterebbero a una maggioranza diversa dall’attuale. E poi in questo momento il paese ha bisogno di stabilità , non di una nuova campagna elettorale.
I critici del governo dicono che un conto è la stabilità , un conto è l’immobilismo. E questo governo si limita ad accarezzare i problemi, più che a risolverli.
Non è vero che li accarezza, fa quello che possibile in un governo di coalizione. In Italia il primo ministro non ha il potere di imporre una linea, di decidere veramente. È costretto a continue mediazioni per mettere d’accordo tutti. Che cosa può fare un povero primo ministro? Può fare quello che è possibile. E Letta fa quello che è possibile.
Tutto bene dunque.
Beh, tutto bene è troppo. Ora occorre un salto di qualità . L’altro giorno ho incontrato una signora di ottant’anni, che ha un’attività imprenditoriale. Mi ha chiesto un parere sulla crisi. Le ho detto che secondo me l’anno prossimo ci sarà qualche segnale di ripresa. E lei ha risposto affranta: “allora è finita, devo portare i libri della mia attività in tribunale”. Quando parlo di rilancio mi riferisco a queste situazioni.
Cosa suggerisce?
L’economia non è come la matematica che 2 più 2 fa 4 sempre. 2 più 2 fa cinque, sei o sette. Voglio dire: sul cuneo il governo teme un buco di otto miliardi, e quindi vuole stanziare meno risorse. Perchè, dice: dove li andiamo a recuperare?
Mi pare un’obiezione fondata.
Aspetti… Io invece dico: se lo facciamo di dieci miliardi, vanno nelle tasche dei lavoratori, che li spendono, alimentano i consumi, e quindi aumentano le entrare per lo Stato, a partire dall’Iva, quindi il buco non sarà di dieci. Detta così è semplice, ma è evidente che quando vari i provvedimenti devi vedere bene le entrare.
Il rischio è di sforare il tre per cento.
Anche se sforiamo un po’ non vedo il problema. La priorità non è il tre per cento, ma il rilancio dell’economia.
Torniamo a Berlusconi, e alla sua scelta. La tentazione di rompere c’è stata, eccome.
Certo, per ognuno di noi è difficile imitare Gesù Cristo e porgere l’altra guancia. Dopo una, due, tre volte, non ce la fai più. E invece Berlusconi alla fine l’ha porta per l’ennesima volta.
Il paragone biblico è suggestivo, dal suo punto di vista. Ma qua siamo di fronte a una sentenza definitiva.
Siamo anche di fronte all’odio seminato in questi venti anni, anzi siamo prigionieri dell’odio. C’è chi vede Berlusconi come il demonio. Si rende conto come è stato trattato Violante che ha solo detto cose di buon senso
Doris, fuor di metafore bibliche, lei che è uno degli amici più vicini a Berlusconi, quale è lo stato d’animo del Cavaliere?
Guardi, Berlusconi si sente colpito ingiustamente e ha il legittimo stato d’animo di uno che si sente innocente.
Bene, soffermiamoci sull’aspetto umano. In questa fase si attribuiscono a Berlusconi diversi stati d’animo. Proviamo a ristabilire la verità .
La cosa di cui sono certo, e che trova conferma ogni volta che ci parlo è che non mollerà neanche questa volta. Sbaglia chi pensa che possa gettare la spugna.
Ora però deve scegliere se optare per i servizi sociali o meno.
Se sceglierà i servizi sociali, saprà fare del gran bene alla struttura nella quale andrà .
Ecco, presidente: i servizi sociali.
Per uno dei uomini più potenti e ricchi del paese, che potrebbe stare comodo nella sua reggia è una scelta importante. Non ci giro attorno: io la vedo come una scelta “politica”.
In un certo senso condivido. Mi spiego meglio. Lei avrà visto la foto di Lele Mora con un pomodoro in mano da don Mazzi. Una foto del genere con Berlusconi diventa una specie di madonnina per il suo popolo, nell’Italia che odia il Palazzo e le auto blu.
Sono perfettamente d’accordo con il suo ragionamento. Anzi sono certo che andrà così, anche se non so in quale struttura andrà Berlusconi.
Quindi i servizi sociali sono anche una “mossa” politica che compensa l’umiliazione?
No, non la vedo come una umiliazione. Nessun lavoro è umiliante. E non lo è soprattutto per uno che si è fatto da sè come Berlusconi, che nella vita è partito dal basso facendo i lavori più umili. Le racconto un episodio di quando lavorava in un cantiere operaio.
Prego.
Berlusconi trascinava carriole, lavorava anche come un operaio, in tuta. Poi se arrivava un cliente, si andava a cambiare, lo riceveva e poi ritornava in cantiere. Questo per dirle che nelle persone che si fanno da sè non esiste lavoro umiliante. Il lavoro è bellissimo, il dolore non è lavorare, è essere innocente.
Cosa si aspetta da questa nuova vita di Berlusconi?
Berlusconi è Berlusconi, qualunque cosa farà , e non è un caso che tutti lo vogliono e gli fanno la corte, a partire da Mario Capanna. Sanno che darà un forte impulso all’attività , e qualunque onlus che lo accoglierà avrà successo.
Chiudiamo con una domanda obbligata. Su Marina. È lei l’erede in politica alla guida di una nuova Forza Italia?
Le rispondo così: auguro a Marina di occuparsi delle aziende.
E Forza Italia? Lei dovrebbe essere informato visto che nel ’94 fu uno dei registi dell’operazione.
Non so se Berlusconi rifarà Forza Italia. Ma io con lui non parlo di politica, parlo di economia.
(da “Huffington post”)
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