Ottobre 24th, 2013 Riccardo Fucile CONVOCATO UN DRAMMATICO UFFICIO DI PRESIDENZA…IL CAVALIERE LANCIA FORZA ITALIA, ALFANO COME DON ABBONDIO HA PERSO IL QUID PER STRADA
“Adesso mettiamo fine a questa storia. Lancio io Forza Italia nel segno dell’unità attorno a me, non voglio sentir parlare di correnti. E vediamo se qualcuno mi dice di no”. Stremato da una trattativa estenuante. Senza più ruggire come una volta, alla fine Silvio Berlusconi dirama l’ordine.
L’ufficio di presidenza del Pdl è convocato. Alle 17,00 di venerdì.
È in quella sede che l’ex premier chiederà un voto per fare “confluire” il Pdl in Forza Italia. È il modo per azzerare le cariche e prendere in mano un partito lacerato dalla guerra tra correnti.
La prima che salta è quella di Angelino Alfano. Perchè Forza Italia non ha il segretario. Ha solo il presidente, Silvio Berlusconi. Punto.
Ed è già franata ogni altra ipotesi di organigramma che preveda Alfano come “vice-Berlusconi”, magari “vicepresidente”.
Lo ha spiegato Raffaele Fitto nel corso di un lungo incontro con Berlusconi: “Io considererò finita la mia battaglia nel momento in cui ti riprendi tu in mano il partito. I miei voti vanno a Berlusconi presidente, e le altre cariche sono azzerate”.
Per un partito anomalo come il Pdl è strana tutta questa ufficialità di organismi e procedure.
Col parlamentino convocato, per la prima volta, solo agli aventi diritto per statuto e non allargato ai “big” come avvenuto negli scorsi anni.
È il segno che stavolta si fa sul serio, come si faceva sul serio ai tempi di Fini (anche allora ci furono uffici di presidenza degni di partiti con regole d’acciaio).
Una scelta che suona come pesante.
Tra gli aventi diritto, ad esclusione di Alfano, non c’è alcun ministro in carica. Nè Lupi nè la Lorenzin nè Quagliariello nè la De Girolamo.
Già , il governo è fuori dalla porta al battesimo della nuova vecchia Forza Italia. E, tra i 24 presenti, i cosiddetti “lealisti” di Raffaele Fitto hanno la maggioranza.
È lo strappo, con ricadute non banali anche sul governo.
Silvio Berlusconi dirà che questo esecutivo deve andare avanti, e che il primo appuntamento elettorale vero per il nuovo vecchio partito sono le europee.
Un modo per rasserenare le colombe, la cui rabbia sulla decapitazione di Alfano è al livello di guardia.
Ma è chiaro che far saltare Alfano significa far saltare il principale ponte verso il governo.
E rimettere tutto il partito nelle mani di Berlusconi significa che, al momento di decidere le sorti del governo sulla decadenza, sarà solo lui a decidere.
O dentro o fuori. E chi sta dentro obbedisce, perchè di dibattiti in Forza Italia non se ne sono mai visti.
E i primi segni dell’indurimento già si vedono.
Non è un caso che, mentre partono le telefonate per convocare il parlamentino del Pdl, prima Brunetta poi Fitto, appena uscito da palazzo Grazioli, minacciano la “guerriglia” se la Bindi non dovesse dimettersi dall’Antimafia.
Ecco la tensione delle colombe.
Per la prima volta dallo scorso due ottobre Angelino Alfano ha paura davvero: “Se vuoi uccidere il tuo padre politico — dice una sentenza di lungo corso — hai un solo colpo in canna. Sennò sei finito”.
Quel colpo il 2 ottobre Angelino non l’ha sparato. Ora è incerto, confuso.
I suoi lo pressano a rompere e fare i gruppi unici, a partire da Gaetano Quagliariello e Beatrice Lorenzin: “Se ci rimettiamo sotto Berlusconi — è il loro ragionamento — siamo finiti”.
Sacconi, Formigoni, anche Cicchitto sono pronti a formare un nuovo gruppo. Al Senato i contatti con Casini sono in fase avanzata e dell’operazione sono costantemente informati a palazzo Chigi.
Ma non è tutto così lineare.
La replica di Alfano a loro è altrettanto paralizzante: se rompiamo in quattro gatti finiamo morti nelle mani di Renzi e della sinistra. È per questo che Alfano ha optato per una terza via. Chiedendo a tutti i suoi un pressing straordinario su palazzo Grazioli.
L’obiettivo è far saltare il Parlamentino, guadagnare tempo, chiedere a Berlusconi di tenere tutto così come è fino alla decadenza.
E’ uno strappo profondo quello che si sta consumando in queste ore tra Berlusconi e Alfano. Carico di emozioni umane. Per la prima volta alla vigilia di una conta i due non sono dalla stessa parte.
Il Cavaliere è provato, racconta chi ci ha parlato, perchè Angelino ha commesso un errore che il Capo considera gravissimo. Ha violato la regola della casa in base alla quale il rapporto umano viene sempre prima di quello politico: “Non ci posso credere — ha ripetuto il Cavaliere ai suoi — ma Angelino si è messo a fare il capo-corrente. Non lavora per unire il partito, ma lavora solo per quelli che stanno con lui. Io voglio un partito unito e senza correnti”.
Quindi senza Alfano in un posto di comando.
(da “Huffingtonpost”)
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Ottobre 24th, 2013 Riccardo Fucile MA MIGLIAIA DI PRECARI ALL’INFERNO CI MANDERANNO LUI
Una giornata di fibrillazioni per il governo e la maggioranza, all’indomani del rinvio a giudizio di
Berlusconi nel processo di Napoli.
A fare la voce grossa – per conto del Pdl – è il capogruppo alla Camera, Renato Brunetta. All’attacco su tutto: decreto pubblica amministrazione ed elezione di Rosy Bindi all’Antimafia.
Fino al punto di promettere la “guerriglia” in Parlamento.
Sullo sfondo, una nuova resa di conti nel Pdl: è stato fissato per domani, alle 17, l’ufficio di presidenza del partito. In mattinata, invece, un vertice del partito con Alfano sulla legge di stabilità .
Tutto parte dal decreto sulla pubblica amministrazione. Il caso si è aperto in conferenza dei capigruppo, quando Brunetta ha sostenuto la possibilità di non convertire il provvedimento.
L’ex ministro l’ha contestato apertamente, in particolare per la parte che riguarda la stabilizzazione dei precari. Brunetta – che su questo punto è entrato in aperto conflitto con la Cgil – ha sostenuto che “ci sono norme nel decreto che contrastano con la legge di stabilità “. E ha concluso: “Se un decreto non viene convertito, non è un problema. Non è la prima volta che accade”.
Gli altri partiti di maggioranza hanno sottolineato che il provvedimento interessa 10 mila persone. Insistenze che però si sono rivelate inutili. La posizione del Pdl entra in rotta di collisione anche con i tentativi di trovare un’intesa tra le altre forze politiche. Alla fine il consiglio dei ministri ha autorizzato la fiducia sul decreto pubblica amministrazione. Ma riservandosi di non utilizzarla.
Nel corso di una successiva riunione tra i gruppi parlamentari, infatti, il governo ha dato il via libera ad alcune modifiche in grado di scongiurare l’ostruzionismo da parte dei cinque stelle. Il capogruppo m5s Alessio Villarosa ha spiegato che se si troverà un accordo su 12 emendamenti presentati dai grillini (ne mancano 2 da accogliere), i deputati interromperanno l’ostruzionismo in aula.
Ma il problema, è evidente, è di natura politica. E l’offensiva di Brunetta va ben oltre il decreto sulla pubblica amministrazione.
Tanto che il capogruppo Pdl è tornato a minacciare: “Se Rosy Bindi non si dimetterà da presidente dell’Antimafia il Pdl è pronto alla ‘guerriglia’ in Parlamento”, ha detto. “Non parteciperemo alle attività dell’Antimafia”, ha detto ai cronisti.
E sugli altri provvedimenti?, gli è stato chiesto. “Gli strappi hanno dei costi…”, ha risposto.
Insomma, all’indomani del nuovo processo per Berlusconi – sulla compravendita dei parlamentari – il Pdl sembra agitato da nuovi venti di guerra, nonostante le rassicurazioni di Alfano.
(da “il Fatto Quotidiano“)
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Ottobre 24th, 2013 Riccardo Fucile OCCUPY TV PER MARGINALIZZARE I FALCHI
L’ordine è partito nel corso di una delle tante riunioni del “cerchio magico”: occupy tv, con presenze massicce di fedelissimi.
Soprattutto nel servizio pubblico.
È l’ultimo nato tra i “cerchi magici” dei leader e o aspiranti tali, quello dei “diversamente berlusconiani” di Angelino Alfano.
Cene, incontri, riunioni che si trasformano in sedute di autocoscienza.
Gaetano Quagliariello è il personal trainer, nel senso di training autogeno verso Angelino: “Ci vuole coraggio, non puoi farti trattare così neanche da Berlusconi. Ci vuole dignità ”.
Gli altri, attorno, annuiscono.
Sono i teorici dello strappo col Cavaliere, dei gruppi autonomi, prima ancora che si voti la decadenza: “Se forziamo adesso — è la tesi di Cicchitto — reggiamo, dopo veniamo additati come traditori”.
Le sedute avvengono la sera, a casa Alfano, almeno un paio di volte la settimane.
E hanno preso il posto delle cene alla taverna Rossini, ristornate chic nel cuore dei Parioli, perchè tra scorte e portaborse si rischiava di dare troppo nell’occhio.
Con una variante logistica: all’occorrenza, ci si incontra al ministero di Lupi o nella stanza di Alfano a palazzo Chigi per riunioni che è meglio far sapere che si stanno svolgendo.
Eccolo il cerchio magico di Alfano: Maurizio Lupi, vero terminale di Cl e braccio operativo di quello che ai tempi delle primarie veniva chiamato il “progetto Bagnasco”, ovvero il funerale politico del berlusconismo in nome della resurrezione di un centro moderato; poi ci sono Cicchitto e Quagliariello, vecchie volpi del Parlamento e Beatrice Lorenzin, pasionaria dell’alfanismo.
Loro decidono, gli altri eseguono.
È a casa di Alfano che ha preso corpo, negli ultimi incontri, l’operazione occupy tv: le presenze del Pdl nella tv pubblica devono essere “solo” riconducibili ad Angelino, gli altri del Pdl vanno oscurati. Punto.
I diversamente berlusconiani hanno imparato sin da quando avevano i pantaloni corti l’importanza del mezzo televisivo in politica: tg, talk, costruzione dei servizi e dei “panini”.
È per questo che Alfano si è mosso nelle ultime settimane su due piani: la struttura e i contenitori di informazione.
Sul primo fronte non è casuale la nomina di Vincenzo Morgante come direttore della Tgr, Testata giornalista regionale: un giochino che coordina venti edizioni locali e venti redazioni.
Ex direttore di successo del Tgr Sicilia, Morgante ha come merito principale quello di essere legatissimo al capogruppo Renato Schifani, e quindi ad Alfano.
Sul fronte dei contenitori, è Danila Subranni, potente portavoce di Alfano, ad avere il compito di gestire presenze, ospitate e comparsate.
L’elenco è stato diramato, e prevede una scientifica ripartizione delle presenze.
Per i talk più importanti sono segnalati i ministri, tutti legati ad Angelino: Lorenzi, Lupi, De Girolamo, Quagliariello.
Per i sonori dei tg e per i pastoni politici dell’informazione Rai invece l’elenco prevede le colombe della Camera e del Senato.
Non solo quelle più televisive di faccia e di eloquio, ma anche quelle da coccolare, gestire, tenere fedeli in vista della grande conta col rivale Raffaele Fitto.
Con buona pace del servizio pubblico la Subranni suggerisce le presenze in tv solo sulla base delle convenienze del suo capo. Parla solo coi giornalisti “amici” e addomesticati, altrimenti non risponde a telefono.
Ecco i nomi della la lista di Alfano.
Alla Camera: Saltamartini, Santelli, Ravetto, Bianchi, Rosanna Scopelliti, Roccella, Costa, Cicu, Casero, Cicchitto, Pizzolante, Bernardo, Garofalo, Vignali. Al Senato: Andrea Augello, Bernabò Bocca, Sacconi, Chiavaroli e Viceconte.
Ed effettivamente c’è un pezzo di informazione che risponde ai desideri del manovratore. Non è un caso che Bruno Vespa, legatissimo a Gianni Letta, da settimane fa accomodare sui suoi divani bianchi tutti gli uomini segnalati da Angelino.
Nelle ultime tre settimane c’è stata la De Girolamo, la Lorenzin, Lupi, Sacconi. Mentre Schifani, di casa anche lui, non ha bisogno di segnalazioni.
Ma l’operazione non si ferma solo alla Rai.
Paradossalmente, ma non troppo, anche alle reti Mediaset è arrivata la stessa richiesta. Solo Paolo Del Debbio è autonomo davvero.
Anche a Matrix Telese, dopo aver iniziato la stagione invitando spesso la Santanchè, sforna dosi massicce di colombe alfaniane.
Al Arcore sono arrivate parecchie lamentele, anche perchè è da un po’ che il Cavaliere non vede in tv quelli che considera i più bravi come Mara Carfagna e Mariastella Gelmini.
Ma di questi tempi, l’ex premier ha la testa altrove.
E il suo di cerchio magico non è più così attento alla televisione.
(da “Huffingtonpost“)
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Ottobre 24th, 2013 Riccardo Fucile ENTRO SETTEMBRE 2015 AL MASSIMO SI ARRIVERA’ AL PRIMO GRADO DI GIUDIZIO E BERLUSCONI DORME TRANQUILLO… MA ALTRI PROCESSI INCOMBONO
Un problema politico sì, ma non giudiziario. 
Il reato di corruzione per cui Silvio Berlusconi andrà a processo insieme a Valter Lavitola, per la compravendita di senatori che nel 2008 fecero cadere il governo di Romano Prodi, dovrebbe prescriversi intorno al settembre del 2015.
Il tempo di prescrizione infatti è di 7 anni e mezzo.
Il processo, scaturito dalle indagini della procura di Napoli e per cui è stato già condannato a 20 mesi il senatore Sergio De Gregorio, comincerà l’11 febbraio prossimo davanti alla quarta sezione penale del tribunale del capoluogo campano.
Stando ai tempi medi della giustizia italiana, nessuna sentenza definitiva potrà arrivare per il Cavaliere.
Al massimo si potrebbe giungere al verdetto di primo grado.
Dunque, per quanto il reato ipotizzato dal punto di vista politico è tra i più duri e infamanti per Berlusconi, visto che lo si accusa di una sorta di concorrenza sleale verso l’avversario (ora alleato), l’ex premier può tirare un sospiro di sollievo.
E concentrarsi sugli altri grattacapi giudiziari, che non sono pochi.
Deposito motivazioni Ruby bis e nuova inchiesta.
Entro il prossimo 3 dicembre i giudici milanesi del processo cosiddetto “Ruby 2” a carico di Emilio Fede, Lele Mora e Nicole Minetti dovrebbero depositare le motivazioni delle condanne. Motivazioni che entro Natale porteranno all’apertura di una nuova inchiesta a carico del Cavaliere (si profila l’ipotesi di corruzione in atti giudiziari), dei suoi legali e di molte delle ragazze-testimoni.
Processo per il ricalcolo dell’interdizione del caso Mediaset.
Sarà la Cassazione a dire l’ultima parola sulla pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici di Berlusconi che la corte d’appello di Milano ha fissato in due anni. La difesa ha annunciato infatti l’impugnazione. Per la vicenda Mediaset l’ex premier è stato condannato in via definitiva per il caso dei diritti tv Mediaset a 4 anni per frode fiscale, tre dei quali coperti da indulto.
Voto al Senato sulla decadenza.
Entro la fine del mese si deciderà se sarà palese o segreto il voto sulla decadenza da senatore di Berlusconi in base alla legge Severino, dopo la condanna per il caso Mediaset.
Vicenda delle escort a Bari.
Il Cavaliere va incontro anche alla richiesta di rinvio a giudizio per un filone dell’inchiesta della procura di Bari sul “caso escort”.
L’accusa è induzione a rendere dichiarazioni mendaci all’autorità giudiziaria, perchè avrebbe pagato per due anni l’imprenditore pugliese Gianpaolo Tarantini in cambio del suo silenzio su una serie di informazioni di cui era a conoscenza e delle bugie che avrebbe raccontato nel corso degli interrogatori. La richiesta di processo per ora è slittata perchè i pm hanno disposto nuovi accertamenti.
Appello sulla vicenda del “nastro” Unipol.
Dovrebbe essere fissato a breve il processo d’appello a Milano sul cosiddetto “nastro” Unipol, che in primo grado ha portato alla condanna di Berlusconi a un anno per concorso in rivelazione di segreto d’ufficio. Probabilmente basterà una sola udienza per la dichiarazione della prescrizione del reato che è intervenuta lo scorso luglio e per decidere se confermare il risarcimento riconosciuto a Piero Fassino.
Appello sul caso Ruby.
Sempre l’anno prossimo, davanti a giudici della seconda corte d’appello di Milano, si aprirà il processo di secondo grado sul caso Ruby. Lo scorso 24 giugno, il tribunale ha condannato l’ex capo del governo, imputato per concussione e prostituzione minorile, a sette anni di carcere e all’interdizione perpetua dai pubblici uffici e le motivazioni saranno depositate entro il 22 novembre. La prescrizione dovrebbe intervenire nel 2020.
Udienza del tribunale di sorveglianza sull’affidamento in prova.
Tra la primavera e l’estate del 2014, dovrebbe tenersi l’udienza davanti al tribunale di sorveglianza di Milano per decidere sulla richiesta di Berlusconi di affidamento in prova ai servizi sociali per scontare la pena definitiva del caso Mediaset. Dopo l’udienza i magistrati avranno cinque giorni di tempo per emettere il provvedimento di accoglimento o meno dell’istanza depositata l’11 ottobre scorso.
Separazione e divorzio da Veronica Lario.
Il tribunale di Monza ha dimezzato a 1,4 milioni di euro il maxi assegno che Berlusconi deve versare ogni mese a Veronica Lario, ma la ex first lady ha presentato ricorso contro questa decisione, presa nell’ambito della causa di divorzio intentata dal Cavaliere. Resta distinta la causa di separazione consensuale, arrivata davanti alla corte d’appello di Milano.
(da “Huffington Post”)
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Ottobre 24th, 2013 Riccardo Fucile NICOLINI: “PIU CHE BOSSI-FINI E’ LA LEGGE MARONI IGNOMINIOSA: LA LOGICA EMERGENZIALE E’ SOLO UNO SPRECO DI FONDI”
Il sindaco di Lampedusa, Giusi Nicolini, chiede all’Europa di «cambiare la politica di asilo». Dopo un incontro con il presidente del Parlamento europeo Martin Schulz, nel giorno in cui a Bruxelles si riuniscono i leader dei Ventotto, la Nicolini dice: «Mi aspetto che cambi la politica di asilo, non può più essere consentito che venga chiesto a nuoto, è vergognoso di fronte al mondo».
Schulz si è impegnato ad affrontare l’emergenza dell’isola siciliana insieme ai leader europei: «Solleverò di fronte ai leader dei Ventotto il caso di Lampedusa, chiedendo risposte e di intensificare il sostegno» a Lampedusa.
13.000 RIFUGIATI IN 10 MESI
Schulz ha infatti rimarcato che da gennaio su un isola da 6.000 abitanti sono arrivati «140 barconi con 13mila rifugiati», e che dal 2008 al 2012 erano arrivate oltre 86mila persone, il presidente dell’Europarlamento ha riconosciuto l’esistenza di «un problema vero, e che per questo Lampedusa ha bisogno del nostro sostegno, della nostra solidarietà e della nostra protezione».
BOSSI-FINI-MARONI IGNOMINIOSA
Il sindaco Nicolini, poi, è passato a spiegare che «Mare nostrum non è una risposta -riferendosi all’operazione avviata la settimana scorsa dalla Marina italiana- Oggi 127 persone sono state salvate dalla guardia costiera italiana a 5 miglia da Lampedusa, passando indenni una barriera di 5 navi».
Secondo il primo cittadino dell’isola non è una risposta nemmeno l’europeo Frontex: «I naufragi vengono limitati, ma non si fermano cosi».
L’Italia inoltre ha un problema con la cosiddetta legge Bossi-Fini, « una risposta ignominiosa a una domanda umanitaria, che dovrebbe essere chiamata Bossi-Fini-Maroni perchè è stato Maroni che ha allungato i tempi di permanenza nei centri in modo esasperato», e che ha voluto «l’iscrizione dei superstiti dei naufragi, di chi fugge da guerre e dittature, nel registro degli indagati».
BASTA LOGICA EMERGENZIALE
Nicolini traccia anche una soluzione: non più soccorso in mare, ma concessione dell’asilo ai migranti, eventualmente, «prima che questi salgano sui barconi per dare a queste persone la possibilità di non morire, altrimenti naufraga anche l’idea dell’Europa».
Perchè negarlo «è una politica ingiusta anche verso di noi che accentua la marginalità geografica e la marginalizzazione sociale. L’Italia deve avere una strategia e non spendere le risorse che l’Europa concede secondo una logica emergenziale che scarica su Lampedusa tutte le assurdità e le incongruenze di un sistema normativo che fa acqua da tutte le parti».
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Ottobre 24th, 2013 Riccardo Fucile IL GIORNALISTA GREENWALD ALL’ESPRESSO: “SOTTO CONTROLLO TELEFONATE, MAIL E INTERNET”… AVREBBERO L’APPOGGIO DEI NOSTRI SERVIZI SEGRETI
“La Nsa porta avanti molte attività spionistiche anche sui governi europei, incluso quello italiano“. Lo afferma Glenn Greenwald, il giornalista americano che custodisce i file della ‘talpa’ del Datagate Edward Snowden.
Greenwald lo ha dichiarato all’Espresso “prima che esplodesse la tempesta diplomatica dei controlli sul cellulare della Merkel“, in un’intervista sul numero domani in edicola.
Greenwald rivela che l’attività di spionaggio globale viene svolta attraverso l’intercettazione di tutti i dati trasferiti da tre cavi sottomarini in fibre ottiche che hanno terminali in Italia.
Il primo è il SeaMeWe3, con “terminale” a Mazara del Vallo. Il secondo è il SeaMeWe4, con uno snodo a Palermo.
Città da cui transita anche il flusso di dati del Fea (Flag Europe Asia).
Il nostro Paese non è stato soltanto nel mirino del sistema Prism creato dagli 007 statunitensi.
Con un programma parallelo e convergente chiamato Tempora, afferma ancora Greenwald, anche l’intelligence britannica ha spiato i cavi di fibre ottiche che trasportano telefonate, mail e traffico Internet.
Le informazioni rilevanti venivano poi scambiate con l’Nsa americana.
E i servizi segreti italiani, secondo il giornalista, hanno avuto un ruolo nella raccolta di metadati. I documenti, sostiene, affermano che i nostri apparati di sicurezza avevano un “accordo di terzo livello” con l’ente britannico che si occupava di spiare le comunicazioni.
All’Espresso, Greenwald spiega che dai file di Snowden risulta che la scrematura dei dati raccolti dall’intelligence britannica segue criteri spregiudicati, che non riguardano solo la lotta al terrorismo.
Anzi, la licenza di spiare concessa dalle autorità britanniche è vastissima e consente di tenere sotto controllo aziende, politici e uomini di Stato.
Gli inglesi infatti selezionavano telefonate e mail utili a individuare “le intenzioni politiche dei governi stranieri”.
Nella lista delle priorità di Londra c’è poi il contrasto alla proliferazione, ossia alla diffusione di armi nucleari, batteriologiche o chimiche nelle nazioni ostili.
Ma sotto questa voce possono essere incluse anche le cessioni di tecnologie avanzate, militari o comunque con potenzialità belliche: un capitolo in cui possono essere inserite le trattative commerciali lecite condotte da aziende italiane verso paesi arabi.
Quante volte queste informazioni sono state utilizzate per danneggiare i rivali delle imprese britanniche?
Altri documenti su Tempora fanno esplicitamente riferimento alla possibilità di cercare dati che sostengano “il benessere economico dell’Inghilterra”.
Nell’elenco delle comunicazioni da esaminare sono poi citati “i gravi reati economici”: uno spettro ampio, poichè moltissime attività finanziarie internazionali e italiane passano dalla City.
Quindi c’è il contrasto al traffico di droga: un altro punto che può giustificare irruzioni nelle conversazioni italiane.
Infine la “posizione dei governi stranieri su determinate questioni militari”.
Anche in questo caso, si possono ipotizzare inserimenti nelle telefonate dei nostri ministri: basta ricordare i contrasti tra Roma e Londra nella prima fase dell’intervento in Libia due anni fa.
(da “il Fatto Quotidiano“)
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Ottobre 24th, 2013 Riccardo Fucile DEBOLE MOSSA MEDIATICA PER RISPONDERE A CHI SOSTIENE CHE SIA UNA MESSAINSCENA… A SERVIZIO PUBBLICO NUOVI SCOOP?
Da oggi la nuova residenza di Francesca Pascale è Via del Plebiscito 102, a Roma. 
A Palazzo Grazioli. Silvio e Francesca sono ufficialmente conviventi.
Un gesto tutt’altro che simbolico. Gli attacchi di Michelle Bonev, le “rivelazioni” di sedicenti ex fidanzati, la sensazione che l’assalto al passato di Francesca sia appena iniziato.
E stasera una nuova puntata di Servizio Pubblico in arrivo con (si sussurra) altri attacchi alla fidanzata di Berlusconi.
Non è casuale che proprio oggi il legale della Pascale, l’avvocato Licia Polizio, abbia diramato una nota molto dura con la quale conferma «l’intenzione della sua cliente di promuovere azione civile nei confronti di Dragomira Boneva in arte Michelle Bonev, dei giornalisti Santoro e Fagiani e degli altri soggetti responsabili della grave diffamazione operata in danno della compagna del Cavaliere Berlusconi».
«La Pascale – recita il comunicato – nel corso della trasmissione Servizio Pubblico andata in onda su La7 il 17/10/2013, è stata vittima di una dolosa e preordinata strumentalizzazione da parte del signor Santoro che non ha esitato ad utilizzare una palese falsità , una “non notizia” soltanto al fine di fare audience, e della sig.ra Boneva che ha inventato uno squallido “copione” per guadagnarsi una notorieta’ altrimenti impossibile».
La Bonev peraltro aveva subito risposto “Bene, ci vedremo in tribunale”, ostentando una tale sicurezza che aveva insospettito i legali del Cavaliere che temono che l’attrie bulgara sia in possesso di foto e filmati compromettenti, tali da avvalorare il suo racconto.
Cairo, proprietario de La 7, si era congratulato con il conduttore dik “Servizio Pubblico”,
Santoro risponderà questa sera.
A modo suo.
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Ottobre 24th, 2013 Riccardo Fucile E TORNA IL TIMORE CHE RENZI SCARICHI IL GOVERNO
Nel governo e nel Pd ricompare la paura che il banco possa saltare.
Nelle ultime ore il premier Enrico Letta è tornato alla carica con Alfano: «Se dai un segnale di rottura con i “falchi” del tuo partito, se prendi le distanze, eviti che Berlusconi sferri un ennesimo attacco al governo».
I giorni tornano cupi. Il rinvio a giudizio del Cavaliere per la compravendita di senatori all’epoca di Prodi nel 2008, sommato alla sua decadenza imminente da parlamentare, stanno riportando le larghe intese sull’orlo di una crisi.
Ma soprattutto è venuta meno quella polizza di salvaguardia che rappresentava per i “lealisti” del Pd la vera assicurazione sulla vita dell’esecutivo: la scissione del Pdl, i gruppi autonomi annunciati da Formigoni, Quagliariello, Giovanardi e benedetti dallo stesso Alfano il 2 ottobre, poco prima della fiducia-bis.
I “governisti” dem ci contavano.
Il segretario Epifani l’aveva posta come condizione per «non tornare nel pantano». Ma la tregua ieri tra Fitto e Alfano sembra un altro segnale che non si stia andando nella giusta direzione.
Il timore in realtà è quello di una tenaglia, che si saldi cioè l’interesse di Matteo Renzi — una volta eletto segretario del partito nelle primarie dell’8 dicembre — con quello di un Berlusconi disperatamente all’angolo.
Che la spallata quindi sia di nuovo concreta. Anche per questo a «Angelino», Letta avrebbe ricordato che per evitare mine da entrambi i fronti, avere chiarezza conviene: «Guarda che se rompi con Berlusconi, anche Renzi non ci farà cadere fino al semestre europeo», ha ragionato.
Non ci sarebbero in pratica più alibi; non ci sarebbe più l’anti berlusconismo da sbandierare.
D’altra parte, l’imbarazzo dei Democratici per l’alleanza con Berlusconi è un fuoco che cova sotto la cenere.
La sinistra del partito e i renziani, in insolita sintonia, esprimono tutto il fastidio di stare al governo con chi avrebbe comprato i voti in Parlamento per fare cadere Prodi. Per il premier Letta e per il ministro Franceschini è un ulteriore argomento di pressing, per sollecitare la rottura nel Pdl e la creazione dei gruppi autonomi.
Quando Silvio Berlusconi è rientrato ieri a Roma accolto dalla notizia del rinvio a giudizio a Napoli, è sembrato di rivedere un film già conosciuto: gli sfoghi, la rabbia del Cavaliere e le minacce al governo.
Letta non lo potrebbe permettere. Epifani e il Pd non sopporterebbero ancora.
Alfano però non si sbilancia: «Aspettiamo la decadenza di Silvio», è stata la replica. «O si verifica il fatto politico dei gruppi autonomi, del Ppe come annunciato, o la caduta del governo è quasi matematica», è l’allarme di Beppe Fioroni, leader dei Popolari e anti renziano.
Fioroni dice di essere «preoccupato perchè siamo alla quiete prima della tempesta, ci sono falchi e serpenti uniti contro l’esecutivo e pronti a uno scioglimento subito dopo l’approvazione della legge di stabilità ».
Pessimista? Le sue argomentazioni le affiderà a una rubrica sulle pagine locali del Corriere fiorentino che per “provocare” il sindaco e candidato segretario si intitolerà “Vorrei votarti, però…”.
Bersani, l’ex leader, al contrario alla frattura pidiellina non ha mai creduto. Quindi a chi gli chiede cosa si sarebbe aspettato e quali sono le trappolepossibili, risponde scuotendo la testa: «La natura delle larghe intese è quella lì…».
Le fibrillazioni nel Pd sono un intreccio di molti fili: l’incognita-Pdl, la clausola di salvaguardia mancata, gli scontri sulla riforma del Porcellum, la spina dell’Antimafia. I renziani annunciano una loro proposta anti Porcellum, se non si muove qualcosa nel partito.
Il fronte pro Gianni Cuperlo, lo sfidante di Renzi, si prepara a dare battaglia sulla legge di stabilità : «Ci vuole una correzione radicale, a saldi invariati», premette Matteo Orfini, a sua volta convinto che la creazione di gruppi autonomi per scomposizione del Pdl sarebbe più che opportuna.
«Il rinvio a giudizio di Berlusconi per una cosa così odiosa — aggiunge Orfini — pesa, eccome. Però va detto che Berlusconi ormai è il portavoce della Santanchè, marginale». Non è il solo ad avere fiducia nel processo di scomposizione pidiellina.
Il ministro Andrea Orlando nei giorni scorsi diceva che i fatti politici sono inequivocabili e che l’egemonia di Alfano nel partito è salda.
Ma la partita è sempre aperta.
Giovanna Casadio
(da “La Repubblica”)
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Ottobre 24th, 2013 Riccardo Fucile IL CAVALIERE SI SFOGA: “ACCERCHIATO: SONO STATO RESPONSABILE E MI RIPAGANO COSàŒ”… NEL PARTITO TORNANO GLI ANTI-LETTA
Il Senato, all’ora di pranzo, diventa lo specchio delle panzane denunciate da Re Giorgio. 
Patto o non patto (tradito), una decina di senatori del Pdl, quasi tutti campani, decidono di silurare il ddl costituzionale sulle riforme.
Si astengono, facendo infuriare il loro capogruppo Schifani.
Guidati dall’ex guardasigilli Nitto Palma, evitano di “cadere nella trappola di Quagliariello”, come racconta uno di loro. Ossia del ministro delle Riforme indicato come il motore delle colombe alfaniane.
Il segnale è fin troppo smaccato. A tutti i presunti traditori del Cavaliere, Napolitano incluso. Tra l’altro i “napoletani”, con l’aggiunta di Augusto Minzolini e Domenico Scilipoti, fanno sapere di essere neutrali. Nè con Alfano, nè con Fitto. Solo berlusconiani.
Fa capolino persino l’ipotesi di farsi gruppo a parte, in caso di scissione. Anche per questo, nel tardo pomeriggio, nel suo classico sfogo post-trauma giudiziario, stavolta il processo a Napoli per la compravendita di parlamentari, il Condannato confida ai fedelissimi: “Il nuovo partito lo guiderò io, non mi parlate più di vicepresidenze o o altro”.
Al massimo due coordinatori, uno per clan. Denis Verdini per i lealisti-falchi. Maurizio Lupi per i governisti.
L’ennesima giornata campale del Pdl sull’orlo della scissione cristallizza sempre più le posizioni sul campo di battaglia. In mezzo c’è lui, il Cavaliere, con i suoi guai senza via d’uscita.
Pur descritto come “deciso e combattivo” da chi ci ha parlato ieri sera, quando ha ricevuto Verdini a palazzo Grazioli per cenare insieme.
Berlusconi si sente “accerchiato” e “perseguitato”. Si sfoga: “Vogliono farmi fuori, c’è un piano preciso per arrestarmi e liberarsi di me. Altro che pacificazione. Sono stato responsabile e leale con tutti, ho fatto le larghe intese e mi ripagano così. La prossima volta mi accuseranno di svaligiare le banche o di rapinare le vecchiette. Tutto questo è imbarazzante”.
Ovviamente la geremiade berlusconiana paventa la crisi di governo in caso di decadenza: “Per quale motivo dovrei continuare a stare insieme a loro?”.
Ed è per questo che, al di là delle polemiche di giornata, che pure hanno un senso ben preciso, le colombe di governo scavano sempre di più una trincea per resistere.
Il loro obiettivo è rinviare in ogni modo il voto fatidico sulla decadenza di B. e arrivare alla scadenza del semestre europeo, nella primavera del 2014. Ecco perchè i ministri, come Lupi ieri in un’intervista, si dicono convinti di arrivare fino al 2015, quando la presidenza italiana del semestre finirà .
La loro unica arma persuasiva, nei confronti di B., è questa: “Presidente, Napolitano non scioglierà mai le Camere”.
Minacce che non fanno che aumentare l’insofferenza del Condannato verso il Quirinale, bersaglio preferito dei falchi.
Stretto tra la scissione e i suoi guai giudiziari, Berlusconi tenta disperatamente di salvare la finta unità del Pdl.
Dopo il blitz al Senato, la tensione si è alzata al massimo e Alfano ha avuto un colloquio di due ore con il rivale Fitto alla Camera.
Un incontro “interlocutorio”, secondo la definizione dei rispettivi clan. Anche se qualcuno indica nel vicepremier “la voglia di recuperare terreno agli occhi di Berlusconi”. Tutto ruota, qualora non si fosse capito ancora, attorno alla decadenza di Berlusconi.
Lo scontro ha investito anche il presidente del Senato Grasso, che ieri ha sparato contro il voto segreto: “Potrebbero esserci interessi nel voto segreto diversi da quelli della propria coscienza”.
Il Pdl ha reagito ferocemente contro di lui. Tutto dipende da quando, a fine mese, si saprà non solo la modalità di voto, segreto o palese, ma soprattutto la data che farà piombare maggioranza e governo in un clima da fine impero. Il prezzo delle larghe intese con un interlocutore come Berlusconi è questo.
Prima o poi la verità sulle “panzane” del patto tradito verrà fuori.
Questione di tempo.
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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