Novembre 30th, 2013 Riccardo Fucile
IL CANONE DELLE SALE OCCUPATE DAL PARLAMENTINO DEL PDL AL CENTRO DELLA DENUNCIA…IL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA DOVRA’ VALUTARE IL DANNO
Non è senatore neanche a casa sua.
Il decaduto Silvio Berlusconi lo sfrattano pure dal “parlamentino” di palazzo Grazioli, un emiciclo di legno intagliato che ha ospitato memorabili conferenze stampa, riunioni plenarie e simulazioni di governo.
Perchè il conte Emo Capodilista, ereditario assieme a Saverio (detto Lallo) Caravita di Sirignano, ha denunciato il defunto Pdl per morosità : abusivi, non pagano l’affitto da sette mesi, occupano l’aula di un finto Montecitorio, l’ex redazione del Mattinale (primo Piano) compreso l’ufficio di Paolo Bonaiuti e spergiurano di aver disdetto il contratto.
E poi il fatidico 27 novembre dopo le fatidiche 17:42 e 30 secondi, il sofferente Berlusconi ha radunato le truppe di Forza Italia proprio nel “parlamentino”.
Il tribunale civile di Roma dovrà valutare il danno.
Tra scissioni e riesumazioni, il tesoriere ha bloccato i bonifici: “Quanto sono pignoli, sciocchezze!”, assicura Maurizio Bianconi, toscano, cassiere.
E l’avvocato (e deputato) Ignazio Abrignani, costretto a negoziare spiccioli, non vuole passare per taccagno: “Vi posso anticipare che l’accordo è vicino. Non capiamo l’azione di Capodilista. Abbiamo sforato di pochi giorni…”.
D’un colpo, l’impunità di Silvio da Arcore evapora.
Ora va scoperto il Cavaliere parsimonioso, che non vuole saldare arretrati di un partito gestito da un tale Angelino Alfano e che la fidanzata Francesca Pascale ha iniziato al risparmio casalingo: inaccettabili i fagiolini a 80 euro per un chilogrammo.
E così Berlusconi ha spedito l’architetto Gianni Gamondi in missione per le residenze più blasonate di Roma: caccia alla nuova magione, riservata, immune ai fotografi e ai giornalisti.
La scarsa passione per il giardinaggio di Francesca e Mariarosaria Rossi, senatrice e badante, ha scosso il pigro Silvio. L’episodio viene ricordato come determinante.
Le virtù di palazzo Grazioli impongono che i fiori siano cambiati quasi ogni settimana, sempre freschi, impettiti, in salute.
Per limare un piccolo spreco, Francesca e Mariarosaria ordinano pacchi di gerani di plastica, talmente ben truccati che il botulino è roba da dilettanti, e i commessi li sistemano nel cortile: la furia dei vicini, fra principi senza regno e duchi senza ducati, non va scritta perchè andrebbe ascoltata.
Evitato un trauma al barboncino Dudù, molto amico di un pari taglia di Saverio Caravita di Sirignano, Pascale era pronta al trasloco, a liberare anche il piano nobile con balcone su via del Plebiscito dove Berlusconi ha un paio di uffici e segretarie, tre sale da pranzo e dieci camere da letto.
Addio Palazzo Grazioli, addio ricordi con Gianpi Tarantini e Patrizia D’Addario e con gli ex illustri coinquilini: il dalemiano Claudio Velardi e la tivù dalemiana, Red.
Calma, il Cavaliere ha predicato calma.
Perchè il fidatissimo Gamondi, scultore di ville berlusconiane da Antigua a Lampedusa sino a Villa Certosa, non ha trovato il pezzo giusto più che il prezzo: adesso ha occhi solo per Palazzo Taverna. Per un po’ di pigrizia, raccontano gli amici di Fininvest, Silvio s’è fatto sfuggire il Pecci-Blunt, il palazzo con lo sguardo al Campidoglio. Dove Denis Verdini, anni fa, riuniva avventurieri e (Marcello Dell’Utri) per cercare di arrivare alla Consulta chiamata a decidere sul prezioso Lodo Alfano. Ma il Cavaliere, forse, avrà preferito ignorare quei mattoni pregiati e storici che sanno di sconfitta.
Le ispezioni di Gamondi vanno avanti, piano: il decaduto non vuole abbandonare la Capitale, anche se non vuole più confondere politica e Pascale: “Per gli incontri di Forza Italia — rivela soddisfatto Abrignani — il presidente ci ha più volte consigliato di vederci nella sede di San Lorenzo in Lucina. Io sono felice perchè l’ho scelta io. Ha apprezzato molto: è comoda, elegante, ma non di lusso; grande, ma non enorme; organizzata, ma non dispersiva. E dunque non andremo più a Grazioli”.
Ovvio, non pagate da sette mesi… “Sì, mi sembra un’analisi corretta”, aggiunge Abrignani. Per i servizi sociali o i domiciliari, anche su suggerimento di Francesca, Berlusconi ha indicato Roma.
Il prossimo palazzo dovrà avere un cancello molto imponente, numerose entrate, più verde (chissà se sintetico) e, soprattutto, tanta erba per Dudù.
Dismesso da senatore e dismesso il “parlamentino”, il Cavaliere parsimonioso ricomincia da Roma 2.
Carlo Tecce
(da “il Fatto Quotidiano“)
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Novembre 30th, 2013 Riccardo Fucile
DOPO LE MOTIVAZIONI DEL CASO-RUBY EMERGE L’ACCUSA DI “INQUINAMENTO PROBATORIO”
È il segnale che aspettava, neanche 48 ore dopo la decadenza. Silvio Berlusconi è raggelato nel momento in cui Ghedini e Longo, con cui trascorre ad Arcore quasi tutto il giorno, gli sottolineano quell’espressione: « Inquinamento probatorio».
Gli spiegano e ripetono che quell’accusa è il varco che in casi simili ha portato i pubblici ministeri a far scattare gli arresti. Loro stessi, i legali, sono per altro coinvolti dalle motivazioni del processo Ruby-bis nella richiesta di imputazione.
Per il Cavaliere è la «conferma del teorema». Che tutto sarebbe precipitato già all’indomani della sua «cacciata» dal Senato.
«Hanno deciso di farmi fuori e in qualche modo lo faranno, non perdono tempo» è la paura che l’inquilino di Villa San Martino non nasconde ai pochi dirigenti di partito ricevuti e sentiti nella seconda giornata di “ritiro” in Brianza.
Nella sua lettura, l’inchiesta e la probabile imputazione per «corruzione di testimone » del cosiddetto Ruby-ter diventa la prova dell’«assalto finale » alla sua leadership, ora che è venuto meno lo scudo dell’immunità .
Cadono nel vuoto perfino le rassicurazioni di chi, nell’entourage, continua a ripetergli che il procuratore capo di Milano, Bruti Liberati, non sarebbe affatto intenzionato a far scattare le manette contro di lui.
Che magistrati avveduti come Ilda Boccassini, gli fa notare qualche consigliere, non gli farebbe mai un «regalo» così, la martirizzazione politica e mediatica. Ma è l’umore nero del leader forzista a prendere il sopravvento per tutto il giorno. «Certo non ci sentiamo affatto tranquilli» spiega una preoccupata Daniela Santanchè e non è la sola.
Sotto traccia la febbre di altre tensioni, si farebbe largo in famiglia una contrapposizione tra i primi figli Marina e Piersilvio (ai quali ha concesso la procura sui conti) e due delle tre di Veronica: Barbara (che punta dritto sulla guida del Milan) e Eleonora.
Sta di fatto che nella giornata segnata per altro dallo strappo di Galliani che mandato Berlusconi su tutte le furie, le vicende politiche, l’uscita dalla maggioranza, il guanto di sfida lanciato al governo Letta finiscono col passare in secondo piano.
Ai suoi Berlusconi conferma tuttavia che l’opposizione al tandem Letta-Alfano sarà «durissima», l’invito rivolto a tutti è a bollarlo adesso come «governo di sinistra-centro».
Un modo come un altro per mettere ancor più “Angelino” e gli altri ministri ex pdl con le spalle al muro, mentre la batteria dei falchi continua a martellarli.
Il Cavaliere dovrebbe tornare a Roma a inizio settimana, per martedì i capigruppo Brunetta e Romani stanno organizzando una nuova assemblea col capo nella sede di San Lorenzo in Lucina.
Prima della probabile uscita con Vespa a metà settimana e della kermesse romana dei club “Forza Silvio” di domenica 8.
La linea è quella di insistere per le dimissioni di Letta e dunque del governo intero, marcare la discontinuità dopo l’uscita di Forza Italia, prima che si voti la nuova fiducia.
Berlusconi su questo non demorde. «Verifica vera, verifica subito », incalza il vicecapogruppo Annamaria Bernini.
Il fatto è che al premier Letta l’iter con dimissioni, consultazioni, nuovo incarico potrebbero pure tornare utile, portando via quella settimana di tempo che consentirebbe poi di far slittare la fiducia dopo le primarie pd dell’8 dicembre.
Ipotesi che predilige. Ne parlerà nel faccia a faccia di lunedì con il capo dello Stato Napolitano.
Berlusconi non ha i numeri per impensierire l’esecutivo, li avrà e intende sfruttarli per dare battaglia nelle aule e in commissione, soprattutto sulle riforme. L’ultima arma rimasta.
Carmelo Lopapa
(da “La Repubblica“)
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Novembre 30th, 2013 Riccardo Fucile
SFIDA TV: BICI RUBATE, LEGGI AD PERSONAM E PATRIMONIALE MA IL SINDACO NON RISPONDE SUI 101 CHE TRADIRONO PRODI
Cuperlo detto Gianni” è “divoratore di libri e cioccolata”. Di Matteo Renzi “molti dicono che abbia fatto il miglior discorso dopo una sconfitta. Adesso vorrebbe provare quello della vittoria”.
Sta per fare il più classico dei gesti scaramantici il super favorito, ma poi si limita a un sorriso un po’ sbilenco.
E Civati? “Nato lo stesso giorno di Obama, lo accusano di essere il candidato di sinistra”.
Ore 21, il dibattito su Sky può cominciare. La presentazione del conduttore Francesco Semprini dà la cifra: Cuperlo sorride, trionfale, quasi rilassato. Sfoggia una cravatta coloratissima. In fondo, un anno fa chi glielo avrebbe detto che sarebbe arrivato qua? Renzi è teso, ha tutto il peso dell’aspettativa addosso. Abito e cravatta scura, sta al centro del podio. Civati non ha niente da perdere, sfida la sorte con cravatta viola. Confronto alla X Factor.
Le regole: stesse domande per tutti, stesso tempo di risposta, fatchecking, appello finale, applausometro. Ognuno gioca la sua parte.
Cuperlo su Letta: “Non abbiamo più alibi: dobbiamo mettere al centro il dramma del paese”. Renzi: “Il governo siamo noi, il Pd”. Civati: “Dobbiamo cambiare la legge elettorale e tornare al voto”. Boato.
Cuperlo fa quello di sinistra, di lotta e di governo, Civati il radicale, l’outsider di rottura. A tratti gli viene benissimo. E Renzi fa l’ecumenico. Il segretario in pectore, quello responsabile. Non proprio il suo ruolo.
Civati è l’unico che boccia il governo. Gli altri due criticano, ma promuovono. Per il Sindaco meno slogan del solito, molto fair play, non attacca. Sulle privatizzazioni esordisce: “Bisogna cambiare le regole dell’economia”. Cuperlo è più chiaro: “La scuola pubblica no, il diritto alla salute no.” Renzi se lo guarda.
Il conduttore sottolinea: “Nessuno dei tre mi ha detto che ha un piano di privatizzazione”. Poi passa alla domanda successiva sulle previsioni per i gazebo. Tre milioni di persone grazie agli “spingitori di primarie” per Civati. Renzi si sganascia. Cuperlo si appella al voto di chi pensa che “il partito della sinistra abbia un’identità ”. Renzi: “Saranno due milioni i votanti, spero di prendere il 51%”. E poi, non ci sta a sentirsi dire che sulle privatizzazioni non ha risposto. Tira in ballo quella dei trasporti a Firenze. Si scioglie un po’.
Fortunato con la domanda successiva. Con 4300 euro è quello che guadagna meno e gli hanno pure fregato la bicicletta. Azzecca il costo di panino e salsiccia alla Festa dell’Unità : 6 euro.
Civati si impappina per giustificare gli 8000 euro da parlamentare al netto della diaria “devo stare a Roma”. Segna un punto quando dice senza se e senza ma: “Non mi fido di Alfano”.
Sulla spending rewiew i tre si eccitano. Renzi: “Basta un ragazzo di Rignano sull’Arno (lui,ndr): mettere tutte le spese online, per tutti i dirigenti, voce per voce”. E Cuperlo: “Tagliamo le vere aree di privilegio”. Partito in scioltezza, Cuperlo ammette: “Difficile concentrarsi in un minuto”. Mani giunte. Parlando delle donne, Renzi s’inventa Francesca e si rivolge a lei, che “magari non è carina, ma è bella dentro”. Civati cita le palle che “vanno tenute dentro”. Cita e ricita l’assassinio di Prodi nell’urna quirinalizia. Cuperlo si sente di dire: “Io in quei giorni c’ero. Ho votato per Franco Marini e per Romano Prodi”. Renzi evita l’argomento e fa un’arringa sul bisogno di investire nella Terra dei fuochi.
Sulla patrimoniale, le differenze. Giusto metterla? “Per Renzi solo dopo che la politica si taglia”. Civati esita e Cuperlo affonda: “Sì, sì è giusto”.
Sulla legge elettorale, Cuperlo si schiera per quella possibile e Renzi su Mattarellum o doppio turno. E si rifiuta di garantire che non spingerà per una repubblica presidenziale. “E poi chi chi dice che in fondo non ci siamo già ?”.
Se il suo Pd si chiama “speranza”, per Cuperlo è la scelta da che parte stare. Sul Pantheon, le ultime cartucce. Cuperlo va su simboli certi come Berlinguer e Rosa Parks. Per Renzi il sindaco di Incisa, scomparso, Meme Auzzi, “che avrebbe votato per Cuperlo” e don Primo Mazzolari. Per Civati, il sindaco di New York De Blasio e l’ex sindaco di Monasterace Lanzetta. “Ma io non la porto nel Pantheon, ma nell’Assemblea nazionale”. Affondati.
Wanda Marra
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Novembre 30th, 2013 Riccardo Fucile
L’EFFETTO FLOP PREVISTO DAL SONDAGGISTA WEBER: “E’ UN CALO COSTANTE DA SETTIMANE, MANCA IL CARICO DI ATTESE E RENZI VIENE PERCEPITO COME UNO CHE NON PROPONE NULLA DI NUOVO”
È ‘allarme rosso’ al Nazareno e dentro tutto il Pd, sulla partecipazione alle primarie dell’8 dicembre. Si teme, e parecchio, l’effetto-flop.
Previsioni, sondaggi, umori democrat hanno abbassato di molto l’asticella: “Se votano tra 1 milione e 700 e i 2 milioni di persone è un miracolo”. L’eventuale flop, però, a sentire i diversi protagonisti in lizza e i loro staff, non farebbe la gioia di nessuno: non di Matteo Renzi, ovviamente, che punta a ‘coinvolgere’, ma neppure di Gianni Cuperlo o di Pippo Civati (rispettivamente lo ‘sfidante’ numero uno il primo e il ‘terzo incomodo’ il secondo) che non vogliono far scolorire la possibilità di ottenere buone performance dietro una partecipazione scarsa o, addirittura, disastrosa.
Davide Zoggia, già responsabile Enti Locali nella segreteria Bersani e oggi a capo del delicato settore Organizzazione nella segreteria Bersani, cerca di smussare gli angoli, parlandone con l’Huffington Post a latere del congresso del Psi che si sta tenendo in questi giorni a Venezia e cui ha partecipato, venerdì scorso, in qualità di ospite: “Credo che l’affluenza alle primarie del Pd si attesterà intorno ai due milioni. Del resto, le ‘pratiche’ per facilitare la partecipazione le abbiamo snellite di molto, rispetto al passato, anche a quello recente. Bastano due euro (2,5 euro se ci si è registrati ‘prima’ del voto, ingiusta penalizzazione dei più scrupolosi…, ndr.), un documento d’identità e la firma in calce all’Albo dei sostenitori e della Carta dei Valori del Pd per poter votare, ove si tratti di non iscritti.
In cambio, si riceve anche l’abbonamento gratis all’Unità e a Europa…”.
Secondo Riccardo Nencini, segretario del Psi, “alle primarie voteranno un milione e mezzo di persone. Soprattutto cittadini che si riconoscono nel Pd. È il segno che la politica ha ancora molta strada da fare per essere riconosciuta dai cittadini”.
Al di là del piacere di leggere i due house organ di casa democrat, la realtà è che la partecipazione alle primarie non attira più di tanto, questa volta, la cosiddetta ‘gente normale’.
Insomma, i ‘non’ fanatici di sinistra e politica.
Il dato Auditel sul confronto tv andato in onda sugli schermi di Skytg24 parla chiaro: numeri dimezzati rispetto al confronto delle primarie 2012 (2,67% di share contro il 6,17%) e uno share fermo a un impietoso 0,97%, più l’1,7% di Cielo. Eppure, alla stessa ora, su La 7, il programma di Maurizio Crozza, quasi tutto incentrato su Berlusconi, faceva il 9,56%….
Altro dato. La percentuale di votanti alle primarie è, nella sua serie storica, da sempre in discesa (verticale): le primarie del 2007 che elessero Veltroni videro 3 milioni e 500 mila votanti, quelle tra Bersani e Franceschini circa 3 milioni e 300 mila e le ultime scorse, quelle tra lo stesso Bersani e Renzi (ma che erano per la premiership come quelle di Prodi svoltesi nel 2006, quando i votanti furono circa 4 milioni) 3 milioni e 200 mila a fine 2012.
Basta? No. Il noto e scrupoloso sondaggista Roberto Weber, oggi a capo di un nuovo istituto di sondaggi, IXE’ di Trieste, dice all’Huffington Post molto di più e di peggio: “Due mesi fa abbiamo stimato la partecipazione alle primarie intorno ai 2 milioni e 700 mila persone, un mese fa eravamo a 2 milioni 400 mila, due settimane fa a 1 milione e 900 mila, l’altro ieri a 1 milione 700 mila e, temo, si potrebbe ‘chiudere’ a 1 milione 500 mila”.
Motivi? Weber ne individua tre: “La prima è che il popolo della sinistra non ha più il carico di attese di un anno fa, quando pensava di ‘stare per’ battere Berlusconi mentre, dopo le elezioni, è scattato un fattore depressivo da cui non si è più ripreso. La seconda è che questo governo in carica è ritenuto difficilmente ‘sloggiabile’ non perchè piaccia la stabilità che propone ma perchè la gente sa che, se si tornasse a votare, il risultato sarebbe comunque di stallo. La terza è che Renzi, fino a ieri percepito come un elemento di assoluta novità e che poteva ‘sfondare’ anche nel campo avversario, che invece oggi si è ‘recintato’ intorno a Berlusconi, non propone nulla di nuovo. Dispiace pure a me, ci speravo, ma è così”.
Conviene, a questo punto, rivolgersi all’ex ‘mago’ delle primarie del Pd, Nico Stumpo, forse uno dei bersaniani più ‘odiati’ da Renzi e dai suoi, il quale però non ‘gode’ affatto di un rischio-flop che potrebbe (in teoria) avvantaggiare il suo candidato attuale, Gianni Cuperlo: “Le previsioni dei sondaggi non sempre risultato esatte, quello su Sky era solo un dibattito, oggi c’è Letta al governo e forse chi punta alla stabilità ne viene premiato, stiamo a vedere, di certo è impossibile fare previsioni. Io mi auguro che i numeri non siano così bassi (i 2 milioni stimati dallo stesso Zoggia, ndr.)”.
Il vaticinio finale lo fa Giacomo Portas, deputato piemontese e leader della piccola formazione de I Moderati (secondo partito del centrosinistra in Piemonte e federato con il Pd a livello nazionale), unico a ‘averci preso’ (e al millesimo) coi risultati delle primarie 2012 come delle elezioni 2013: “voterà tra il 1 milione e 700 mila e i 2 milioni di persone, cifra difficile, se non impossibile, da raggiungere. Si vota l’8 dicembre, fa un freddo boia (qui a Torino, per dire, oggi nevica…), la gente pensa alle feste di Natale, gli anziani non escono di casa, si spera solo sia una bella giornata di sole”. Già , ‘si spera’.
(da “Huffingtonpost“)
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Novembre 30th, 2013 Riccardo Fucile
NEL 2012 LO SHARE FU DEL 6,17%, IERI SI E’ RIDOTTO AL 2,67%
Numeri dimezzati rispetto allo scorso anno, il 2,67% di share contro il 6,17% della sfida a cinque del novembre 2012. Va bene, non era il faccia a faccia per conquistare la candidatura a premier. Però il confronto tra i tre moschettieri democrat Pippo Civati, Gianni Cuperlo e Matteo Renzi in vista delle primarie per la segreteria del Pd l’hanno guardato in pochi.
I dati sono chiari: su Sky Tg24 lo share dovrebbe essersi fermato allo 0,97% con 275 mila spettatori, mentre su Cielo il dato è 1,7% con 483 mila persone davanti ai teleschermi.
Alla stessa ora, su La7, il programma di Maurizio Crozza quasi tutto incentrato sulla decadenza di Silvio Berlusconi, ha raggiunto il 9,56% di share con 2 milioni e 670 mila telespettatori.
Il risultato sembra invece essere andato meglio sul web. L’esperimento dell’applausometro vede un totale di interazioni pari a 7 milioni e 100 mila. Ma come erano andati gli ultimi confronti politici in tv?
Meglio di quello di ieri sera. I dati del dibattito a cinque del 12 novembre dello scorso anno tra Renzi, Pier Luigi Bersani, Nichi Vendola, Laura Puppato e Bruno Tabacci, andato in onda sulla stessa piattaforma, sono 683.000 telespettatori e il 2,25% di share per Sky Tg24 e 1.159.000 e il 3,92% su Cielo.
Il raffronto diventa poi impietoso se andiamo a riprendere il duello tra il sindaco di Firenze e Bersani prima del ballottaggio del 2 dicembre, quando in gioco c’era la candidatura a premier del centrosinistra.
La sfida andò in onda su Rai 1 e fece il 22,85% di share, raggiungendo 6,5 milioni di spettatori.
Che sia una spia d’allarme per l’affluenza ai gazebo per il prossimo 8 dicembre?
(da “Huffingtonpost“)
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Novembre 30th, 2013 Riccardo Fucile
RENZI VOLA AL NORD, MA LASCIA FREDDI GLI ISCRITTI CHE LO COLLOCANO AL TERZO POSTO
È Pippo Civati, secondo i lettori de La Stampa, il vincitore del dibattito a tre fra i candidati alle primarie del Pd.
Il 37.9% dei 700 che hanno votato l’instant poll curato da Quorum hanno scelto l’outsider, che ha preceduto di poco Matteo Renzi, secondo con il 36.8% delle preferenze.
Al terzo posto c’è Gianni Cuperlo, con il 18,4%.
Nessun vincitore per il 6,9% dei nostri lettori.
Civati sfonda soprattutto tra i giovani.
Nella fascia compresa tra 18 e i 24 anni, infatti, è risultato il più apprezzato per il 52,5%.
Poi Renzi, il preferito dal 35,9% e Cuperlo, che si ferma all’11,6%.
Anche per il 48,7% dei lettori tra i 25 e i 44 anni è Civati il migliore.
Renzi si ferma al 24,9%, Cuperlo al 16,7%. Il confronto è finito in pareggio per il 9,7%.
Premia Renzi, invece, il voto dei lettori tra i 45 e i 54 anni. Il 40,5% sceglie il sindaco di Firenze, il 26,2% Civati, il 17,2% Cuperlo.
L’ex rottamatore, paradossalmente, convince anche i lettori che hanno oltre 65 anni. Lo ha votato il 33,4%.
Anche tra gli iscritti al Pd la spunta Civati, con il 36,7%. Cuperlo lo tallona al 32,7%, Renzi si ferma al 28,8%.
Tra i non iscritti, invece, corre il sindaco di Firenze, al 38,5%. Civati è al 36,4%, Cuperlo al 14,4%. Il dibattito si conclude con un pareggio per il 10,7%.
Renzi scalda i cuori soprattutto al Nord. È il vincitore per il 43,9%. Civati, invece, conquista le zone rosse con il 40,5% e il Centro-sud e le isole con il 39,7%.
Cuperlo fanalino di coda in tutte e tre le categorie.
Il dibattito andato in onda su Sky potrebbe aver spostato voti.
Solo il 6,9% dei lettori ha risposto che, dopo la serata, ha cambiato idea sulla preferenza.
I dubbi si sono insinuati nell’11,5% dei nostri utenti.
Anche qui, a guadagnare terreno è Civati.
(da “La Stampa“)
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Novembre 30th, 2013 Riccardo Fucile
BOTTE DA ORBI MA NESSUN DISVELAMENTO, NE’ DEGLI UOMINI, NE’ DEI PROGRAMMI
I tre si sono confermati nelle loro dimensioni. Nell’ordine di presenza in palco. Cuperlo ha giocato la cultura (da Jefferson a Calvino) come identità profonda della sinistra.
Renzi si è tenuto stretto il suo ruolo di sindaco: combattivo, sognatore ma pragmatico.
Civati ha fatto l’outsider brillante che dice le cose con chiarezza e prova a rompere il gioco.
L’unica nota intensa: il periodico emergere di una grande animosità fra Renzi e Cuperlo, una autentica rabbia sottopelle e una gran voglia di darsele di santa ragione. Su Prodi, sul Presidenzialismo, su Privatizzazioni e Corruzione ci sono state botte da orbi: intenso lo scambio fra “i capitani coraggiosi” scagliati contro Cuperlo da Renzi e la ritorsione di Cuperlo su Renzi in merito ai brogli alle urne delle primarie.
Una tensione che la dice lunga sul futuro.
Cuperlo è stato molto meno trattenuto del suo solito. Renzi ha dominato con facilità il discorso ma quando non è solo non brilla della solita luce.
L’unico che merita l’aggettivo di brillante è Civati – ma ha avuto gioco facile perchè ha cavalcato tutti i temi più vicini al cuore della sinistra delusa di questi ultimi mesi. Forse non dovendo assumersi la responsabilità di essere davvero lui a guidare il partito.
Nulla di nuovo dunque.
Appiattito da domande troppo semplificate e ingabbiato dalla diavoleria dei minuti e secondi (le interviste vanno fatte a mio parere parlandosi, non solo mettendo punti interrogativi), il confronto non ha brillato.
Rispetto al dibattito dell’anno scorso (quello con Bersani e Renzi) non c’è stato nessuno disvelamento ulteriore, nè dei personaggi nè dei loro programmi.
Lucia Annunziata
(da “Huffingonpost”)
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Novembre 29th, 2013 Riccardo Fucile
BERLUSCONI DOVREBBE PERDERE IL TITOLO O IN MODO AUTOMATICO O SU INIZIATIVA DEL MINISTRO DELLO SVILUPPO ECONOMICO
Decaduto da senatore, decaduto da Cavaliere?
Il punto interrogativo è d’obbligo, ma è più di un’ipotesi. La palla, nemmeno a dirlo, è tutta in mano al Pd. Perchè, a norma di legge, dovrebbe essere il ministro dello Sviluppo economico ad istruire la pratica, e il presidente della Repubblica a suggellare la decisione.
Sempre che la perdita del cavalierato non avvenga come effetto automatico della legge.
Ma andiamo con ordine.
Secondo una legge del 1986, incorre nella perdita dell’onorificenza l’insignito che se ne renda indegno.
E, a leggere tra i requisiti necessari per ottenere il titolo, Berlusconi proprio degno non sembrerebbe.
Si legge, tra le altre cose, che un Cavaliere del lavoro deve “aver ottenuto una specchiata condotta civile e sociale”, ma soprattutto che “non deve aver svolto nè in Italia, nè all’estero attività economiche e commerciali lesive dell’economia nazionale”. Cosa che non si può certo dire per un condannato per frode fiscale.
La questione è già arrivata in Parlamento, tramite un’interrogazione presentata da un deputato di Sel due settimane prima della decadenza.
“La legge – scrive Erasmo Palazzotto – dispone che, in caso di indegnità dell’insignito, previo parere del consiglio dell’Ordine cavalleresco al merito del lavoro e su proposta motivata del ministro competente, la revoca è disposta con decreto del presidente della Repubblica”.
E chiede se Flavio Zanonato, titolare del dicastero di riferimento, non ritenga che sussistano le condizioni “per presentare una proposta motivata per la revoca dell’onorificenza di cavaliere del lavoro nei confronti di Silvio Berlusconi”.
Una decisione difficile, per Napolitano ancor più che per Zanonato, visto il clima infuocato delle ultime settimane.
Ma la patata bollente potrebbe arrivare sul tavolo del ministro fra non molto, visto che il regolamento d’attuazione della legge che istituisce l’ordine prevede che, in caso di condanna definitiva, il Consiglio dell’ordine debba obbligatoriamente esprimersi su un eventuale giudizio d’indegnità .
Un po’ come successe con Calisto Tanzi, per il quale proprio l’attuale Capo dello stato controfirmò la ‘decadenza’ da cavaliere.
Tuttavia potrebbe non occorrere alcuna decisione.
Già , perchè lo stesso regolamento d’attuazione prevede anche altro. E cioè che qualora l’insignito sia penalmente condannato alla pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici, il Cancelliere dell’Ordine disponga “la annotazione, sul decreto originale di concessione, degli estremi della sentenza comportante la privazione dell’onorificenza”.
Certo, essendo l’interdizione temporanea e non perpetua, questa circostanza potrebbe condurre a un’interpretazione ‘morbida’ del testo, obbligando semplicemente Silvio a non potersi fregiare del titolo per il prossimo biennio. Ma potrebbe anche prevalere la linea più dura, e il titolo conseguentemente revocato in via definitiva.
Rimane il fatto che, anche qualora Zanonato e Napolitano non vogliano affrontare la questione in tempi relativamente brevi, sarà complicato fare finta di niente dopo la sentenza della Cassazione sull’interdizione.
Da quel momento, Berlusconi rischierà seriamente di perdere, dopo quello di senatore, anche il titolo di cavaliere.
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Novembre 29th, 2013 Riccardo Fucile
LE BUGIE DEL PRESIDENTE, LA MISSIONE A LOS ANGELES, LE RESIDENZE FANTASMA, TU PAGHI E IO CHIEDO IL RIMBORSO, COMPLEANNO SUI FIORDI E A TORINO
Hanno il dono dell’ubiquità , quella “grazia” che consente ai politici piemontesi, tra cui il presidente Roberto Cota, di essere contemporaneamente in un posto e anche in un altro.
Nel Consiglio regionale dei 43 indagati per peculato e truffa, sono in tanti a “sdoppiarsi” o a percorrere centinaia di chilometri a velocità forsennata.
Di certo non sono Superman, difficilmente hanno controfigure, il dubbio è che abbiano mentito.
LE BUGIE DEL PRESIDENTE
La Procura di Torino contesta 115 contraddizioni al Presidente leghista Cota. I tabulati telefonici smascherano i suoi reali spostamenti, mentre scontrini e ricevute messi a rimborso lo vorrebbero in posti diversi.
Come quando il suo telefono risulta in Lombardia, ma la regione paga per lui un pasto a Torino. Oppure quando in meno di due ore passa dal bar in centro a Torino allo shopping nella boutique nel cuore di Roma. O ancora quando è a Pavia, ma gusta gelati per 22 euro in una nota pasticceria torinese.
LA MISSIONE A LOS ANGELES
Un vizio, tra i suoi colleghi. Il suo ex delfino Massimo Giordano, novarese come lui, risulta nello stesso giorno a Parigi e in un cocktail bar di Ginevra. Pranza a Novara, il 28 agosto del 2010, ma sulle tabelle di presenza analizzate dalla Guardia di Finanza ha dichiarato di essere ad Aosta. Ancora più sorprendenti sono il panino, le gomme da masticare e i due caffè pagati con 25 euro in un autogrill sulla Torino-Milano, mentre Giordano è in missione istituzionale a San Francisco, a 20 ore di volo da lì.
Anche il suo collega di partito Riccardo Molinari riesce a essere in Italia e all’estero contemporaneamente. A maggio del 2011, dorme per 120 euro in un hotel ad Avila, in Spagna, ma dal registro mensile delle presenze, consultata dalla guardia di finanza, risulta a Castelletto Monferrato.
LE RESIDENZE FANTASMA
Tra le fila del Carroccio, c’è anche chi come Antonello Angeleri dice di risiedere in un luogo e invece vive in un altro. Non è solo un fatto di onestà , perchè così facendo il consigliere regionale, secondo l’accusa, ci ha guadagnato oltre 20 mila euro di rimborsi chilometrici non dovuti.
La Guardia di Finanza ha incrociato orari dei suoi acquisti, tutti messi rigorosamente a rimborso, con le celle agganciate dal suo telefonino. «In orari serali, notturni e mattutini, l’utenza è a Torino – si legge nella relazione delle fiamme gialle – e non a Incisa Scapaccina, paesino dell’astigiano, dove il consigliere ha la residenza». A fronte di queste cifre appare quasi veniale il rimborso da 108 euro chiesto da Angeleri per una tela a Catania, il 19 ottobre 2010, quando invece ha “timbrato” il cartellino in consigliore gionale a Torino.
VELOCI COME IL VENTO
Tra le spese preferite dei politici piemontesi ci sono le ricariche telefoniche. Daniele Cantore (Pdl), anche lui indagato per la residenza falsa, il 5 febbraio alle 16 e 20 ricarica un numero Vodafone a Chiusa San Michele, alle porte della Valsusa, a una trentina di chilometri da Torino. Alle 17.09, però, è in città , dove rimpingua altri due cellulari.
Un percorso che gli stradari online indicano percorribile in 36 minuti, senza traffico. È rapidissimo a spostarsi anche Tullio Ponso, (Idv).
Il 5 luglio del 2010 ad esempio, alle 13.57 prende un caffè in centro a Torino, e alle 14.14 un altro. Ma a Roma. Oppure il 2 marzo del 2011, fa benzina alle 12.27 a Cuneo, e alle 12.34, solo sette minuti più tardi, è seduto al bar a Torino.
TU PAGHI, IO CHIEDO IL RIMBORSO
Ancora più ardimentoso è il viaggio di Roberto Tentoni (Progett’azione) che in soli 18 minuti copre i 96 chilometri tra Novara e Baldissero Torinese.
Lo rifà una settimana dopo, il 9 dicembre del 2011, quando mette solo 14 minuti tra due caffè a 34 chilometri di distanza. Tentoni però ha anche un’altra specialità . Fa pagare agli altri il conto del ristorante, ma il rimborso lo tiene per sè.
Come quella volta in cui al ristorante La Baracca di Settimo Vittone i commensali hanno raccolto le quote per pagare in contanti i 500 euro del conto. La ricevuta però l’ha presa Tentoni, che era l’ospite d’onore della tavolata. E l’ha messa in nota spese.
COMPLEANNO TRA FIORDI E TORINO
A spese della Regione, il consigliere Idv Andrea Buquicchio è volato in Norvegia in compagnia della compagna, per festeggiare il compleanno di lei. Una coincidenza che non è sfuggita agli inquirenti che hanno voluto approfondire.
La motivazione ufficiale del viaggio era quella di partecipare alla Consulta (e il 9 giugno lui risulta contemporaneamente a Oslo e a Torino), ma anche, come ha poi spiegato ai pm, lo studio delle forme di energia usate nel paese scandinavo.
Peccato però che abbia noleggiato un’auto a Sogndal, a 340 chilometri da Oslo, in una zona turistica, nota per gli splendidi fiordi, ma non certo per le centrali elettriche e nucleari. Il clima vacanziero della “missione” è testimoniato anche da una foto su Facebook finita tra gli atti dell’inchiesta.
Giacosa e Martinenghi
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