Novembre 7th, 2013 Riccardo Fucile
IL GIUDICE ERA ACCUSATO DI AVER ANTICIPATO AL “MATTINO” LE MOTIVAZIONI DELLA SENTENZA CON CUI BERLUSCONI E’ STATO CONDANNATO PER FRODE FISCALE… DOPO L’ASCOLTO DELLA REGISTRAZIONE ORIGINALE IL BLUFF E’ STATO SCOPERTO
Archiviare il caso del giudice Antonio Esposito, accusato di aver anticipato in
un’intervista al ‘Mattino’ le motivazioni per le quali il collegio da lui presieduto in Cassazione ha condannato Silvio Berlusconi per frode fiscale nel processo sui diritti tv Mediaset.
E’ quello che chiede la prima commissione del Consiglio superiore della magistratura al ‘plenum’ di Palazzo dei marescialli.
La decisione di chiedere al plenum l’archiviazione del fascicolo e dunque di escludere l’esistenza dei presupposti per un’eventuale trasferimento d’ufficio di Esposito per incompatibilità funzionale è stata presa all’unanimità , in accoglimento della proposta del relatore Mariano Sciacca, togato di Unicost.
Al contempo la proposta prevede anche che non vi sia alcuna tutela da parte del Csm al giudice Esposito per gli attacchi ricevuti dopo l’intervista al medesimo quotidiano.
Il giudice aveva chiesto l’intervento di Palazzo dei marescialli, dopo alcuni articoli da lui ritenuti diffamatori pubblicati su alcuni quotidiani. Anche questa decisione è stata presa all’unanimità .
Ora Esposito potrà portare avanti le querele nei confronti della stampa berlusconiana che lo aveva sottoposto a linciaggio mediatico.
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Novembre 7th, 2013 Riccardo Fucile
TRE SOLI GRILLINI IN AULA A DISCUTERE IL BILANCIO, HANNO PERSO L’APRISCATOLE
La storia di un certo Robespierre, che non faceva il centravanti del Bordeaux, ma il rivoluzionario, è piuttosto illuminante.
Dopo aver ghigliottinato parecchia gente che se lo meritava, finì ghigliottinato anche lui.
E probabilmente se lo meritava.
Il fatto è che quando innesti un meccanismo, specialmente un meccanismo di indignazione, non è tanto facile fermarlo.
Così possono passare in cavalleria, come si dice, faccende che non sfigurerebbero nello “strano ma vero” della Settimana Enigmistica, materia in cui pare i grillini siano maestri.
I microchip sottopelle, e va bene, archiviati.
Le scie chimiche, divertenti, archiviate pure quelle.
Ora, ultima pagina dello stupidario, le sirene, non quelle delle ambulanze, ma quelle con la coda da pesce, le tette al vento (anzi, ai flutti) e il canto magico.
Quelle di Ulisse e di Walt Disney, insomma, quelle lì, che il governo americano vorrebbe nascondere e che invece esistono eccome, come ci assicura, dopo aver visto un documentario piuttosto fantasioso, la deputata del M5s Tatiana Basilio.
Niente di male: davanti a gente (deputati e senatori a decine, anzi a centinaia) pronti a sostenere che Berlusconi è innocente, un liberale, una brava persona, che qualcuno creda alle sirene, ai marziani col naso a trombetta o ai Ligresti trattati come tutti gli altri detenuti non fa quasi notizia. Archiviamo dunque anche le sirene, bye, bye.
Invece è un po’ più difficile archiviare altre cosucce sparse.
Gocce nel mare, per carità , ma sapete com’è, se pecca un fesso qualunque non si stupisce nessuno, ma se pecca chi ha avuto tanto successo nel denunciare i fessi qualunque, beh, il discorso cambia un pochino (chiedete a Robespierre).
Però continuo a consigliare moderazione e persino magnanimità .
Non mi pare così importante accanirsi sui rimborsi per i pranzi alle Regione Emilia Romagna, su cui la magistratura ha avviato un’inchiesta.
Peccati veniali: 9mila euro a testa in pranzi e cene, meno del Pdl, ma più del Pd, forse perchè la virtù sta nel mezzo.
E nemmeno sarebbe il caso di accanirsi sulla riunione a nervi tesi dell’altro giorno, quando il M5s discuteva — senza streaming, dannazione — di portaborse amici e amici degli amici, con deputati inviperiti, lacrime, pugni sul tavolo.
Andiamo, soltanto per l’assunzione di qualche collaboratore (il fidanzato, per dire, o la figlia del convivente).
Porca miseria, dove andremo a finire con questo moralismo, con questa astrusa severità ? Niente drammi, please, succede nelle migliori famiglie.
Peccato però per altri dettagli.
A discutere sul bilancio, alla Camera erano in tre. Pochini, per gente che aveva promesso vigilanza sopraffina, apriscatole per scardinare la scatola di tonno e altre bei propositi di stampo rivoluzionario.
Ora sembrano senza apriscatole, si direbbe, il che dovrebbe far riflettere un po’ tutti, e prima di tutti i sostenitori del movimento, sull’effettiva irrilevanza politica di una forza che ha il 25 per cento dei voti.
Ecco, tutto qui.
Prevengo le obiezioni. Ma gli altri sono peggio. Ma i giornali ci odiano. Ma perchè ce l’hanno con noi. Ma qual è l’alternativa. Ladri. Zombie, Siete morti.
Aggiungere a piacere, salare, pepare e servire caldo.
Si accettano anche argomentazioni scomode, tipo: ma forse le sirene ci sono veramente.
Ecco, tutto bene. Ma la storiella di Robespierre, che non era il centravanti del Bordeaux, è lì da leggere.
Istruttiva.
Alessandro Robecchi
(da “il Fatto Quotidiano“)
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Novembre 7th, 2013 Riccardo Fucile
IN SERATA ALFANO DETTA I SUOI OTTI PUNTI VINCOLANTI, COMPRESO IL SOSTEGNO AL GOVERNO
Su Roma è appena calato il buio quando Silvio Berlusconi firma la convocazione del
Consiglio nazionale del Pdl per il 16 novembre.
È la svolta tanto attesa dai falchi, è la resa dei conti per gli innovatori di Alfano.
Potrebbe essere scissione, e anche il governo risentirà dell’esito di quella che si preannuncia come una riunione drammatica.
Questo il senso di una accelerazione rispetto alla data originariamente prevista, l’8 dicembre, quando la Legge di Stabilità sarebbe già stata approvata dal Senato e quando sempre nell’aula di Palazzo Madama sarebbe già stata combattuta la battaglia sulla decadenza di Berlusconi.
Il Cn è formato da 800 componenti che dovranno confermare la decisione dell’Ufficio di presidenza del 25 ottobre sul passaggio dal Pdl a Forza Italia con tanto di azzeramento delle cariche nel partito, di fatto facendo fuori il segretario Alfano.
E infatti quella riunione era stata disertata dal vicepremier e dai suoi fedelissimi.
Berlusconi pranza a Palazzo Grazioli con i falchi, i lealisti di Raffaele Fitto.
È in quei minuti che matura la decisione finale, quella che i duri gli chiedono da giorni.
Dopo Matteoli affermerà : «Abbiamo deciso di tagliare la testa al toro». E Jole Santelli lascerà intendere cosa ribolle in pentola oltre alla sfida “dentro o fuori” ad Alfano: «Berlusconi potrà fare il capo della coalizione anche dai domiciliari».
Gli innovatori di Alfano reagiscono.
Formigoni annuncia che «a breve diffonderemo il documento con le nostre posizioni». Secondo l’ex governatore sarà firmato da una trentina di senatori.
Quagliariello aggiunge che «se non mettiamo ordine nel partito con la democrazia andiamo verso la rottura».
E in serata l’Ansa pubblica gli otto punti del documento: si parte con la conferma che il leader è Berlusconi e con il dovere di difenderlo «dall’uso politico della giustizia».
Segue il punto centrale, la richiesta di non far cadere il governo con un passaggio che fa capire che se Berlusconi si sgancerà loro continueranno a sostenerlo.
Le primarie per scegliere gli organigrammi del partito sotto al leader non vengono chieste esplicitamente, solo un accenno alla «meritocrazia».
Intanto al Senato va in scena l’ennesimo capitolo nella guerra per evitare la decadenza del Cavaliere.
Il Pdl aveva chiesto di convocare il Consiglio di presidenza per azzerare l’iter della decadenza, che sarà votata dall’aula il 27, asserendo che i tweet scritti dal grillino Crimi durante una riunione della giunta invalidano tutto.
Ma il presidente Grasso alla riunione chiarisce subito che il Consiglio non è competente a giudicare la faccenda. I berlusconiani escono allora dall’aula, facendo mancare il numero legale e impedendo di far concludere la seduta.
Alessandra Mussolini accusa: «Grasso non è imparziale». Gasparri ribadisce che «il voto in aula deve slittare».
Dagli uffici di Grasso filtra però che per il presidente «non esistono i presupposti per invalidare il voto della giunta, il caso — che era già stato affrontato dalla stessa giunta — è chiuso».
Ma Schifani prova a tenerlo vivo, chiedendo un nuovo Consiglio «per sapere qual è l’organo davanti al quale appellarsi».
Alberto D’Argenio
(da “La Repubblica”)
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Novembre 7th, 2013 Riccardo Fucile
“FUORI DA FORZA ITALIA CHI RESTA NELLA MAGGIORANZA DOPO LA DECADENZA”…. IL PRANZO DECISIVO CON FITTO E VERDINI
La scissione a un passo. Si va alla conta.
Ma ora a tremare, con quel che resta del partito monolitico di un tempo, è di nuovo il governo Letta.
«Devo riprendermi il partito e finalmente vedremo chi è con me e chi contro di me. Nella mia relazione non metterò nessuno alla porta, non voglio cacciare Angelino, saranno lui e i suoi ministri ad assumersi semmai la responsabilità di rompere» è la conclusione alla quale giunge Silvio Berlusconi al termine del pranzo-vertice decisivo.
Poi chiama Alfano in serata, a decisione già presa (con altri), gli dà appuntamento ad oggi. Dopo il 16 novembre a loro la scelta, se stare con lui o votare la manovra e restare al governo.
La spuntano i “lealisti” e i falchi, sponsor della resa dei conti immediata. Al tavolo da pranzo siedono Raffaele Fitto, Denis Verdini, Sandro Bondi, Renato Brunetta, Maurizio Gasparri e Gianni Letta.
Ma è stato ancora una volta Nicolò Ghedini ad avere un ruolo decisivo in quella riunione, racconta chi è rimasto a Grazioli.
«Devi affrontare la decadenza da leader dell’opposizione, non hai altra scelta» ha intimato il consigliere e legale.
Del resto il Cavaliere era già d’umore pessimo, dopo la riunione dei governativi di martedì sera. «Li ho creati io, adesso fanno gli statisti, mi hanno teso una trappola, non posso stare a guardare» è stato uno degli sfoghi, con chiaro riferimento non solo ai ministri ma anche al capogruppo al Senato Schifani.
Tutti coloro che non avrebbero impedito la tenaglia: voto sulla legge di stabilità al Senato il 22 novembre, la decadenza il 27.
«Lo capisci che non possiamo votare la manovra e poi incassare la tua espulsione dal Senato?» è l’affondo di Raffaele Fitto al pranzo.
Il capo dei “lealisti” sostiene di aver raccolto già 625 firme degli 800 aventi diritto al voto in Consiglio, sono i sì al documento approvato dall’Ufficio di presidenza: passaggio a Forza Italia e riconoscimento a Berlusconi della leadership unica.
E Verdini: «Se tu invece confermassi per l’8 dicembre il Consiglio nazionale, quello non sarebbe più un appuntamento politico, ma semplicemente il tuo funerale mediatico, a decadenza avvenuta, i ministri non vogliono altro».
Non c’è tempo da perdere. Berlusconi saluta gli ospiti. Si prende ancora un paio d’ore per riflettere. Stavolta l’invito alla prudenza di Gianni Letta viene disatteso.
Fitto e Verdini si ritirano nella sede di Forza Italia in San Lorenzo in Lucina per scrivere il breve documento di convocazione del Consiglio nazionale per mettere alle strette il capo, ora o mai più.
E il Cavaliere lo firma poco dopo le 19. È il disco verde all’operazione. Che dovrà portare nel disegno dei duri e puri vicini al leader all’approvazione di un documento con cui si boccia la legge di stabilità .
Sarà la linea di Forza Italia. Ma soprattutto – ed è il jolly nella manica assai temuto dai ministri – la presentazione sabato 16, al Palazzo dei Congressi dell’Eur, di un ordine del giorno sulla decadenza: sarà da considerare fuori dal partito chi resterà in maggioranza o al governo col Pd, dopo l’eventuale espulsione di Silvio Berlusconi. Un uno-due destinato appunto a spaccare e mettere fuori gioco i ministri e chi li segue.
Ministri che in serata vengono colti in contropiede dall’accelerazione.
«Si tratta di un atto ostile – spiega uno di loro – a questo punto vedremo se ci conviene ancora andare o piuttosto farci mettere alla porta disertando l’appuntamento».
È il dibattito di queste ore, tra loro. Alfano incassa, ma non demorde: «Hanno temuto che raggiungessi un accordo con Berlusconi e lo hanno messo alle strette » dice ai colleghi.
Comunque resta lui il più cauto tra i ministri. È convinto che sabato 16 bisognerà presentarsi all’Eur, nessuna defezione contrariamente a quanto avvenuto nell’ufficio di presidenza del 25 ottobre.
Combattere fino all’ultimo. Oggi faranno il punto, con la trentina di senatori e la ventina di deputati, per decidere che fare.
Intanto hanno lasciato trapelare in serata il documento che sintetizza la loro mozione congressuale in otto punti: leader è Berlusconi, approvare le Riforme, sostenere il governo.
Con un punto 6 che sa di avvertimento: «Disattendere le istanze di stabilità significherebbe tradire l’Italia». Mettere in crisi il governo sarebbe contro gli interessi nazionali, è la tesi di battaglia.
L’esecutivo Letta non si tocca, loro comunque resterebbero al loro posto.
Il fatto è che i numeri, senza la falange berlusconiana, per il premier dal 16 traballeranno, già sulla stabilità .
Ammesso che i governativi Pdl poi restino compatti al fianco del governo. «La convocazione ci sembra affrettata, pur se legittima da parte di Berlusconi» commenta gelido Roberto Formigoni.
Tra una settimana sfida secca, senza ritorno.
Carmelo Lopapa
(da “La Repubblica“)
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Novembre 7th, 2013 Riccardo Fucile
GLI ITALIANI ADORANO I VITTIMISTI
I figli di Berlusconi si sentono perseguitati come gli ebrei ai tempi di Hitler. 
La fonte della rivelazione è estremamente autorevole: Berlusconi. In un libro di Vespa, tra l’altro.
E allora perchè ne parli? (Me lo domando da solo). Per analizzare il meccanismo che ha cambiato l’informazione e un po’ le nostre teste.
Funziona così: da vent’anni, quasi ogni giorno, B pronuncia una sciocchezza terrificante, contraria al buonsenso e al buongusto.
La sciocchezza ha lo scopo di ribadire l’unica idea forte su cui B ha costruito il suo successo in politica: il vittimismo.
Gli italiani adorano i vittimisti. Perciò un uomo che ha fatto affari con tutti i regimi e tutti i governi adora raccontarsi al suo popolo come il capro espiatorio di un’oscura macchinazione. B come i pellerossa, come gli ebrei, prossimamente come i migranti di Lampedusa.
La scempiaggine provocatoria rimbalza sui siti e in tv, suscitando il commento divertito dei comici e quello indignato delle vittime vere.
Ci cascano tutti. Ci cascano sempre. Per pigrizia, rabbia, automatismi strani.
E la reazione alimenterà nel popolo di B il convincimento che lui sia veramente una vittima.
La tempesta di sabbia sollevata dalle panzane del Grande Incompreso è violenta ma breve, al pari di ogni altra emozione nella civiltà delle immagini.
Il giorno dopo è già svanita nel nulla, lasciando un vuoto nevrotico che la prossima sparata provvederà a riempire.
È una malattia di cui abbiamo inoculato il morbo.
Non so chi perseguiti i figli di B.
Ma mi sono fatto un’idea di chi, da vent’anni, perseguita noi.
Massimo Gramellini
(da “La Stampa“)
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Novembre 7th, 2013 Riccardo Fucile
“BECCATA” DA PANORAMA POI SI SCUSA: “ERO IN RITARDO PER ANDARE A SCUOLA, HO SBAGLIATO”
Agnese Landini, la moglie di Matteo Renzi, sulle corsie preferenziali con il pass del sindaco.
È l’accusa, con tanto di foto, lanciata da Panorama che domani pubblicherà un servizio nel numero in edicola.
Il servizio, di un freelance del capoluogo toscano, sarebbe stato fatto il 31 ottobre. Nelle foto si vede la monovolume del sindaco nel percorso tra l’abitazione a Pontassieve e Poggio Imperiale dove Agnese insegna.
Nel percorso, circa 20 chilometri, secondo il settimanale avrebbe preso diverse corsie
preferenziali grazie al permesso esposto in bella vista: «servizio istituzionale».
«Ero in ritardo per andare a scuola, ho preso una corsia preferenziale, ho sbagliato. Non risuccederà . Mi scuso se ho offeso la sensibilità di qualcuno e mi spiace richiamare su di me e sul mio lavoro un’attenzione che non voglio» si giustifica la moglie di Renzi.
«Sentirmi paragonata alla casta per aver percorso, sbagliando, qualche centinaio di metri di preferenziale – aggiunge – mi sembra profondamente ingiusto. Ma mi aiuterà per il futuro a stare più attenta».
«Stavo guidando la macchina privata di mio marito Matteo – racconta – D’ora in poi starò attentissima a togliere il tagliando del permesso del Comune di Firenze quando userò io l’auto. Quella mattina non l’ho fatto e mi dispiace molto. Sono una persona normale, che non riesce ad abituarsi all’idea di essere pedinata, tutti i giorni, da fotografi alla ricerca di presunti scoop, come gli autori di questo servizio o come i loro colleghi che mi hanno ripreso mentre giocavo con i miei bambini nel giardino di casa».
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Novembre 7th, 2013 Riccardo Fucile
L’EX TESORIERE HA LE IDEE CHIARE: “CON QUESTE REGOLE PUO’ VOTARE IL PRIMO CHE PASSA. HA VOTATO GENTE CHE NON C’ENTRA NULLA CON IL NOSTRO PARTITO”
“Anche un delinquente. Anche un evasore fiscale, un truffatore, un violentatore di minorenni. Con queste regole può votare il primo che passa. Tutti possono votare: con due euro e con queste regole anche persone di questo tipo se lo possono permettere. Sono le regole che sono sbagliate”.
Non usa mezzi termini il senatore del Pd Ugo Sposetti, intervistato da Klaus Davi per il programma KlausCondicio: “Un congresso – dice l’ex tesoriere dei Ds – un confronto si deve avere con una base certa, definita tre mesi prima che inizi il congresso. Non puoi essere lì la mattina. E’ la degenerazione della politica italiana, la degenerazione degli apparati. Se ci fossero stati gli apparati, queste cose non sarebbero successe”.
Ma chi si avvantaggia di più di questo caos?
“Renzi – risponde Sposetti – molti di quelli che con le scialuppe hanno attraversato lo Stretto di Messina e sono passati alla corte del sindaco di Firenze, per essere accolti si sono presentati subito dopo con pacchetti di tessere. Sono disgustato per le manifestazioni davanti alle sezioni del nostro partito. Non volevo finire la mia esperienza politica così. Mi riferisco alle scene di extracomunitari o gente che non sanno nulla del nostro Partito Democratico. Gli iscritti vanno rispettati. Provo un profondo disgusto per il caos. Ma il Pd è un partito giovane e deve superare il morbillo”.
(da “Huffington Post“)
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