Novembre 10th, 2013 Riccardo Fucile “COME SI PUO’ COLLABORARE CON IL PD DOPO LA DECADENZA?”
“Come può pretendere il Partito democratico che i nostri senatori e i nostri ministri continuino a collaborare con chi, violando le leggi, compie un omicidio politico, assassina politicamente il leader dei moderati?”. È poche ore dopo lo strappo di Alfano che Silvio Berlusconi non si sottrae a un’intervista all’HuffPost.
Lucido, determinato, il Cavaliere non nomina Alfano mai.
Ma ai senatori che sono pronti a seguirlo nello strappo dice: “Se si contraddicono i nostri elettori, non si va da nessuna parte. Anche Fini e altri ebbero due settimane di spazio sui giornali, ma poi è finita come è finita. Ripeto: è nel loro interesse ascoltare cosa dicono i nostri elettori, per non commettere errori che li segnerebbero per tutta la vita”.
In vista del consiglio nazionale Berlusconi si sofferma sulla riorganizzazione di Forza Italia e sul suo modello organizzativo: “Non rottamo, non sono uno sfasciacarrozze. Valorizzerò al massimo le capacità di ciascuno”.
Presidente Berlusconi, non giriamoci attorno: Alfano dice che il governo andrà avanti anche dopo la decadenza. Come si porrà di fronte al voto di decadenza il prossimo 27 novembre?
Come mi pongo io? Piuttosto, voglio domandare a tutti i senatori come possono votare la mia estromissione dal Parlamento sulla base di una sentenza politica fondata sul nulla, una sentenza che ha contraddetto incredibilmente due altre sentenze della stessa Cassazione esattamente sugli stessi fatti. Sulla base di una simile sentenza si vuole far decadere il leader del centrodestra, applicando “retroattivamente” una legge costituzionalmente discutibile, calpestando lo Stato di diritto, la Costituzione e la Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Lo si vuole fare violando da un lato l’obbligo imposto dalla legge europea di rivolgersi alla Corte europea di Strasburgo ove esistano dubbi sull’interpretazione delle norme stesse, dall’altro lato si vuole anche procedere con il voto “palese” e non con il voto “segreto” previsto dal Regolamento del Senato quando si tratta di un voto su una persona come è sempre stato a partire dal Codice Albertino.
Aggiungo: come può pretendere il Partito democratico che i nostri senatori e i nostri ministri continuino a collaborare con chi, violando le leggi, compie un omicidio politico, assassina politicamente il leader dei moderati? Gli italiani hanno capito che è a dir poco sospetta questa fretta di espellermi dalle istituzioni. Ma sarà un boomerang per la sinistra. Io resterò in campo, più forte e più convinto di prima.
Contro i nemici di sempre.
Rappresento da vent’anni l’ostacolo alla loro definitiva presa del potere. Pensavano di avermi eliminato nel ’94, poi nel ’96, nel 2006 e infine nel 2011, ma non avevano fatto i conti con gli italiani.
Presidente, stavolta però oltre alla sinistra ci sono 22-23 senatori che hanno espresso dissenso in queste settimane. E sono pronti a sostenere il governo. Ha un messaggio per loro?
Credo sempre alla buona fede di tutti. E anche a loro dico: se si contraddicono i nostri elettori, non si va da nessuna parte. Anche Fini e altri ebbero due settimane di spazio sui giornali, ma poi è finita come è finita. Ripeto: è nel loro interesse ascoltare cosa dicono i nostri elettori, per non commettere errori che li segnerebbero per tutta la vita.
Fin qui la decadenza. Parliamo della legge di stabilità . Quale è la sua opinione?
Serviva uno choc positivo, una frustata che ci aiutasse a cogliere la ripresa. E invece sono venute fuori molte misure rinunciatarie, più la sorpresa inaccettabile del ritorno mimetizzato della tassa sulla prima casa, cosa per noi assolutamente insostenibile. Ma quello che è più grave è la non comprensione di ciò che accade nel Paese. Dalla pubblicità ai consumi di energia, dalle auto agli elettrodomestici, dell’abbigliamento fino ai consumi alimentari, tutto dimostra che c’è paura e depressione. Questa manovra va cambiata profondamente, come noi ci accingiamo a fare in Parlamento.
Che cosa dovrebbero fare i ministri espressi a suo tempo dal Pdl?
Li inviterei ad ascoltare i cittadini sia sulla legge di stabilità che sulla mia decadenza. E ricordino che il tema non è tanto quello di essere leali a Silvio Berlusconi, ma quello di essere leali ai nostri elettori e ai programmi su cui ci hanno dato il consenso.
Presidente Berlusconi, ma è vero che vuole rottamare il suo partito? Via tutti?
È una fantasia fondata sul nulla. Mi hanno dato anche dello “sfasciacarrozze” ma nel mio lavoro (dall’urbanistica alle comunicazioni, dallo sport alla politica), ho sempre fatto il contrario. Ho sempre cercato di mettere insieme e usare al meglio tutte le risorse umane possibili, valorizzando al massimo le capacità di ciascuno. Nel nostro movimento esiste un patrimonio di persone, di parlamentari, di consiglieri regionali, provinciali e comunali, di dirigenti sul territorio, di militanti che va assolutamente salvaguardato. A questo patrimonio dobbiamo cercare di aggiungere altri protagonisti del mondo dell’impresa, delle professioni, della cultura, del lavoro, per rinnovare la nostra passione e il nostro entusiasmo e fare sempre di più.
Ma che modello di organizzazione ha in mente?
Come nel ’94 ci riferiamo ai due grandi partiti americani. Da un lato, la presenza capillare sul territorio, anche con i nostri Club fino nei comuni più piccoli. Dall’altro, oltre ai media tradizionali (tv, radio, giornali), la grande realtà di Internet, della rete e dei social network. Al vertice ci sono le idee, le nostre idee e i nostri programmi liberali che devono “viaggiare” sulle gambe delle persone, dei media e della rete. Non ci si può privare di nessuna di queste opportunità .
Che obiettivi si pone per il Consiglio nazionale?
Il Pdl è nato per riunire 21 formazioni del centro destra. Ha svolto la sua funzione, ma molte formazioni se ne sono andate o sono addirittura sparite. Inoltre nella comunicazione non veniva mai usato il nome intero fatto di due bellissime parole: popolo e libertà . L’acronimo Pdl o, peggio, “la Pdl” come dicono da Roma in giù, non comunicano alcuna emozione. E in più sentiamo forte l’esigenza, dopo quello del ’94, di un nuovo appello agli uomini e alle donne che amano la libertà e che vogliono restare liberi. Forza Italia è tutto questo, ed è sempre rimasta nel nostro cuore.
Ultima domanda. Chiudiamo con l’Europa. Il progetto di integrazione europea è in stallo. E la prossima primavera ci sono le elezioni. Come vi presenterete? Con quale messaggio?
Sono stato sempre profondamente convinto che la costruzione di un’architettura basata sui valori comuni della democrazia, dello stato di diritto, della solidarietà , fosse l’unica strada per garantire pace e prosperità ai cittadini europei. E mi sono sempre mosso, da leader dei moderati italiani e da Presidente del Consiglio, seguendo questa stella polare. L’altro riferimento importante è stato quello con gli Stati Uniti e con l’Alleanza atlantica che è un asse geopolitico e una difesa irrinunciabile. In più, con Forza Italia abbiamo dato una grande spinta al rafforzamento della grande famiglia della libertà e della democrazia in Europa che è il Partito Popolare.
Oggi dobbiamo prendere atto che l’attuale costruzione europea è tutt’altro che perfetta, e che occorre cambiarla in profondità . Le spinte anti-europee che stanno emergendo con forza da più parti, i movimenti populisti che si affacceranno alle prossime elezioni, non possono essere liquidati con giudizi sommari. Di essi va tenuto conto perchè denunciano uno stato di cose che deve essere cambiato. Questi cittadini, dai nostri imprenditori agli “indignados” spagnoli ai “berretti rossi” che in Bretagna si ribellano a uno Stato opprimente, chiedono le stesse cose: più libertà , meno vincoli, meno burocrazia, meno tasse. E a questo dobbiamo rispondere. È la rivoluzione liberale per la quale ci siamo sempre battuti ma che non siamo riusciti a realizzare per l’opposizione e i divieti dei piccoli partiti che componevano le nostre coalizioni. È un vizio storico di noi elettori italiani che non abbiamo mai imparato a votare, non consentendo mai ad un solo partito di raggiungere la maggioranza. Quella maggioranza che sola consente di realizzare le riforme indispensabili per la modernizzazione del paese.
(da “Huffingtonpost“)
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Novembre 10th, 2013 Riccardo Fucile “NEL 2014 POTRA’ DIMOSTRARE LA SUA INNOCENZA, POI AL PROSSIMO GIRO SARA’ IL NOSTRO CANDIDATO PREMIER”… PRIMA L’APPELLO: “ANCHE SE DECADI NON FAR CADERE IL GOVERNO”, POI LO CHIUDE ALL’ANGOLO
“Il cittadino Silvio Berlusconi ha ancora delle cartucce da sparare, l’ordinamento giuridico italiano
prevede ancora delle possibilità per il cittadino Berlusconi, il caso non è chiuso”. Lo dice Angelino Alfano alla trasmissione di Maria Latella su Skytg24: “Mi auguro che Berlusconi non sia sottoposto alla decadenza” per colpa della legge Severino, argomenta Alfano.
Che lancia al leader un appello molto chiaro: sostieni il governo, anche se decadi; poi, alla prossima tornata elettorale, sarai tu il candidato premier.
Poco importa se, allora, il Caimano sarà sulla soglia degli ottanta.
“Noi siamo convinti che il presidente Berlusconi abbia preso la strada giusta nel distinguere” il piano giudiziario dalla vita del governo, osserva Alfano.
“Chiederemo al presidente Berlusconi di continuare a sostenere il governo”, aggiunge il vicepremier, “so per certo che nella sua mente, mente di una persona responsabile, alberga forte il senso di responsabilità nei confronti del Paese”.
E ancora: “Sono convinto che nel 2014 verrà data a Berlusconi la possibilità di rivalersi nei confronti di questa ingiustizia”, dice poi Alfano.
Angelino torna dunque a proporre a Silvio la linea della pazienza. “Abbiamo la possibilità che nel 2014 Silvio Berlusconi possa dimostrare la propria innocenza e poi possa essere candidato” più avanti, nella tornata elettorale successiva. Le elezioni anticipate – prosegue Alfano – “sarebbero un danno per l’Italia, non solo per noi. La crisi è drammatica, non possiamo andare alle urne in questo modo, magari rischiando di ritornare al governo con il Pd”, aggiunge il vicepremier.
“Perchè far cadere il governo se non diciamo qual è la prospettiva per il centrodestra? Ma dov’è la strategia?”, si chiede Alfano.
Riguardo al futuro del Pdl (in vista del Consiglio nazionale), Alfano ha detto: “Lavoreremo per non spaccare e crediamo che ancora non sia stato deciso nulla”.
Il vicepremier però ha anche parlato di “paura per scelte radicali e estremistiche che se prevalgono saranno difficili da far capire non solo a noi stessi ma a agli italiani”.
(da “Huffingtonpost“)
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Novembre 10th, 2013 Riccardo Fucile IL PREMIER RACCONTA AGLI ITALIANI IMU E LEGGE DI STABILITA’, MA DRIBBLA LE DOMANDE SUL CAVALIERE
Semplificare lo schema, a cominciare dal linguaggio. Provare a essere pop, almeno di domenica, per allontanare la complessità di quel numero monster di emendamenti (3.093) piovuti negli ultimi giorni sulla legge di stabilità .
Pop è il palcoscenico scelto, L’Arena di Domenica In. Pop è l’intervistatore, Massimo Giletti, che non smette i panni del presentatore. Pop è anche la metafora scelta per chiedere agli italiani — o meglio, al pubblico che lo guarda distratto da casa in una (in molti casi) uggiosa domenica di novembre — di non aver fretta nel giudicare.
Un messaggio che vuole essere rassicurante: non affrettatevi a giudicare, datemi tempo fino alla fine del 2014, poi ne potremo parlare.
Pop è anche la metafora scelta dal premier per il passaggio più saliente di tutta l’intervista: un volo transoceanico, dal nostro Mare attraverso l’Atlantico, per arrivare allo skyline pop per eccellenza. Manhattan.
Con l’aiuto di un’immagine che tutti, bene o male, hanno in mente (la punta del Chrysler che svetta, l’Empire State Building con le sue luci), Letta prova a raccontare il faticoso percorso verso la ripresa come se fosse un film — hollywoodiano, s’intende.
“Alla fine del 2014 si vedrà la crescita, giudicatemi allora”, chiede a nonni e nonne, mamme e papà , coppie e famiglie alle prese con il post lasagna. “Dalla crisi si esce solo passo passo […]. C’è un’unica possibilità , cioè andare avanti”, spiega il premier ricorrendo alla metafora per antonomasia. “Stiamo facendo la trasvolata dell’Atlantico e già si vedono i grattacieli di Manhattan”.
L’atterraggio – prosegue – è previsto “per la fine del 2014, con le tasse che scendono, la crescita che c’è e i primi segnali dalla lotta alla disoccupazione”. È allora – rilancia Letta – che mi si potrà giudicare.
Quanto all’Imu – afferma il premier – “abbiamo mantenuto gli impegni presi”. “Le coperture saranno trovate e indicate nei prossimi giorni. L’obiettivo è però quello di non ricominciare a fare debiti. Non ho alcuna intenzione di essere meno che rigoroso a riguardo”.
Niente numeri, bando alle cifre.
C’è posto invece per il calcio – chè è domenica, non sia mai! Così il buon Giletti consegna nelle mani del premier una maglia del Milan autografata dall’intera squadra, accompagnata dall’augurio “Buon lavoro” da parte del club.
L’omaggio è preceduto da un video in cui Riccardo Montolivo, centrocampista e capitano del Milan, augura “in bocca al lupo e auguri di buon lavoro” al capo del governo.
Giletti approfitta per chiedere a Letta se preferisce la permanenza di Galliani ai vertici del Club o se è per un cambio in favore di Barbara Berlusconi. “No, non metto becco su quelle cose lì di Berlusconi, deciderà lui…”, glissa Letta.
(da “Huffingtonpost“)
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Novembre 10th, 2013 Riccardo Fucile ALCUNI LI HA CANCELLATI, ALTRI GLI RESTANO ACCANTO, MA NON POSSONO DIRGLI CIO’ CHE VORREBBE SENTIRE
Berlusconi non ha più vecchi amici. Qualcuno è morto. Altri li ha cancellati. 
Altri ancora si ostinano a stargli vicino ma i loro suggerimenti lo irritano, quasi mai gli dicono quello che lui amerebbe sentirsi raccontare.
Per cui pure questi compagni hanno cessato di esercitare un ruolo di moderazione, qualche volta anche solo di buon senso.
La deriva «estremista» del Cavaliere è l’altra faccia della stessa medaglia.
Meno influenza esercitano figure come Gianni Letta o come Fedele Confalonieri, più terreno guadagnano «lealisti», «amazzoni» e «pitonesse».
Dietro le quinte si citano innumerevoli casi in cui, per emanciparsi dalla tutela dei più saggi mandarini, e per rivendicare a 77 anni il diritto sacrosanto di farsi male da solo, Berlusconi ha sfidato le leggi di gravità che regolano la politica.
Esempio numero uno: il tragico paragone tra i suoi figli e gli ebrei.
È interamente farina del proprio sacco. Berlusconi ha corretto nottetempo le bozze della conversazione con Vespa, integrando la frase che tanti sdegni ha suscitato.
Negli anni scorsi non sarebbe mai potuto succedere, difatti non è successo, perchè le bozze venivano revisionate da Letta (il quale piuttosto che avallare certe mostruosità avrebbe fatto il diavolo a quattro) e da Paolino Bonaiuti, anch’egli all’oscuro.
Da tempo Letta assiste muto ai consigli di guerra, l’ultimo venerdì a Palazzo Grazioli, limitandosi a contestare le affermazioni più sfrontate di Verdini.
Del resto, qualunque cosa dicesse, i più scalmanati gli rinfaccerebbero di essere zio del Nipote, e poi interlocutore di Napolitano, e infine di non avere portato a casa nemmeno uno straccio di salvacondotto…
A proposito: Marcello Dell’Utri, che in tivù ha parlato di una grazia già chiesta al Capo dello Stato, non è notoriamente personaggio da farsi smentire come un «quaquaraqua».
Lui e Cesare Previti (eccone un altro che Berlusconi ogni tot consulta sulle vicende legali, salvo fare il rovescio) erano andati due settimane fa a perorare insieme la causa della clemenza che i figli sarebbero pronti a sollecitare.
Silvio preferì dare ascolto al suo avvocato, Ghedini.
Vuoi vedere che la «gaffe» di Dell’Utri va intesa come un «ripensaci», un appello a non perdere l’ultimo treno per una via di scampo onorevole?
Previti e Dell’Utri di rado incontrano simpatie, così come non gode di buona stampa Claudio Scajola.
Eppure Verdini, super-falco come nessuno, mai avrebbe agguantato il controllo della macchina organizzativa se l’ex-dc che aveva messo in piedi Forza Italia non fosse stato travolto dai propri errori, e solo a quel punto mollato da un Cavaliere cinico e spietato.
Qualunque vuoto si colma, ogni suggeritore viene rimpiazzato in fretta.
Se c’era un intellettuale cui Berlusconi dava retta, al punto da restarne affascinato, era il socialista e liberale Baget Bozzo.
Da quando don Gianni è morto, la cultura forzista viene incarnata da Bondi, di matrice cattolica e comunista, inesorabile e apocalittico.
Il suo sodalizio con la battagliera Repetti ha scalzato ormai, nella hit parade dei duri e puri, l’altro più celebre tra Sallusti e la Santanchè.
Amici che se ne vanno improvvisamente, come il saggio e mai abbastanza compianto Giampiero Cantoni, consultato come un oracolo su tutte le grane della finanza, hanno spalancato la via all’angelo sterminatore Capezzone.
Tremonti, che Berlusconi considerava un caratteraccio ma di genio, ha preso altre vie; al suo posto dà la linea un Brunetta che del premier è l’incubo quotidiano.
Inutilmente il più vecchio degli amici, il più fraterno, con cui addirittura suonavano insieme sulle navi da crociera, insomma Confalonieri, implora di non rompere con il governo.
La sua voce è sommersa dalle grida di battaglia. Ieri «Fidel» era ad Arcore, ma solo per strappare Adriano Galliani (27 anni di onorato servizio al Milan) dalle unghie affilate di Barbara B.
Se ci sarà riuscito, lo scopriremo alla fine.
Ugo Magri
(da “La Stampa“)
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Novembre 10th, 2013 Riccardo Fucile AL SENATO SONO 36 I PDL SCHIERATI CON ALFANO: BERLUSCONI COMINCIA A PENSARE DI RINVIARE LA CONTA
«Ma chi sono questi qua? Chi li conosce?». Un mese fa, scorrendo le liste complete degli eletti del Pdl – parlamento, consigli regionali, sindaci – Silvio Berlusconi ha constatato con i suoi stessi occhi che il partito, il «suo» partito, era diventato un estraneo inaffidabile.
Gli elenchi completi li aveva chiesti a Verdini, dopo la batosta del 2 ottobre e lo schiaffo ricevuto al Senato dagli alfaniani.
Per capire meglio da chi fosse composto quel Pdl che non lo riconosceva più come leader.
Da qui l’amara constatazione di una verità : «Mi sono occupato per troppo tempio di altro, ormai la metà di questi che ho fatto eleggere nemmeno so chi siano».
Nasce quel giorno l’idea di ribaltare tutto, di tornare allo «spirito del ’94», di plasmare nuovamente una Forza Italia a sua immagine e somiglianza, senza più l’ingombro di politici stagionati.
Anche perchè, come ha confidato a un’amica di recente, «falchi e colombe, mi hanno stufato tutti con le loro beghe ».
Un’operazione da demiurgo la cui esecuzione è stata affidata agli uomini di sempre, gli unici che considera davvero fidati: i manager e gli agenti di Publitalia e Mediolanum.
Al vertice ci sarebbe lo stesso Giuliano Adreani, amministratore delegato di Publitalia ’80, mentre i compiti operativi sarebbero nelle mani di Luigi Ciardiello (una vecchia conoscenza, è quello che assunse come hostess Nicole Minetti a uno stand Publitalia). È a loro e a un altro ex Publitalia della prima ora – Giancarlo Galan, allora direttore centrale sotto Dell’Utri – che il Cavaliere ha chiesto di trasformarsi in cacciatori di teste per il nuovo partito dando fondo alle loro rubriche, setacciando tutti i contatti sul territorio
Due incontri con le nuove “reclute” – manager, imprenditori, professionisti tra i 35 e i 50 anni – già si sono tenuti in gran segreto, ad Arcore e a palazzo Grazioli.
Domani sera ci sarà il terzo incontro a villa Gernetto, ma Berlusconi – convinto del voto anticipato a marzo – si è imposto una riunione a settimana per fare “scouting”. Martedì è stato invitato invece alla nuova sede di Forza Italia, dove Daniela Santanchè radunerà un centinaio di ragazzi.
Tutti ovviamente di provata fede, come gli organizzatori dell’evento, Luca (18) e Andrea (23) Zappacosta: «In questo momento di difficoltà – afferma spavaldo Luca – vogliamo far capire a Berlusconi che non vogliamo un centrodestra vittima dei giochi di palazzo di Alfano e compagni».
Il Cavaliere, come sempre, non trascura l’aspetto della comunicazione.
Preoccupato dal livello di scontro interno, ha in mente di convogliare tutte le richieste di ospitate televisive su un’unica centrale. Un’unica persona, a cui i talk show dovrebbero rivolgersi per chiedere personaggi del Pdl: Deborah Bergamini, deputata fidatissima e già manager di viale Mazzini all’epoca dell’affaire “Raiset”.
Certo, c’è in vista il grande scoglio del 16 novembre, l’appuntamento con il Consiglio nazionale che sancirà il passaggio formale a Forza Italia.
Non c’è alcun accenno a una possibile soluzione che non sia cruenta, lo dimostra lo scambio di cortesie ieri tra Cicchitto e Capezzone.
«Sei un pm fasullo e fanatico», ha detto la colomba. «Cicchitto – ha risposto il falco ironizzando sulla fede romanista dell’avversario – si crede Gervinho: dunque, vola sulla fascia. Ma al centro non trova Totti, bensì il duo Formigoni-Giovanardi ». L’ultima conta interna, con i dati forniti da ciascuna parte, vede 614 delegati per i lealisti e 330 per le colombe. Il totale fa 944 e visto che i membri del Consiglio sono soltanto 800 è evidente che qualcuno mente e che la battaglia delle cifre (truccate) fa parte del gioco.
Al Senato invece gli alfaniani sono arrivati a 36 firme, sufficienti a tenere in piedi il governo.
Per questo molti si aspettano che, per evitare un bagno di sangue in pubblico, Berlusconi possa all’ultimo scartare e rinviare il Consiglio nazionale.
Lasciando tutti con un palmo di naso.
Francesco Bei
(da “La Repubblica“)
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Novembre 10th, 2013 Riccardo Fucile PER BONDI E’ EMBLEMA DEL “VUOTO MORALE DEL PDL”, LEI REPLICA: “PER DARE GOUDIZI MORALI OCCORRE L’AUTORITA’ MORALE PER FARLO, NON CREDO SIA IL CASO DI BONDI”
Bondi l’accusa di tradimento. Qual è il suo stato d’animo?
«Dispiacere e profondo rammarico. Ho sempre pensato che ci si possa confrontare in modo civile, democratico. Noi poniamo questioni politiche, ma ci rispondono scagliando insulti. Utilizzano il metodo Boffo, l’unico metodo che conoscono per fare politica».
Bondi ricorda che nel Lazio la difese. Un’ingrata, insomma.
«C’era un partito distrutto. Lui e Cicchitto mi affidarono quel compito che – con gratitudine – svolsi con responsabilità e senso del partito. Già all’epoca, però, erano forti le resistenza ad un sano ricambio generazionale, nè si diventa proprietà di chi ti ha proposto ».
Accuse che ricordano quelle mosse da Fini. Un boomerang?
«Quella di Fini è un’altra storia, diversa dalla nostra. Ribalto la prospettiva: l’unica intenzione dei falchi è quella di cacciarci via. Noi vogliamo un partito di centrodestra moderato e liberale, che s iriconosca nel Ppe e aggreghi tutto il centrodestra italiano. Loro si dimostrano ancora una volta estremisti, si muovono in base ad antipatie personali, portano avanti una becera lotta di conquista del potere che non difende in alcun modo Berlusconi, nè il suo dramma giudiziario. L’unico risultato che raggiungeranno è aver estromesso tutte le migliori competenze presenti oggi nel Pdl».
E intanto bombardano il governo.
«Mischiano la vicenda interna al partito alla stabilità del Paese. Ma chi sceglie la crisi, sceglie il baratro per i cittadini e per l’Italia. Non ci si può permettere una crisi prima del semestre europeo. Ma cosa è cambiato dal 2 ottobre? Hanno già cambiato idea dopo appena un mese dal voto di fiducia? ».
Si avvicina la decadenza di Berlusconi.
«Berlusconi è stato condannato per una persecuzione politica e giudiziaria che dura dal 1994. È una ferita della democrazia. Ad agosto si diceva che la decadenza sarebbe stata a settembre, mentre noi chiedevamo di attendere la conclusione dell’iter del Tribunale. E quasi ci siamo».
Ma il 27 si vota la decadenza in Aula, al Senato.
«Intanto abbiamo evitato che si votasse l’estromissione a settembre, sarebbe stato uno schiaffo inaccettabile. E comunque continuiamo a chiedere di attendere il Tribunale».
Vi attaccano lo stesso. Per loro avete abbandonato il leader.
«La decadenza è un tema drammatico per tutti noi. Diranno: “Come fate a stare con quelli che votano contro il leader?”. È difficilissimo, non sono nostri alleati, ma c’è un timing necessario per rimettere in sicurezza l’Italia. Il governo deve andare avanti comunque ».
Qual è la strada che proponete?
«Dovremmo rivendicare le cose fatte, a partire dall’Imu. E invece ragioniamo da mesi come se fossimo all’opposizione, senza ricordare che oltre ai ministri abbiamo Presidenti di commissioni, capigruppo che partecipano a cabine di regie. Insomma, non proprio gente che sta a Ostia sul bagnasciuga…».
Si avvicina il Cn. Parteciperà ? Ed è fiduciosa sui numeri?
«Decideremo tutti assieme come arrivare e come affrontare il Consiglio nazionale. Bisogna ritrovare l’unità da compagni di partito e amici veri, non da amici tra virgolette. Quanto ai numeri, sono convinta perchè le nostre posizioni – ascoltando il territorio – sono largamente maggioritarie ».
In che ruolo immagina Berlusconi e in quale Alfano?
«In quelli di sempre: Berlusconi Presidente e Alfano segretario».
Un’ultima cosa: come la mettiamo con Bondi?
«Comunque vada, spero mi scriva una poesia. In fondo, è anche autore della “Civiltà dell’amore” ».
Tommaso Ciriaco
(da “La Repubblica“)
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Novembre 10th, 2013 Riccardo Fucile “SE FOSSI IN PARLAMENTO VOTEREI PER LA DECADENZA DI BERLUSCONI, MA COL VOTO SEGRETO”… “UN PPE ITALIANO IL PUNTO DI APPRODO”
Un punto di vista dietro le quinte, alle spalle di Palazzo Chigi e di Montecitorio.
Una libreria zeppa di foto, molte delle figlie Carolina e Martina, sette e cinque anni, si affaccia la grande, Giuliana.
Poi il Fini ministro degli Esteri all’Onu, due foto con Napolitano e nessuna con Berlusconi.
C’è il saluto con due Papi, Wojtyla e Ratzinger, manca quella con Bergoglio.
«Avremo anche quello», promette Rita, storica segretaria che lo segue da 35 anni. Quando tornerà a pieno titolo nella «polis».
Come ha vissuto gli ultimi eventi? Dalla rottura con il Pdl alla sconfitta con Scelta Civica. Prova rancore?
«Ho tanti difetti ma non sono rancoroso. Dalla rottura del 2010 alla fine della campagna elettorale nel 2013 mi sono sentito motivato, fino all’ultimo minuto. Certo quando si è sereni con se stessi si può fare anche autocritica. Per molti aspetti rifarei quello che ho fatto, anche perchè non me ne sono andato dal Pdl, sono stato cacciato. Anzi, dichiarato “incompatibile”. È stata l’unica volta che il Pdl ha votato un documento. Ora, preso atto del risultato elettorale, e sono contento di non avere approfittato del paracadute personale al Senato, ho raccolto le idee, ho scritto il libro per raccontare la mia versione dei fatti, come atto politico».
Tornerà a fare politica? In che modo? Si candiderà alle Europee?
Non sono in Parlamento, non intendo candidarmi, ma la politica è la “polis” il luogo del dibattito. Ho creato la Fondazione Liberadestra per alimentare il dibattito politico, non per creare l’ennesimo nuovo partito, è una bufala».
Di quali temi vuole discutere?
«Uno lo ha indicato Prodi pochi giorni fa: ci rendiamo conto che il limite invalicabile del 3% nel rapporto deficit-Pil è stato fissato a Maastricht vent’anni fa? È cambiato tutto. Prodi propone che alcuni Paesi, noi, Francia, Spagna, in sede comunitaria convincano la Germania a rivedere quel parametro. Una buona strada».
Prende in considerazione i movimenti della destra, La Russa e Meloni? L’hanno cercata? Concorda con l’iniziativa di Storace per la rinascita di Alleanza Nazionale ?
«Non credo di essere acrimonioso, con chi mi ha cercato ho parlato, con gli altri no. Sarei felicissimo se rinascesse una destra con degli ancoraggi culturali molto molto diversi da Forza Italia e dal Pdl: rispetto delle regole, legalità , solidarietà sociale, prestigio nazionale. Ora questi mi sembrano tentativi velleitari, bisogna capire cosa si intende per destra. Non dico che la destra in Italia non serva o che c’è già , perchè Fi è la negazione dei valori autentici della destra».
Se lei fosse in Parlamento voterebbe la decadenza di Berlusconi al Senato?
«La vicenda personale di Berlusconi non può essere nell’agenda del governo, ha ragione il premier. Il Cavaliere ha impedito la riforma, pur necessaria, della giustizia e ora vuole un salvacondotto. La rottura definitiva con me avvenne una settimana dopo che lui e Gianni Letta vennero nel mio ufficio a Montecitorio per chiedermi di convincere Giulia Buongiorno sull’opportunità di far camminare un provvedimento per accorciare i termini della prescrizione.
Io non sapevo che se questo fosse andato in porto la condanna della Cassazione non ci sarebbe stata. Gli dissi: non se ne parla nemmeno. E una settimana dopo eravamo al famoso “che fai mi cacci?”».
Sì, ma la decadenza la voterebbe?
«Sì, voterei a favore. Perchè la legge Severino è ineccepibile, molto chiara e la votò anche il Pdl. Però non sono d’accordo con l’interpretazione che ha dato la giunta per il Regolamento, perchè su casi personali il voto è segreto. La forzatura ha dato modo di dire al Pdl che è stata “contra personam”».
Secondo lei è possibile creare una destra europea con Berlusconi in campo?
«Ecco, tutti mi chiedono, ma Alfano romperà ? Dipende ancora una volta da quello che deciderà Berlusconi: se dopo la decadenza polemizzerà con il governo sulle questioni economiche, per Alfano sarà difficili dirsi diversamente berlusconiano. Gli diranno: tu vuoi restare vicepresidente del Consiglio».
Con Alfano potrebbe creare il nuovo soggetto di destra?
«Be’, più che di destra, è interessante il suo riferimento al Ppe. Alfano non è mai stato di destra. Secondo me in Italia è opportuna la nascita di una forza che si rifaccia ai principi del Ppe, perchè non è l’Internazionale Dc, è un partito plurale di centrodestra come sarebbe dovuto essere il Pdl, dove invece ogni dissenso viene represso».
Non se l’aspettava?
«Berlusconi conosce un solo modo di dirigere, nel Milan, a Mediaset, in Fi, nel Pdl: io sono il leader e si fa così, se non ti sta bene, accomodati…».
Ha più sentito il Cavaliere?
«No, da fine luglio 2010, no”.
Ma con chi lo farebbe questo «soggetto»? Con Alfano? Con Passera no perchè non ci sta. Montezemolo, Casini?
«Con Alfano, Passera, Paperino. Non mi riferisco alle persone, chi si ritrova su certi contenuti è compatibile con la mia idea di centrodestra. Siccome Alfano ha parlato di Ppe, bisogna capire cosa si intende per Ppe italiano».
Con lui può esserci un confronto?
«Sentiamo come la pensa, intanto».
Che fine ha fatto Fli? E chi gli era vicino? Bocchino, Flavia Perina?
«Lo gestisce Menia, visto che è in piedi un minimo di struttura sta lavorando con altri per capire se è possibile rimettere insieme la destra. Flavia ha fatto una scelta politico giornalistica. Bocchino? Lavora».
Dall’altra parte, come vede Renzi segretario del Pd?
«Avremo tre poli guidati da tre leader fuori dal Parlamento. È la prima volta. Io Renzi lo conosco poco, ma mi pare che sia molto post ideologico, trasversale, pragmatico. È di sinistra? Boh…. Dovrebbe avere più coerenza nei programmi, per esempio sulla previdenza. Deve studiare un po’».
Secondo lei Annamaria Cancellieri si sarebbe dovuta dimettere?
«Per me la cosa davvero imbarazzante è quella telefonata di solidarietà all’amica in cui parla così della magistratura. Certo con un governo così instabile sostituire il Guardasigilli è un’impresa titanica. E lei ha fatto bene a dire: se non ho la fiducia me ne vado».
È sempre convinto che serva un revisione alla Bossi-Fini?
«Di questa sostengo l’impianto sul punto in cui dice che puoi entrare in Italia solo con un contratto di lavoro, a parte lo studio o altro. Ma ora gli immigrati arrivano sperando di sopravvivere, non di lavorare. Allora, perchè non spingiamo in Europa perchè chi viene da quelle aree di guerra abbia diritto d’asilo per ragioni umanitarie? L’Europa, che nella vita del cittadino è spesso invasiva, su questo è latitante».
Di Natalia Lombardo
(da “l’Unità “)
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Novembre 10th, 2013 Riccardo Fucile CONTROMOSSA DI ALFANO: BERLUSCONI SARA’ “UN IRRESPONSABILE”… TRA I DUE ORMAI E’ DIVORZIO
“Ora basta. Tenetevi pronti a tutto. Noi andiamo avanti e non ci faremo bloccare dai ricatti”.
Adesso il gioco si fa duro davvero.
L’umore di Silvio Berlusconi è nero come il cielo di Arcore. È da Villa San Martino che l’ex premier stressa i telefoni.
Contatta personalmente parlamentari e dirigenti in vista della conta al Consiglio nazionale: “State pronti a tutto sia sul partito sia sul governo” ripete a ognuno.
Perchè il rapporto con Alfano si è rotto. Quello politico. Ma anche quello umano.
Angelino gli ha sbattuto in faccia una frase che brucia più di uno schiaffo: “Io questo governo non lo farò cadere mai, neanche dopo la decadenza”.
Quella frase ha sancito la fine tra i due.
Non è un caso che nell’inner circle dell’ex premier in molti facciano un paragone da brivido. Con quella volta che Berlusconi, due giorni prima del “che fai mi cacci?”, chiese a Fini di fare qualcosa sulla giustizia “in nome della nostra amicizia”.
E Fini gli rispose che “in politica l’amicizia non esiste”. Fu la fine.
Ora il remake con Alfano, sulla decadenza.
Ecco perchè il Cavaliere, in versione falco dei falchi, ha cominciato a preparare la prova muscolare.
Ha cominciato a mettere la testa sulla strategia per gestire l’ultima settimana prima del consiglio nazionale: “Io non lo caccio — ripete — è lui che se ne va”.
L’ex premier punta a far apparire Alfano come un “traditore”.
La manovra di Berlusconi è tutta incentrata sul rilancio di Forza Italia, sull’orgoglio di una storia e di una comunità umana e politica. Angelino lo sa.
E non è un caso che ha già iniziato a preparare le contromosse.
Il vicepremier punta invece a far apparire Berlusconi come un “irresponsabile” sul governo. E punta sulla crisi e sulla mancanza di alternative all’esecutivo Letta.
Per la prima volta tra i due il duello è all’arma bianca.
Per la prima volta l’uno cerca di “nascondere” le proprie mosse all’altro.
E per la prima volta le strategie comunicative sono destinate a scontrarsi platealmente. Perchè Alfano sta preparando “un’uscita forte” a difesa del governo. Una specie di appello alla responsabilità che mascheri il flop del governo Letta sull’aumento delle tasse.
Berlusconi pure sta preparando un appello che suoni come un ultimatum ad Alfano in vista del rilancio di Forza Italia all’insegna dei “valori che ci accomunano”.
Con l’obiettivo di farlo apparire come colui che divide nel momento più difficile. E come colui che mente.
È questa la parola che Berlusconi ha iniziato a ripetere in queste ore parlando del suo ex delfino: “menzogna”.
È l’aspetto di Angelino che lo ha ferito di più. Così come lo ha letteralmente fatto infuriare che Alfano spifferi in giro che a villa Gernetto andrà in scena la grande rottamazione del Pdl e il casting di facce nuove: “Io non rottamo, io allargo e unisco” è il messaggio che l’ex premier fa filtrare da Arcore.
È creare un movimento del “51 per cento” lo slogan: per farlo si deve “allargare non rottamare”.
E a villa Gernetto prosegue, come tutti i lunedì, il fundraising con gli imprenditori, il confronto con quei mondi che più volte Berlusconi ha coinvolto nell’Università della libertà .
Il nuovo progetto organizzativo prevede che il partito si apra, non che sia rottamato. Ai dirigenti è chiesto di “rimettersi in sintonia con la società civile” e di non apparire come nell’era Alfano il partito delle tessere e degli scandali (vai alla voce: Fiorito).
E prevede che Forza Italia faccia della riduzione delle tasse più che della giustizia il suo messaggio asfissiante.
Anche perchè Berlusconi ha fiutato che quel governo Letta che Alfano santifica ha iniziato a perdere punti nelle ultime settimane, da quando cioè si è iniziato a parlare di legge di stabilità : “L’umore del paese è cambiato rispetto a due mesi fa — dicono a Euromedia Research — perchè il governo dà l’idea del galleggiamento e non di una visione a lungo temine. In particolare sul rapporto tra tasse e servizi”.
Eccola, la macchina della scissione che corre spedita.
Tanto che nella war room del Cavaliere la previsione è che la rottura vera si consumerà prima del consiglio nazionale.
E che in quella sede gli alfaniani non si presenteranno neppure.
(da “Huffingtonpost“)
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Novembre 10th, 2013 Riccardo Fucile LA NUOVA IDEA DEL ROTTAMATORE PER RISPARMIARE SULLA PREVIDENZA…. LA CGIL INSORGE: “È UNA VERGOGNA, È OSSESSIONATO. SONO ASSEGNI DA FAME”
Si profilano tempi duri per le nonne d’Italia. Se passa l’idea di Matteo Renzi di rivedere la pensione di reversibilità , quella percepita in caso di decesso del coniuge, milioni di pensionati, in prevalenza donne, potrebbero passare dei guai.
Non a caso, su questo punto, il sindaco deve registrare la prima obiezione sindacale da quando è di nuovo sceso in pista.
“Sembra ossessionato dalle pensioni” manda a dire Carla Cantone, segretario dello Spi-Cgil, organizzazione di oltre 2,5 milioni di iscritti.
Renzi ha spiegato le proprie idee l’altra sera a Servizio Pubblico.
Fedele al ruolo di affabulatore ha voluto porre il tema parlando di sua nonna, Maria Bovoli, tenace vecchina di 93 anni.
“Chi l’ammazza! — ha detto il sindaco di Firenze — mia nonna ha avuto la pensione di reversibilità quando aveva sei figli. È stato giusto ma continua a percepirla ancora, 3.000 euro al mese, nonostante i figli siano piuttosto grandi”.
Renzi non ha detto altro, ma l’intenzione di voler intervenire sulle pensioni di reversibilità è chiara.
Ce la conferma il “suo” deputato più ferrato in questioni economiche, Yoram Gutgeld: “La reversibilità in Italia è molto alta, circa il 30-40% in più del resto d’Europa. Non abbiamo presentato proposte ma ci stiamo lavorando. Ci sono margini per ridurre qualcosa, certo non le pensioni basse”.
Il problema è che proprio di pensioni basse stiamo parlando.
Nel bilancio dell’Inps, la spesa per pensioni ai superstiti — questo è il termine tecnico della reversibilità — è di 28 miliardi per 3,8 milioni di pensioni erogate.
Importo medio: 565 euro.
Come sempre, si tratta della “media del pollo”, ci sono assegni più alti e altri più bassi. Ma con quella media è difficile andare a pescare privilegi corposi, non stiamo parlando di pensioni d’oro.
“Renzi fa i conti con tasche che non sono le sue, fa vergogna” spiega al Fatto Antonio Pellegrino, tecnico previdenziale dello Spi Cgil, perchè parliamo di redditi in genere bassi e comunque già regolati”.
Alla morte di un titolare di pensione, questa è dovuta al coniuge, ai suoi figli ma anche ai genitori o ai fratelli.
In proporzioni ridotte e con alcuni limiti di reddito oltre i quali scattano le riduzioni.
“Si tratta di una delle condizioni di vita più difficili e dolorose” aggiunge Pellegrino.
Un settore in cui i 3.000 euro della “nonna renziana” costituiscono una chimera.
L’idea, però, potrebbe trovare cittadinanza all’interno del-l’Inps dove si fa notare che la spesa reale, in realtà , è più alta, 39 miliardi.
Alle pensioni erogate a chi non ha altri redditi vanno aggiunte quelle di chi possiede altre entrate. In tal caso la media è più alta, 856 euro al mese: ancora anni luce dalla nonna di Renzi.
Carla Cantone , segretario dello Spi-Cgil, replica con nettezza, più di quanto fatto finora dalla Cgil nei confronti del futuro segretario Pd: “Matteo Renzi — dice al Fatto , il segretario Spi-Cgil — è proprio ossessionato dai pensionati e ancora di più da quelli che liberamente e democraticamente hanno deciso di iscriversi al sindacato. I pensionati non sono mica tutti come sua nonna che prende 3.000 euro al mese”.
Cantone dice di comprendere le necessità della “campagna elettorale” ma, aggiunge, “Renzi sbaglia bersaglio e non fa il bene del paese continuando ad aizzare le folle contro chi è andato in pensione dopo una vita di lavoro”.
Nello stesso tempo, il Pd ha deciso di presentare diversi emendamenti alla legge di Stabilità tra cui quelli sulle pensioni: recupero della deindicizzazione del quarto, quinto e sesto scaglione pensionistico (da 2.000 a 3.000 euro), e allargamento della platea degli “esodati” da salvaguardare.
A pagare dovrebbero essere le “pensioni d’oro” con la riduzione da 150 a 90mila euro della soglia oltre la quale versare il contributo di solidarietà del 5% e oltre.
Infine, c’è la proposta di permettere ai lavoratori licenziati oltre i 62 anni di andare in pensione con le vecchie regole.
Salvatore Cannavò
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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