Novembre 18th, 2013 Riccardo Fucile
NEL MIRINO IL RUOLO DI CASALEGGIO: “HA TROPPO POTERE”
Domenica. Bar nel centro di Roma.
Un senatore Cinque Stelle mostra il velenoso carteggio via mail tra una serie di colleghi e Claudio Messora, responsabile della Comunicazione del Movimento a Palazzo Madama.
Un compagno di viaggio fino a ieri. Il nemico oggi.
Ma è Messora l’obiettivo di questo nuovo melodramma di Palazzo, apparentemente destinato a a chiudersi con una scissione subito dopo il V-Day («Lo so, sembriamo Scelta Civica o il Pdl-Forza Italia, fa male ma è così»), o sono le Guide Illuminate Grillo e Casaleggio?
«L’obiettivo è evitare che il Movimento si trasformi nell’ennesima esperienza autoritaria», dice il senatore, lasciando cadere le braccia come se fossero improvvisamente attratte dal pavimento.
«Legga. Ci vogliono trasformare in un partito come gli altri. Anzi, peggio».
Beve un caffè d’orzo. Poi mostra le mail. Qui non ci sono falchi e colombe. Piuttosto vipere e manguste.
Il linguaggio informale e spietatamente franco della posta elettronica rivela le lacerazioni di un universo terremotato.
L’ultima scusa per azzuffarsi è la «piattaforma web» alla quale affidare le proposte di legge immaginate dai cittadini.
Uno strumento che lo stesso Messora ha definito «poco più di un forum, un mezzo da perfezionare, comunque il primo passo verso una rivoluzione».
A chi gli contesta che in questo modo Casaleggio parcellizza la partecipazione degli elettori e controlla direttamente gli interventi sul blog, il Capo della Comunicazione replica: «Le persone di cui voi senatori portate la voce sono (come in ogni partito) i comparabili ai tesserati. La democrazia diretta la fai con chi decide di partecipare attivamente».
Una risposta che scatena la bufera. «Questa è l’idea di democrazia diretta a cui pensano Grillo, Casaleggio e il loro caporale sul campo a spese degli italiani», si lamenta il senatore, mostrando la mail della collega XXX che recita. «Quanti sono gli attivisti certificati? Circa 400.000. Quanto sono gli elettori M5S? Circa 9 milioni. Quanti sono i cittadini interessati dalle leggi proposte e approvate? Oltre 60 milioni». Siamo un Movimento orizzontale o verticale?
Immediata la risposta di Messora («XXX ti rendi conto che i dati sugli attivisti certificati risiedono sui server della Casaleggio? Se non usi la piattaforma integrata come credi che una vostra proposta possa trovare legittimazione?») che scatena l’ironia di un altro dissidente. «XXX rassegnati, anche tu non emani la luce».
Non è solo la piattaforma ad alimentare il disagio. Anche la scelta di mandare in streaming solo una parte delle riunioni dei cittadini-senatori non convince la minoranza dissidente.
«La diretta è Comunicazione, impatta sull’immagine complessiva del Movimento, dunque ricade sotto la giurisdizione non dell’assemblea, ma di Grillo /Casaleggio. Qui rappresentati da me», scrive Messora.
Così una senatrice, apparentemente in preda all’angoscia di chi è convinto che la notte durerà per sempre, si ribella. «ALT!!! Leggo cose inaccettabili. GIURISDIZIONE? Claudio sei sicuro di conoscere il significato dei termini che usi? Se sì, mi giunge nuova la notizia di avere una giurisdizione da parte di Grillo (Casaleggio?) o di chiunque su quello che facciamo».
E quel Casaleggio tra parentesi è l’emblema del collasso imminente. Inevitabili anche le accuse sul denaro.
Un dissidente si sfoga: «Claudio, del tuo trattamento economico e del tuo comportamento parleremo con Casaleggio, complice di tutto ciò», Complice.
E un altro: «Ne parleremo anche con gli attivisti, che già si sono accorti delle ingenti spese del gruppo per il tuo alloggio, oltre che della tua diaria e del tuo compenso fuori dal codice di comportamento».
Messora non ci sta. Attacca. «Io non ho nulla che non sia trasparente (allega il link con la busta paga), gli attivisti invece si sono accorti dei 1800 euro in un mese e mezzo per abbigliamento e lavanderia e dei 1950 euro di abbigliamento e spese per la campagna elettorale».
Siamo agli stracci. C’è chi interviene in difesa del Capo della Comunicazione. E del Guru milanese. «YYY per me stai delirando. Il nostro problema è Messora? Per carità , torniamo in noi».
Troppo tardi. I dissidenti, che a pranzo parlano apertamente di un nuovo gruppo, considerano gli ortodossi più estranei dei pastori del Shael che almeno vedono nei documentari del National Geographic.
Ma è più facile rimanere affascinati dagli altri quando li vedi in tv. O su un pc.
La realtà è sempre un’altra cosa.
Andrea Malaguti
(da “La Stampa”)
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Novembre 18th, 2013 Riccardo Fucile
SOLO LA SOCIETA’ DEL GURU CONOSCE I NOMI DEI MILITANTI ABILITATI A DISCUTERE I TESTI SULLA RETE
Un giro di e mail vorticoso. ![](https://fbcdn-sphotos-h-a.akamaihd.net/hphotos-ak-ash4/1422525_10201525275866378_1086322780_n.jpg)
Una serie di attacchi alla Comunicazione e a Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio: «Vogliono trasformarci in un partito come gli altri, dove gli iscritti al blog hanno lo stesso ruolo dei tesserati, dove alla fine chi comanda sono sempre i capi».
È un senatore di quelli che di solito non si espongono troppo a riassumere così gli ultimi giorni di liti on line nel gruppo dei 5 stelle al Senato.
Liti che nascono dall’uso della tanto sofferta piattaforma, l’applicazione che doveva consentire di prendere decisioni dal basso, e che per ora si è rivelata un bluff.
Impedisce ai parlamentari di fare proposte di legge che non siano certificate dal blog, ma non dà loro modo di interagire davvero con la base perchè non esiste una gerarchia dei suggerimenti, non c’è un sistema che metta più in alto i più votati e accantoni quelli inutili.
«Io non posso leggere 10mila commenti per capire cosa vogliono gli iscritti, è una farsa», lamenta un “portavoce”. E non è il solo.
A protestare apertamente sono i senatori da tempo più critici: Fabrizio Bocchino, Maria Mussini, Monica Casaletto, Elena Fattori, Lorenzo Battista.
«L’unica persona che può decidere quale strumento informatico usare è Casaleggio, che in assemblea con noi si è confrontato solo per dire che sarebbe andato via se sostenevamo un governo con il Pd», si legge in un’e mail.
E un’altra: «Gli attivisti certificati sono 70mila, quindi meno dell’1 per cento di coloro che hanno scelto di mettere il loro futuro nelle nostre mani. Statisticamente insignificante a convogliare le richieste di coloro di cui noi dovremmo essere la voce».
Molti parlamentari contestano proprio l’individuazione della “base” in nomi che sono conosciuti solo dalla Casaleggio Associati: «Per quello che siamo dovremmo muoverci in una situazione di trasparenza assoluta. Dovremmo sapere con precisione quanti e chi sono gli iscritti, nessuno di noi vuole far parte di una società segreta».
E ancora: «Io continuerò a chiedere un incontro con Casaleggio, voglio capire da lui perchè non va bene la piattaforma di Barillari (candidato alla Regione Lazio, ndr)in sperimentazione all’europarlamento. Però vorrei rispostereali e un reale confronto, non un passaparola tra generali e caporali tremebondi».
Era già successo un paio di settimane fa, quando dopo il divieto di streaming imposto dallo staff al gruppo del Senato per una riunione, contro Claudio Messora (di cui alcuni vogliono le dimissioni) si erano scatenati a chiedere: «Come fai a parlare di giurisdizione? Noi saremmo sotto la giurisdizione di qualcuno? Quando è stato deciso?». E quando un gruppo, capitanato da Laura Bignami e Luis Orellana, era andato a fare queste rimostranze a Grillo, alla fine della sua giornata al Senato, e si era sentito rispondere: «Non sono venuto qui per farmi processare».
Sono dodici quelli che hanno deciso di star buoni fino al V Day del 1° dicembre, ma di chiedere spiegazioni a voce alta subito dopo.
Francesco Campanella non ha partecipato alle liti via mail, ma non teme di dire che così non va: «Grillo e Casaleggio hanno disatteso la promessa di democrazia dal basso su cui si fonda il Movimento».
Annalisa Cuzzocrea
(da “La Repubblica“)
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Novembre 18th, 2013 Riccardo Fucile
IL SINDACO DI FIRENZE L’AVEVA ACCUSATO DI AVER DISTRUTTO LA SINISTRA E DI NON AVER MAI VINTO LE ELEZIONI…”NON SA NEANCHE CHE LE ABBIAMO VINTE DUE VOLTE”
Massimo D’Alema non le manda a dire e risponde a Matteo Renzi che l’aveva accusato di aver distrutto la sinistra e di non aver mai vinto le elezioni.
Oltre a sottolineare che l’ex premier non aveva mai perso un congresso. “Renzi è superficiale e ignorante – afferma il lider maximo -. Noi abbiamo vinto due volte le elezioni e abbiamo portato per la prima volta la sinistra al governo del Paese”.
D’Alema accusa il sindaco di Firenze di non avere le idee chiare sulla guida del partito.
E attacca: “Renzi non può fare il gianburrasca: ha avuto il sostegno di De Luca, Bassolino, Veltroni, Fassino e Franceschini. Alcuni per convinzioni altri per opportunità . Sono curioso di vedere quali prezzi dovrà pagare a questo establishment. Inoltre l’ex rottamatore, continua D’Alema, “ha un grande sostegno da parte dei media e di vari poteri, da Carlo De Benedetti a Flavio Briatore”.
Sulla campagna elettorale di Renzi, l’ex premier spiega: “Trovo nella sua propaganda degli echi tardoblairisti che andavano di moda negli anni 90. La sua impostazione politico culturale è molto vecchia”.
E aggiunge: “C’è una larga parte di iscritti al Pd che pensa che possiamo diventare la peggiore Dc”.
Sull’andamento del congresso del Pd, D’Alema dice: “Non vedo questo sfondamento di Renzi, non raggiunge la maggioranza assoluta del voto degli iscritti: Cuperlo non è molto lontano da lui. Nelle grandi città vince proprio Cuperlo. Il congresso non è ancora finito e combatteremo palmo a palmo sul territorio fino all’8 dicembre”.
(da “Huffingtonpost”)
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Novembre 18th, 2013 Riccardo Fucile
I ROTTAMATORI DEL PD E GLI SFASCIACARROZZE GRILLINI ORA DOVRANNO CERCARE UN ALTRO PRETESTO PER FAR CADERE IL GOVERNO
La Cancellieri non è indagata. ![](https://scontent-b-mxp.xx.fbcdn.net/hphotos-ash4/1463163_10201524861536020_2057201713_n.jpg)
Gli atti vanno a Roma, ma con un modello 45, che vuol dire senza iscrizioni di reato.
E’ questo l’esito del vertice durato un’ora negli uffici della Procura torinese sul caso Fonsai.
Con il procuratore capo Giancarlo Caselli hanno preso parte i pm titolari dell’inchiesta Marco Gianoglio e Vittorio Nessi
I magistrati dovevano valutare l’esistenza di eventuali reati e quindi decidere se iscrivere o meno il ministro nel registro degli indagati qualora ravvisassero una condotta penalmente rilevante di Cancellieri, che fu sentita il 22 agosto scorso dai pm torinesi, nell’ambito dell’inchiesta sul maxi buco della compagnia assicurativa Fondiaria Sai.
La Procura nei giorni scorsi aveva escluso nettamente una condotta penalmente rilevante del ministro, riguardo al suo interessamento alle condizioni di salute di Giulia Ligresti, molto provata dalla sua detenzione nel carcere di Vercelli.
Da ambienti della procura si parla di un incontro di normale amministrazione su un caso delicato.
La ‘partita’ si giocava su tre parole: “Gli ho risposto”.
Questo il Guardasigilli fece mettere a verbale il 22 agosto quando venne interrogata dal procuratore aggiunto Vittorio Nessi.
Se intendeva dire “gli ho mandato un sms” (ad Antonino Ligresti) allora la risposta non è esatta e, in teoria, potrebbe esserci un’ipotesi di false dichiarazioni al pm.
Se invece il senso era “gli ho fatto una telefonata”, allora la risposta è corretta.
Tanto rumore per nulla, insomma: ma a qualcuno serviva tanto clamore per “coprire” altri problemi…
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Novembre 18th, 2013 Riccardo Fucile
TELEFONATE AI MINISTRI: LA SCISSIONE E’ UN’OPPORTUNITA’… ARRIVATI I DOCUMENTI DAGLI USA CHE DOVREBBERO “RIBALTARE” LA CONDANNA
Il grande show è pronto, il Cavaliere alzerà il sipario questa settimana.
Sono arrivate ad Arcore le famose “carte” su Frank Agrama e Berlusconi ha fretta di mostrarle, allestendo uno spettacolo in pompa magna, con servizi televisivi e campane a martello, prima del voto sulla decadenza fissato il 27 novembre.
Oggi stesso ne parlerà con i direttori della comunicazione Mediaset, attesi a pranzo. Difficile dire se si tratti della sentenza svizzera cui accennò per primo il settimanale d’area “Tempi” il 2 settembre oppure, come si vocifera nella cerchia stretta di Berlusconi, di documentazione fiscale arrivata dall’America riguardo il contratto tra la Paramount e Agrama: il Cavaliere, che i suoi consiglieri hanno soprannominato “la rana dalla bocca larga”, stavolta ha discusso del dossier soltanto con i suoi avvocati, mantenendo per una volta il riserbo più totale.
Lo descrivono comunque «eccitatissimo », convinto di poter non solo ribaltare il processo, ma anche influire sulla decadenza da senatore ottenendo almeno un rinvio del voto.
Anche la costruzione della nuova creatura procede spedita.
Ma i falchi che hanno vinto la partita del Consiglio nazionale, ottenendo la cacciata degli alfaniani, potrebbero presto ritrovarsi a stringere una manciata di sabbia. Berlusconi infatti è sempre più convinto di doversi affidare a «facce nuove» e non intende riempire i suoi “Club Forza Silvio” con la vecchia nomenklatura del Pdl.
Per questo il casting procede spedito, tanto che oggi i cancelli di villa San Martino si apriranno per un centinaio di giovani dei circoli di Marcello Dell’Utri.
A capo della struttura organizzativa Berlusconi intende chiamare Marcello Fiori, l’ex braccio destro di Guido Bertolaso alla Protezione civile.
Mentre il coordinatore della nuova Forza Italia – altra delusione per i lealisti – non sarà un politico ma un alto manager della galassia Mediaset-Publitalia.
Non Adriano Galliani, come pure era filtrato.
All’aministratore delegato del Milan, in rotta con Barbara Berlusconi, il Cavaliere ha soltanto prospettato di occuparsi del settore sportivo del partito, in attesa di una candidatura in Parlamento.
Non ha comunque tutti i torti Renzi quando suggerisce l’immagine di una coalizione “selfservice” per descrivere quello che avrebbe in mente Berlusconi.
Il leader forzista, lungi dall’alzare ponti levatoi, ieri ha infatti continuato tranquillamente a fare e ricevere telefonate dai ministri scissionisti, Alfano compreso. A uno di questi ha detto di considerare addirittura «un’opportunità » il fatto di poter contare su due partiti, uno al governo e uno all’opposizione.
Ma questo scambio di amorosi sensi con i «traditori» non è sfuggito ai falchi, che ora reclamano il mantenimento degli impegni, primo fra tutti il passaggio immediato all’opposizione. E in questo senso si stanno attivando, con una grande manifestazione contro il Pd e i magistrati organizzata a Roma il giorno della decadenza.
Il piano studiato da Verdini resta quello di provocare una crisi di governo immediata, contando sull’ingorgo micidiale creato dalla legge di stabilità , dalle fibrillazioni legate al caso Cancellieri e dalla decadenza. Il tempo stringe e andare alle elezioni a febbraio costituisce l’ultima occasione per avere Berlusconi in campagna elettorale: a marzo-aprile scatteranno infatti gli obblighi legati all’affidamento ai servizi sociali. E il Cavaliere non potrà certo girare l’Italia a far comizi.
Nel campo degli “avversari”, dei «cugini» del nuovo centrodestra, fervono intanto i lavori per mettere in piedi un minimo di struttura.
Le adesioni sono molte, soprattutto a livello di amministratori e consiglieri regionali. «Tutti i quadri del Pdl si stanno riposizionando – racconta il senatore Paolo Naccarato – perchè sul territorio sono sempre stati marginalizzati, sottoposti a un’oligarchia imposta dall’alto. Per la prima volta c’è l’emozione di entrare in un partito in cui si viene ascoltati». Dalle regioni Piemonte, Lombardia e Veneto la risposta è forte, secondo Formigoni con i “Clarissi” ci sarebbe circa la metà dei consiglieri regionali.
Anche il Lazio e la Sicilia sono punti di forza degli alfaniani, mentre Campania e Puglia sono a maggioranza lealista. «Come al solito – si compiace Fabrizio Cicchitto – Verdini ha sbagliato i conti».
Se la classe politica e gli eletti sembrano dividersi tra lealisti e alfaniani, l’incognita vera restano i voti degli elettori. La prima prova saranno le Europee di maggio, dove gli Ncd intendono presentarsi da soli: «E sei parlamentari europei, eletti con le loro preferenze – fa notare Cicchitto – stanno già con noi».
Oggi Alfano si riunirà con i ministri e il gruppo dirigente Ncd per i primi provvedimenti. Ci sono da organizzare i gruppi, il territorio, il fund-raising. Ma soprattutto preparare l’appuntamento con la convention del 30 novembre per consacrare la leadership di Alfano. Il modello da copiare c’è già : la Leopolda di Renzi.
Francesco Bei
(da “La Repubblica”)
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Novembre 18th, 2013 Riccardo Fucile
SI CHIUDE L’INCHIESTA SUGLI SCONTRINI DELLE SPESE PAZZE
Anche il presidente della Regione Piemonte Roberto Cota e il presidente del consiglio regionale
Valerio Cattaneo sono tra i 40 politici che devono aspettarsi di ricevere, alla fine della settimana, l’avviso di conclusione indagini per le spese “pazze” considerate illegittime a giudizio dalla procura.
Cene al ristorante, viaggi, hotel, borse griffate, lingerie, tv, tagliaerba ed elettrodomestici: scoperchiato il pentolone dei rimborsi regionali, era emerso un po’ di tutto, persino calze e mutande, il solarium e la colf, inserite in note spesa a fine mese dai vari consiglieri regionali.
Il governatore, in particolare, è stato indagato per peculato a causa di cene e pranzi la cui finalità istituzionale non ha convinto la procura: nel mirino sarebbero finiti scontrini per oltre 20mila euro (circa 500 al mese).
L’inchiesta della Procura di Torino partita nel 2012 che aveva inizialmente portato a iscrivere nel registro degli indagati con l’accusa di peculato ben 56 consiglieri piemontesi su 60 per scontrini folli da 1 milione e 850 mila euro, è infatti ormai formalmente conclusa: dopo aver vagliato migliaia di note spese, aver controllato le giustificazioni fornite o le memorie depositate, il cerchio ora si stringe su coloro che hanno speso in maniera ingiustificata – o ingiustificabile – quasi due milioni di euro di denaro pubblico utilizzati invece per scopi personali.
Sarebbero circa una quarantina, ovvero i due terzi dei consiglieri, coloro che dovrebbero ricevere il famoso “415 bis”, l’atto con cui si avvisa l’indagato che le indagini sono ormai concluse e per i quali la procura si appresta a chiedere il rinvio a giudizio.
È insomma l’ultima possibilità , anche per i vertici del governo piemontese, per offrire spiegazioni nel dettaglio sull’uso del denaro pubblico prima di finire a processo: spiegazioni però che devono andare ben al di là delle mere indicazioni «spese di rappresentanza» o «finalità istituzionale» che tanto sono state utilizzate durante i precedenti interrogatori e che poco hanno soddisfatto i pm Enrica Gabetta e Giancarlo Avenati Bassi, coordinati dall’aggiunto Andrea Beconi.
Dai controlli svolti “a campione” sulle cene al ristorante o i regali rimborsati, sarebbero anche emerse alcune bugie raccontate per coprire invano le proprie spese: le verifiche dei tabulati telefonici avrebbero ufficialmente smentito una decina di consiglieri.
Oltre a Cota e a Cattaneo, dovrebbe dunque, secondo indiscrezioni giunte da ambienti vicini alla procura, restare sotto inchiesta quasi tutta la maggioranza.
Tutti, o quasi, cioè, i componenti del Pdl, e tutti i consiglieri della Lega.
Coloro che, insomma, dovevano già rispondere delle cifre più alte: da giugno 2010 a dicembre 2012, i 22 consiglieri del Pdl avevano ad esempio accumulato, secondo l’accusa, 760 mila euro di rimborsi.
I consiglieri della Lega avevano totalizzato spese per 280 mila euro e 500. Il moderato Dell’Utri aveva avuto la contestazione più alta: 210 mila euro da solo.
Molto si deduce anche dalle scelte difensive fatte nei mesi scorsi.
La linea dura di quasi tutto il centrodestra di non presentarsi agli interrogatori, portata avanti in prima linea dall’avvocato di Cota e della Lega, Domenico Aiello, non sembra al momento aver premiato i suoi assistiti.
Vero è che sia Cota che Cattaneo erano comparsi in procura per rispondere ai pm. Ma le giustificazioni fornite non erano fin da subito apparse esaurienti. In questi mesi di indagini, in ogni caso, c’è anche qualcuno che è riuscito a salvarsi, fornendo spiegazioni credibili.
Si dovrebbe infatti “salvare” quasi tutto il Pd (a cui erano contestati meno di 50 mila euro), e i due componenti dei 5 Stelle: Davide Bono e l’ormai ex grillino Fabrizio Biolè.
Sarah Martinenghi
(da “La Repubblica“)
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Novembre 18th, 2013 Riccardo Fucile
IL SEGRETARIO COSTA LASCIA IL CAVALIERE E SEGUE IL VICEPREMIER
Berlusconiani e governativi.
Se la partecipazione al Consiglio nazionale di questa mattina è il parametro di riferimento per capire la nuova geografia piemontese dopo la deflagrazione del Pdl, i falchi superano le colombe.
Almeno in questa fase in cui non si possono ancora immaginare gli effetti della decadenza del Cavaliere.
Erano 38 i piemontesi volati dal Piemonte per seguire da vicino le mosse e le parole di Berlusconi. Un’ampia maggioranza, rispetto ai 51 del Piemonte che avevano accesso al Consiglio nazionale per diritto: consiglieri regionali, parlamentari, coordinatori provinciali, presidenti di provincia e rappresentanti delle “grandi città “.
Nel pomeriggio invece, alla chiamata alle armi di Angelino Alfano, oltre ad Enrico Costa che punta a diventare il capogruppo alla Camera del futuro gruppo del Nuovo Centro Democratico, c’era anche Enzo Ghigo, del quale sono note da tempo le posizioni favorevoli al vicepremier del governo Letta.
Altri erano a casa a seguire in diretta i due eventi, ancora indecisi o comunque non abbastanza coinvolti da prendere un aereo per fari etichettare su un fronte o sull’altro.
Gilberto Pichetto, il potente assessore al bilancio del Piemonte, è fra i falchi e ieri mattina ha contato le presenze, piuttosto soddisfatto del risultato: “Siamo in 38. Biella è tutta con Berlusconi, così Vercelli, Novara e Alessandria. Anche Asti è fra i comuni a prevalenza berlusconiana – dice – anche se bisognerà poi fare i conti tenendo conto anche delle posizioni dei consiglieri comunali”. Accanto a Pichetto anche due altri assessori della giunta Cota: Ugo Cavallera, titolare della sanità e un passato assai democristiano, e Alberto Cirio di istruzione e turismo. Assenti invece Michele Coppola e Claudia Porchietto, più vicini in questa fase alle posizioni di Alfano
Fra i consiglieri, anche una moderata come Carla Spagnuolo è partita per Roma come supporter di Berlusconi.
E pure Cristiano Bussola, vicino ad Enzo Ghigo, era del gruppo.
Più ovvia la presenza di Lorenzo Leardi e Michele Formagnana. Scontata la fedeltà al Cavaliere dei parlamentari Manuela Repetti, Maria Rizzotti e Lucio Malan. Andrea Tronzano, capogruppo comunale, era della partita.
In questa situazione ancora fluida, non è facile per il momento capire quali scenari si apriranno a Palazzo Lascaris, dove la nascita del nuovo gruppo di “innovatori”, come preferiscono essere chiamati porterebbe ad avere quattro gruppi che fanno riferimento al vecchio Pdl: oltre a Progett’Azione e Fratelli d’Italia, il ritorno di Forza Italia e il Nuovo Centro Democratico.
Ai quali si aggiunge Valerio Cattaneo del gruppo Misto.
L’ex-coordinatore Enzo Ghigo ritiene che per il momento non sia necessario arrivare ad una spaccatura formalizzata in Consiglio regionale; altri invece pensano che l’ulteriore divisione potrebbe essere imminente, addirittura nel corso della settimana. Se così fosse, al momento nel nuovo gruppo dei governativi, sarebbero soltanto quattro: Giampiero Leo, senza dubbio, Angelino Mastrullo, Rosanna Costa e molto probabilmente Daniele Cantore.
In Forza Italia invece entrerebbero l’attuale capogruppo Luca Pedrale, Cristiano Bussola, Alberto Cortopassi, Lorenzo Leardi, Carla Spagnuolo, Michele Formagnana. Prevedibile tuttavia che le storie e le scelte personali possano portare presto a qualche spostamento. Possibile quello di Valerio Cattaneo, da sempre un moderato, che in un primo tempo era entrato nel gruppo dei Fratelli d’Italia – più per il legame con Guido Crosetto che per convinzione politica – e poi aveva optato per il Gruppo Misto essendo il presidente del Consiglio.
Ora potrebbe guardare con interesse al nuovo gruppo di governativi. Una tentazione potrebbe averla anche Roberto Tentoni, con una fuoriuscita da Progett’Azione. In questo caso, fra i due schieramenti nemici, sarebbe parità .
Sara Strippoli
(da “La Repubblica“)
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Novembre 18th, 2013 Riccardo Fucile
L’ONDA LUNGA DELLA DIVISIONE DEL CENTRODESTRA DIVIDE LA REGIONE
Falchi e colombe, ecco i plotoni di forzisti e fuoriusciti capeggiati da Miccichè e Alfano: i primi fedeli
al Cavaliere, gli altri confluiti nell’Ncd.
Sui social network parte la sfida dei messaggi al vetriolo. Miccichè: “Ncd è la sigla di una malattia, Alfano lo sa?”. Castiglione: “Chiarezza sul programma, siamo disponibili al dialogo”
Le “colombe” siciliane del Pdl si contano e aprono al governo di Rosario Crocetta: “Dal governatore vogliamo chiarezza sul programma, vogliamo vedere atti concreti: dopodichè saremo disponibili al confronto e al dialogo, al di là delle diatribe politiche. Sicuramente non chiediamo poltrone nè di partecipare al governo”, annuncia Giuseppe Castiglione, deputato nazionale e coordinatore del Nuovo centro destra in rotta con la neo Forza Italia.
Quattro le priorità da mettere in agenda entro il 31 dicembre: bilancio e legge di stabilità , stabilizzazione dei precari, riforma istituzionale delle Province e servizi pubblici locali. Già la prossima settimana nasceranno gruppi diversi all’Ars, poi sarà la volta dei consigli comunali.
A meno di 12 ore dalla rottura sancita ieri sera da Angelino Alfano, i senatori e i deputati siciliani eletti in Parlamento e nello scacchiere regionale si definiscono gli schieramenti.
Da un lato ci sono le “colombe” di Alfano che daranno vita a nuovi gruppi parlamentari, dall’altro la nuova Forza Italia che in Sicilia trova il suo alfiere in Gianfranco Miccichè.
La maggioranza dei pidiellini siciliani si schiera coi filogovernativi. “Tutti noi insieme al ministro Alfano, abbiamo tentato sino alle fine di mantenere il nostro partito coeso e forte. Ritengo che i veri eredi degli ideali e dei valori di Forza Italia siamo noi, non avezzi ad estremismi e soprattutto saldi con la mente, il cuore ed entrambi i piedi nel centrodestra”, scrive su Facebook il parlamentare e coordinatore siciliano del Pdl Dore Misuraca.
Una sorta di chiamata alle armi, dopo che nei giorni scorsi a muoversi è stato Gianfranco Miccichè, pronto a riprendersi la leadership nell’Isola, soffiatagli anni fa da Angelino Alfano.
Ma quale sarà la nuova geografia dell’Ars dopo la scissione?
Ancora le trattative sono in corso, quel che è certo è che alcuni hanno già scelto da che parte stare. Tra gli alfaniani ci sono il capogruppo Antonino D’Asero, Vincenzo Fontana, Francesco Cascio, Pietro Alongi, Nino Germanà e Vincenzo Vinciullo.
Dalla parte opposta, i cosiddetti “falchi” che daranno origine alla nuova Forza Italia, sono confluiti l’ex An Marco Falcone, Salvo Pogliese, Giorgio Assenza e Giuseppe Milazzo.
Alla nuova Forza Italia guardano con interesse anche i deputati regionali del Pid di Saverio Romano.
Sul fronte nazionale i parlamentari siciliani si spaccano così.
Tra le “colombe” del Nuovo centro destra ci sono, al Senato, Renato Schifani, Simona Vicari, Giuseppe Marinello, Salvatore Torrisi, Pippo Pagano, Marcello Gualdani, Carmine Mancuso e Antonino D’Alì, mentre alla Camera gli alfaniani sono Giuseppe Castiglione, Dore Misuraca, Enzo Garofalo, Antonino Minardo, Alessandro Pagano e Antonino Bosco.
Dall’altro lato della “barricata”, tra i “falchi” della Nuova Forza Italia, ci sono al Senato i miccicheiani Giovanni Mauro e Mario Ferrara, Giuseppe Ruvolo e Francesco Scoma, mentre per la Camera Stefania Prestigiacomo, Antonio Martino e l’ex An Basilio Catanoso.
(da “La Repubblica“)
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Novembre 18th, 2013 Riccardo Fucile
LA GEOGRAFIA DEL DAY AFTER: IN COMUNE VINCONO GLI SCISSIONISTI, IN REGIONE SILVIO
È vero che ancora è un po’ prestino, che l’accelerazione è stata fin troppo repentina e le periferie – rispetto al partito centrale – ci mettono sempre più tempo ad adattarsi alle novità (specie quando sono belle grosse come questa), però le truppe hanno già cominciato a muoversi, spesso al seguito dei capibastone nazionali, e le scelte verranno tutte formalizzate in settimana.
Quando, sia in assemblea capitolina, sia in consiglio regionale, il gruppo del Pdl sarà convocato per sancirne lo scioglimento e decretare la contestuale nascita di gruppi separati.
In casa, però, che Berlusconi è stato chiaro: faranno tutti parte della stessa coalizione.
E così ecco che a Palazzo Senatorio i seguaci del senatore Andrea Augello e del deputato Gianni Sammarco dovrebbero aderire al Ncd di Alfano: lo farà certamente la capogruppo Sveva Belviso, ex aennina e augelliana di ferro, insieme alla collega Lavinia Mennuni; sono pronti pure Marco Pomarici e Roberto Cantiani, entrambi vicini al già azzurrissimo Sammarco; mentre è ancora indeciso il vicecapogruppo Giordano Tredicine, parecchio attratto dalla sirena berlusconiana.
La quale ha invece già richiamato a sè l’ex assessore al Commercio Davide Bordoni e Giovanni Quarzo, consigliere vicino all’ex capogruppo capitolino Luca Gramazio, entrambi entuasiasti della resurrezione forzaitalica.
Eh sì, perchè il giovane Gramazio, ora capogruppo in Regione, smentendo ogni pronostico e pure gli ideali da “duro e puro”, ha deciso di buttarsi nelle braccia neo-centriste del Cavaliere, trascinando con sè la maggioranza dei pidiellini alla Pisana. Nella pattuglia dei lealisti figurano infatti Giuseppe Simeone da Latina, al seguito del discusso senatore Claudio Fazzone; Adriano Palozzi, aficionado dell’ex governatrice Renata Polverini; il già assessore capitolino ai Trasporti Antonello Aurigemma e Mario Abbruzzese, entrambi vicini ad Antonio Tajani. Mentre le colombe alfaniane non saranno più quattro: gli ex assessori regionali Giuseppe Cangemi (con Sammarco) e Pietro Di Paolo (con la moglie deputata Barbara Saltamartini), i due augelliani Fabio De Lillo e Daniele Sabatini.
Una mappa che tuttavia potrebbe subire delle modifiche. “Prima di fare una scelta definitiva voglio capire bene che succede “, sussurra più d’uno fra quelli arruolati (per inerzia) da Berlusconi. “Non voglio certo fare la fine di Alemanno, che ha avuto fretta di uscire e ora si sta mangiando le mani”.
(da “La Repubblica“)
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