Novembre 19th, 2013 Riccardo Fucile
IL SUO LIBRO-TESTAMENTO: UNA STORIA D’AMORE D’ALTRI TEMPI, UNA FAMIGLIA CHE DIVENTA NUMEROSA, LA DIGNITA’, IL CORAGGIO, LA COERENZA, L’ORGOGLIO
Una storia d’amore d’altri tempi, una famiglia che diventa numerosa, una felicità coltivata fino a
quando un’auto imbottita di tritolo riduce tutto a brandelli.
Racconti in bianco e nero che diventano a colori, particolari inediti e aspre considerazioni personali della donna che più di ogni altra è stata vittima collaterale della strage di via d’Amelio.
È questo il testamento di Agnese Piraino Leto, vedova del giudice Paolo Borsellino, scomparsa il 5 maggio scorso, ventuno anni dopo l’attentato che fece strage del marito e degli uomini della scorta.
Consapevole dell’incalzante malattia da cui era affetta, la signora Agnese ha voluto lasciare una traccia, da lei stessa definita come un regalo alla famiglia: “Ti racconterò tutte le storie che potrò” (edizioni Feltrinelli, pagg. 224, 18 euro) è il prodotto dei ricordi che la signora Agnese affida al giornalista Salvo Palazzolo, durante alcuni incontri nella scorsa primavera.
Il titolo prende spunto da una frase utilizzata da Borsellino per spiegare alla moglie l’origine del loro legame.
“Alle feste — racconta la signora Agnese — guardavamo gli altri ballare. Lui rideva come un matto, io protestavo.
«Agnese, ma tu perchè stai con me? Io non ti do niente di tutto questo. Non sono il tipo di marito che torna a casa sempre allo stesso orario, si mette le pantofole, si siede davanti al telegiornale e poi nel pomeriggio porta la moglie in giro per una passeggiata. Lo sai perchè stai con me? Perchè io ti racconto la lieta novella».
La prima volta che me lo disse, rimasi spiazzata. Mi misi a piangere.
«Io ti sollecito, ti stuzzico, ti racconto la lieta novella che sta dentro tante storie di ogni giorno. Ti racconterò tutte le storie che potrò. Così il nostro sarà un romanzo che non finirà mai, sino a quando io vivrò. La lieta novella manterrà sempre fresco il nostro amore. Perchè l’amore ha bisogno di mantenersi fresco».
Lungo tutti i capitoli, che iniziano con il primo incontro dei coniugi Borsellino nello studio di un notaio amico comune, la signora Agnese snocciola ricordi del passato, mette a nudo un’immagine intima del magistrato, ironico e dissacrante con amici e familiari, si rivolge direttamente al suo Paolo, ma cita anche le migliaia di persone che da tutta Italia la hanno sostenuta negli ultimi anni.
Non mancano anche particolari inediti sui giorni successivi alla strage del 19 luglio 1992, chiaramente il periodo più doloroso della sua esistenza.
“In quei giorni — dice sempre la signora Agnese nel libro — ero contesa da prefetti, generali e alti esponenti delle istituzioni. Mi invitavano e mi sussurravano tante domande. Su Paolo, sulle sue indagini, su ciò che aveva fatto dopo la morte di Giovanni Falcone, sulle persone di cui si fidava. Mi sussurravano domande dentro quei saloni bellissimi pieni di gente importante. E mentre mi chiedevano mi sembrava come se mi stessero osservando, anche se facevano altro: mangiavano una tartina, sorseggiavano un prosecco, ascoltavano il discorso dell’autorità di turno, o magari danzavano. Ora so. Ora so perchè mi facevano tutte quelle domande. Volevano capire se io sapevo, se mi aveva confidato qualcosa nei giorni che precedettero la sua morte. E allora tante parole di mio marito mi sono apparse chiare, chiarissime”.
Anni dopo a cercare di mettersi in contatto con la signora Agnese, c’è anche l’ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga, autore poco prima di morire di una breve e inquietante telefonata in casa Borsellino.
“Mi disse — racconta — Via d’Amelio è stata da colpo di Stato. E mise giù il telefono. Un mese dopo, Cossiga morì. Cosa volesse dirmi esattamente con quelle parole non lo so. Però, la voce di Cossiga non la dimenticherò mai. Evidentemente, voleva togliersi un peso”.
Per anni i familiari del giudice palermitano hanno vissuto cercando di evitare l’eccessiva esposizione mediatica.
Negli ultimi tempi però la signora Borsellino non ha rinunciato a spendersi in appelli pubblici per tutelare i magistrati della procura di Palermo, come Nino Di Matteo, destinatario di inquietanti lettere anonime negli ultimi mesi, e poi messo sotto inchiesta dal Csm.
E proprio mentre a Caltanissetta è in corso il processo per individuare i depistaggi che inquinarono la prima indagine sull’assassinio di Borsellino, Agnese Piraino Leto decide di affidare alle pagine del suo libro una richiesta di verità sulle stragi che nel biennio 1992-93 insanguinarono l’Italia.
“Innanzitutto — spiega la vedova di Borsellino — bisognerebbe aprire gli archivi di Stato. E guardarci dentro. Perchè, purtroppo, tante verità sono ancora dentro i palazzi delle istituzioni. La verità bisognerebbe chiederla a tanti uomini delle istituzioni, che sanno, ma non parlano: a loro non voglio rivolgere un appello. Sarebbe tempo perso. Perchè loro sono degli irriducibili. Questi uomini si devono mettere solo alla berlina, si devono sbeffeggiare, come avrebbe fatto oggi Paolo Borsellino”.
Giuseppe Pipitone
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Novembre 19th, 2013 Riccardo Fucile
SU FACEBOOK I PARLAMENTARI OGGETTO DI PESANTI CRITICHE: E FINISCE IN RISSA
Sette Novembre, San Prosdocimo. Nel ventre sterminato della divina rete, fa la sua apparizione una nuova decisiva pagina Facebook, battezzata: «Cittadini del M5S Attenti alle Spese dei Propri Parlamentari».
Nasce ufficialmente il Comitato di Salute pubblica 2.0. Giacobinismo morbido da terzo millennio.
La democrazia orizzontale, dopo l’ingresso nella Bastiglia parlamentare, accende il suo faro sulle spese dei cittadini-rappresentanti. «Mostrateci i conti. Mica ruberemo anche noi?»
Come cani da caccia che inseguono il richiamo di un nido di pernici, i guardiani della morale setacciano gli scontrini, confrontano le note spese, gli affitti, le ricevute dei ristoranti, dei bar, dei pub, dei taxi e dei bed & breakfast.
E con la solerzia certosina di chi combatte per una giusta causa, inchiodano gli onorevoli-dipendenti alle proprie responsabilità .
«Se trovate discrepanze o spese che non sembrano ragionevoli, chiedete numi all’interessato. Il vostro commento sarà visibile a tutti e non potrà essere cancellato». Rimarrà lì per sempre. Nell’armonica e soffocante neutralità del web.
La prima classifica-gogna, elaborata dal cittadino Carlos Antonio Bustamante Bozzi (nome incidentalmente perfetto per un inquisitore spagnolo), mette in fila i cattivi in questo ordine: prima Federica Dieni (rea di avere rendicontato spese tra marzo, aprile e maggio pari a 24.500 euro), secondo Alessio Tacconi (22.450), terza Marta Grande (22.100), quarto Ivan Catalano (19.300).
Avete le tasche bucate o siete furbetti del parlamentino?
E qui si apre un nuovo esplosivo capitolo nella complessa storia del Movimento.
Federica Dieni che ha giustificato ogni euro davanti al gruppo alla Camera cancella i commenti. La rete non la perdona. «Quello che hai speso è eccessivo e non in linea con gli standard degli altri. Spiegati per favore». Sembra la voce di Hal 9000.
Anche Tommaso Currò viene sottoposto al bombardamento. «Ma è vero che spendi ottanta euro per un pasto?».
Lui risponde male «Deficienti» però risponde. «La mia media è di trenta euro al giorno». Sa che la rabbia non ha giustificazioni, ma questa consapevolezza non lo tranquillizza, anzi, lo irrita ancora di più.
«Non dovevo scrivere deficienti. Ho sbagliato. Quando l’ho fatto ero molto giù. Pensavo di lasciare il Movimento. Ero stremato dalla fatica. Però resisto. Sono ancora qui. Mi impegno allo spasimo. E di certo non rubo».
Certo, rubare non ruba, ma i caffè li paga un euro o ottanta centesimi? E la pizza è margherita?
Il guardiano della morale Luca Granelli, con la sicurezza di uno che ha vissuto un’altra vita prima che esistessero la parola e il dubbio, se la prende con Marta Grande per i dodicimila euro spesi in alloggio in due mesi. Lei lo ignora. Lui la lapida.
«La signora ladra ha fatto piazza pulita dei nostri commenti».
Allora lei risponde. «Ho fatto una fideiussione. Non sono soldi spesi, ma congelati». Basta? Non basta mai.
Giacomo Anelli mette nel mirino i calabresi: «Oltre a Barbanti e Dieni controllate anche Molinari, che paga la Cassa Avvocati con la diaria».
Come la prende il senatore-cittadino Francesco Molinari? Così: «Questa storia è una porcheria. Io, come gli altri, ho rinunciato al trattamento di fine mandato, ma non essendo un lavoratore dipendente non ho qualcuno che paga i contributi per me. Dunque ovviamente pago la Cassa con i miei soldi. Nel frattempo, rischiando di perdere i clienti di vent’anni, ho smesso di esercitare proprio per non avere conflitti d’interesse. Ma ormai qui è un po’ come il terrore durante la rivoluzione francese. E il peggio deve ancora venire».
O anche, come disse Lazare Carnot a Louis Saint Just e a Maximilien Robespierre: «Voi siete dei dittatori ridicoli».
È il caos o il Nuovo Mondo di Gaia?
Andra Malaguti
(da “La Stampa“)
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Novembre 19th, 2013 Riccardo Fucile
LE REGIONI SENZA SOLDI POSSONO ATTINGERE A QUEI FONDI PER ALTRE SPESE
Per i malati gravissimi, come quelli affetti da Sla, il governo Letta ha stanziato 250 milioni di
euro. Anzi no: per i malati gravissimi il governo Letta ha stanziato zero euro. Entrambe le affermazioni sono vere, ma i malati che hanno bisogno di assistenza ventiquattro ore su ventiquattro sono preoccupati dall’incertezza: le risorse per il Fondo per la non autosufficienza esistono soltanto sulla carta.
Nella legge di stabilità in discussione al Senato, l’articolo 7 comma 3 autorizza la spesa di 250 milioni di euro per il 2014 per gli interventi “di pertinenza” del fondo per le non autosufficienze.
Ma quando si guarda all’impatto sul fabbisogno (cioè quanti soldi devono uscire dalle casse del Tesoro) e a quello sull’indebitamento netto (cioè sul deficit), il numero che si legge nelle tabelle è zero.
Com’è possibile?
Il Fondo non esiste come entità autonoma, le risorse per i malati più gravi sono parte dei trasferimenti complessivi dal governo centrale alle Regioni. Sarà poi ogni singola Regione a decidere come usarle, sapendo che 250 milioni di euro vanno destinati alle non autosufficiente, suddivisi pro-quota (nel 2013 la Lombardia ha avuto il 15 per cento delle risorse, il Lazio l’8,7, l’Emilia il 7,9).
Problema: i malati di Sla non possono contare su risorse a loro dedicate, ma devono sperare che le Regioni facciano bene i conti e tengano da parte le risorse per loro. Vincolate dal patto di Stabilità , se le Regioni si trovano a spendere più di quanto previsto non possono finanziare l’assistenza andando in deficit.
O tagliano altre voci, oppure niente.
Lo conferma il sottosegretario al Tesoro Pier Paolo Baretta, Pd, che sta seguendo la questione: “Ne abbiamo discusso pochi giorni fa in conferenza Stato-Regioni. Bisogna evitare che le amministrazioni attingano ai fondi per la non autosufficienza e a quelli per i pagamenti dei debiti con le imprese per contribuire al saldo netto da finanziare. Per questo il governo si è impegnato a trovare 800 milioni di coperture alternative”.
Tradotto: se il governo non trova questi 800 milioni, le Regioni potrebbero trovarsi ad attingere ai fondi per i non autosufficienti e per le imprese per pagare tutt’altro.
La situazione è intricata. Baretta sta provando a ripristinare almeno la dotazione di 275 milioni del 2013 e deve quindi trovare 25 milioni in più.
Ma la cifra vera da reperire, per dare garanzie ai malati, è quella di 800 milioni. Altrimenti tutto può succedere, in un quadro finanziario in cui le Regioni contano anche gli spiccioli, dopo anni di tagli.
Le associazioni dei malati apprezzano l’impegno del governo che sta provando anche ad accelerare i tempi far avere ai malati di Sla la pensione di invalidità . E c’è anche l’ipotesi di impostare su base triennale, invece che di anno in anno, il fondo per la non autosufficienza. Ma i soldi, per ora, ci sono soltanto sulla carta.
Il fondo per la non autosufficienza è nato nel 2006 per garantire su tutto il territorio nazionale livelli di assistenza minimi, nell’ambito del federalismo fiscale.
Nel 2011 ha subito un taglio pesantissimo, del 75 per cento, riducendosi a 100 milioni. Non è stato finanziato nel 2012 mentre nel 2013 sono tornate un po’ di risorse, 275 milioni.
La somma di 250 milioni prevista per il 2014, ammesso che finiscano davvero ai malati, “è inadeguata, anche considerando che 100 milioni di questi sono da destinarsi ai malati di Sla”, ha detto la Cgil nell’audizione per la legge di stabilità .
A fine ottobre Raffaele Pennacchio, 55 anni, è morto dopo una manifestazione di protesta sotto il ministero dell’Economia proprio per ottenere un aumento delle risorse per l’assistenza a domicilio.
Per domani è prevista un’altra manifestazione. In attesa che il governo spieghi dove intende trovare le coperture alternative per garantire davvero le cure.
Stefano Feltri
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Novembre 19th, 2013 Riccardo Fucile
LA DENUNCIA DEL GEOLOGO FAUSTO PANI: “L’ACQUA RIESCE SEMPRE A RITROVARE IL SUO VECCHIO PERCORSO, ANCHE SE COPERTO DAL CEMENTO”… A OLBIA IL CENTRO STORICO E’ RIMASTO INTATTO, IN ALTRE ZONE DANNI TERRIBILI
“L’attenzione è sempre per i morti e non per i vivi che anche questa volta non saranno aiutati a gestire il territorio“. Per volontà , disattenzione o semplice speculazione.
Così il geologo Fausto Pani traccia il quadro del disastro causato dal ciclone ‘Cleopatra’. Pani ha collaborato alla redazione del Pai, il Piano d’assetto idrogeologico, e studiato praticamente tutto il territorio isolano.
Dove quasi la totalità dei paesi, l’81 per cento ( ben 306 Comuni) ha un territorio ad alto rischio idrogeologico, come ricordano ciclicamente sia l’Ordine dei geologi sardi, sia la Coldiretti.
“Passata l’emergenza — sostiene Pani — si continuerà a costruire dove non si dovrebbe. E soprattutto a dimenticare che l’acqua riesce sempre a ritrovare il suo vecchio percorso. Anche se coperto dal cemento, come è successo a Olbia. E come è già successo nel 2008 a Capoterra, nel Cagliaritano“.
“Ancora una volta — dice Pani — si ripetono gli stessi errori. A furia di espanderci e ridurre i corsi d’acqua ci si fa del male. E non tutto, purtroppo, è recuperabile. Bisognerebbe abbattere interi quartieri e lottizzazioni. Mentre in Olanda si allargano gli argini per dare respiro, qui si tappa tutto”.
Si riferisce alle zone paludose dell’Oristanese, come a Terralba, dove gli abitanti fino a qualche mese fa addirittura protestavano in nome della “crisi dell’edilizia” contro il Piano stralcio delle acque che definiva ‘altamente pericolosa’ la zona di espansione.
E i fatti lo dimostrano. In duecento ieri hanno dormito fuori casa. E l’alveo di un torrente si è improvvisamente allargato di due metri per parte, portando via tutto quello che ha trovato”.
Il caso da manuale resta comunque quello di Olbia, spiega il geologo: “Il vecchio nucleo, il centro storico, non ha subito i terribili danni delle periferie. Perchè prima si costruiva con cognizione, rispettando anche i piccoli torrenti. Ora non più”.
La parte nord, per esempio: “Le aree pianeggianti sono quelle di pregio, non si riflette più sul fatto che i sedimenti sono stati trasportati proprio da un corso d’acqua, ed ecco le conseguenze”.
Le mappe geologiche e urbanistiche segnalano i punti a rischio e addirittura i livelli di esondazione. Ma poi, appunto, tutto resta nella carta. E forse nemmeno più sulla carta.
Perchè, come segnala lo stesso Pani i tagli colpiscono anche gli studi e addirittura uno strumento ritenuto indispensabile come il Piano d’assetto idrogeologico. “La Regione ha di recente tagliato ben un milione e mezzo di euro tra il silenzio generale”.
L’Isola, da Nord a Sud , è devastata, non solo le città ma pure le campagne.
La Gallura quella più colpita, ma ovunque ci sono frane, smottamenti e paesi isolati.
E se per Olbia le ragioni si trovano nel disordine urbanistico e nell’espansione forzata, per il resto il discorso è diverso.
“Il territorio è dimenticato — spiega Pani — dai privati e dall’amministrazione pubblica”. Manca la manutenzione ordinaria di contadini e pastori, anche per via del continuo spopolamento, e i piccoli comuni hanno difficoltà a gestire i piani di Protezione civile. “Alcuni non hanno nemmeno questo piano, non sanno dove le persone di devono riunire in caso di estrema emergenza, come questa. Da qui il panico”.
E poi, ancora una volta, i difetto di comunicazione secondo il geologo: “Dal 15 ottobre ho visto previsioni catastrofiche, da brivido. Ma l’allerta della Protezione è arrivata solo il 17.
E perchè non si inviano sms per celle? Chi si trova in zona a rischio sa quel che sta per succedere e cosa deve fare”.
Tutto ciò sempre con il senno di poi, mentre si contano ancora i morti, gli sfollati e i danni.
E in queste ore, a Olbia, l’esercito inizia a operare nelle strade diventate paludi di fango.
Monia Melis
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Novembre 19th, 2013 Riccardo Fucile
“OLTRE AI 14 ALLOGGI METTO A DISPOSIZIONE I MAGAZZINI E STO PENSANDO DI REALIZZARE UAN MENSA”… “IL DISASTRO? E’ ANCHE COLPA DELLA BUROCRAZIA…”
Triste, ma pronto a buttarsi nella mischia per dare una mano. Con dei fatti e senza tante
chiacchiere, come dice lui.
È questa la reazione di Flavio Briatore al ciclone che ha devastato la Sardegna.
Il titolare del Billionaire, una delle discoteche più esclusive della Costa Smeralda, ha già messo a disposizione 14 alloggi ad Arzachena per le famiglie che ne avessero bisogno e domani sarà sul posto.
“Voglio vedere con i miei occhi com’è la situazione – spiega – . Stiamo pensando anche di liberare i magazzini del Billionaire se c’è necessità di altri posti. Sto anche valutando con i dipendenti di aprire una mensa per la gente. Molti hanno le case distrutte, le cucine non funzionano”.
Briatore però non nasconde un certo scetticismo, che a tratti si trasforma quasi in rabbia, per la scarsa prevenzione usata contro questi fenomeni naturali che si trasformano troppo spesso in tragedie.
“La maggior parte dei problemi si sono verificati vicino ai letti dei fiumi. Qualcuno ci dovrà spiegare perchè molti cantieri di messa in sicurezza di queste zone sono fermi o bloccati per questioni burocratiche. Qualcuno ci dovrà pur spiegare perchè sono crollati dei ponti. Forse ci sarà qualche indagato, qualche rinvio a giudizio…poi più niente: ma intanto la gente muore”.
Si aspettava una tragedia del genere? È in contatto con qualcuno sull’isola?
Ieri non mi sono reso conto che la situazione fosse così grave. Ho parlato con i miei collaboratori in Sardegna e anche loro non ne avevano percepito la portata. Poi oggi ho visto tutte quelle immagini sui siti web, in tv e su Twitter: è un vero disastro. Domani andrò di persona sul posto per capire cosa possiamo fare. Olbia è sommersa dal fango, pare che ci siano più di tremila sfollati, tra cui anche molti bambini.
Lei si è già attivato per aiutare la popolazione.
Questo è il momento dei fatti, non delle chiacchiere. Abbiamo messo a disposizione un po’ di alloggi del Billionaire e sto valutando se creare una mensa per i prossimi giorni. Noi possiamo dare un contributo, ma devono essere le autorità locali a muoversi. Domani proverò a parlare con il presidente della regione Ugo Cappellacci e vedremo il da farsi.
Molti altri vip affezionati alla Costa Smeralda stanno scrivendo su Twitter per fare sentire la loro vicinanza alla gente e all’isola
Tutte chiacchiere. Ripeto: ora c’è bisogno di fatti. Credo che tutte le persone che come me amano la Sardegna, e ne hanno le possibilità , devono fare qualcosa. Il popolo sardo è un popolo orgoglioso e sono sicuro che reagirà in modo esemplare. Quindi non dobbiamo lasciarlo solo: ognuno dia una mano.
Secondo lei si poteva evitare questa tragedia? C’è stata la giusta prevenzione?
Davanti a queste calamità è difficile dirlo in modo netto. Però è sotto gli occhi di tutti che i problemi si sono verificati vicino ai fiumi. Qualcuno ci spiega perchè? Perchè la burocrazia che sta soffocando questo Paese ha fermato anche i cantieri che dovrebbero mettere in sicurezza il letto dei fiumi? Nessuno ce lo dirà : tutti si indigneranno, ci sarà il gioco delle colpe e non cambierà nulla. E tutto verrà dimenticato come a Genova, a L’Aquila… Purtroppo in Italia ci sarebbe bisogno di fare di più, di cambiare, ma è tutto fermo.
Davanti a questa immagine del Paese a tinte fosche, non ha mai pensato di entrare in politica? Di impegnarsi in prima persona?
Non ci penso proprio. Un imprenditore ha già troppe responsabilità . La politica è una ragnatela, se no sei un professionista rischi di impigliarti. I nostri politici sono dei maghi: ti fanno vedere le 12 quando l’orologio segna le 11. Non hanno pudore: cambiano partito e casacca dal giorno alla notte.
(da “Huffintonpost“)
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Novembre 19th, 2013 Riccardo Fucile
IL GOVERNATORE DELLA PUGLIA RIVENDICA TUTTO QUELLO CHE HA FATTO CONTRO I RIVA… CON QUALCHE OMISSIONE
Quella telefonata non cancella nè rappresenta quanto accaduto in Puglia”, dice Nichi Vendola a proposito dell’audio dell’intercettazione di una sua telefonata con Girolamo Archinà , l’uomo della famiglia Riva per i rapporti con la stampa e la politica, rivelata dal fatto-  quotidiano.it  . La “confidenza (con Archinà , ndr) è legata al raggiungimento di obiettivi virtuosi, in particolare la salvaguardia dei posti di lavoro”, spiega il governatore della Puglia sul sito di Sel ed elenca gli atti della Regione nei confronti dell’Ilva.
Toni confidenziali abituali, si direbbe a leggere cosa disse Vendola alla rivista Il Ponte edita dall’Ilva nel novembre 2010: “Chiesi a Riva se fosse credente, perchè al centro della nostra conversazione ci sarebbe stato il diritto alla vita. Credo che dalla durezza di quei primi incontri sia nata la stima reciproca che c’è oggi”.
Queste le nostre risposte alla “sua” “verità storica”.
Diossina
La Regione approva la legge antidiossina e per la prima volta viene applicata una norma pionieristica che fissa valori limite stringenti all’emissione di diossina.
Quella legge, inutilmente proposta un anno prima da Peacelink e Legambiente, viene approvata nel dicembre del 2008 dopo che a Taranto si era svolta una manifestazione di 20mila persone che chiedevano limiti alla diossina.
Ma non è mai stato realizzato il campionamento in continuo per controllare 24 ore su 24 le emissioni.
Il registro
Nel 2008 viene istituito in Puglia il registro Tumori.
Nel 2008 ci fu la delibera regionale che ne prevedeva l’istituzione, ma è divenuto operativo e accreditato secondo le regole scientifiche dell’Airtum (Associazione italiana registro tumori) dopo 5 anni, dopo le inchieste della magistratura e le manifestazioni.
Il registro è aggiornato al 2008. Per il 2009 mancano centinaia di dati.
Il pascolo
Nel 2010 in base ai dati dei monitoraggi la Regione ordina il divieto di pascolo a 20 chilometri dall’Ilva. Il divieto scattò nel 2008 su denuncia di PeaceLink.
Se non ci fosse stata l’apertura di un’inchiesta, l’ordinanza sarebbe arrivata?
E perchè la Regione non ha fatto un’indagine per certificare la provenienza della diossina e non l’ha segnalata all’autorità giudiziaria?
Benzo(a)pirene
A giugno l’Arpa produce una relazione sul superamento dei valori limite di benzo(a)pirene e il sindaco impone all’azienda di rientrare nei valori limite.
Ma i limiti sul benzo(a)pirene (secondo l’Oms causa di gravi mutazioni genetiche) attivi dal 1999 in Italia, imponevano 1 ng/mc.
Perchè dal 1999 al 2010 la Regione non ha fatto rispettare quel valore previsto dal dm 25 novembre 1994 poi ribadito dal Dlgs 391/1999?
La Regione avrebbe dovuto realizzare sistemi di monitoraggio permanenti per controllare che il benzo(a)pirene non superasse 1 ng/mc.
Vendola accerta la violazione dei limiti ma non attua la legge che prevedeva la riduzione della fonte inquinante, individuata nella cokeria dell’Ilva dalla relazione Arpa del 4 giugno 2010.
La legge regionale sul benzo(a)pirene, presentata come all’avaguardia, prevede che nel caso di sforamento l’impianto debba rientrare sotto il limite “nel più breve tempo possibile”.
Manca un termine perentorio. Fu proprio la relazione Arpa, che individua l’Ilva come fonte inquinante del benzo(a)pirene al 98 per cento con la sua cokeria, a mettere in allarme l’uomo dei Riva, Girolamo Archinà , che si rivolge a Vendola, il quale a sua volta chiama il direttore scientifico dell’Arpa Massimo Blonda.
Il capo dell’Arpa Giorgio Assennato dice ad Archinà (intercettato): “Girolamo, sono molto incazzato! La dovete smettere di comportarvi così, di andare dal presidente (Vendola, ndr) a dire che siete vittime di una persecuzione dell’Arpa. Vendola questa mattina ha convocato Massimo Blonda e gli ha rimproverato di essere persona senza palle”.
A fine maggio 2010 i cittadini e le associazioni ambientaliste avevano già chiesto al sindaco un’ordinanza per fermare la cokeria. Il sindaco la scriverà dopo il 15 luglio, dopo i dati Arpa relativi ai primi 5 mesi del 2010 che denunciano lo sforamento del 300 per cento del benzo(a)pirene.
Ordinanza di cui il sindaco discute con Archinà al telefono e che verrà bocciata dal Tar.
Danno sanitario
Approvazione della legge che introduce la valutazione del danno sanitario. Una rivoluzione copernicana: al centro del sistema non più la fabbrica fordista, ma l’uomo e la qualità della sua esistenza.
La legge sul danno sanitario, approvata per di evitare il sequestro degli impianti responsabili dei danni alla salute, è stata varata solo dopo lo scoppio dell’emergenza.
Vendola non ha mai realizzato l’indagine epidemiologica, fondamentale per evidenziare la relazione tra inquinamento e mortalità e mettere l’Ilva di fronte alle proprie responsabilità . Nonostante tre lettere di sollecito dei Verdi di Angelo Bonelli e 7mila firme di cittadini nel 2010.
Emissioni
Obbligo per l’azienda di rendere accessibili i sistemi di monitoraggio in continuo delle emissioni in atmosfera.
Le centraline furono installate con grande ritardo, violando i tempi previsti dall’Aia. Ancora oggi i sistemi di monitoraggioDOAS e LIDAR non funzionano e non forniscono i dati in continuo delle sostanze cancerogene.
Mappe
Approvato a ottobre 2013 un progetto per la costruzione di mappe geo-referenziate di contaminazione ambientale e uno studio sul-l’esposizione a metalli in soggetti in età evolutiva.
à‰ avvenuto solo a seguito dell’iniziativa degli ambientalisti, come le analisi sul piombo nel sangue dei bambini i cui dati sono stati presentati dalla dottoressa Annamaria Moschetti di Medici per l’ambiente.
Aia
La Regione impone che nell’Aia ministeriale ci siano alcune prescrizioni…Vendola non dice che ha firmato l’Aia della Prestigiacomo, luglio 2011.
Aia oggi oggetto dell’inchiesta della magistratura: non prevedeva la copertura dei Parchi Minerali, causa dell’inquinamento da polveri in tutta la città e in particolare nel quartiere Tamburi. E non vietava il pericoloso Pet-coke.
Veniva perfino aumentata la capacità produttiva a 15milioni di tonnellate annue (+50%).
La Regione non ha verificato l’assenza nello stabilimento del sistema di raccolta separata e trattamento delle acque di prima pioggia, prerequisito di legge per concedere autorizzazioni alla produzione.
Sandra Amurri
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Novembre 19th, 2013 Riccardo Fucile
IN REALTA’ RENZI HA VINTO (DI POCO) GRAZIE AL SOSTEGNO DI VECCHIE CARIATIDI E DI PERSONAGGI DISCUSSI
Matteo Renzi ha vinto, Gianni Cuperlo ha vinto pure lui — o almeno così dice — e Pippo Civati
potrà almeno dare fastidio agli altri due alle primarie dell’8 dicembre: gli iscritti hanno dunque deciso di eliminare dal reality del Pd Gianni Pittella, ultimo arrivato col suo sei per cento dei voti, raccolti quasi tutti al Sud con picchi rilevantissimi tipo il 20 per cento di Napoli.
Questo il risultato ufficioso — manca la ratifica degli organi interni — del voto di circa 300mila iscritti democratici in settemila circoli.
Il risultato è netto, almeno in termini numerici, ma la sua lettura non è così univoca, come vedremo.
IL SINDACO DEL SUD
A differenza che nelle primarie del 2012 con Bersani, stavolta Renzi è andato bene nel Mezzogiorno: ha vinto in Campania, Puglia, Calabria, perso di poco in Sicilia. Evidentemente il sostegno di personalità importanti — e chiacchierate — della vecchia guardia politica meridionale gli ha giovato: col sindaco rottamatore si sono schierati, infatti, gli ex presidenti di regione Antonio Bassolino e Agazio Loiero, il sindaco di Salerno (e viceministro) Vincenzo De Luca e il deputato napoletano ex Dc Salvatore Piccolo, l’ex senatore siciliano Antonio Papania e il “padrone di Messina” Francantonio Genovese.
Buoni risultati — almeno nella provincia di Roma, dove oltre il 70 per cento degli oltre 11mila votanti, affluenza record, ha scelto Renzi — gli ha portato anche il sostegno di Dario Franceschini e della sua Areadem.
RENZI SENZA CITTà€
Se si escludono la sua Firenze e Torino (dove ha l’appoggio del sindaco Fassino e del suo predecessore Chiamparino), Renzi ha perso nettamente in quasi tutte le grandi città italiane, luogo di insediamento più tradizionale dell’elettorato di sinistra: Milano, Genova, Bologna, Roma, Napoli, Bari sono andate tutte a Gianni Cuperlo, a Palermo l’ex Margherita ha vinto per soli tre voti.
OMBRE A SALERNO
Sul voto nella provincia del vicerè Vincenzo De Luca pende ricorso per varie irregolarità : su 12.959 votanti, comunque, 9.225 hanno scelto Renzi. Risultato ragguardevole, ma mai quanto quello di Salerno città , dove il sindaco ha sconfitto Cuperlo per 2.566 voti a cinquanta.
Ancora meglio è andata nel vicino Agro nocerino sarnese: ci sono comuni (Angri, No-cera, Pagani) in cui Renzi ha vinto col 100 per cento.
Notevole anche l’affluenza: quasi 13mila partecipanti nella provincia di Salerno, neanche ottomila in quella di Bologna, circa novemila in tutto il Piemonte.
Anche in caso di annullamento, ha fatto sapere la segreteria Pd, il risultato nazionale è quello: ha vinto Renzi.
L’ENIGMA DEGLI ISCRITTI/1
Il Pd certifica, al momento del congresso, oltre seicentomila iscritti: tenendo conto che alcune zone (Reggio Calabria, Catanzaro, Caserta, Asti, Bolzano e Rovigo) non tengono le assise provinciali, vuol dire che a questi congressi ha votato poco più della metà degli aventi diritto (percentualmente al Sud più che altrove).
I tesserati del Pd erano circa 550mila l’anno scorso e solo 240mila poche settimane fa, quando è cominciata la campagna congressuale: calcolando che chi s’è iscritto ora l’ha fatto per votare, significa che molti militanti del partito hanno disertato il congresso.
L’ENIGMA DEGLI ISCRITTI/2
Pippo Civati ha denunciato il caso di Isernia: “535 tesserati nel 2012, 429 tessere risultanti prima del congresso e altre 201 inviate in fase congressuale, per un totale di 630”.
Votanti al congresso: “823, quasi 200 in più delle tessere”.
Falsità , rispondono gli interessati: gli iscritti sono 1.100, tutto in regola. Si vedrà dopo i ricorsi.
Per la cronaca, comunque, nella provincia molisana ha vinto Cuperlo, buon secondo Renzi, mentre Civati è arrivato terzo coi suoi tre voti visto che Pittella ne ha presi solo due.
IL CASO EMILIA ROMAGNA
La regione più piddina — già rossa — d’Italia ha scelto Cuperlo: Renzi però gli è arrivato a un soffio (neanche 400 voti di scarto su 27.509 totali). Il segretario regionale Stefano Bonacini, ex bersaniano ora renziano, avverte gli ex amici: “In un anno i rapporti di forza sono comunque cambiati”.
Marco Palombi
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Novembre 19th, 2013 Riccardo Fucile
DETERMINANTI PER LA SUA ELEZIONE I VOTI RACCOLTI DALLA “LISTA GIOVINE” CHE AVEVA FALSIFICATO LE FIRME DEI CANDIDATI… LA BRESSO CHIEDE LE SUE IMMEDIATE DIMISSIONI
Grossi guai in arrivo per Roberto Cota.
La settimana scorsa la Cassazione ha condannato Michele Giovine, consigliere regionale piemontese dimissionario, per le firme falsificate dei candidati nella lista da lui capeggiata alle regionali del 2010.
I voti raccolti da Giovine sono poche migliaia, ma sufficienti a far vincere la coalizione guidata da Cota.
Ora il Tar, probabilmente già a inizio gennaio, deciderà se annullare o meno le elezioni.
Mercedes Bresso, ex-governatrice e sfidante di Cota alle ultime regionali, è soddisfatta, ma realista: “Alla situazione attuale Cota dovrebbe dimettersi, ma ha già detto che non lo farà ”.
Secondo i tempi calcolati dal Pd la prossima finestra elettorale dovrebbe essere a fine maggio, in un election day che accorperebbe comunali, regionali ed europee.
Secca la risposta del leghista: “Anche nelle liste che appoggiavano la Bresso ci sono state delle irregolarità nelle firme”.
L’ex-governatrice ribatte: “Appena ne sono stata messa al corrente ho invitato l’interessato a patteggiare, perchè noi non lo avremmo difeso. Il contrario di quel che ha fatto Cota”.
Mentre la polemica va avanti da anni, la Procura di Torino continua le indagini su “Rimborsopoli”, nella quale sono coinvolti 56 consiglieri regionali.
Entro Natale una quindicina di posizioni dovrebbero essere stralciate, ma non è escluso che arrivino altri avvisi di garanzia
Cosimo Caridi
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Novembre 19th, 2013 Riccardo Fucile
TRA LORO DUE CONSIGLIERI REGIONALI… QUARANTA FATTURE PER 50.000 EURO HANNO INSOSPETTITO GLI INQUIRENTI
Quattro indagati, tutti appartenenti alla Lega nord, tra cui almeno due consiglieri regionali. 
Uno della scorsa legislatura, uno ancora in carica.
Si allunga la lista di politici inquisiti dalla procura di Bologna per la vicenda delle spese dei gruppi all’interno della assemblea legislativa.
Si tratterebbe dell’ex capogruppo del Carroccio nella scorsa legislatura Maurizio Parma, oggi non più in Regione, attualmente vicepresidente della provincia di Piacenza, e di Roberto Corradi membro dell’ufficio di presidenza, al secondo mandato nel parlamento regionale.
L’accusa per entrambi e per gli altri due indagati che ancora rimangono senza nome, è di peculato nell’ambito di una vicenda riguardante consulenze esterne affidate dal gruppo della Lega nord nel corso della precedente legislatura.
L’inchiesta riguarda in totale una quarantina di fatture per un valore di più di 50mila euro, spalmati su diversi anni che hanno insospettito gli inquirenti.
Come già scritto da ilfattoquotidiano.it, alcune di queste consulenze sotto esame della pm Morena Plazzi — che segue questo filone coadiuvata dai poliziotti della Digos — riguarderebbero la stesura di interpellanze e interrogazioni per conto dei consiglieri regionali.
Lavori però ritenuti sospetti. Alcune delle fatture, firmate in calce alle note spese dell’allora capogruppo Maurizio Parma e portanti il timbro della Regione, erano intestate infatti in favore di un avvocato, iscritto all’Albo dell’Ordine degli avvocati di Parma e domiciliato nello stesso studio dello stesso consigliere Roberto Corradi, che è anche segretario provinciale a Parma per la Lega nord.
“Non ho ricevuto alcuno avviso dai magistrati”, ha detto il vice presidente della provincia di Piacenza, colui che materialmente firmava gli incarichi come presidente del gruppo nella scorsa legislatura, ossia Maurizio Parma, raggiunto al telefono da ilfattoquotidiano.it.
Impossibile per il momento raggiungere telefonicamente il consigliere Roberto Corradi.
Il 10 ottobre scorso gli agenti della Digos avevano fatto visita proprio agli uffici in consiglio regionale della Lega nord. Obiettivo: chiedere informazioni ad alcuni funzionari proprio su quelle consulenze.
I nomi dei due consiglieri indagati si aggiungono ai recenti nove indagati dalla procura di Bologna. Oltre alle pm Plazzi e Antonella Scandellari, le inchieste sulle spese dei gruppi in Regione, sono coordinate dal procuratore Roberto Alfonso e dall’aggiunto Valter Giovannini. I nove capigruppo della attuale legislatura sono tutti indagati e presto la lista potrebbe ancora allungarsi.
David Marceddu
(da “il Fatto Quotidiano“)
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