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L’IRLANDA COPRE AGRAMA E BERLUSCONI: IL CASO DELLE ROGATORIE MAI ARRIVATE

Novembre 25th, 2013 Riccardo Fucile

PROCESSO MEDIASET, L’EUROPA METTE SOTTO ACCUSA L’RLANDA: DA 7 ANNI NON ARRIVANO LE ROGATORIE SULLE SOCIETA’ IRLANDESI DI AGRAMA

Nel giorno in cui Silvio Berlusconi ha deciso di convocare una conferenza stampa per illustrare le nuove carte americane che, secondo le sue intenzioni, potrebbero riaprire il processo Mediaset e rimettere in discussione la condanna definitiva a quattro anni per frode fiscale, si è aperto un nuovo fronte (questa volta europeo) che potrebbe minare le nuove certezze del Cav.
L’Irlanda, come spiega Luigi Ferrarella su il Corriere, infatti è stata messa sotto accusa da Eurojust perchè da sette anni non dà  risposte a una richiesta di rogatoria italiana su due società  di Frank Agrama, il produttore americano condannato, nello stesso processo di Berlusconi, per frode fiscale.
Ricostruiamo i fatti.
È il 17 luglio del 2006 il Pm De Pasquale chiede prima la rogatoria all’Irlanda sulle società  irlandesi Olympus Trading e Olympus Trading Ireland Ltd di proprietà  proprio di Frank Agrama poi accoglie l’invito irlandese di richiederla con altre formalità  l’11 gennaio 2008.
Dopo due anni però nulla accade, il 19 marzo 2010 De Pasquale apprende che Dublino, senza dire nulla a Milano, ha rivelato ad Agrama alcune comunicazioni confidenziali tra la Procura milanese e la Central Authority irlandese.
Il 14 ottobre 2011 l’Irlanda comunica che il giudice ha deciso mezza questione ma per l’altra metà  servirà  ancora tempo.
Da lì passano mesi, settimane e poi anni.
Ufficialmente la rogatoria (è il 2011) sarebbe partita destinazione Italia però il ricorso alla corte Suprema dei legali di Agrama blocca tutto.
Questa è la goccia che fa traboccare il vaso,
De Pasquale scrive una lettera al vetriolo minacciando di chiedere l’intervento di Eurojust. Richiesta che viene accolta.
Il direttorio europeo, dopo aver votato a larga maggioranza, avvia formalmente la procedura per l’emissione di un parere non vincolante.
Un paese dell’Unione europea messo sotto accusa dagli altri 26: da quando esiste Eurojust non era mai successo.

(da “Huffingtonpost”)

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DIECIMILA IN ARRIVO AL PLEBISCITO: “NOI SAREMO LO SCUDO DI SILVIO”

Novembre 25th, 2013 Riccardo Fucile

MERCOLEDI’ ALLE 17 SCATTA IL RISCHIO CORTEO NON AUTORIZZATO DI FORZA ITALIA

Potrebbe accadere intorno alle 17 di mercoledì 27 novembre. Nel cuore di palazzo Madama trasformata in una bolgia, il Presidente del Senato Pietro Grasso pronuncia una formula da incubo: «Prego i commessi di accompagnare il senatore Berlusconi fuori dall’Aula»
Ecco, è il momento esatto della decadenza.
Esplode la rabbia della piazza azzurra. A via del Plebiscito migliaia di fan del Cavaliere circondano Palazzo Grazioli, nei pressi del Senato pattuglie di supporter inneggiano all’uomo di Arcore. Proteste pacifiche, ma impetuose.
Accompagnate da una promessa: «Non permetteremo che si ripeta quanto accaduto a Craxi».
Alla vigilia della cacciata del leader il quartier generale azzurro è sotto choc.
L’aria elettrica, così elettrica che il Quirinale invita l’ex premier a mantenere la protesta nell’alveo della legalità .
L’effetto, però, è benzina sul fuoco della rabbia berlusconiana: «Napolitano? Noi abbiamo sempre rispettato la legalità  — giura la pasionaria Michaela Biancofiore — sono altre le piazze che non l’hanno fatto».
E Luca D’Alessandro, rivolgendosi al Colle: «Era più democratica la protesta dei giovani ungheresi contro il regime sovietico o l’invasione dei carri armati in Ungheria?».
I big di FI, intanto, pregano il Capo di negarsi all’arena del Senato.
Profetizzano un clima infuocato, applausi e insulti, grida e lacrime.
Berlusconi, però, sembra intenzionato a sfidare l’Aula. Dovesse farlo, l’abbraccio del popolo azzurro dovrà  essere travolgente. «Di certo non lo lasceremo solo», promette Renata Polverini.
Il piano è già  pronto.
I deputati varcano il portone di Palazzo Madama. Raggiungono i senatori, pronti ad abbandonare l’Aula un minuto dopo il voto. Fuori, i manifestanti si riversano intorno al Senato. Il più vicino possibile al Fondatore.
«C’è chi ha paura del popolo moderato — sostiene Biancofiore — perchè quando s’incacchia sono dolori».
Nessuno, a dire il vero, ha richiesto l’autorizzazione per manifestare davanti Palazzo Madama. Alla Questura è giunta solo la domanda per il raduno di via del Plebiscito. Accordata, nonostante gli inevitabili disagi al traffico della Capitale.
Alcuni azzurri, però, potrebbero seguire comunque il leader. Almeno fin dove le forze dell’ordine lo consentiranno, perchè l’area sarà  transennata.
Con la speranza che tutto fili liscio.
A poche centinaia di metri, migliaia di militanti di Forza Italia circonderanno Palazzo Grazioli. Mercoledì è giorno lavorativo, ma Ignazio Abrignani è certo che non sarà  un flop.
«Penso che ci saranno almeno diecimila persone prevede l’uomo macchina del partito — Stiamo organizzando pullman da tutta Italia. La gente ha capito la drammaticità  del momento ». Sventoleranno bandiere, svetteranno cartelli inneggianti all’unico leader. E fra due ali di folla, parlerà  Berlusconi. Come ad agosto scorso.
In piena estate la manifestazione di via del Plebiscito fu organizzata in gran fretta.
Per far spazio al palco vennero abbattuti due cartelli stradali, ma stavolta il Campidoglio non consentirà  che quanto accaduto si ripeta. E infatti già  oggi si terrà  al Comune un vertice organizzativo per pianificare l’evento, individuando il punto migliore per ospitare il palco.
A curare la scenografia sarà  il fidato Roberto Gasparotti.
Sarà  lo scudo umano per il leader decaduto.
Tutti in piazza per evitare che eventuali manifestanti anti-Cav possano macchiare un giorno già  cupo. Ci sarà  anche l’Esercito di Silvio: «La decadenza giura Simone Furlan — è un golpe giudiziario. E mi auguro che non si ripetano scene alla Craxi».
E Biancofiore: «Non ci saranno scene alla Craxi perchè Berlusconi è innocente. La persecuzione a cui è sottoposto è una tortura. E, d’altra parte, non è un caso che nella storia tutti quelli che hanno difeso la libertà , da JFK a Mandela, sono finiti ammazzati o in prigione».

Tommaso Ciriaco
(da “La Repubblica”)

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IL CAVALIERE CEDE ALLO SCONFORTO: “MI FARANNO MARCIRE IN GALERA”

Novembre 25th, 2013 Riccardo Fucile

“SE DICHIARATO INCOMPATIBILE, DAL GIORNO DOPO MI SALTERANNO ADDOSSO LE PROCURE”

Berlusconi è nello stato d’animo disperato di chi pensa che ieri sia stata l’ultima sua domenica da uomo libero.
Agli amici rimasti fedeli (i «superstiti» come li chiama lui) confida con voce da oltretomba: «Mi faranno marcire in galera, e quando ciò avverrà , vi ricorderete della mia previsione…».
Non c’è baldanza nè sfida in queste parole, semmai la sconfinata angoscia di chi era balzato ai vertici massimi del potere e adesso si sente sprofondare sempre più giù. Stasera a cena riceverà  Putin, in transito a Roma, e anzichè dargli conforto la visita del presidente russo aggraverà  il rimpianto del tempo che fu, la rabbia per quanto si addensa sul suo capo.
Il Cavaliere (così lo raccontano quanti gli stanno vicino) non riesce a farsi una ragione della decadenza che sarà  votata dopodomani al Senato.
Più ancora della condanna per frode fiscale, considera l’espulsione dal Parlamento come uno sfregio insopportabile alla sua dignità .
Spera ancora di rovesciare l’esito dei voto, si illude che sia possibile arrestare in extremis il conto alla rovescia grazie alle carte in parte arrivate e in parte no dagli States, di cui saremo messi a conoscenza nel pomeriggio tramite conferenza stampa. Grazie a quei documenti Usa, che Capezzone avendoli annusati considera «clamorosi», Berlusconi arriva a immaginare non solo di restare senatore, ma di essere scagionato dalla giustizia italiana attraverso un ricorso che gli permetterebbe di tornare candido come un giglio e, udite udite, di ricandidarsi lui personalmente contro Renzi alle prossime elezioni politiche (ecco in che cosa realmente consiste il misterioso «colpo segreto» con cui Silvio vorrebbe stendere al tappeto il sindaco di Firenze, altro che dossier o sgambetti del genere).
Ma gli slanci di ottimismo sono sempre più rari.
E con il giorno del giudizio che si avvicina, prevale a palazzo Grazioli un senso cupo di prostrazione.
«Si sta consumando un colpo di Stato con una precisa spietata regia politica», è la sintesi del pensiero berlusconiano. La nota quirinalizia che gli ingiunge di non travalicare i limiti della legalità  è stata accolta dal Cavaliere come se la prova provata che Napolitano ha sempre congiurato contro di lui, l’ha indebolito mettendogli contro dapprima Fini e ora Alfano, ha permesso che i magistrati infierissero e adesso addirittura maramaldeggia trattandolo come un pericolo per la democrazia…
Se ieri sera avesse seguito il consiglio della Santanchè, replicando personalmente al Colle, Berlusconi avrebbe forse evocato il 25 aprile 2008, quando si recò a Onna per celebrare il 25 aprile nei luoghi del terremoto.
«La mia popolarità  toccò vette mai raggiunte, e quel successo qualcuno non me l’ha mai perdonato», è il sospetto che avvelena l’ex-premier.
Però poi almeno stavolta si è cucito la bocca, lasciando che in sua difesa si scatenasse contro il Colle la solita salva di dichiarazioni in batteria dei pasdaran «falchi» e «lealisti», non tutti ineducati per la verità , alcuni anzi portati contro il Presidente della Repubblica sul filo del galateo costituzionale, come se Napolitano si fosse permesso di zittire una libera forza politica democratica (tesi di Gasparri) trascurando gli articoli 17 e 21 della Carta repubblicana (glielo rimprovera Fitto, ormai numero due del partito).
Oggi verrà  consacrata la scelta dell’opposizione, con il «falchissimo» Minzolini che già  gongola: «Finite le larghe intese, il rottamatore Renzi si troverà  a braccetto con Formigoni, Giovanardi e tutti gli altri rottami della Prima Repubblica…».
Ma di fare opposizione Berlusconi non muore dalla voglia. Teme di ritrovarsi ben presto in un cono d’ombra. Ciò che alla vigilia della decadenza più lo inquieta è proprio la distrazione collettiva, l’indifferenza dei più: lui che viene messo fuori gioco da un «golpe», e la vita che prosegue come se niente fosse, senza sdegno dei media, senza furori di popolo.
L’Italia dovrebbe insorgere in sua difesa, e invece nemmeno una convulsione politica, uno scioglimento delle Camere, una crisi di governo, nulla di nulla.
«Mi stanno buttando fuori della politica a tempo di record, in tre mesi fanno fuori il leader del centrodestra, e tutto questo dovrebbe passare sotto silenzio?». Nel tumulto dei sentimenti, con la rabbia che si alterna alla paura, in certi attimi il Cavaliere sembra preparato ad affrontare il «plotone d’esecuzione» con la camicia sbottonata sul petto e il grido «mirate qui».
Ma subito dopo si coglie un uomo in preda alla prostrazione, se non addirittura atterrito dal destino che lo attende: «Se mercoledì verrò dichiarato incompatibile, dal giorno dopo mi salteranno addosso le Procure in gara tra loro con l’obiettivo di chiudermi in carcere».
In quel caso, è certissimo Berlusconi, «passerò alla storia come il Mandela italiano». Ma da come lo dice ben si capisce che, potendo, rinuncerebbe volentieri a questo onore.

Ugo Magri
(da “La Stampa”)

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L’ALTOLA’ DEL COLLE SORPRENDE SILVIO: “NON MI COSTRINGERA’ AL SILENZIO”

Novembre 25th, 2013 Riccardo Fucile

E ORA PUNTA SULLE CARTE AMERICANE: “PROVANO CHE AGRAMA HA FRODATO MEDIASET E GLI USA”

«Ora vuole pure impedirci di manifestare contro l’omicidio politico di cui sono vittima, come se fossimo noi i delinquenti ». Berlusconi-Napolitano, atto finale.
La guerra fredda diventa guerra dichiarata.
Dal primo al secondo, s’intende, dopo il comizio alla nitroglicerina di sabato
La risposta del Colle sorprende il Cavaliere mentre è chiuso a Palazzo Grazioli con avvocati e collaboratori per mettere a punto la conferenza stampa di oggi sulle carte americane relative al «socio » Agrama e alla condanna Mediaset.
Non se l’aspetta, raccontano, ha messo nel conto la reazione di Epifani, del Pd, non quella: l’ex premier dava ormai per acquisito il silenzio pur gelido del capo dello Stato sulla clemenza invocata.
Ma in quelle 24 ore di ponderata riflessione sta tutta la personalità , la filosofia e il modo di operare di Napolitano.
Nessuna reazione a caldo, quelle vengono lasciate ad altri. Il clima ad ogni modo si infiamma nelle 48 ore che porteranno Forza Italia fuori dalla maggioranza, il leader a lanciare un altro feroce attacco ai magistrati, il Senato a sancire la sua espulsione. Berlusconi abbandona per un po’ il dossier “americano” per dettare la linea in decine di telefonate coi dirigenti forzisti.
I toni usati sono i più ruvidi mai sentiti, contro la più alta carica dello Stato.
«Ci vorrebbe costringere al silenzio. Era chiaro da tempo che fosse d’accordo con tutti gli altri per farmi fuori – è lo sfogo del Cavaliere in un crescendo privato ormai senza freni – Sono stato decisivo nella sua rielezione, ma si conferma un presidente della sinistra, un uomo di parte».
Conclude con un vago e indefinito «ne terremo conto», che risente parecchio dello stato d’animo di un leader che si ritrova isolato, costretto in un angolo dal quale vorrebbe rabbiosamente uscire.
L’unico aspetto che realmente lo preoccupa in questa faccenda è la conseguenza di quanto accaduto, illustrata senza mezzi termini dai legali Ghedini e Longo al loro assistito: «È chiaro che a questo punto una grazia futura, per esempio sull’eventuale condanna Ruby, è da escludere».
Un macigno non da poco, se si tiene conto della portata della condanna già  maturata in primo grado.
E sempre più isolato l’ex premier si ritrova anche rispetto ad Alfano e agli ex pdl, ultimo gancio col governo: diserteranno la manifestazione in suo favore di mercoledì. “Angelino” preannuncia di persona a Berlusconi la sua scelta, prima di sbandierarlo ai
quattro venti. Ma gli amari commenti del Cavaliere prendono spunto piuttosto dai cinque punti proposti dal vicepremier al Pd: «Siede a quella poltrona con gli altri
ministri solo grazie a me, e guardalo lì, fa già  i patti con la sinistra, è una continua delusione ».
Su Schifani si lascia andare a commenti meno politici, meno riferibili.
Ai suoi il leader appare un treno in corsa ormai impossibile da fermare.
Questo pomeriggio convocherà  la stampa per presentare le famose «carte americane”
sul socio occulto nella storia dei diritti tv, Frank Agrama, processo in cui è stato condannato in via definitiva a quattro anni e all’interdizione per due.
Stando a quanto trapela, l’obiettivo è dimostrare che il fisco americano starebbe indagando proprio sul mediatore italo-egiziano: avrebbe frodato Mediaset e l’amministrazione Usa, è la tesi.
Altro che socio in frode fiscale, dunque, Berlusconi si proclamerà  «vittima » di quel sistema: «Prove inconfutabili e gravi» della sua innocenza, che dovrebbero portare alla revisione del processo.
Saranno l’occasione per l’ennesimo affondo contro le toghe, l’Anm, Magistratura democratica.
Ma è vano, gli hanno fatto notare anche i fedelissimi, sperare in un congelamento del voto sulla decadenza già  in calendario mercoledì al Senato, sebbene la speranza ultima del Cavaliere sia proprio quella di un colpo di scena finale
Sa anche lui è che la caduta è segnata. Non a caso questo pomeriggio taglierà  anche i residui ponti con la maggioranza e col governo Letta.
L’assemblea dei gruppi parlamentari è convocata per le 19, poco prima della cena della cena che offrirà  all’amico Putin a Roma. Con deputati e senatori ratificherà  il passaggio all’opposizione, che già  ieri trapelava dalle dichiarazioni dei dirigenti più vicini, da Fitto a Brunetta, da Bondi a Capezzone.
La decisione, illustrata domani in una nuova conferenza stampa, porterà  al voto contrario alla fiducia che il governo porrà  sulla legge di stabilità .
Berlusconi stesso dovrebbe partecipare alle 17 alla riunione dei senatori per l’elezione del capogruppo, per mettere fine alla faida interna che va avanti da giorni.
Tutti gli indizi delle ultime ore portano alla scelta di Annamaria Bernini.
L’ennesima filippica di ieri sera al Tg5 contro i «giudici di sinistra» è solo la prima di una serie, il Cavaliere si lancia in una campagna tv che andrà  ben oltre il 27, ha ordinato ai suoi di fare altrettanto: difenderlo in ogni sede.
«Per noi da giovedì si porrà  il problema di tornare a essere una forza moderata, rassicurare i nostri elettori» è la preoccupazione di un dirigente di prima fila.
Ma sembra non essere più quella di Berlusconi.

(da “La Repubblica“)

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GRAZIA, DAL COLLE L’ULTIMO NO A BERLUSCONI

Novembre 25th, 2013 Riccardo Fucile

NAPOLITANO: “NON SOLO NON CI SONO LE CONDIZIONI PER LA CLEMENZA, MA HA USATO TONI SENZA MISURA”

Quello di Silvio Berlusconi era stato l’ultimo appello, un po’ nervoso e un po’ disperato: “Il Quirinale mi deve dare la grazia senza neanche che io la chieda” aveva detto.
Come risposta riceve l’ennesima porta in faccia.
Ed è l’ultima perchè mercoledì prossimo, il 27 novembre, il Senato voterà  la sua decadenza da parlamentare. Non è solo una risposta formale a una richiesta di grazia che peraltro neanche i legali dell’ex presidente del Consiglio si sono sentiti di presentare.
C’è di più: nella vicenda del Cavaliere, spiega la nota del Colle, non solo non si sono mai create “le condizioni per un eventuale intervento del capo dello Stato sulla base della Costituzione”, ma si sono “ora manifestati giudizi e propositi di estrema gravità , privi di ogni misura nei contenuti e nei toni”.
A questo si aggiunge un appello (“pacato” precisa il Quirinale) in vista delle manifestazioni previste per il 27 novembre, quando è in calendario — nell’Aula del Senato — il voto sulla decadenza.
Manifestazioni in programma davanti a Palazzo Grazioli, ma che non è escluso – si diceva negli ambienti berlusconiani fino a 24 ore fa — si possano spostare davanti allo stesso Palazzo Madama.
E quindi il Colle invita “a non dar luogo a comportamenti di protesta che fuoriescano dai limiti del rispetto delle istituzioni e di una normale, doverosa legalità ”.
Per l’ennesima volta Napolitano ricorda la sua nota del 13 agosto su tutti i problemi legati alla sentenza definitiva della Corte di Cassazione per frode fiscale alla pena di 4 anni.
“Il presidente della Repubblica si è in questi mesi sempre espresso e comportato in coerenza con la sua ampia dichiarazione pubblica del 13 agosto — continua l’ufficio stampa del Quirinale — Nulla è risultato però più lontano del discorso tenuto sabato dal senatore Berlusconi dalle indicazioni e dagli intenti che in quella dichiarazione erano stati formulati”.
Lui, Berlusconi, nel frattempo insiste. In alcune interviste rilasciate prima dell’intervento del Quirinale parla di crisi economica, ma anche — di nuovo — dei suoi processi.
E lancia un ultimo anatema: la sentenza Mediaset “grida vendetta davanti a Dio e agli uomini. E sarà  assolutamente possibile dimostrare la mia assoluta, totale innocenza”.
Le richieste di Berlusconi, sempre più solo
Cos’aveva detto Silvio Berlusconi dal palco della Giovine Italia? Più o meno tre cose. La prima: il voto sulla decadenza è un “colpo di Stato“. La seconda: i servizi sociali (cioè la modalità  con cui sconterà  la sua pena) sono “umilianti, ridicoli e inaccettabili”. La terza, conclusione del sillogismo: Napolitano mi deve dare la grazia senza che io la chieda (perchè ho la dignità  di non chiederla).
Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano – con una risposta ponderata per oltre 24 ore – rispedisce tutte le richieste al mittente e apparentemente una volta per tutte.
Berlusconi sembra così sempre più solo perchè prima del no del Colle anche il suo ex delfino, Angelino Alfano, aveva sì confermato il no alla decadenza da parlamentare del leader del centrodestra, ma annunciando che il Nuovo Centrodestra non parteciperà  alle manifestazioni organizzate in piazza da Forza Italia il 27 novembre.

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IL TEMA DI LARA (COMI) NEI SALOTTI TV: QUELLE BEATE E CONVINTE GAFFE

Novembre 25th, 2013 Riccardo Fucile

GLI INTERVENTI DELLA COMI: IN VIDEO LA NOTORIETA’ E’ SPIETATA

La smania di apparire fa dire qualche sciocchezza di troppo a Lara Comi.
Giorni fa, durante il talk show mattutino Agorà  , l’europarlamentare del Pdl è intervenuta sulle vittime dell’alluvione: «Come è possibile rifugiarsi in uno scantinato, qui manca un’educazione, l’abc delle norme di sicurezza, come uno che durante il terremoto va in ascensore».
Il conduttore Gerardo Greco le ha subito fatto notare che la famiglia di Arzachena rimasta uccisa non si era rifugiata nello scantinato, ci abitava.
«Sono stata fraintesa» si è difesa poi la Comi.
Ancora in tv, questa volta su La7 a L’aria che tira . Si parlava del gesto di Umberto Ambrosoli che non ha partecipato al minuto di raccoglimento indetto per Giulio Andreotti dalla Regione Lombardia.
«Il gesto di Ambrosoli io non lo condivido per nulla», dice la Comi.
A quel punto Massimo Cacciari si scatenava: «Ma vogliamo scherzare? È comprensibile che Ambrosoli sia uscito dall’Aula per non commemorare Andreotti. Ma che ragionamenti sono? Ma lei conosce la storia italiana di quegli anni? Ne ha una vaga idea? Ci sono anche dei libri di storia, sa? Si informi. Anche se è giovane, beata lei, può anche leggere qualche libro».
Per la cronaca, Andreotti era quello che di Ambrosoli diceva: «Era uno che se l’andava cercando».
Giovane, beata, carina, accattivante, determinata, la voce squillante e il tono assertivo di chi sa con chi stare, la Comi è molto ricercata dai salotti tv e lei, da Bruxelles, non si tira mai indietro, spesso creando polemiche per interventi avventati e qualche gaffe. Le sue continue comparsate in video stanno suscitando non poche invidie fra le altre predilette del Cavaliere, ma lei tira dritto.
C’è chi la descrive come una «maestra del catechismo che diventa amica di famiglia in un secondo» e chi fa notare che «le sue argomentazioni si snodano lungo due binari prestabiliti, una contrapposizione tra “voi di sinistra” e “noi di centrodestra”».
Una retorica scontata, superficiale, priva di spessore.
Il tema di Lara: la tv regala grande notorietà , ma è spietata.
Le leggi dell’apparire, infatti, ci ricordano che non basta essere intelligenti, bisogna anche sembrarlo.

(da “il Corriere della Sera”)

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