Dicembre 6th, 2013 Riccardo Fucile LA PRIMA VITTIMA OVVIAMENTE E’ UNA GIORNALISTA DE “L’UNITA'”, MARIA NOVELLA OPPO
Beppe Grillo torna a prendersela con i giornalisti, invitando i militanti di M5S a indicare gli articoli di stampa in cui movimento viene criticato.
Una sorta di “caccia all’uomo” quotidiana, con tanto di immagine a mo’di foto segnaletica.
La prima “segnalata” dallo stesso comico sul suo blog è la giornalista dell’Unità , Maria Novella Oppo.
Ecco cosa scrive il capocomico genovese:
Maria Novella Oppo si vanta di lavorare all’Unità dalla fine del ’73. Da allora non ha mai avuto un altro lavoro ed è mantenuta dai contribuenti da 40 anni grazie ai finanziamenti pubblici all’editoria che il MoVimento 5 Stelle vuole abolire subito. La Oppo appena può diffama pubblicamente il M5S. Per esempio sulla protesta di ieri alla Camera: “Ogni giorno una pagliacciata dei grillini […] fanno casino […] dimostrano di non saper fare e di non aver fatto niente per il popolo italiano […] inscenano gazzarre […] sono succubi di Berlusconi”. Qualche giorno fa: “Casaleggio va elucubrando ai danni dell’Italia”. E ancora: “Grillo vuole tutto, soprattutto il casino totale […] un brulichio di piccoli fan [sono] divenuti per miracolo parlamentari e tenuti al guinzaglio perchè non si prendano troppe libertà “. Il M5S abolirà il finanziamento pubblico all’editoria e la Oppo dovrà cercarsi un lavoro. Non è mai troppo tardi, o forse sì.
PS: segnalate gli articoli dei “giornalisti” stile Oppo per la nuova rubrica del blog: “Giornalista del giorno”.
Non ci stupiamo: la democrazia di Grillo è quella di intestare per Statuto il simbolo a se stesso, a suo nipote e al suo commercialista.
Il dissenso non è ammesso, meglio prenderla in ridere.
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Dicembre 6th, 2013 Riccardo Fucile IL GIOVANE LAUREATO AL POLITECNICO HA RICEVUTO DAL SINDACO DI TORINO L’ATTESTATO CHE LO RENDE UFFICIALMENTE CITTADINO ITALIANO: “DOPO TRE ANNI FINALMENTE CORONO UN SOGNO”
Questa mattina il sindaco Piero Fassino ha consegnato al giovane marocchino, laureato al
Politecnico in ingegneria civile lo scorso ottobre, l’attestato di cittadinanza, la pergamena della città di Torino e la Costituzione.
Accompagnato da due dei suoi tre fratelli il ragazzo era molto felice: “I primi dieci articoli li conosco — ha detto — Li ho studiati a scuola nelle ore di educazione civica”, mentre dopo la parte ufficiale il sindaco ha espresso il suo ringraziamento per “quanto ha fatto in questi suoi primi anni in Italia. A Torino ci sono 150 mila cittadini di origine straniera e la sua esperienza è un esempio che può aiutare tutti gli altri”.
Fassino aveva incontrato già in precedenza il ragazzo: “So come ha vissuto l’esperienza di cittadino italiano anche prima di esserlo ufficialmente. Ha sempre studiato e lavorato con dedizione e questo è il punto di finale di un percorso d’integrazione riuscito”.
Il riconoscimento è arrivato a 3 anni dalla richiesta: “Ho espletato tutte le trafile burocratiche — ha continuato Rachid — Il mio è stato il percorso normale per la richiesta di cittadinanza. Lo aspettavo da tempo e sono molto felice”.
All’uscita dalla sala Matrimoni della città ha detto di essere “più emozionato che alla laurea. È una conferma importante della mia esperienza in Italia, anche se già prima di oggi mi sentivo perfettamente integrato. La maggior parte dei miei amici sono italiani e sono compagni di studi”. Da 14 anni è in Italia e si sente italiano: “Ho 26 anni e più della metà li ho passati qui. La cosa strana è che conosco la nostra costituzione e non quella del Marocco e un po’ mi dispiace”
Più emozionata di lui è “la sua seconda mamma”, la signora Cie Wada, che da sempre vive nell’alloggio vicino alla famiglia Khadiri, al momento delle foto con il sindaco si è sciolta in un pianto: “Pensavo sarebbe successo alla laurea e invece sono riuscita a trattenermi — ha confessato — Qui ho rivisto tutti gli anni passati con lui, quando da ragazzino non voleva andare a scuola e io e mio marito cercavamo di convincerlo. Vederlo con il sindaco è il coronamento di un sogno”.
E anche Rachid la pensa così, dopo averla abbracciata infatti le ha sussurrato: “Questo è merito anche tuo”.
(da “La Stampa”)
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Dicembre 6th, 2013 Riccardo Fucile PRIMA LA PUBBLICA POI E’ COSTRETTO DALLE PROTESTE A RITIRARLA
Anche Nelson Mandela finisce nel tritacarne del congresso pd.
Dopo Matteo Renzi è Pippo Civati a intervenire polemicamente sul tema.
Dopo la notizia della morte, il sindaco di Firenze ha pubblicato su Facebook la foto che lo ritrae insieme al politico sudafricano, al quale nell’aprile del 2012 ha consegnato un’onoreficenza della città di Firenze.
Ma in molti tra quelli che si sono affacciati sul profilo di Renzi non hanno apprezzato la decisione di postare la foto in occasione della morte di Mandela.
Così Renzi l’ha tolta.
A richiamare il tema è ora un altro candidato, Pippo Civati, che a radio città futura dice: “non ho una foto con Mandela e comunque non l’avrei pubblicata. La sua scomparsa mi da l’occasione invece di dire che abbiamo avuto dei grandissimi leader nella storia e noi siamo uomini piccoli: quindi senso della misura e passione per la politica vanno tenuti insieme, perchè oggi c’è molta superficialità e troppo gossip”.
(da “Huffingtonpost“)
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Dicembre 6th, 2013 Riccardo Fucile PER LA PROCURA DI BOLOGNA AVREBBE LAVORATO AL PARTITO PER L’EX CANDIDATO PREMIER PAGATA PERO’ CON I SOLDI DELLA REGIONE
Potrebbe andare a processo la storica segretaria di Pierluigi Bersani, Zoia Veronesi, da quasi
20 anni a fianco dell’ex segretario del Partito democratico.
La procura di Bologna ha infatti chiesto per lei e per l’ex capo di gabinetto della giunta regionale dell’Emilia Romagna, Bruno Solaroli, il rinvio a giudizio. L’assistente dell’ex candidato premier è accusata dal pubblico ministero Giuseppe Di Giorgio di truffa aggravata.
Per l’accusa, grazie a una firma di Solaroli, la funzionaria avrebbe lavorato per Bersani al partito, pagata però con i soldi della Regione, per un totale di circa 140 mila euro dal 2008 al 2010.
In quell’anno, allo scoppiare dello scandalo sulla stampa, era stata assunta direttamente a lavorare al partito.
L’inchiesta che ha visto coinvolti Veronesi e Solaroli, e che non ha risparmiato la sede nazionale del Pd che fu sottoposta a un blitz della Guardia di finanza, era infatti partita proprio nel 2010 da un esposto dall’allora senatore di Futuro e Libertà , Enzo Raisi, e dal consigliere comunale Michele Facci del Popolo della libertà .
Veronesi, che era dipendente della Regione fino al 28 gennaio 2010, era stata distaccata con un provvedimento dello stesso ente a Roma, dove avrebbe dovuto intrattenere i rapporti con le “istituzioni centrali e con il Parlamento”.
Ma prove di quel lavoro non se ne erano trovate.
Per l’accusa dunque Veronesi avrebbe lavorato per altri, ma a spese dell’Emilia Romagna.
La posizione contrattuale con la quale la donna fu inviata nella capitale venne istituita dalla Regione (a firma del capo di gabinetto Solaroli) nel maggio 2008, poco dopo la caduta del governo Prodi 2.
Durante l’esperienza del Professore a Palazzo Chigi tra il 2006 e il 2008, Veronesi prese una aspettativa dalla Regione e a Roma fu segretaria di Bersani, ministro dello Sviluppo economico.
Nell’esposto di Raisi che ha dato il via all’inchiesta si chiedeva se “è solo una coincidenza il fatto che la Regione abbia istituito una nuova posizione dirigenziale nel maggio 2008, cioè subito dopo la formazione e il cambio del nuovo governo nazionale per permettere alla signora Veronesi di rimanere a Roma, anche dopo il venire meno dell’incarico al ministero?”.
Un’accusa pesante: quella cioè di aver creato un posto da dirigente professional, peraltro strapagato, per fare in modo che Veronesi continuasse a rimanere a Roma e a svolgere l’attività di segretaria dell’ex ministro Bersani.
Non solo. Quando Zoia Veronesi si dimise dall’incarico in Regione per andare alle dipendenze del nuovo segretario Pd Bersani nel 2010, lei non venne mai sostituita in quel ruolo, che rimase scoperto.
Uno stralcio della stessa inchiesta intanto è al vaglio della Procura di Roma e lambisce lo stesso Pierluigi Bersani.
I magistrati bolognesi si erano infatti imbattuti in un conto corrente co-intestato a Veronesi e all’ex segretario Pd che aveva registrato degli strani movimenti di denaro. Per questo motivo a settembre il fascicolo (senza indagati) era partito dall’Emilia alla Capitale, per competenza territoriale.
David Marceddu
(da “il Fatto Quotidiano“)
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Dicembre 6th, 2013 Riccardo Fucile AL RADUNO DEI CLUB DI FORZA ITALIA PRIMA FILA SOLTANTO PER FIORI, EX VICE DI BERTOLASO
Lo chiama “il Cervello”. Silvio Berlusconi ha deciso che si chiamerà così il think tank della nuova Forza Italia.
Ne farà parte già dai prossimi giorni un gruppo assai ristretto, parlamentari e non, col compito di «elaborare i contenuti» che poi il partito ma soprattutto i club Forza Silvio rilanceranno in una campagna elettorale che per lui è già partita
È una delle novità emerse dalla lunga riunione operativa tenuta ieri nella sede di San Lorenzo in Lucina in vista della kermesse di domenica per il battesimo degli «oltre mille club già nati in tutta Italia».
Dentro, Capezzone, la Repetti, il tesoriere Crimi, l’uomo internet Palmieri e soprattutto il responsabile dei club, Marcello Fiori. Perfino Verdini si è visto per poco.
Fuori dalla sede forzista, il partito è in rivolta.
Nei capannelli in Transatlantico è panico da “repulisti”. Soprattutto perchè, fino a ieri sera, nessun deputato e nessun senatore aveva ricevuto formale invito per l’appuntamento di domenica.
Un malumore, per usare un eufemismo, che si somma a quello maturato una settimana fa, quando il leader ha congelato la nomina dei coordinatori, evitando di distribuire deleghe.
Alle tante aspettative personali non soddisfatte nonostante la «lealtà » mostrata, si affianca il panico da emarginazione e futura esclusione dalle liste.
I club saranno veicolo di accesso di centinaia di volti nuovi.
Proprio quelli che pretende il Cavaliere in prima fila, all’Auditorium della Conciliazione, nel giorno in cui il Pd darà il segnale della svolta con l’affermazione di Renzi.
«Le telecamere dovranno inquadrare solo ragazzi, non voglio le solite facce» ha ripetuto nella riunione operativa di ieri.
Proprio il segnale che ha fatto scattare la fobia da esclusione tra i suoi, a Montecitorio e a Palazzo Madama.
A Marcello Fiori un ruolo di primo piano. Anche lui farà parte del “cervello”, ma soprattutto sarà a capo della struttura dei club, che nell’ottica berlusconiana garantiranno il radicamento territoriale che a Grillo ha assicurato la rete.
Ecco, una «rete» più fisica e meno virtuale, per la nuova Forza Italia: sul web la battaglia sarebbe perdente.
Il modello ripreso è quello del ’94. Un ruolo di peso è riservato a Simone Furlan e al suo Esercito di Silvio. Molte delle cellule già nate in varie regioni sono state convertite appunto in club.
Domenica Berlusconi pensa per sè a un ruolo da animatore-mattatore sul palco, ha spiegato, piuttosto che da segretario che trarrà le conclusioni in un «vecchio rito di partito».
Il leader dovrebbe aprire e chiudere la kermesse, con Fiori chiamato anche lui sul palco.
Tra le invidie e i veleni dei parlamentari nei confronti dell’ex numero due di Bertolaso alla Protezione civile: «Capirai che volto nuovo, scriveva i discorsi di Rutelli contro Berlusconi» è una delle cattiverie che si raccoglievano ieri in Transatlantico.
Verdini quasi non si è fatto vedere alla riunione di ieri. Non c’era nemmeno Fitto, big di rilievo, che apprezza i club solo nell’ottica delle «due gambe», purchè non in contrasto.
Alla mezza rivolta in corso il Cavaliere proverà a mettere una pezza oggi, se non altro per evitare altre fughe.
Ci sarà un invito aperto a dirigenti e parlamentari sul sito di Forza Italia, ma niente più di quello. E per gli onorevoli che verranno, ecco, non saranno riservate le prime file.
«I club non li creiamo per escludere, ma per aprire a tutti coloro che si sono allontanati dalla politica e dal centrodestra» spiegava ieri il leader, assai galvanizzato dall’iniziativa, ai più scettici. Spera di poter superare al più presto le resistenze di un altro neo-big dell’inner circle (e forse del futuro “Cervello”), il direttore del Tg4 Giovanni Toti.
Ma difficile che ci sia già domenica. A ciascun giovane responsabile dei club sarà distribuito il kit del “bravo presidente”. Spillette, gadget e sette compiti per la loro mission.
Per un perfetto ritorno al futuro.
Carmelo Lopapa
(da “La Repubblica“)
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Dicembre 6th, 2013 Riccardo Fucile RENZI: “DECIDONO I PARTITI, IO TRATTERO’ CON TUTTI”
Il governo ha deciso di muoversi, avanti tutta sulla legge elettorale. Prima che il partito delle
urne unifichi le sue forze e trascini il paese al voto anticipato con il Mattarellum.
A spiegare la svolta è Dario Franceschini che, insieme al premier Enrico Letta e al ministro Quagliariello, fa parte dell’unità di crisi al lavoro per attutire gli effetti dirompenti della sentenza della Consulta
La premessa di Franceschini, contro chi pensa a una nuova legge elettorale approvata con una maggioranza à la carte, è che «serve un accordo tra i partiti che sostengono il governo».
Dalla constatazione del fallimento del progetto delle grandi riforme, per cui «non sussistono più le condizioni politiche e numeriche», il ministro dei rapporti con il Parlamento fa discendere la conseguenza che potrebbe imprimere una torsione imprevista al dibattito sulla morte del Porcellum: «Ci vogliamo concentrare su due capitoli, il monocameralismo e la legge per l’elezione della Camera. Su questi due punti potrebbe esserci un’iniziativa del governo, ovviamente concordata con la maggioranza e aperta, in Parlamento al contributo delle forze d’opposizione».
Il piano è questo, far lavorare il parlamento per tutto il 2014 e tornare al voto nel 2015. Senza accelerazioni. Un disegno che trova assolutamente d’accordo i due “junior partner” della maggioranza, Nuovo centrodestra e Scelta Civica.
Non a caso entrambi contrari a spostare – come invece vorrebbe i renziani – la materia elettorale dal Senato alla Camera
Franceschini non lo dice ma è un altro ministro, Maurizio Lupi, ad alzare il velo su quali potrebbero essere i contenuti di questa proposta governativa: «Noi proponiamo un patto tra Alfano, Renzi e Letta basato sul doppio turno e l’elezione diretta del premier. È il modello che si usa nei comuni: liste con le preferenze al primo turno e ballottaggio tra i primi due candidati premier. Renzi non diceva sempre di volere il sindaco d’Italia?».
Ma se a palazzo Chigi lavorano a un’intesa nel perimetro della maggioranza, da formalizzare con un disegno di legge governativo, sembra che il piano di Renzi vada in un’altra direzione.
«Le riforme – avverte l’uomo che domenica sera potrebbe guidare il Pd – spettano alle forze politiche, non al governo». Un avviso importante in vista dell’incontro tra Renzi e Letta che si terrà prima del dibattito sulla fiducia.
Un faccia a faccia nel quale, se eletto segretario, Renzi intende rivendicare la gestione diretta della partita delle riforme. Togliendola al governo.
«A quel punto – ha confidato ai suoi – io busso alla porta di tutti, pure a quella di Grillo ». Tra le porte a cui bussare ci potrebbe essere anche quella di Silvio Berlusconi, che in realtà non aspetta altro.
Anzi, il Cavaliere ha individuato proprio in Renzi l’interlocutore obbligato per realizzare il disegno di interrompere la legislatura il prima possibile.
Nelle conversazioni di queste ore il leader di Forza Italia si sarebbe infatti convinto che, se vuole tentare il tutto per tutto e andare a votare prima dell’affidamento ai servizi sociali, l’unica è puntare dritto sul Mattarellum d’intesa con Renzi.
«In questo modo – ha detto – facciamo fuori il partito di Alfano». Non è un caso se ieri la proposta di “scippare” la legge elettorale al Senato e trasferirla alla Camera, dove esiste una maggioranza teorica a favore del Mattarellum, è stata sostenuta anche dal capogruppo forzista Renato Brunetta.
L’operazione è chiara. E anche le potenziali vittime hanno fiutato il pericolo, come dimostra il colloquio “intercettato” dall’agenzia Dire dietro una colonna del teatro di Adriano, alla presentazione del simbolo di Ncd.
Fabrizio Cicchitto, rivolgendosi a Lupi e Quagliariello, li ha aggiornati sulla situazione a Montecitorio: «In aula sono due giorni che assistiamo a un modello eversivo, su cui convergono Forza Italia e 5Stelle. In capigruppo invece Speranza si è trovato d’accordo con Brunetta e poi col M5S e hanno deciso di andare avanti tutta con la legge elettorale in commissione affari costituzionali. Una cosa bruttissima». Lupi: «Che ci siano delle spinte sul Mattarellum è evidente». Cicchitto: «Capite o no che possono fare una legge elettorale contro di noi senza che ci possiamo fare nulla?». Lupi: «Vabbe’, ma se fanno così allora viene meno ogni accordo». Cicchitto: «Una volta che ti hanno fregato, sai che ci fai dell’accordo ».
Un avviso ai naviganti lo manda anche Stefania Giannini, neo segretaria di Scelta Civica: «A noi può anche andare bene discutere di Mattarellum, ma non per andare a votare. La stabilità politica, in questo momento, è un valore».
Franceco Bei
(da “La Repubblica”)
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Dicembre 6th, 2013 Riccardo Fucile “TUTTA COLPA DELLA MIA SEGRETARIA”: SONO TANTI I PRECEDENTI ILLUSTRI
Fra le spese istituzionali per 25.410,66 euro che lo sgovernatore leghista piemontese Roberto Cota s’è fatto rimborsare in due anni e mezzo dalla Regione, c’è un paio di boxer di color padano verde-kiwi, modello “Chappytrunk”, taglia L, costo 40 euro, acquistati il 6 agosto 2011 a Boston dove lo statista novarese era in missione istituzionale per “corso di formazione e visita al Mit”.
Pareva brutto, vista anche la calura, indossare dei normali pantaloni, consumandoli a spese proprie.
Molto meglio i pratici mutandoni padani, anch’essi istituzionali.
Per la Procura, che ha chiuso le indagini a carico del Cota e di 42 consiglieri regionali in vista del processo, questo si chiama peculato.
Per l’erede di Cattaneo (che Dio lo perdoni), “è solo fango dei feticisti della penna” che la Procura dovrebbe ignorare e anzi — chissà perchè — “sostenermi”.
Sì, ma le mutande verdi? “Colpa della mia segretaria: le ha inserite per errore in nota spese”.
La malcapitata si chiama Michela Carossa ed è figlia del capogruppo leghista: i valori della famiglia.
Resta da capire perchè, se non voleva il rimborso, lo statista padano le abbia passato il relativo scontrino.
Ma quella di scaricare tutto sulla signorina dell’ufficio accanto è un vecchio refrain dei politici: il Cha cha cha della segretaria di arboriana memoria. La penultima è quella di Bersani.
Ma chi non ricorda Enza Tomaselli, segretaria tuttofare di Craxi? O Barbara Ceolin e Nadia Bolgan, quelle di De Michelis, che — confidò la prima ai pm — “aveva una segreteria di 50 persone, quasi tutte donne incontrate di passaggio e senz’alcuna preparazione professionale: eran lì solo perchè gli piacevano, ciascuna pensava di esser la favorita dell’harem”.
Però si resero utilissime nella stesura del suo opus magnum “Dove andiamo a ballare stasera”, guida alle discoteche d’Italia.
Poi la mitica Eliana Pensieroso, segretaria del banchiere Pacini Battaglia, addetta alla fascettatura delle mazzette il cui fruscio fu captato dalle cimici ipersensibili degli inquirenti.
Ma il precedente più illustre risale al 1986. Un giorno il professor Luigi Firpo, glorioso storico torinese, si imbattè in Silvio Berlusconi che, intervistato da una delle sue tv, sfoggiava cultura declamando brani scelti dalla sua prefazione all’Utopia di Tommaso Moro.
“Ma quel testo è il mio!”, balzò sulla sedia Firpo.
Si procurò la preziosa edizione numerata by Silvio Berlusconi Editore e scoprì che l’erudito palazzinaro aveva copiato interi brani della sua introduzione a Thomas More e la sua traduzione integrale dal latino, limitandosi a metterci la firma.
Allora prese carta e penna, gli intimò di ritirare subito tutte le copie dal mercato e annunciò querela per plagio.
Pochi giorni dopo lo chiamò un Cavaliere piagnucolante: “La prego, non mi rovini con uno scandalo, è stata tutta colpa della mia segretaria”.
Cioè tentò di far credere che la segretaria potesse aver copiato prefazione e traduzione dell’Utopia a sua insaputa, anzi contro la sua volontà .
Firpo capì subito con che razza di cazzaro stava parlando e decise di prendersene gioco, seguitando a minacciare di mettere in piazza lo scandalo e rifiutando le scuse e le offerte di riparazione che il pover’ometto, ormai ridotto a stalker, gli faceva in telefonate quotidiane, accompagnate da regali sempre più costosi.
A Natale un corriere da Segrate scaricò in casa Firpo un gigantesco bouquet di orchidee e un pacco dono con una valigetta in coccodrillo con le cifre ‘LF’ in oro.
Sul biglietto era scritto: “Natale 1986. Molti cordiali auguri ed a presto… Spero! Per carità , non mi rovini!!! Silvio Berlusconi”.
Firpo, vecchio burlone, rispedì tutto al mittente con un biglietto beffardo: “Gentile dottore, la ringrazio della sua generosità , ma sono un vecchio professore abituato alla sua borsa sdrucita. Quanto ai fiori, la prego anche a nome di mia moglie Laura di non inviarcene più: per noi, i fiori tagliati sono organi sessuali recisi”.
“Da quel giorno — ricorda Laura — non lo sentimmo mai più”.
Ma ora c’è Cota il mutandiere, e ho detto tutto.
Marco Travaglio
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Dicembre 6th, 2013 Riccardo Fucile GLI EFFETTI DELLA SENTENZA DELLA CONSULTA ENTRANO IN VIGORE SOLO DOPO LA PUBBLICAZIONE DELLA SENTENZA, QUINDI TUTTO QUANTO AVVENUTO FINO AD OGGI E’ LEGITTIMO… LE DUE STRADE SUCCESSIVE
Li chiamavano i frutti dell’albero avvelenato. 
È una teoria nata negli Stati Uniti: se un certo atto è stato eseguito illegittimamente tutti gli atti e i fatti che ne derivano sono nulli.
Così, se in una perquisizione fatta senza mandato del giudice è stato trovato un fucile che è stato usato per commettere un omicidio, il proprietario non potrà essere condannato; salvo che non esistano altre prove indipendenti dalla perquisizione.
È quanto tutti, più o meno, stanno sostenendo a proposito della sentenza della Corte costituzionale che ha dichiarato l’illegittimità della legge elettorale: tutti a casa, Parlamento, presidente della Repubblica, giudici della Corte costituzionale e altri nominati da Parlamento e pdR.
Ma non solo: dovrebbero essere nulle tutte le leggi emanate, tutti i provvedimenti adottati.
Proprio vero? Mah.
Il principio generale è che la legge dichiarata incostituzionale cessa di esistere e di esplicare i suoi effetti dalla data della pubblicazione della sentenza.
Esaminando la cosa dal punto di vista opposto, questo vuol dire che, fino ad allora, tutto quanto avvenuto nel periodo antecedente è legittimo.
Immaginiamo una sentenza di condanna per adulterio pronunciata nel 1967; la donna (il reato si applicava solo alle mogli) finiva in carcere: tutto regolare.
Nel 1968 l’art. 559 codice penale che lo prevedeva fu dichiarato incostituzionale. A quel punto la poveretta era scarcerata; ma la condanna restava legittima.
Così è per l’elezione dei parlamentari avvenuta con il Porcellum: è legittima; come lo sono tutte le leggi e gli atti da costoro emanati, elezione del presidente della Repubblica compresa.
Il problema perciò riguarda il futuro: cosa succederà quando la sentenza verrà depositata?
Ipotesi 1.
L’elezione è avvenuta legalmente e le conseguenti funzioni istituzionali sono da considerarsi legittime. L’incostituzionalità della legge elettorale significa solo che, alle prossime elezioni, bisognerà utilizzarne un’altra. Conseguenza paradossale ma inevitabile di questa tesi è che, teoricamente , tutto potrebbe restare com’è fino alla scadenza naturale della legislatura.
Ipotesi 2.
Ogni figura istituzionale che deve la sua posizione direttamente o indirettamente alla legge elettorale dichiarata incostituzionale si trova priva di legittimità . Proprio come per la moglie adultera la cui carcerazione è diventata illegittima perchè la legge che la presuppone non esiste più, queste persone perdono automaticamente la loro funzione il cui presupposto legale è stato spazzato via dall’ordinamento
Dunque servono nuove elezioni; fino ad allora si applica l’art. 61 comma 2 della Costituzione: “Finchè non siano riunite le nuove Camere sono prorogati i poteri delle precedenti”. Che dunque potrebbero emanare legittimamente una nuova legge elettorale.
Questa seconda ipotesi solleva drammatici interrogativi.
Gente che, per anni, non è stata capace di sostituire l’incostituzionale (lo dicevano tutti) Porcellum, riuscirà a farlo ora, in un mese?
E sarà consapevole del fatto che, a sentenza della Corte depositata, saranno tutti inesistenti e che ogni loro atto non avrà alcuna efficacia giuridica?
Si renderanno conto dello tsunami di ricorsi che i cittadini presenteranno contro ogni nuova legge che si azzardassero a emanare?
La risposta, scontata, è no.
Vuoi vedere che tutti si metteranno d’accordo sul fatto che l’ipotesi giusta è la numero 1?
Bruno Tinti
(da “il Fatto Quotiadiano“)
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Dicembre 6th, 2013 Riccardo Fucile “ALFANO SENZA BERLUSCONI SAREBBE RIMASTO A FARE L’AVVOCATO DI PROVINCIA, RENZI RAPPRESENTA GLI INTERESSI DI CHI LO STA SPINGENDO”…”GRILLO CAVALCA SOLO LA PROTESTA, NON HA UN PROGETTO REALE, CAMBIA SPESSO IDEA E NON SELEZIONA LA CLASSE DIRIGENTE”… “PRIMARIE VERE PER TUTTI, I NOSTRI RAPPRESENTANTI DEVONO ESSERE SCELTI DAI CITTADINI”
Incontriamo il dott. Giuseppe Prete appena rientrato da un tour di presentazione del suo Movimento Gente Onesta di cui è presidente.
La politica italiana sembra condizionata da quanto sta accadendo nei due principali partiti: la scissione di Alfano da Forza Italia da un lato e il congresso del Pd dall’altro. ll vice premier e Renzi pare facciano recuperare consensi alle due coalizioni: rappresentano il nuovo o il riciclo del vecchio?
Hanno una caratteristica in comune: entrambi vogliono proporsi a “nuovo” cercando di far dimenticare al cittadino i loro trascorsi. Alfano senza Berlusconi probabilmente sarebbe rimasto a fare l’avvocato di provincia, Renzi è solo un figlio d’arte, e non tutti i figli di grossi personaggi son riusciti a sfondare in politica. Il sindaco di Firenze ha il vantaggio di avere sponsor che lo elevano perchè giovane e perchè fa comodo ed è funzionale ai suoi “promotori”. Alfano e Renzi, due giovani che credono di essere anche giovani in politica. Solo due volpi.
La terza forza in campo, i Cinquestelle, a detta di molti, rincorre solo la protesta senza un vero programma alternativo: MGO condivide questa analisi?
La condivido. Grillo, come Bossi, ha solo cavalcato l’onda lunga della protesta e, come per la Lega allora, anche ai 5 Stelle l’operazione è riuscita. Per Grillo/Casaleggio ha giocato a favore la caduta di Di Pietro, il declino berlusconiano, il dramma vissuto all’interno del PD tra Bersani e, guarda un pò, Renzi. Aggiungiamo anche che la situazione in Italia è anche peggiorata ed ecco la furbata di Grillo di scendere in campo. Ma con le onde di protesta, senza un progetto politico, non si costruisce nulla, si prendono voti, ma si lasciano tanti vuoti intorno. Non si possono fare proclami sulla distruzione della attuale politica senza proposte sensate su cosa e come ricostruire una politica a misura di cittadino.
Da molti viene la considerazione che il Movimento di Grillo potrebbe avere in comune con MGO molte cose, in realtà abbiamo una sola cosa in comune: la ricerca di un cambiamento del sistema politico. La differenza è che noi intendiamo cambiarla attraverso un metodo scientifico, senza fare ricorso a devastazioni totali. Grillo, invece, dice spesso cose giuste, non tutte condivisibili, ma avanza senza un metodo costruttivo e con scelte sui candidati discutibili. Se Crimi e la Lombardi erano Presidenti dei due Gruppi Parlamentari e rappresentavano il “meglio”… è stata una scelta che ha fatto perdere credibilità e consensi. Al contrario di Grillo, il percorso di MGO intende procedere attraverso una costruttiva ricerca, con l’uso del dialogo, per avere quei riscontri che servono in politica. Le strade di Grillo guardano solo ad una rivoluzione, ad uno scardinamento, anche giusto, dell’attuale gestione politica italiana, procedendo con squilibrio, noi guardiamo avanti con equilibrio, con progettualità e con riscontro più funzionale, senza presunzione e senza dialoghi teatrali. Nel nostro lavoro di ricerca, MGO non intende alimentare il leaderismo o personaggi idolo, da noi chiunque è una risorsa, io intendo portare in Parlamento persone preparate e non discutibili come è successo nel 5Stelle. Come si può ben capire.. sono tutte differenze sostanziali…se non abissali.
In Italia, dopo il declino della Dc, chiunque si proponga al Centro dello schieramento politico, non miete certo successi: eppure è il ceto medio moderato che viene corteggiato sia da destra che da sinistra, tanto da risultare determinante nella vittoria degli uni o degli altri…
Siamo sicuri? Dopo la DC di politica c’è ben poco, contano le differenze degli uomini. Dopo la DC, con l’avvento del craxismo è la politica ad essere cambiata e dire che esista una destra, un centro, una sinistra è solo per propaganda elettorale. Prendiamo l’esempio di Renzi: è di sinistra ma dice cose di destra. Alfano è di destra e appoggia Letta. No, non è politica questa: è solo convenienza di “gestione” di poltrone per se e per gli amici, non servizio al popolo. Quella che conosco io, che conoscevo, era fatta di scontri, ma c’era una sana dialettica costruttiva e il nostro Paese continuava a crescere. Dopo… Siamo retrocessi in serie “C” e abbiamo anche saputo perdere la competizione industriale che, dal dopoguerra, eravamo riusciti a farci invidiare da tutto il mondo. Oggi siamo ultimi in Europa e davanti a noi c’è il Lussemburgo.
Metà del popolo italiano, attraverso l’astensione o la scheda bianca, non si sente rappresentato, l’altra metà spesso vota il meno peggio, per dirla alla Montanelli “turandosi il naso”. Che dovrebbero fare questi elettori?
Non sono d’accordo. Gli “amanti” di Berlusconi non li schiodi, gli elettori di sinistra è difficile che cambino. È nel centro avviene il dramma. Casini non ha saputo essere il degno erede di una DC e naviga a vista, va di qua e di la. Gli astensionisti sono cittadini che non si riconoscono più negli uomini, ma hanno ideali e valori che purtroppo non trovano più in nessun partito o movimento. Poi arriva Grillo e li prende in giro. Se dovessero ricrescere gli astensionisti non mi sorprenderei.
I piccoli partiti sono sicuramente penalizzati dall’attuale legge elettorale che prevede coalizioni e sbarramenti: non sarebbe meglio un ritorno al proporzionale che garantiva almeno una tribuna di rappresentanza anche alle nuove forze politiche?
Guarda che anche il proporzionale ha prodotto disastri enormi. Col proporzionale voti il candidato, vero, ma erano i partiti a scegliere i candidati e a metterli in cima alla lista. Sappiamo che, essendo una popolazione di anziani, per tutti era facile votare il simbolo e i numeri in alto alla scheda elettorale. Servono primarie dove chi si vuol candidare inoltri domanda al Comune di residenza, e si inviti la popolazione a scegliere chi candidare nelle liste, ciascuno in rappresentanza del proprio schieramento. La scelta dei candidati va sottratta dalle segreterie nazionali di partito o di corrente. Allora andrebbe veramente bene il metodo proporzionale.
Con un debito pubblico come quello italiano, si può incidere sullo sviluppo o è destino di tutti i governi barcamenarsi alla meno peggio quando si stila una finanziaria?
E’ prioritario, a parer mio, pensare allo sviluppo economico del Paese più che ai rapporti europei. Siamo in una situazione difficilissima e non possiamo sottostare continuamente alle pressioni che ci vengono dall’Europa. Abbiamo bisogno di ristabilire equilibri interni, di proteggere le nostre esportazioni, di attuare, quando possibile una sorta di protezionismo. Siamo diventati estremamente deboli da questi punto di vista. Economia e lavoro devono essere i nostri obiettivi e non il nostro permanere, sotto ricatto, in un’ Europa che da e toglie a seconda di volontà finanziarie di partner più forti di noi.
Un argomento di attualità è la contestata privatizzazione del trasporto pubblico: molte municipalizzate sono con l’acqua alla gola per i tagli del Governo. E’ questa la strada per il risanamento o esiste ancora l’alternativa della buona amministrazione del bene pubblico?
Per evere una buona amministrazione pubblica servono bilanci pubblici. Il Governo, sappiamo, cerca di arraffare dove può, e i Comuni (che di disastri ne hanno fatti tanti) oggi per sopravvivere o tagliano Enti, o aumentano le tasse per farli sopravvivere. In quanto alle privatizzazioni, mi sorprenderebbe se ci fossero privati che investono in settori in crisi.
MGO ha preso spesso posizione a favore dei ceti meno abbienti colpiti dalla crisi, ormai si parla di oltre 4 milioni di famiglie italiane povere, aumentano gli sfratti e le code ala Charitas e diminuiscono potere d’acquisto e competitività delle piccole aziende. C’è qualche intervento che si potrebbe adottare a breve per dare respiro a queste fasce sociali?
Movimento Gente Onesta è nato per i ceti meno abbienti e per i piccoli imprenditori e per loro (la maggioranza del Paese) si batterà . Tornando ai numeri, è vero che ci sono 4 milioni di poveri “assoluti”, ma è triste sapere che nel 2013 (dopo anni di devastazione) ci sono 14,8 milioni di italiani in fascia di povertà “relativa” e pronti ad entrare in quella assoluta se si continua a perdere posti di lavoro, a non crearne dei nuovi, ma soprattutto a tartassare l’impossibile. Anche le “mutande” son tassate oramai. Movimento Gente Onesta è molto inferocita per questo e il nostro girovagare in tutto il Paese serve anche a far trovare la forza al cittadino per rialzarsi e per condividere il nostro progetto politico. Noi partiamo da dove esiste il problema: dal cittadino.
Qualche idea per fare emergere il sommerso e poter ridurre l’imposizione fiscale?
Ne avrei una: impiegherei l’esercito nei valichi di frontiera, formerei una catena umana da non permettere a nessuno di trasferire all’estero nostri capitali. Stesso controllo lo farei con l’immigrazione che trasferisce abbondanti liquidità all’estero. Controllerei tutte le attività cinesi in Italia e soprattutto una anagrafe della popolazione cinese. Ultimo, non da ultimo, lotta senza quartiere all’evasione dei ceti alti perche’, se si ha coraggio, si sa da dove iniziare. Non farei come ha fatto Monti e le sue ridicole “retate” ai piccoli esercenti. So dove andare a colpire ma non faccio anticipazioni.
La cronaca politica ci mostra ogni giorno scandali anche nelle amministrazioni locali, come i rimborsi spese dei gruppi regionali. Ma in Italia nessuno controlla? O è la politica in generale che è “decaduta”?
Ho 53 anni, ed è da quando ho cominciato a far politica (all’età di 20 anni) che nei Comuni, Province, Regioni succede di tutto. Fu per questo motivo che io uscii dalla DC nel 1988. Oggi questo malcostume è di attualità , quasi una prassi dovuta, grazie alle tv e ai tanti programmi in tv che, per fare elevati indici di ascolto, ne parlano. Ma la sostanza non cambia. Si disse che dopo l’avvento di tangentopoli la corruzione sarebbe rientrata. Mio dio che Paese siamo, non ci manca proprio nulla.
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