Dicembre 9th, 2013 Riccardo Fucile IL NUOVO CHE AVANZA: UN EX DI BERSANI, UN EX DI FIORONI, UNO DI FRANCESCHINI, UN DALEMIANO, LO SPIN DOCTOR DI CIVATI, UN ECOLOGISTA…E LA MADIA CHE FINO A POCHI MESI FA ACCUSAVA I RENZIANI DI TESSERE FILIERE DI POTERE”
Fotografi, operatori, giornalisti (con i quali ostenta confidenza, chiamandoli tutti per nome) ma
anche tantissimi fra i parlamentari e i dirigenti che ne hanno condiviso la campagna elettorale.
Matteo Renzi scende nella sala conferenze di via del Nazareno con quaranta minuti di ritardo per snocciolare i nomi della sua segreteria.
Un organo che fino all’altro ieri era seguito per lo più dagli addetti ai lavori, “roba dell’apparato”, avrebbe detto qualcuno.
Oggi, se non è la notizia della giornata, poco ci manca.
Sette donne e cinque uomini siederanno al fianco del sindaco di Firenze.
“Altro che Blair, come nel governo di Zapatero”, fa notare qualcuno, 35 anni l’età media, rivendicata con orgoglio. La poltrona chiave, l’unica che, al di là dello spessore di chi la occupa, è di per sè decisiva, è quella affidata a Luca Lotti. S
arà il responsabile dell’organizzazione, l’uomo-ombra di Renzi, che ha già preannunciato che a Roma starà il meno possibile.
Chi ne capisce fa un paragone: “Lotti starà a Matteo come Migliavacca stava a Bersani”.
Il neo-segretario ha voluto affidare le chiavi della macchina a una persona di provata affidabilità , arrivato a Montecitorio ma con i piedi ben saldi nella Firenze del sindaco. Il suo nome era scontato, così come la casella a lui affidata.
L’altro nome citato ossessivamente nei retroscena delle scorse settimane che è stato confermato nella poltrona che gli attribuivano alla vigilia è quello di Stefano Bonaccini, già uomo forte di Bersani in Emilia Romagna, che sarà gli occhi e le orecchie di Renzi sul territorio.
Il nuovo responsabile agli Enti locali dei dem ha coordinato la campagna elettorale delle primarie, per la quale Renzi gli deve un debito di riconoscenza. “Stavo venerdì scorso con Matteo – racconta un deputato – e concordava con me che avremmo messo la firma su un’affluenza sopra il milione e mezzo e una sua vittoria intorno al 55%”. Come è andata, lo dicono i numeri.
A completare la cabina di regia, nel ruolo di portavoce ci sarà Lorenzo Guerini, ex popolare, un passato con Beppe Fioroni, che chi lo conosce descrive come “un uomo d’ordine, di basso profilo, una figura ideale in questo schema”.
Probabilmente la vera sorpresa è la nomina di Federico Taddei in una delle caselle chiave, quella del responsabile economico.
Sia per il profilo – è uno dei pochissimi non eletti della squadra – sia perchè il docente di macroeconomia alla Johns Hopkins University è stato lo spin doctor su questi temi di Pippo Civati, del quale ha sostenuto la campagna congressuale.
“Adesso Matteo dovrà avere degli ‘scalpi’ – ragionava un deputato – dei risultati concreti da esibire davanti al paese sui temi sui quali ha battuto in campagna elettorale: lavoro, Europa e riforme istituzionali”.
Il trio che ricoprirà queste caselle è eterogeneo.
Sarà Madianna Madia a occuparsi del primo, l’ex ragazza prodigio scovata da Walter Veltroni, che se innamorò a tal punto da cederle il posto di capolista alle elezioni del 2008. Una che fino a qualche mese fa utilizzava parole taglienti nei confronti dei propri compagni di strada: “Nel partito vedo tante piccole e mediocri filiere di potere”. Sarà invece la dalemiana Federica Mogherini a occuparsi di politiche europee per le truppe dem, responsabile nell’era-Bersani delle Relazioni internazionali.
Sulle Riforme, tema sul quale Renzi si giocherà una buona parte della propria credibilità , almeno nei primi mesi, la scelta è stata ‘interna’.
Toccherà infatti a Maria Elena Boschi, astro nascente del renzismo, in particolar modo dopo l’ultima Leopolda, condurre le trattative sulle riforma della legge elettorale e su quelle costituzionali.
Così come ‘interno’ è Davide Faraona, uomo forte del sindaco di Firenze in Sicilia, che ieri era arrivato ad occupare un gazebo a Enna perchè, a suo dire, “impedivano di votare per Renzi”, beccandosi una minaccia di denuncia dal suo collega di partito Vladimiro Crisafulli.
Avrà la responsabilità di Welfare e scuola. Così come tra i renziani più in vista è stato pescato il responsabile Infrastrutture: sarà Debora Serracchiani, rottamatrice della prima ora, che appena qualche mese fa è stata eletta con un pugno di voti di scarto presidente del Friuli Venezia Giulia.
Le ultime tre donne della segreteria sono ascrivibili a aree non ortodossamente renziane. Chiara Braga, architetto e deputata del Pd da due legislature, è una Ecodem, la corrente ecologista fondata, tra gli altri, da Ermete Realacci che pur si è molto avvicinata in questi mesi a Renzi, dopo che uno dei leader, l’ex senatore Roberto Della Seta, aveva fortemente criticato Bersani per il poco posto concesso in lista agli ecologisti. Inutile dire che avrà le deleghe all’Ambiente. La nomina di Pina Picierno a Legalità e Sud suona come uno schiaffo a chi, all’interno del partito, qualche settimana fa le aveva preferito Rosy Bindi alla guida dell’Antimafia. In area Franceschini, la Picierno arrivò sotto le luci dei riflettori perchè Walter Veltroni la preferì a Ciriaco De Mita come capolista in Campania. Già , proprio come la collega Madia, con la quale oggi condivide la responsibilità della segreteria. L’ultima è Alessia Morani, già bersaniana ma traghettata in tempi non sospetti tra le file dei sostenitori dell’ex rottamatore. Avvocato, avrà le deleghe della Giustizia.
Ultimo è Francesco Nicodemo, che sostituirà Antonio Funiciello (altro renziano) nella casella della Comunicazione. Da sempre tra i sostenitori del sindaco, è stato consigliere comunale non rieletto a Napoli, oltre a tenere un blog sul sito dell’Espresso il cui nome è tutto un programma: “Panico democratico”. Sono celebri i suoi scontri con i comunicatori di Bersani, Chiara Geloni e Stefano Di Traglia.
(da “Huffingtonpost“)
argomento: Renzi | Commenta »
Dicembre 9th, 2013 Riccardo Fucile RENZI PRESENTA LA SUA SQUADRA CON CINQUE UOMINI E SETTE DONNE, ETA’ MEDIA 35 ANNI: IL PIU’ E’ FATTO, UN ALTRO VENDITORE DI PENTOLE ALL’USCIO
Sotto una pioggia di click, sommerso dagli obiettivi dei fotografi, Matteo Renzi si è presentato poco prima delle 16,10 – con oltre mezz’ora di ritardo rispetto all’orario annunciato – per la sua prima conferenza stampa da segretario.
«Ma è sempre così?» ha detto riferendosi all’assalto dei flash.
Il giorno dopo aver vinto le primarie del Partito democratico con quasi il 68% dei voti, il sindaco – accompagnato dal segretario uscente Guglielmo Epifani – non perde tempo e annuncia fin da subito i nomi di coloro che comporranno la sua squadra.
LA SQUADRA
Si tratta di cinque uomini e sette donne «con età media di 35 anni», specifica Renzi.
I nomi: Luca Lotti (coordinatore della segreteria), Stefano Bonaccini (enti locali), Filippo Taddei (responsabile economico), Davide Faraone (welfare e scuola), Francesco Nicodemo (comunicazione), Maria Elena Boschi (riforme), Marianna Madia (lavoro), Federica Mogherini (Europa), Debora Serracchiani (infrastrutture), Chiara Braga (ambiente), Alessia Morani (giustizia), Pina Picierno (legalità e sud), e Lorenzo Guerini come portavoce della segreteria.
«NON A RISCHIO UNITà€ DEL PARTITO»
«Non c’è un’imposizione mia ai gruppi parlamentari, non c’è un braccio di ferro – è andato avanti Renzi -. Ieri 2,9 milioni di persone si sono espresse, oggi ci sarà un primo momento di dialogo tra la segreteria del Pd e i gruppi parlamentari, e poi discuteremo dei singoli temi, non sono preoccupato per i rapporti con i gruppi».
«Non ci sono potenziali rischi per l’unità del partito, bisogna lavorare insieme», ha ripetuto poi rispondendo a una domanda dei giornalisti.
«Cuperlo ha detto cose belle – ha aggiunto – lavoreremo insieme».
Per quanto riguarda l’atteggiamento nei confronti del governo, Renzi è chiaro:«Il ritiro della fiducia non è all’ordine del giorno. È arrivato il momento di fare le cose sul serio».
«Il punto non è far cadere il governo – ha chiarito il neosegretario – ma farlo lavorare affinchè il governo ottenga i risultati e dia risposte».
LA RIFORMA ELETTORALE E LA MADIA 
«Per il Pd la riforma elettorale è una priorità , il punto è sistemare i problemi del Paese e per noi il percorso è uscire dalla logica del rinvio e fare le cose che servono», ha detto ancora Renzi.
E ancora: «Dobbiamo dare subito dei segnali. Non c’è un minuto solo da perdere».
A proposito di segnali è lo stesso sindaco di Firenze a sottolineare con soddisfazione che al Lavoro ha scelto di nominare Marianna Madia che ha un figlio di poco più di 3 anni e ne aspetta un altro: «Una giovane donna con un figlio piccolo e in attesa di un altro si occuperà di Lavoro: non è una notizia?»
IL POST SU FACEBOOK
Prima dell’attesa conferenza Renzi aveva pubblicato un post via Facebook, citando il refrain di una canzone di Ligabue: «È l’ultima occasione, gli italiani non ce ne daranno più. Quando milioni di italiani vanno a votare come è successo ieri, non ci sono più alibi per nessuno. Questa volta il cambiamento sarà vero».
Il cantautore emiliano deve piacere molto al neoleader del Pd: lo aveva già citato alla festa del Pd di Bosco Albergati (Modena) ad agosto.
Ma allora, solo quattro mesi fa, era tutto diverso e il sindaco aveva scelto il brano «Non è tempo per noi».
L’INCONTRO CON LETTA
Renzi incontrerà nel pomeriggio anche il premier Enrico Letta, che in serata partirà per il Sudafrica per i funerali di Nelson Mandela. Martedì invece il leader riunirà i gruppi parlamentari del partito.
GLI AUGURI DI NAPOLITANO
Nella mattinata, il neo-segretario ha anche ricevuto i complimenti del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che lo ha chiamato al telefono, felicitandosi per il successo riportato nelle primarie e per l’importante impegno che l’attende.
argomento: Renzi | Commenta »
Dicembre 9th, 2013 Riccardo Fucile “CERTO, SEI STATO FAVORITO DALLO SPESSORE DEGLI SFIDANTI: E’ COME SE IL MILAN AVESSE GIOCATO CON UNA SQUADRA DELL’INTERREGIONALE”
Ieri sera Silvio Berlusconi era in pizzeria con la sua fidanzata e con i giovani di Forza Italia, ma quando ha visto apparire in tv Matteo Renzi, raccontano i presenti, il Cavaliere è rimasto estasiato.
E così, appena il nuovo segretario del Pd ha concluso il suo fiammeggiante discorso della vittoria, Berlusconi ha chiesto: «Cercatemi Renzi con la Batteria!», il centralino del Viminale che rintraccia a tambur battente politici e parlamentari.
L’altro, pur diffidente per le tante burle televisive, ha risposto e si è sentito investito da un uragano di complimenti: «Bravo Matteo, io ti avevo capito quella volta che sei venuto ad Arcore!».
L’altro ha cercato di “difendersi” da tanto affetto, ma Berlusconi ha insistito: «Bravo, perchè sei finalmente riuscito a trasformare quel Pd in un partito socialdemocratico europeo».
E ancora: «Certo, sei stato favorito dallo spessore degli sfidanti: è come se il Milan avesse giocato con una squadra dell’Interregionale!».
E’ finita così, in simpatia, ma senza ulteriori appuntamenti.
Renzi sa, per esperienza altrui e per intuito personale, che un rapporto diretto ed esclusivo con Berlusconi può diventare esiziale e diffida di tutti coloro che in queste ore immaginano un patto tra lui e il Cavaliere per cambiare la legge elettorale.
Fabio Martini
(da “La Stampa”)
argomento: Berlusconi, Renzi | Commenta »
Dicembre 9th, 2013 Riccardo Fucile SIT IN DAL VENETO ALLA SICILIA… A TORINO INCIDENTI E NEGOZI “COSTRETTI” ALLA SERRANDA… TRENI FERMI E TRAFFICO IN TILT… LA TOLLERANZA ZERO VERSO I VIOLENTI NON SI VEDE
L’onda lunga della protesta dei “forconi”, contro le tasse e più in generale contro il governo, sta
arrivando in tutta Italia.
Questa mattina il Paese si è svegliato con blocchi e presìdi un po’ ovunque, dal Veneto alla Campania, dalla zona di Milano fino a Palermo, dalle Marche alla Sardegna.
Al momento la situazione più critica si registra a Torino dove i manifestanti, dopo aver occupato il centro della città , con tram fermi e negozi costretti a chiudere, hanno invaso i binari delle stazioni di Porta Nuova e Porta Susa, bloccando per circa un’ora anche il traffico ferroviario.
Sempre nel capoluogo del Piemonte tafferugli tra manifestanti e polizia nella centrale Piazza Castello con lanci di pietre e uso dei lacrimogeni da parte delle forze dell’ordine. Colpito anche la postazione mobile di Sky.
Ecco il punto regione per regione.
Piemonte
Un carabiniere è stato ferito, in modo lieve, nel corso dei tafferugli avvenuti nel centro di Torino, dove si sono radunate oltre 2 mila persone. Tra loro anche alcuni ultrà appartenenti ai gruppi della tifoseria calcistica più oltranzista.
Due al momento i fermati. Contro le forze di polizia schierate in assetto antisommossa davanti al palazzo della Regione Piemonte, in piazza Castello, è stato lanciato di tutto: bottiglie vuote, sassi, mattoni, petardi e bombe-carta. La polizia ha reagito lanciando decine di gas lacrimogeni nel tentativo di disperdere la folla.
Danneggiate le vetrine di molti negozi, auto di polizia e carabinieri.
Non è ancora disponibile un bilancio degli scontri che oltre a piazza Castello hanno interessato altre zone della città , davanti alla sede di Equitalia, in via Arsenale, e davanti alla sede dell’Inps, in via XX Settembre.
All’Ufficio delle Entrate, in corso Bolzano, è stato necessario respingere un gruppo di cinquanta contestatori che, armati di pietre, hanno tentato di danneggiare le vetrate dell’ingresso. Sono stati respinti dall’intervento delle forze dell’ordine.
Anche i binari delle stazioni sono stati presi d’assalto: è durata circa un’ora l’occupazione della stazione di Porta Nuova, un’ora e mezza quella di Porta Susa. Alcuni treni hanno interrotto la corsa a Torino Lingotto, Torino Stura e Collegno, altri hanno registrato ritardi intorno ai 50 minuti.
Proseguono i blocchi stradali nelle principali vie del centro: poche decine di persone bloccano la maggior parte degli incroci. Disagi anche alla viabilità delle auto in tutta la città . La maggior parte dei negozi e dei bar del centro e delle periferie è chiusa per la protesta indetta dal Coordinamento 9 dicembre. Vuoti i mercati e deserte le fermate dei taxi.
Non solo Torino, anche nel resto del Piemonte ci sono piccoli focolai di protesta. Circa 300 manifestanti hanno preso parte allo sciopero dei Forconi a Vercelli. Il corteo è partito da piazzale Roma, poi si è spostato fino a piazza Zumaglini. Un presidio anche a Carisio, sull’autostrada Torino-Milano.
Veneto
È scattata già nella notte in Veneto l’annunciata protesta di alcune sigle sindacali degli autotrasportatori nel segno di «l’Italia si ferma».
In regione i promotori dell’iniziativa, i cosiddetti “forconi”, tra cui i “liberi imprenditori federalisti” della Life, avevano annunciato 19 presidi: sino a questo momento, secondo la mappa disegnata dalla Polstrada del Veneto i disagi sono concentrati ai caselli autostradali di Vicenza Ovest, Montecchio Maggiore (Vicenza) e Soave (Verona).
I manifestanti hanno posto di traverso i loro mezzi pesanti nei pressi degli accessi autostradali bloccando di fatto la circolazione con grossi disagi sul traffico anche sulla rete stradale ordinaria. Bloccata anche la tangenziale di Vicenza che corre parallela alla A4.
Difficoltà nella mobilità stradale anche a Resana (Treviso) dove gli autotrasportatori hanno bloccato la rotatoria sulle statali 307 e 308. Sul luogo carabinieri e polizia locale.
Militari stanno intervenendo anche a Cittadella (Padova) dove la protesta si è concentrata sulla circonvallazione. Meno preoccupante la situazione a Conegliano (Treviso) dove non c’è blocco del traffico e dove i manifestanti si stanno limitando a un volantinaggio sotto gli occhi di pattuglie dei carabinieri.
Sicilia
È al momento confermata la linea annunciata dai Forconi a Catania: sciopero articolato con presidi, ma nessun blocco del traffico. E così in quello che negli anni scorsi è stata la sede del “simbolo” della protesta del movimento degli autotrasportatori, il casello di San Gregorio dell’autostrada A18 Messina-Catania, non c’è stata la paralisi.
Un picchetto di una decina di manifestanti ha trascorso la notte sul posto e ha effettuato soltanto un volantinaggio. La zona è presidiata da ieri sera dalle forze dell’ordine.
La Questura di Catania ha acoclto la richiesta del movimento dei Forconi e ha autorizzato manifestazioni e incontri in piazza Università . Anche nel resto della Sicilia al momento non si segnalano blocchi.«Siamo in uno stato di polizia, non è possibile scioperare come possono fare invece i sindacati», afferma il leader dei Forconi in Sicilia, Mariano Ferro, che è a Palermo per «valutare le azioni da intraprendere». Ferro replica anche al ministro Maurizio Lupi: «Lui dice che la nostra protesta non è legittima, ma lui, dopo la sentenza della Consulta sul Porcellum, si è chiesto se è legittimato?«.
Sardegna
In Sardegna i camion stazionano davanti all’ingresso del porto storico di Cagliari; presidi sulla Statale 131 Cagliari-Sassari e davanti all’Agenzia delle Entrate. Bloccano via Pintus, la strada che porta all’Agenzia delle entrate a Cagliari, e provocano disagi al traffico di via Vesalio e al transito della metropolitana leggera i circa cento manifestanti anti-Equitalia che stamane aderiscono alla protesta nazionale dei «Forconi».
Durante presidio, caratterizzato da bandiere tricolori e dei Quattro Mori, c’è stato qualche momento di tensione con gli automobilisti che non riuscivano a passare. Il movimento, ancora una volta, chiede la «cacciata» di Equitalia dalla Sardegna e l’alleggerimento di una pressione fiscale considerata non più sostenibile.
Lombardia
Appare scarsa, al momento, la partecipazione ai presidi creatisi a seguito della manifestazione nazionale detta “sciopero dei forconi”. A Milano e in provincia, snodo di importanti arterie autostradali, non si segnalano blocchi ma solo alcuni presidi.
Tra quelli segnalati, ad Arese, nei pressi dei cancelli dell’ex Alfa Romeo, Rho e Pero, nei pressi elle Fiera, e agli svincoli autostradali di Assago, Molino Dorino, Monza (sede di Equitalia e Palaiper).
Ai raduni per ora si registrano numeri molto contenuti di partecipanti (previsti in aumento con il passare delle ore) che volantinano pacificamente, con qualche mezzo pesante sul ciglio della strada.
Una ventina di manifestanti del movimento sta distribuendo volantini alle porte di Varese, sulla strada provinciale 57 dove stamani si sono verificati rallentamenti del traffico, con code fino a due chilometri vicino all’ingresso dell’autostrada A8. Sul posto è intervenuta la Polstrada. Nessun momento di tensione è stato segnalato fino a questo momento.
Emilia-Romagna
Erano in una cinquantina questa mattina al presidio davanti alla sede di Equitalia a Bologna, in via Tiarini.
Una manifestazione contro la società di riscossione dei tributi che ha visto anche la partecipazione di alcuni rappresentanti del movimento dei forconi. Assente però Tiziana Marrone, la vedova di Giuseppe Campaniello – l’artigiano che morì dopo essersi dato fuoco davanti alla sede delle commissioni tributarie di Bologna – che nei giorni scorsi ha ricevuto una cartella esattoriale di 60mila euro.
«Non c’è violenza – ha detto Elisabetta Bianchi, una delle organizzatrici – Vogliamo che i dirigenti di Equitalia vengano fuori, siamo cittadini stanchi». La tappa finale sarà Palazzo d’Accursio, sede del Comune, dove i manifestanti proveranno ad interrompere il consiglio comunale.
Puglia
Esponenti del “Movimento dei forconi”, che chiede le dimissioni dei rappresentanti di governo, hanno bloccato il traffico sulla tangenziale di Bari tra le uscite di Poggiofranco e Carrassi. In entrambe le direzioni il transito dei mezzi pesanti è bloccato ed è consentito solo quello delle auto con notevoli rallentamenti. Stesso scenario sulla statale 231 in agro di Corato (Bari): in direzione nord e sud il transito è permesso solo alle auto.
Una protesta che vedrà un gruppo di manifestanti radunarsi in piazza Libertà , davanti alla Prefettura di Bari, per dare vita ad un corteo, che partirà alle 10 per attraversare le strade del centro cittadino. In provincia di Foggia, sulla Ss16, blocco totale dei mezzi pesanti al Km 670, con rallentamenti alla circolazione delle auto.
Un centinaio di autotrasportatori ha manifestato questa mattina verso le 5 anche sulla statale 613 Lecce-Brindisi in direzione nord, rallentando e a tratti bloccando il traffico veicolare in prossimità dello svincolo per Surbo.
Una protesta che si inserisce in quella nazionale ma che non era stata autorizzata, facendo subito scattare l’intervento delle forze dell’ordine. La protesta ha creato lunghe code e rallentamenti per poi terminare dopo l’intervento dei poliziotti intorno alle 8.30.
Campania
Sulla strada statale 7, nei pressi di Nola – si apprende dalla Questura di Napoli – vi è stato un volantinaggio, mentre nei pressi del casello di Palma Campania dell’autostrada A30 una sessantina di manifestanti – sempre secondo fonti della Polizia – ha tentato un’iniziativa di «sensibilizzazione». I manifestanti sono stati invitati dalla Polizia a spostarsi su una strada vicina.
Il presidio del movimento dei forconi in piazza Carlo III a Napoli a metà mattina si è infoltito di presenze, circa 50 persone, e l’azione di volantinaggio ha fortemente rallentato il traffico. In piazza del Plebiscito, poi, di fronte la Prefettura, a manifestare ci sono esponenti di Forza nuova e dell’associazione “9 Dicembre”. Nel quartiere di Pianura i manifestanti sono diventati un centinaio. Nuovo presidio a Cercola, nel Napoletano.
Lazio
Cinque militanti del movimento politico di estrema destra Forza Nuova sono stati fermati la scorsa notte dagli agenti della questura di Roma e della polizia stradale mentre sul grande raccordo anulare cercavano il presidio dei cosiddetti “forconi”, la protesta dei lavoratori del movimento nato in Sicilia.
I cinque militanti di Forza Nuova sono stati fermati mentre camminavano tra il raccordo anulare e la bretella che collega all’uscita autostradale Roma-Sud. I servizi preventivi predisposti dalla questura di Roma hanno però scongiurato la protesta dei forconi che infatti non ha avuto seguito a Roma.
I militanti di estrema destra avevano appreso alcune notizie su possibili presidi dei “forconi” attraverso Internet. I cinque sono stati tutti identificati e sanzionati per violazione dell’articolo 175 del codice della strada per attraversamento pedonale di area autostradale. A Roma ci sono un centinaio di manifestanti a Piazzale dei Partigiani ma nella Capitale, alle 17, è previsto quello che il coordinatore del movimento, Danilo Calvani, definisce «un appuntamento importante». «Ci riuniremo e daremo notizie di prim’ordine. Se mercoledì verrà data la fiducia al governo la nostra protesta rimarrà in piedi fino a che non se ne vanno. Sarà sciopero a oltranza, nelle forme pacifiche e democratiche che si conoscono» ha annunciato Cavani.
Liguria
Disagi anche a Genova, al casello autostradale di Bolzaneto, al varco portuale di San Benigno e nel centro città , dove è in corso una manifestazione, per lo sciopero degli autotrasportatori aderenti a TrasportoUnito, nell’ambito della protesta dei forconi che ha proclamato un blocco fino 13 dicembre.
I mezzi pesanti diretti al mercato ortofrutticolo hanno bloccato l’uscita del casello autostradale di Bolzaneto provocando disagi nei pressi dello svincolo con rallentamenti anche in autostrada. Disagi al traffico anche nei pressi delle rampe di accesso al varco portuale di San Benigno.
Nel centro cittadino, intanto, un centinaio di manifestanti, molti con il Tricolore in mano, sta manifestando tra piazza De Ferrari e via XX Settembre. Partecipano alla protesta molti cittadini, giovani, pensionati, esodati e disoccupati. La circolazione nella zona è bloccata.
(da “La Stampa”)
argomento: Politica | Commenta »
Dicembre 9th, 2013 Riccardo Fucile SCHERZO DI CATTIVO GUSTO O TRAGICO ERRORE?
Uno scherzo di cattivo gusto o un tragico errore?
Questa mattina poco prima dell’arrivo di Matteo Renzi al Pd, il fattorino del fioraio di via delle Mercede ha recapitato alla sede dem una corona di fiori a lutto con tanto di scritta «partito Democratico»
Pronto l’intervento del servizio d’ordine che ha chiesto spiegazioni.
«Ce lo ha commissionato un certo Ugo», ha detto il fioraio.
Da un giro di telefonate sarebbe emerso che la corona era forse destinata all’ambasciata del Sud Africa per la morte di Nelson Mandela.
Ovviamente si sono sprecate altre interpretazioni: che qualcuno abbia voluto indicare la morte del partito con l’arrivo di Renzi alla segreteria?
O l’opposto? Che con il sindaco di Firenze si attesti la dipartita della vecchia classe dirigente?
In ogni caso, nel dubbio, la corona di fiori a lutto è stata rimossa.
In attesa di conoscere a chi sia destinata.
argomento: Partito Democratico, PD | Commenta »
Dicembre 9th, 2013 Riccardo Fucile NELLA NUOVA SEGRETERIA SI PREVEDONO DODICI PERSONE, META’ UOMINI E META’ DONNE, TUTTI FEDELISSIMI DEL SINDACO DI FIRENZE
“La prima corrente che scomparirà se vinco le primarie sarà quella dei renziani”. Matteo l’ha
detto in tutte le salse nella sua campagna congressuale.
Ma in realtà può contare su qualcosa che è “oltre” una corrente: un gruppo, che si va allargando sempre di più, di fedelissimi, dell’ora zero (definizione di Nicola Danti, oggi consigliere regionale in Toscana, che lo conosce dai tempi degli scout), della prima ora, e dell’ultima.
Cerchi concentrici, intorno al “Giglio magico”.
Il braccio armato è il fedelissimo Luca Lotti. Arrivato in Parlamento, dove gestisce la colonna renziana, è stato da lui messo anche in segreteria. Come responsabile Enti Locali.
Ma a questo punto è praticamente l’unico candidato per il ruolo più importante, quello di responsabile Organizzazione. “Se vinco io, lunedì alle 12 convoco una conferenza stampa e nomino la segreteria: 12 persone, metà uomini e metà donne”, ha annunciato Renzi, avvisando che non ci sarà nessuna trattativa con le correnti.
Certo il successo di Civati apre qualche incognita in più.
Il tam tam delle ultime ore spingeva per un’ipotesi di Pippo vicesegretario.
I nomi più gettonati sono quello di Stefano Bonaccini, coordinatore del comitato, ex bersaniano, segretario dell’Emilia Romagna.
E poi, Maria Elena Boschi, deputata, anche lei del circuito più stretto, Deborah Serracchiani (già in segreteria, appartenenza Area Dem).
E magari Antonio Funiciello (anche lui già in segreteria come responsabile Comunicazione, già veltroniano, oggi renziano) e Angelo Rughetti (romano, oggi parlamentare, già segretario dell’Anci).
Per l’economia, il nome più quotato è quello di Yoram Gutgeld.
Tra le donne, ancora, Nadia Ginetti, senatrice umbra e Flavia Malpezzi, deputata di Milano, Mila Spicola, siciliana per la scuola.
E poi Lorenzo Guerini, che avendo avuto il ruolo di avamposto renziano nella commissione Congresso si è guadagnato la possibilità di diventare tesoriere.
Un’altra bella gatta da pelare, visto che si tratterà di snellire gli organici. Sempre che “Matteo” non decida di infrangere tutte le regole e portarsi dietro Alberto Bianchi, presidente della Fondazione Big Bang o Marco Carrai, il suo “Gianni Letta”.
Come presidente il nome che ricorre più insistentemente è quello di Piero Fassino.
Ma non manca l’idea di una figura di garanzia indiscutibile, magari una donna. Nel circolo dei fidatissimi c’è Marco Agnoletti, portavoce ufficialmente del Comune di Firenze, in realtà ventriloquo di Matteo, ombra e accompagnatore perenne.
C’è da aspettarsi che lo seguirà anche al partito.
Molti dei vicinissimi resteranno in Parlamento a presidiare le commissioni: David Ermini, avvocato, punta di diamante in Commissione Giustizia, renziano dell’ora zero (era amico del padre, Tiziano) e poi Dario Nardella, ex vice sindaco di Firenze, Matteo Richetti, ex presidente dell’Assemblea regionale dell’Emilia Romagna, ora in Commissione Affari Costituzionali, con il sindaco dall’inizio, Simona Bonafè, anche lei tra i volti del renzismo della prima ora, oggi deputata, Andrea Marcucci e Roberto Cociancich, colonne in Senato.
Non va dimenticato Roberto Giachetti, vicepresidente della Camera, il miglior testimonial della battaglia anti-Porcellum.
(da “Il Fatto Quotidiano“)
argomento: Renzi | Commenta »
Dicembre 9th, 2013 Riccardo Fucile PER LA PRIMA VOLTA UN LEADER DI SINISTRA NON HA ALCUN RIFERIMENTO NEL PIU’ GRANDE SINDACATO ITALIANO
Non c’è nemmeno un renziano nel Direttivo della Cgil.
Ed è la prima volta che il leader del partito erede anche della tradizione comunista non abbia alcun riferimento tra i dirigenti del più grande sindacato italiano (circa sei milioni di iscritti), casa comune da sempre di tutta la sinistra.
Ora è quasi un sindacato senza più partito.
«A suo modo una svolta epocale. Uno scenario inedito per il sindacato italiano che è vissuto di sinergie con la politica», sostiene Marco Revelli, politologo, studioso della crisi dei partiti.
Cosa cambierà lo si potrebbe già capire oggi, dalle parole che Susanna Camusso, segretario generale della Cgil, utilizzerà nel messaggio di congratulazioni che invierà al nuovo segretario del Pd.
Perchè la Cgil non ama Renzi. E Renzi non ama la Cgil. Però già ieri sera Camusso commenta: «Se ci rispetta, la Cgil sarà il suo interlocutore forte»
Nelle ultime riunioni del parlamentino di Corso d’Italia si è alzata solo una vocetendenzialmente simpatizzante verso il sindaco, quella di Beniamino Lapadula, ex responsabile del Welfare, ora consigliere del Cnel. Lapadula non si è schierato apertamente con Renzi ma è tra i firmatari del documento di Goffredo Bettini, l’ex coordinatore della segreteria Veltroni, regista dell’elezione di Ignazio Marino a sindaco di Roma che ieri ha votato per Renzi.
Un documento, quello di Bettini, con un’accusa durissima al gruppo dirigente del Pd definito «oligarchico».
«Renzi – dice Lapadula – può rappresentare una svolta per la prospettiva di governo del Paese. C’è bisogno di innovazioni profonde. Serve anche al sindacato. In Cgil ho voluto dire che non mi convinceva l’attacco a Renzi».
Attacco capeggiato dal capo dei pensionati, Carla Cantone, e da quello dei bancari Agostino Megale.
Ora gli uomini dello staff della Camusso sostengono che nell’ultimo libro dell’economista renziano Yoram Gutgeld ci siano molte proposte della Cgil, finanche quella della patrimoniale. Ma è sul mercato del lavoro che Renzi la pensa come il giuslavorista ex pd Pietro Ichino.
E allora quando quelle proposte arriveranno sul tavolo del partito lo scontro sarà probabilmente senza precedenti.
(da “La Repubblica”)
argomento: Renzi | Commenta »
Dicembre 9th, 2013 Riccardo Fucile E’ TEMPO DI PROMESSE: “LA MIA SARA’ UNA SEGRETERIA A COSTOZERO”
Arriva Matteo Renzi, forte di un risultato netto che più netto non si può, e sarà rivoluzione anche al
Nazareno.
«La mia sarà una segreteria a costo zero», anticipa il sindaco ai fedelissimi e spiega il perchè: «Noi dobbiamo fare politica per favorire la vita dei cittadini non per sottrar loro i soldi».
Il che significa che chi starà in segreteria non prenderà indennità o rimborsi dal partito, ma si accontenterà del proprio stipendio, quale che sia il suo ruolo: parlamentare, amministratore locale, professore universitario o intellettuale.
Il coordinatore di questo organismo dirigente sarà il fido Luca Lotti, braccio destro e sinistro del neo segretario. Poi ci saranno molte donne.
Tra cui la deputata Silvia Fregolent. E Debora Serracchiani, a cui dovrebbero andare gli Enti Locali, a meno che, alla fine, non si preferisca affidarle la presidenza dell’Assemblea nazionale, il ruolo, per intendersi, che fu di Rosy Bindi.
Lorenzo Guerini, il deputato che per Renzi ha seguito le trattative per i regolamenti congressuali, dovrebbe fare il tesoriere.
Antonio Funiciello, attuale responsabile della Comunicazione, resterebbe in segreteria, sebbene potrebbe ricevere un altro incarico.
E sempre in segreteria dovrebbero entrare anche il coordinatore della campagna delle primarie Stefano Bonaccini e il presidente della provincia di Pesaro Matteo Ricci. Quindi ci sarà qualche nome ad «effetto», che con la politica non ha nulla a che vedere.
«Sulla segreteria, comunque, non tratto con nessuno», avverte Renzi. Nemmeno con gli alleati, ossia con Franceschini e Fassino, tanto per fare due nomi: «Sono io che mi sono candidato a segretario, sono io che ci ho messo la faccia».
Strutture meno costose, dunque, e, soprattutto, più snelle.
Il che significa che Renzi smantellerà i forum e gli innumerevoli dipartimenti messi in piedi da Bersani, con relativi stipendi e segreterie.
Al loro posto, dei responsabili di rete che riuniranno sindaci, assessori ed esperti del settore su ogni materia che verrà di volta in volta affrontata.
Sempre a costo zero, naturalmente. Non solo, «gli iscritti verranno consultati» sulle questioni principali: «Sennò per quale motivo lo abbiamo fatto a fare l’albo degli elettori? Almeno in questo modo lo usiamo»
L’appello agli elettori delle primarie sarà il modo in cui Renzi sfuggirà all’abbraccio degli oligarchi, che cercheranno di logorarlo.
Bersaniani e dalemiani stanno già preparando una corrente organizzata. Vorrebbero coinvolgere nell’operazione anche i «giovani turchi», i quali, però, hanno risposto di no e cercano un abboccamento con i renziani, perchè preferirebbero non tornare dai «padri» con cui hanno rotto.
Sempre per il capitolo «riduzione delle spese», appena si sarà fatta un’idea più chiara, Renzi sposterà il Pd dal Nazareno: è una sede troppo costosa.
Si parla di via Tomacelli, ma non c’è ancora niente di certo.
La rivoluzione di Renzi, però, non riguarderà solo il partito, naturalmente.
Quello che deve dire a Letta, in realtà , il segretario lo ha già spiegato al diretto interessato proprio in questi gorni. E glielo ripeterà , perchè è a lui che vuole parlare, non ad Alfano, che continua a non volere tenere da conto: «Enrico, siamo tutti nella stessa barca, noi del Pd e il governo. O si rema o si affonda. Anche perchè se continuiamo ad andare avanti così, con il governo che non fa granchè, si limita agli annunci e e poi preferisce i rinvii, le larghe intese le fanno Beppe Grillo e Silvio Berlusconi».
«Per questo motivo – e qui ecco che il sindaco detta l’agenda del Partito democratico al governo e al Parlamento – dobbiamo arrivare alle Europee di maggio avendo approvato alla Camera la riforma elettorale, e questo è affar nostro e non dell’esecutivo. Quindi bisognerà approvare un pacchetto di tagli ai costi della politica, anche quello prima delle Europee, e, sempre per quella scadenza, l’abolizione del Senato dovrà essere passata in prima lettura sia alla Camera che a palazzo Madama. E non sto parlando di quel fumoso progetto di Quagliariello, ma di trasformare il Senato nella Camera delle Autonomie locali, con i presidenti delle regioni e i sindaci che non prendono nessuna indennità ». Non basta. Prima di quella data il segretario vuole anche che sia presentato un «piano rivoluzionario per il lavoro», che si occupi «dei 7 milioni di non garantiti».
Ecco, queste sono le condizioni, perchè «il Pd finora ha avuto molta pazienza e adesso vuole avere molto coraggio, e lo deve avere pure il governo sennò non si va da nessuna parte».
(da “il Corriere della Sera”)
argomento: Renzi | Commenta »
Dicembre 9th, 2013 Riccardo Fucile VOLANTINAGGI E FALO’, MA SITUAZIONE SOTTO CONTROLLO, PER ORA PARTECIPAZIONE SCARSA
“Facciamo un presidio fino a quando servirà . Il 9 dicembre l’Italia si ferma: lo dobbiamo ai nostri figli”. Con questo slogan il Coordinamento 9 dicembre ha promosso le manifestazioni indette oggi in tante città .
Ma al momento il traffico non sta subendo particolari rallentamenti, a eccezione di Torino dove, invece, il centro è bloccato.
I manifestanti si sono mossi dal presidio di piazza Castello, diretti verso la centrale via Roma. Gli organizzatori non vogliono muovere un corteo, ma restare in piazza. Sulla facciata di palazzo Reale sono stati appesi tricolori e striscioni tra cui è scritto: “Tartassati per mantenervi”.
A Roma, sotto lo striscione ‘I veri italiani si fermano’, un centinaio di persone si è radunato a piazzale dei Partigiani, sull’Ostiense.
In piazza, accanto al più noto ‘Movimento dei forconi’, anche disoccupati, precari, pensionati, studenti e lavoratori di ogni settore.
“Scendono in piazza gli italiani, non una sola categoria”, spiega un manifestante accanto a uno striscione fatto con un lenzuolo bianco e la scritta ‘9 dicembre rivoluzione per la storia’.
Una delle frasi più ripetute è ‘nessuna trattativa con il governo’. “È dovere di ciascuno di noi scendere in piazza per far valere le proprie ragioni”, dicono i manifestanti.
A manifestare anche alcune famiglie che rivendicano il diritto alle cure Stamina. Nella notte cinque militanti del movimento politico di estrema destra Forza Nuova sono stati fermati dagli agenti della questura di Roma e della polizia stradale mentre sul grande raccordo anulare cercavano il presidio dei forconi.
In Veneto i primi presidi sono comparsi nella tarda serata di ieri. In regione i promotori dell’iniziativa avevano annunciato 19 presidi: sino a questo momento, secondo la mappa disegnata dalla Polstrada del Veneto i disagi sono concentrati ai caselli autostradali di Vicenza Ovest, Montecchio Maggiore (Vicenza) e Soave (Verona).
I manifestanti hanno posto di traverso i loro mezzi pesanti nei pressi degli accessi autostradali bloccando di fatto la circolazione con grossi disagi sul traffico anche sulla rete stradale ordinaria. Bloccata anche la tangenziale di Vicenza che corre parallela alla A4.
Difficoltà nella mobilità stradale anche a Resana (Treviso) dove gli autotrasportatori hanno bloccato la rotatoria sulle statali 307 e 308. Sul luogo carabinieri e polizia locale. Militari stanno intervenendo anche a Cittadella (Padova) dove la protesta si è concentrata sulla circonvallazione.
Meno preoccupante la situazione a Conegliano (Treviso) dove non c’è blocco del traffico e dove i manifestanti si stanno limitando a un volantinaggio sotto gli occhi di pattuglie dei carabinieri.
Scarsa, al momento, la partecipazione alla protesta a Milano e in provincia: non si segnalano blocchi, ma solo alcuni presidi.
Tra quelli segnalati, ad Arese, nei pressi dei cancelli dell’ex Alfa Romeo, Rho e Pero, nei pressi elle Fiera, e agli svincoli autostradali di Assago, Molino Dorino, Monza (sede di Equitalia e Palaiper).
Ai raduni per ora si registrano numeri molto contenuti di partecipanti (previsti in aumento con il passare delle ore) che volantinano pacificamente, con qualche mezzo pesante sul ciglio della strada. Nessun momento di tensione è stato segnalato.
Palloncini bianchi in volo e un minuto di silenzio, a Imperia, per ricordare le persone che si sono suicidate per colpa della crisi. Così ha preso il via questa mattina la manifestazione da parte di circa 700 persone che protestano contro l’eccessiva pressione fiscale del governo.
I manifestanti sono partiti da piazza Calvi in corteo. Tra gli slogan, “Governi infami, traditori della protesta” oppure “9 dicembre è rivoluzione, l’Italia si muove unita”.
Il corteo si è spostato poi verso il Comune, bloccando il traffico. Presenti tutte le categorie: dai commercianti, ai pescatori, ai disoccupati, agli studenti, agli esponenti di destra a quelli della sinistra.
Molti i negozi chiusi che hanno esposto il manifesto della mobilitazione sulla saracinesca. Altri, invece, hanno seguito la regolare chiusura del lunedì, senza aderire formalmente ad alcuna azione di protesta.
Altri ancora hanno preferito attendere il passaggio del corteo, prima di riaprire la loro attività . A Ventimiglia, intorno alle 7, davanti alla stazione ferroviaria, ha manifestato un gruppo di lavoratori frontalieri che protestano contro la pressione fiscale del governo italiano e la bocciatura, alla Camera, del bonus fiscale da 6.700 euro. Assieme a 200 studenti sono partiti in corteo per le vie della città . Alcuni commercianti hanno annunciato per giovedì prossimo una serrata dei negozi contro la Tares.
Sempre a Ventimiglia era pure presente una delegazione di bengalesi, molti dei quali impiegati nei ristoranti della zona, il cui posto è a rischio per via della Tares e dei conseguenti tagli di personale che potrebbero essere operati dai piccoli esercenti. Al momento non si segnala alcun blocco delle frontiera.
Situazione abbastanza tranquilla anche a Napoli e provincia. In città , in piazza Carlo III, una decina di persone ha esposto alcuni striscioni mentre in periferia, nel quartiere di Pianura, in via Montagna Spaccata – rotonda Giustino Fortunato, alcuni cittadini stanno effettuando un volantinaggio.
Presidi anche in provincia: una ventina di persone a Quarto, in via Montagna Spaccata incrocio via Masullo, e una quarantina sono presenti a Pozzuoli, in via Aldo Moro. Presidi che, al momento, non sono sfociati in blocchi stradali, ma stanno comunque avendo forti ripercussioni sul traffico.
Confermata la linea annunciata dai forconi a Catania: sciopero articolato con presidi, ma nessun blocco del traffico. E così in quello che negli anni scorsi è stata la sede del ‘simbolo’ della protesta del movimento degli autotrasportatori, il casello di San Gregorio dell’autostrada
A18 Messina-Catania, non c’è stata la paralisi. Un picchetto di una decina di manifestanti ha trascorso la notte sul posto e ha effettuato soltanto un volantinaggio. La zona è presidiata da ieri sera dalle forze dell’ordine. La Questura di Catania ha accolto la richiesta del movimento dei forconi e ha autorizzato manifestazioni e incontri in piazza Università .
Anche nel resto della Sicilia al momento non si segnalano blocchi.
(da “La Repubblica”)
argomento: denuncia | Commenta »