Dicembre 12th, 2013 Riccardo Fucile RICONOSCIUTO COLPEVOLE PER UN SUO ARTICOLO SUL BLOG CONTRO ANTONIO MISIANI
Beppe Grillo è stato condannato in primo grado oggi dal tribunale di Genova a mille euro di multa e al
risarcimento dei danni cagionati alle parti civili costituite in giudizio (il tesoriere del Pd, Antonio Misiani, e il partito Democratico) per la pubblicazione sul blog beppegrillo.It di un articolo dal titolo “i tesorieri” in data 4 maggio 2012 di cui egli è stato riconosciuto l’autore.
Così una nota dell’ufficio stampa del Pd, rilanciata anche da Misiani su Facebook
Nell’articolo si accomunava la foto di Misiani – peraltro come se fosse un foto segnaletica della polizia – a quella di tesorieri (come Lusi e Belsito) effettivamente indagati per sottrazione di denaro pubblico e raggiunti da misure di custodia cautelare, ingenerando così nel lettore il convincimento che anche Misiani fosse interessato da indagini dell’autorità giudiziaria inquirente
Il giudice ha riconosciuto a titolo provvisorio un risarcimento in favore di Misiani di 25 mila euro e un risarcimento in favore del partito democratico di 5 mila euro, oltre le spese di costituzione in giudizio e difesa.
Misiani non aveva accolto con favore questa associazione e il suo legale rappresentante, l’avvocato Gianluca Luongo del foro di Roma, aveva presentato una denuncia esposto alla procura della Repubblica di Genova.
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Dicembre 12th, 2013 Riccardo Fucile L’EMENDAMENTO AL DISEGNO DI LEGGE FERRANTI VERRA’ PRESENTATO A GENNAIO
Le notti di Silvio sono turbate dalla paura d’essere arrestato da un pm senza scrupoli? Ci pensa Forza Italia a metterlo tranquillo e a restituirgli il riposo.
Lo strumento giusto è un bell’emendamento al disegno di legge Ferranti – Donatella Ferranti, la presidente Pd della commissione Giustizia della Camera – che stringe le maglie sulla carcerazione preventiva e che sarà tra i primi ddl in discussione in aula alla Camera nel nuovo anno.
Detto fatto, la soluzione è semplice, come ai vecchi tempi in puro stile norma ad personam: vietare, sic et simpliciter, la custodia cautelare per chi ha superato la veneranda età di 75 anni.
Nessuna deroga, stop all’arresto e basta, proprio in ragione dell’età avanzata.
Una manna per Berlusconi, perchè gli eviterebbe ogni possibile e brutta sorpresa. Qualsiasi reato dovessero contestargli, anche grave, lui sarebbe salvo.
La discussione sul ddl è cominciata in aula lunedì, tra gli emendamenti presentati finora non figura quello sui 75 anni, ma buone fonti di Fi spiegano che è solo una questione strategica.
Meglio presentare il testo, che ovviamente creerà un caso e un caos, solo quando la discussione sarà entrata nel vivo e il ddl starà marciando verso il voto.
Un blitz, come sempre quando si parla di giustizia per Silvio.
Nell’entourage di Berlusconi non si parla d’altro.
La norma sui 75 anni viene considerata per lui l’ultima spiaggia. Una strada per metterlo in totale sicurezza, nella quale però tutto dipende da come si comporterà il Nuovo centrodestra di Alfano.
Se il gruppo dell’ex Guardasigilli, com’è accaduto al Senato per la decadenza, fa fronte comune anche sui 75 anni, allora una speranza di far passare la norma si apre. Un fatto è certo: appena qualche settimana fa, mentre si discutevano in commissione gli emendamenti al ddl Ferranti, gli allora compagni di partito Francesco Paolo Sisto, rimasto in Forza Italia, ed Enrico Costa, divenuto il capogruppo degli alfaniani alla Camera, avevano firmato assieme un emendamento per escludere dall’arresto gli over 70, anche nel caso di reati gravi come la corruzione.
A opporsi, in quell’occasione, è stato il relatore, oggi forzista, Carlo Sarro, vice presidente della commissione Giustizia e avvocato del ben noto Nicola Cosentino.
Ma in quel momento Berlusconi era ancora senatore e godeva dello scudo immunitario contro un possibile arresto, mentre adesso, dopo l’avvenuta decadenza, è tornato a essere un cittadino come tutti, esposto anche a una possibile cattura.
La norma sui 75 anni rischia di essere una pesante zeppa sul ddl presentato sin da aprile da Ferranti, che ha firmato il testo con altri esponenti del Pd. Il ddl 631 è stato poi fuso con altre proposte, tra cui quelle dei forzisti Brunetta e Sisto e dell’adesso alfaniano Costa.
Ne è venuto fuori un ddl che impone al pm e al gip maggiore cautela nel decidere l’arresto preventivo.
La principale parola d’ordine è che magistrato e giudice non devono valutare la pericolosità del reato in astratto, ma soppesare bene «l’attualità » concreta della necessità di un arresto.
Il criterio, come ha detto in aula la relatrice Pd e avvocato torinese Anna Rossomando, dev’essere quello di «una custodia cautelare come extrema ratio», solo quando si è davvero certi che nessuna altra misura possibile, come gli arresti domiciliari, risulti inadeguata.
Siamo nel trend di misure che riducono al massimo il ricorso al carcere, anche per evitare il sovraffollamento, nella linea ormai del governo Letta.
Ma a questo punto il problema è che gli alfaniani, come Costa, non sarebbero affatto soddisfatti del risultato raggiunto, perchè ritengono che il testo sia «troppo morbido» rispetto all’esigenza di alzare l’asticella della carcerazione preventiva.
Qui s’innesta la possibilità che sul primo e importante ddl sulla giustizia si ritrovino assieme l’ex Guardasigilli e l’ex premier.
Liana Milella
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Dicembre 12th, 2013 Riccardo Fucile LA DENUNCIA PRESENTATA DAL SINDACATO DI POLIZIA COISP: “SE FOSSE STATO L’OPPOSTO SAREBBE SCOPPIATA LA TERZA GUERRA MONDIALE”
à‰ stata denunciata per violenza sessuale e oltraggio a pubblico ufficiale Nina De Chiffre, la ragazza
milanese No Tav, diventata famosa per il bacio al poliziotto durante la marcia contro la Torino-Lione, tenutasi il 16 novembre da Susa a Bussoleno.
Lo ha annunciato il segretario generale del sindacato di Polizia (Coisp), Franco Maccari: “Ho denunciato la No Tav che ha baciato il casco del poliziotto” ha detto il sindacalista, intervistato durante la trasmissione di Radio24 “La Zanzara”.
Ma perchè violenza sessuale? “Se io la bacio sulla bocca, non è reato? – ha risposto Maccari – se fosse stato un poliziotto a baciare un manifestante a caso, sarebbe scoppiata la terza guerra mondiale”.
Il gesto di Nina De Chiffre aveva creato molto clamore: inizialmente, quando la foto del bacio era stata pubblicata su giornali e siti web, si era pensato ad un gesto distensivo e di rappacificazione tra il movimento No Tav e le forze dell’ordine.
Ma nel giro di poche ore era stata proprio la giovane milanese a smentire tale interpretazione, precisando che il suo era un gesto di provocazione e di disprezzo contro le forze dell’ordine, che su Facebook ha definito “dei porci schifosi da appendere a testa in giù”.
Dopo il “bacio” l’attivista si sarebbe bagnata le dita con la saliva, e avrebbe provato ad avvicinarle alla sua bocca.
“Volevo che quel poliziotto si ricordasse quello che è successo a Marta di Pisa – aveva detto Nina a Repubblica – lo scorso luglio è stata molestata e picchiata senza nessuna conseguenza per gli agenti”.
(da “La Repubblica”)
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Dicembre 12th, 2013 Riccardo Fucile PUBBLICARE L’INDIRIZZO DI CASA DOVE VIVE LA MOGLIE DI FARAONE CON UNA BIMBA DI 11 ANNI E’ DA INFAMI, CHIUNQUE LO FACCIA
Dall’aula di Montecitorio a quella di un tribunale.
Il deputato grillino e il neo componente della segreteria del Pd si erano scontrati ieri nel corso del dibattito sulla fiducia al governo Letta, quando Nuti ha accusato Faraone di aver chiesto voti alla mafia (senza peraltro che sia mai stato inquisito).
Oggi, con un’intervista a Radio Capital, Faraone risponde a muso duro. “Continuo a sfidarlo ma Nuti è un codardo, ieri in aula è scappato e non mi ha detto che rinuncerà all’immunità in modo che possa portarlo in tribunale. Continuo a invitarlo a ripetere le stesse parole di ieri ma fuori da Montecitorio così lo querelo”, denuncia il parlamentare del Pd. Nuti ha messo in rete l’indirizzo della casa dove vive anche la mia figlia di 11 anni”, ripete il nuovo componente della segreteria del Pd.
Un comportamento infame che ha spinto ad intervenire anche la moglie di Faraone, Rosi Pennino. “Adesso ho paura per me e la mia bambina di undici anni… Riccardo Nuti chieda scusa”, scrive in una lettera aperta al deputato del M5S la signora Faraone. pubblicata sul sito ‘Livesicila’.
“E’ tra le righe che trovo il coraggio di rompere il rumore del silenzio, che circonda frastornante queste ultime ore, catapultata, mio malgrado in una violenza pubblica che fa rimbombare il mio nome, la mia data di nascita, la mia targa ed il mio indirizzo della casa in cui vivo con la mia bambina”
“Ho cercato comunque di lavorare oggi, di andare avanti, di immaginare che le questioni di fango e opportunismo mediatico, su vicende che nulla hanno a che fare con la realtà dei fatti riferiti al padre di mia figlia, passassero per le vie della politica, delle sedi opportune, delle giuste querele – scrive ancora Rosi Pennino -ma poi, tornata a casa, avevo paura di far stare la mia piccola in giardino, controllavo continuamente porte e finestre e guardavo le auto che rallentavano con il cuore in gola”
La moglie del deputato democratico annuncia quindi che “nelle sedi opportune sporgerò denuncia, sentire violentata la propria intimità , per una persona che, come me, ha chiuso sempre nel silenzio, dolori, vicende e vita personale è davvero devastante”. – scrive ancora Rosi Pennino – Sono cresciuta all’interno di un percorso politico che mi ha vista condurre battaglie importanti al fianco dei bisogni e delle lotte per la legalità portate avanti nel quartiere in cui sono nata, che amo e che ho dovuto abbandonare, insieme al mio impegno, per via di dolorose vicende intime e personali”
“Le sue scuse signor Nuti – conclude la signora Faraone – sono un gesto morale che lei ha come obbligo nei riguardi del pericolo a cui ci ha esposti e nel rispetto della nostra privacy violentata, le sue scuse alla mia famiglia, sarebbero, forse, il primo atto istituzionale che lei compierebbe da uomo delle istituzioni…non basta aver oscurato un link, lei ci deve le sue scuse per la paura che avrò negli occhi nei giorni a venire da mamma angosciata e per quella che trasmetterò alla mia bambina..le sue scuse, signor Nuti alla nostra famiglia per aver oltrepassato il limite della superficialità , credendo di aver il diritto di violentare la nostra intimità “.
(da “la Repubblica”)
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Dicembre 12th, 2013 Riccardo Fucile IL COMUNE ERA STATO SCIOLTO PER INFILTRAZIONE MAFIOSA… LUI SI DIFENDE: “PASSAVO PER CASO”
Tra le fotografie relative alla protesta dei forconi pubblicate in queste ore sui social network, ce n’è una
in particolare che certamente è destinata a far discutere.
L’immagine, infatti, ritrae l’ex Sindaco di Ventimiglia Gaetano Scullino (tra i 36 rinviati a giudizio per concorso in associazione di stampo mafioso nell’ambito dell’operazione “La Svolta”) sorridente in mezzo ai manifestanti, all’altezza di Capo Berta, in prossimità di uno dei blocchi stradali organizzati dagli attivisti.
”Ero sceso dall’auto per capire cosa stesse succedendo e sono finito tra i manifestanti, condivido le ragioni della loro protesta ma non la forma”.
Così l’ex sindaco di Ventimiglia, Gaetano Scullino, spiega all’Adnkronos il motivo della sua presenza in una fotografia che lo ritrae in mezzo ai manifestanti dei Forconi.
“Alcuni mi hanno riconosciuto, io sono sceso per chiedere che cosa stesse succedendo, mi hanno fatto qualche domanda, tra l’altro volevano sapere quanto guadagna un sindaco”.
Insomma, meno male che volevano una informazione e lui si è gentilmente prestato: sarà per la sua disponiblità che nella foto risulta così in confidenza con i manifestanti, tanto a essere sottobraccio a loro…
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Dicembre 12th, 2013 Riccardo Fucile SACCOMANNI, LORENZIN E ORLANDO FERMI PER MOTIVI DI SICUREZZA… PROTESTA DI 300 STUDENTI: CARICHE E SUE FERMATI
Fumogeni, bombe carta, cariche della polizia e due fermati: clima di assedio all’Università La Sapienza di Roma.
Un gruppo di circa 300 studenti di tutte le facoltà ha manifestato davanti al Rettorato con lancio di uova e fumogeni.
Ma la protesta è entrata anche dentro il Palazzo dove si sta svolgendo la Conferenza nazionale sulla biodiversità con numerosi esponenti del governo e delle istituzioni.
Un gruppo di studenti ha superato le transenne e ha lanciato petardi e bombe carta davanti all’ingresso del Rettorato provocando un denso fumo: sono scattate immediatamente le misure di sicurezza.
Il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, quello dell’Ambiente , Andrea Orlando, e quella della Salute, Beatrice Lorenzin, sono rimasti bloccati in Aula Magna.
L’IRONIA DEL RETTORE
Il rettore della Sapienza , Lugi Frati infatti, ha chiesto ai ministri e alle altre personalità presenti – tra gli altri, il governatore del Lazio, Nicola Zingaretti, Guglielmo Epifani e un commissario europeo per l’Ambiente – di rimanere all’interno dell’Aula Magna per ragioni di sicurezza. Frati, però, ha sdrammatizzato: «Qualche botto di saluto siamo vicini a Capodanno. Ma la situazione è sotto controllo».
Poco dopo, scortato, il ministro dell’economia Fabrizio Saccomanni è uscito dall’università . Il convegno, comunque, si sta svolgendo in maniera tranquilla.
ORLANDO: «NO ALLA VIOLENZA»
Unico fuori programma, l’intervento di una studentessa, leader dei manifestanti: «Ho sentito bellissime parole, ma c’è una grandissima frattura con quel che accade fuori e le vostre parole non troveranno applicazione -ha detto – Parlate di green economy , ma poi il Governo parla di Tav, di Muos, di Grandi navi».
«Io sono per il dialogo ma non credo che il dialogo si sviluppi con le bombe carta» ha replicato il ministro Orlando.
TENUTA ANTISOMMOSSA
Dopo il lancio delle bombe carte, il portone del Rettorato è stato chiuso e i manifestanti, molti dei quali indossano maschere di Anonymous, hanno cominciato a colpirlo nel tentativo di forzare il blocco.
Gli agenti in tenuta antisommossa – presenti massicciamente sia all’interno che all’esterno dell’Aula Magna- hanno respinto i manifestanti con cariche di alleggerimento, mentre volavano petardi e fumogeni.
Sarebbe stato il rettore Frati, secondo alcune agenzie di stampa, ad autorizzare la Digos a entrare nell’Università per respingere un gruppo di studenti che aveva saltato le transenne e creato momenti di tensione con lancio di fumogeni e petardi.
CALMA
Ora la situazione sembra tornata alla calma. Gli studenti sono stati spinti verso l’area sud della città universitaria. Le forze dell’ordine presidiano gli ingressi.
«È stata una carica brutale delle forze dell’ordine, i reparti celere che hanno risposto così a chi chiede diritti per lo studio. Ci sono due fermati e teste spaccate» grida una studentessa al megafono. Sono in corso, secondo quanto si apprende, gli accertamenti per chiarire le responsabilità dei fermati.
I MINISTRI
La conferenza «La natura dell’Italia» è stata aperta da un messaggio del Capo dello Stato, Giorgio Napolitano. Avrebbe dovuto partecipare anche il premier Enrico Letta. I manifestanti hanno esposto uno striscione con su scritto: «Letta e Napolitano non siete i benvenuti alla Sapienza». Nè il presidente della Repubblica nè il premier però sono presenti all’incontro.
(da “il Corriere della Sera”)
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Dicembre 12th, 2013 Riccardo Fucile SALTA L’INCONTRO CON I CAMIONISTI, SANTANCHE’ SOTTO ACCUSA…PRONTE LE NOMINE NEL PARTITO
Il presidente è «troppo stanco», fanno sapere da Palazzo Grazioli, vertici e incontri con i big rimandati,
forse a oggi.
Congelato il battesimo del Comitato di presidenza forzista.
La giornata è stata di quelle nere e non tanto per la scontata fiducia al governo Letta. Silvio Berlusconi è costretto a una sonora retromarcia sull’incontro già fissato alle 17 a San Lorenzo in Lucina con la delegazione di autotrasportatori aderente al movimento dei Forconi.
In mattinata rinvia di qualche ora, poi annulla del tutto il confronto che tante polemiche aveva suscitato. Per «evitare strumentalizzazioni» spiegherà in una nota pomeridiana il Cavaliere, invitando il governo però a farsi carico delle proteste e delle istanze.
Il fatto è che era bastato l’annuncio dell’incontro con la sigla degli autotrasportatori per scatenare in 12 ore una tempesta interna.
Tutte le categorie vicine al centrodestra, commercianti, imprenditori lombardi, altre sigle di autotrasportatori di destra, sindacati vicini, erano insorte contro la scelta del leader di sposare le ragioni dei forconi.
Il rischio di vedersi voltare le spalle da intere categorie sociali e dai loro blocchi elettorali si stava facendo assai concreto.
Perfino un sondaggio a tamburo battente di Euromedia Research avrebbe confermato al capo l’impopolarità della scelta, della via Grillo verso un’opposizione barricadera, insomma.
Per non dire delle critiche tutte interne al partito.
L’ala più moderata ha fatto presente a Berlusconi che «così finiamo col perdere tutti i voti moderati per diventare un partito estremista, c’è il rischio di una fuga di senatori verso il Ncd».
Attacchi alla linea falchista «che non porta da nessuna parte». Argomenti che alla fine hanno convinto l’ex premier a tornare sui suoi passi, rinunciando al confronto che Daniela Santanchè, big sponsor dell’operazione, gli aveva organizzato.
Lei comunque li incontra, gli autotrasportatori, e rivendica il feeling: «Non mi piace lo snobismo che circonda questa protesta, le loro richieste sono legittime».
Berlusconi si limita a benedirli con una nota. «Ho deciso, per evitare ogni possibile strumentalizzazione di rinviare il previsto incontro, ma rivolgo il mio invito al governo affinchè si faccia subito interlocutore attento delle loro istanze. Cosa aspetta il governo a convocare queste categorie? Forse che accada qualcosa?»
Come la pensi su questa protesta, sulla «persecuzione» di cui si ritiene vittima in Italia e sulla situazione politica l’ex premier lo chiarirà in una intervista a una tv francese che sarà messa in onda oggi.
Nel mirino c’è sempre il capo dello Stato. E lo si intuisce da quel bollettino confezionato ogni mattina dal tandem Brunetta-Faserarina, “il Mattinale”, che ieri si è scagliato proprio contro Napolitano: «Se c’è una moda dannata (citando le parole del presidente dei giorni scorsi,ndr) è quella delle esternazioni che un presidente della Repubblica non dovrebbe permettersi».
Berlusconi prova a smussare dissapori e malumori, dopo l’exploit dei club di domenica.
Altri ne provoca: ha bocciato l’elenco dei nuovi coordinatori regionali proposti dai big forzisti. Li vuole più giovani e “nuovi”.
Da questa riceverà i senatori (e poi i deputati) a gruppi di 15-20 a Palazzo Grazioli per cene natalizie con intenti pacificatori.
Sarà ufficializzata invece nelle prossime ore la composizione del Comitato di presidenza, composto da una trentina di dirigenti.
Dodici sono di nomina personale del lader. Sei già certi: Raffaele Fitto, Mara Carfagna, Mariastella Gelmini, Rocco Crimi, Saverio Romano e Gianfranco Rotondi. Altri ne fanno parte di diritto per la carica che ricoprono.
Oltre ai capigruppo e vice, i vicepresidenti delle Camere, Gasparri e Baldelli, il responsabile organizzazione Verdini, fundrising Santanchè, comunicazione Bergamini, giovani Calabria, coordinamenti Capezzone, amministrazione Bondi, club Fiori, web Palmieri.
Carmelo Lopapa
(da “La Repubblica“)
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Dicembre 12th, 2013 Riccardo Fucile IERI CORTEI E QUATTRO ARRESTI…. LA PROCURA APRE UN FASCICOLO PER DEVASTAZIONE… NEL COMUNE DI NICHELINO SINDACO ASSEDIATO
Da Torino ieri è partito l’ordine: “Tutti a Roma”.
Danilo Calvani, 51 anni, contadino di Pontinia in provincia di Latina, fondatore del movimento “9 dicembre”, lo ha gridato più volte dal palco improvvisato in piazza Castello.
Il leader dei Forconi è sceso da una Jaguar scura. Arrivato per dire che “i politici sono degli assassini” che “Equitalia uccide i cittadini”, che l’obiettivo finale “è cacciare quei parassiti che ci governano” che “hanno violentato la Costituzione”.
Pochi minuti, niente di più: giusto il tempo di annunciare la grande manifestazione romana (con data ancora da fissare) garantendo “pendolino rosso pagato per tutti”.
In archivio la terza giornata di protesta con la Procura che ha aperto un fascicolo per devastazione e saccheggio, nel quadro delle indagini sugli episodi avvenuti negli ultimi tre giorni in occasione della protesta dei forconi.
Il fascicolo è a carico di ignoti. Ci sono stati pure quattro manifestanti arrestati.
Tra questi un camionista e un ultras della Juventus accusato di istigazione a delinquere.
Alle quattro di mattino, la polizia ha sgomberato il presidio che da tre giorni bloccava il centro di raccolta merci di Orbassano, liberando trecento camion per le consegne ai supermercati.
Alle nove, poi, è partito il corteo degli studenti dentro al quale si sono mischiati centinaia di ambulanti del mercato di porta Palazzo. C’erano loro e i loro figli, in un mix del tutto indecifrabile con le scuole non del centro di Torino (solitamente le più politicizzate), ma della periferia e i manifestanti a urlare slogan dai microfoni del centro sociale Askatasuna.
Poco prima di mezzogiorno il corteo ha fatto tappa al mercato della Crocetta, bloccando corso Regina Margherita.
Qui si sono registrati tafferugli tra i “mercatali” che hanno tenuto aperto e quelli di porta Palazzo che invece ancora per la giornata di ieri hanno deciso di non lavorare.
Per tutto il giorno si sono registrati almeno venti blocchi tra il centro e l’hinterland. Con gruppi di persone sempre in movimento.
Cristina ha i capelli biondi e porta sulle spalle una bandiera italiana. Urla: “Ognuno di noi deve essere un leader”. Applausi.
In città c’è tensione, si temono scontri come successo lunedì. In corso Casale il traffico va in tilt verso le quattro del pomeriggio. I forconi sono arrivati dalla vicina piazza Vittorio. Quasi duecento persone. Si siedono a terra, bloccano l’incrocio. Molti adulti e moltissimi giovani. Alcuni hanno sciarpe del Toro e della Juve. Gente da stadio. Si vede da come si muovono e da come intonano i cori.
Le auto stanno ferme. Nessuno protesta. Si attende.
Poi qualcuno annuncia: “A Roma hanno votato la fiducia al governo Letta”.
Iniziano i fischi. È il segnale: si riparte e si torna indietro verso piazza Vittorio. Davanti al corteo una moto di grossa cilindrata scandisce il passo facendo urlare la marmitta. Ci si ferma di nuovo.
Un chilometro oltre in piazza Castello altre trecento persone attendono, discutono, si arrabbiano. Il Palazzo della Regione è presidiato dalla polizia. In piazza Vittorio i volti sono tanti.
Ci sono i ragazzini da curva che fermano le auto. E ci sono gli adulti che si lamentano. Dicono che quelli di piazza Derna, dove ieri il presidio permanente è stato tolto, si sono divertiti a lanciare i sassi e menar le mani con chiunque protestasse.
“Così non è possibile — dice Danilo — la gente normale appena vede i sassi scappa”. Addirittura si dice che ci siano stati ragazzotti pagati 50 euro per fare azioni violente. Sono le voci della piazza.
Una piazza Vittorio dove, verso le cinque del pomeriggio, iniziano a farsi vedere volti conosciuti dei centri sociali. Ci sono quelli di Askatasuna e del Gabrio.
“Siamo qua — dicono — per controllare la piazza e non lasciarla in mano alla destra”.
E mentre ci parlano, qualche chilometro più in là alle Officine corsare oltre cento persone si stanno riunendo per capire e decidere cosa fare.
Da lì a poco alcuni di loro andranno nel comune di Nichelino dove da giorni i Forconi montano un presidio permanente tenendo in scacco il Municipio. “Noi faremo un contro-presidio a favore delle istituzioni”.
Il ministro dell’Interno Angelino Alfano ha telefonato al sindaco Pino Catizone, asserragliato in Comune, assicurandogli l’invio di rinforzi.
Poi, arriva il via libera: tutti in piazza Castello. Davanti alla Regione si contano in cinquecento. La tensione si alza velocemente.
Un ragazzo di origini maghrebine sventola una bandiera italiana a due passi dai poliziotti. In quel momento gli agenti indossano il casco. Partono i fischi. “Levatevelo, non siamo violenti”, urla la folla.
Ma l’onda dei manifestanti si avvicina pericolosamente. Da dietro parte una bottiglia di birra e poi un’altra ancora. La polizia non si muove, non reagisce.
Intervengono alcuni organizzatori della protesta. La gente si allontana. Si va sotto al palco. Chi vuole può parlare. Michele, poco più che ventenne: “Noi non ci fermiamo, andremo avanti a oltranza”.
Da Torino a Roma.
Cosimo Caridi e Davide Milosa
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Dicembre 12th, 2013 Riccardo Fucile TRA BORGHESI POCO ILLUMINATI E GRILLINI CULTURALMENTE INADEGUATI
Con B&C non si può ragionare: mentono sapendo di mentire. Quelli più intelligenti elaborano le bugie
e quelli più stupidi le ripetono.
Anche con i grillini non si può ragionare: sono incazzati, il che non è colpa loro, ne hanno tutte le ragioni; ma sono anche rozzi e disinformati, culturalmente inadeguati. Già così, il risultato è che milioni di cittadini lavorano per la distruzione traumatica dello Stato.
B&C ossessivamente incompatibili con il controllo di legalità .
E i grillini e i loro violenti compagni di strada (forconi e altri), trasferendo la loro rabbia dalle persone alle istituzioni, alla ricerca di una miracolosa palingenesi.
Questo esercito sta arruolando nuove reclute: imprenditori, commercianti, artigiani, professionisti; tutta gente che “non ce la fa più”.
Che è vero: fino a qualche anno fa godevano di un reddito superiore alla media, composto per il 70 per cento, dai ricavi del loro lavoro e, per il 30 per cento, dal frutto di un’evasione fiscale sistematica.
Con la crisi, i ricavi da lavoro si sono ridotti del 50 per cento. E la lotta all’evasione minaccia di sottrargli quel 30 illecito ma consueto.
La loro situazione economica è precipitata. E stanno cercando alleati.
Non mi sarei reso conto di questo se non mi fossi trovato a commentare con alcuni amici (borghesi benestanti, conservatori illuminati) i disordini di Torino, i blocchi stradali e i poliziotti che si levano i caschi.
All’inizio tutti abbiamo espresso preoccupazione per la violenza della manifestazione; e io ho segnalato come particolarmente inquietante il gesto dei poliziotti, obiettivo segnale di condivisione della protesta.
“È vero — mi hanno detto — questo dimostra a che punto siamo arrivati. Non se ne può più; c’è un clima, una pressione che non sono più tollerabili”. Qualcosa nel tono, nell’enfasi, mi ha fatto sospettare che i miei amici e io non stavamo raggiungendo le stesse conclusioni.
Il seguito del discorso mi ha levato ogni dubbio. “Ti rendi conto che nessuno si compra una macchina nuova? E che, se proprio la vecchia cade a pezzi, altro che Porsche o Mercedes, al massimo un’utilitaria da 10.000 euro. Appena sali un po’, subito l’accertamento”.
“Bè sì; ma ti difenderai, contabilità , bilanci, lo sai come si fa”. Il che, per la verità era un’argomentazione un po’ fasulla, un contenzioso tributario non si sa mai bene come va a finire.
Ma quello che mi ha colpito è stato l’intervento di un altro.
“Ma insomma, non se ne può più. Io ho aperto un locale. Avevo ereditato un po’ di soldi e li ho investiti. Mi hanno fatto l’accertamento e ho dovuto dargli il testamento, l’accettazione dell’eredità , le mie dichiarazioni dei redditi degli anni precedenti e un sacco di altri documenti”.
Commenti disgustati di tutti gli altri. “C’è un clima insopportabile, così non si può andare avanti”. “
Ma scusa — gli ho chiesto — come è finita?”
“Bè, non è successo niente, hanno archiviato”.
“Vuoi dire che ti hanno dato ragione?”
“Sì. Ma sai quanto ho dovuto penare per raccogliere tutti i documenti. E poi la perdita di tempo, l’ansia, la violazione della privacy”.
Ho cominciato a spiegare. C’è un’evasione fiscale da 130 miliardi l’anno (probabilmente di più).
Recuperassimo questi soldi, potremmo diminuire il carico fiscale sulle imprese, aumentare le pensioni, finanziare la spesa pubblica, insomma incrementare i consumi e favorire la ripresa.
Quindi la lotta all’evasione è necessaria. E dove si può fare?
Certo non su lavoratori dipendenti e pensionati: quelli non possono evadere. Resta la gente come te. Sono venuti a controllare, hanno trovato tutto in regola e se ne sono andati. Tu sei la prova che il sistema funziona. Di che ti lamenti?
Ti fossi comprato la Porsche (da lì eravamo partiti) sarebbe stato lo stesso.
Non c’è stato niente da fare.
Come quell’esercito con cui simpatizzavano, erano incapaci di ragionare. Non ho ottenuto risposte coerenti nemmeno quando gli ho detto: “Ma vi rendete conto che non vi state lamentando di un accertamento sbagliato ma di una verifica? Che, in realtà , semplicemente non volete essere controllati?”.
Il clima, la preoccupazione, l’eccessiva pressione fiscale, tutti venduti, andate a prendere i veri evasori.
Non solo irragionevoli: anche rabbiosi. Ho rinunciato e ho ricominciato a parlare di automobili.
Però siamo nei guai. Non solo perchè milioni di persone a un certo punto voteranno. E, se si impadroniscono del Parlamento, nessuno ci salverà da un nuovo fascismo.
Ma soprattutto perchè, pensandoci bene, almeno su qualche cosa hanno le idee chiare. Colpevoli sono i politici; e possiamo anche essere d’accordo.
Ma com’è che a nessuno di questi Masaniello da strapazzo viene in mente che i veri responsabili della miseria economica dell’Italia (da cui, a cascata, deriva ogni altro problema) sono gli evasori fiscali?
Perchè non protestano (con il loro tipico stile, mi starebbe bene) affinchè siano scoperti, arrestati, obbligati a restituire il maltolto?
Perchè non si fanno due conti elementari, tipo: 130 miliardi all’anno, tra soldi recuperati e investimenti con conseguente crescita, in 3 o 4 anni siamo a posto?
C’è una sola risposta: questi protestano ognuno per sè, meno tasse, più salario.
Non solo non gli interessa come fare tutto questo; soprattutto che non gli si chieda di collaborare.
Bruno Tinti
(da “il Fatto Quotidiano“)
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