Dicembre 14th, 2013 Riccardo Fucile EX AN, RISSA SFIORATA ALL’ASSEMBLEA A ROMA, IL SIMBOLO SE LO PRENDE FRATELLI D’ITALIA… DANIELE TOTO ATTACCA: “SIAMO UOMINI LIBERI, NON CI SIAMO FATTI COMPRARE, FIGURIAMOCI SE CI FACCIAMO DARE ULTIMATUM”…”AD OGNI NUOVA FINE CORRISPONDE UN NUOVO INIZIO: MERITIAMO UNA DESTRA LONTANA DALL’ARROGANZA E DALLE POLTRONE”
Rissa sfiorata all’assemblea degli ex An a Roma, riuniti all’hotel Ergife per la riunione dei soci della
Fondazione Alleanza nazionale.
Molti in platea non sono più parlamentari, ma sono membri della fondazione (come i finiani Lamorte e Digilio), altri sono tornati in Parlamento con schieramenti diversi. Gasparri e Matteoli in Forza Italia, Andrea Augello è nel Nuovo centrodestra, mentre da poco è entrata nel Cda della Fondazione la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni. E’ proprio la mozione presentata da Meloni, La Russa e Alemanno a surriscaldare il clima: il partito dei Fratelli d’Italia ha ottenuto la possibilità di utilizzare il simbolo di An alle elezioni europee del 2014, con 290 voti favorevoli.
“Una roba senza vergogna”, afferma Francesco Storace (La Destra), ”.
Maurizio Gasparri prima si sfoga su twitter: “Finale indecoroso all’assemblea fondazione An accenni di rissa in sala votazioni non possibili in condizioni legali e corrette”. Poi in una nota congiunta con Altero Matteoli dichiara: “Le modalità confuse con cui si è conclusa l’assemblea e la decisione presa, molto opinabile sia per il contenuto che per la forma, appare non
legittima anche sotto il profilo numerico, essendo stata presa da meno di un terzo degli aderenti alla fondazione”.
Da qui l’annuncio di un “inevitabile contenzioso” da parte del senatore di Forza Italia che contesta anche il fatto che abbiano votato solo 292 persone sui circa 695 persone che hanno rinnovato l’iscrizione.
Ignazio La Russa ricorda a tutti coloro che non hanno partecipato alla votazione o che erano comunque contrari a questo tipo di percorso (area Fli, Poli Bortone, lo stesso Storace) che “hanno una settimana di tempo per riflettere e valutare se aderire ad un percorso costituente da inquadrare in una segreteria generale del congresso che si dovrebbe tenere a inizio 2014″.
Ma le parole più dure su quanto avvenuto oggi sono del coordinatore nazionale di Futuro e Libertà , il leader emergente Daniele Toto: “Rifare An partendo dal simbolo è stato reso impossibile dai giannizzeri di Berlusconi e dalla meschinità dei protagonisti. Noi siamo uomini liberi, non ci siamo fatti comprare, figuriamoci se ci facciamo dare ultimatum. Ad ogni nuova fine corrisponde un nuovo inizio: meritiamo una nuova destra lontana dall’arroganza e dalle poltrone”.
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Dicembre 14th, 2013 Riccardo Fucile SOSPETTI SUL TESORETTO, IL GIUDICE RILANCIA L’INCHIESTA: IL PRESIDENTE INDAGATO DOVRA’ PRESENTARE I BILANCI… L’ACCORDO MELONI-LA RUSSA-ALEMANNO PER L’ESPROPRIO DEL SIMBOLO RISCHIA DI RIVELARSI UN BOOMERANG
Il giudice per le indagini preliminari Anna Maria Fattori ha rovinato la festa agli eredi dell’Msi riuniscono
all’Hotel Ergife di Roma in occasione della prima assemblea della Fondazione Alleanza Nazionale, creata ad hoc per gestire il consistente patrimonio immobiliare costituito da un centinaio di immobili e da 55 milioni di rimborsi elettorali, ventotto dei quali potrebbero essere stati sottratti illecitamente dal patrimonio di An dal comitato di gestione che aveva il compito di preservarlo.
Il gip ha infatti respinto la richiesta di archiviazione del pubblico ministero Pisani invitandolo a “svolgere ulteriori indagini per il completo accertamento dei fatti” facendo riferimento all’informativa della Guardia di Finanza del 28 febbraio 2013 nella quale si evidenziavano numerosi bonifici a favore di privati e imprese dei quali non avevano indicato il nominativo per un importo complessivo di 9 milioni di euro, oltre all’emissione di “assegni circolari per un importo di 3.897.128 milioni di euro, di bonifici ricevuti dalla Camera dei Deputati per rimborsi elettorali pari a 16.364.736 euro e dal partito Pdl (quattro bonifici di cui due con causale “bonifico dall’estero”) per un importo di 28.568,247 euro”
Pisani ignorò anche la richiesta della Guardia di Finanza di procedere a ulteriori accertamenti bancari sui conti correnti gestiti dalla Fondazione An presieduta dall’ex senatore di An Franco Mugnai, che nella comunicazione agli invitati all’assemblea odierna scrive: «Avremo gli occhi di tutti puntati addosso e laddove il dibattito dovesse degenerare in una o più scomposte risse verbali avremo fatto ad An il peggiore dei servizi».
Gli occhi della Guardia di Finanza senza dubbio, soprattutto sul suo operato in qualità di presidente di quel comitato di gestione che avrebbe dovuto conservare il patrimonio della disciolta An che, secondo la denunciante Rita Marino, vice presidente del comitato e già segretaria di Gianfranco Fini, sarebbe stato depauperato.
Deve essere stato insignificante per il pm Pisani che i 55 milioni derivassero principalmente dai rimborsi elettorali.
In sintonia con lui il collega del civile, Remo Scerrato, il quale afferma nella sentenza di sole due settimane fa che “i rimborsi elettorali una volta incamerati potessero mutare destinazione, essere ceduti a terzi, cartolarizzati, destinati a costituire un ente diverso da un partito” (in linea con la scelta del prefetto di Roma Pecoraro che riconobbe la Fondazione che inghiottiva quattrini pubblici, sapendo meglio di chiunque altro che i controlli sui bilanci delle fondazioni sono formali).
Antonio Buonfiglio e Enzo Raisi, finiani passati successivamente a “Fare Italia”, non si danno per vinti e annunciano l’impugnazione della sentenza di Scerrato convinti della nullità delle determinazioni del congresso con cui fu sciolta An con successivo trasferimento del patrimonio alla fondazione.
Oggi è evidente che due magistrati hanno opinioni contrastanti sull’utilizzo di quel tesoro.
Tramite la nascita della fondazione gli immobili e i finanziamenti pubblici erano passati nelle mani degli ex di An rimasti nel Pdl dopo l’allontanamento dei finiani (12 su 14 siedono nel cda, oltre a Franco Mugnai anche Gianni Alemanno, Ignazio La Russa, Altero Matteoli e Maurizio Gasparri).
Se non si fosse messo di traverso il gip Fattori oggi avrebbero potuto festeggiare il pieno possesso dell’eredità Colleoni, delle quote dei tesserati e soprattutto dei 55 milioni di euro dei rimborsi elettorali
(da “il Corriere della Sera”)
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Dicembre 14th, 2013 Riccardo Fucile CON 290 VOTI A FAVORE L’ORGANISMO DELLA FONDAZIONE “EREDE” DI AN HA APPROVATO UNA MOZIONE PRESENTATA DA MELONI, LA RUSSA E ALEMANNO… L’IRA DI STORACE: “UNO SCIPPO”… GASPARRI E MATTEOLI ANNUNCIANO RICORSI LEGALI
Il partito dei Fratelli d’Italia ha ottenuto la possibilità di utilizzare il simbolo di An per il 2014 nelle elezioni europee.
L’assemblea della Fondazione di Alleanza Nazionale ha infatti approvato con 290 sì la mozione di Meloni-La Russa-Alemanno per l’utilizzo del simbolo nel logo di Fratelli d’Italia.
La decisione ha scatenato la dura reazione di Francesco Storace e Maurizio Gasparri. “290 voti sono un po’ pochini per scippare un simbolo. E non servono nemmeno per andare in Europa. Dall’assemblea di ‘An’ roba senza vergogna”, afferma l’ex presidente della Regione Lazio.
L’esponente di Forza Italia, in sintonia con Altero Matteoli, minaccia invece azioni legali in quanto il tema della votazione non è considerato legittimo.
“Come previsto l’assemblea della Fondazione An ha registrato una notevole confusione e un’evidente violazione di regole statutarie”, affermano in una nota Gasparri e Matteoli.
“Alla fine – sottolineano – su oltre mille iscritti alla Fondazione, hanno rinnovato l’adesione in 695. La mozione approvata ha ottenuto 290 voti, proponendo l’uso parziale e provvisorio del simbolo An da attribuire ai Fratelli d’Italia. Il numero degli aventi diritto, 695, ma che non hanno partecipato al voto ritenendo inammissibile la mozione sull’uso del simbolo è stato quindi superiore a 400”.
L’ipotesi di rimettere in funzione il simbolo di An era caldeggiata da molti, ma sotto forme diverse: Ignazio La Russa, Gianni Alemanno, il Movimento per An di Poli Bortone, Roberto Menia e altri.
Ma ognuno con un’idea diversa di come attuare questa prospettiva.
Nella visione dell’ex sindaco di Roma, Gianni Alemanno, che con Fdi ha dato vita all’Officina per l’Italia, non sarebbe solo il simbolo a dover rivivere politicamente ma la cosa in sè, il partito come organizzazione, struttura, militanti.
A complicare il quadro, la diaspora degli ex An.
Molti non sono più parlamentari, ma sono rappresentati nella fondazione (come i finiani Lamorte e Digilio), altri che sono tornati in Parlamento militano in formazioni diverse: Gasparri e Matteoli in Fi, ma Andrea Augello ha scelto il Nuovo centrodestra. Sullo sfondo, il rovello sulla possibilità di far leva sulle risorse della Fondazione, cosa ardua perchè i 55 milioni di euro di rimborsi elettorali e il patrimonio di 70 immobili in tutta Italia sono comunque vincolati anche a causa delle vertenze giudiziarie in corso.
(da “Huffingtonpost“)
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Dicembre 14th, 2013 Riccardo Fucile DIECI DOMANDE INEVASE CHE FANNO RIFLETTERE SU TANTE COSE
Ci limitiamo a dire che quanto segue non è scritto a caso, ma si basa su informazioni
attendibili raccolte nelle ultime 24 ore in vari ambienti.
Abbiamo scelto di porre la questione sotto forma di domande affinchè ognuno possa riflettere sui fatti e darsi le risposte da solo, in piena libertà .
Se un invito possiamo trasmettere al nostro mondo politico è quello di stare alla larga da un progetto che li vedrebbe solo nel ruolo di comparse o peggio di mazzieri per conto terzi.
Un progetto che nulla ha a che fare coi valori, i riferimenti, gli ideali della destra sociale.
1) Come mai un Movimento composto, per loro stessa ammissione, da persone “senza un euro in tasca” e con problemi di sfratti e fallimenti, è in grado di garantire ai referenti locali “il viaggio gratis a Roma” per la manifestazione di mercoledì a tutti coloro che vorranno parteciparvi? “Pendolino gratis per tutti” aveva detto qualcuno da un palco: non era una battuta, i coordinatori locali devono solo indicare il numero delle persone in grado di convogliare.
2) Chi ha messo a disposizione di costoro una notevole somma di denaro?
3) Come mai il programma riservato della manifestazione prevede “l’assalto ai Palazzi del potere e l’arresto dei politici”?
4) Su quali connivenze ad alto livello contano costoro per solo immaginare di poter “sfondare” i cordoni di protezione delle forze dell’ordine? O forse qualcuno ha previsto che qualche varco possa aprirsi?
5) Come mai in varie città del nord la protesta è guidata da persone vicine alla ‘ndrangheta, mentre stranamente in Sicilia e Calabria nulla di rilevante sta accadendo?
6) Che rapporto esiste tra il coordinamento dei Forconi e un sindacato di polizia?
7) Chi ha interesse a un disegno eversivo che mira a destabilizzare il Paese e la nostra già martoriata economia, sfruttando il malcontento popolare e utilizzando come mazzieri frange estremiste e teppisti da stadio? Qualcuno ha già programmato forse un morto tra i manifestanti?
8 ) Alla manovalanza varia che è stata e sarà utilizzata cosa è stato promesso e da chi? Come mai molti rappresentanti locali stanno tirandosi indietro dopo aver intuito che qualcosa ai vertici non va?
9) La vicenda Preiti, l’individuo che in piazza Colonna, voleva sparare a un politico e che poi ha colpito uomini delle forze dell’ordine, è stata una prova generale per saggiare la reazione delle Istituzioni?
10) Come mai Mariano Ferro, il leader siciliano dei Forconi, ora non vuole più organizzare un corteo, ma solo un presidio a Roma “per evitare infitrazioni” e non è ancora certa la data della manifestazione? Cosa sa per poter affermare che “qualche politico sta pensando di usare i servizi segreti per qualche strage di Stato”?
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Dicembre 14th, 2013 Riccardo Fucile IL CAVALIERE DELUSO…DELL’UTRI: “CERCHIAMO ANCORA”
«Bisogna individuare, selezionare, far allenare e poi mettere in campo. Come fa il presidente di una squadra di calcio, mestiere che io ho fatto, quando cerca nuove leve. E vedrà che alla fine la individueremo…», sussurra Marcello Dell’Utri.
Poi il tono di voce del fondatore di Publitalia si fa fermo: «Troveremo una nostra Boschi», dove per «Boschi» s’intende Maria Elena, la giovane deputata renziana che il sindaco di Firenze ha inserito nella sua segreteria.
«Basta cercare ancora e vedrà , troveremo una Boschi berlusconiana per Forza Italia».
La declinazione del tempo al futuro – «individueremo», «troveremo» – dà l’esatta misura di un piano fallito. Quantomeno nella tempistica.
Silvio Berlusconi avrebbe voluto lanciare le facce nuove della rinata Forza Italia già l’8 dicembre, in contemporanea con la vittoria di Matteo Renzi alle primarie del Pd. Invece niente.
Nessun giovane di rilievo emerso dalla selezione di Villa Gernetto, che il Cavaliere aveva affidato appunto a Dell’Utri. Nessun «piccolo Maradona della politica» venuto fuori tra i falchetti lanciati da Daniela Santanchè.
E il fallimento, ad Arcore, deve considerarsi ancora più bruciante se è vero che l’ex premier ha dovuto digerire anche il velocissimo varo della segreteria under 35 promossa dal neo-leader del Pd.
Che comprende proprio quella Boschi che Berlusconi continua a considerare «troppo carina per essere una comunista». E di cui cerca una versione forzista.
Perchè sta diventando un vero e proprio cruccio, per Berlusconi, la ricerca di volti nuovi per Forza Italia.
Il Cavaliere sa che non può rimanere fermo rispetto all’ondata renziana, che sta facendo breccia anche in tutte le trasmissioni tv.
E, in attesa di trovare la nidiata giusta, sta appuntando alcune contromosse per tamponare il fresco tsunami democratico. Non è un caso, infatti, che la numero uno dei giovani di Forza Italia Annagrazia Calabria si veda sempre più spesso in tv.
Come non è casuale la ritrovata visibilità in Parlamento di Mara Carfagna, che l’altro giorno ha stupito molti colleghi col suo intervento nel corso del dibattito sulla fiducia al governo Letta, declamato a braccio e senza sbavature.
Di quest’ultima, però, si dice anche che possa ambire a un incarico di primo piano nel partito. Magari proprio a quello lasciato vacante da Angelino Alfano.
E anche se tutto questo non sarà definito prima della convention del 26 gennaio, c’è già chi, a cominciare da Dell’Utri, registra i «grandi progressi» dell’ex ministro delle Pari opportunità .
«La Carfagna ha fatto dei notevoli passi in avanti. L’ho vista in azione e devo dire che è davvero molto brava».
Nel «chi sale e chi scende» del borsino forzista c’è, insomma, quell’«effetto Renzi» che sta per investire anche il mondo berlusconiano.
Non a caso, per Carfagna e Calabria che salgono, c’è una Santanchè che si vede, anche in tv, sempre meno.
E i falchetti che la pasionaria del berlusconismo radicale aveva provato a lanciare un mese fa?
«I falchetti volano. Saranno volati via anche questi», sorride Dell’Utri.
Anche se Andrea Zappacosta, che dei «falchetti» fu una specie di frontman , non molla la presa. «Sarò presidente di uno dei club Forza Silvio. E penso che, per contrastare Renzi, adesso servano davvero i giovani. Quando un mese fa tutti ci cercavano, qualcuno ha provato a metterci i bastoni tra le ruote. Ma andremo avanti con impegno e fedeltà al presidente Berlusconi, che era e rimane il leader. Se fosse candidabile, non avremmo problemi. Visto che non lo è, però, dobbiamo cercare qualcuno che faccia il candidato premier al posto suo».
E ha le idee chiare il falchetto. «Per me il nome migliore è quello di Marina Berlusconi».
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Dicembre 14th, 2013 Riccardo Fucile SILVIA GARNERO CERTIFICO’ COME VERE DECINE DI FIRME RELATIVE AL REFERENDUM SULLA GIUSTIZIA DEI RADICALI, APPOGGIATO DAL PDL
Silvia Garnero, assessore alla provincia di Milano con delega a Expo 2015 e alla moda, è indagata per
falso in atto pubblico in un’inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Alfredo Robledo e dal pm Paolo Filippini.
Secondo l’accusa la Garnero avrebbe certificato come regolari alcune decine di firme risultate invece false, per la presentazione dei referendum sulla giustizia promossi nei mesi scorsi dai Radicali.
All’inizio di settembre, proprio nella sede del Pdl di viale Monza si era tenuta la conferenza stampa per lanciare la campagna di raccolta firme a sostegno dell’iniziativa dei radicali, ma a due mesi di distanza nessuno dei quesiti proposti raggiunse il quorum.
Nella primavera del 2009 la sua nomina della Garnero contribuì a rafforzare le quote rose nella neo giunta provinciale di Milano governata da Guido Podestà .
Il più giovane assessore d’Italia, appena 25 anni allora, bella presenza, un curriculum politico inevitabilmente scarno, ma una grande dote da spendere: la parentela con l’allora sottosegretario del Pdl Daniela Santanchè.
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Dicembre 14th, 2013 Riccardo Fucile “SPESE ESTRANEE AL MANDATO CONSILIARE E ATTINENTI INTERESSI PERSONALI DEL SINGOLO CONSIGLIERE”
Ancora una volta i rimborsi “facili”, al centro dell’attenzione dell’operato dei consiglieri regionali della Lombardia.
E’ la Corte dei Conti a contestare, a esponenti del Popolo della Libertà e della Lega Nord un danno erariale di 500mila euro.
I rimborsi riguardano il periodo 2008-2011 e la prima parte del 2012, per spese, tramite i gruppi, definite “del tutto estranee al mandato consiliare e spesso palesemente attinenti interessi personali del singolo consigliere”.
La cifra si somma al milione di euro già contestato dalla Corte dei Conti ai consiglieri di Lega e Pd a luglio 2013, quando erano stati sentiti in procura i primi consiglieri regionali.
Tra i destinatari delle contestazioni per danno erariale vi sono, oltre ai singoli consiglieri regionali beneficiari dei rimborsi, anche i presidenti dei gruppi consiliari interessati cui è affidato il compito e la responsabilità di gestire i fondi attribuiti ai gruppi.
Con l’emissione degli inviti si conclude una prima parte dell’attività della procura regionale, mentre proseguono le indagini su altri 65 consiglieri, di cui 37 riconducibili ai gruppi Pdl e Lega Nord e 28 ai gruppi consiliari di opposizione del periodo 2008-2012.
L’ultima seduta consiliare dell’era Formigoni al Pirellone si era conclusa con i consiglieri in fuga davanti alle domande dei cronisti.
Succedeva un anno fa: dagli atti della procura spuntavano cene nei migliori ristoranti, ma anche piccole spese quotidiane, per arrivare ai fuochi d’artificio e alle cartucce per armi da fuoco di alcuni esponenti leghisti, tutti pagati con i fondi destinati all’attività dei gruppi consiliari.
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Dicembre 14th, 2013 Riccardo Fucile NEL PAESE DEI MONUMENTI LA MATERIA SPARISCE DAI PROGRAMMI DI MOLTE SCUOLE
Le colpe dei Padri ricadono sui figli, si sa. 
Così pagheremo per generazioni l’idea scellerata di affidare l’Istruzione a un ministro come Mariastella Gelmini. Tra le eredità più pesanti di quel passaggio fatale si deve contare l’ulteriore estromissione della Storia dell’arte dalla formazione dei cittadini italiani del futuro.
Nonostante la raccolta di oltre 15 mila firme, nonostante l’appoggio esplicito del ministro per i Beni culturali Massimo Bray, nonostante la disponibilità di quasi 2500 precari prontissimi a insegnarla, la ministra Maria Chiara Carrozza non è per ora riuscita a rimediare al grave errore di chi l’ha, purtroppo, preceduta.
Fortemente ridotta negli Istituti tecnici, la Storia dell’arte è stata del tutto cancellata in quelli Professionali: dove è possibile diplomarsi in Moda, Grafica e Turismo senza sapere chi sono Giotto, Leonardo o Michelangelo.
E nei Licei artistici non si studierà più nè il restauro nè la catalogazione del nostro patrimonio artistico.
Inoltre si chiudono tutte le sperimentazioni che rafforzavano l’esigua presenza della Storia dell’arte negli altri licei (compresi i classici, da sempre scandalosamente a digiuno di figurativo).
Numeri alla mano, più della metà dei nostri ragazzi crescerà in un radicale analfabetismo artistico.
Non si tratta di una svista, nè di un caso. È stata invece una scelta consapevole, generata dal disprezzo per le scienze umanistiche in generale e da una visione profondamente distorta del ruolo del patrimonio storico artistico del Paese: che non si salverà finchè gli italiani non torneranno prima a saperlo leggere.
Insomma, oggi non riusciamo a trovare qualche diecina di milioni per insegnare la Storia dell’arte: domani ne dovremo spendere centinaia o migliaia per riparare ai danni prodotti dall’ignoranza generale che stiamo producendo.
Perchè un italiano dovrebbe essere felice di mantenere, con le sue sudate tasse, un patrimonio culturale che sente lontano, inaccessibile, superfluo come il lusso dei ricchi? È una domanda cruciale, e se davvero si vuol cambiare lo stato presente delle cose, è da qua che bisogna partire.
Per la maggior parte degli italiani di oggi, il patrimonio è come un’immensa biblioteca stampata in un alfabeto ormai sconosciuto. E non si può amare, e dunque voler salvare, ciò che non si comprende, ciò che non si sente proprio. Per non parlare della nostra classe dirigente: la più figurativamente analfabeta dell’emisfero occidentale.
Lo storico dell’arte francese Andrè Chastel scrisse che al Louvre gli italiani si riconoscevano dal fatto che sapevano come guardare un quadro: e lo sapevano perchè, a differenza dei francesi, lo studiavano a scuola.
Ma proprio ora che i francesi provano ad adottare il nostro modello, noi lo gettiamo alle ortiche.
E se non ci pensa la scuola, è illusorio pensare che lo facciano altre agenzie (potenzialmente) educative.
Nei media, nei programmi televisivi, nei libri per il grande pubblico non c’è posto per una Storia dell’arte che non sia il vaniloquio da ciarlatani sull’ennesima attribuzione farlocca, o sulle mostre di un eventificio commerciale che si rivolge a clienti lobotomizzati e non a cittadini in formazione permanente.
Educare al patrimonio vuol dire far viaggiare gli italiani alla scoperta del loro Paese, indurli a dialogare con le opere nei loro contesti, e non in quelle specie di tristi giardini zoologici a pagamento che sono quasi sempre le mostre.
Renderli capaci di leggere il palinsesto straordinario di natura, arte e storia che i Padri hanno lasciato loro come il più prezioso dei doni.
Perchè non dirottare la gran parte dei soldi pubblici spesi per far mostre (in gran parte inutili, anzi dannose) in borse di viaggio attraverso l’Italia per studenti capaci e meritevoli, di ogni ordine e grado?
Ma tutto questo non si può fare se manca quel minimo di alfabetizzazione che solo la scuola può dare. E che — paradossalmente — gli insegnanti eroici della scuola dell’infanzia e della scuola primaria offrono spesso molto bene, costituendo un patrimonio di conoscenze che viene poi totalmente dissipato alle superiori.
Nel 1941, nell’ora più nera della storia europea, il grande storico dell’arte Bernard Berenson seppe distillare pagine profondissime, e sconvolgentemente profetiche, sul destino della storia dell’arte.
In quei mesi, egli intravide un mondo “retto da biologi ed economisti, come guardiani platonici, dai quali non verrebbe tollerata attività o vita alcuna che non collaborasse a un fine strettamente biologico ed economico”.
Egli previde anche che “la fragilità della libertà e della cultura” avrebbe potuto aprire la strada a una società in cui ci sarebbe stato spazio per “ricreazione fisiologica sotto varie forme, ma di certo non per le arti umanistiche”.
Meno di un secolo dopo ci stiamo arrivando: anche se la Gelmini, nemmeno un Berenson poteva prevederla.
Tomaso Montanari
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