Dicembre 17th, 2013 Riccardo Fucile IN PIAZZA MA DISTINTI I MOVIMENTI PER LA CASA E PER I MIGRANTI
La Questura di Roma alla fine ha ceduto. Oggi, in concomitanza con la mobilitazione dei cosiddetti forconi
di Danilo Calvani, le strade della Capitale vedranno un corteo dei migranti e dei movimenti per la casa.
Le due manifestazioni non si toccheranno: la prima rimarrà a piazza del Popolo a cominciare dal primo pomeriggio, la seconda partirà alle 16.30 da piazza Esquilino e si concluderà a piazza Indipendenza per rinnovare le richieste del 19 ottobre: il diritto all’alloggio per tutti, anche per gli stranieri e per coloro che chiedono asilo.
La data scelta dai movimenti romani è casualmente la stessa dei forconi.
Il 18 dicembre è infatti la Giornata di Azione Globale per i migranti e per i rifugiati, e i comitati in difesa dei diritti dei migranti scenderanno nelle piazze di molte città italiane e del mondo.
A Roma c’era il timore da parte delle forze dell’ordine che due piazze politicamente antagoniste potessero originare tensioni, scontri e tafferugli.
Ecco perchè, come denunciavano da giorni gli organizzatori di piazza Esquilino, la Questura fino a lunedì aveva negato l’autorizzazione al corteo.
Le due mobilitazioni dunque rimangono geograficamente distanti.
Tuttavia, ricorda il leader dei Blocchi precari metropolitani Paolo di Vetta, “la nostra manifestazione sarà un sano anticorpo a quella dei forconi a piazza del Popolo, in parte monopolizzata dalla destra radicale che cerca visibilità strumentalizzando un disagio sociale vero”.
“Le proteste di questi giorni sono composte anche da persone realmente impoverite dalla crisi”, spiega Di Vetta, “eppure non è il momento per noi di manifestare con loro, specialmente a Roma dove i presidii sono stati alimentati dalla destra estrema”.
Il percorso concordato con le forze dell’ordine prevede anche un avvicinamento alla sede di Casapound, a pochi passi da piazza Vittorio.
“Se un giorno dovesse esserci una vera sollevazione di popolo allora ci saremo”, conclude il portavoce: “Ma non possiamo pensare di affiancarci a persone xenofobe e razziste”.
Il corteo antirazzista che avrà lo slogan “La lotta all’austerità non avrà frontiere” è promosso anche dalle scuole di italiano per stranieri di Roma, le associazioni per i diritti dei migranti e i movimenti sociali della Capitale.
Alle richieste di chiudere i Cie e annullare la Bossi-Fini si incrocia la battaglia per il diritto alla casa così come era avvenuto il 19 ottobre, quando moltissimi stranieri per la prima volta avevano sfilato lungo le vie della città accanto agli italiani.
(da “Huffington Post“)
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Dicembre 17th, 2013 Riccardo Fucile LE RICETTE IN CAMPO ECONOMICO DEL SINDACO DI FIRENZE
Ora che Matteo Renzi ha preso il controllo del Partito democratico, può essere utile dare un’occhiata a quelle che nell’ultimo anno sono state le sue principali ricette di politica economica. A ottobre dello scorso anno Renzi lanciò il tema del sostegno ai consumi con cento euro al mese in più per lavoratori dipendenti e pensionati, da realizzare agendo sulle detrazioni di imposta. Renzi presentò la misura come “riduzione del cuneo fiscale”.
Le perplessità nascevano dalla copertura di un provvedimento che si stimava potesse costare sino a 20 miliardi di euro.
La risposta del sindaco di Firenze fu che i fondi si trovavano tagliando del 15 per cento “la spesa intermediata dalle pubbliche amministrazioni”.
Espressione criptica, forse si riferiva consumi intermedi della Pubblica amministrazione.
Ancora più problematica risultava la seconda fonte di copertura: “Intervento su una parte dei contributi alle imprese, secondo il modello Giavazzi”.
Ma il “modello Giavazzi” suggeriva una compensazione ove, a tagli dei contributi alle imprese, corrispondessero tagli delle imposte pagate dalle imprese medesime.
Tagliare i sussidi alle imprese per ridurre le imposte ai lavoratori non appariva idea brillante. Come è finita (male), per il rapporto Giavazzi, è noto.
Passa quasi un anno, ma l’idea dei 100 euro al mese non lascia Renzi. Che la affida al senatore Yoram Gutgeld, considerato nelle scorse settimane suo principale consigliere economico. Gutgeld identifica l’eccesso di pressione fiscale a danno dei lavoratori dipendenti che hanno un netto in busta intorno ai 1.200-1.500 euro mensili, e quantifica l’esborso in 15-20 miliardi di euro.
La copertura: un’azione in due tempi, dismissioni patrimoniali pubbliche come soluzione-ponte, in attesa che la ripresa fornisse le risorse su base strutturale.
Nel primo anno cessione di “Eni, Enel, Poste e Ferrovie da un lato, dall’altro la parte più vendibile del patrimonio immobiliare pubblico, ossia le case popolari, con prezzi di favore nei confronti degli inquilini”.
Piano velleitario: in una situazione di crisi come l’attuale, con privatizzazioni e dismissioni ferme, ecco l’ideona di vendere i pesi massimi delle aziende statali, oltre all’immancabile cessione delle case popolari agli inquilini, che ci accompagna da lustri, e che è pure stata effettuata in ambito locale, ma su tempi lunghi.
Qui, invece, si parlava di cessioni da effettuare in un anno.
Dal secondo anno la copertura sarebbe venuta, sosteneva Gutgeld, dalla mitologica “lotta all’evasione fiscale”, ad esempio reintroducendo l’elenco clienti-fornitori, e dagli abituali “tagli di spesa”.
Tra questi ultimi, Gutgeld riteneva dovesse esservi il blocco delle indicizzazioni delle pensioni erogate con sistema retributivo comprese tra tre e sette volte il minimo.
Tre volte il minimo rappresenta una miseria (circa 1.500 euro mensili lordi), ma la cosa curiosa di questa proposta era l’azione di “punta-tacco” nei confronti dei pensionati nella fascia di reddito a cui Renzi voleva erogare i famosi cento euro in più al mese, e che li avrebbero progressivamente persi con il blocco della indicizzazione.
Gutgeld è finito presto nell’ombra, ora è il turno di Filippo Taddei, “giovane” (37 anni) economista della Johns Hopkins University di Bologna, divenuto responsabile economico della segreteria del Pd.
Taddei ha esordito i ribadendo l’importanza di tagliare il cuneo fiscale.
Tra le coperture, nelle parole dall’economista, vi sarebbe “reintrodurre l’Imu sulla prima casa, che è un’imposta patrimoniale, e usare quelle risorse per abbassare le tasse sul lavoro”.
Ma l’Imu sulla prima casa di fatto non è mai scomparsa, e nel 2014, si chiamerà Iuc.
Quindi che fare, raddoppiare un tributo patrimoniale sugli immobili per ridurre il cuneo fiscale? Taddei poi si dice convinto di recuperare un punto percentuale di Pil (cioè 16 miliardi di euro) agendo sui costi di “organi legislativi, governo e diplomazia”, per riallineamento alle leggendarie “medie europee”.
A parte l’enorme alea di una simile proposta, Taddei non è ancora riuscito a decidere su quale lato del cuneo fiscale agire.
Parlare di “riduzione dell’Irpef” con le risorse liberate non ha molto senso, visto che il problema lo hanno le imprese in termini di costo del lavoro
La Renzinomics da oltre un anno gira intorno al punto, ma resta molto evanescente sulle azioni da intraprendere.
Oggi che Renzi ha le mani sul timone, il tempo delle trovate alla Archimede Pitagorico appare scaduto.
E l’unica cosa che ci viene in mente, al momento, è “fai presto, Matteo. Se ne sei capace”.
Mario Seminerio
(da “il Fatto Quotidiano“)
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Dicembre 17th, 2013 Riccardo Fucile L’OMBRA DELL’ENI SUL CASO SHARABAYEVA
È il grande interrogativo che aleggia da mesi attorno al caso scandaloso dell’espulsione di Alma
Shalabayeva: se l’Eni, che ha colossali interessi in Kazakistan, e necessariamente deve trattare con il regime di Nazarbajev, abbia avuto un ruolo nella vicenda.
Un paio di settimane fa, la trasmissione «Report» ci è andata giù piatta. Ieri la magistratura romana, che da tempo ha un fascicolo aperto sulla vicenda, ha deciso di acquisire la registrazione della puntata. È l’annuncio di una svolta.
I giornalisti di Milena Gabbanelli avevano lavorato sodo e avevano trovato un testimone, rimasto anonimo per il largo pubblico, di quelli che possono cambiare il corso di un’inchiesta.
Per restare alla sintesi che ne ha fatto un deputato di Sel, Arturo Scotto, presentando un’interrogazione urgente: «Il governo kazako avrebbe chiesto all’Eni di stare alle costole di Mukhtar Ablyazov, marito di Alma Shalabayeva. Ablyazov era sospettato di essere in Italia. L’Eni avrebbe confermato la presenza a Roma di Ablyazov, passando la notizia ai servizi italiani, che avrebbero a loro volta avvisato il dissidente kazako per permettergli la fuga in Inghilterra, dove gode di diritto d’asilo e questa scelta dei servizi italiani sarebbe stata dettata dall’essere, l’eventuale cattura di Ablyazov su suolo italiano, eccessivamente sensibile politicamente».
Una spy-story a tutti gli effetti, insomma.
Con un comportamento doppiogiochistico tipico dei servizi segreti: far fuggire il dissidente un attimo prima di dare le informazioni a chi le chiede e fare bella figura con tutti.
La vicenda di Ablyazov però, sempre stando a «Report», diventa un pasticcio italiano perchè l’ambasciata kazaka si sarebbe insospettita e avrebbe preteso dall’amministratore delegato dell’Eni, Paolo Scaroni, di risolvere la faccenda.
«A quel punto Scaroni prosegue la sintesi-interpellanza di Scotto avrebbe contattato Valentino Valentini, l’uomo che tiene i contatti di Berlusconi con la Russia ed il mondo ex sovietico, attivandolo per informare il Viminale; da ciò sarebbe scaturito il tristemente famoso blitz».
Vero? Falso? In tutta evidenza, se le cose fossero andate così, sarebbe davvero impossibile sostenere, com’è s’è garantito in Parlamento, che il governo, e in particolare il ministro Alfano, fosse all’oscuro di tutto.
Ora il pm romano Eugenio Albamonte, che già ha iscritto al registro degli indagati per sequestro di persona l’ambasciatore e due altri diplomatici kazaki, ha deciso di approfondire.
Scontata la prossima mossa: sentire i giornalisti. L’obiettivo ovviamente è identificare il presunto testimone, un manager dell’Eni, che pare saperne molto di questa vicenda.
Il presidente dell’Eni, Scaroni, è comprensibilmente molto infastidito. «È stata proprio Eni commenta , a valle della trasmissione Report, a depositare un esposto alla Procura di Roma perchè accertasse i fatti e le asserzioni rese nella trasmissione che Eni ritiene false e lesive della propria immagine.
Eni si ritiene totalmente estranea dalla vicenda della signora Shalabayeva».
Nel frattempo la signora vive sempre in Kazakistan con obbligo di dimora nella città dei suoi genitori; il marito combatte una dura battaglia legale in Francia per evitare l’estradizione.
Francesco Grignett
(da “La Stampa”)
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Dicembre 17th, 2013 Riccardo Fucile LO SPUNTO È LA DENUNCIA DELL’AZIENDA CONTRO “REPORT” PER LA PUNTATA SUGLI AFFARI KAZAKI
Ci sono molti aspetti ancora oscuri sul caso di Alma Shalabayeva, la moglie del dissidente kazako Mukhtar Ablyazov, espulsa da Roma e rimpatriata il 31 maggio scorso insieme con la figlia Alua, di sei anni.
Uno di questi aspetti riguarda il presunto ruolo dell’Eni nell’affare che nei mesi scorsi ha imbarazzato il governo italiano.
A parlare anche del coinvolgimento della società , un dirigente Eni intervistato da Report alcune settimane fa
L’inchiesta sull’espulsione vede già indagati l’ambasciatore del Kazakistan in Italia Adrian Yalemehsov, il consigliere per gli Affari politici, Nurlan Khassen e l’addetto agli affari consolari Yerzhan Yessirkepov.
Nei giorni scorsi però il pm Eugenio Alba-monte ha acquisito anche la puntata in onda su Rai 3 lo scorso 25 novembre.
Il giornalista Paolo Mondani spiega gli interessi dell’intelligence kazaka e russa nel voler arrestare il dissidente Ablyazov — ancora detenuto in Francia — perchè in possesso di documenti scottanti sui loro affari.
Ma a raccontare, sotto anonimato, come l’amministratore delegato dell’Eni, Paolo Scaroni si sarebbe inserito in questo contesto, è un dirigente del colosso dell’energia. Il manager rivela a Report: “L’ambasciatore kazako chiama Scaroni e gli dice: guarda che questa storia me la dovete risolvere voi di Eni. Scaroni a sua volta chiama Valentino Valentini, l’uomo di Berlusconi con la Russia. Valentini poi si mette in contatto con il ministero.. Procaccini (Giuseppe, il capo di gabinetto del ministero, ndr), Alfano.. e dice risolvete”.
In questa catena, Procaccini è l’unico che lo scorso 16 luglio si è dimesso.
Ma cosa deve l’Eni al governo kazako?
A rispondere a questa domanda un manager di una banca kazaka che a Report spiega che a gravare sul colosso dell’energia ci sarebbe l’affare del giacimento di Kashagan. L’Eni avrebbe sforato i tempi di consegna e il budget a disposizione, tanto che il presidente Nazarbayev avrebbe minacciato di far pagare una penale di 10 miliardi di dollari.
Dopo queste interviste, l’Eni ha denunciato il programma di Milena Gabanelli.
La querela è stata affidata al pm Albamonte — lo stesso che indaga sui responsabili dell’espulsione — il quale, oltre decidere se c’è stata o meno diffamazione, ha anche intenzione di chiarire il ruolo dell’Eni nella vicenda.
Per questo potrebbe convocare, oltre al giornalista Mondani, anche lo stesso Paolo Scaroni, in corsa per il quarto mandato, che si dice totalmente estraneo alla vicenda: “È stata proprio Eni — ha ribadito ieri l’ad — a depositare un esposto in procura perchè accertasse i fatti e le asserzioni rese nella trasmissione che Eni ritiene false e lesive della propria immagine. Eni si ritiene totalmente estranea. ”
Valeria Pacelli
(da “il Fatto Quotidiano“)
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Dicembre 17th, 2013 Riccardo Fucile LA DISINFESTAZIONE CHOC DEI MIGRANTI… IL SINDACO: “IMMAGINI DA CAMPO DI CONCENTRAMENTO”… ALFANO: “CHI HA SBAGLIATO PAGHERA'”
In fila e nudi per essere sottoposti alla disinfestazione contro la scabbia. Immagini che ricordano i campi di
concentramento e invece arrivano dal centro di accoglienza di Lampedusa.
Le riprese sono state diffuse dagli stessi migranti e pubblicate in un servizio andato in onda sul Tg2.
Sequenze che stanno creando sconcerto e polemiche ad appena due mesi dalla tragedia del fece oltre 500 morti, proprio davanti alle coste di Lampedusa.
BOLDRINI
Indignata la reazione del presidente della Camera Laura Boldrini. «Il trattamento riservato agli immigrati nel Centro di Lampedusa, documentato nel servizio del Tg2, è indegno di un Paese civile -afferma- . Quelle immagini non possono lasciarci indifferenti. Tanto più perchè vengono dopo i tragici naufragi di ottobre e dopo gli impegni che l’Italia aveva assunto in materia d’accoglienza. Quei trattamenti degradanti gettano sull’immagine del nostro Paese un forte discredito e chiedono risposte di dignità ».
Interviene anche il ministro dell’Interno Angelino Alfano: «accerteremo le responsabilità e chi ha sbagliato pagherà ».
TRATTAMENTO SETTIMANALE
Il servizio è stato trasmesso nell’edizione del Tg2 di lunedì sera e mostra il singolare trattamento riservato ai migranti nel cortile del centro di accoglienza. Si tratta di un video girato con un telefonino dagli stessi migranti.
Uno dei quali, Khalid, commenta le immagini. Tra le persone sottoposte al trattamento ci sarebbero eritrei, siriani, ghanesi, nigeriani, kurdi e, pare, anche alcuni sopravvissuti al naufragio del 3 ottobre scorso.
LO SCONCERTO DEL SINDACO
Stando al racconto di Khalid pare che si tratti di una prassi consolidata all’interno del centro di accoglienza di Lampedusa. Il filmato sarebbe stato girato il 13 dicembre scorso, ma secondo i migranti questa operazione di disinfestazione avverrebbe a cadenza settimanale.
Per Giusi Nicolini, sindaco di Lampedusa, le immagini descrivono una sorta di «campo di concentramento» e sono la dimostrazione «che questo modello di accoglienza, di cui Lampedusa e l’Italia si vergogna, deve cambiare. Non era quello che ci aspettavamo di vedere appena due mesi dopo il naufragio che ha suscitato acrime e promesse».
IL VESCOVO
«Sono profondamente indignato per il trattamento a cui sono sottoposti i migranti nel Centro di prima accoglienza di Lampedusa e chiedo venga fatta chiarezza su quello che i telespettatori hanno potuto vedere e che venga percorsa ogni strada per affermare la verità dei fatti».
Questo il commento dell’arcivescovo di Agrigento e presidente della commissione per le Migrazioni della Cei, monsignor Francesco Montenegro.
«La situazione emergenziale -ha aggiunto- non può giustificare situazioni e trattamenti che poco hanno a che fare con il rispetto della dignità umana e dei diritti dell’uomo».
TRATTAMENTO INDEGNO
«Le modalità con cui viene effettuato il trattamento antiscabbia ai migranti nel centro di Lampedusa non sono degne di un Paese civile» afferma il Comitato 3 ottobre che chiede alle autorità competenti un immediato chiarimento sulle procedure adottate. «È necessario un rapido accertamento dei fatti – sostiene il comitato – per capire di chi siano le responsabilità delle indegne modalità con cui i migranti vengono sottoposti alle docce antiscabbia al freddo e nudi in fila nell’attesa nel pieno mese di dicembre. Una modalità che non tiene in nessun conto la dignità delle persone».
AMNESTY
Amnesty Internazionale chiede chiarimenti urgenti al ministero dell’Interno. «I migranti che giungono in Italia, come in qualunque altro paese – premette Amnesty – necessitano di un appropriato esame medico nel loro interesse e nell’interesse del paese ricevente -si lelle in una nota-. Ciononostante, la privacy e la dignità dei migranti deve essere rispettata e a nessun migrante dovrebbe essere richiesto e tanto meno imposto di spogliarsi in pubblico».
Mentre il leader della Cgil Susanna Camusso «quello che sta arrivando in queste ore da Lampedusa dimostra che non stiamo certamente davanti ad una prova di civiltà ».
Il video dei migranti in fila nudi per sottoporsi a una disinfestazione -aggiunge da parte sua il vice ministro dell’Interno Filippo Bubbico ritrae «una condizione inaccettabile e veramente umiliante per noi, prima ancora che frustrante che per questi esseri umani».
(da “il Corriere della Sera”)
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Dicembre 17th, 2013 Riccardo Fucile “LE POLEMICHE FRUTTO DI PREGIUDIZIO SESSISTA E DOPPIOPESISMO PALESE”
La partecipazione di Laura Boldrini alla cerimonia in memoria di Nelson Mandela è stata “pienamente legittima” e nei suoi confronti “resta il pregiudizio sessista, indizio di un doppiopesismo palese, qualunque sia la matrice politico-culturale”.
Lo afferma in una lettera inviata al Giornale il presidente del Consiglio, Enrico Letta, commentando un articolo di ieri di Vittorio Feltri, osservando che non si fa “nessuna polemica, mai, sulle mogli accompagnatrici di uomini delle istituzioni. Levata di scudi, invece, se l’accompagnatore è uomo, a maggior ragione se non ufficialmente coniugato”.
“Non c’è bisogno – dice il premier – delle ‘quote azzurre’. Basterebbe un minimo di buon senso, purtroppo merce rara di questi tempi”.
La presenza di Boldrini era legittima, sottolinea Letta, perchè è “la terza carica della Repubblica” e “come lei, alla cerimonia erano presenti altri presidenti di Parlamenti di Stati sovrani”.
“Come è ampiamente noto” Boldrini e il suo compagno, Vittorio Longhi “hanno volato con l’aereo della Presidenza del Consiglio per partecipare a Johannesburg alla cerimonia” e “come forse è meno noto – precisa il premier – il viaggio non ha comportato alcun alloggio in albergo, visto che entrambi i pernottamenti sono avvenuti in volo, nè spese aggiuntive a carico del bilancio pubblico”.
Feltri risponde precisando a sua volta che “mai” sarebbe intervenuto sul caso se non ci fosse stato il precedente di Clemente Mastella che “fu attaccato con furore da ogni parte e accusato di familismo per aver concesso un ‘passaggio’ non oneroso per la pubblica amministrazione, al proprio erede”.
Commento del nostro direttore
Ben ha fatto il premier Letta a prendere posizione su una polemica montata ad arte da qualche politico a corto di argomenti e dai soliti mestatori di fango che non perdonano alla Boldrini prese di posizione coerenti alle sue idee.
Sarebbe bene, a destra, un corso di rieducazione per comprendere che “è di destra” portare rispetto agli avversari, soprattutto a donne coraggiose come la Boldrini che a 19 anni ha lasciato gli agi familiari per andare in Venezuela ad aiutare i campesinos e successivamente ha dedicato la propria vita ai rifugiati politici.
Se a destra ci fossero più donne coerenti come lei, più esempi morali da seguire pur nella diversità , probabilmente migliorerebbe il personale politico di un mondo che da anni ha come modello di riferimento i comportamenti di patetici puttanieri.
Letta ha già detto tutto nel merito: il ruolo della Boldrini rendeva importante la sua partecipazione ai funerali e la presenza del suo compagno non è costato un euro al contribuente italiano.
Ci preme rispondere a Feltri che “sarebbe anche d’accordo con noi, se per Mastella a suo tempo non fosse stato adottato un altro criterio”.
Eh no, caro Vittorio, ben diverso andare a rappresentare lo Stato a un funerale, altra cosa andare a titolo personale a seguire il Gran premio automobilistico di Monza.
Pubblichiamo, per chi ha la memoria corta, l’estratto del resoconto di quella vicenda:
“Sono qui per salutare l’amico Briatore”, ha detto il ministro dopo lo sbarco nel circo dei motori. Perchè la visita nel tempio della Formula Uno ha avuto poco di ufficiale e molto di personale.
Il suo arrivo a Linate ha spiazzato cerimoniale e dispositivo di sicurezza. Poi, dopo l’atterraggio con l’Airbus presidenziale, quel passaggio sull’elicottero-limousine molto poco protocollare.
Il tutto, volo di Stato ed elicottero privato, sempre in compagnia del figlio Elio. D’altronde a sentire il Guardasigilli, proprio il dovere di padre è uno dei motivi principali della sua spedizione tra i box: “Avevo promesso da tempo che sarei stato presente insieme con mio figlio”, ha dichiarato al “Corriere della Sera”, ripetendo: “Volevo salutare il mio amico Briatore e vedere la gara da vicino”.
Il tutto grazie al jet dell’Aeronautica militare, che ha imbarcato anche il giovane Elio, un portaborse e due uomini di scorta.
(da “l’Espresso”)
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Dicembre 17th, 2013 Riccardo Fucile E COPIA FRASI E RAGIONAMENTI PROPRIO DEL GIORNALISTA CHE L’AVEVA DENUNCIATO PER ISTIGAZIONE DEI MILITARI ALLA DISOBBEDIENZA
Beppe Grillo si è schierato contro la web tax di cui tanto si discute in questi giorni. 
Lo ha fatto con un post documentato pubblicato ieri sul blog. Fin qui nulla di strano.
“La “web tax” produrrà svantaggi e nessun beneficio per l’economia italiana – si legge – le imprese, i consumatori e finanche le casse dell’erario”.
Il fatto è che lo scorso 13 dicembre è comparso un articolo sul sito dell’Istituto Bruno Leoni, principale think tank liberal liberista del nostro paese.
Nel quale, testualmente, si leggeva: “Si prova a spiegare perchè la proposta della Web Tax avrebbe molti svantaggi e nessun vantaggio per l’economia italiana, le imprese, i consumatori e finanche le casse dell’erario”.
Una coincidenza? sembra di no.
Perchè, continuando a leggere l’articoletto uscito sul post di Grillo, si osserva che è quasi interamente composto da frasi e concetti riscontrabili nell’altro testo.
Quel di cui non si è accorto l’ex comico, è che incredibilmente la firma dell’articolo in questione è quella di Piercamillo Falasca, giornalista ed ex candidato alla Camera con Scelta Civica.
Che è anche il promotore della serie di denunce avanzate contro il leader del Movimento 5 stelle per il suo incitamento alle forze armate a ribellarsi alla politica.
Raggiunto dall’Huffingtonpost, Falasca conferma: “Sì, frasi e ragionamenti sono identici. È curioso che abbia copiato chi lo ha denunciato, ma lo è altrettanto che abbia ricalcato il pensiero di chi, come me, è un liberista convinto. Se questo servirà a fermare la web tax lo perdoniamo. Non lo perdoneremo affatto per le sue azioni eversive, per le quali andremo avanti nelle nostre azioni legali”.
Poi una stoccata: “Grillo d’altronde saprà benissimo che in altri paesi i politici colti a copiare vanno a casa”.
Un prezzo politico che l’ex comico dovrà pagare altrimenti, non ricoprendo ad oggi alcuna carica formale.
Ma la brutta figura rimane.
(da “Huffingtonpost”)
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Dicembre 17th, 2013 Riccardo Fucile DEMOCRATICI PREOCCUPATI PER LA RINUNCIA AI RIMBORSI IN CAMBIO DELL’APPOGGIO SU SENATO E RIFORMA DEL VOTO… MA BEPPE GLI TOGLIE LE CASTAGNE DAL FUOCO
“Bravo, complimenti — applaude — Ma ora se per caso Grillo accetta la proposta di Renzi e il Pd in cambio deve rinunciare alla rata elettorale sono cavoli suoi”.
Così commentava Emanuele Fiano, parlando con i suoi vicini di Assemblea, l’elezione del neo tesoriere democratico, Francesco Bonifazi, fedelissimo del sindaco, ora deputato, ex capogruppo al comune di Firenze.
“Matteo” ha lanciato l’hashtag #Beppefirmaqua chiedendo ai Cinque Stelle di “scendere dal tetto” e votare con i Democratici legge elettorale e abolizione del Senato.
Ma per ora Grillo non ha nessuna intenzione di accettare.
E così ha tolto anche le castagne dal fuoco del Pd, che si sarebbe dovuto confrontare con i fatti: 25 milioni di euro in meno l’anno prossimo per mandare avanti il partito. Sarà anche per questo, ma la “provocazione” del neo segretario è piaciuta ai Democratici, anche a quelli più insospettabili, che fino a qualche mese fa erano pronti a fare le barricate in difesa del finanziamento pubblico.
“La battaglia l’abbiamo persa quando Bersani ha inserito l’abolizione negli otto punti: non si baratta un’idea di politica con un governo”, commenta Matteo Orfini, giovane turco entrato in direzione nella minoranza cuperliana.
La “mossa” di Renzi è sdoganata.
Non fosse altro perchè viene valutata vincente dal punto di vita politico-propagandistico praticamente da tutti.
Spiega David Ermini, renziano della primissima ora, deputato, da ieri membro della Commissione di Garanzia del Pd: “La strada presa da Matteo nei confronti di Grillo è giusta. Perchè così dimostra che lui, oltre a fare battute, non è in grado di fare altro. Non ha una proposta, non è capace di governare il paese”.
È abbastanza evidente a questo punto che la lotta è sul terreno del “grillismo”: “Io li ho visti quelli che sono venuti a votare per Renzi — ancora Ermini — molti erano del Pd, ma molti erano elettori dei 5 Stelle, delusi del Pdl, o gente che non ne può più. È lì che bisogna pescare”.
E se alla fine si dovesse davvero arrivare alla rinuncia? “Faremo un’opera di dimagrimento”.
Tagli alle consulenze, tagli al budget di Youdem, cambio di sede, al limite anche tagli all’organico.
Bonifazi non dice nulla, ma mercoledì vede l’ex tesoriere Antonio Misiani. Poi si parte. Misiani non si sbilancia: lo sa bene lui che vuol dire gestire il Nazareno.
Fa quasi impressione sentir parlare invece uno come Ettore Rosato, ora in direzione in quota Renzi, come uomo di Franceschini, in passato tesoriere del gruppo Pd alla Camera. Uno che i soldi pubblici li ha gestiti. “Vorrà dire che il partito si pagherà in altri modi. Per esempio, con i fondi che versano i parlamentari, 1500 euro al mese a testa”.
Soldi che già versavano per la verità e che da soli non sono mai bastati.
Dunque, licenziamenti ? “Se ci sono meno soldi, si spende meno. D’altra parte era una scelta che avevamo già fatto”.
Persino il bersaniano Alfredo d’Attorre (anche lui entrato in direzione con Cuperlo) è pronto a dire che “la maggioranza ha deciso”.
E dunque, “vorrà dire che se Grillo dovesse accettare la segreteria farà una grande campagna di fund raising”.
Però, rivendica di aver fatto inserire nel decreto governativo che gradualmente taglia i rimborsi elettorali una serie di correttivi, tra cui cassa integrazione per i dipendenti dei partiti, che “sono lavoratori anche loro”.
L’unica voce davvero dissonante è quella di Beppe Fioroni (che guadagna 3 posti in direzione, a fronte dei circa 15 che aveva prima): “Sono convinto che Renzi stia facendo delle forti provocazioni a Grillo”. E fin qui tutto bene.
Però, “Matteo converrà con me che lui è l’altra faccia del populismo con Berlusconi. E anche se “competition is competition”, competere con i populisti non ha mai prodotto buoni risultati”. Intanto, le teste d’ariete del renzismo sono indefessamente al lavoro.
Ed ecco Dario Nardella scontrarsi in diretta al Tg la 7 con la grillina Barbara Lezzi de ricordare: “Abolire il Senato vuol dire risparmiare un milione di euro. Altro che i 46 milioni delle prossima rata”.
Il nuovo verso renziano per ora paga: il Pd balzerebbe al 31% guadagnando ben 1,4%, secondo il sondaggio Emg per la 7. L’M5s starebbe al 21,7% (-0,6%).
Competition is competition.
Wanda Marra
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Dicembre 17th, 2013 Riccardo Fucile “SUL COLLE C’E’ IL REGISTA DELL’OPERAZIONE CHE MI HA FATTO FUORI”
«È arrivato a dire che la legge elettorale va discussa anzitutto nella maggioranza, ormai è tutto fuorchè un
presidente di garanzia » è tra i pochi commenti riferibili ai quali si è abbandonato Silvio Berlusconi dopo aver riletto le parole del capo dello Stato.
Tenutosi ben lontano dallo scambio di auguri al Colle (come del resto Grillo), chiuso nel salotto di Arcore prima di vedere la partita del Milan il leader di Forza Italia ha vissuto l’uscita di Napolitano come una sorta di attacco personale.
Sufficiente a rovinargli il prepartita e perfino il compleanno del cane Dudù.
Ma soprattutto lo ha considerato l’atto finale che porterà il suo partito ad appoggiare la messa in stato d’accusa del presidnete della Repubblica.
«Vorrebbe impedirmi anche la difesa, secondo lui dovrei subire e basta?» ribatte alle accuse del Colle che lo diffida ad usare il termine “golpe”.
Per il Cavaliere — che ha evitato per ora commenti ufficiali — sono la conferma che è stato il Quirinale «il regista » delle operazioni con le quali «hanno tramato» per farlo fuori.
«Parla e agisce da capo del governo, piuttosto che da organo di garanzia super partes» spiega Berlusconi ai dirigenti del partito che lo hanno chiamato in massa.
E da quella sequenza di telefonate è partito il fuoco di fila contro il Colle.
Al Quirinale ci sono anche i capigruppo forzisti (Brunetta e Romani), il questore Gregorio Fontana e Laura Ravetto, oltre a Gianni Letta. Sono loro ad avvertire per primi l’inquilino di Villa San Martino.
Lo fanno al termine del discorso, se lo avessero fatto durante, il leader avrebbe ordinato loro di andare via anzitempo.
Come rivela proprio Fontana: «Siamo rimasti solo per rispetto al luogo dove ci trovavamo», al luogo, dunque, non alla più alta carica dello Stato che a suo dire «non è più arbitro».
Berlusconi è fuori di sè. Quanto avvenuto diventa un motivo in più per battere ormai una linea oltranzista, se è il caso scavalcare a destra Beppe Grillo.
A cominciare proprio dall’attacco alzo zero contro Napolitano.
«A questo punto l’impeachment è quasi doveroso. Una strada per inevitabile e quando a gennaio lo presenteranno i grillini — è una delle considerazioni estreme — allora ci saremo anche noi».
Il super falco Augusto Minzolini lo scrive perfino in un tweet («Il suo interventismo continuo rende la richiesta di impeachment di Grillo sempre più convincente»).
Il pensiero del capo non è distante, se anche la responsabile comunicazione Deborah Bergamini bolla come un «grave errore politico derubricare a semplice vicenda giudiziaria» la questione Berlusconi. Insomma ormai non è solo Daniela Santanchè ad alzare i toni («Discorso omertoso ») ma anche figure moderate come la Gelmini o la Bernini vanno giù duro
Il fatto è che un Berlusconi ormai concentratissimo sul partito considera il Quirinale l’ostacolo più alto per raggiungere l’obiettivo del voto anticipato.
Ora che l’apertura della campagna elettorale è in cima ai pensieri, con quei sondaggi che premiano il rilancio di Forza Italia.
Euromedia research della fidata Alessandra Ghisleri nell’ultimo rilevamento di ieri dava al partito il 21,4 e al centrodestra composito il 33,4, contro il 32 del centrosinistra.
Ma con un Pd in mano a Renzi che sarebbe passato in un mese dal 26 al 28.
Il Cavaliere ritiene che a premiare sia proprio il partito di lotta e non più di governo. L’input è chiaro, non lasciare campo a Grillo.
Ecco perchè il Mattinale, redatto sotto la regia di Brunetta e destinato a fare da megafono ai diktat, ieri si è schierato in modo ancor più marcato dalla parte dei forconi: «Tocca a forza Italia difendere questa gente che è la nostra gente, offrire una casa politica e strumenti di sana protesta e proposta ».
Berlusconi anche oggi si terrà distante da Roma e da un partito in cui la delusione per le mancate nomine è il sentimento preponderante.
Una puntata è prevista solo domani per il brindisi di auguri e poi via, ritorno ad Arcore.
Gli avvocati gli hanno spiegato che il Tribunale di Milano boccerà la sua richiesta di poter partecipare giovedì al vertice Ppe di Bruxelles.
Pessimo segnale in vista della campagna per le europee che l’ex premier si prepara a cavalcare fin dalle prossime ore.
Carmelo Lopapa
(da “La Repubblica“)
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