Destra di Popolo.net

DESTRA DI POPOLO VI AUGURA …

Dicembre 24th, 2013 Riccardo Fucile

Il più bel messaggio di auguri che ho ricevuto poche ore fa da un ragazzo di destra che, come tanti nostri giovani,   sta lavorando all’estero in questa notte di Natale…

Caro Riccardo,
auguro un sereno Natale a te e famiglia, io purtroppo lo passero’ lontano da casa quest’anno.
Un forte abbraccio e spero a presto!
Grazie per lo splendido lavoro che porti avanti con “destra di popolo”: un’intera comunita’ umana fatta da tante persone umili e per bene te ne sara’ sempre grata.
F.

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TUTTI A CASA (IN TUTTI I SENSI)

Dicembre 24th, 2013 Riccardo Fucile

BERLUSCONI AD ARCORE, RENZI A FIRENZE, LETTA A PISA, GRILLO A GENOVA: NATALE D’AUSTERITY PER I POLITICI… CHI VA A SCIARE E CHI PRENDE UNA PAUSA DI RIFLESSIONE

Da Enrico Letta a Matteo Renzi, da Silvio Berlusconi a Beppe Grillo, ministri e big di partito trascorreranno il 25 dicembre rigorosamente a casa, almeno così fanno sapere. Salvo chi è impegnato in viaggi istituzionali.
Il 27 tutti a lavoro per almeno un paio di giorni. Forse qualcuno si concederà  una vacanza di tre o quattro giorni, ma solo a cavallo di Capodanno.
Ma non in posti costosi, nessuno dall’altro lato del mondo per godere la bellezza di paradisi lontani.
Questione di soldi ma anche di tempi. Il Parlamento ha nuove esigenze e tra i tagli è spuntato anche quello sulle vacanze natalizie.
La lunga pausa fino all’Epifania rimane un ricordo. Un consiglio dei ministri il 27 dicembre terrà  i componenti del governo a lavoro.
Giornata che si prospetta infuocata: se il governo passerà  indenne le prove d’aula può dirsi in vacanza fino al 3 gennaio, giorno in cui dovrebbe riunirsi un nuovo consiglio dei ministri. Solo il 25 dicembre sembra essere in salvo.
Il premier Enrico Letta trascorrerà  il Natale a Pisa dai genitori con la moglie e i figli, poi dovrebbe concedersi un breve viaggio.
Il ministro della Difesa, Mario Mauro, sarà  in viaggio istituzionale. Ha infatti deciso di trascorrere il 25 dicembre con i militari impegnati nelle missioni all’estero, “essere tra loro credo sia il mio compito”.
Per i presidenti di Camera e Senato, Laura Boldrini e Pietro Grasso, feste in famiglia. Natale nelle carceri italiane per una cinquantina di parlamentari, ma non è effetto delle urla di Grillo, solo una testimonianza da parte di deputati e senatori di tutti i gruppi che vogliono “ribadire, con un gesto da credenti, l’impegno politico contro il sovraffollamento e le condizioni disumane di alcuni istituti penitenziari italiani”.
Il neo segretario del Pd, Matteo Renzi, sarà  a Firenze dove dovrebbe rimanere per tutto il periodo natalizio, con qualche veloce fuga in montagna per dedicarsi un po’ allo sci.
Il 3 gennaio potrebbe tenersi la riunione della segreteria e la sorpresa potrebbe essere questa: i componenti andranno in Toscana, forse in montagna, a trovare Renzi per mettere a punto il piano di lavoro.
Ossigenazione per idee, invece delle vuote stanze del partito, dopo i botti di fine anno. Berlusconi è al secondo Natale con la fidanzata Francesca Pascale.
Chiusa ormai la villa di Macherio, il Cavaliere pranzerà  con tutta la famiglia ad Arcore, teatro negli ultimi giorni di grandi trattative “per rivoluzionare Forza Italia”. Poi, con la sua compagna, andrà  sulla neve, forse in Trentino.
Dal canto suo Beppe Grillo, fa sapere il suo staff, non si muoverà  da Genova, anche lui con la famiglia, “il leader del Movimento 5 Stelle — dicono — non ama viaggiare”. Anche Gianroberto Casaleggio sarà  con i parenti nella sua città , Milano.
Non risparmia i suoi attacchi all’esecutivo, neanche alla vigilia di Natale, Renato Brunetta, capogruppo Forza Italia alla Camera. “A causa di questo governo in stato comatoso torneremo in aula subito dopo il Natale, il 27 per l’appunto. Dunque, quest’anno vacanze di lavoro, poco male”, ironizza, “io passerò il periodo delle feste tra Roma e l’Umbria, a lavorare alle bozze del mio ultimo libro ‘Il grande imbroglio 3’, che uscirà  nei primi mesi del 2014”.
Un appello arriva da Gaetano Quagliariello: “Vorrei evitare il telefonino in seggiovia”.
“Come da vent’anni”, il ministro delle Riforme, il giorno di Natale sarà  dalla famiglia della moglie a Firenze. Poi tornerà  a Roma per il Cdm e, se l’attività  governativa si fermerà , andrà  qualche giorno a sciare.
“Per motivi di sicurezza”, fanno sapere dal suo ufficio stampa, non è possibile sapere dove trascorrerà  le feste il titolare del Viminale e leader del Nuovo Centrodestra, Angelino Alfano.
Non sono previsti impegni istituzionali nè, si presume, andrà  a trovare Berlusconi ad Arcore, come un tempo non lontano.
Dario Franceschini, capo del dicastero per i Rapporti con il Parlamento, resterà  in Italia, a Roma per lavorare, e a Ferrara, la sua città , con qualche pensiero in vista del Consiglio dei ministri di venerdì chiamato a sciogliere non pochi nodi.
Programma simile per il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, che si dividerà  tra la Capitale e la Toscana.
Mentre quello dello Sviluppo economico, Flavio Zanonato, la cui passione per la montagna ormai è nota, si concederà  qualche giorno sulla neve.
Gianpiero D’Alia, della Pubblica amministrazione, sarà  a Messina, nella sua città  con la famiglia.
Destino diverso per il ministro dell’Integrazione, Cecile Kyenge. In un’intervista a Vanity Fair, poco giorni fa, ha fatto sapere che trascorrerà  il Natale separata dal marito, ha bisogno “di una pausa di riflessione”.
E trascorrerà  il 25 dicembre con le due figlie Maisha e Giulia, 21 e 18 anni: “Passeremo un Natale diverso dal solito. Andremo a servire il pranzo a una comunità  che ospita senzatetto”.
Marco Pannella invece parteciperà  alla terza Marcia di Natale per l’amnistia, la giustizia e la libertà  indetta dai radicali che attraverserà  il centro di Roma con partenza da San Pietro e arrivo a Palazzo Chigi.

(da “Huffingtonpost“)

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FORZA ITALIA: RIVOLTA CONTRO BRUNETTA, BERLUSCONI PENSA A UN TRIUMVIRATO

Dicembre 24th, 2013 Riccardo Fucile

IN POLE POSITION TOTI, CARFAGNA E TAJANI, QUEST’ULTIMO PER I LEGAMI EUROPEI CON IL PPE E LA CORTE DI STRASBURGO

Impegnato ad Arcore con i suoi avvocati, Silvio Berlusconi ha rimandato per l’ennesima volta le attese nomine del vertice e dei coordinatori di Forza Italia, in un gioco di rinvii estenuante che sta facendo saltare i nervi a tutti i “lealisti” che l’hanno sostenuto contro Angelino Alfano.
La novità  dell’ultim’ora sarebbe quella di affidare il partito a un triunvirato con dentro – oltre al giornalista Giovanni Toti e a una donna (si parla di Mara Carfagna) – il vicepresidente della commissione europea, Antonio Tajani.
Un colpo ad effetto, per riconquistare credibilità  nella famiglia del Ppe e tenere aperto un canale di comunicazione con i moderati del nuovo centrodestra.
Ma soprattutto, vista l’importanza dei legami europei di Tajani, per sperare di influenzare positivamente la corte di Strasburgo chiamata a decidere sul ricorso contro la legge Severino.
Sotto la pelle di Forza Italia sta però montando un altro caso, questo sì deflagrante: nel gruppo della Camera il disagio dell’area “lealista” nei confronti del capogruppo Renato Brunetta ha superato i livelli di guardia.
Nei prossimi giorni questa frustrazione potrebbe sfociare in una raccolta di firme contro l’economista, a cui viene imputata una gestione troppo solitaria e accentratrice del gruppo. Ma c’è dell’altro.
Gli avversari di Brunetta hanno iniziato a mettere in giro la voce che il professore starebbe pensando a un progetto clamoroso, quello di farsi candidare premier di Forza Italia. «Si sta accordando con i renziani sulla legge elettorale – confida un “lealista” di spicco – pur di andare alle elezioni a maggio. In questo modo, visto che Berlusconi non può candidarsi, spera di essere lui il nostro portabandiera ».
Brunetta è una macchina da guerra. Riunisce il suo staff alle sette del mattino, poi alle nove allarga la riunione agli altri deputati.
Ha trasformato il vecchio “Mattinale”, la rassegna stampa del gruppo, in un formidabile strumento di propaganda.
Insomma, sembra davvero in corsa e questo, naturalmente, alimenta sospetti e risentimenti. Malumori non certo mitigati dal proverbiale caratteraccio del personaggio.
Ma il Cavaliere, terminale ultimo delle lamentele dei deputati contro il capogruppo, non se la sente di sostituirlo in questo momento.
A meno che davvero la rivolta non venga allo scoperto con una raccolta di firme.
Il piano di riserva sarebbe quello di candidare Brunetta alle europee, per poi procedere a una sostituzione morbida che non sembri una rimozione d’ufficio.
Tra le tante grane aperte, ieri per Berlusconi è arrivata intanto una buona notizia.
La procura di Roma ha infatti chiesto l’archiviazione del procedimento aperto nei sui confronti per il reato di voto di scambio.
L’iniziativa è del pm Roberto Felici, chiamato a vagliare le denunce presentate in varie città  italiane (tra gli esposti anche quello di Gianfranco Mascia, già  candidato con Rivoluzione Civile) per la famosa lettera con la promessa sul rimborso Imu 2012 spedita agli italiani nell’ultima campagna elettorale.
Per la procura si trattava soltanto di propaganda elettorale.

Francesco Bei
(da “La Repubblica”)

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SALVA ROMA, STOP DI NAPOLITANO, IL GOVERNO RITIRA IL DECRETO

Dicembre 24th, 2013 Riccardo Fucile

LA NORMA SUGLI AFFITTI FINIRA’ NEL MILLEPROROGHE: LA DECISIONE DOPO UN COLLOQUIO TRA IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA E LETTA

Giorgio Napolitano dice basta e il governo Letta deve fare marcia indietro sul “salva Roma”.
Il ministro per i rapporti con il Parlamento, Dario Franceschini ha informato questo pomeriggio i presidenti di Senato e Camera che il governo intende rinunciare alla conversione del decreto in scadenza il 30 dicembre.
Il decreto milleproroghe che verrà  approvato dal consiglio dei ministri del 27 dicembre, precisa una nota di Palazzo Chigi, regolerà  “le sole situazioni indifferibili, a cominciare dalle norme sulla base delle quali il Comune di Roma ha approvato il proprio bilancio”.
Nello stesso decreto milleproroghe, conclude la nota, “sarà  contenuta la correzione, annunciata in Parlamento, alla norma relativa agli affitti di immobili da parte della pubblica amministrazione”.
Fuori dal comunicato ufficiale, fonti del governo chiariscono che la scelta del governo di rinunciare alla conversione del dl è maturata dopo un consulto tra il presidente del Conisglio Letta e il capo dello Stato durante il quale al premier Napolitano ha espresso forti perplessità  sull’appesantimento emendativo che in Parlamento aveva di fatto tarsformato il dl da lui firmato a suo tempo.
Il decreto ‘salva Roma’ è stato nei giorni scorsi al centro di un durissimo scontro parlamentare che ha spinto infine il governo a porre ieri alla Camera la questione di fiducia.
Il provvedimento, la cui approvazione finale era prevista a Montecitorio per il 27 dicembre, è finito in particolare nel mirino dell’ostruzionismo di Lega e Movimento 5 Stelle per via dell’articolo che impediva alle “amministrazioni dello Stato, le Regioni e gli enti locali, nonchè gli organi costituzionali” di disdire contratti di affitto anche se particolarmente onerosi per i bilanci.
A contestare i contenuti del “salva Roma”, un calderone con provvedimenti di ogni genere, sono stati però anche Forza Italia e settori dello stesso Pd.
“Non c’era francamente bisogno che, oltre alle tante norme del tutto estranee al testo iniziale del decreto 126/2013, venisse inserita anche una sanatoria indifferenziata per case in legno, cabine, bungalow, roulotte o altri manufatti non previsti dalle concessioni e realizzati in aree demaniali senza nessuna valutazione nel merito e a fronte di una aumento del canone francamente irrisorio”, lamentava ad esempio ieri il presidente della Commissione Ambiente Territorio e Lavori Pubblici della Camera, il democratico Ermete Realacci.
“Nel dl ‘salva Roma’ c’è di tutto – rincarava la deputata di Forza Italia Elena Centemero – Una chicca: nella scorsa legislatura è stata votata l’incompatibilità  tra la carica di sindaco in comuni tra i 5.000 e i 20.000 abitanti e il mandato parlamentare. Nel decreto fare, l’incompatibilità  è stata eliminata; oggi, con un emendamento al ‘salva Roma’, si stabilisce addirittura che la modifica inserita nel fare è retroattiva”.
Soddisfatto anche il Nuovo centro destra. “Quella del governo – dice Fabrizio Cicchitto – è una decisione saggia. Essa mette comunque in evidenza l’esistenza di un problema che deve riguardare sia il governo sia il Parlamento per cui i decreti – sia nella loro stesura originaria sia nel corso della loro conversione – non devono diventare lo strumento per essere riempiti del materiale più eterogeneo quasi che fossero, specie a fine anno, una sorta di “ultimo treno per Yuma”.

(da “la Repubblica”)

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“COSTRETTE A PROSTITUIRSI PER CINQUE EURO”: LA VERGOGNA AL CARA DI MINEO CHE IL GOVERNO FA FINTA DI NON VEDERE

Dicembre 24th, 2013 Riccardo Fucile

LA DENUNCIA DI UN OPERATORE DI SANT’EGIDIO CHE LAVORA NEL CENTRO: “IL GIRO GESTITO DA DIPENDENTI DELLA STRUTTURA CON LA COMPLICITA’ DI ALCUNI MIGRANTI”

Cinque euro le somale, dieci le eritree, tredici le nigeriane.
Il tariffario della prostituzione gira di bocca in bocca al centro richiedenti asilo, al bar, in mensa, negli uffici. Insieme alla “classifica” delle ragazze, giovani, giovanissime, molte anche minorenni.
«Lo sanno tutti, compresi i mediatori culturali e la direzione, si girano dall’altra parte e fanno finta di non vedere. Qui dentro c’è un giro di prostituzione spaventoso e gli operatori del Cara sono i primi a “beneficiarne” in tutti i sensi. Dentro e fuori, perchè oltre che nelle stanze del villaggio, poi molte ragazze le vediamo ferme in attesa di clienti in strada, sulla Catania-Gela, a poche centinaia di metri dal centro. È davvero una vergogna che queste ragazze vengano sfruttate, umiliate per pochi spicciolie nessuno faccia niente».
Chi parla è uno degli operatori della Comunità  di Sant’Egidio che al Cara di Mineo (4000 ospiti gestiti dal Consorzio calatino Terre di Accoglienza) lavora ormai da tempo, che con quelle ragazze (anche loro come tutti gli altri costrette a rimanere al centro per mesi e mesi in attesa dell’esito dell’istruttoria sulla richiesta di asilo) cerca di costruire un percorso di integrazione.
«Noi di Sant’Egidio siamo dentro al fianco di questi migranti e li ospitiamo anche fuori nelle nostre sedi. Adesso stiamo preparando per loro il pranzo di Natale, sempre che non le facciano “lavorare” anche quel giorno…».
Raccontano che al Residence degli Aranci, nelle 400 villette a schiera di prefabbricato, ormai le ragazze “lavorino” ad ogni ora, incuranti di tutto, probabilmente costrette da una mini-organizzazione “mista”, formata da migranti delle etnie più violente, Mali, Ghana, Nigeria e da alcuni spregiudicati tra i circa 600 operatori del Cara.
«È imbarazzante – racconta l’esponente di Sant’Egidio – per onesti padri di famiglia o per studenti universitari che vengono qui a lavorare vedersi quotidianamente “offrire” delle ragazze per pochi euro. E ancor di più ascoltare in diretta, attraverso le pareti di cartongesso dei prefabbricati, i rumori degli incontri. Ed è umiliante ascoltare al bar o in mensa le “imprese” di chi è appena andato con una o con l’altra, sempre più spesso ragazzine anche di 15 o 16 anni».
Già  l’anno scorso, la Procura di Caltagirone aveva aperto un’inchiesta su un giro di prostituzione all’interno del Cara di Mineo dove, per altro, continuano ad avvenire un numero spropositato di aborti.
«Ma nell’ultimo mese – dice l’operatore – questo orribile “mercato” di donne sembra essersi moltiplicato. E tra i miei “colleghi” c’è persino chi pretende da queste ragazze delle prestazioni sessuali gratis in cambio di un lavoro ad ore come domestica procuratole fuori da parenti o amici. D’altra parte, ormai da tempo il livello socio-culturale di chi lavora al centro ha raggiunto i suoi livelli minimi. I posti di lavoro al Cara sono diventati merce di scambio politica e si fanno contratti anche per sole 14 ore, con il risultato che qui entra anche chi non ha alcuna preparazione per assistere i richiedenti asilo».
Prostituzione ma non solo. Perchè al Villaggio degli Aranci ci sarebbe anche chi lucra affittando stanze a migranti che non avrebbero diritto a starvi o a chi ha già  ricevuto lo status di rifugiato e non ha dove andare.
«Qui vige la legge del più forte. Tra i richiedenti asilo c’è chi, con la violenza, è in grado di dire ad un altro ospite: “Questa stanza mi serve, vai a cercarti un altro posto dove dormire”».

Alessandra Ziniti

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“HO DATO SOLDI A TUTTI, DESTRA E SINISTRA”: INTERVISTA A SCARPELLINI, IL SIGNORE DEGLI AFFITTI D’ORO DELLA CASTA

Dicembre 24th, 2013 Riccardo Fucile

“DURANTE LA CAMPAGNA ELETTORALE QUI VENGONO TUTTI E UN CONTRIBUTO LO DIAMO SEMPRE”

“Durante la campagna elettorale vengono qui bianchi, rossi e verdi e noi un contributo lo diamo sempre. A tutti. Gli imprenditori romani fanno così”.
Parola di Sergio Scarpellini, l’imprenditore che affitta immobili alla Camera, intervistato dal Fatto Quotidiano.
“Se volevano – dice Scarpellini a proposito della questione affitti d’oro -, con questo denaro che mi hanno dato, circa 369 milioni di euro per le locazioni, un paio di palazzi li potevano acquistare. Avevano una opzione, perchè non l’hanno sfruttata? Se mi chiamano, vendo di corsa. Anzi, ci metto pure un fiocco su, però si devono prendere il personale. Per me questa storia è diventata una rogna. E la Camera ci risparmia”.
“La rescissione con un mese di preavviso è contro la legge – aggiunge – è contro la Costituzione e contro le regole. Se mi assumono il personale, cinquecento dipendenti, me ne vado subito. Io sono pentito, non lo farei più. Ho buttato una balena di soldi”. Negli ultimi 13 anni ha finanziato partiti di destra e sinistra per circa 650 mila euro: “Durante la campagna elettorale – spiega Scarpellini – vengono qui bianchi, rossi e verdi e noi un contributo lo diamo sempre. A tutti. Gli imprenditori romani fanno così”.
Come finirà ?
“Io rispetto i termini previsti dai contratti, mi riprendo i palazzi e ci faccio alberghi di lusso, però devo sbattere in mezzo a una strada più di 500 ragazzi”.
Una regolare gara d’appalto non si poteva fare, spiega, perchè “i palazzi vicini erano i miei, potevano venire soltanto da me”.
“Se rescindono gli affitti – sottolinea Scarpellini intervistato anche da Repubblica – rischiano di andare a casa cinquecento dipendenti. A meno che non li assume la Camera”.
E i conti, sottolinea, “bisogna saperli fare”: dai soldi guadagnati affittando palazzi alla Camera dal ’97 occorre levare l’Iva” e poi “togliere il 50% di tasse. E poi ci sono gli interessi bancari”.

(da “Huffingtonpost”)

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KAZAKISTAN, LA SHALABAYEVA PUO’ ESPATRIARE

Dicembre 24th, 2013 Riccardo Fucile

DOPO IL PAGAMENTO DI UNA CAUZIONE, CADE L’OBBLIGO DI RIMANERE AD ASTANA PER LA MOGLIE DI ABLYAZOV… UN SUCCESSO DELLA PRESSIONE INTERNAZIONALE DOPO IL SEQUESTRO DI PERSONA AVALLATO DAL GOVERNO ITALIANO

Alma Shalabayeva può lasciare il Kazakistan.
Il portavoce del ministero degli Esteri kazako, secondo quanto scrive l’agenzia di stampa russa Rapsi, ha spiegato che la moglie dell’ex banchiere e dissidente Mukhtar Ablyazov può espatriare, dopo che l’avviso di restrizione imposto precedentemente è stato sollevato con il pagamento della cauzione.
Un risultato che per la Farnesina “è il frutto di settimane di lavoro”. La donna ha raggiunto telefonicamente il ministro degli Esteri italiano Emma Bonino ringraziando l’Italia per la sua liberazione.
“Il nostro incaricato d’affari — spiega il ministro Bonino — si è recato a Almaty ieri sera per accompagnare la signora Shalabayeva a Astana e consegnarle il visto Schengen per il rientro in Europa”.
“Giunge a buon fine una vicenda sulla quale la Farnesina ha continuato a lavorare anche dopo che si sono spenti i riflettori”, ha detto la titolare degli Esteri. “La riconquista della libertà  di movimento della signora Shalabayeva chiude un cerchio aperto con il provvedimento di revoca dell’espulsione del 12 luglio”.
L’Italia ha così rimediato formalmente al sequestro di persona per conto terzi perpetuato nel nostro Paese ai danni della moglie e delle figlie del dissidente kazako.
“Mi sembrava sollevata e contenta di essere con la figlia. Deciderà  lei dove riterrà  opportuno stabilirsi: è una decisione che spetta a lei”.
Il ministro Bonino, risponde così Skytg 24 a chi le chiede se, nella conversazione con Alma Shalabayeva, la donna abbia espresso l’intenzione di tornare in Italia.
Il ministro poi rivela che nei mesi scorsi aveva scritto una lettera al suo collega kazako. Ora che la vicenda si è conclusa, ha aggiunto, “dobbiamo riallacciare in qualche modo i rapporti tra Italia e Kazakistan dopo un periodo prolungato di freddezza”.
Shalabayeva era stata espulsa dall’Italia con la figlia lo scorso 31 maggio.
Il marito è stato arrestato a Cannes il 31 luglio ed è detenuto a Aix-en-Provence in attesa di sentenza sulla richiesta di estradizione da parte di Kazakhstan, Russia e Ucraina.
Il dissidente kazako, oppositore del presidente Nursultan Nazarbayev, era fuggito in Gran Bretagna dove aveva chiesto ed ottenuto asilo politico nel 2011.
A novembre, l’Ufficio del procuratore generale del Kazakistan ha riferito che la donna aveva fatto appello alle autorità  per ottenere il permesso di lasciare il Paese.

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LAMPEDUSA E MINEO, STESSI GESTORI: CHI GUADAGNA CON I CENTRI DI ACCOGLIENZA SULLA PELLE DEI MIGRANTI

Dicembre 24th, 2013 Riccardo Fucile

IMPRESE VICINE A LEGACOOP, COMUNIONE E LIBERAZIONE E NUOVO CENTRODESTRA AMMINISTRANO IL CARA DI CATANIA…IL CONSORZIO SISIFO HA APPENA VINTO ANCHE L’APPALTO PER IL CARA DI FOGGIA E AMMINISTRA IL CSPA DI CAGLIARI

Ha annunciato in pompa magna che a Lampedusa verrà  mandata la Croce Rossa.
Ma mentre Angelino Alfano era intento a spiegare che il consorzio Sisifo verrà  esautorato dalla gestione del centro di accoglienza lampedusano (controllato tramite la cooperativa Lampedusa Accoglienza), pochi chilometri più a nord si consumava l’ennesimo delitto senza carnefici: Mulue aveva 21 anni, era eritreo e da maggio attendeva nel Cara di Mineo di ricevere lo status di rifugiato politico.
Status che non arriverà  mai perchè pochi giorni fa Mulue ha deciso di togliersi la vita. Un suicidio anonimo, senza telecamere e titoli sui giornali.
Perchè se a Lampedusa il video dei migranti disinfettati con l’idrante ha gettato nella bufera i gestori del centro di accoglienza, a Mineo le cose procedono invece senza troppo clamore, malgrado i gestori siano gli stessi.
È un centro importante quello di Mineo, forse tra i più grandi d’Europa: è nato in poche ore il 18 marzo del 2011 quando durante le rivolte in nord Africa venne dichiarato lo stato d’emergenza dal governo Berlusconi.
Ed è in questo lembo di terra in provincia di Catania, settantamila ettari tra alberi di arance e limoni, che il Ministero pensò bene di allestire il centro per richiedenti asilo. C’erano già  403 appartamenti costruiti quattordici anni prima dalla Pizzarotti e Co. di Parma per essere affittati alle famiglie dei militari statunitensi, di stanza nella vicina Sigonella.
Solo che nel 2010 i militari americano decidono di lasciare le villette di Mineo.
Poco male, perchè poco dopo arriva il Ministero a salvare la Pizzarotti con un indennizzo da sei milioni di euro all’anno: in quel complesso nasce quindi il centro per richiedenti asilo più grande d’Europa.
Ad amministrare il centro in provincia di Catania, c’è un raggruppamento temporaneo di imprese guidato dalla stessa Sisifo, che oltre ad essere finita nella bufera per la gestione del centro di Lampedusa, ha appena vinto anche l’appalto per Cara di Foggia e amministra il Cspa (Centro di soccorso e prima accoglienza) di Cagliari.
È un raggruppamento bipartisan quello che ha in mano il Cara di Mineo: oltre a Sisifo, che aderisce alla Legacoop, c’è anche la Cascina Social Service, che si occupa di fornire i pasti ai migranti ed è legatissima a Comunione e Liberazione.
Oltre a cattolici e Legacoop, però, hanno trovato rappresentanza nella gestione del Cara di Mineo anche ambienti di centrodestra: fino all’anno scorso il responsabile del centro era il presidente della provincia di Catania Giuseppe Castiglione, poi eletto deputato nelle fila del Pdl, e oggi luogotenente di Alfano e del Nuovo centrodestra in Sicilia.
L’ombra del ministro dell’Interno nella gestione del Cara Mineo si allunga però fino a oggi, dato che dopo il commissariamento delle province siciliane, l’ente attuatore del Cara è diventato il consorzio Calatino Terra di Accoglienza che raggruppa i comuni della zona.
La poltrona di presidente del consorzio però non ha cambiato proprietario: in sella è rimasto fino a pochi mesi fa Castiglione, oggi sottosegretario all’Agricoltura del Nuovo Centrocestra.
A sostituirlo un altro militante del nuovo partito di Alfano, Anna Aloisi, neo eletta sindaco di Mineo e segnalata più volte nei pressi del Centro d’accoglienza (con cui collaborava da avvocato) in campagna elettorale.
Al Cara di Mineo lavorano infatti più di 250 persone: numeri importanti in tempi di elezioni amministrative in un comune che conta cinquemila abitanti.
Ma non solo: sono circa quattromila gli ospiti registrati mediamente ogni giorno nel Cara siciliano.
Dovrebbero soggiornare poche settimane in attesa di ricevere asilo politico: così non è, dato che le lungaggini burocratiche protraggono la permanenza dei richiedenti nel centro.
E di riflesso si allunga anche il contributo che lo Stato elargisce ai gestori di Mineo: 36 euro quotidiane per ogni migrante, per un totale di 144mila euro al giorno, e più di 40 milioni ogni anno.
Un vero e proprio affare, con entrate fisse e sicure, che fa del Cara in provincia di Catania l’azienda principale della zona, tra le più ricche dell’intera Sicilia, dove un bilancio a sette zeri è una vera rarità .

Giuseppe Pipitone

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TRASFERITI I MIGRANTI, LAMPEDUSA FINALMENTE SI SVUOTA

Dicembre 24th, 2013 Riccardo Fucile

CI VOLEVA LA PRESENZA DI UN DEPUTATO PER FAR SGOMBERARE IL CENTRO DELLA VERGOGNA: SE ESISTESSE UNA DESTRA CIVILE IN ITALIA, AVREBBE DOVUTO ESSERE UN SUO DEPUTATO A CHIEDERE CONDIZIONI DI VITA UMANE

Otto giorni dopo il video della vergogna, con i migranti nudi all’aria aperta per essere “disinfestati” dalla scabbia con una pompa, il Centro di prima accoglienza di Lampedusa si svuota: i 169 profughi presenti questa mattina nella struttura sono partiti con dei voli per Roma e Palermo per essere trasferiti in altri Centri, come aveva spiegato il vice ministro dell’Interno Filippo Bubbico in un’intervista ad “Avvenire”.
L’annuncio della partenza dei primi cento migranti è stato dato dal deputato del Pd Khalid Chaouki che da 48 ore si è barricato all’interno del Centro in contrada Imbriacola proprio per chiedere che tutti i migranti vengano trasferiti e la struttura chiusa in modo da ripristinare condizioni di vita umane.
Nel Cpa – dove stasera arriveranno altri 8 operatori della Croce Rossa per rafforzare la presenza umanitaria – restano però ancora 17 superstiti, 7 del naufragio del 3 ottobre scorso nel quale morirono 366 eritrei che erano stipati nel barcone affondato davanti all’isola dei Conigli, e dieci del naufragio dell’11 ottobre: la loro permanenza è dovuta al fatto che non sono stati ancora identificati con certezza e che sono in attesa di esser sentiti dalla magistratura agrigentina, ha spiegato Bubbico ribadendo comunque che il governo si è impegnato per trovare una nuova sistemazione ai profughi.
LA SFIDA DI KHALID  
«Non ci muoveremo da qui finchè non sarà  trovata una soluzione anche per loro» dice Chaouki, che è stato raggiunto all’interno del Centro dal sindaco di Lampedusa Giusi Nicolini.
Secondo il deputato del Pd i nodi giuridici sarebbero comunque stati sciolti e dunque i 17 dovrebbero essere trasferiti nelle prossime ore.
«Il Ministero della Giustizia ha detto sì a una soluzione intermedia per consentire anche ai 17 testimoni di giustizia di lasciare il Cpa per essere trasferiti in un altra struttura dell’isola. Adesso si attende l’ok del Viminale».
In attesa che la situazione si sblocchi, il ministro per l’Integrazione Ce’cile Kyenge esprime la propria soddisfazione per la partenza dei migranti. «Gli ultimi fatti – sottolinea – confermano la necessità  di modificare un sistema che ha portato tensioni e difficoltà  all’interno dei centri». L’impegno del governo, prosegue, sarà  ora quello di migliorare le misure di accoglienza ma anche le «iniziative di integrazione a favore di quanti ottengono una qualche forma di protezione» e la «costruzione di un’architettura istituzionale in grado di rispondere alle dimensioni della sfida». Posizione ribadita anche da Bubbico nell’intervista ad Avvenire che fa seguito l’annuncio del premier Enrico Letta di voler revisionare sia la Bossi-Fini sia l’intero sistema dei centri d’accoglienza.
GOVERNO AL LAVORO  
Intanto Enrico Letta mette la revisione della Bossi-Fini e del sistema di accoglienza nell’agenda del Governo a partire da gennaio. Come anticipato da La Stampa, è in via di preparazione un provvedimento che abbassa dagli attuali 18 a un mese il tempo massimo di permanenza degli immigrati nei Cie ed aumenta le commissioni che esaminano le domande di asilo per affrontare il sovraffollamento dei Cara, i Centri di accoglienza per richiedenti asilo.
Il filmato choc del Centro di Lampedusa e la plateale protesta dei migranti nel Cie di Ponte Galeria (Roma) hanno dato una spinta forse decisiva alla riforma della normativa sull’immigrazione.
Chiesta a gran voce dalle diverse anime del Pd, da Matteo Renzi a Gianni Cuperlo. Il premier, così, nella conferenza stampa di fine anno, ha assicurato: «Non ho dubbi che la revisione della Bossi-Fini sarà  uno dei temi di discussione a gennaio, mentre da subito ci metteremo al lavoro per la revisione dei Cie e del sistema di accoglienza nel suo complesso».
LA RESISTENZA DI ALFANO  
Nell’ottobre scorso, all’indomani della tragedia di Lampedusa, lo stesso Letta aveva ipotizzato un confronto nel Governo sulla Bossi-Fini, non nascondendo le difficoltà  derivanti dal fatto che le forze che compongono l’esecutivo hanno storicamente posizioni diverse su questo tema.
Ma ora i rapporti di forza all’interno della maggioranza sono cambiati; Renzi ha impresso una forte spinta assicurando che «cambieremo la Bossi-Fini, lo garantisco».
Quindi ieri il premier ha pronunciato parole più impegnative. Prima ha ricordato la «pressione senza precedenti» dei migranti arrivati nel 2013 in Italia, più che triplicati rispetto al 2012 (43mila contro 13mila), in un «anno difficile tra tagli e spending review».
Poi ha chiarito che, comunque, «è obbligatoria una revisione complessiva del sistema di accoglienza», il tutto «in una logica di attenzione alla sicurezza dei cittadini».
L’ultimo riferimento intende venire incontro alle posizioni del vicepremier e ministro dell’Interno, Angelino Alfano, poco sensibile ai richiami “dem” sulla necessità  di rivedere la Bossi-Fini.

(da “La Stampa”)

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