Gennaio 7th, 2014 Riccardo Fucile
NELLE REGISTRAZIONI LA RABBIA DELLA FUTURA MINISTRA PER L’APPALTO DEL LOCALE DI UNA CLINICA, GESTITO PER ANNI DAI PARENTI
Il bar di famiglia dietro la rabbia di Nunzia De Girolamo contro l’ospedale religioso.
I dirigenti di un’azienda pubblica, l’Asl di Benevento, incitati a intervenire a gamba tesa in una questione privata, personale, tutta interna alla cerchia dei parenti e affini del deputato e ministro delle Politiche Agricole.
Ora trova una spiegazione lo sfogo (“sono degli stronzi”) della De Girolamo contro quelli del “Fatebenefratelli” di Benevento.
Parole incise di nascosto sul registratore di Felice Pisapia, l’ex direttore amministrativo dell’Asl di Benevento finito sotto inchiesta e al soggiorno coatto a Salerno per una storia di truffe e malversazioni da centinaia di migliaia di euro relative a prestazioni sanitarie pagate e mai eseguite.
È uno degli audio depositati da Pisapia e finiti agli atti delle indagini della Procura di Benevento, parzialmente desecretato da un’informativa della Guardia di finanza al pm Giovanni Tartaglia Polcini.
Ribadiamolo ancora una volta: la De Girolamo non è indagata.
E ora torniamo al luglio 2012. Casa del papà di Nunzia.
L’allora deputato Pdl convoca una riunione, l’ennesima, per trattare gli affari della sanità locale. Partecipano un paio di suoi stretti collaboratori politici, Luigi Barone e Giacomo Papa, e i vertici dell’Asl locale: il manager Michele Rossi, il direttore sanitario Gelsomino Ventucci, Pisapia.
Verso la fine la De Girolamo ordina ispezioni dal sapore ritorsivo contro il Fatebenefratelli: “Facciamogli capire che un minimo di comando ce l’abbiamo. Altrimenti mi creano coppetielli con questa storia. Mandagli i controlli e vaffanculo”.
In questi concitati minuti si discute della sorte — e del passaggio di licenza — del bar dell’ospedale religioso. Gestito per molti anni da una Srl composta dalla famiglia Liguori: il capostipite Mario, titolare in passato anche di un caffè nella vicina piazza Bissolati, e i figli Franco e Maurizio. Franco Liguori è il marito della zia di Nunzia De Girolamo (ha sposato la sorella della madre).
Nel 2012 Franco Liguori, per ragioni legate pare a una lite familiare, non fa più parte da circa quattro anni della compagine societaria, e la concessione è in scadenza. Non verrà loro rinnovata.
Il bar del Fatebenefratelli sarà invece affidato a una ditta individuale a nome Giorgia Liguori. La cugina di Nunzia. La figlia di Franco Liguori e della zia di Nunzia.
È proprio la vicenda oggetto del colloquio a casa De Girolamo. C’è un problema di natura amministrativa-finanziaria. Riguarda la competenza dell’indennità di avviamento che si riconosce al vecchio gestore di un’attività quando ne subentra uno nuovo.
La De Girolamo si lamenta di essere “presa per il culo” da Giovanni Carrozza, il direttore amministrativo dell’ospedale privato.
Dal tono concitato delle parole, par di capire che Carrozza si stia mettendo di traverso ai desiderata del ‘direttorio politico-partitico’, per usare le parole del gip Flavio Cusani.
La De Girolamo chiede “una copia del contratto”. Pisapia ricorda che se “Fra’ Pietro gli dà l’ok”, Carrozza, anche se non è d’accordo“ lo fa”. Cosa?
Lo spiega Pisapia nel prosieguo, accennando al nodo da sciogliere, legato all’affidamento del bar: la competenza dell’indennità di avviamento. Quelli del Fatebenefratelli non vogliono farsene carico e la pratica si è inceppata.
“Però il problema, quello che non riesco a capire… — dice Pisapia — perchè anche l’altra volta, parlando con te, Carrozza non me l’ha detto e questo mi ha lasciato un attimo perplesso, è che lui vorrebbe riconoscere… Dovrebbe, secondo me, riconoscere al Fatebenefratelli una perdita di avviamento all’attuale… occupante, chiamiamolo così, all’ex titolare della licenza. Perchè nella licenza commerciale c’è l’avviamento. Quanto tu fai chiudere o passi… allora giustamente, probabilmente Carrozza è su questo che sta puntando. Perchè quelli al Fatebenefratelli il fatto di essere tirchi sono tirchi eh!”.
La De Girolamo è d’accordo: “Sono tirchi a morire! E perciò, se tu gli crei un problema di controllo, devi vedere come diventano tirchi! Devi vedere Fra’ Pietro come dice a Carrozza: “Accelera”! Pisapia aggiunge: “Probabilmente loro temono che venga fatta la richiesta di avviamento, di perdita di avviamento a loro e la vorrebbero far pagare a Liguori…”. Nunzia ripete più volte: “Lo so, lo so”.
Pisapia infine precisa: “Interrompi l’attività però tu mi devi dare questi soldi. Probabilmente loro ci vogliono portare… a Liguori…”.
Il Fatebenefratelli è una struttura privata e non è tenuto a indire gare. Dalle visure in camera di commercio risulta che l’impresa individuale di Giorgia Liguori, 21 anni, creata nell’aprile del 2012 (tre mesi prima delle conversazioni registrate) e avente per oggetto “Bar ed altri esercizi” apre la sua prima unità locale solo il 21 ottobre 2013 in Viale Principe di Napoli 14/a, indirizzo dell’ospedale Fatebenefratelli.
Chissà se le pressioni per i controlli sull’ospedale Fatebenefratelli da parte di Nunzia De Girolamo fossero collegate proprio alla vicenda del bar.
Vincenzo Iurillo
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Gennaio 7th, 2014 Riccardo Fucile
IL CANDIDATO ALLE PRIMARIE SI SCHIERA CON FASSINA: “BASTA DIVIDERCI TRA CHI CRITICA E CHI PRENDE SPUTI”
«O sosteniamo un’altra fase del governo fino in fondo, e lo facciamo tutti, oppure si dice basta e si va a votare». Gianni Cuperlo è appena tornato dall’ospedale di Parma, dove è ricoverato Bersani.
Per il presidente del partito, e sfidante di Renzi alle primarie, è tempo di chiarezza nel Pd e va aperta la “fase 2” nel governo: «Se il patto di governo non è solo propaganda, allora si cambi marcia davvero».
Cuperlo, le condizioni di salute di Bersani fanno momentaneamente deporre al Pd le armi?
«Lasciamo perdere le armi. Adesso la cosa importante è la salute di Pierluigi e la sua ripresa. Attorno a lui c’è una cintura di affetto e stima che riempie il cuore, rivolta a un leader che della politica ha sempre mostrato il volto buono».
Torniamo allo scontro nel partito e con il governo. Il vice ministro Fassina ha fatto bene a dimettersi solo per una battuta di Renzi?
«La battuta era sgraziata. Il rispetto per gli altri riflette l’idea di partito e del rapporto tra le persone: una cosa è discutere, altra smarrire la distanza tra comandare e dirigere. Spero Renzi capisca che questa differenza passa anche da stile e linguaggio della leadership. Se il modello è il sindaco di New York, De Blasio, quale senso ha riprodurre l’ironia muscolare della stagione che vorremmo chiudere?».
Le dimissioni del vice ministro pongono un problema?
«Un problema che non c’entra nulla con le correnti del Pd, ma c’entra con il patto di governo annunciato da Letta e da Renzi e che deve fondarsi sulla chiarezza per due buone ragioni».
Quali sono le ragioni?
«La prima sta nel sentimento di pancia che ci cresce attorno e dice semplicemente “io soffro, voi non fate nulla, andate tutti al diavolo”. A chi ha questo stato d’animo non interessano le schermaglie tra Palazzo Vecchio e Palazzo Chigi. La sola cosa che gli interessa è capire se il governo e la politica sono in grado di arrivare anche alle loro vite impoverite. La seconda ragione riguarda le cose da fare. Renzi dice che finora si è perso tempo e adesso l’Italia cambia verso. Bene. Ma lui è il leader del Pd e Letta il capo del governo. Allora si mettano le cose nero su bianco, ciascuno si assuma le sue responsabilità per quelle scelte e si agisca».
Quindi Fassina ha avuto ragione o torto a lasciare?
«È una scelta da rispettare anche se spero possa ripensarci dopo un confronto franco. Perchè su un punto ha ragione: una divisione delle parti dove chi sta fuori dal governo parla di marchette, chi è al governo piglia gli sputi e poi ci sono anche i furbi che, stando al governo, applaudono agli insulti, non può funzionare. Non si salva così il paese. La parola rimpasto sotterriamola pure, ma io insisto nel dire che sarebbe saggio chiedere a personalità del civismo e della sinistra, della lotta per la legalità e per il solidarismo, di fare un passo avanti per scavare assieme le fondamenta della ricostruzione».
Per coinvolgere Renzi, sarebbe il caso di proporgli di entrare nel governo come ministro o vicepremier?
«Io sono convinto che si debba fare un mestiere per volta: se uno è il segretario del più grande partito del paese, non ha tempo e modo di fare altro».
Le priorità sono riforma elettorale, diritti civili, piano per il lavoro. Quale modello elettorale lei vorrebbe?
«Sulla legge elettorale si parta dalla maggioranza, poi è doveroso sulle regole trovare un consenso ampio. Se non vuoi morire di larghe intese, la via da seguire è il doppio turno. L’altra urgenza è passare a un monocameralismo, evitando due ballottaggi tra Camera e Senato. Per quanto riguarda il lavoro questa crisi non si aggredisce con le ricette di prima scongelate dal freezer. Nè basta agire solo sulle regole. Il tema alquanto difficile è redistribuire una quota di risorse e ricchezza, parlare di salario minimo e dell’universalità degli ammor-tizzatori, di tutela previdenziale per i lavoratori discontinui. Ma soprattutto per rilanciare la crescita devi creare lavoro, su questo fronte l’azione pubblica è decisiva ».
Alfano non vuole norme sulle unioni civili. La maggioranza di governo rischia di saltare su questo?
«La cronistoria di una legge sulle unioni civili che tutta Europa considera scontata è la fotografia del ritardo delle classi dirigenti e mostra che la società è più avanti delle sue istituzioni. La destra resiste su posizioni ostili al riconoscimento della dignità per milioni di persone? Se ne assumano il peso. Io dico calendarizziamo la materia alla Camera da subito. Mentre chi insiste a dire che viene prima il lavoro e dopo i diritti, in realtà boicotta entrambi, perchè ampliare i secondi mai come oggi equivale a creare nuova ricchezza morale e materiale».
Giovanna Casadio
(da “La Repubblica”)
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Gennaio 7th, 2014 Riccardo Fucile
ARIA “PESANTE” IN VIA BELLERIO: LA LEGA APRE, MARONI RILANCIA, MA POI SI CORREGGE E FINISCE IN FARSA
“Credo valga la pena cominciare a parlarne seriamente. Il proibizionismo ha fallito”. Con questa frase l’assessore lombardo all’Agricoltura, Gianni Fava, ha aperto ufficialmente il dibattito sulla legalizzazione della cannabis, nel suo partito, la Lega Nord.
A sorpresa, la frase è stata subito ritwittata dall’ex segretario e governatore lombardo, Roberto Maroni.
L’apertura del Carroccio è una novità , ma in un secondo tempo il governatore ha precisato di non condividere la proposta e ha attribuito il post su Twitter a un errore di un suo collaboratore.
Contraria la presa di posizione del segretario federale Matteo Salvini che boccia la proposta: “Non è tra le nostre priorità , ognuno può pensarla come vuole, ma per il momento non vedo spazi di discusssione”.
Il segretario aggiunge: “non abbiamo alcuna intenzione di batterci per legalizzare le droghe, leggere o pesanti che siano”.
Su questo tipo di argomenti in passato è stata data una sorta di libertà di coscienza e posizioni di apertura nei confronti dell’uso della cannabis hanno attraversato il partito.
Tra gli esempi di aperture, nel 2012, il vice presidente del Consiglio regionale veneto, il leghista Matteo Toscani, promosse una legge regionale che consentì la distribuzione di farmaci e preparati a base di cannabinoidi.
(da “La Repubblica”)
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Gennaio 7th, 2014 Riccardo Fucile
IL SENATORE DE SIANO E’ NOTO PER AVER RICOPERTO CONTEMPORANEAMENTE QUATTRO POLTRONE: SENATORE, CONS. REGIONALE. PROVINCIALE E COMUNALE
Grazie a Francesca di Fuorigrotta, che s’è presa una pausa dal barboncino Dudù, il Cavaliere ha stracciato la questione campana, che stava per diventare una barzelletta tipicamente berlusconiana.
Con personaggi e retroscena che non fanno ridere. Un comunicato, essenziale, annuncia: Domenico De Siano, 55 anni, senatore, è il nuovo coordinatore di Forza Italia in Campania.
La storia, più estesa, cominciava così. “Nick ‘o mericano” Cosentino contro “Gigino ‘a purpetta” Cesaro. Denis Verdini contro Mara Carfagna.
E l’ex segretaria di Denis, il consigliere regionale Luciana Scalzi, contro il governatore Stefano Caldoro.
C’era un ingorgo di antipatie e rivalse, un tripudio di guerriglia e colpetti, e Silvio Berlusconi non riusciva a nominare il capo campano di Forza Italia.
Non poteva far incavolare la coppia Verdini-Cosentino, che funziona se coccolata bene, e non poteva deludere Mara e umiliare Caldoro.
E così Francesca Pascale ha commissariato il fidanzato e il partito.
Ha suggerito un nome preciso, Domenico De Siano, ex collega (e compagno di banco) in consiglio provinciale napoletano proprio di Francesca, epoca di “Gigino ‘a purpetta”.
E l’amato Silvio, non spensierato, ha scontentato mezza Forza Italia e ha accontentato Francesca.
Il politico ischitano, per l’esattezza di Lacco Ameno, va ricordato per la capacità sovrumana di ricoprire più ruoli e occupare più poltrone insieme: qualche mese fa, fieramente indefesso, era senatore, consigliere regionale, provinciale e comunale.
Un po’ risentito, rassegnò un paio di dimissioni in diretta su Rai1.
La vittoria di Francesca può scatenare l’ennesima scissione a destra perchè Cosentino (imputato per concorso esterno in associazione camorristica e corruzione, ndr), che pure giura di non fare politica attiva, controlla un ampio gruppo in Regione.
E per far capire le sue intenzioni, e soprattutto l’efficacia di una vendetta feroce, i consiglieri di sua stretta osservanza hanno disertato la seduta per l’approvazione del bilancio, approvato con il voto decisivo (e un po’ avvilente) di Caldoro, il governatore che ha combattuto con metodi leciti e dossier illeciti.
La confusione campana l’ha provocata Verdini, che non gradiva la riconferma di Francesco Nitto Palma, considerato troppo vicino a Carfagna, a sua volta non proprio amica di aperitivi di Francesca.
Le imboscate di Verdini e Cosentino, anche abbastanza divertenti, sono cominciate in Regione, lo scorso 17 dicembre.
Quando Sergio Nappi e Antonia Ruggiero hanno scritto al capogruppo di Forza Italia, Gennaro Nocera: “Siamo costretti, nostro malgrado, a prendere atto che, nonostante sia trascorsa una settimana dal suo deposito e nonostante da allora siano state convocate due riunioni, Ella non ha ancora ritenuto di porre all’ordine del giorno la mozione di sfiducia nei suoi confronti”.
Smarrite le cellule alfaniane, che si quantificano col ministro Nunzia De Girolamo a Benevento e una quaterna di parlamentari, Forza Italia implode in maniera naturale e violenta.
Nessuno può pronosticare la reazione di Cosentino, seguito da Mafalda Amante, Massimo Ianniciello e Giovanna Petrenga, che proponeva l’avvocato Carlo Sarro, casertano di Piedimonte Matese, appassionato di condoni edilizi.
In questa tarantella che non s’interrompe con l’investitura ufficiale di Domenico De Siano, Francesca e Mara (Carfagna) si riscoprono alleate in patria.
Miracoli napoletani.
Carlo Tecce
(da “il Fatto Quotidiano”)
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