Gennaio 8th, 2014 Riccardo Fucile
DOPO IL CONGELAMENTO RETROATTIVO DEGLI SCATTI ERA SCOPPIATO IL CAOS
Stop del governo al blocco retroattivo agli scatti di anzianità dei professori. «
Gli insegnanti non dovranno restituire i 150 euro percepiti nel 2013 derivanti dalla questione del blocco degli scatti», recita una nota di Palazzo Chigi dopo una riunione tra il presidente del Consiglio, Enrico Letta, il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, e il ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza.
In ballo c’erano 150 euro in meno (maturati nel 2013 e quindi da restituire) nelle previsioni.
Ma subito sono stati in molti a prendere le distanze dal provvedimento del governo. Che dopo un riunione lampo a Palazzo Chigi ha bloccato la restituzione dei quattrini. «Finita riunione a Palazzo Chigi: gli insegnanti non dovranno restituire i 150 euro. Sono soddisfatta per gli insegnanti» ha scritto in un tweet il ministro dell’Istruzione, Maria Chiara Carrozza,dopo l’incontro alla presidenza del Consiglio.
Il vicepremier e leader di Ncd, Angelino Alfano, ospite de La Telefonata su Canale5, stamane aveva promesso: «Entreremo nel merito della vicenda, i cui dettagli ancora non conosciamo, per evitare che si verifichi il prelievo».
E su Twitter il segretario del Pd e sindaco di Firenze Matteo Renzi era andato giù duro: «Il taglio agli insegnanti è assurdo. Il governo rimedi a questa figuraccia, subito. Il Pd su questo non mollerà di un centimetro».
«È un modo del governo di farsi male da solo» rilanciava Alfano.
Contrario anche Nichi Vendola (Sel): «Gli insegnanti italiani hanno bisogno di molte cose eccetto che di essere umiliati e presi in giro anche da questo governo. Non se lo meritano dopo aver patito i disastri compiuti dalla Moratti e dalla Gelmini. E’ assordante il silenzio di Enrico Letta in queste ore».
(da “La Stampa”)
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Gennaio 8th, 2014 Riccardo Fucile
IL SENATORE DI FORZA ITALIA: “CERCA DI PORTARE DEMOCRAZIA IN NORD COREA, LO ZIO COMPLOTTAVA”
«Kim Jong Un non è un dittatore è un moderato». Parola di Antonio Razzi., il senatore di Forza Italia che non smette di stupire con le su dichiarazioni.
Le ultime le ha rilasciata in un’intervista a “La zanzara” su Radio24 .
Tema (tra gli altri) il regime nordcoreano. Perchè un po’ di competenza dovrebbe averla, visto che fa parte della Commissione Esteri del Senato.
«AMA L’ITALIA»
«Kim Jong Un non è un dittatore è un moderato – ha detto Razzi – . Sta cercando di portare un po’ di democrazia in quel paese. Lo zio stava organizzando un complotto per far fuori il nipote. E il nipote, siccome è più intelligente, se n’è accorto e l’ha fregato all’ultima curva».
E la condanna a morte? E se, come qualcuno sostiene, lo zio fosse stato fatto sbranare dai cani?
«Kim Jong Un ama moltissimo l’Italia. Io non lo vedo come un dittatore. Sembra un vecchio democratico cristiano. L’atomica? Io non l’ho mai vista. La pena di morte? C’è anche in America».
(da “il Corriere della Sera”)
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Gennaio 8th, 2014 Riccardo Fucile
NELL’INCHIESTA SUL COMMERCIALISTA OLIVERIO EMERGONO ANCHE LE ISTRUZIONI PER INTERCETTARE CELLULARI
«File 0004888 denominato “visto Sabina Beganovic” che riporta un apparente visto turistico rilasciato alla stessa Beganovic».
«File 000478 estorsione: Attenzione Franci, state marciando male tu, Paolo Oliverio… Se chiudete verifiche della Guardia di Finanza illegalmente e volete guadagnare solo voi state sbagliando. Franci la tua vita è in pericolo. Se volete continuare i lavori in tranquillità e stare sereni dovete pagare 150 mila euro al mese. Per il pagamento riceverete istruzioni tramite la I.T.R. di cui amministratore è Paolo».
«File 000455 denominato “Cell. spy 334” in cui viene descritta la procedura per l’installazione di un software denominato “spyphone” su un cellulare Nokia utile per procedere ad attività di intercettazioni di comunicazioni».
Eccoli i primi dossier sequestrati nell’archivio segreto del commercialista Paolo Oliverio, arrestato nell’inchiesta sui padri Camilliani e adesso sotto indagine per l’attività di ricatto che avrebbe effettuato su manager, politici, 007, alti ufficiali della Guardia di Finanza.
Uno riguarda Sabina Began, l’Ape Regina di Silvio Berlusconi, e adesso si sta cercando di scoprire se fosse vittima di un ricatto o inserita nella lista dei clienti del professionista.
Soprattutto si vuole sapere a che cosa serviva il «visto» e chi se ne è occupato.
Un altro sembra dimostrare la capacità di orientare le verifiche fiscali delle Fiamme Gialle, in cambio di decine di migliaia di euro.
E poi ci sono i rapporti con ispettori di Equitalia, con banchieri, manager, politici.
E ci sono soprattutto le intercettazioni illegali in un’attività di controllo e spionaggio che potrebbe avere sviluppi clamorosi. Anche perchè alcuni documenti giudiziari riservati – compreso un fascicolo sulla cosiddetta loggia P3 – erano stati occultati nella cassaforte di padre Renato Salvatore, superiore generale dei Camilliani.
I personaggi dello spettacol
Quale fosse la capacità di ricatto di Oliverio lo spiega il giudice nell’ordinanza che gli nega la concessione della libertà ma anche dei domiciliari, proprio come aveva chiesto il pubblico ministero Giuseppe Cascini evidenziando «il quadro relativo alle attività criminose dell’indagato ben più ampio e allarmante di quello finora emerso». E scrive: «Le esigenze indicate nella misura cautelare permangono immutate in ragione di quanto va emergendo dall’esame della documentazione informatica sequestrata. Si profilano attività di gestione di società , rapporti con l’amministrazione finanziaria, rapporti con persone del mondo dello spettacolo che paiono prevedere il ricorso a pratiche quali la captazione non autorizzata di conversazioni, l’estorsione, l’intervento su procedure di controllo»
Oliverio aveva informazioni sulla vita privata degli agenti segreti e dei generali delle Fiamme Gialle e avrebbe utilizzato queste notizie per ottenere favori per sè e per i propri clienti, tanto da evitare loro verifiche fiscali o successivi versamenti all’Erario. Ma avrebbe anche ricattato alcuni imprenditori e almeno un politico proprio grazie alle notizie segrete che gestiva.
Tutti i nomi sono nei file trovati nella pen drive e nei computer sequestrati al momento dell’arresto che gli investigatori della Finanza guidati dal colonnello Cosimo De Gesù stanno analizzando in questi giorni.
La cassaforte del prelat
Dopo la cattura Oliverio ha ammesso di aver effettuato bonifici per circa 3 milioni di euro utilizzando anche alcuni conti correnti dei Camilliani per trasferire le somme all’estero.
Un’operazione di riciclaggio del denaro in un «sistema» che mescola i beni dell’ordine religioso con quelli di provenienza illecita, probabilmente della ‘ndrangheta.
E si è scoperto che padre Salvatore si è prestato – come lui stesso ha confessato ai magistrati – pure per custodire alcuni documenti riservati nella propria cassaforte.
«Era per fargli un favore, non sapevo di che cosa si trattava», si è giustificato
Durante la perquisizione è stato trovato un fascicolo relativo all’inchiesta sulla P3, l’associazione segreta per la quale sono indagati oltre a Flavio Carboni anche Denis Verdini e Marcello Dell’Utri, il governatore dela Sardegna Ugo Cappellacci, l’ex presidente della Corte di Cassazione Vincenzo Carbone, oltre a numerosi imprenditori.
E poi atti giudiziari che Oliverio sarebbe riuscito ad occultare, mostrando così la sua capacità di ottenere carte riservate proprio in virtù dei rapporti con 007 e investigatori. Persone con le quali aveva frequentazioni costanti anche al di fuori dell’ambito lavorativo e che adesso potrebbero essere convocate in Procura per chiarire la natura di questi legami.
(da “il Corriere della Sera”)
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Gennaio 8th, 2014 Riccardo Fucile
LA CONFESSIONE DI UN IMPRENDITORE SUL SISTEMA DI MAZZETTE
All’Aquila le tangenti non si pagano più solo in contanti, ma anche con le casette del terremoto. Con i moduli abitativi provvisori.
E così quei fabbricati di legno che per migliaia di aquilani, a quasi cinque anni di distanza dal sisma, ancora oggi sono luoghi del dolore, del rifugio dalla disperazione per aver perso la propria casa, invece per alcuni politici locali sono diventati tangenti, soldi sporchi.
C’è anche questo nelle carte dell’ultimo scandalo della ricostruzione post-terremoto che questa mattina ha portato all’arresto di quattro persone, tra cui due politici: Pierluigi Tancredi, ex assessore di Forza Italia ed ex consigliere comunale Pdl alla ‘salvaguardia dei beni artistici dell’Aquila’ e Vladimiro Placidi, ex assessore comunale della giunta di centrosinistra, delegato alla ricostruzione dei beni culturali.
Gli altri due arrestati sono Daniela Sibilla, socia di Tancredi e l’imprenditore abruzzese Pasqualino Macera.
Tra gli altri quattro indagati, invece, c’è anche il vice sindaco dell’Aquila, Roberto Riga, sospettato di aver ricevuto una tangente di 10 mila euro, nascosta dentro un pacco dono con una confezione di grappa, per la promessa di un appalto.
A mettere tutti nei guai è stato un imprenditore veneto, Daniele Lago, amministratore delegato della Steda spa.
Messo alle strette dagli agenti della squadra mobile dell’Aquila rispetto a un presunto illecito per un valore superiore a un milione di euro (legato a un appalto), Lago ha deciso di confessare e raccontare al procuratore Fausto Cardella e ai pm David Mancini e Antonietta Picardi il sistema delle tangenti nella città del post sisma.
“Gli indagati hanno rivelato una dedizione costante ad attività predatorie in danno della collettività , arrivando a suggerire i metodi corruttivi, a costituire società ad hoc, a rappresentare realtà fittizie, anche in momenti (il post sisma) in cui il dramma sociale e umano avrebbe suggerito onestà e trasparenza. Da ciò si ricava la certezza della reiterazione di reati della stessa specie”, scrive il gip Romano Gargarella nell’ordinanza d’arresto motivando le esigenze cautelari.
“Tancredi anche in virtù del suo ruolo politico pubblico si è posto nel dopo-sisma, caratterizzato dalla fase dell’emergenza, come collettore di compensi di imprese in cambio di agevolazioni per il conferimento di lavori”, è scritto ancora nell’ordinanza. E sarebbe proprio Tancredi, oltre a farsi consegnare dalla Steda del denaro per il suo aiuto, a chiedere e ottenere, secondo la Procura – attraverso una società creata ad hoc per incamerare i proventi illeciti – anche cinque Map, cinque ‘Moduli abitativi provvisori’, del valore di 40 mila euro l’uno.
Moduli che poi, secondo l’accusa, provvederà in parte a rivendere.
Ma le tangenti – secondo quanto raccontato dall’imprenditore veneto – hanno riguardato anche il vertice dell’amministrazione comunale dell’Aquila nella personan della il vice sindaco Riga.
Scrive il gip Gargarella: “L’amministratore della Steda spa ha riferito che uno degli appalti che gli vennero ‘offerti’ riguardava quello relativo all’esecuzione delle opere provvisionali di messa in sicurezza di un immobile della dottoressa Sabrina Cicogna, medico presso l’ospedale dell’Aquila. Dalle dichiarazioni del Lago emerge che l’assegnazione di quell’intervento gli venne garantita oltre che da Tancredi, anche da Riga, vicesindaco de L’Aquila”.
E per ottenere quell’appalto a Lago fu chiesto di finanziare con un contributo elettorale di 5mila euro il partito politico ‘La Destra’, di cui “la Cicogna era esponente locale”.
Giuseppe Caporale
(da “La Repubblica”)
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