Gennaio 17th, 2014 Riccardo Fucile
SERVIZIO PUBBLICO: L’AVVOCATO DELLA DE GIROLAMO HA PASSATO L’AUDIO A MEDIASET… STAMATTINA ALLA CAMERA L’AUTODIFESA DELLA MINISTRA
Ultimamente il passaggio parlamentare si trasforma in una sorta di autodafè al contrario. Nessuna confessione ma una celebrazione con fiducia inclusa.
Il ministro sfoggia il meglio del suo repertorio oratorio e il Parlamento assolve tutto e tutti, in primis se stesso che sostiene il governo.
Così è accaduto nel caso Alfano-Shalabayeva e in quello Cancellieri-Ligresti.
Il file del colloquio sarà acquisito dai pm
La situazione del ministro De Girolamo però sembra diversa e lo si comprende dalla mossa disperata dell’invio alla redazione del Tg5 del cd audio contenente la parte a lei favorevole di un suo colloquio del novembre 2012 con Felice Pisapia, il manager della Asl che la incontrò e registrò più volte.
Non è chiaro ancora se sia stata lei a registrare quel file. Certo però, se davvero avesse scelto di lottare nel fango con il suo grande accusatore con gli stessi mezzi (registratore nascosto contro registratore nascosto, audio contro audio) questa sarebbe l’ennesima prova della sua debolezza.
L’audio, si è appreso ieri, sarà acquisto dal pm Giovanni Tartaglia Polcini presso la redazione del Tg5.
Sarà interessante vedere se la Procura convocherà il ministro per accertare come sia stato registrato, tagliato e consegnato quel file.
Se fosse provato, come affermato ieri da Michele Santoro a Servizio Pubblico, che è stato l’avvocato di De Girolamo a consegnare l’audio al Tg5 si arriverebbe al paradosso di una registrazione che viene definita dai giornali “illegale” o “abusiva” se consegnata dal difensore di Pisapia.
Mentre diventa la prova regina dell’innocenza e del complotto se la fornisce il legale del ministro.
Tutti i punti oscuri da chiarire
Oggi De Girolamo cercherà di spostare l’attenzione sulle parole di Pisapia, ma dovrebbe rispondere delle sue, in particolare di quelle dette quando non pensava di essere registrata e non parlava come una santarellina.
Le registrazioni effettuate di nascosto nel luglio del 2012, pubblicate sul sito del Fatto, ‘prendono in castagna’ la De Girolamo su quattro questioni.
La prima è la ‘gara bypassata’ per le ambulanze del 118. Un appalto triennale da 9-12 milioni per un servizio che il ministro voleva affidare direttamente.
Nunzia chiede come sia possibile raggiungerequelrisultatonellariunione del 23 luglio 2012 a tre manager della Asl (il direttore generale Michele Rossi, il direttoresanitarioMinoVentuccieil direttore amministrativo Felice Pisapia) quando Pisapia si oppone, lei sbotta: “Tu non la vuoi fare! Non è Michele (Rossi, il dg a lei fedelissimo, ndr) tu trovi (…) queste cazzo di carte”.
La società Modisan e la campagna pro-Pdl
Centrale il ruolo di Giacomo Papa, oggi vice capogabinetto del ministro che insieme a Luigi Barone (oggi curatore del portale web del ministero) enuncia la strategia per arrivare al risultato di “bypassare la gara”.
Con la scusa della partenza a breve del Dipartimento integrato di emergenza, spiega, si può fare la proroga senza gara a chi svolge il servizio attualmente: la società Modisan, proprio quella che secondo Pisapia aveva sponsorizzato la campagna elettorale per il congresso del Pdl di Benevento nel quale aveva trionfato Nunzia.
Secondo le dichiarazioni di Pisapia, sempre in quella riunione gli fu chiesto di consegnare la bozza del capitolato della gara in preparazione a casa dell’avvocato Papa.
Quando poi la ‘gara’ d’urgenza finalmente si svolge nel marzo 2013, vince proprio Modisan, come previsto in tempi non sospetti da un altro manager ‘dissidente’, Arnaldo Falato, in una denuncia profetica al pm. Dopo tutto questo lavorio del direttorio, però Modisan a sorpresa rifiuta. “Probabilmente avevano saputo della mia denuncia”, dice oggi Falato.
La multa da non far pagare al negozio di bufale
Il secondo episodio riguarda le manovre per non far pagare la multa della Asl a un negozio di mozzarelle di un amico del ministro.
In questo caso è Luigi Barone a chiedere un intervento dei manager ma il ministro non si oppone allo sconcio al quale assiste.
Il terzo episodio riguarda l’allocazione di un presidio sanitario per i malati di mente.
Il sindaco di Airola voleva fosse aperto nel suo paese e la discussione dell’allora coordinatore del Pdl con i suoi collaboratori è un piccolo manuale di politica clientelare: De Girolamo nomina una mezza dozzina di sindaci sfogliando la margherita per decidere a chi dare il privilegio. I malati di mente che dovrebbero usufruire del servizio non sono al centro dei suoi pensieri. Nemmeno i sindaci del suo partito. C’è solo il suo tornaconto elettorale.
Quando il suo collaboratore Barone propone: “Se i nostri sindaci non sono interessati si fa ad Airola o a Forchia”. Lei ribatte: “No, preferisco darlo a un sindaco del Pd che poi ci vado a chiedere 100 voti!”.
La questione più grave, anche se meno rilevante economicamente del 118, è quella scoperta dal Fatto: l’ormai famigerato bar dello zio del ministro.
Nunzia De Girolamo dice al direttore generale dell’Asl Michele Rossi: “Michè manda i controlli all’ospedale Fatebenefratelli e vaffanculo”. Il deputato però non si ferma qui e spiega il ‘m ovente’ della sua pressione:“Facciamogli capire che un minimo di comando ce l’abbiamo (…) così si impara il direttore dell’ospedale Giovanni Carrozza” e poi “se fra Pietro sa che c’è un problema di controllo al Fatebenefratelli dà l’ok”.
Cosa sia l’ok lo spiega dopo: “Se tu gli crei un problema di controllo devi vedere fra Pietro (Cicinelli, presidente della Provincia Religiosa del Fatebenefratelli) come gli dice a Carrozza: “A ccelera e fagli il 700”, cioè la procedura legale di urgenza contro il gestore del bar rivale, il cui contratto era scaduto.
Un anno e due mesi dopo fra Pietro firma il contratto di affitto del bar alla cugina di Nunzia.
La deputata ha abusato del suo potere?
Quando parla di ‘accelerare’ grazie ai controlli, De Girolamo è un pubblico ufficiale, in qualità di deputato del Pdl di Benevento.
Le domande che si stanno ponendo gli investigatori sono due: Nunzia De Girolamo ha abusato della sua qualità parlamentare? Ha indotto il Fatebenefratelli a dare indebitamente allo zio l’affitto del bar? Se la risposta fosse positiva potrebbe scattare l’iscrizione nel registro degli indagati per l’articolo 319 quater: induzione indebita a dare o promettere utilità .
Domande difficili alle quali dovrà rispondere il pm Giovanni Tartaglia Polcini.
I parlamentari devono rispondere a un quesito più semplice: Nunzia De Girolamo è degna della sua carica?
Vincenzo Iurillo e Marco Lillo
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Gennaio 17th, 2014 Riccardo Fucile
PER RIDURRE I COSTI SOCIALI DELLE CONSEGUENZE DELL’USO DI DROGHE E ALCOOL OCCORRE PUNTARE SULLA PREVENZIONE
E’ innegabile che la società occidentale stia vivendo una fase di profondo cambiamento, dovuto
principalmente sia all’imperante crisi che attanaglia l’economia europea (e italiana in particolare) che alla pressione dei flussi migratori provenienti dall’Africa, afflitta da guerre e povertà .
In questo contesto le categorie sociali più deboli sono gli anziani e i giovani, che subiscono gli effetti devastanti di politiche inique, che non affrontano i problemi, ma tendono a sottovalutarli o, peggio ancora, ad ignorarli.
In particolare, le ripercussioni si stanno drammaticamente manifestando sui più giovani attraverso un incremento del consumo di sostanze stupefacenti e di sostanze alcooliche, individuati dai più deboli come estremo rifugio e come fuga da una realtà difficile, costellata spesso da una collocazione incerta nel mondo del lavoro o dalla carenza di attenzione da parte del nucleo familiare.
I tossicodipendenti spesso attribuiscono un alto valore al vivere il presente, prestando scarsa attenzione al loro futuro.
Di conseguenza aumentano i piccoli reati connessi all’uso di stupefacenti e vi sono riflessi negativi su tutti i tipi di “investimenti personali” (es. la formazione scolastica, il lavoro, uno stile di vita sano che includa una corretta alimentazione, l’esercizio fisico e le cure mediche), che vengono considerati meno importanti.
Tutto ciò determina anche un incremento del “costo sociale” per l’ intera comunità .
L’utilizzo di stupefacenti in Italia è in crescita mentre le istituzioni annaspano sia in termini di prevenzione sociale e culturale che in termini repressivi dei grandi interessi economici che tale commercio muove.
Il 19° rapporto Eurispes segnalava gia negli anni scorsi un numero di pazienti consumatori abituali di cocaina, in carico presso le strutture delle ASL, più che raddoppiato.
Al fenomeno è interessata soprattutto la popolazione maschile compresa tra i 25 e i 34 anni, con una tendenza progressiva alla diminuzione dell’età degli utilizzatori, che si è abbassata sotto i 20 anni.
Questo effetto è dovuto alla riduzione costante del prezzo di vendita della cocaina, che ne ha facilitato la diffusione.
Se guardiamo agli Stati che hanno visto “nascere” il fenomeno si può constatare che negli Stati Uniti la cocaina è la seconda sostanza stupefacente maggiormente utilizzata dopo la marijuana, ma è al primo posto per il numero di accessi ai pronto soccorso degli ospedali.
A dimostrazione che l’uso di sostanze stupefacenti si associa spesso ad un elevato ricorso ai servizi sanitari ed a costi in crescita, soprattutto in relazione agli accessi in pronto soccorso.
Da uno studio effettuato da un gruppo di studiosi statunitensi del Department of Epidemiology and Public Health e della Univeristy of Miami School of Medicine, emerge che soggetti affetti da problemi di tossicodipendenza hanno usufruito di cure in ambito ospedaliero per una quantità significativamente più elevata rispetto al resto della popolazione, con un costo di circa 1.000 dollari per individuo.
Questo per evidenzare un aspetto spesso poco considerato dagli analisti, ovvero l’elevato costo sociale del fenomeno.
Un elemento che dovrebbe indurre le istituzioni a investire sulla prevenzione e sulle comunità di recupero, avendo come obiettivo la riduzione del numero dei consumatori che vuol dire anche minori costi per l’intera comunità nazionale.
La formazione di personale qualificato in grado di assistere psicologicamente i giovani dediti all’abuso di alcool (in costate aumento) dovrebbe essere un’altra delle priorità del governo.
Lo sballo del fine settimana porta con sè una lunga serie di incidenti stradali e di lutti per tante famiglie: un fenomeno su cui occorre intervenire con misure a tutela dei giovani, spesso minorenni.
Misure preventive, non solo repressive, attraverso il coinvolgimento di strutture sanitarie, mondo scolastico e famiglie.
Il dibattito in corso sulla liberalizzazione o meno dello spinello non risolve il problema e finisce per essere fuorviante se non si parte dalle radici psicologiche causa-effetto.
La politica troppo spesso si schiera per “rappresentare” mentalità o interessi di parte, dimenticando che il soggetto principale ha bisogno di aiuto, non di giudici di parte.
Blu per l’Italia dovrebbe iniziare dal recupero della libertà del’individuo e dalla sua responsabilizzazione sociale: un approccio diverso che, laddove è stato sperimentato da strutture qualificate, ha dato esiti positivi.
Per una politica al servizio dei cittadini.
Guido Verdi
Referente Lombardia
Blu per l’Italia
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Gennaio 17th, 2014 Riccardo Fucile
LA STANZA DI GRASSO ERA VUOTA, FORSE SI SARANNO CHIUSI NEL CESSO USANDO LA CARTA TRICOLORE
Ieri mattina i giornali on line titolavano “Blitz della Lega al Senato: occupato l’ufficio di Grasso”, più precisamente le agenzie scrivevano: “I senatori del Carroccio occupano gli uffici di Grasso per protestare contro lo “svuotacarceri” che contiene anche la cancellazione del reato di immigrazione clandestina.
Qualche giornale vicino alla Lega dettaglia:
“Clamoroso blitz dei lumbard a Palazzo Madama. I senatori del Carroccio hanno occupato gli uffici del presidente Pietro Grasso per protestare contro la ripresa in aula dell’esame dello svuotacarceri, decreto che prevede tra le altre misure anche la cancellazione del reato di immigrazione clandestina.I senatori del Carroccio sono saliti al secondo piano di Palazzo Madama, dove si trovano gli uffici della presidenza, e hanno dato il via all’occupazione.
“Io dormo qua,
devono portarmi via le forze dell’ordine”, ha sottolineato il capogruppo Massimo Bitonci.
Tutti si aspettano di vedere l’orda barbarica bivaccare sui tappeti, le poltrone e la scrivania del presidente del Senato, ma le immagini non arrivano.
Ma ecco che alle 13.30, mentre l’ufficio dovrebbe essere occupato dall’avanguardia rivoluzionaria padagna, arriva una foto scattata pochi minuti prima: l’ufficio del presidente del Senato Pietro Grasso risulta sgombro, lucido, ordinato.
Appare infatti così nella foto che il suo staff ha pubblicato su Twitter, dopo la protesta della Lega sull’occupazione “degli uffici” della seconda carica dello Stato .
La vice presidente del Senato Valeria Fedeli aveva smentito, citando i questori, che fosse in corso un’occupazione, e ora su Twitter arriva la ‘prova’.
Ma dove sono finiti i presunti occupanti leghisti?
Alle 13.45 arriva la verità : “i colleghi senatori della Lega erano seduti nella ‘sala d’attesa’ dell’ufficio del Segretario generale di palazzo Madama”.
Lo precisano, in una nota congiunta, i senatori questori di palazzo Madama, confermando quanto affermato dalla vicepresidente del Senato, Valeria Fedeli.
La rivoluzione si è fermata nella sala d’attesa del segretario, insomma.
Forse il tempo utile per usufruire a turno dei cessi, utilizzando la carta tricolore che si portano sempre dietro?
Insomma anche questa volta i leghisti l’hanno fatta fuori dal bulacco, a giudicare dalla figura in tinta inequivocabile ritrovata sul posto e che pubblichiamo in esclusiva.
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Gennaio 17th, 2014 Riccardo Fucile
IL PROGETTO ANTICIPATO A UN GRUPPO DI ECONOMISTI E BANCHIERI
“Uno shock per non far scivolare il Paese nel baratro. Si può”. 
Corrado Passera torna in campo italianizzando il motto Yes we can, lo slogan della prima campagna elettorale di Barak Obama per la corsa alla Casa Bianca.
Il nuovo movimento politico dell’ex ministro dello Sviluppo economico del governo Monti è ormai pronto.
“Lo annuncerò nei prossimi giorni” – ha anticipato ieri l’ex ministro illustrando il suo progetto a un gruppo selezionato di manager, imprenditori, economisti, banchieri riuniti a porte chiuse dal club Ambrosetti in un grande albergo del centro di Milano.
La cornice era quella degli incontri del ciclo Economic Indicator.
Le prime sfide del ritorno politico di Passera sono tre.
Ridisegnare la macchina dello Stato per tornare ad attirare gli investimenti esteri. Progettare un nuovo welfare.
Una nuova legge elettorale a doppio turno per far tornare agli italiani la passione per la politica.
“La sfida all’antipolitica si vince puntando sulla qualità dei candidati – spiega Passera al termine dell’incontro – Se in lista si candidano persone non di valore, la gente vota da un’altra parte o non vota nemmeno perchè non ha più fiducia nella politica. Il mio progetto è una legge elettorale a doppio turno. Con collegi molto piccoli e liste ridotte al minimo. Possibilmente composte anche da un solo candidato. Nel primo turno si presentano tutti per coinvolgere il massimo numero di elettori. Nel secondo si possono formare le coalizioni”.
Ad ascoltare la conferenza dell’ex banchiere e manager, poi ministro con Monti, ci sono nomi dell’economia e della finanza.
Tra gli altri, l’amministratore delegato del gruppo Hewlett-Packard Stefano Venturi.
Il presidente e ad di Guala Closures Marco Giovannini. Il numero uno del gruppo editoriale De Agostini Alessandro Belloni. L’amministratore delegato di General Electric Italia Sandro De Poli.
Ma anche banchieri come Andrea Soro, responsabile per l’Italia e il Sud Europa di Royal Bank of Scotland. Il direttore generale di Visa Europa Davide Stefanini. Quello della sede italiana del colosso bancario britannico Hsbc, Marzio Perelli, e John Stewart Crowe, dell’omonimo studio di consulenza contabile.
L’uscita dalla recessione è lenta. I volti dei manager sono preoccupati.
Passera sfodera subito il suo programma choc per dare una scossa all’economia.
La prima missione è quella di riportare in Italia gli investimenti stranieri fuggiti all’estero. Per colpa delle troppe regole, del peso della burocrazia, dell’instabilità politica. La parola chiave, però, sembra essere qualità .
A cominciare dai nomi dei candidati da mettere in lista.
“Un grande lavoro per mettere insieme proposte che rimettano in moto questo Paese, che non sono nè di destra nè di sinistra”, aveva detto Passera due mesi fa al forum organizzato dalla Coldiretti a Cernobbio, sul lago di Como.
Nel quale aveva annunciato: “La squadra è ormai pronta”.
Il vero battesimo di questo nuovo cantiere dei moderati è ormai solo questione di giorni. L’obiettivo di Passera sembra essere non solo raccogliere l’eredità del professor Monti, ma di allargare la base del consenso di questa nuova formazione a tutti gli scontenti che non si riconoscono nell’attuale scenario politico.
Parlando dell’addio di Mario Monti a Scelta civica, Passera aveva detto: “Era il mio timore. Per questo, con grande sofferenza, ai tempi dissi di no a entrare in quel partito. In quel progetto è sicuramente mancato il coraggio della proposta radicale e la sufficiente novità della proposta politica”.
Quel coraggio e quella scelta radicale che oggi l’ex ministro del governo Monti conta di aver messo nel suo progetto per un nuovo modello del Paese.
In grado di contribuire ad arrestare il declino dell’economia italiana e ad iniziare a recuperare il tempo perduto.
Alla fine dell’incontro di ieri commenti tutti positivi. Sui volti era perfino tornato qualche sorriso.
A guardare con interesse il progetto politico annunciato da Passera era stata nei mesi scorsi anche Ilaria Borletti Buitoni, ex presidente del Fai, rimasta dentro Scelta civica dopo la scissione e tuttora sottosegretario ai Beni Culturali nel governo presieduto da Enrico Letta.
Andrea Montanari
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