Destra di Popolo.net

IL 90% DELLE MOLESTIE E DEGLI INSULTI ON LINE RIGUARDA LE DONNE

Febbraio 3rd, 2014 Riccardo Fucile

CACCIA ALLE STREGHE SUL WEB: E’ IL VOLTO OSCURO E MISOGINO DELLA LIBERTA’ DIGITALE…L’AGGRESSIONE ALLA BOLDRINI E’ SOLO L’ULTIMO CASO

Un linguaggio sessista e violento. Una gogna di insulti che mescola l’invettiva politica all’apologia dell’aggressione sessuale.
La campagna d’odio contro Laura Boldrini scatenata negli ultimi giorni sul web dalle truppe grilline, mostra quanto la Rete si possa trasformare in un istante in una macchina di stalking, che colpisce in particolare donne, ragazze, bambine.
I nuovi attacchi alla presidente della Camera, dove “stupro” è la parola più frequente, presentano ancora il volto oscuro e misogino della libertà  digitale: non importa chi sei o che cosa fai, quanti anni hai e cosa “posti”: basta un profilo femminile per far scattare la molestia, sessuale naturalmente, violenta, irripetibile.
Sempre, ovunque, ad ogni ora del giorno e della notte.
Il 90% delle aggressioni in Rete ha come bersaglio donne di tutte le età , rivela la nostra Polizia postale, l’allarme è mondiale, l’hanno lanciato per prime centinaia di blogger americane minacciate di morte e di stupro da cyber-persecutori, a volte protetti da nickname, a volte addirittura esposti con nome e cognome convinti, sbagliando, dell’impunità  della Rete.
È accaduto lentamente, anno dopo anno. Più cresceva il popolo del web, più il web diventava il luogo di attacco più accanito contro l’integrità  femminile.
Un terreno sessista di scorribande pericolose, dove spesso insospettabili ed educatissimi uomini si trasformano in grevi aggressori sessuali, affratellati nell’insulto come ultrà  digitali, per cui il tifo è annientamento dell’altro.
Racconta Carmela B, impiegata romana del ministero dell’Istruzione: «Quando ho accettato l’amicizia di quel cortese collega non avrei mai pensato di trovarmi dentro una trappola di commenti pornografici, con cui lui e i suoi amici dicevano di corteggiarmi. Ogni volta che aprivo Facebook avevo paura, frasi oscene, foto sessuali. Sono riuscita a mettere fine alle molestie soltanto quando l’ho affrontato al lavoro e l’ho denunciato davanti a tutti…».
Che il ventre della Rete sia un habitat ostile dove si mettono in piazza le cose peggiori di sè è un aspetto noto e studiato, dalla macchina degli insulti a quella della diffamazione.
Come mai invece questa dark-face venga rovesciata ogni giorno di più sull’utenza femminile è forse qualcosa da indagare ancora.
E infatti con due lunghe inchieste i magazine americani, Atlantic e Pacific Standard, hanno provato ad analizzare il “perchè le donne non sono benvenute sul web”. Arrivando ad ipotizzare una futura fuga in massa da social come Facebook, dove sempre di più le donne vengono insultate soltanto in quanto donne, e peggio ancora se sono giornaliste, scrittrici, blogger e magari parlano di diritti, eguaglianza, parità … Del resto proprio Laura Boldrini, oggi di nuovo bersaglio dell’odio virtuale e sessista della Rete, fu schernita e denigrata all’inizio del suo mandato con valanghe di post pornografici sul suo profilo Facebook.
Ricorda Lorella Zanardo, blogger, scrittrice, autore del documentario “Il corpo delle donne”, che con il suo team gira centinaia di scuole per insegnare a leggere con occhi critici il web, la tv, i media.
«Proprio l’autore di uno di quei fotomontaggi particolarmente offensivo per Laura Boldrini, si stupì quando rintracciato dalla Polizia postale si ritrovò con una denuncia per diffamazione aggravata. Come se il suo atto per il solo fatto di essere avvenuto in Rete fosse per questo meno grave, sinonimo di impunità ».
Da cinque anni Zanardo e i suoi collaboratori passano al setaccio Internet, e in cinque anni, dicono, «c’è stato un profondo deterioramento».
«Online assistiamo all’ultimo colpo di coda del patriarcato. Le donne tra mille ostacoli ce la stanno facendo, così nelle pieghe del web il mondo maschile sfoga la rabbia contro questa libertà  femminile, esprimendo sentimenti ormai censurati nella società . Del resto l’Italia è al settantunesimo posto del gender gap, lo svantaggio di genere, è evidente che la Rete rifletta e amplifichi discriminazione, stalking…».
Sì, perchè anche in Italia l’harassement contro le donne in rete è ogni giorno più forte, i dati sulle adolescenti sono allarmanti, il 10% delle ragazzine afferma di ricevere costantemente messaggi sessuali indesiderati su twitter o Facebook, il 6% racconta di vere e proprie molestie online.
Le denunce sono invece ancora poche, nonostante ormai la persecuzione informatica sia la strada maestra degli stalker
Carlo Solimene, direttore della Divisione investigativa della Polizia Postale vede un’area grigia che assomiglia al far west: «Ci sono azioni sulla rete che sfuggono alle statistiche e non arrivano alla denuncia giudiziaria, ma che hanno nel 90% dei casi le donne come vittime».
Aggiunge Cristiana Bonucchi, psicologa della Polpostale: «Le denunce online di stalking sono ancora poche in termini assoluti, perchè in Italia le vittime quasi sempre hanno avuto dei legami affettivi con il loro persecutore, dunque ci si pensa più volte prima di fare un passo definitivo. Un altro elemento tipico della realtà  italiana è che lo stalking online spesso nasce prima dalla vita reale, non è come negli Usa dove tutto nasce e si sviluppa attraverso la Rete, anche senza conoscersi personalmente».
E Bonucchi pone l’accento sui teenager.
«È importante che soprattutto i ragazzi siano attenti alla privacy quando utilizzano i social network, devono scegliere password sicure, non diffondere i propri dati». Accade infatti che tra i soggetti più vulnerabili, oltre a chi svolge un ruolo istituzionale, o scrive di argomenti “caldi” per la Rete (sesso, politica, femminismo), i più a rischio siano proprio i più assidui sulla Rete, cioè i giovanissimi, magari un po’ più esperti degli adulti ma di certo maggiormente esposti.
Agnese e Patrizia, 14 anni, adolescenti di Rieti, nell’alto Lazio, per mesi fanno trapelare su Facebook la loro intenzione di fuggire da casa. Chiedono ospitalità , cercano aiuto, dicono di non poterne più di quella vita di provincia.
Forse è un gioco, forse no. Accade però che Agnese e Patrizia scompaiano davvero, per due terribili e spaventose notti. Le ritrova la Polfer alla stazione di Civitavecchia: botte, sevizie, violenze. Il loro Orco cinquantenne si nascondeva sotto il profilo di uno studente fuori sede…
Anna Costanza Baldry, docente di Psicologia alla seconda università  di Napoli, responsabile dello sportello Astra (Anti stalking risk assessment), dice però che abbandonare i social network, oltre che impensabile, sarebbe anche una sconfitta.
«È come se contro il femminicidio le donne dovessero rinunciare alla propria libertà , a vestirsi come vogliono, ad uscire la sera.
Altro è invece prendere coscienza dei rischi che semplicemente aprendo un profilo femminile si possono correre nella Rete. In questa fase storica – suggerisce Anna Baldry – in questa deriva che ha come bersaglio le donne, c’è una voglia di rivalsa da parte di chi sente di aver definitivamente perso il potere, cioè gli uomini».
E l’aspetto più estremo della persecuzione, cioè lo stalking, utilizza il mezzo digitale, «per incunearsi in ogni momento della vita della vittima, con una violenza psicologica che può lasciare segni profondi». Livia, 25 anni, così ricorda il suo incubo: «Mi mandava duecento sms al giorno, postava le mie foto in topless, mi umiliava in Rete, scriveva commenti pornografici. Si è fermato soltanto quando il mio nuovo compagno l’ha affrontato…».
Ma qualche mezzo per difendersi esiste, dice comunque la psicologa Cristina Bonucchi.
«C’è la pagina Facebook del commissariato Ps online, a cui si possono inviare segnalazioni e ottenere informazioni. In oltre 70 capoluoghi di provincia ci sono poi gli uffici della Polpostale».
Ma serve soprattutto imparare a difendersi. «Alle donne consiglio sempre: conservate ogni traccia, ogni mail, ogni post, ogni tweet di insulti che possa aiutarci a fermare il vostro persecutore e non rispondete mai alle provocazioni».

Maria Novella De Luca e Fabio Tonacci
(da “La Repubblica”)

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OTTIMA SCELTA: FORZA ITALIA CANDIDA ALLE EUROPEE L’EX PD BONANINI, ARRESTATO PER LO SCANDALO DEL PARCO DELLE CINQUETERRE

Febbraio 3rd, 2014 Riccardo Fucile

FU ARRESTATO PER AVER FALSIFICATO DOCUMENTI DEL PARCO E DEL COMUNE DI RIOMAGGIORE, IL PROCESSO E’ IN CORSO

L’europarlamentare Franco Bonanini, ex sindaco di Riomaggiore ed ex presidente del Parco delle Cinque Terre, è pronto a entrare nel gruppo del Ppe.
Un primo passo verso la ormai probabile candidatura dell’esponente politico — eletto a Strasburgo nelle liste del Pd — da parte di Forza Italia.
La voce circolava da giorni in città , e oggi ha trovato conferme.
Domani a Strasburgo Bonanini terrà  una conferenza stampa nella quale spiegherà  i motivi del suo passaggio con il centrodestra europeo.
A quel punto, dovrebbe anche formalizzarsi la proposta di Forza Italia, all’interno della cui formazione l’ex presidente del Parco potrebbe presentarsi come “indipendente”, con una formula peraltro già  avvenuta ai tempi della candidatura nel Pd.
Bonanini, ricordiamo, venne eletto deputato all’Europarlamento nel luglio 2009, grazie a oltre 40mila preferenze, ma per un solo giorno: un riconteggio dei voti nel collegio di Siena finì per assegnare il suo seggio a Roberto Gualtieri.
Primo dei non eletti del Pd, Bonanini salì a Strasburgo dopo le politiche del 2013, con la rinuncia al seggio da parte di Gianluca Susta (eletto al Senato con Scelta Civica).
A quel punto, Bonanini si era già  “smarcato” dai democratici. Attualmente è membro titolare della Commissione per l’ambiente, la sanità  pubblica e la sicurezza alimentare e membro sostituto della Commissione per i trasporti e il turismo.
Bonanini, 61 anni, personaggio carismatico, si dimise il 29 settembre del 2010 dalla presidenza di un Parco che, sotto la sua gestione, ha avuto un autentico boom in termini di visitatori e investimenti, dopo l’arresto con l’accusa di aver falsificato documenti del parco e del Comune di Riomaggiore.
Il processo, denominato “parcopoli” è in corso in tribunale, alla Spezia.

(da “il Secolo XIX”)

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GRILLO, MESSORA E I PASSI INDIETRO: STRATEGIA O INCOMPETENZA DIGITALE?

Febbraio 3rd, 2014 Riccardo Fucile

I POST SULLA BOLDRINI PUBBLICATI E POI CANCELLATI SONO FRUTTO DI UN PIANO STUDIATO O SONO INCIDENTI DI PERCORSO? PER UN DEPUTATO CINQUESTELLE E’ TUTTO STUDIATO

Una precisa strategia di comunicazione oppure una serie di incontrollati scivoloni?
Un progetto ben chiaro o il prodotto dell’incompetenza?
Da alcuni giorni il Movimento Cinque Stelle ha alzato il livello dello scontro politico. In Aula, certo. Ma non solo.
Soprattutto in Rete, prima con quella provocatoria domanda di Grillo sulla Boldrini poi con il tweet di Claudio Messora sullo stesso argomento.
Sono apparsi sul Web, hanno scatenato i peggiori istinti e le inevitabili polemiche e poi sono stati cancellati.
Perchè sono stati scritti? E perchè sono stati cancellati? –
L’incompetenza al potere
La prima lettura è la più semplice: gli autori non si erano resi conto delle possibili reazioni che avrebbero scatenato. In poche parole, Grillo (o chi in quel momento stava gestendo per suo conto l’account del leader) non ha valutato l’impatto della sua domanda provocatoria sul presidente della Camera.
Tanto che, dopo 24 ore di reazioni indignate, lo «staff» del M5S (non Grillo, ma lo staff) ha ufficialmente «preso le distanze» da quei commenti, cancellandoli.
Stesso discorso per Messora, responsabile della comunicazione del gruppo M5S al Senato, una delle voci ufficiale del Movimento.
Ha risposto a un presunto scivolone della Boldrini (il tweet, poi rimosso, in cui dava dei «potenziali stupratori» agli utenti del blog), con una battutaccia di pessimo gusto. Si è lasciato scappare le dita sullo smartphone, senza rifletterci troppo (come dimostrerebbe, tra l’altro, l’uso errato della forma verbale nel suo tweet).
Poi, dopo le proteste, resosi conto della gravità  di quelle parole, ha cancellato tutto e, spinto da diverse sollecitazioni, ha anche chiesto scusa.
Prima timidamente, poi in maniera un po’ più convinta. Una grave leggerezza, insomma. E questo vorrebbe dire una cosa: Messora, Grillo (o lo «staff» che gestisce il suo account, lo ribadiamo) hanno fallito clamorosamente sul piano della comunicazione: «epic fail».
Anche perchè, soltanto un paio di giorni prima, Grillo era sceso a Roma per dire ai suoi parlamentari di «abbassare i toni».
Ma come: non era quello il movimento dei guru del web? Degli infallibili strateghi dei social media? L’unico «avanti», capace di parlare «al» e «nel» fantomatico «mondo della Rete»?
Se così fosse, i diretti interessati dovrebbero assumersi le loro conseguenze.
Perchè chi sbaglia, paga. Soprattutto se a sbagliare è qualcuno che ha un ruolo pubblico.
Studiata a tavolino
C’è invece un’altra lettura dei fatti degli ultimi giorni. E cioè che tutto sia stato studiato a tavolino.
Una strategia per alimentare il fuoco delle polemiche, conquistare visibilità  mediatica in nome del «purchè se ne parli» e portare avanti un preciso progetto distruttivo.
Il deputato grillino Ivan Catalano sembra propendere per questa ipotesi, anche se pare non condividerla.
Lo ha scritto chiaramente in un post su Facebook: «La rivalità  della solidarietà , ottimo trucco Beppe. I consulenti di PNL stanno facendo un ottimo lavoro. Far dipendere la politica dalla comunicazione e dal marketing, la svuota dai contenuti. Direi che in meno di 10 mesi ci siamo adeguati alla comunicazione peggiore che potevamo fare. L’uso della rete come grande strumento infamatore di massa è la nuova frontiera. La rete dovevamo usarla per fare partecipare le persone alla politica, tramite strumenti di democrazia diretta. Casaleggio per quanto mi riguarda riprenditi i consulenti che ci hai mandato».
In sintesi Catalano dice due cose: c’è una precisa strategia di PNL, programmazione neuro-linguistica, anche dietro agli ultimi post.
Dietro la loro pubblicazione, ma anche dietro la loro cancellazione.
Marketing puro, numeri: in barba a qualsiasi regola politico-morale. I rischi di questa strategia sono spiegati dallo stesso Catalano: un utilizzo della Rete come «strumento infamatore di massa», decisamente lontano dalla Rete come «strumento di democrazia diretta».
Anzi, l’esatto opposto. Motivo per cui chiede a Casaleggio di riprendersi i consulenti mandati ai parlamentari.
Molto importante: questo post è stato scritto prima del Tweet di Messora sullo «stupro selettivo».
Le conseguenze
A prescindere dai reali motivi che hanno portato a questi episodi, resta da capire quali saranno le conseguenze.
Gli elettori del Movimento continueranno ad apprezzare questi atteggiamenti sfasciatutto? Un anno fa, quando i Vaffa venivano lanciati da un palco in piazza, potevano avere un significato.
Quel «tutti a casa» poteva avere un significato. Oggi, quando vengono lanciati dall’interno delle istituzioni, ne hanno un altro.
E il rischio è che agli occhi dell’italiano medio, quello che un anno fa aveva votato i Cinque Stelle come risposta indignata alla Casta del Palazzo, le urla e le proteste dei grillini in Aula appaiano identiche alla mortadella o al cappio sventolati da chi, qualche anno prima, li aveva preceduti disgustando gli elettori.

(da “La Stampa“)

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ORA FALSIFICANO ANCHE IL TWEET DELLA BOLDRINI: SBUGIARDATI I GRILLINI SULLA FANPAGE DEL CAPOCOMICO

Febbraio 3rd, 2014 Riccardo Fucile

PRIMA COMPARE UN PRESUNTO MESSAGGIO DELLA BOLDRINI CHE NE SMENTISCE L’AUTENTICITA’, POI VIENE FATTO SPARIRE.. MA NEL FRATTEMPO MESSORA LO AVEVA DICHIARATO AUTENTICO, FACENDO LA SOLITA FIGURA DI M…. LA TESTIMONIANZA DEI RETWEETTATORI

Un teewt che non esiste. Anzi sì: qualcuno ne ha conservato una copia. Ma in Rete non ce n’è più traccia.
“Chi segue il blog di Grillo non si confronta sui contenuti ma offende in modo sessista. Sono dei potenziali stupratori”, dice il presunto tweet attribuito all’account ufficiale di Laura Boldrini, rilanciato e poi cancellato da Beppe Grillo.
Una sintesi in 120 caratteri di quanto espresso dalla Presidente della Camera a Che Tempo Che Fa, nell’intervista con Fabio Fazio.
Ma lo staff della Boldrini smentisce che dai loro uffici sia mai partito questo tweet. Un elemento che apre le porte all’ipotesi del falso, con qualcuno che avrebbe realizzato la simulazione con un software di grafica.
Sostituendo il testo, sovrapponendolo a un altro tweet, magari legittimo, con tanto di utenti del social che l’avrebbero ritwittato.
E qui sta l’inghippo.
Secondo quanto ricostruisce Giornalettismo, gli utenti i cui avatar appaiono sotto al presunto tweet della Boldrini smentiscono di aver mai ritwittato quel particolare messaggio.
Marina Leon e Raffaele Caterino scrivono chiaramente: quelle là  sotto sono le nostre facce, ma noi non abbiamo mai ritwittato niente del genere.
Ad aggravare la situazione c’è da segnalare come la divulgazione del tweet sia avvenuta non con un “embed” del messaggio, ma attraverso un’immagine, uno screenshot ritagliato.
Ovvero qualcosa di cui provare la provenienza è impossibile. Come impossibile è comprendere dove sia arrivato questo ritaglio, o dove sia stato realizzato in grafica. Definire con certezza l’origine o l’autore del tweet manipolato insomma non si può.
Certo le parole del tweet riprendono per sommi capi quanto pronunciato da Laura Boldrini a Rai Tre. Una riduzione arbitraria, anche se sovrapponibile.
Ma un tweet falso va al di là  della semplice contraffazione: c’è in ballo l’identità  di una persona, di fatto sottratta, e anche di chi quel contenuto l’avrebbe poi ritwittato. Elementi rilevanti penalmente.

(da “La Repubblica“)

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INTERVISTA AL PROF. CANFORA: “GRILLINI IGNORANTI SENZA CULTURA POLITICA, BASTA DARE SPAZIO ALLE LORO BUFFONATE”

Febbraio 3rd, 2014 Riccardo Fucile

PER IL GRANDE FILOLOGO E STORICO ITALIANO E’ ORA CHE INTERVENGA LA MAGISTRATURA

«Staccate la spina a Grillo, basta. Lo dico ai grandi giornali, perchè con la rete è un’altra storia. Non trasformiamo allora perfino il militante grillino di Zagarolo che brucia un libro manco fosse Goebbels in un simbolo, in un caso. Un povero ignorante, stop, lasciamolo al suo destino. Lui e tutto il suo movimento».
Una battaglia che combatterebbe col silenzio stampa, professor Luciano Canfora?
«Non capisco quale demone si sia impadronito dei giornali che, ogni giorno, dedicano pagine su pagine alle imprese di Grillo. Un gentile omaggio alle sue buffonate, una cassa di risonanza enorme che gli ha regalato una centralità  che non ha sulla scena politica. Lui lo sa, e la sfrutta alla grande. La spara sempre più grossa, vedi l’occupazione alla Camera e gli insulti alla Boldrini. L’informazione si butta a pesce e amplifica. Gli emulatori si moltiplicano. Un circolo vizioso da spezzare».
E quel libro di Augias dato alle fiamme, per “protesta”, che evoca il nazismo?
«Chi lo ha fatto, non credo che conosca nemmeno Goebbels, quel rituale neopagano del nazismo dei libri al rogo. Ma non è in ogni caso che vennero bruciate tonnellate di libri, solo quelli di alcuni ebrei e dei comunisti. Un gesto simbolico, un rito, come una macabra cerimonia religiosa. Buona per scattare qualche foto e girare un film».
Siamo di fronte comunque ad una escalation dell’antipolitica, come in altri momenti storici?
«I grillini sono anti-sistema, anti-Parlamento, sono arrivati alle Camere con l’obiettivo dichiarato di portare dentro le istituzioni la voce di chi non ha voce. Vengono accostati al movimento dell’Uomo qualunque di Giannini, ma somigliano più al movimento del francese Poujade o ai repubblikaner tedeschi degli anni Settanta che non volevano essere assimilati ai neonazisti ma avevano l’obiettivo di abbattere la democrazia parlamentare. Lo stesso peraltro, con tutte le debite differenze, dei partiti comunisti agli albori, negli anni Venti in Francia. Ma l’essere una forza antisistema non vuol dire certo essere una forza politica».
Il movimento di Grillo non lo è?
«Non lo è affatto. E’ un gruppo totalmente privo di cultura politica. Un gruppo di ignoranti. Non è una colpa morale ma certo è un grave difetto. Doloroso dirlo, perchè lo hanno votato milioni di italiani, ma è così. Che poi sia ancora un fenomeno in crescita o meno, lo vedremo».
Pensa che l’onda lunga sia finita?
«Penso di sì. Nelle elezioni locali non hanno ripetuto il boom delle politiche, si sono sgonfiati in tante regioni dove erano fortissimi, per esempio in Sicilia. La spiegazione che viene data è che, trattandosi di un movimento di opinione, va bene solo a livello nazionale. Però proprio questa forma assunta li condannerà  secondo me ad una progressiva caduta».
In che senso?
“Il partito leggero, liquido, senza organizzazione e struttura democratica, nelle mani di un caso e di un sottocapo che non va dal barbiere, non può conservare in maniera stabile quei tanti consensi ottenuti».
È la ragione di una escalation grillina che alza il tiro? L’occupazione della Camera, gli insulti sessisti alla donne del Pd e alla Boldrini, l’uso del web come un’arma per risalire la china del consenso?
«Chi è vittima di minacce si rivolga alla magistratura. Dovrebbe farlo anche la presidente della Camera. E’ il modo giusto di rispondere quando viene commesso un reato, lasciando da parte in questi casi la faccenda della battaglia politica. Che li denunciassero alla magistratura, sta lì per questo. Comunque vedo che all’interno dei grillini c’è anche chi ha preso le distanze da questi episodi. Lasciamo che le sbrighino fra di loro, sono spaccati, e non amplifichiamo il gesto di qualche imbecille».
La lotta politica si è fatta oggi più violenta rispetto al passato?
«Credo che rispetto ai drammi sociali che il paese sta vivendo, il nostro è un popolo esemplare. Perchè se no avrebbe dovuto fare come in Grecia, alzare le barricate».

(da “La Repubblica“)

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VOCI FUORI DAL CORO: SETTE PARLAMENTARI GRILLINI SI DISSOCIANO E CHIEDONO SCUSA ALLA BOLDRINI

Febbraio 3rd, 2014 Riccardo Fucile

DISSENSO PER I METODI UTILIZZATI: “INSULTI INDEGNI DI UN PAESE CIVILE”…PESANTI CRITICHE AI COMUNICATORI CINQUESTELLE

Voci fuori dal coro.
Nella bufera di accuse e offese non mancano, all’interno del Movimento, voci di dissenso per i metodi utilizzati.
Il deputato 5 stelle, Ivan Catalano, affida a un post polemico le sue riflessioni contro la comunicazione adottata da Grillo e Casaleggio: “La rivalità  della solidarietà , ottimo trucco Beppe. I consulenti di PNL stanno facendo un ottimo lavoro. Far dipendere la politica dalla comunicazione e dal marketing, la svuota dai contenuti. Direi che in meno di 10 mesi ci siamo adeguati alla comunicazione peggiore che potevamo fare. L’uso della Rete come grande strumento infamatore di massa è la nuova frontiera. La Rete dovevamo usarla per fare partecipare le persone alla politica, tramite strumenti di democrazia diretta. Casaleggio per quanto mi riguarda riprenditi i consulenti che ci hai mandato”.
Poi su Twitter il grillino critica Messora: “Sei proprio una delusione”.
Più dura la senatrice M5s Ornella Bertorotta, che su Facebook ha scritto: “Colgo l’occasione per esternare alla dottoressa Boldrini la mia solidarietà  per le squallide e inaccettabili offese ricevute, intollerabili per qualunque donna, a prescindere dal ruolo istituzionale occupato. Chi ha scritto certe frasi non è degno di vivere in un paese civile”.
Dopo di lei altri quattro senatori,   Lorenzo Battista, Laura Bignami, Monica Casaletto e Luis Alberto Orellana, in una nota si dissociano dalle ultime prese di posizione offensive nei confronti della presidente della Camera.
“Il confronto con l’avversario e il rispetto per le istituzioni- scrivono – devono essere valori imprescindibili della vita politica. Stigmatizziamo con fermezza ogni forma di violenza e di aggressione sia verbale che fisica. L’attacco alla persona non rappresenta l’attacco alle idee! I contenuti del blog non sono redatti con il consenso o la partecipazione di chi rappresenta democraticamente il Paese. Chiediamo agli autori della comunicazione del M5s di essere maggiormente responsabili e consapevoli dei contenuti pubblicati e del loro inquadramento professionale”.
Prende ugualmente le distanze dalle offese rivolte a Boldrini il deputato M5S Tommaso Currò: “Non l’ho neanche letto, l’hanno posto alla mia attenzione e sinceramente non mi è piaciuto per niente. Per tutto quello che riguarda gli attacchi personali alla persona di Laura Boldrini mi sento di solidarizzare con lei e, per quanto mi riguarda, di chiederle scusa perchè scrivere una cosa del genere, evoca degli scenari che a me non piacciono per niente”, ha dichiarato. “Il Paese non ha bisogno di questo ma, con tutto il rispetto e l’amore che posso avere per il mio gruppo, con queste dinamiche dialogiche non si va da nessuna parte. Chiaramente – ha concluso Currò – queste sono questioni di metodo, perchè sul merito abbiamo profondamente ragione”.

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“POTENZIALI STRUPRATORI? BOLDRINI NON CORREREBBE RISCHI”: QUESTO E’ IL COMUNICATORE GRILLINO PAGATO 6.098 EURO AL MESE (PIU’ RIMBORSI) PER 14 MENSILITA’

Febbraio 3rd, 2014 Riccardo Fucile

CLAMOROSO AUTOGOL DI CLAUDIO MESSORA: DOPO IL POST OFFENSIVO E’ COSTRETTO A CHIEDERE SCUSA

“Ok, sono stato avventato e indelicato nei confronti di una signora un po’ birbantella”. L’hashtag che segue è #sorry, un modo sintetico per chiedere “scusa” a Laura Boldrini, presidente della Camera dei deputati.
Le polemiche continuano a divampare all’indomani di un post piazzato su Twitter nella tarda serata di ieri (ma poi rimosso) che ha gettato benzina sul fuoco.
A scriverlo è stato Claudio Messora, capo della comunicazione al Senato del M5S.
Il contenuto parla da sè: “Cara Laura – digita Messora – volevo tranquillizzarti.. Anche se noi del blog di Grillo fossimo tutti dei potenziali stupratori… tu non corri nessun rischio!”.
Sarà  lo stesso Messora, alcune ore più tardi, a inserire la retromarcia e a dire di essere stato “avventato”. E a tentare una mezza spiegazione, appellandosi al fatto che “la terza carica dello Stato dà  dell’eversore e del potenziale stupratore a una forza politica”. Quella per cui lavora.
Benchè cancellato dai social, lo scivolone rimbalza sul web, diventa virale e si trasforma in un boomerang.
Tra gli addetti ai lavori circola una spiegazione su tutte: e cioè, che da quando Matteo Renzi è stato eletto segretario del Pd e ha impresso una forte accelerazione sulle riforme da votare alla svelta, il Movimento fondato da Grillo e Casaleggio ha, di fatto, “perso la testa”.
Alcune ore più tardi quel #sorry si trasforma in scuse più circostanziate.
Vero è che per Messora, classe 1968, quella di ieri sera non è la prima caduta di stile: a cercare su internet, i siti che tentano di stanarlo e che piazzano in bella mostra le sue ‘bufale’ storiche non mancano.
Blogger navigato (ByoBlu.com), un passato da musicista e da project manager, il capo staff del Movimento a Palazzo Madama lo scorso anno era balzato agli onori della cronaca per la sua attività  di ‘controinformazione’ riguardo al virus dell’Hiv.
Aids, la grande balla dell’Hiv è il titolo di un post che nel febbraio 2012 riuscì ad accendere la discussione: secondo Fabio Sabatini (economista e blogger di MicroMega) “in un paese meritocratico, un divulgatore che prestasse orecchio a simili ciarlatanerie, e aiutasse pure a diffonderle, sarebbe isolato da qualsiasi discorso pubblico. In questo paese, invece, un blogger che dà  credito a risibili teorie del complotto sull’Aids viene messo a capo della comunicazione di un gruppo parlamentare, a carico dei fondi pubblici di cui tale gruppo gode per l’esercizio delle sue funzioni”.
Ospite fisso, in passato, del talk show di RaiDue L’Ultima Parola (a condurlo era Gianluigi Paragone), è oggi una delle ‘voci’ più rilevanti del Movimento: i suoi post sono stati rilanciati direttamente sul blog di Beppe Grillo, e i suoi interventi sono stati riprodotti dalla web tv grillina La Cosa.
Elegante e apparentemente pacato, Grillo e Casaleggio lo scelgono per coordinare il gruppo M5S al Senato e interfacciarsi con questo.
Man mano che passano le settimane, con l’omologo staff di Montecitorio i rapporti saranno tutto fuorchè idilliaci.
I ‘dissidenti’ interni al Movimento, dal canto loro, non nascondono le insofferenze: ai litigi legati alla linea politica da tenere, si lega il ruolo di Messora, accusato da alcuni senatori di essere l’esecutore a Roma degli ordini che arrivano da Genova.
A settembre dell’anno scorso esplode pure il caso sui compensi.
Il settimanale L’Espresso racconta dello stipendio di Messora che guadagna 6.098 euro al mese più i rimborsi spese per 14 mensilità .
A stretto giro di posta arriva la replica dello ‘spin doctor a cinque stelle’ che giustifica la cifra sottolineando che i rimborsi per il vitto sono stati inseriti all’interno dello stipendio.
Di sicuro c’è che oggi Ivan Catalano, deputato M5S, usa il web per dire che Messora è “una delusione” e chiedere a Casaleggio di riprendersi i suoi consulenti.

Michela Scacchioli

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INSULTI SUL WEB, FINALMENTE LA POLIZIA INDAGA SUI GRILLINI

Febbraio 3rd, 2014 Riccardo Fucile

INDAGINE DELLA POSTALE PER IDENTIFICARE CHI HA OFFESO E MINACCIATO LA PRESIDENTE DELLA CAMERA

Dopo le punizioni annunciate dall’Ufficio di Presidenza della Camera, ecco un’altra tegola sulla testa dei grillini.
E stavolta non si tratta di sanzioni «politiche» già  annunciate e che potrebbero arrivare nei prossimi giorni, ma di vere e proprie indagini della Polizia Postale sul MoVimento 5 Stelle.
È infatti finito per l’ennesima volta nel mirino per le sue iniziative, sia dentro sia fuori i palazzi del potere.
L’ultima, quella che ha fatto scendere in campo gli uomini della Postale, la domanda che Beppe Grillo ha messo su Facebook: «Cosa succederebbe se ti trovassi in macchina con Laura?», il presidente della Camera Boldrini.
E i centinaia e centinaia di commenti. Ma è da giorni che le forze dell’ordine stanno indagando sui grillini, da quasi una settimana, poichè sono molti gli interventi sul web contro il numero uno della Camera da parte dei grillini.
Esiste infatti una squadra di agenti di polizia che lavora proprio all’interno della Camera che quotidianamente monitora la Grande Rete, tra siti internet e blog dove possono esserci offese ai vertici istituzionali e parlamentari.
E una volta individuate, immediatamente inviano la comunicazione alla Polizia Postale del Lazio che a sua volta avvia subito le indagini.
Ed è proprio ciò che è successo la scorsa settimana, tanto che gli agenti che lavorano per combattere tutti i tipi di attacchi informatici stanno tentando adesso di risalire, ad esempio, a chi erano intestati i profili sui quali sono stati scritti i commenti contro Laura Boldrini. Non solo.
Il lavoro della Postale mira anche a individuare gli autori degli insulti e delle frasi offensive contro il Presidente della Camera.
Alcuni hanno usato il proprio nome e cognome, altri invece li hanno inventati. Ma sono comunque individuabili dalle forze dell’ordine.
Non è la prima volta che la Postale si deve occupare di Laura Boldrini.
Alcune sono indagini per attacchi sul web da parte di politici, altri invece da cittadini che la contestano: minacce di morte, di stupro e di violenza fisica.
A volte insieme alle frasi minacciose ci sono state immagini o fotomontaggi. In passato, infatti, il viso del presidente della Camera con il sorriso è stato montato sul corpo di una donna che ha subito un abuso sessuale da un uomo di colore, oppure il volto sul corpo di una donna sgozzata.
Il controllo del web, quindi, è un compito molto delicato che è affidato agli uomini della Polizia Postale, che quotidianamente sono a caccia di reati.
Tra gli ultimi, quelli che avrebbero commesso alcuni esponenti del MoVimento 5 Stelle e di chi ha preso spunto dalle frasi offensive contro Boldrini per insultare, minacciare la terza carica dello Stato.

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LE PRIMARIE DEI FRATELLI D’ITALIA TRA POCO DIVENTANO SECONDARIE: RINVIO IN VISTA DELL’ASSEMBLEA CONDOMINIALE

Febbraio 3rd, 2014 Riccardo Fucile

IL TERMINE PER PRESENTARE LE MISTERIOSE CANDIDATURE RIMANDATO GIA DUE VOLTE

Stanno diventando un giallo le primarie di Fratelli d’Italia per scegliere leader e nuovo simbolo. Quello che, per intenderci, dovrebbe fondersi con il logo di An, concesso al partito della Meloni dall’omonima Fondazione.
Al termine dell’assemblea del 14 dicembre, infatti, fu cominicato che la consultazione si sarebbe tenuta entro fine gennaio.
Poi i colloqui con gli altri esponenti politici che avrebbero dovuto aderire al progetto andarono per le lunghe e si decise di rinviare la consultazione a tempi migliori.
A metà  gennaio è stata convocata una conferenza stampa per comunicare la data scelta – il 22 e il 23 febbraio – e stabilire la dead line per le candidature, venerdì 24 gennaio. Proprio quel venerdì, un comunicato ufficiale annunciava che il giorno successivo, in un comizio a Cagliari per le Regionali sarde, si sarebbero conosciuti i nomi dei candidati e i simboli in gara.
Invece, l’unico annuncio arrivato è stato quello dell’ulteriore proroga di una settimana per avanzare la propria candidatura.
Termine scaduto tre giorni fa senza, però, che nessuno abbia saputo dire nulla dei nomi in corsa. Nomi sui quali, peraltro, si vocifera ormai da settimane.
Oltre alla scontata candidatura di Giorgia Meloni, sarebbero in procinto di scendere in campo Gianni Alemanno e Luciano Ciocchetti, ma si parla anche di Magdi Cristiano Allam.
Come che sia, nessun annuncio ufficiale è arrivato, al massimo si comunica che tra oggi e martedì mattina dovrebbe svolgersi una nuova riunione della segreteria del congresso per fare definitivamente luce su tempi e modalità  delle primarie e, soprattutto, sulle misteriose candidature.
Intanto il 22 febbraio si avvicina e il rischio che la consultazione subisca l’ennesimo rinvio si fa sempre più concreto.

(da “il Tempo”)

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