Febbraio 21st, 2014 Riccardo Fucile
VERDINI SI RIBELLA: “QUESTO E’ TROPPO”… DAL CAVALIERE ALTRI ELOGI A RENZI
«No Silvio, questo non ce lo puoi chiedere». Quando Denis Verdini si alza e interrompe Silvio Berlusconi che sta arringando i suoi parlamentari riuniti nella sala dei gruppi di Montecitorio, deputati e senatori strabuzzano gli occhi.
Il capo ha appena raccomandato di non provocare più Alfano e gli altri “ex”, sempre più avversari, «la gente non ha capito quelli di Ncd, sono stati moralmente indegni, dunque non cogliete più spunti di dialettica con questi signori».
Anche perchè poi «un’alleanza elettorale, a cominciare dalle amministrative imminente, andrà costruita».
È a quel punto che irrompe il fedelissimo del capo. «No Silvio, non ce lo puoi chiedere. Quelli non fanno altro che attaccarci ogni giorno e soprattutto stanno tramando con Renzi per far saltare l’intesa che tu hai raggiunto pur di durare per l’intera legislatura e evitare il voto a breve».
Il fatto è che il leader lo ha lasciato sfogare, ha ringraziato «per il contributo», ma poi ha proseguito nel suo ragionamento.
Si è detto perfino pentito di aver definito Alfano e gli altri «utili idioti».
Dice: «Avevo fatto solo riferimento a un cartello che avevo visto in platea a Cagliari e poi è una citazione storica di Lenin».
La linea morbida tuttavia non piace a tutti, nei confronti del Ncd ma soprattutto nei confronti di Renzi.
Ci sono big del partito come Raffaele Fitto (pur presente ieri) che da 15 giorni hanno preferito eclissarsi «per amor di patria» piuttosto che dire come la pensano.
All’assemblea di Montecitorio tante assenze: non si contano più di cento parlamentari sui 160 dei due gruppi. Spiccano quelle di Sandro Bondi e della moglie Manuela Repetti, impegnati al Senato.
Aria mesta, scarso entusiasmo in vista di questa nuova traversata nel deserto, per di più con la zavorra dell’opposizione «responsabile », racconta uscendo più di un deputato.
Del resto, il Cavaliere non perde occasione di tessere ancora una volta le lodi di Matteo Renzi, pur con piccoli appunti.
Lo giudica un interlocutore «bravo, di cui ci si può fidare, una opportunità per il bipolarismo e per le riforme: non è certo un personaggio da scuola comunista», è la sua conclusione.
E poi «è furbo: non vuole Alfano al governo, ha capito già tutto». Detto questo, dopo l’approvazione della legge elettorale si può tornare al voto: «Per me, l’ipotesi più attendibile è che si vada a votare tra un anno o poco più».
Anche se poi, uscendo dalla saletta di Montecitorio, corregge il tiro davanti alle telecamere: «Mai fatta alcuna previsione, ho solo detto di stare pronti ».
Lui non si preoccupa più di tanto. Primo, perchè «chi è all’opposizione in tempi di crisi poi vince, come dimostra purtroppo il caso Sardegna».
Secondo, perchè «il 67 per cento degli italiani approva la nostra linea», quella della responsabilità , «premiata dai sondaggi».
Vacilla in platea solo Renato Brunetta, unico a sostenere che il governo Renzi potrebbe cadere già alla prima settimana, quando sarà messa ai voti con scrutinio segreto la legge elettorale.
L’ex premier conferma che loro staranno all’opposizione, ma sarà «responsabile».
Nei confronti di Renzi del resto continua a tenere un atteggiamento quasi paterno.
All’assemblea dei parlamentari sottolinea che il premier ha commesso un solo errore: «Non doveva stare lì ad ascoltare Grillo, è stata una trappola, è venuto lì solo per provocarlo, io non l’avrei mai permesso, Matteo avrebbe dovuto mandarlo via prima»
Poi invita alla mobilitazione nel territorio e dunque all’arruolamento nei club “Forza Silvio”. Annuncia che hanno toccato quota 8000 «ma dovranno toccare 12 mila, uno per ogni Comune» (anche se i Comuni sarebbero già 8 mila, in Italia).
Da oggi pomeriggio, auto in circolazione in tutta Italia per l’operazione “Missione Azzurra — Forza Silvio”.
Carmelo Lopapa
(da “La Repubblica”)
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Febbraio 21st, 2014 Riccardo Fucile
NCD: “SU FISCO, DIRITTI E LAVORO NON TORNIAMO INDIETRO”
Renzi freme per cominciare la navigazione e anche Alfano sarebbe pronto a sciogliere le vele, ma
senza aver concordato prima la rotta non lascerà il porto, perchè «ci sono delle colonne d’Ercole oltre le quali non possiamo andare».
Sono bastioni invalicabili che rischiano di far fallire altrimenti la missione, costringendo Ncd a restare a terra. E non è tatticismo.
Perciò si tratta nel cuore della notte, perciò il capo del Pd e il leader del Nuovo centrodestra si sono incontrati.
Nulla era scontato, tranne la volontà di arrivare a un compromesso. Ma certo ieri non potevano bastare degli scarni sms tra «Matteo» e «Angelino» per colmare il buco che rischiava di far precipitare la crisi. Il colloquio è andato abbastanza bene, anche se non ancora risolutivo.
Nei brevi messaggi del pomeriggio, ognuno aveva fatto valere le proprie ragioni: Renzi riteneva che alzare la tensione «non contribuisce a risolvere i problemi», Alfano era convinto che il suo partito avesse «esigenze sulle quali non posso tornare indietro».
A Ncd serve il patto alla tedesca sul programma, che al vertice di maggioranza non era stato siglato: serve l’accordo sulla norma per legare la legge elettorale alla riforma del Senato – una sorta di «salva vita» della legislatura – che va messa nero su bianco, non affidata a un gentlemen agreement; e serve infine l’intesa sulla squadra dei ministri, che non può essere lasciata a giochi mediatici e a boatos di Palazzo.
Sono nodi che non sono stati ancora del tutto sciolti, ma il primo passo di stanotte è significativo.
D’altronde, la novità , rispetto alle precedenti trattative di governo, è che per la prima volta il programma ha la stessa valenza dell’organigramma.
E c’è un motivo se Ncd batte su questo tasto, perchè – come dice Sacconi – «è in gioco la constituency del Nuovo centrodestra», la sua ragione sociale, il suo stesso nome.
Sui temi del lavoro, del fisco, dei diritti – Alfano l’ha spiegato a Renzi – «non possiamo tornare indietro», conscio che Berlusconi avrebbe gioco facile a massacrarli, bollandoli come «ruota di scorta» del Pd: «E noi, che abbiamo l’ambizione di costruire un moderna coalizione moderata, non lo consentiremo».
Per questo motivo la trattativa è entrata in una fase delicata, e un passo falso potrebbe davvero far saltare tutto.
È una partita doppia con il Cavaliere nei panni del convitato di pietra, vissuto dentro un pezzo di Pd come un potenziale alleato che «potrebbe regalarci la sorpresa di un appoggio esterno», e visto dentro Ncd come un temibile avversario.
Ed è in un clima di tensioni e di sospetti che si è dipanata la giornata. Ogni dettaglio ha alimentato reciproche diffidenze.
Perchè Del Rio, al tavolo del programma, quando i centristi hanno chiesto garanzie sulla legge elettorale, ha scartato dicendo che «non è questa la sede per discuterne?».
E perchè dalla sede del Pd, in testa il portavoce della segreteria Guerrini, per tutto il giorno sono rimbalzate sui siti e sulle agenzie voci sull’assenza prima di Alfano poi di Lupi dalla lista dei ministri?
«Sono espedienti tattici», aveva commentato il leader di Ncd, riunendo il suo partito. La stessa «estenuante» tattica adottata da Renzi con Letta e applicata ora per chiudere la vertenza di governo: stressare la trattativa sull’organigramma, per poi fare cedere l’alleato sul programma.
E magari coprire mediaticamente il problema che in queste ore affligge il presidente del Consiglio incaricato sul ministero dell’Economia.
Perchè il leader del Pd sa che se dovesse assegnare a un tecnico come Padoan la poltrona di via XX Settembre, si porterebbe appresso l’immagine di un premier «commissariato» e non darebbe quel segnale di discontinuità a cui tiene prima di ogni cosa.
Alfano è pronto a collaborare, a cercare soluzioni condivise, ma non può nè vuole superare le «colonne d’Ercole», come gli impone il nome del suo partito.
«E Renzi – attaccava nel pomeriggio Quagliariello – non può immaginare che la discontinuità sia fare da solo il programma senza concordarlo con chi dovrebbe dargli la fiducia, non può ipotizzare da solo appoggi esterni che magari in futuro diventano interni, nè può pensare di fare da solo una squadra con ministri diversi o comunque da assegnare a dicasteri diversi».
Il leader del Pd a un certo punto ha compreso la portata della reazione del Nuovo centrodestra, i rischi che si portava appresso, aggravati da un sospetto che nel pomeriggio aveva preso corpo dentro Ncd, e cioè che l’idea di togliere Alfano dal Viminale fosse un segnale lanciato dai democratici a Forza Italia, un modo per consentire a Berlusconi di offrire qualcosa di più di un’«opposizione costruttiva» a fronte di un processo di «de-lettizzazione» della squadra di governo. Le ombre stavano per prendere il sopravvento, quando la trattativa è iniziata nella notte. Renzi non vede l’ora di partire, se è vero che sta già lavorando al discorso per la fiducia. E Alfano è pronto a salpare con lui, ma a patto di non superare le «colonne d’Ercole»
(da “La Repubblica“)
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Febbraio 21st, 2014 Riccardo Fucile
“SHOW ANGOSCIANTE DELLA VANITA’ DA ATTORE E MONOLOGO CON LA BAVA ALLA BOCCA”
Virzì, come le è parso lo spettacolo dell’incontro Renzi-Grillo?
«Una cosa angosciante. Vien voglia di spegnere la tv, perchè ormai Grillo mi pare una persona con qualche disturbo mentale».
Addirittura?
«Ma sì, è affetto da mitomania, soffre di autoesaltazione, non sa controllarsi, è capace solo di trasmettere un malumore devastante. Non avevo nemmeno ben seguito la sequenza di avvicinamento a questo incontro, attraverso un sondaggino…».
Un sondaggione, ci hanno partecipato in più di quarantamila.
«Peggio ancora. Gli dicono di andare a questa consultazione e lui ci va come un bullo, con una logica da gang, a far vedere che è quello che mena di più. Era del tutto insensato, urlava a Renzi che aveva copiato dal Movimento cinque stelle metà del programma, e allora, dico io, questo è un successo politico, rivendicalo, se quei temi ti stanno a cuore. Se non sei solo un furbacchione che approfitta dello sconforto della gente».
Con quali fini?
«Puro ego. Vanità . Conosco poco i politici ma conosco bene gli attori: sono fragili, sono sottoposti a fortissimi stress, vanno protetti. È una delle professioni a più alto rischio di psicolabilità …».
Ancora…
«Passano frequentemente e rapidamente da stati di esaltazione a stati di depressione. Davvero oggi sono rimasto colpito. Se Grillo fosse veramente sensibile ai temi di cui si fa paladino, assisteremmo allo sforzo di costringere i propri avversari a far qualcosa, e invece ci sciroppiamo questi monologhi con la bava alla bocca. L’unica sua logica, temo, è quella del tanto peggio tanto meglio. È come se si augurasse la catastrofe per trarne vantaggio elettorale.».
Però, perdoni: non è candidabile, non ambisce a cariche. Quale sarebbe il suo scopo?
«Infatti ogni spiegazione è insufficiente se non si ricorre alla categoria della psico-politologia. Per vanità , per nutrirsi dell’adrenalina del consenso, dell’acclamazione, una vera droga. Cosa dire di una persona che si infuria, anzichè esserne contento, se altri inseriscono nel loro programma le sue idee. Che tra l’altro mi sembrano a loro volta orecchiate un po’ malamente. Ma in mezzo ci sono temi importanti e giusti, che altrove nel mondo danno vita a movimenti, a campagne di pressione. Solo in Italia tutto diventa una baracconata autoritaria col guru televisivo e i seguaci invasati. È un aggiornamento del Medioevo di Brancaleone negli anni del web, Grillo sa solo elencare urlando i guai del mondo, come certi apocalittici millenaristi, creando un senso di appartenenza da setta. Ma su questi presupposti non si fonda un movimento politico moderno. E ne avremmo un gran bisogno, di rifondare profondamente la politica, i suoi meccanismi di partecipazione, con una vera rivoluzione».
Però dare a uno del matto è roba da regime stalinista.
«Se è per questo mi pare matto anche Renzi, nel suo rischiare l’osso del collo formando un governo d’emergenza in questo contesto, con questi alleati. Comunque Grillo ha detto cose impressionanti, non sono democratico, non ti ascolto, sono per una dittatura sobria. Altre volte ha detto che il Movimento raggiungerà il 100 per cento, che sarà l’unico partito. Ma nemmeno Hitler! Sono i lapsus di un analfabeta totale, inattrezzato dei fondamentali della civiltà . Al delirio narcisistico va aggiunta questa vuotaggine, questa mancanza di sostanza, di cultura, di riflessione autentica. Mi stupisco che persone come Dario Fo non abbiano avuto la forza di farglielo notare».
Ha fatto bene Renzi a non dargli troppa corda?
«Sì, penso di sì. Ha fatto anche un paio di battute divertenti, come “Beppe esci da questo blog”. Forse poteva battere i pugni sul tavolo, ma avrebbe rischiato di trasformare quell’incontro in una piazzata fra liceali».
Mattia Feltri
(da “La Stampa“)
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Febbraio 21st, 2014 Riccardo Fucile
A ROSARNO ARRESTATO IL COORDINATORE DI FRATELLI D’ITALIA ROCCO CASTAGNA PER TRUFFA AGGRAVATA, BANCAROTTA FRAUDOLENTA E RICICLAGGIO
Rocco Castagna, arrestato stamane in una vasta operazione eseguita dalla Guardia di Finanza, e
coordinata dalla Procura di Palmi, unitamente a Caccamo Michele, Pepè Domenico, Guzzi Anna Maria, Pepè Ferdinando, e Pepè Salvatore in quanto ritenuti facenti parte di un sodalizio criminale dedito alla commissione di reati di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, bancarotta fraudolenta, frode fiscale continuata e riciclaggio di proventi da attività illecita, tramite consorte ha comunicato le “immediate dimissioni dal Partito FdI. e la sospensione di qualsiasi attività politica”, fino a chiarimento della sua posizione.
A comunicarlo è Aurelio Timpani, membro della Costituente provinciale del Partito.
Rocco Castagna era stato nominato dagli iscritti rosarnesi di Fratelli d’Italia coordinatore cittadino.
Il ruolo di Castagna all’interno del partito non era ancora formalizzato in attesa delle primarie di sabato e domenica prossima, alle quali lo stesso era candidato.
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