Destra di Popolo.net

“LASCIO IL MOVIMENTO, GRILLO E CASALEGGIO HANNO ROVINATO TUTTO”: PARLA IL LEADER DEI CINQUESTELLE DI BERGAMO

Marzo 6th, 2014 Riccardo Fucile

“LA POSSIBILITA’ DI FARLO EVOLVERE E’ INESISTENTE, LA DIMENSIONE MEDIATICA E’ UN CESSO INSOPPORTABILE”

Pietro Brambillasca è un nome a molti sconosciuto. Non agli attivisti del Movimento 5 Stelle di Bergamo, che negli ultimi quattro anni hanno diviso con lui conquiste, delusioni e soprattutto tanto lavoro organizzativo.
Nonostante sia stato sempre dietro le quinte, Brambillasca è diventato un punto di riferimento per molti bergamaschi che si sono avvicinati al Movimento guidato da Beppe Grillo.
E’ proprio il leader nazionale il motivo dell’abbandono dell’attivista. Con una lunga nota su Fb Brambillasca ha infatti annunciato l’addio al M5S.
“La possibilità  di farlo evolvere è inesistente, almeno per conto mio. Mi sono stufato di lottare contro i mulini a vento, di respirare continuamente la retorica dell’emergenza, che a niente serve se non a impedire scientemente le riflessioni sulle questioni — scrive sul social network.
Lo sfogo è stato condiviso e ripreso in ogni parte d’Italia.
Per il Movimento di Bergamo è una defezione pesante. Lei è tra gli attivisti più “vecchi”, parte integrante della struttura organizzativa. Come mai ha deciso di lasciare?
“E’ un lutto che elaboro da mesi, ora mi sono convinto. Purtroppo dal 2010 penso che la dimensione nazionale del Movimento 5 Stelle avrebbe rovinato tutto. Tanta gente ha scambiato questa possibilità  di cambiare l’Italia per un pullman personale”.
C’è qualcosa che salva?
“Senza dubbio la parte locale. E’ nata sana ed è pensata per una crescita sana. Non è un caso che chi si salva e tiene duro è proprio perchè ha un impegno locale da portare avanti. E’ in quella dimensione che le persone possono confrontarsi. Sono contento che Marcello Zenoni, candidato sindaco a Bergamo, prosegua il lavoro con la sua lista. Gli darò una mano da esterno”.
Quale è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso? Le quattro espulsioni di settimana scorsa?
“Non conosco i quattro senatori, però sono convinto che il metodo giusto non può essere quello adottato. Così non si va da nessuna parte, vincono solo le pulsioni intestinali”.
Eppure Grillo ha lanciato la sua creatura politica proprio così, stuzzicando le pulsioni degli italiani.
“Quella dimensione mediatica è un cesso insopportabile. Parliamoci chiaro: la ditta Grillo-Casaleggio è una delle tante anomalie di questo paese. Nessuno la vede, tutti la tollerano. Se sei una persona intellettualmente onesta, smetti di tollerarla. Io sono entrato nel momento dell’”uno vale uno” e della partecipazione, ora c’è il “mandiamoli tutti a casa”. Cambia il messaggio, cambia la base, ma l’obbiettivo è sempre e solo allargare il consenso con persone a cui è sufficiente una comunicazione umorale. Non si può andare avanti così”.
Pensa che qualcuno la seguirà ?
“Molte persone sono scontente. Non sogno che collassi l’idea perchè siamo di fronte a un grande capitale umano. Però penso che qualcosa cambierà ”.
Il Movimento perde solo un attivista o anche un elettore?
“Sul locale rimango decisamente un elettore del Movimento 5 Stelle. Sul nazionale vedrò gli sviluppi”.
Grillo ovviamente non la chiamerà . Anzi, ha risparmiato un’espulsione.
“Le dico solo una cosa: Beppe Grillo, quando è venuto in campagna elettorale, non si è fermato nemmeno cinque minuti a parlare con noi attivisti. Mi sembra un messaggio chiaro”.

(da “il Giornale di Bergamo“)

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SE GIOVANILISMO E VELOCITA’ SONO LE NUOVE PAROLE D’ORDINE

Marzo 6th, 2014 Riccardo Fucile

LE MONDE E FINANCIAL TIMES:   “RENZI RISCHIA DI DIVENTARE UNA STELLA CADENTE”

L’Italia non si è desta, almeno sembra. Appare più passiva che fervida, non soltanto a causa della crisi economica e finanziaria.
È rimasta quel che è sempre stata: non ha perso l’antico vizio di delegare ad altri l’onere di risolvere i problemi della comunità .
Si è affidata così all’uomo della provvidenza di turno che non nasconde la sua smisurata ambizione, ma promette di cancellare le brutture, la vecchia politica e fa intravedere una vita serena.
Il giovanilismo, con un’ipoteca populista, e la velocità  del fare sembrano le nuove parole d’ordine.
Ma l’età  giovane priva di esperienza, di competenza, di conoscenza dei problemi di un governo e di uno Stato non può essere una medaglia al valore. I Leopardi, i Gobetti, i Gramsci nascono poche volte in un secolo.
Tralasciando i geni si capisce però che c’è un burrone tra la classe dirigente venuta dopo la seconda guerra mondiale e quella di oggi. Le altalene delle generazioni e della storia.
A Renzi non viene qualche sospetto quando, con la sicurezza del neofita, comunica al popolo che risanerà  tutto in un battibaleno?
Sa che l’Italia è gravemente ammalata, che la crisi della politica, soprattutto, è anche morale, civile, sociale, culturale?
I partiti, sbrindellati, in profonda difficoltà , non riescono più a coinvolgere i cittadini
C’è una gran confusione in quel che sta succedendo o meno.
Che sorte avrà  veramente la legge elettorale di cui si parla da anni? Adesso è approdata a Montecitorio, tra rotture e compromissioni.
Il costituzionalista Michele Ainis, sul Corriere dell’altro ieri, dopo gli emendamenti presentati sulla data di attuazione, poi ritirati, che hanno buttato tutto all’aria facendo sospettare a ragione chissà  quali patti segreti tra Renzi, il suo amico Verdini, plenipotenziario di Berlusconi, e altri, ha scritto che sarebbe il caso di riaprire i manicomi chiusi nel 1978 dalla legge Basaglia
Dev’essere approvata prima la legge elettorale o quella costituzionale – una lunga marcia – che dovrebbe fare del Senato una specie di camera dei fasci e delle corporazioni, trasformandolo in un’assemblea con i seggi attribuiti a chi ricopre già  una carica elettiva?
Si è deciso poi – Renzi e Berlusconi – che si voterà  con un sistema per la Camera e con un altro sistema per il Senato.
Sembra un’assurdità  dopo quel che è successo alle ultime elezioni: i guasti, infatti, sono nati proprio di lì. Ci dovrà  pensare di nuovo la Consulta?
L’impressione è che la vera posta in gioco siano le elezioni. Si sono accelerati i tempi e l’accordo è nato proprio per impedirle
È chiaro soltanto che questo è il governo Renzi. Un uomo solo al comando, ma non è Bartali, non è Coppi – tempi antichi –, non è neppure Pantani, tempi moderni.
Con alle spalle, se si eccettua il non entusiasta ministro dell’Economia Padoan, una squadra grigiastra, «di personalità  piuttosto modeste che non gli faranno ombra», ha scritto Marcelle Padovani su Le Nouvel Observateur .
«La maggior parte dei ministri sono dei principianti». Matteo Renzi non ha esperienze parlamentari, governative, internazionali, non conosce i regolamenti delle assemblee e la forza della burocrazia ministeriale, ha solo la pratica di presidente della Provincia e di sindaco di Firenze, 377.000 abitanti, con il suo cerchio magico.
Vengono i brividi a pensare che dovrà  discutere con la Merkel, con Obama, che siederà  all’Onu, parteciperà  al G8, avrà  a che fare con tutti i marpioni del mondo affidandosi al suo chiaro linguaggio di ragazzo – un fanciullino, come dice Giovanni Sartori – che vuol mettere tutti a proprio agio, minimizzare le gravosità  della vita, promettere, soprattutto.
Detto e fatto. Il presidente Napolitano, visto che è stata esclusa, chissà  perchè, dal ministero Emma Bonino, esperta e conosciuta nel mondo, dovrà  prendersi, tra l’altro, anche l’interim occulto degli Esteri per non far fare una figura barbina al paese della «Grande bellezza».
Dall’aldilà  gli uomini del CAF, Craxi, Andreotti, Forlani e i loro predecessori non nasconderanno l’invidia. Altro che deprecato manuale Cencelli.
La giostra dei sottosegretari non è stata mirabile, tra la rimediata storiaccia calabrese, l’esclusa del Pd in Sardegna perchè indagata e subito risarcita, i berlusconiani «pentiti» – sembra – protagonisti delle vergognose leggi ad personam, inseriti proprio al ministero della Giustizia, quel che interessa a B..
I sondaggi per Renzi sono ora positivi, ma se le promesse non saranno rispettate con la velocità  del suono farà  in fretta a diventare una meteora, come ha scritto il Financial Times e ha ribadito Le Monde di sabato: «Potrebbe diventare una stella cadente».
Non tutti i cittadini hanno digerito quel che è successo dalle elezioni dell’anno scorso a oggi, la congiura di palazzo, il Pd che licenzia il suo presidente del Consiglio e mette al suo posto il nuovo segretario, una mescolanza di dramma e di carnevale da cui Enrico Letta e anche Bersani sono usciti con alta dignità . Quella fotografia dei due che si abbracciano nell’aula plaudente di Montecitorio è un documento storico. Ma ad applaudire sono stati anche i 101 suicidi del Pd che hanno votato contro Prodi?
Renzi è il figlio «naturale» di Berlusconi, un pupillo che all’ex piacerebbe avere tra i suoi.
La sua visione del mondo è radicata nell’arco che comincia nel 1994 e dovrebbe finire ora, con Berlusconi ai servizi sociali o agli arresti domiciliari.
A legarli è la politica disinvolta dei due forni, il mito del successo e del potere, il narcisismo, l’uso dell’io, ossessivo.
E viene in mente Carlo Emilio Gadda quando, nella Cognizione del dolore scrive: «L’io, io!… Il più lurido di tutti i pronomi!…(…) I pronomi! Sono i pidocchi del pensiero».

Corrado Stajano
(da “il Corriere della Sera”)

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LA FATICA DELLA LEGALITÀ: “FAI LA DIFFERENZIATA? QUI PAGHI LE STESSE TASSE DI CHI SE NE INFISCHIA”

Marzo 6th, 2014 Riccardo Fucile

LITE TRA LO STABILIMENTO MODELLO E IL COMUNE

A «Munnezzopoli» i cittadini «ricicloni» sono sgraditi.
Con la raccolta differenziata, evidentemente, disturbano il business dell’immondizia, dei camion stracarichi, delle discariche nauseabonde ma redditizie.
Lo dice la guerra di carte bollate tra uno stabilimento balneare che ricicla tutto e il Comune di Castel Volturno. A due passi dal più grande deposito di ecoballe del pianeta.
Per capire l’assurdità  di questa guerra occorre capire il contesto.
Castel Volturno, al confine tra la provincia di Caserta e quella di Napoli, sulla costa Domiziana descritta un tempo con parole estasiate da grandi viaggiatori come Goethe e Dickens, è a pochi chilometri dall’area più «nera» nella mappa dei siti inquinati dell’urbanista Aldo Loris Rossi, dalla famigerata Taverna del Re che è grande quanto Procida e ospita milioni di ecoballe, da Casal di Principe e dalla Terra dei Fuochi.
Fu lì, al pronto soccorso di Castel Volturno che si presentò vent’anni fa il camionista Mario Tamburrino il quale, dopo avere sversato in mezzo alla campagna il suo carico di bidoni tossici portati da Cuneo, singhiozzava disperato: «Aiuto! Sto diventando cieco!».
Un panorama desolante. Segnato dal degrado immondo di interi quartieri come Pineta Mare, Bagnara e Villaggio Saraceno.
Degrado ignorato al punto tale che, dopo la strage di immigrati del 2008 l’allora sindaco Francesco Nuzzo si spinse a dire che «senza camorra e immigrati Castel Volturno potrebbe diventare la Malibù d’Italia».
Un’affermazione avventurosa fino al ridicolo, data la devastazione del paesaggio urbano. Unica verità : la presenza molto pesante dei Casalesi.
Tanto che il Comune è oggi nelle mani di tre commissari dopo essere stato sciolto per infiltrazioni camorriste.
Va da sè che i rifiuti sono un affare per tutti, tranne gli abitanti. In una provincia che dopo esser stata avvelenata dai peggiori veleni portati dal Nord ha visto salire la raccolta differenziata al 40% con comuni che arrivano come Sessa Aurunca al 70%, Castel Volturno arranca in coda al 9%.
La peggiore in assoluto dopo Casal di Principe dei Casalesi.
Risultato: buttare in discarica l’immondizia dei 24mila residenti della cittadina è costato nel 2013 poco meno di 10 milioni di euro. Cioè 2 milioni e mezzo in più di quelli spesi in totale da Padova. La quale ha dieci volte più abitanti. Fate voi i conti.
In questo contesto allucinante, l’architetto Antonio Cècoro, figlio della titolare del Lido delle Sirene (Clementina Della Vecchia) e gestore dello stabilimento balneare che conta su 150 metri di spiaggia e arriva a ospitare nei giorni di piena fino a 1.500 bagnanti, si aspettava un premio: ovunque, tra gli ombrelloni, sono sparpagliate piccole «isole ecologiche» con quattro cesti ciascuna e l’immondizia viene poi controllata e ripartita in quattro enormi contenitori gestiti da un addetto appositamente pagato.
Così che praticamente tutto viene consegnato per il riciclo a una ditta specializzata, la Sri, società  recupero imballaggi.
La stessa che tre anni fa, nel pieno dell’emergenza rifiuti, quando le foto con le montagne di immondizia campeggiavano sulle prime pagine dei giornali internazionali, denunciava che gli mancavano materiali da lavorare perchè, cose da pazzi, finiva tutto in discarica.
Non bastasse l’esperienza personale, l’architetto Cècoro, presidente regionale dell’Assobalneari-Confapi e del Distretto turistico Litorale Domitio, era riuscito a convincere via via molti colleghi, stufi di aspettare le iniziative pubbliche in ritardo di decenni (pensate che tutti i comuni dovrebbero stare oggi al 65%!) a farsi la differenziata in casa.
Anzi, per smaltire in modo corretto anche l’«umido», aveva speso un sacco di soldi per comprare in Gran Bretagna, d’appoggio a quella tradizionale, una compostiera elettronica: «Il compost lo usiamo tutto noi stessi, nei giardini e nelle aiuole».
A quel punto, per legge, lui e gli altri promotori della «differenziata» autonoma avevano diritto a un forte abbattimento della tassa sui rifiuti.
Dice infatti il comma 10 dell’articolo 238 del Decreto Legislativo 3 aprile 2006, n. 152: «Alla tariffa è applicato un coefficiente di riduzione proporzionale alle quantità  di rifiuti assimilati che il produttore dimostri di aver avviato al recupero mediante attestazione rilasciata dal soggetto che effettua l’attività  di recupero dei rifiuti stessi».
Il solito linguaggio insopportabilmente burocratese, ma in ogni caso è tutto chiaro: meno rifiuti porta via il Comune, meno tasse sui rifiuti si devono pagare. Macchè.
Come ha scritto sul Corriere del Mezzogiorno Eleonora Puntillo, il municipio di Castel Volturno non vuol sentire ragioni.
E invece che mandare una torta con i complimenti ad Antonio Cècoro e sua madre Clementina, continua a mandare ai titolari del Lido delle Sirene i bollettini da pagare. «Ma come, se dal 2000 facciamo tutto da soli e non passa un camion della raccolta rifiuti!». Niente da fare. Il Comune insiste.
Indifferente alla realtà  dei fatti e alla legge. E soprattutto sordo ai richiami di quei suoi cittadini alle regole fissate dal Parlamento.
Per anni l’architetto e sua madre fanno buon viso a cattivo gioco e pagano, nonostante l’ingiustizia, quanto richiesto. Finchè chiedono all’avvocato Luigi Roma di presentare un ricorso al Tar: è giusto che gli uffici municipali ignorino la legge e non si degnino manco di rispondere? Il Tar dà  loro ragione.
E poco prima del Natale 2013 ordina al Comune di applicare la legge e lo condanna a pagare le spese processuali.
Caso chiuso? Macchè!
A metà  gennaio il responsabile Ufficio tributi risponde alla sentenza che «l’istanza di esenzione non può e non poteva essere accolta» sulla base del «vigente regolamento per la gestione dei rifiuti urbani approvato con deliberazione del consiglio comunale del 30.11.2005».
Ma come: le regole municipali prevalgono sulla legge italiana e sulle sentenze del Tar?
Il «Sovraordinato responsabile del Servizio ecologia dott. Giuseppe De Rosa», a fine gennaio, conferma: «l’intenzione di gestire in proprio il servizio di igiene ambientale- utenza non domestica (…) sostanzia, di fatto, una forma di contestazione al criterio di tassazione fissato dal competente settore Finanziario e Tributario del Comune di Castel Volturno, in base al quale, i titolari di concessioni demaniali marittime per la gestione di strutture turistico ricettive sono obbligati al pagamento della tassa comunale per i rifiuti».
Dunque la legge dello Stato non è in vigore a Castel Volturno? No, risponde il Comune a dispetto della sentenza: il Comune «garantisce quotidianamente il servizio di igiene ambientale» quindi lo stabilimento balneare non ci provi neppure a «procedere in proprio alla gestione del servizio di igiene ambientale».
Sennò? Sennò rischia la «revoca definitiva della Concessione demaniale».
Il caso, adesso, è al centro di un nuovo ricorso al Tribunale amministrativo.
Nel frattempo, per essere dei «bravi cittadini», i nostri dovrebbero ricominciare a buttare la spazzatura, tutta insieme, nei bidoni di quel Comune che nel 2014 non ricicla ancora nulla.
E lancia minacce burocratiche, presumibilmente tra gli applausi dei camorristi, mentre butta tutto in discarica.

Gian Antonio Stella
(da “il Corriere della Sera”)

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PIETRANGELO BUTTAFUOCO: “LA VIOLENZA SULLE DONNE E’ UN PROBLEMA DELLE SOCIETA’ EVOLUTE”

Marzo 6th, 2014 Riccardo Fucile

RENZI HA FATTO SOLO UNA OPERAZIONE DI MARKETING

“E’ insopportabile”. Pietrangelo Buttafuoco, scrittore e giornalista (il suo ultimo romanzo per Bompiani si intitola “Il dolore pazzo dell’amore”) non lascia concludere la domanda perchè il termine femminicidio “è insopportabile”, Laura Boldrini “è il presidente della Camera, il maschile è neutro”, e la scelta di Matteo Renzi per un governo con otto ministre è (nuovamente) “insopportabile” e soprattutto “un artifizio”. Non teme, Buttafuoco, di andare controcorrente in una intervista che entra nella campagna lanciata da Lidia Ravera e HuffPost per l’8 marzo con lo slogan #donneèbello.
Perchè è tutto così insopportabile?
Renzi ha compiuto una operazione di marketing, ha ripetuto quello che aveva fatto Silvio Berlusconi promuovendo molte donne in nome della giovinezza e della femminilità  – e cioè facendo intendere che la gioventù è donna -, ma al posto della avvenenza il nuovo presidente del Consiglio ha preferito l’idea di carino. Un’operazione dunque stucchevole, così come tutto il dibattito recente sulla violenza, gli interventi del presidente Laura Boldrini…
“La presidente” è altrettanto odioso?
Preferisco usare il maschile perchè è neutro. L’essenza del maschile è neutra, così come la terza persona usata da Giulio Cesare. Nel maschile c’è il distacco, e nessuno si offende. Stavo dicendo che quando le operazioni stucchevoli incontrano il dogma del politicamente corretto incarnato da Laura Boldrini allora entriamo nello zeitgeist, nello spirito del nostro tempo dove tutti seguono come pecoroni l’istinto totale che annulla la differenza di genere e produce aberrazioni che prima di offendere la natura offendono il buon senso. Penso ai moduli con la scritta genitore 1 e genitore 2. Nelle madrasse c’è molta più libertà  che nelle nostre società  cosiddette evolute, o peggio, risolte.
Esiste allora una maniera per mantenere la differenza di genere mantenendo il rispetto?
Il rispetto è un problema delle società  emancipate, è la malattia tipica delle società  occidentali e delle culture liberali. Chi paga il pegno è sempre l’istinto primario dell’aggregazione umana. Il principio totalitario è fondato sull’esistenza di un super-ego che amministra tutti rendendoci uguali come nella fattoria orwelliana, che nella mia visione non era affatto una critica al regime stalinista bensì il racconto dolente dell’evolversi di una società  capitalista composta da consumatori del mondo globale.
Dunque tutte le statistiche, i numeri, i casi delle donne picchiate sono il prodotto della modernità ? E come gestirle allora?
Se sapessi che una amica fosse vittima di queste violenza saprei come gestire la cosa. Più una società  è arretrata più è in grado di intervenire in casi come questi. D’altro canto penso che noi giornalisti, insieme con il resto della società , siamo caduti in un riflesso condizionato, in un luogo comune. Ci hanno fatto leggere “Padre padrone” e ci hanno detto che i padri, gli uomini, sono violenti e crudeli. E’ come quando uscì “Volevo i pantaloni” e tutti pensarono che le ragazze siciliane fossero come la protagonista. Abbiamo preso un tema e l’abbiamo fatto diventare una moda. E, appunto, lo stesso automatismo che ci fa dire che i musulmani sono tutti terroristi, e i preti tutti pedofili.

(da “Huffingtonpost“)

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IL PADRE DELL’ITALICUM SCONFESSA RENZI: “SISTEMA TROPPO COMPLICATO”

Marzo 6th, 2014 Riccardo Fucile

IL POLITILOGO BOCCIA IL “SISTEMA DELLE SOGLIE” PER INGRESSO IN PARLAMENTO E IL PREMIO DI MAGGIORANZA, “FRUTTO DEL COMPROMESSO CON BERLUSCONI”

“Oggi i miei rapporti con Renzi sono inesistenti. Io ho dato un contributo credo significativo su alcuni punti, soprattutto sul doppio turno che è un mio pallino. Altre cose non mi sono piaciute e l’ho detto: io faccio il mio mestiere e Renzi fa il suo”.
Roberto D’Alimonte, parlando con i giornalisti a Firenze a margine di una conferenza con gli studenti della Luiss, rende ancora più netta la sua presa di distanza dalla riforma ora in discussione alla Camera.
Il politologo è considerato il padre dell’Italicum, anche se lui prefereisce definirsi lo “zio”.
“Io mi rendo conto che la legge elettorale, come tutte le riforme è frutto di compromessi”, ha spiegato.
“So benissimo che Berlusconi l’idea di una soglia unica, che era anche il mio pallino, non poteva accettarla. Questo sistema di soglie complicate, con lo sconto, speciali -vedremo se passerà  la soglia speciale per la Lega- va incontro a una richiesta di Berlusconi. Dal mio punto di vista ritengo che questo sistema di soglie sia troppo complicato e probabilmente anche viziato da incostituzionalità  alla luce della sentenza della Consulta; ma sono compromessi che vanno accettati”.
Il politologo ha scherzato: “Sono lo zio dell’Italicum, questa è la definizione che ho inventato io. Ci sono i padri, Renzi e Berlusconi, ci sono gli zii, cioè io, Verdini e la Boschi, e poi ci sono i cugini e i nipoti, ma questi non li citiamo”.
L’Italicum, però, “anche dimezzato è meglio della riforma della Consulta, ma potrebbe anche essere un espediente per costringere a fare la riforma del Senato, che è la grande riforma da fare ora”.
Già  qualche giorno fa D’Alimonte aveva sconfessato l’attuale testo in un’intervista al Corriere della Sera.
“Il testo è da rivedere, ci sono errori” aveva detto, indicando come punti da modificare la soglia del premio di maggioranza che dovrebbe essere innalzata al 40% e la soglia di sbarramento per l’accesso in Parlamento: “Un’unica soglia uguale per tutti e fissata al 4% semplificherebbe il sistema e lo renderebbe più presentabile”.
Attualmente, invece, ci sono varie soglie di sbarramento per chi si coalizza, per chi non si coalizza, per i partiti regionali (con la norma “Salva Lega”).

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PARLA IL MINISTRO PADOAN: “TAGLIO DELLE TASSE? O TUTTO SUI LAVORATORI O TUTTO SULLE IMPRESE”

Marzo 6th, 2014 Riccardo Fucile

CONFERMA IL TAGLIO DI 10 MILIARDI MA RENZI DEVE SCEGLIERE… FUMOSO SULLE COPERTURE

Dualismo con Renzi? “Ogni volta che vedo il presidente del Consiglio ci chiediamo chi metta in giro queste voci. Una contrapposizione farebbe molto male al Governo”. Così il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan in un’intervista pubblicata oggi sul Sole 24 Ore e nella quale spiega le priorità  del suo dicastero.
Per il ministro è essenziale “aggredire le cause di fondo della debole competitività  delle imprese” e quindi “al primo punto c’è la questione dell’eccessivo cuneo fiscale”.
L’obiettivo è “concentrare tutto l’intervento in una direzione”, “tutto sulle imprese, e quindi Irap e oneri sociali, oppure tutto sui lavoratori, attraverso l’Irpef”.
Quanto alle coperture dai tagli alla spesa possono arrivare “5 miliardi su base annua”, e poi ci saranno misure transitorie come il “rientro dei capitali”.
Padoan risponde alla Ue rilanciando riforme per la competitività  e riduzione del debito.
“Sul deficit – sottolinea – non dobbiamo tornare oltre il 3%”. Il debito, aggiunge, va abbattuto e “non perchè ce lo chiede l’Europa ma per noi” e “per i nostri figli”.
Urge quindi “rafforzare il programma di privatizzazioni”.
Per coprire le riforme del mercato del lavoro (il Jobs Act verrà  presentato mercoledì) e degli ammortizzatori il ministro punta a “riconsiderare gli strumenti esistenti, utilizzando anche risorse che già  vengono impiegate all’interno del sistema di welfare”.
Prudenza sulle rendite finanziarie: “sono tante cose molto diverse – dice – Per ciascuna bisogna valutare gli effetti sul gettito, ma anche l’impatto sul reddito delle famiglie e sui mercati. Ci riserviamo un approfondimento molto serio per decidere se intervenire”.
Sui provvedimenti attuativi Padoan annuncia la costituzione di una task force per abbattere l’arretrato, mentre nel prossimo Consiglio dei ministri potrebbe arrivare un provvedimento per lo sblocco di 60 miliardi di vecchi debiti della Pa.

(da “Huffington Post“)

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BERLUSCONI: “MAFIA DI GIUDICI DECIDERA’ SE METTERMI IN GALERA O AI SERVIZI SOCIALI”

Marzo 6th, 2014 Riccardo Fucile

IN UN VIDEO POSTATO DA UN CANDIDATO DI FORZA ITALIA IN BASILICATA, RICEVUTO A PALAZZO GRAZIOLI, IL CAVALIERE ATTACCA IL TRIBUNALE DI SORVEGLIANZA

“Dopo il 25 maggio se non mi mettono in galera prima, mi invitate e vengo giù”. Parola del leader di Forza Italia che ai delegati del partito di Potenza (dove si terranno le elezioni amministrative in concomitanza con quelle europee) invitati a Palazzo Grazioli regala l’ennesimo affondo contro i giudici e la magistratura.
Le toghe, dopo essere state indicate come “cancro da estirpare”, questa volta vengono definite “mafia”.
Ma questa volta il bersaglio sono proprio i giudici che dovranno decidere del suo destino: arresti domiciliari o affidamento ai servizi sociali.
Il video in cui il Cavaliere parla e intrattiene i suoi ospiti dura 5 minuti ed è stato postato su Facebook, da Nicola Becce, candidato alle elezioni.
Un filmato che mostra un leader stanco, forse un po’ abbattuto ma sempre pronto a mettere nel mirino il nemico preferito.
Si avvicina il 10 aprile, data in cui il giudice del Tribunale di Sorveglianza dovrà  decidere sulla sua sorte (affidamento o servizi sociali), e Silvio Berlusconi sembra aver paura.
“Sto davvero vivendo il periodo più brutto della mia vita — dice l’ex premier alla delegazione proveniente dalla Basilicata — perchè dopo aver lottato per 20 anni per la libertà  sono qui a dipendere da una mafia di giudici che il 10 aprile mi diranno se devo andare in galera, se mi mettono agli arresti domiciliari, se mi mandano a fare non so che servizio sociale”.
Berlusconi deve scontare un anno per la condanna definitiva a 4 anni per frode fiscale per il processo Mediaset: tre anni sono stati condonati grazie all’indulto, ma la pena residua va scontata.
La difesa dell’ex presidente del Consiglio ha quindi presentato la richiesta per l’affidamento ai servizi sociali, ma sarà  il magistrato a decidere.
Solo l’altroieri i giudici non gli hanno concesso di partecipare al congresso Ppe.
Berlusconi ritorna anche su argomento a lui caro: il complotto nei suoi confronti e il mancato aiuto da parte del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano: “Ho rappresentato attraverso persone vicine al capo dello Stato la ridicolaggine di aver un uomo della mia età , con tutto quello che nel passato ha fatto, un uomo di impresa, uomo Stato, uomo di sport, e affidarlo a una riabilitazione attraverso colloqui con assistenti sociali. Niente ha detto no, non ci sono le condizioni. Quindi hanno voluto farmi fuori e lo hanno fatto in una maniera determinatissima attraverso colpi di Stato”.
Poi il leader dopo aver spiegato il significato da “vocabolario” dell’espressione, fa qualche battuta, racconta una barzelletta e infine dice alla platea — con chiaro riferimento a Tangentopoli e la stagione di Mani Pulite — “la democrazia è stata sospesa”.
Poi l’invito a spegnere le registrazione: “Perchè se devo dire una parolaccia la dico…”.
A dimostrazione della consapevolezza del Cavaliere che le sue parole venivano immortalate.

(da “il Fatto Quotidiano“)

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GRILLO NE CACCIA ALTRI CINQUE, CAMPANELLA REPLICA: “AVRANNO DIFFICOLTA’ A ORGANIZZARE UNA BRISCOLA”

Marzo 6th, 2014 Riccardo Fucile

ALLE 17 RIUNIONE DEI SENATORI, ALTRI PRONTI A LASCIARE… BUSTA CON PROIETTILI A ORELLANA E BATTISTA

“Si sono isolati e non possono continuare ad essere rappresentanti ufficiali nelle istituzioni. Bencini, Bignami, Casaletto, Mussini e Romani, sono fuori dal M5s”.
Lo ha scritto Beppe Grillo sul suo blog.
I 5 senatori avevano annunciato e confermato le dimissioni da parlamentari dopo la proposta di espulsione dei 4 colleghi definiti “dissidenti” (Bocchino, Battista, Campanella e Orellana) da parte dell’assemblea del gruppo dei Cinque Stelle a Palazzo Madama.
La decisione è stata poi ratificata da una consultazione online tra gli iscritti del movimento.
Resta da capire ora se è sufficiente la nota pubblicata dal blog di Grillo o servirà  una nuova pronuncia degli iscritti M5s. Ma è più probabile la prima ipotesi visto che sono stati loro a paventare l’addio per primi.
“Hanno rassegnato le loro dimissioni dal Senato e le hanno presentate ufficialmente al presidente del Senato Piero Grasso — si legge sul sito del leader dei Cinque Stelle — Questo gesto non è stato motivato da particolari situazioni personali, familiari o di salute, come solitamente avviene in questi casi, ma come gesto politico in aperto conflitto e contrasto con quanto richiesto dal territorio, stabilito dall’assemblea dei parlamentari del M5S, confermato dai fondatori del M5S e ratificato dagli iscritti certificati in Rete, in merito ai quattro senatori espulsi”.
“E’ stato loro chiesto — prosegue — se confermassero o meno la propria posizione e l’hanno ribadita. I senatori dimissionari si sono pertanto isolati dal Movimento 5 Stelle e non possono continuare ad esserne rappresentanti ufficiali nelle istituzioni. Sono fuori dal M5S”.
“Solo due parole: no comment” è la replica all’agenzia LaPresse di Maurizio Romani, senatore fiorentino noto anche per i suoi duelli a distanza con l’allora sindaco del capoluogo toscano Matteo Renzi.
Usa il fair play Laura Bignami: “Grazie Beppe senza di te non avrei mai fatto questa esperienza! Non ti curare ti ho già  perdonato”.
Per il capo della comunicazione dei Cinque Stelle al Senato, Claudio Messora, “i dimissionari M5S sono stati accontentati”. Ironico, invece, Walter Rizzetto, eletto alla Camera, che nei giorni scorsi aveva criticato l’espulsione dei 4 “dissidenti”: “Espulsioni 2.0″ scrive il deputato friulano su Twitter.
Sarcastici i senatori già  espulsi.
Scrive Lorenzo Battista: “Beppe Grillo Highlander! Resterete tu e Roberto. Ottima prova di democrazia”.
Francesco Campanella aggiunge: “Licenziati da Beppe Grillo altri cinque di noi. Alla fine avranno difficoltà  ad organizzare una briscola”.
E dopo provoca: “Ma se i 5 stelle fedeli allo staff diventano meno di 10? Vanno loro al gruppo misto?”.
Battista aveva anche lasciato intendere che i fuoriusciti dal gruppo del Senato del Movimento Cinque Stelle avrebbero l’intenzione di formare una nuova formazione che riunirebbe tutti coloro che — volontariamente o no — hanno abbandonato il M5s al Senato dall’inizio della legislatura.
Ipotesi che il senatore ribadisce: “Il desiderio è quello ma adesso i numeri non ci sono” dichiara a Radio Città  Futura.
Per Fabrizio Bocchino ”Grillo non ha la cultura del dissenso, questo è il problema principale — dice il senatore ora iscritto al gruppo misto ad Agorà  (Rai3) — Noi non sappiamo perchè siamo stati cacciati, possiamo solo dedurre che tutto sia dovuto a un comunicato, comparso qualche giorno prima, in cui criticavamo il colloquio tra Renzi e Grillo, in modo peraltro moderato. Il pensiero critico in un movimento così variegato, che prende consensi da destra e da sinistra, è fondamentale”.
Nel corso dei mesi i Cinque Stelle hanno infatti perso 13 senatori.
Il primo espulso (per colpa della partecipazione a un talk show, peraltro di Barbara D’Urso) fu Marino Mastrangeli. Poi in tempi diversi Fabiola Anitori, Paola De Pin e Adele Gambaro (quest’ultima colpevole di aver criticato la linea politica di Grillo all’indomani di una tornata di elezioni amministrative andate così così).
La scorsa settimana è stato il turno dei 4 “dissidenti” che da tempo era nell’aria per vari motivi.
Oggi i 5 espulsi (in pectore o no lo scopriremo) perchè hanno annunciato le dimissioni dal Senato per protesta contro l’espulsione dei 4 colleghi.
Le dimissioni da parlamentare, per inciso, sono una missione quasi impossibile perchè le Aule sia della Camera che del Senato per approvare una richiesta di dimissioni richiedono sempre motivazioni ben fondate: le richieste devono essere discusse e poi approvate.
La Costituzione vieta il vincolo di mandato e l’Aula del Senato — per parlare del caso specifico — non voterebbe mai a favore di dimissioni motivate dal fatto di essere stato espulso da un movimento.
Difficile dire ora, però, se tutti loro finiranno in un unico gruppo per formare il quale, al Senato, serve un minimo di 10 senatori (altrimenti si va nel misto).
A rendere la situazione ancora più tesa, il fatto che una busta contenente dei proiettili indirizzata “Al Parlamento Piazza Montecitorio, Roma”, che ha come destinatari i senatori Lorenzo Battista e Luis Orellana, è stata intercettata al centro di smistamento di Roserio (Mi).

(da “il Fatto Quotidiano”)

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PASSERA CONTESTATO E SALTA IL CONVEGNO CNEL

Marzo 6th, 2014 Riccardo Fucile

ANNULLATO ALL’ULTIMO MINUTO: “E’ LEADER DI UN MOVIMENTO POLITICO”

Raramente un convegno del Cnel ha ricevuto tanta pubblicità .
Inviti, email, telefonate: un appuntamento “da non perdere”, dove il Cnel — insieme all’Autorità  per la Vigilanza sui Contratti Pubblici — avrebbe dovuto esporre il suo “studio sul bilancio dello Stato e sui debiti della pubblica amministrazione verso il sistema delle imprese”.
Perchè usiamo il condizionale? Perchè il convegno è stato annullato all’improvviso, con una email inviata ai giornalisti appena un’ora prima dell’orario di inizio.
Motivo ufficiale: “cause tecniche intervenute improvvisamente”.
Motivo sottotraccia: la bufera che si è scatenata attorno all’uomo a cui erano state affidate le conclusioni, Corrado Passera, ex ministro dello Sviluppo del governo Monti, ex manager di Omnitel, Poste, Alitalia e Banca Intesa.
Oggi privato cittadino, fresco fresco dell’evento con cui, appena due settimane fa, ha lanciato il suo movimento politico “Italia Unica”.
Passera avrebbe dovuto concludere il convegno, intervenendo dopo il presidente del Cnel Antonio Marzano (anche lui ex ministro dello Sviluppo nel secondo governo Berlusconi), Michele Vietti (vicepresidente del Csm), Giorgio Giovannini (presidente del Consiglio di Stato), Raffaele Squitieri (presidente della Corte dei Conti), Giovanni Pitruzzelli (Agcom), Giorgio Squinzi (Confindustria) e altri esponenti della Ragioneria di Stato, di Bankitalia e di Abi.
Un panel eterogeneo che avrebbe dovuto fare il punto sui debiti delle pa, un tema su cui il Cnel ha proposto un disegno di legge che prevede — in linea con quanto annunciato dal premier Matteo Renzi al Senato — che sia la Cassa depositi e prestiti ad anticipare i soldi alle imprese.
Difficilmente giustificabile, invece, il ruolo affidato a Passera.
Soprattutto se si considera la doppia coincidenza della mossa politica dell’ex ministro e della scadenza, il prossimo anno, del mandato di Marzano a capo del Cnel. L’operazione ha fatto storcere il naso a molti al Cnel, soprattutto viste le dinamiche con cui è stata “mimetizzata”.
“L’ente spesso ospita convegni organizzati da altri”, spiega Michele Gentile, consigliere Cnel in quota Cgil. “Nei volantini circolati internamente, l’evento non veniva presentato come organizzato dal Cnel. E invece due giorni fa, quando esce il programma ufficiale, scopriamo che c’è il logo del Cnel: un organo di rilievo costituzionale che affida le conclusioni di un importante studio a un privato cittadino, nonchè fondatore di un neonato programma elettorale. Non le pare un po’ strano?”.
Così negli ultimi due giorni al Cnel sono scoppiate proteste e polemiche, culminate nell’assemblea di ieri.
Un’assemblea che Gentile descrive come “burrascosa”, per usare un eufemismo.
Al termine, tutte le commissioni di lavoro riunite nel pomeriggio hanno emesso un ordine del giorno per dissociarsi dal convegno.
A rincarare la dose una nota dei membri Cgil: “Il convengo con le conclusioni del recente promotore di un movimento politico assume una chiara ed esclusiva valenza politica. L’iniziativa — prosegue la nota — ha provocato forti contestazioni nell’assemblea del Cnel nei confronti del suo presidente”.
Contestazioni talmente forti che, alla fine, hanno portato all’annullamento last minute, complice anche la ritirata battuta da alcuni componenti del panel, a cominciare da Squinzi, che al suo posto avrebbe mandato un sostituto.
Secondo Gentile, è verosimile che la natura nei fatti “politica” dell’evento non fosse chiara a molti partecipanti, che quando hanno fatto due più due hanno preferito tirarsi indietro.
La versione ufficiale del Cnel, d’altronde, non aggiunge molto alla glissante espressione “cause tecniche intervenute improvvisamente”: alcuni partecipanti — ci spiegano — non potevano più garantire la loro presenza come secondo i piani, per cui si è deciso di rimandare il convegno a “una nuova data che sarà  tempestivamente comunicata”.
Quanto al caso Passera, si fa notare che il convengo era stato allestito molto prima che l’ex ministro annunciasse il suo movimento, e poi: l’impegno di Passera in politica non nasce due settimane fa con “Italia Unica”, ma ha radici assai più lontane…
Per Gentile e gli altri indignati, l’annullamento è una piccola vittoria. “Era un convegno decisamente hard, che sa molto di ricollocazione”, prosegue il consigliere Cnel, secondo cui si è comunque aperto un problema di compatibilità  per il presidente Marzano e il segretario generale Franco Massi, che visto il loro ruolo istituzionale non dovrebbero promuovere commistioni di questo tipo.
L’ex berlusconiano Marzano, come si è detto, è in scadenza il prossimo anno e potrebbe aver trovato nell’Italia Unica di Passera un nuovo approdo politico.

(da “Huffingtonpost“)

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