Marzo 27th, 2014 Riccardo Fucile CON IL PONTEFICE PARLA DI LOTTA ALLA POVERTA’, CON IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA DELLA CRISI IN CRIMEA… E A RENZI RICORDA GLI IMPEGNI NATO
La chimica tra i due c’è, si vede, ma deve ancora fiorire. Barack Obama ha appena
conosciuto Matteo Renzi, benchè lui stesso ricordi, davanti a centinaia di giornalisti in conferenza stampa nella sontuosissima Villa Madama, quando lo salutò anni fa alla Casa Bianca.
Renzi era lì con altri sindaci, era ancora “primo cittadino”, azzarda in italiano il presidente Usa. Ora è premier,
Obama lo incontra per la prima volta e si dice colpito dalla sua “energia, visione, ambizione”, dal fatto che Renzi rappresenta una “nuova generazione” al lavoro per riformare l’Italia.
“Sono fiducioso che riuscirà a farlo”, sottolinea il presidente statunitense, assicurando sostegno al programma di riforme del primo ministro italiano.
Della serie: “Yes, you can…”, insomma.
Ma il fardello che gli lascia a Palazzo Chigi è pesante.
Finora Renzi aveva testato l’impresa di dover svolgere i compiti in Europa. Da oggi in poi li deve fare anche per gli Stati Uniti, quali partner della Nato in un momento epocale di crisi tra Washington e Mosca, piatto principale nel menu del bilaterale tra Obama e Giorgio Napolitano, in mattinata al Quirinale.
Anche se, va detto, per il presidente Usa l’incontro principale avuto a Roma oggi è stato quello con Papa Francesco.
Messa così, si capisce che l’incontro a Villa Madama tra Renzi e Obama non poteva essere occasione per mettere sul tavolo la vicenda degli F-35.
I due, riferiscono fonti di Palazzo Chigi, non hanno affrontato l’argomento, che resta capitolo aperto tra i dossier del governo italiano nell’ambito di un programma più ampio e possibilmente bilanciato di tagli alla Difesa tutti ancora da studiare.
Certo, riflettono fonti di governo, la decisione di Mario Monti, due anni fa, di ridurre le commesse dei cacciabombardieri Usa a 90 pezzi dimostra che la questione non è proprio intoccabile.
Ma Renzi è stato ben lungi dall’innescare un braccio di ferro con Obama sugli F-35: non c’è e chissà se ci sarà .
Anzi, per il momento il premier ha dovuto assicurare al presidente Usa il rispetto degli impegni italiani con l’Alleanza Atlantica e la nostra presenza nelle missioni nel Nord Africa.
Perchè su questo Obama non transige. Lo ha detto chiaramente in conferenza stampa, pur comprendendo le nostre necessità di razionalizzare la spesa.
Anche gli Stati Uniti, racconta il presidente Usa, hanno ridotto gli investimenti nel settore militare, ma “noi spendiamo il 3 per cento del pil sulla Difesa che serve anche all’Europa, mentre l’Europa spende meno dell’1 per cento”.
Della serie: non possiamo fare tutto noi.
L’attuale segretario generale della Nato, il danese Anders Fogh Rasmussen, ha già pianificato una “riduzione della capacità di difesa della Nato per ridurre gli sprechi, ma ci sono impegni che non si possono ridurre per paesi che vogliono essere seri sulla Nato”.
Renzi prende e porta a casa, a Palazzo Chigi. Dove dovrà combinare le esigenze di spending review con gli impegni cui l’ha richiamato l’alleato di oltreoceano.
“Siamo buoni amici”, dice il presidente Usa di Napolitano, figura che conosce da più tempo, suo punto di riferimento principale in Italia, sia negli ultimi anni che Obama definisce “gravosi” per il nostro paese, sia ora che è scoppiato l’affaire Ucraina.
Più che con il premier, il presidente Usa ha parlato di Putin e Crimea con il capo dello Stato.
Il quale ha esposto tutte le sue competenze in materia, sottolineando l’assoluta necessità di non lasciar degenerare la situazione.
La linea insomma non è lontana da quella esposta dall’ex cancelliere tedesco Helmut Schmidt in un’intervista oggi a Repubblica: “Contro Putin è sbagliata la linea dura”. Del resto, si sa che Italia e Germania sono economicamente più esposte nella crisi con la Russia.
Ma per fortuna, notano anche al Colle, non siamo ancora al totale muro contro muro. Impressione del resto confermata da alcune frasi di Obama, che promette “ulteriori sanzioni” se Mosca non cambia linea, ma assicura che “ci sono modi con cui possiamo ancora influenzare le decisioni della Russia.
Da parte sua, Renzi incassa quel ‘yes you can’ che Obama non ha pronunciato in questi termini, naturalmente, ma che gli ha espresso appoggiando il suo piano di riforme.
Per un cambio di direzione delle politiche di austerity in Europa e per la crescita che “in Europa è ancora lenta”, dice il presidente Usa che più volte fa riferimento al tema della povertà di cui ha parlato con Papa Francesco nell’incontro in Vaticano, il colloquio forse più importante per lui tra quelli avuti a Roma, a livello comunicativo e umano.
Sul tema delle riforme, Renzi prende e porta a Londra dove si recherà la settimana prossima: “Ne parlerò con Cameron, dopo averne parlato con la Merkel”, annuncia.
Da Obama assorbe quel che può, come una spugna, com’è nello stile di Renzi.
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Marzo 27th, 2014 Riccardo Fucile L’EX MINISTRO: “PD E PDL SMONTARONO LE MIE LEGGI, TROPPI FANNO AFFIDAMENTO SU QUEGLI ELETTORI”
“Dobbiamo ficcarci in testa che l’evasione fiscale è un fenomeno di massa, un partito che vale dieci milioni di voti”.
Nel giorno in cui il fisco svela i numeri dei contribuenti italiani, Vincenzo Visco spiega: non c’è solo il divario fortissimo tra ricchi e poveri in quei dati — il 5 per cento ha il 22,7 per cento del reddito complessivo —, ma anche quello tra chi paga le tasse e chi no.
Un tema che oggi non è più sull’agenda politica.
“C’è grande prudenza. Alcuni fanno affidamento su quei voti, altri hanno solo paura di perdere l’appoggio di certe fasce sociali, e la democrazia vive di consenso”, spiega l’ex ministro delle Finanze nei governi D’Alema e Prodi, che Giulio Tremonti definì “un Dracula succhia sangue”
Ieri l’Agenzia delle entrate ha diffuso i dati dell’Irpef 2012.
La media di quanto dichiarato dagli italiani è 19.750 euro, ma la metà dei contribuenti denuncia meno di 15 mila e solo lo 0,07 più di 300 mila.
Vicino alla soglia dei 311 mila euro che il governo vuole imporre come tetto alla retribuzione dei dirigenti pubblici, si collocano poco più di 30 mila persone in tutta Italia. “à‰ un paese povero, con grandi disuguaglianze”, ammette Visco.
I lavoratori dipendenti denunciano più degli imprenditori, in media 20 mila euro contro 17 mila, anche se tra questi ultimi – spiegano dal ministero dell’Economia – si contano solo i titolari di ditte individuali, compresi quelli che non hanno personale alle loro dipendenze
Per Visco, in questa fase è prevalsa l’attenzione per altri temi, “le imprese e i lavoratori colpiti dalla crisi”, ma “per ridurre le tasse ed evitare che a pagarle siano sempre i lavoratori dipendenti, c’è solo una via: redistribuire il carico.
Ma per farlo bisogna partire dalla lotta all’evasione”.
Un fenomeno che non ha eguali nel resto d’Europa e in Italia vale un buco nei conti dello Stato da 180 miliardi, che nessuno riesce ad intaccare. “I governi di centrosinistra ci hanno provato. Nel 1996 mettemmo in piedi una serie di provvedimenti che portarono nelle casse quattro punti e mezzo di Pil.
E Berlusconi scese in piazza con un milione di persone, indicandomi come un dittatore fiscale”. La lotta all’evasione negli ultimi 15 anni, diventa così una tela di Penelope, con Visco a costruire e Tremonti a distruggere .
“Ma non c’era solo l’aggressività di Berlusconi, mi scontrai anche con l’incomprensione dei miei. Dicevano: ‘Ma questo che fa? Esagera, così perdiamo i voti’.
L’evasione è una questione politica. E se ci riesci ti dicono che sei un vampiro e che hai aumentato le tasse. Poi i condoni fiscali hanno fatto danni enormi”
Ora, che il governo annuncia di essere a un passo dalla chiusura dell’accordo con la Svizzera, il tema è il rientro volontario dei capitali detenuti all’estero.
“Lo stanno trasformando in un condono, discutono se mettere un’aliquota fissa unica. Fanno audizioni in parlamento, con esperti che spiegano quanto sia complicato da fare, e così i parlamentari, ingenuamente, scelgono di semplificare tutto mettendoci un’aliquota fissa. Ma, come i suoi predecessori, non credo avrà successo”.
Renzi, continua l’ex ministro, “ al contrario di alcuni suoi predecessori, non liscia il pelo agli evasori, ma il tema non lo ha ancora trattato. Come non l’hanno fatto Letta e Monti prima di lui. Ci siamo accontentati di spot e operazioni ad effetto, come i blitz a Cortina, o la caccia agli scontrini non stampati”.
Una finta lotta? “Era lo spartito che bisognava suonare. Servivano messaggi politici in quel senso, ma nulla più. Bisognerebbe tornare a Cortina a vedere cosa è cambiato”
Il governo non ha intenzione di intervenire ancora.
“Gli strumenti ci sono già tutti – spiega il sottosegretario all’Economia, Enrico Zanetti (Sc)- bisogna solo renderli completamente operativi. Più di anagrafe dei conti correnti e redditometro, che altro si vuole fare?”.
Misure che per Visco, non risolvono il problema: “Sono tutte sciocchezze, si tratta di vie lunghe e dispendiose che non portano risultati. Perchè non si parla di Equitalia e di come è stata depotenziata? Se uno non paga il mutuo l’Agenzia si può rivalere su tutto il patrimonio, ma se uno evade le tasse, gli strumenti sono molto meno efficaci. E si arriva a situazioni paradossali, come quello che è successo a Milano”.
Il riferimento è alla richiesta di assoluzione per gli stilisti Domenico Dolce e Stefano Gabbana. “Per me è incomprensibile, è stata presa una cantonata. La cosa mi sembrava chiarissima. Poi ci sono i tantissimi casi di elusione fiscale”.
Carlo Di Foggia
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Marzo 27th, 2014 Riccardo Fucile “OPPOSIZIONE DURA, SALVO CHE SULL’ITALICUM”
“Da oggi dobbiamo fare un’opposizione visibile e chiara al governo, più dura, altrimenti ci
dicono che non siamo nè carne nè pesce”.
È nel corso della riunione del parlamentino azzurro a palazzo Grazioli che Silvio Berlusconi sancisce la fine della tregua con Renzi.
Ora, si cambia: “Continueremo a dialogare sulle riforme, se siamo d’accordo con le riforme, ma senza che se le intesti solo Renzi. Sul governo, niente sconti”.
Tradotto, tranne che sull’Italicum, il premier non potrà più contare sull’appoggio che, sia pur “coperto”, che Forza Italia ha garantito in questi mesi.
Neanche sulla riforma del Senato, dove Forza Italia andrà alla trattativa con una sua proposta che non ricalca quella del Pd.
E l’atteggiamento parlamentare sui provvedimenti del governo sarà assai meno blando, come accaduto in questi mesi.
È più di una voce dal sen fuggita.
In vista delle europee, l’ex premier opta per una virata strategica profonda.
Che mette fine all’idillio di questi mesi. Perchè, è la riflessione maturata in questi giorni, a forza di dire che Renzi è il sosia di Berlusconi, il premier sta sfondando dentro l’elettorato di Forza Italia.
E ora i sondaggi sono da allarme rosso, col partito di Berlusconi pericolosamente sotto la soglia del venti per cento.
“Nè carne, nè pesce”, come ha detto Alfano qualche giorno fa: così rischia di apparire il partitone azzurro a pochi giorni dalla decisione del tribunale di Milano su domiciliari e servizi sociali.
Con l’aggiunta che il Cavaliere non potrà fare la campagna elettorale. Il rischio è che, appiattendo il partito su Renzi, il voto azzurro vada in libera uscita.
Ecco che, per la prima volta dalla nascita del governo, l’ex premier affida ai big del suo partito, nel corso dell’ufficio di presidenza, giudizi poco lusinghieri verso il segretario del Pd, dismettendo quell’aria infatuata che nelle scorse settimane non aveva nascosto: “Renzi – dice Berlusconi – sa comunicare, è bravo, ma le uniche cose che ha fatto le ha fatte grazie a noi”.
Per il resto, soprattutto sulla politica economica, i risultati, per Berlusconi, non ci sono.
Anzi c’è una buona dose di bluff: “Renzi promette soldi in busta paga, si vende come già approvati provvedimenti passarti solo in un ramo del Parlamento. Noi dobbiamo essere più duri”.
Proprio sul terreno della politica economica l’ex premier chiede un indurimento nelle prossime settimane, tarandoci la campagna elettorale per le europee: sul lavoro, ora che Renzi sta misurando le resistenze del suo partito; sulle tasse, assecondando il grido di dolore che arriva dalle categorie, a partire da Confindustria.
Ma è soprattutto sull’Europa che Berlusconi è pronto a scatenare l’arsenale della propaganda contro il governo: “Renzi — ha detto ai suoi — si è andato a prendere in Europa solo sorrisi e pacche sulle spalle. Ed è la prova di come sia andata male per l’Italia”.
Pronto lo slogan di Forza Italia per le europee: “Meno Europa in Italia, più Italia in Europa”. Una virata profonda, dunque.
Che riguarderà non solo il comportamento parlamentare di Forza Italia, ma tutto l’apparato mediatico, da Mediaset agli house organ di famiglia che finora hanno, di fatto sostenuto il governo.
Proprio in vista della grande battaglia il Cavaliere chiude la faida sulle liste con una mediazione favorevole alla vecchia guardia. I parlamentari nazionali si potranno candidare alle europee e poi, una volta eletti, dimettersi.
Il parlamentino vota compatto la delega al Capo per formale le liste.
Nel simbolo, neanche a dirlo, ci sarà il nome Berlusconi.
I bozzetti sono già pronti.
(da “Huffingtonpost”)
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Marzo 27th, 2014 Riccardo Fucile LE MESSA DI BERGOGLIO ALLE 7 DI MATTINA DAVANTI A 298 DEPUTATI E 176 SENATORI
Ore sette. Anzi, qualche minuto prima.
Perchè papa Bergoglio va di corsa. E quell’udienza concessa ai parlamentari comincia leggermente in anticipo.
Ministri, deputati e senatori sono già tutti lì davanti. Francesco dice, brutale e quasi gelido: «I peccatori saranno perdonati, i corrotti no».
E ad ascoltarlo c’è anche chi qualche tribolazione con la giustizia ce l’ha. I posti in prima fila sono assegnati dalla sera precedente. Poi ingresso libero.
Parte così una specie di sprint per sedersi sulle sedie non occupate. Nero su bianco, lo twitta la senatrice Pd Emma Fattorini. Ecco il suo cinguettio: «Corsa primi posti speriamo arrivi presto Bergoglio e ci metta tutti a posto».
L’appuntamento con Montecitorio e Palazzo Madama riuniti sa di inedito.
Per arrivarci, una parata di auto blu s’affolla in Vaticano.
Una «levataccia» alle 5. Questa la parola più utilizzata nei tweet che arrivano un po’ da tutti gli onorevoli.
I più organizzati come i leghisti giungono in pullman, assieme.
Renzi è assente, ma c’è mezzo governo: Angelino Alfano dell’Interno, Maurizio Lupi dei Trasporti, Beatrice Lorenzin della Sanità , Stefania Giannini dell’Istruzione, Andrea Orlando della Giustizia.
E ci sono i presidenti di Camera e Senato Boldrini e Grasso.
Messa affollatissima, tanto che anzichè nelle Grotte vaticane, dove doveva inizialmente svolgersi, viene officiata dal Papa nella basilica, all’Altare della Cattedra. Ci sono Mimmo Scilipoti, Antonio Razzi, Roberto Speranza, Mariastella Gelmini.
In tutto alla messa, oltre al presidente del Senato e a quello della Camera, e ai segretari generali di Camera e Senato, erano presenti 176 senatori, 298 deputati, nove ministri e 19 sottosegretari.
Considerando anche i tre parlamentari europei e 23 ex parlamentari, in totale i politici presenti erano 518.
Tutti quelli che hanno risposto all’invito trasmesso a inizio febbraio da monsignor Lorenzo Leuzzi, cappellano di Montecitorio, che in una lettera ai parlamentari ha chiarito che «il Papa desidera così accogliere le richieste di molti parlamentari di partecipare alla Santa messa mattutina»
Tra i gli onorevoli c’è anche un infiltrato, il giornalista Renato Farina, l’agente Betulla.
E’ riuscito a infilarsi nella celebrazione, dribblando il divieto imposto ai cronisti.
E’ lui il primo a twittare quelle parole pesantissime che Bergoglio ha appena indirizzato ai parlamentari.
«I peccatori pentiti sono perdonati. I corrotti no, perchè rifiutano di aprirsi all’amore». Le agenzie riprendono subito il suo cinguettio.
Poi a Corriere.it Farina spiffera qualcosa di più. Ad esempio su Bossi. «Mi ha detto che da 15 anni non si confessava. E’ tornato a farlo in questi giorni, in vista dell’udienza del Papa».
Betulla aggiorna anche l’elenco delle presenze: ci sono Mastella, Fioroni, Gennaro Migliore, il deputato Sel «che non ha fatto altro che parlare».
Non mancano i grillini, dissidenti e non: «Ho visto Orellana».
E poi ancora, una riflessione a voce alta: «Bergoglio ha parlato ai parlamentari senza praticamente citarli – è l’osservazione di Farina – senza guardarli in faccia».
La senatrice Fattorini conferma più tardi l’impressione dettata a caldo da Farina. Scrivendo: Bergoglio «è distaccato, molto raccolto. Ostentatamente non concede alcuna nota di calore, non vuole nessuna empatia con noi».
La liturgia dura una quarantina di minuti.
Ascoltate le parole di Francesco, le auto blu lasciano il Vaticano.
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Marzo 27th, 2014 Riccardo Fucile BERLUSCONI SCEGLIERA’ NOMI FORTI
L’umore non è certo quello adatto per festeggiare i vent’anni dalla prima vittoria elettorale
del ’94.
Silvio Berlusconi glissa sull’argomento e riunisce per la prima volta il comitato di presidenza fresco di nomina per affrontare questioni più dirimenti.
Una su tutte, la presenza o meno dei parlamentari nelle liste europee, argomento che da settimane è al centro di aspre polemiche.
Ed è proprio su questo tema che per quasi due ore si discute nel “parlamentino” azzurro riunito a palazzo Grazioli.
A prendere la parola per primo è l’ex premier che, leggendo un discorso scritto, chiede che siano i presenti ad esprimersi con un voto.
Raffaele Fitto (che non ha mai fatto mistero di volersi candidare) chiede però di parlare anche e soprattutto per rispedire al mittente le ricostruzioni apparse in questi giorni che lo descrivevano ad un passo dall’addio: ho sempre combattuto con lealtà al tuo fianco e continuerò a farlo – è stata la premessa del suo intervento – e non ho nessuna intenzione di andare via, anzi, mi sento offeso nel vedere quello che si dice su di me. Sono e resto in Forza Italia.
Parole chiare con cui Fitto ribadisce la volontà di voler correre alle europee per dare una mano al partito rendendosi anche disponibile, proprio per fugare ogni dubbio e smontare le tesi dei suoi avversari, a lasciare il suo incarico prima di iniziare la campagna elettorale: dovremmo essere qui a parlare dei 20 anni di successi – ha proseguito – ed invece si discute da settimane non di come vincere senza il nome di Berlusconi in lista, ma dei criteri per escludere le persone. Discorso che forse avremmo dovuto fare per le politiche evitando quello che è accaduto dopo.
Il rischio di arrivare ad una frattura del partito in un momento comunque delicato non è nei piani del Cavaliere che prontamente rilancia insistendo nella necessità di fare delle «liste elettorali forti e competitive».
Una soluzione per uscire dall’impasse la fornisce Paolo Romani: delegare Berlusconi alla composizione delle liste.
Proposta accolta da tutti all’unanimità , non solo degli aventi diritto al voto ma anche al resto dei presenti a cui l’ex premier ha esteso il diritto di votare.
La conclusione della riunione seppur senza divisioni non mette la parola fine alla presenza ormai consolidata di almeno due scuole di pensiero dentro Forza Italia.
Berlusconi lo sa perfettamente ma dedica il resto a parlare del programma per le europee il cui slogan sarà «Più Italia in Europa» senza dimenticare i cavalli di battaglia come l’attacco alla magistratura politicizzata.
Cuore del suo intervento è stata la richiesta fatta a tutto lo stato maggiore di lavorare al consolidamento dei club: rappresentano Forza Italia tra la gente – ha detto il Cavaliere – devono crescere sempre di più.
L’unica nota dolente è il nome che non piace al diretto interessato più propenso a ribattezzarli “comunità ” sul modello americano.
Spazio poi all’attualità con la richiesta di rispettare i patti con Renzi sulle riforme senza però fare sconti sul resto in vista anche della campagna elettorale.
Nessuna novità sul simbolo che avrà la scritta Berlusconi e lo slogan Europa.
L’ex premier ha poi fatto sapere ai presenti di aver chiamato nei giorni scorsi Napolitano per parlare della crisi in Ucraina alla luce poi dell’incontro del capo dello Stato con Obama.
(da “La Stampa“)
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Marzo 27th, 2014 Riccardo Fucile PER L’ATTUALE GOVERNATORE DELLA CALABRIA SCATTA ANCHE L’INTERDIZIONE DAI PUBBLICI UFFICI
Il presidente della Regione Calabria Giuseppe Scopelliti è stato condannato, come ex sindaco di Reggio Calabria, a 6 anni di reclusione per le vicende legate alle autoliquidazioni dell’ex dirigente comunale Orsola Fallara, suicidatasi nel 2010, dopo aver misteriosamente ingerito dell’acido muriatico.
Il pubblico ministero, Sara Ombra aveva chiesto cinque anni con le accuse di abuso d’ufficio e falso in atto pubblico.
Scopelliti è stato condannato anche all’interdizione perpetua dai pubblici uffici ed al pagamento di una provvisionale di 120mila euro.
I giudici del tribunale di Reggio Calabria hanno emesso la sentenza poco dopo le 20. Al momento della lettura del dispositivo, Scopelliti non era in aula.
Il tribunale ha anche condannato per falso a tre anni e sei mesi di reclusione ciascuno gli ex revisori dei conti Carmelo Stracuzi, Domenico D’Amico e Ruggero De Medici. ”Siamo ovviamente delusi dall’esito del processo, aspettiamo le motivazioni della sentenza”, ha detto uno dei difensori di Scopelliti, l’avvocato Aldo Labate.
Il tribunale di Reggio Calabria, dopo otto ore di camera di consiglio, aveva rigettato la richiesta di acquisizione di nuovi atti nel processo a carico dell’ex primo cittadino, ora presidente della Regione, e di tre ex revisori dei conti del Comune per le vicende legate alle autoliquidazioni che, secondo l’accusa, ha fatto l’ex dirigente dell’Ufficio finanza dell’Ente Orsola Fallara.
Il Tribunale ha invece accolto la richiesta di acquisizione di memorie degli imputati nella parte in cui sviluppano argomentazioni difensive.
L’avvocato Labate, difensore di Scopelliti insieme a Nico D’Ascola, aveva chiesto, in particolare, il deposito di ulteriore documentazione relativa al disavanzo di bilancio durante il periodo in cui Scopelliti è stato sindaco.
“Da uno schema riassuntivo — ha sostenuto il legale — emerge con chiarezza che su 48 milioni di euro di debiti fuori bilancio, 36 sono riconducibili alla precedente amministrazione, inclusa la cosiddetta Peo, la Progressione economica orizzontale, deliberata precedentemente alla sindacatura di Scopelliti”.
Il processo è durato quasi un anno e mezzo e ha avuto origine dalle autoliquidazioni che, secondo la procura, aveva fatto l’ex dirigente dell’Ufficio finanze del Comune Orsola Fallara, suicidatasi nel 2010.
Le parcelle che Orsola Fallara si liquidò, per un importo di 750mila euro, erano da mettere in relazione al suo incarico di rappresentante del Comune nella Commissione tributaria.
L’inchiesta, avviata dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria nell’ottobre del 2011, si è poi estesa e la Procura reggina ha disposto una serie di accertamenti tecnici sui conti del Comune dai quali sono emerse una serie di irregolarità nei bilanci dell’ente dal 2008 al 2010 pari a 170 milioni dei cui parlano gli ispettori del ministero dell’Economia per il disavanzo maturato tra il 2006 e il 2010.
Della vicenda si sono occupati anche gli ispettori generali delle Finanze.
Nel luglio del 2012 è stato disposto il rinvio a giudizio degli imputati, mentre il dibattimento ha avuto inizio il 7 novembre del 2012.
Nel corso delle udienze sono stati sentiti numerosi testimoni dell’accusa e della difesa. Scopelliti, nel corso del suo interrogatorio, aveva riferito ai giudici che il 2 novembre del 2009 chiese conto alla Fallara delle autoliquidazioni delle parcelle e la funzionaria gli disse: “Mi vergogno, ma è tutto vero”.
Da quel momento i “nostri rapporti — aveva detto Scopelliti ai giudici — si interruppero”.
(da “il Fatto Quotidiano“)
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Marzo 27th, 2014 Riccardo Fucile IL RUOLO DEI (RO)BOT… IL 10% DEI VOTI DAL CILE, ALTRI DA SERBIA E GERMANIA… L’ANALISI DEI FLUSSI DI TRAFFICO SUL SITO CHE HA GUIDATO LA CONSULTAZIONE DIGITALE INDIPENDENTISTA SVELA IL SISTEMA DI TAROCCAMENTO
I certificatori di traffico dati (Alexa pro, Trafficestimate e Calcustat) che martedì hanno
stimato per conto del Corriere del Veneto in non più di centomila persone gli elettori del comitato guidato da Gianluca Busato (numero ben lontano dai presunti due milioni e mezzo dichiarati dagli organizzatori), ieri hanno confermato le analisi (22.500 visitatori al giorno nei sei giorni di picco in cui i media stranieri e italiani hanno trattato la questione) individuando anche i server di provenienza dei voti.
E proprio da questa divisione territoriale emergono una serie di curiosità .
I presunti votanti infatti non sono concentrati soltanto in Veneto come ci si dovrebbe aspettare da un referendum sull’indipendenza, ma sono sparsi un po’ in tutto il mondo e provengono dalla Germania, dalla Spagna e dalla Serbia.
Un elettore su dieci si è addirittura collegato da un indirizzo internet corrispondente a Santiago del Cile, capitale sudamericana che evidentemente ha a cuore l’indipendenza della nostra regione dallo Stato centrale.
La spiegazione di queste presenze «straniere » tra i presunti sostenitori dell’indipendenza comunque non è così complessa.
Da qualche anno a questa parte infatti i cosiddetti bot (abbreviazione di robot) hanno superato il numero di esseri umani collegati a internet ed eseguono operazioni di routine al pari dei normali utenti.
Si tratta di programmi di società specializzate nati per accedere a pagine web, a chat e a videogiochi per eseguire compiti di routine, per garantire la sicurezza o per fare i passaggi necessari per votare a un referendum e aumentare così il traffico di dati e mettere più in vista una pagina internet sui motori di ricerca come Google.
I canali utilizzati da Busato per pompare traffico sul sito Plebisicto.eu però non sono stati esclusivamente informatici.
Anche se la scelta di utilizzare le webfarm islandesi (il sito risulta accreditato a Klapparstigur 101 Reykjavik) per sosttostare a una legislazione internet più liberal e la decisione di registrare il sito 54.83.13.17 (Plebiscito.eu) ad Ashburn in Viriginia presso Amazon Tecnologies dimostra una conoscenza professionale della rete, ad alimentare il traffico (che si è fermato a un picco ragguardevole di 135 mila visitatori in sei giorni) è stato l’utilizzo sapiente dei media stranieri.
Il 16 marzo, poco prima di lanciare la bomba referendaria, sulla scia delle tensioni indipendentiste della Crimea, Lodovico Pizzati è stato intervistato dai media russi in un servizio di Marina Tantushyan in qualità di international spokesperson di Plebiscito. eu (portavoce internazionale).
Da là è partita la bolla mediatica che ha coinvolto i media angolossasoni e americani che hanno messo sullo stesso piano le spinte indipendentiste della Crimea, della Scozia, dell’Irlanda, dei Paesi Baschi, della Catalogna e, naturalmente, del Veneto.
È soprattutto per questo che la notizia ha cominciato a girare in internet in maniera virale cedendo parte del traffico al sito di Busato che a sua volta è collegato a una galassia di siti legati al portale Venetosi.it (si noti che l’estensione questa volta è molto italiana, ndr).
Non stupirebbe dunque se Busato fosse in grado di dimostrare («su una rivista specializzata americana », ha annunciato martedì) che sul web ci sono state più di due milioni di operazioni legate al chiacchiericcio mediatico del referendum.
Inutile aggiungere che due milioni di chiacchiere sul web non si tradurranno mai in altrettanti voti nemmeno sommando i presunti elettori cileni, tedeschi e serbi dato che generalmente questi numeri si trasformano in operazioni concrete al 5%.
A proposito: il 5% di due milioni è proprio centomila, cioè il numero di votanti sul sito Plebiscito.eu.
Alessio Antonini
(da “il Corriere del Veneto”)
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Marzo 27th, 2014 Riccardo Fucile COI SOLDI UE GLI ITALIANI SI FANNO RICONOSCERE SUBITO: COLLABORATORI “LOCALI” A VOLONTA’
Un fiume di assistenti per l’europarlamentare Clemente Mastella (Udeur): tre collaboratori a Bruxelles e ben otto locali e cioè presenti sul territorio di provenienza.
Impietoso il paragone con il presidente del Parlamento europeo Martin Schulz (Pse), che nel sito dell’istituzione enumera soltanto tre assistenti.
Secondo quanto informa il Parlamento europeo, i collaboratori accreditati in aiuto ai parlamentari possono essere al massimo tre, stipendiati direttamente da Bruxelles e presenti nella capitale belga, a Strasburgo oppure in Lussemburgo.
Nessun limite invece per i collaboratori locali, che vengono assunti con un contratto del Paese di provenienza utilizzando soldi Ue.
Per gli assistenti ogni europarlamentare possiede un budget definito, che può utilizzare totalmente o soltanto in parte, lasciando il denaro non speso direttamente nelle casse del Parlamento.
Gli undici assistenti di Mastella (tre accreditati e otto locali) sono davvero molti, se paragonati alla media degli assistenti in forze presso gli uffici dei suoi colleghi Ue.
Ma c’è un europarlamentare italiano, tra i settantatrè della pattuglia europea, che addirittura supera il leader dell’Udeur: è Mario Pirillo (Pd) con 14 collaboratori.
Gli altri europarlamentari nostrani oscillano da tre assistenti – come quelli di Magdi Cristiano Allam Mario Borghezio, ai 7 del vicepresidente del Parlamento Ue Gianni Pittella (Pd), agli 8 di Ciriaco De Mita (Udc), superato a sua volta da Francesco De Angelis (Pd) con 9. Marco Scurria (Fi) uguaglia Mastella con 11 persone.
(da “Huffingtonpost”)
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Marzo 27th, 2014 Riccardo Fucile NEL MIRINO LA CAMPAGNA ELETTORALE DEL CAPOGRUPPO GRILLINO: CHIESTE SPIEGAZIONI SU 8.000 EURO DI “GESTIONE ESTRANEA AL GRUPPO” E SU 4.000 DI TFR
La Corte dei conti della Sicilia indaga sulla campagna elettorale del deputato regionale
Giancarlo Cancelleri.
E’ quanto emerge dal provvedimento con il quale i giudici contabili hanno rilevato delle anomalie nei resoconti del 2013.
In particolare, i magistrati contabili chiedono “chiarimenti in ordine al rimborso di fondi per la campagna elettorale di Rosario Cammarata (mandatario del deputato Cancelleri ndr) per un importo di 8.730 euro in quanto gestione estranea all’attività del gruppo parlamentare, nonchè in ordine all’emissione di un assegno non datato alla Point service per un importo di 136 euro”.
I giudici infine chiedono chiarimenti su oltre 4 mila euro quale accantonamento Tfr per i dipendenti esterni.
“Chiariremo tutto alla Corte dei conti”, ha commentato il deputato M5s all’Ars Giancarlo Cancelleri. “Gli ottomila euro per la campagna elettorale sono soldi raccolti dai cittadini, tutti rendicontati e rendicontabili. Li ha versati il mio mandatario sul mio conto corrente”.
Ma non solo.
La Corte dei Conti chiede al Movimento cinque stelle dei chiarimenti sulla missione dei grillini dello scorso giugno.
Si tratta di un importo complessivo di 6.927 euro. Secondo i giudici contabili “bisogna precisare la motivazione del viaggio in relazione ai compiti svolti, all’interno del gruppo parlamentare, dai singoli partecipanti alla missione”.
Non solo, i giudici ci sono anche delle ‘anomalì sui 2.674 euro spesi dal M5S per l’acquisto di libri e riviste “trattandosi di merce per la quale non è previsto il rilascio dello scontrino fiscale da parte del venditore, occorre allegare copia dei contratti di abbonamento alle testate giornalistiche, ovvero copia dei contratti di somminsitrazione stipulati con i fornitori”.
Per quanto riguarda la somma contestata per un viaggio a Bruxelles di alcuni deputati, Cancelleri parla di un “viaggio fatto per parlare di fondi europei”.
La somma contestata è quasi settemila euro.
(Agenzie)
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