Aprile 15th, 2014 Riccardo Fucile
DA MARTEDI A GIOVEDI POTRA’ ANDARE A ROMA
Silvio Berlusconi ha ottenuto l’affidamento ai servizi sociali per scontare la pena residua di un
anno dopo la condanna per frode fiscale al processo sui diritti tv Mediaset.
Il Tribunale di sorveglianza di Milano ha così accolto la richiesta dei difensori del leader di Forza Italia. La decisione è stata depositata questa mattina.
Silvio Berlusconi non potrà lasciare la Lombardia ma, se autorizzato, come da sua richiesta, potrà recarsi a Roma dal martedì al giovedì.
Questa una delle prescrizioni che accompagnano il provvedimento di affidamento in prova ai servizi sociali. Di norma, l’ex premier dovrà rincasare entro le 23.
Berlusconi sconterà un anno di pena, in realtà dieci mesi e mezzo per effetto dei benefici, in un centro dell’hinterland milanese.
I giudici hanno dunque accolto la richiesta proveniente sia dal pg Antonio Lamanna che dalla difesa dello stesso ex premier.
Evitati così i domiciliari, il leader di Forza Italia si potrà concentrare sulla prossima campagna elettorale per le europee.
Silvio Berlusconi svolgerà “l’attività socialmente utile di volontariato” presso “l’instituto per anziani indicato dall’Uepe (Ufficio per l’esecuzione penale esterna, ndr) con impegno di una volta a settimana e per un tempo non inferiore a 4 ore consecutive, secondo le modalità che verranno concordate con l’Uepe”.
Lo si legge nella nota diffusa dal presidente del tribunale di sorveglianza di Milano Pasquale Nobile De Santis a proposito dell’affidamento ai servizi sociali di Silvio Berlusconi.
Il provvedimento con cui il tribunale di sorveglianza di Milano ha concesso a Berlusconi l’affidamento in prova ai servizi sociali è stato notificato poco fa ai legali dell’ex premier.
L’ex capo del Governo a questo punto dopo avere firmato il verbale con le prescrizioni stabilite dai giudici avrà colloqui, si presume con scadenza mensile, con il responsabile dell’ufficio esecuzione penale estere, l’Uepe, di Milano.
All’esito della prova il tribunale di sorveglianza valuterà l’estinzione della pena.
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Aprile 15th, 2014 Riccardo Fucile
IL SUO AVVOCATO LIBANESE E’ IL FIGLIO DI UN EX MINISTRO CON CONTATTI IMPORTANTI CON POLITICI E MAGISTRATI
Il destino di Marcello Dell’Utri è nelle mani del serafico procuratore generale di Beirut Samir Hammoud, che arriva nel palazzo-bunker del tribunale libanese poco dopo le 13.
Il corridoio è “invaso” da funzionari dell’ambasciata italiana, dell’Interpol e della Dia e da una decina di giornalisti italiani e libanesi.
«Deve convalidare l’arresto» dice il funzionario d’ambasciata Riccardo Schicchio che sottobraccio tiene le 12 pagine dell’ordine di cattura internazionale emesso dalla Corte d’Appello di Palermo, la stessa che ha condannato Dell’Utri a sette anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa.
Ma Dell’Utri non arriva. Non è stato “convocato” semplicemente perchè secondo il procuratore generale non c’è nulla da convalidare: «In linea di principio – dice – il signor Dell’Utri può rimanere in stato di arresto a Beirut fino alla decisione sulla richiesta di estradizione dall’Italia.
Fino ad allora non ho nemmeno l’obbligo di vedere il detenuto».
Insomma per ora Dell’Utri rimane agli arresti. Ieri però è stata avanzata la richiesta di una perizia medica. L’ha depositata un enigmatico avvocato libanese, Nasser El Khalil, figlio di Kazim El Khalil, più volte ministro, cofondatore con l’ex presidente della Repubblica Camille Chamoun del partito Al-Ahara (National Liberal Party).
L’esito della perizia medica potrebbe offrire il destro al procuratore generale di modificare lo status di Dell’Utri, mandandolo agli arresti domiciliari oppure in ospedale.
Lo stesso avvocato in poche ore ha ottenuto di fare incontrare l’ex senatore con la moglie Miranda Ratti ed il figlio Marco.
«El Khalil – dice una fonte giudiziaria libanese – è un avvocato di “contatti” molto autorevole con politici e magistrati. Potrebbe ottenere molte cose».
El Khalil ieri entrava ed usciva dalle stanze della procura come se fosse a casa sua.
Ai giornalisti ha detto di chiamarsi con un altro nome, invitandoli a scrivere che «non si può arrestare una persona libera soltanto per la presunta intenzione di fuggire dall’Italia».
Hammoud da parte sua ricorda di aver approvato tre giorni fa l’esecuzione del mandato di arresto di Dell’Utri. «Ora attendo la richiesta di estradizione. Quando arriverà , la studierò e poi prenderò le mie decisioni».
La richiesta di estradizione è in preparazione al ministero della Giustizia. Vanno tradotte in arabo 500 pagine della sentenza di condanna. E il dossier dovrebbe partire dopo la decisione della Cassazione sui 7 anni inflitti in Appello a Dell’Utri. L’udienza è in programma proprio oggi. Ma quasi certamente ci sarà un rinvio.
I difensori dell’ex senatore di Forza Italia, Massimo Krogh e Giuseppe Di Peri, sono infatti entrambi ammalati e hanno presentato istanza per cambiare la data dell’udienza.
Lo slittamento dovrebbe essere concesso. I tempi della prescrizione — che scatta il 1° luglio — vengono congelati.
A Beirut Dell’Utri resta dunque nella camera di sicurezza della polizia, una stanza di 4 metri per 4, in isolamento e quindi senza giornali e tv.
«Attendo con serenità quanto accadrà Roma, non preoccupatevi» ha detto ai familiari, che gli hanno portato libri e medicinali.
Francesco Viviano
(da “La Repubblica“)
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Aprile 15th, 2014 Riccardo Fucile
ORA SI TRASFORMA IN DIVERSAMENTE LECCANTE
Fra i titoloni dei paginoni dedicati dai giornaloni alla notizia sconvolgente del passaggio di Paolo
Bonaiuti da Forza Italia al Ncd, il migliore è senz’altro quello della Stampa: “Berlusconi non ricuce. E Bonaiuti diventa lo stratega di Alfano”.
La qual cosa conferma alle masse di fans alfaniani “che il vento comincia a girare dalla parte giusta”.
Le sedi Ncd in tutt’Italia sono state prontamente transennate 24 ore su 24 per arginare l’incessante afflusso di nuovi adepti, al seguito dell’ex ventriloquo berlusconiano, noto trascinatore di folle.
Nato a Firenze nel 1940, giornalista del Giorno poi del Messaggero fino ai gradi di vicedirettore, Paolino Bonaiuti era molto di sinistra.
Ancora nel gennaio ’94, quando Emilio Fede chiese le dimissioni di Montanelli dal Giornale perchè non obbediva al suo (di Fede) padrone, Bonaiuti tuonò sul Messaggero in un editoriale dal titolo sarcastico “Va in onda la liberal-democrazia”: “Dal pulpito di Rete4 è stata impartita ieri sera una lezione di intolleranza. Proprio mentre infuria la polemica su quanto sia favorito rispetto ai concorrenti un candidato alle elezioni che possiede tre reti televisive, l’invito di Emilio Fede a cacciare Indro Montanelli perchè troppo autonomo è il primo esempio pratico del livello di ‘indipendenza’ che potrebbe crearsi all’interno dell’impero di Berlusconi.
Questo episodio moltiplica l’inquietudine, perchè lascia capire quanto potrebbe essere forzatamente massiccio e compatto il sostegno al Cavaliere degli organi di informazione del gruppo. Guai a chi si azzardasse a uscire, anche per un attimo, dal coro. La durezza dell’intervento, preannunciato proprio perchè avesse maggiore risonanza, mostra lontane tentazioni da Minculpop e lascia sbigottiti… Resta da vedere se Berlusconi presterà orecchio a questi consigli. Speriamo che non lo faccia e si mostri del tutto estraneo all’iniziativa. Anche perchè condividerla sarebbe mossa improvvida per chi si presenta come un campione della liberaldemocrazia”.
Pochi giorni dopo B. mise alla porta Montanelli e due anni dopo Bonaiuti divenne il suo portavoce (e il suo sottosegretario a Palazzo Chigi).
Per 18 anni, con la sua calotta color polenta da Mastro Ciliegia e la sua boccuccia a cul di gallina, è stato la sua ombra, sempre alle sue spalle a fare la faccina estasiata a ogni sua cazzata, a muovere la testa su e giù, a sottolineare anche con gesti manuali le meraviglie che uscivano da quella boccuccia, sempre pronto a giustificare le gaffe del capo, o a smentire e minimizzare quelle proprio indifendibili.
Quando il padrone finiva al San Raffaele, lui era la caposala e gli cambiava il pappagallo.
La domenica, mentre il capo era fuori per i puttantour, riceveva i tg per rassicurare gl’italiani che tutto andava a meraviglia (il suo intervento chiudeva regolarmente l’album delle figurine nei “panini” di regime).
Poi fu addirittura promosso a comparsa da talk-show, scudo umano pronto a difendere e a rivendicare tutto l’indifendibile.“Le leggi ad personam nascono dai processi ad personam contro B”, era uno dei refrain.
E se la Consulta le bocciava era perchè “è dominata dalla sinistra: 11 a 4!”. Dati inventati, numeri a caso, statistiche e sondaggi di pura fantasia, come quando sparò che “il presidente Berlusconi ha un gradimento attorno al 70%” (14 maggio 2002). Infatti B. l’aveva appena messo a capo della “task force del governo contro gli aumenti dei prezzi” dopo l’arrivo dell’euro.
“Il Presidente Berlusconi non è intervenuto, non sta intervenendo e non interverrà nella vicenda Rai”, giurava Polentina mentre B. occupava militarmente Viale Mazzini e ne cacciava Biagi, Santoro e Luttazzi.
“È una bolla di sapone, finirà nel nulla”, salmodiava a ogni sexy-scandalo del Cavaliere di Hardcore.
E le tre strappone fotografate da Oggi sulle ginocchia dell’anziano latrin lover a Villa Certosa? “Delegate della federazione giovanile Pdl a una riunione politica alla presenza dei fidanzati”.
A volte, credendosi il capo del Minculpop, chiamava i giornali per bloccare notizie vere (tipo quando Scajola disse che Marco Biagi appena ucciso dalle Br era“un rompicoglioni”) o protestare per commenti sgraditi (ne sa qualcosa De Bortoli per gli editoriali di Sartori sul conflitto d’interessi, e persino per le vignette di Giannelli).
B. dava dei “pazzi, antropologicamente diversi dal resto della razza umana” a tutti i magistrati? “Solo battute in libertà , al limite del paradosso”, spiegava Paolino.
Il Cavaliere rivelava di avere strappato a Helsinki l’autorità europea del cibo “rispolverando le mie arti di playboy con la presidente finlandese Halonen”?
“Una carineria detta in clima festoso”, chiosava il portacazzate. Prodi vinceva d’un soffio le elezioni del 2006? “Abbiamo il Senato con oltre il 50% e 350 mila voti di differenza”, vaneggiava il viceballista.
Quando Previti finì a Rebibbia per ben tre giorni (su 7 anni e mezzo di condanna), anche lui partecipò al pellegrinaggio di italoforzuti nella cella del nuovo Pellico.
E quando B. presentò una memoria piena di balle in tribunale per farsi assolvere al processo Mills, emise una nota che non ammetteva repliche: “Le annotazioni del presidente B. imporrebbero, di per sè sole, la piena totale assoluzione”.
Basta chiedere all’imputato: scusi, lei è colpevole o innocente? Innocente. Ah, beh, allora è assolto con tante scuse.
Mai un plissè , un dubbio, un cedimento, un crampo alla lingua. Fino all’altro giorno, quando il suo ufficio a Palazzo Grazioli è stato sbaraccato senza avvertirlo e le sue cose, ammassate negli scatoloni, sono finite nel cortile.
A quel punto non ci ha visto più, o meglio ha visto passare davanti ai suoi occhi gli ultimi vent’anni della sua vita, ed è emersa un’insanabile “divergenza politica”.
Con chi? Con se stesso.
Ma lui l’ha superata con agile balzo traslocando lingua e bagagli alla corte di Alfano e degli altri “diversamente berlusconiani”.
Nel ruolo di “stratega”. Cioè di diversamente leccante.
Marco Travaglio
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Aprile 15th, 2014 Riccardo Fucile
“SONO ANDATA AL CORTEO A VOLTO SCOPERTO CON ZAINETTO E PANINO, CHE SENSO HA MANGANELLARE ANCHE CHI NON FA NULLA DI MALE?”
“Ho il
braccio ancora gonfio, vedi? E anche qui, dietro la spalla, un’altra manganellata”. La ragazza della foto è seduta sul gradino di un marciapiede davanti al Teatro Rossi Aperto di Pisa, centro storico, zona universitaria.
Mattina di ieri. Scarpe Doc Martens, fili di stoffa ai polsi, occhi verdi.
Ha parcheggiato la sua bicicletta vicino a un muro, tra una lezione e l’altra: «Studio Scienze per la Pace, è una laurea triennale».
Deborah Angrisani è la ragazza dell’immagine diventata simbolo degli scontri di sabato a Roma.
È la giovane finita a terra che l’amico (Andrea Coltelli, 20 anni, viareggino) cerca di proteggere e che invece un poliziotto calpesta come hanno mostrato le foto di Repubblica.it prima e il video di Servizio Pubblico poi.
Deborah ha 22 anni, è di Trento, mamma infermiera, papà finanziere, un fratello. Vive a Pisa per studiare: «Mi piacerebbe lavorare negli aiuti umanitari».
Cominciamo dalla foto scattata fra piazza Barberini e via del Tritone…
«Quella maledetta immagine…»
Perchè maledetta?
«Perchè ha concentrato l’attenzione su un’idea quasi romantica della manifestazione facendo passare in secondo piano perchè eravamo lì: per il diritto alla casa, al reddito, alla dignità ».
Andrea che ti fa da scudo per proteggerti dalla polizia, non cancella il clima intorno. Si vede chiaramente il piede del poliziotto che ti calpesta.
«Il gesto di Andrea è stato un gesto spontaneo, di solidarietà come ne ho visti tanti altri in piazza. Un attimo prima ero corsa da lui perchè l’avevo visto sanguinante. Gli ho urlato: “Andre, scappa, scappa”, e ho cercato di mettergli la mia sciarpa sulla ferita. È stato disumano quello che ha fatto la polizia, ero terrorizzata dalla violenza che era sotto i miei occhi. Volevamo allontanarci, ma la piazza era chiusa da ogni parte dalle forze dell’ordine. Ci hanno manganellato da dietro, mentre scappavamo, io sono inciampata o mi hanno spinto… nemmeno ricordo».
Nelle immagini tu sei per terra e un poliziotto ti sale sopra.
«Lì per lì pensavo fosse stato un calcio, il giorno dopo a casa ho visto le foto di Repubblica. it e ho capito meglio cosa mi aveva fatto ».
Cosa provi per lui?
«Niente, proprio niente».
Il capo della polizia Alessandro Pansa, lo ha definito “un cretino”. Lui si è presentato ieri in questura.
«Lo ringrazio per essersi presentato, spero che lo facciano altri che hanno picchiato. C’era un uso diffuso della violenza da parte delle forze dell’ordine, altri ragazzi sono stati picchiati. Il poliziotto che mi ha calpestato non lo posso perdonare, ma voglio dire che non può essere il solo a pagare. È sotto gli occhi di tutti quello che è successo, c’erano giornalisti fotografi, telecamere. Ricordo che mentre ero a terra qualcuno che riprendeva mi gridava: “Girati che non ti si vede…”. Ecco, siamo arrivati a questo?».
In piazza c’era anche chi ha tirato bottiglie e torce, chi aveva bastoni e caschi, a volto coperto.
«Li ho visti quelli con i caschi, ma non so chi fossero perchè si siano messi davanti al corteo e abbiano rovinato il clima. Io sono andata alla manifestazione a volto scoperto, con il mio zainetto con dentro una merenda e un panino. E sono tornata cambiata da Roma».
In che senso?
«Che non posso dimenticare quello che ho visto, sento ancora la paura. Ripeto, eravamo disarmati e a volto scoperto: ci hanno inseguito e picchiato. Ho visto proprio partire la seconda carica, i manganelli alzati. Quando ero a terra gridavo: “Basta, basta”, ho provato anche a fare un segno di pace con le dita ».
Poi cosa è successo?
«Andrea ha preso altre manganellate, il sangue gli colava dalla testa. Un poliziotto ci ha fatto alzare. Appena in piedi l’ho guardato e gli ho detto: “Ma cosa fate?”. Un altro accanto a lui, quello che in una foto si vede con i baffi e con una mano in avanti, ci ha urlato: “Siete della gente di merda”. Mi hanno colpito tanto anche i commenti spietati che ho letto sui social network contro noi manifestanti, ci hanno dato dei sovversivi… Io sono pacifista, contro la violenza».
Avevi partecipato ad altri cortei in passato?
«Una volta contro il nucleare, un’altra contro un inceneritore che volevano costruire a Trento, ma erano cose piccole. Questa è stata la mia prima grande manifestazione».
Siete andati al pronto soccorso a farvi medicare?
«Due signori hanno visto Andrea che sanguinava e ci hanno detto: “Prendete un taxi, ve lo paghiamo noi”. Invece due tassisti hanno rifiutato di farci salire, non volevano rogne, uno ha detto: “E se questo sviene?”. Così abbiamo preso la metro per andare al pronto soccorso…».
Squilla il cellulare, è Andrea.
«Ci siamo conosciuti all’università anche lui faceva Scienze per la Pace, ma poi ha smesso. A Roma siamo andati in una quindicina prendendo un pullman in affitto con un po’ di movimenti della zona».
Andrea arriva sul lungarno pisano a bordo di una Panda scassata. Ha un cerotto sulla fronte.
«Mi hanno dato dei punti, mi sta curando mamma che fa l’infermiera. Ci hanno caricato mentre scappavamo, in terra feriti eravamo in tanti».
Vive a Viareggio dove concentra la sua attività nelle “Brigate sociali antisfratto”, gruppo che riunisce alcune sigle dell’area antagonista. In via Matteotti c’è una casa occupata: «Era vuota, del Comune, il movimento ci ha messo cinque famiglie che avevano avuto gli sfratti esecutivi, lo vedi quanti bambini giocano in cortile? Ci sono troppe ingiustizie, gli ultimi non si possono abbandonare e noi li aiutiamo così… ».
Laura Montanari
(da “La Repubblica“)
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Aprile 15th, 2014 Riccardo Fucile
DOPO QUELLO DEL NAZARENO NUOVO INCONTRO A PALAZZO CHIGI… SE DIVENTA TERZO PARTITO, FORZA ITALIA POTREBBE NON VOLERE PIÙ L’ITALICUM
Atto secondo. Ieri sera intorno alle nove. A Palazzo Chigi per cena, nell’appartamento privato
del premier.
Con Renzi c’è il fido Lorenzo Guerini, l’uomo delle trattative più difficili, lo stesso che andò a prendere l’ex Cavaliere all’arrivo nella sede del Nazareno a gennaio.
Con Berlusconi ci sono sia Denis Verdini, lo sherpa che ha il compito di tenere contatti e patti tra i due, sia Gianni Letta, l’ambasciatore tradizionale di B. presente anche al Nazareno tre mesi fa, al primo vertice tra i due.
La notizia si sparge poco prima, ma i due sanno di vedersi già da domenica. Ed è per questo che Silvio Berlusconi anticipa di un giorno il suo rientro a Roma, all’ora di pranzo.
La versione ufficiale diramata dai suoi fedelissimi riferisce solo del “lavoro sulle liste per le Europee”, all’inizio di una settimana scandita dall’epurazione di Paolo Bonaiuti da Forza Italia.
In realtà , una volta a Palazzo Grazioli, per l’ex Cavaliere comincia una lunga giornata di contatti. Il solito Gianni Letta è incaricato di seguire la partita delle nomine che si sta giocando nel governo.
La conferma del nuovo vertice arriva nel pomeriggio: “Allora vi vedete alle ventuno, quando le nomine sono annunciate”.
Nel cerchio magico di B. spiegano così l’accelerazione: “Nessuna sorpresa, l’incontro era deciso da tempo. Solo che uno (Renzi, ndr) aveva sempre da fare, l’altro rischiava (Berlusconi, ndr) l’arresto”.
In teoria la decisione del tribunale di sorveglianza ancora non c’è e così Berlusconi ha ottenuto quello che voleva da tempo: incontrare il premier e ottenere una nuova legittimazione da padre della patria.
Motivo ufficiale del secondo colloquio tra i due, al riparo dei flash e delle telecamere, sono infatti le riforme.
Perchè con la dissoluzione di Forza Italia in atto, il patto del Nazareno è a rischio, e con esso la riforma del Senato e soprattutto l’Italicum, contro cui la minoranza Pd sta combattendo una battaglia senza quartiere.
Le riforme sono state argomento toccato anche nell’incontro tra il presidente del Consiglio e Napolitano, ieri a ora di pranzo.
A rischio soprattutto l’Italicum: una legge fatta in un patto di Pd e Fi, con tanto di ballottaggio tra i due partiti principali, potrebbe non avere più senso se le europee confermano che Grillo supera di molto Fi.
Insomma, spiegano al Quirinale, a rischio è l’intero quadro politico.
Dal cerchio magico di B. la prospettiva è però unilaterale: “Il presidente vuol capire fino a che punto le divisioni nel Pd impediranno il cammino delle riforme. Ovviamente si parlerà anche del Senato, questo qui come è uscito dal testo di Renzi non ci piace”.
Dallo stretto entourage del premier, invece, la spiegazione è molto più piana: “Berlusconi ci ha chiesto un incontro e lo facciamo”.
In realtà , spiegano, Renzi si era dimostrato disponibile da giorni. E poi, ancora: “Prima delle nomine non poteva farsi, adesso sì”. Perchè, come dice il premier ai suoi, altrimenti si sarebbe detto che le trattava direttamente con l’ex Cavaliere.
Quello che Renzi va a vedere, in realtà , è se l’alleato Silvio è ancora in grado di garantirgli i risultati trattati a gennaio.
Il sottosegretario di Palazzo Chigi, Graziano Delrio, non a caso, parla di “manutenzione perchè c’era un certo nervosismo di Berlusconi”. Chiaro riferimento alle vicende giudiziarie. I berlusconiani usano un termine simile, “tagliando”. Sennò l’unico orizzonte diventa il voto. Magari anche a giugno. Riforme, riforme, riforme. Anche se da giorni Berlusconi ha la testa solo per la decisione dei magistrati di Milano sui servizi sociali da scontare per condanna Mediaset. La questione ovviamente ha fatto capolino a tavola.
E alla fine , dopo due ore e passa di colloquio, tra una portata e l’altra i due arrivano all’unica conclusione possibile, con il quadro dato: ognuno deve cercare di tenere a bada i suoi in attese del risultato delle europee.
Più che un accordo sembra una tregua. Da varare alla prova dei fatti: intanto c’è il voto sulla riforma del Senato, che Renzi deve portare a casa senza se e senza ma in prima lettura a Palazzo Madama entro il 25 maggio.
E l’Italicum è sempre più lontano.
Fabrizio D’Esposito e Wanda Marra
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Aprile 15th, 2014 Riccardo Fucile
IL LEADER EMERGENTE GIUSEPPE PRETE: “DATI DEF SOVRASTIMATI, TAGLI IPOTETICI”…”CRESCONO I NUOVI POVERI, LA FLESSIBILITA’ NON CREA LAVORO VERO, ALLUNGA SOLO L’AGONIA DEI GIOVANI”… “TRASPARENZA NEGLI ATTI PUBBLICI E I CANDIDATI DICHIARINO PRIMA IL LORO STATO PATRIMONIALE”… “REFERENDUM CONTRO L’ITALICUM, UNA LEGGE TRUFFA”
Presidente, gli ultimi mesi l’hanno vista correre da nord a sud del Paese in un moltiplicarsi di iniziative locali di Mgo: ha deciso di “correre” più di Renzi?
Il Movimento Gente Onesta, grazie all’Italicum, è obbligato a correre più di chiunque altro se vuole sopravvivere e restituire la democrazia agli italiani. Abbiamo la netta convinzione che nel 2015 si tornerà al voto ed è per questo che non dobbiamo e non possiamo fermarci. Siamo obbligati ad una coalizione e quando sarà il momento vogliamo essere organizzati e vincenti. Non voglio farmi schiacciare da altri che non conosco e di cui non ne so nulla. Qui tutti si dichiarano onesti. Vedremo…
Quale giudizio esprime sul Def del nuovo governo e in particolare sugli 80 euro che verranno elargiti ai dipendenti con un reddito sotto i 25.000 euro?
Cominciamo col dire che il documento del governo indica numeri non credibili. I dati sulla produzione industriale indicano che la crescita, se ci sarà , nel primo trimestre sarà ancora al di sotto del pil. Il Def invece mette nero su bianco ipotesi di crescita dell’economia irrealistiche: lo 0,8% di quest’anno è di almeno 2-3 decimi di punto sopra tutte le previsioni. Per il 2015, l’1,3% indicato è altresì poco credibile. L’1,9% nel 2018 è addirittura un dato da superenalotto miliardario. Tutto questo impianto del DEF risulta sovrastimato.
Quindi?
Su queste differenze può aprirsi il contenzioso con l’Ue. Basti pensare che già l’FMI ne contesta i dati. Renzi ci illude prevedendo una manovra strutturale — il famoso taglio delle tasse — coperta, si fa per dire, in misura consistente da “una tantum” come le entrate Iva derivanti dal pagamento dei debiti delle pubbliche amministrazioni, che non rappresentano nuove risorse, e come la tassa a carico delle banche per la plusvalenza sulla cessione delle azioni di Bankitalia da loro possedute che producono un equivalente ammanco nei prossimi esercizi. E per il resto da tagli di spesa in parte del tutto ipotetici e per 3 miliardi, sui 10 complessivi degli sgravi Irpef, relativi a risparmi già impegnati nell’ultima manovra del governo Letta.
Il tutto per mettere in tasca i famosi 80 euro lordi a qualche milione di italiani — ma non a tutti quelli indicati, se si considera l’incidenza degli interventi sulle detrazioni — che neppure sappiamo se li spenderanno (a beneficio dell’economia) o li risparmieranno (a beneficio loro).
In Italia vi sono 4 milioni di poveri senza reddito e 7 milioni di pensionati che vivono con meno di 1000 euro: è normale che a loro il governo non pensi?
In Italia abbiamo il 3% di soglia di povertà assoluta e il 15% di povertà relativa, un livello allarmante di disagio soicale Quelli senza reddito non producono e sono un costo per lo Stato: per fortuna che c’è la Charitas, ma un governo serio non può pensare che i problemi li debbano risolvere le associazioni di volontariato sociale.
La disoccupazione giovanile ha superato il 43%: le misure del governo sulla ulteriore flessibilità contrattuale sono un rimedio o solo un favore alle imprese?
La disoccupazione giovanile è già oltre il 43% e tenderà ad aumentare. Non dimentichiamo che le grosse industrie sono fuggite all’estero e, a causa di queste fughe, le piccole imprese soffrono o chiudono. La flessibilità contrattuale non cambierà nulla per i giovani, anzi allungherà l’agonia di non vedersi assumere con contratti stabili. Una proposta oscena.
Berlusconi, Renzi e Grillo hanno in comune una certa propensione a “vendere sogni” e a saper gestire la comunicazione: gli italiani vivono di realismo o di speranze oniriche?
Se continui a votare quelli che hai sempre votato, continuerai a ottenere ciò che hai sempre ottenuto: nulla. Purtroppo molti italiani ancora vivono di illusioni e continuano a credere in questi partiti, nonostante tutto.
Molti giuristi denunciano una “tendenza autoritaria” insita nell’Italicum: è auspicabile in un Paese come il nostro concentrare il potere in “un uomo solo al comando” ?
Il Movimento Gente Onesta lancia il referendum contro la nuova legge elettorale perchè se aspettiamo il nuovo verdetto della Cassazione passeranno altri 20 anni. E intanto andremo al voto con una nuova legge incostituzionale. Siamo sicuri di non essere gli unici itaiani a vivere con questo stato d’animo. Ne siamo certi perchè i sostenitori del Movimento stanno aumentando a vista d’occhio e ci chiedono di fare qualcosa, ci chiedono di rappresentarli nella loro battaglia contro chi ci comanda senza essere stato neanche eletto.
Da oggi, quindi, sarà guerra contro tutti quelli che, appoggiandosi ai grandi partiti, taglieranno fuori i veri rappresentanti di questo Paese. Il Movimento Gente Onesta non si ferma. Siamo appena all’inizio di una battaglia in cui sacrificheremo tutto il nostro tempo necessario per cambiare la rotta di un Paese oramai alla deriva.
I maggiori partiti sono alle prese con “minoranze interne”: il Pdl si è diviso in due, nel Pd le critiche a Renzi pare non siano ammesse, nel M5S chi dissente viene cacciato: lei crede nella democrazia interna ai partiti?
Dai segnali che arrivano, presto l’ex Pdl si dividerà in più partiti. Come fu per l’allora Democrazia Cristiana, oggi divisa in un numero imprecisato di segmenti. Anche Renzi e Grillo hanno caratteristiche comuni con una eccezione: Renzi dice di voler rottamare, ma solo a parole, e non è chiaro chi agisce dietro di lui. Grillo invece sceglie i candidati su internet e li elimina su internet. Penso alla trasmissione “The Apprentice”: Sei fuori. Quello che è mortificante per chi prova a dissentire è che viene messo alla gogna sul suo blog da persone non meglio identificate e alla mercè di esaltati pentastellati.
Parliamo del suo Movimento che si sta radicando sul territorio: a Livorno vi dovevate presentare alle comunali, i sondaggi vi gratificavano di un buon punto di partenza, poi il vostro candidato sindaco si è ritirato. Ha forse subito pressioni? Davate fastidio a qualcuno? Il fatto di non averlo sostituito con un altro è stato eticamente apprezzabile, è una decisione insolita per un partito.
Il candidato sindaco del Movimento Gente Onesta per Livorno, si è infatti tirato indietro proprio nel giorno in cui doveva essere ufficializzata la sua candidatura. Una giornata organizzata e voluta dallo stesso candidato che, a poche ore dall’inizio, ha preferito tornare sui suoi passi. La volontà di schierare un candidato sindaco a Livorno era maturata dopo i risultati di alcuni sondaggi sviluppati sul territorio, dove chiaramente emergeva la possibilità di riuscire a ritagliarsi uno spazio in una città esasperata dalle ultime legislature. Il Movimento Gente Onesta ha impegnato tutte le sue forze nel riuscire a trovare validi uomini che rispettassero i valori di un movimento dove la trasparenza e la lealtà la fanno da padroni. Il ritiro della sua candidatura è stato un danno sia per Livorno che per lo stesso Movimento. Trovandomi, dunque, in una situazione difficile ho preferito ritirarmi. Ci sono state, altre proposte di candidatura, ma a questo punto abbiamo preferito rimanere spettatori. Se si vuole cambiare davvero, dobbiamo cambiare prima noi stessi. Questo non è un gioco, questa è politica. In bocca al lupo Livorno.
Giovedì prossimo si terrà il primo vostro congresso regionale in Lazio. Segue a un incontro con
diversi sindaci del territorio che avete svolto poche settimane fa. E’ il segno di una svolta per Mgo?
Parliamo di incontri svolti con candidati “sindaci” per elezioni amministrative di maggio nel Lazio e con alcuni sindaci di liste civiche. Ma visti i tempi ristretti, le cose fatte in fretta non mi convincono. Continuo a ripetere a tutti, stampa e tv, il Movimento Gente Onesta nasce per cambiare l’Italia partendo da Roma e poi a scendere. Bisogna prima lavorare per cambiare alcune leggi, abolire del tutto le province, normare per legge la trasparenza degli atti pubblici dei pubblici uffici, compresi quelli locali. Ecco perchè la scelta di partire prima dal “centro” del problema. Giovedì celebriamo il primo congresso regionale MGO grazie ad un gruppo di piccoli imprenditori che hanno sposato la nostra causa e ha deciso di proseguire con noi il percorso piuttosto che continuare a credere al “bugiardo” di turno. Quei piccoli imprenditori con i quali, e per i quali, ho deciso di combattere.
Alle elezioni europee appoggiate qualche partito o qualche candidato? Quale indicazione di voto date?
Spero in una giornata di sole e vorrei andarmene in Liguria al mare quel giorno.
Lei è uno dei pochi politici che ha pubblicizzato, prima ancora di essere eletto, i suoi beni: un unico appartamento acquistato con un mutuo e nessun titolo bancario. Sarà una dichiarazione richiesta anche ai futuri candidati del suo partito?
Chi sceglie di far politica lo deve fare come regola. Io l’ho fatto e se predico trasparenza…lo devo essere fino in fondo. Da noi funzionerà cosi. A buon intenditor…
In questi anni in cui ha posto le basi del suo Movimento: cosa non rifarebbe e quale pensiero invece le ha dato la forza di andare avanti?
Rifarei tutto quello che ho fatto. È stato, lo è ancora, un laboratorio anche per me e in questo primo anno ho vissuto la realtà con occhi diversi, pensieri diversi. Non sono uno che si tira indietro nelle cose e se ho deciso di iniziare un percorso, partendo dal più difficile, è perchè ne sono convinto e determinato.
Tre aggettivi per essere un leader credibile…
Onesti, sinceri e leali con tutti. Ma non fessi.
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