Maggio 6th, 2014 Riccardo Fucile CALDEROLI: “BERLUSCONI ALLE 20.20 MI TELEFONAVA DICENDOMI DI TENERE DURO, ALLE 21.15 HA SALVATO IL GOVERNO, E’ UN TRADITORE”… E ORA L’INCIUCIO POTREBBE COSTARE CARO ELETTORALMENTE
Altro che fare presto. 
Il governo è costretto a minacciare la crisi per farsi seguire da subito dalla maggioranza che lo sostiene. E nemmeno basta del tutto.
In commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama un ordine del giorno presentato da Roberto Calderoli che prevede il Senato elettivo è passato con 15 voti, uno dei quali è quello di Mario Mauro, il leader dei Popolari per l’Italia che fanno parte della maggioranza di governo.
Poi il testo base del governo è stato approvato con i voti di Forza Italia.
“Molto bene, non era facile. La palude non ci blocca! E’ proprio #lavoltabuona” esulta il presidente del Consiglio Matteo Renzi. ”E’ una serata assolutamente positiva, è stato fatto un passo avanti importante, perchè è stato adottato come testo base il ddl del governo” aggiunge il ministro per le Riforme Maria Elena Boschi.
Ma il senso della giornata è quello che disegna il capogruppo di Forza Italia in Senato Paolo Romani: “Forza Italia è stata determinante e senza di noi non sarebbe passato il testo base. Abbiamo votato l’ordine del giorno Calderoli e grazie a noi è passato; abbiamo votato il testo base e grazie a noi è passato. Questo dimostra che siamo determinanti per il cammino delle riforme che, grazie a noi, può partire”.
In realtà il giallo si è verificato anche nel centrodestra d’opposizione. “Abbiamo vinto noi e il Governo ha perso — dice Calderoli — E se ne sono usciti vivi la ministra e Renzi è solo per il tradimento di Berlusconi, che fino alle ore 20.20 al telefono con me mi diceva ‘mi raccomando tieni duro, il testo del Governo non deve passare prima del 25 maggio. Noi ti seguiamo fino in fondo’. Poi alle 21.15 ha cambiato idea. Forse sarà il fascino della ministra, fossi nella Pascale mi preoccuperei”.
Il testo base del governo è stato approvato alla fine dalla commissione con 17 sì e 10 no, grazie al cambiamento di schieramento di Forza Italia.
Un tradimento che potrebbe costare caro elettoralmente: se Forza Italia è diventata la ruota di scorta di Renzi, tanto vale votare direttamente Renzi…
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Maggio 6th, 2014 Riccardo Fucile L’ESECUTIVO VOLEVA IMPORRE IL PROPRIO DDL COME TESTO BASE… MAURO VOTA CONTRO E MINEO FA MANCARE IL SUO VOTO: FINISCE 15 A 13
La maggioranza si spacca sulla riforma del Senato: sono stati infatti 15 i sì all’ordine del giorno presentato da Roberto Calderoli, che di fatto ha aperto delle crepe tra coloro che sostengono l’esecutivo.
Oltre al rappresentante del Carroccio hanno votato a favore i cinque senatori di Forza Italia, i quattro del M5S, Sel, ma anche Mario Mauro dei Popolari per l’Italia, appartenente alla maggioranza.
Il suo voto, considerando i 13 no, è stato decisivo.
Dopo la prefazione dell’Odg Calderoli, la commissione Affari Costituzionali ha perciò sospeso i lavori.
L’ordine del giorno, infatti, precluderebbe alcuni parti della proposta messa a punto dalla presidente della Commissione, Anna Finocchiaro.
Boschi a rischio?
L’ordine del giorno di Calderoli differisce da quello di Finocchiaro su un punto essenziale, vale a dire le modalità di elezione del futuro Senato.
Il testo presentato dal senatore leghista prevede che i senatori di ciascuna regione siano eletti a suffragio universale dai cittadini della stessa regione contestualmente ai Consigli regionali.
Ora ci si chiede se questo voto negativo possa avere conseguenze sulla stabilità del Governo e sulla posizione del ministro Boschi che aveva fortemente caldeggiato la riforma del Senato
Secondo quanto riportano diverse agenzie di stampa, durante l’acceso dibattito con membri della maggioranza all’interno della Commissione, il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi avrebbe addirittura ventilato l’ipotesi di sue dimissioni se il testo base approvato avesse differito da quello del governo, con conseguente possibili dimissioni del presidente del Consiglio.
Ma il ministro all’Adnkronos ha smentito immediatamente: “Non l’ho mai detto”.
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Maggio 6th, 2014 Riccardo Fucile BLOCCATE LE INDAGINI DI DI MATTEO: “NON E’ UN PM DELLA DDA”… LE NUOVE REGOLE IN VIGORE DA MARZO
Nino Di Matteo non potrà fare più nuove indagini sulla trattativa fra i vertici della mafia e pezzi
dello Stato. Anche Roberto Tartaglia dovrà fermarsi.
E, fra un mese, la stessa sorte toccherà a Francesco Del Bene.
Tira un’aria pesante nelle stanze blindate della Procura. Il pool di Palermo è praticamente azzerato, resta soltanto il coordinatore del gruppo, il procuratore aggiunto Vittorio Teresi.
È il primo drammatico effetto di una circolare arrivata dal Consiglio superiore della magistratura il 5 marzo scorso: ordina che tutti i nuovi fascicoli d’inchiesta sulla mafia debbano essere affidati esclusivamente a chi fa parte della Dda, la direzione distrettuale.
E Di Matteo è formalmente scaduto da quattro anni, ufficialmente è assegnato al gruppo che si occupa di abusi edilizi. Tartaglia, invece, non fa ancora parte della Dda.
Fino ad oggi, i due magistrati che hanno istruito il processo in corso a Palermo sono stati solo «applicati» al pool.
Il terzo componente del gruppo, Francesco Del Bene, è l’unico ancora legittimato a fare nuove indagini, ma fino al primo giugno, poi scadrà anche lui dall’incarico decennale in Dda.
La circolare del Csm spedita a tutte le procure d’Italia è perentoria: nessun nuovo fascicolo antimafia potrà più essere gestito da chi non fa parte della direzione distrettuale, «salvo casi eccezionali».
E i casi eccezionali sono particolari competenze «nei delitti contro l’economia, la pubblica amministrazione, la salute e l’ambiente».
Oppure, dice il Csm, tutti i componenti della Dda dovrebbero avere dei carichi di lavoro tali da non poter condurre più altre indagini.
Così, al procuratore di Palermo Francesco Messineo non è rimasto che fermare una nuova importante assegnazione a Di Matteo e Tartaglia.
Quale, resta un segreto d’indagine. Ma sembra che riguardi proprio gli sviluppi di una serie di accertamenti fatti in questi ultimi mesi.
Perchè, ormai, non è più un mistero che i pm di Palermo hanno proseguito le indagini sulla trattativa anche dopo l’inizio del processo in Corte d’assise: l’estate scorsa, si sono presentati con la Dia nelle sedi romane dei servizi segreti per acquisire una montagna di documentazione. Di recente hanno poi continuato a interrogare decine di uomini delle istituzioni come testimoni.
Il pool di Palermo sta cercando di chiarire il ruolo della misteriosa Falange Armata, la sigla che rivendicava gli attentati del 1992-1993 ai centralini delle agenzie di stampa.
E sembra che alcuni nomi su cui indagare siano saltati fuori. Ma su questi nomi Di Matteo e Tartaglia non potranno fare alcuna indagine, anche se sono stati loro a individuarli nella giungla dei misteri che ancora restano.
La circolare del Csm non ammette deroghe.
Non importa che un gruppo di magistrati abbia acquisito una competenza unica. Non importa che le indagini offrano nuovi spunti di approfondimento, e relative iscrizioni nel registro degli indagati.
Perchè, intanto, quella misteriosa sigla della “Falange armata” è ricomparsa, in una lettera minacciosa spedita in carcere al boss Totò Riina dopo la pubblicazione sui giornali delle sue intercettazioni all’ora d’aria. «Chiudi la bocca, ricordati che hai famiglia», gli hanno scritto.
Alla Procura di Palermo nessuno ha voglia di commentare. Ma il malumore cresce.
Anche perchè l’effetto tagliola è arrivato per tutte le indagini antimafia, che vedevano applicati diversi pm della procura ordinaria.
Qualcuno sta già pensando di scrivere al Csm, per porre ufficialmente il caso.
Salvo Palazzuolo
(da “La Repubblica“)
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Maggio 6th, 2014 Riccardo Fucile “SI INTERVIENE SUL VERSAMENTO DI IMPOSTE GIA’ DEFINITE IN PRECEDENZA”
Non solo i tecnici del Senato.Matteo Renzi li accusava di contestare le coperture del decreto Irpef (quello degli 80 euro in busta paga) “per vendetta” contro il taglio degli stipendi oltre i 240mila euro.
Ma anche dalle fila del governo qualcuno ammette che una parte degli introiti previsti, in particolare gli 1,8 miliardi che dovrebbero arrivare dall’aumento dal 12 al 26% dell’aliquota d’imposta sulla rivalutazione delle quote di Banca d’Italia, non è assicurata.
E’ il viceministro all’Economia Enrico Morando che, uscito dall’incontro annuale della Consob con il mercato finanziario, a una domanda sul rischio di ricorsi alla Corte costituzionale da parte delle banche risponde: “Il problema esiste”.
In che senso?
“Si tratta di un provvedimento che interviene sul versamento di imposte già definite da una norma precedente, quindi non c’è dubbio che il problema c’è”.
Anche se, aggiunge, “ci sono 60 giorni per convertire il decreto e la mia opinione è che esistano strumenti per rendere questa iniziativa compatibile con la nostra Costituzione” e “si potrà trovare una soluzione che superi le obiezioni”.
Sembra però più problematico l’inserimento nell’ordinamento italiano del reato di autoriciclaggio, quello commesso da chi reimmette nell’economia denaro che in precedenza lui stesso ha ottenuto illecitamente (mentre il normale riciclaggio riguarda chi “lava” denaro proveniente da un reato commesso da un altro soggetto) e che oggi non esiste nell’ordinamento italiano.
Sul tema Morando ammette che “è una questione che deve essere affrontata” e “la sede più ragionevole” sarebbe il disegno di legge sulla cosiddetta “voluntary disclosure” — la procedura di collaborazione volontaria che dovrebbe consentire l’emersione di capitali non dichiarati detenuti all’estero — atteso a giorni in Consiglio dei ministri.
E’ da vedere se l’idea andrà in porto, visto che l’introduzione di quel reato nella nostra legislazione viene periodicamente annunciata e smentita da almeno un paio d’anni.
Infine il salario minimo, cavallo di battaglia di Morando che all’inizio di aprile aveva auspicato una legge ad hoc: “Io penso a un salario minimo fissato per legge, al di sotto del quale in nessun caso si può stabilire rapporto lavoro dipendente. Per cui una violazione di quella norma costituirebbe reato, a prescindere che parliamo di un contratto regolare o di lavoro in nero”.
La Germania l’ha introdotto poche settimane fa, davvero i tempi sono maturi anche in Italia?
“Dopo l’accordo sulla rappresentanza firmato da sindacati e Confindustria ci sono le condizioni perchè anche nel nostro Paese la base regolatoria possa cambiare. Oggi il pilastro fondamentale è il contratto nazionale di categoria, io invece immagino un modello basato su tre diversi istituti: la legge sul salario minimo, il contratto nazionale e il contratto di secondo livello, che dovrebbe poter derogare al contratto nazionale verso l’alto e verso il basso. Qualcosa di analogo a quello che Gerald Schroeder introdusse in Germania a metà degli anni 2000, cambiando dalle fondamenta il mercato del lavoro”.
Chiara Brusini
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Maggio 6th, 2014 Riccardo Fucile DIECIMILA LAVORATORI IN PIAZZA CONTRO LA RIDUZIONE DEL SALARIO ACCESSORIO: “NON POTETE TOGLIERCI 200 EURO E FARCI PRECIPITARE SOTTO LA SOGLIA DI POVERTA'”
“Non è possibile tagliare degli stipendi di 1.200 euro perchè significa mettere in dubbio la nostra
sopravvivenza”. Migliaia di dipendenti pubblici, 10mila secondo la Cisl, sono arrivati in Campidoglio per protestare contro i possibili tagli al salario accessorio, bocciato da una relazione del Mef.
Voci della busta paga che non spettano ai dirigenti, alle posizioni organizzative e alle alte professionalità .
”Perchè dobbiamo pagare noi con i nostri salari? — sbottano alcuni – Andassero a tagliare gli stipendi dei manager che prendono un sacco di soldi”.
Poi accusano il sindaco: “Marino non sta mantenendo le promesse fatte. Aveva detto che ci avrebbe valorizzato e invece…”.
Per il primo cittadino, però, la palla ora passa al governo. “Se c’è una risposta positiva io, secondo la legge, sarò molto soddisfatto di inserire nelle buste paga di maggio i salari accessori — aggiunge — . Ma nessuno, nemmeno i sindacati, mi può chiedere di operare contro la legge dello Stato. È estremamente urgente intervenire perchè non si possono ridurre di 200 euro salari di 1100 portando a livelli di povertà i dipendenti”.
In piazza e sulla scalinata di Palazzo Senatorio sono scesi amministrativi, vigili urbani in divisa, educatrici scolastiche.
“Salario accessorio? Non stiamo prendendo soldi a pioggia ma per i servizi che offriamo a questa città ”, spiegano, e portano in corteo alcuni cartelli: “Non pagheremo il vostro debito con i nostri stipendi”, “40 anni per fare gli asili nido 1 anno con Marino per distruggerli”.
Marino ha ringraziato il presidente dell’Anci Piero Fassino per la lettera inviata al ministro della semplificazione e della Pubblica Amministrazione Marianna Madia e al sottosegretario Graziano Delrio, ”con cui ha segnalato al governo la necessità di intervenire con un decreto e quindi con urgenza” per permettere alle amministrazioni locali di poter continuare ad erogare il salario accessorio, un problema che a Roma tocca i dipendenti capitolini, perchè “andrebbe a ferire dei lavoratori che hanno dei salari molto bassi e improvvisamente si troverebbero con un taglio medio di 200 euro a salario, a livelli di povertà ”.
“La Corte dei Conti e il Mef in diverse situazioni hanno affermato dalle loro autorevoli posizioni, che è illegittimo pagare il salario accessorio se non legato a prestazione accessorie. Questo percorso, che doveva essere fatto nel 2008, voglio venga fatto adesso. Non è un problema di Roma — osserva Marino — riguarda moltissimi Comuni italiani”.
Ma intende assicurare i dipendenti pubblici sull’anno in corso: “Ho voluto inserire con molta determinazione le risorse economiche per il salario accessorio nel bilancio 2014. I dipendenti sanno molto bene che questi fondi ci sono”.
Sul tema i deputati Pd Umberto Marroni, Roberta Agostini, Lorenza Bonaccorsi, Micaela Campana, Stefano Fassina, Enrico Gasbarra e Marco Miccoli hanno annunciato di volere presentare “una mozione alla Camera per richiedere un tempestivo intervento del governo sul tema della contrattazione collettiva integrativa ed in particolare sulla questione del salario accessorio”.
“Molti comuni — dicono — in primis la Capitale, si trovano a far fronte ad un’indicazione del Mef che ha giudicato illegittime alcune indennità presenti nel salario accessorio dei dipendenti comunali e nel frattempo per risolvere almeno in parte tale situazione si è intervenuti con una norma all’articolo 4 del decreto enti locali approvato definitivamente la scorsa settimana in Senato”, aggiungono. “Riteniamo più che mai urgente un intervento del governo Renzi per mettere ordine e per tutelare i migliaia di lavoratori pubblici che da oltre sette anni non vedono rinnovato il loro contratto di lavoro e che — concludono — rischierebbero di pagare a caro prezzo tale situazione di confusione”.
Nel corso della manifestazione, il traffico nella Capitale era paralizzato, visto che la polizia municipale fino alle 11 garantiva solo il servizio per gli incidenti stradali.
File di auto incolonnate in molte le zone della Capitale, soprattutto sul Lungotevere, a Piazza Venezia, nel quartiere San Giovanni, sulla tangenziale est e nell’area intorno al Vaticano, in particolare quella di piazza Risorgimento, meta di tanti turisti.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Maggio 6th, 2014 Riccardo Fucile NON UNA PAROLA PER I MORTI PER TUMORE, SOLO UN TENTATIVO DI FARSI RICEVERE ALMENO DAI VERTICI DELL’AZIENDA: PROPOSTA RIFIUTATA DALL’ILVA
Dopo le contestazioni ricevute a Napoli, il leader della Lega Matteo Salvini, in tour al sud per la campagna elettorale delle europee, è stato costretto dai manifestanti ad allontanarsi anche a Taranto.
La conferenza stampa con i giornalisti prevista davanti alle portinerie dell’Ilva è stata infatti spostata all’ultimo momento alla rotonda del lungomare vicino alla prefettura, per evitare le probabili contestazioni di un gruppo di una settantina di esponenti del Comitato cittadini e lavoratori.
A vuoto anche il tentativo di incontrare la dirigenza dell’Ilva.
Come denunciato dai Verdi ” la Lega Nord e’ complice di tutti quei provvedimenti di legge che hanno contribuito ad aumentare l’inquinamento ambientale da diossine nella città di Taranto come l’approvazione del decreto dell’agosto del 2010 che aumentava i limiti per il benzoapirene: fu quello il primo decreto salva Ilva votato dal parlamento grazie alla Lega Nord. La Lega nord in linea con la politica contro la città di Taranto ha poi votato contro il decreto che destinava una somma (minima) di 119 milioni di euro per le bonifiche con il decreto 129/2012 . La Lega Nord con Matteo Salvini viene a Taranto a chiedere voti dopo aver combattuto e contrastato ogni speranza di riscatto dei cittadini tarantini dall’inquinamento e per ottenere un lavoro pulito. Salvini non ha vergogna”.
Salvini, riferendo di aver tentato di farsi ricevere dalla dirigenza dell’Ilva di Taranto e di non esserci riuscito, si è così lamentato dell’accaduto senza dire una sola parola sui morti per tumore e sulle vicende giudiziarie che hanno coinvolto l’acciaieria
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Maggio 6th, 2014 Riccardo Fucile L’11 APRILE VITO CRIMI AL CONVEGNO DELLE TRENTA TIFOSERIE ULTRAS… “E’ UNO DEI POLITICI CHE PIU’ CI HA DIMOSTRATO ATTENZIONE”
“Io già vedo che Genny la carogna sarà invitato al Nazareno da Renzi il bastardo per fare la
legge sugli stadi.”
Beppe Grillo parla di segnali preoccupanti, di un mondo alla rovescia.
Sarà , visto che proprio il Movimento 5 Stelle è a tutti gli effetti uno degli interlocutori privilegiati del mondo ultras e guarda caso proprio sulle leggi relative agli stadi.
L’11 aprile scorso, al convegno organizzato a Roma da una trentina di tifoserie, c’è Vito Crimi a spendere parole generose per la modifica della normativa relativa al Daspo, il divieto di recarsi allo stadio, che dopo la sparatoria nei pressi dell’Olimpico sabato scorso torna di urgente attualità .
Nel convegno in questione si è discusso di riformare gli articoli 8 e 9 della legge 41 del 2007 e la successiva interpretazione data dall’Osservatorio Nazionale Manifestazioni Sportive.
In sintesi ad oggi una persona che ha regolarmente scontato il Daspo è costretto a disertare lo stadio per altri cinque anni qualora intervenga una sentenza di condanna di primo grado per i medesimi fatti per cui è stato irrogato il provvedimento.
A questo si è aggiunto il problema della Tessera del Tifoso, creato dal Maroni nel 2009.
Gli Ultras sono per abrogare la norma. Crimi è d’accordo come confermato dall’avvocato degli ultras per antonomasia, l’udinese Giovanni Adami: “è uno dei politici che più di tutti ha dimostrato attenzione verso questo mondo”.
Sarà pur vero che a sette anni dall’entrata in vigore dell’articolo che doveva combattere la violenza negli stadi, con i biglietti nominativi, tornelli e tessera del tifoso, è proprio l’Osservatorio a sottolineare come le denunce in ambito sportivo dello scorso campionato siano superiori a quelle del campionato che precedeva la morte di Raciti e che quindi la situazione non è assolutamente migliorata.
Sabato pomeriggio all’Olimpico di Roma se ne è data un’ampia dimostrazione.
Ma forse da Crimi ci si sarebbe atteso maggiore prudenza.
Anche il Pd di Renzi è presente con Mario Tullo solo che lui è leggermente più critico, sostenendo come gli ultras “siano si quelli che compiono atti nobili, ma al contempo sono anche quelli che compiono gesti da teppisti” e augurandosi di non dover commentare altre violenze negli stadi, e quindi invitando come le Curve ad un cambiamento reale e di collaborazione con le istituzioni.
Da varie piazze ultrà , come Bergamo e Brescia, si segnalano ammiccamenti con il M5S.
Le elezioni europee sono alle porte e i voti contano come le promesse di riformare le leggi sugli stadi.
Con Genny a’ Carogna qualcuno ci dialoga già , e non è Matteo Renzi.
(da “Huffingtonpost“)
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Maggio 6th, 2014 Riccardo Fucile IL COLLOQUIO CON HAMSIK E’ STATA LA PRIMA VITTORIA DI “GENNY ‘A CAROGNA”… PROBABILE UNA SQUALIFICA DEL CAMPO DEL NAPOLI
Ci sono atti ufficiali che raccontano già la notte degli spari sul calcio. Carte che mettono ordine al corto circuito dentro lo stadio Olimpico, teatro di accordi, minacce, dubbi.
Non è, e non può essere, la magistratura ordinaria ad aver tirato le proprie conclusioni sulla finale di calcio più surreale che si ricordi.
Lo hanno fatto gli 007 del pallone, gli uomini che, inviati a bordo campo dalla procura della Federcalcio, consegneranno (forse oggi) al giudice sportivo i frammenti, uno dopo l’altro, del colloquio fra il capo ultras del Napoli «Gennaro ‘a carogna» e il capitano azzurro Marek Hamsik.
I collaboratori del pm del calcio Stefano Palazzi sono là , a pochi metri di distanza fra l’ultrà che detta l’agenda della notte e il capitano Hamsik, cresta alta e pungente. Ascoltano, annotano, riferiscono ogni parola.
Ma, soprattutto, sarebbero là sotto alla curva partenopea in ebollizione perchè la prima richiesta di «Gennaro ‘a carogna» è andata a buon fine.
L’atteggiamento del capopopolo napoletano è aggressivo, intimidatorio e, adesso, quell’atteggiamento potrebbe costare al club di Aurelio De Laurentiis la chiusura del San Paolo, a Fuorigrotta.
Perchè il giudice sportivo Tosel potrebbe squalificare lo stadio del Napoli?
Perchè, dalle due o tre pagine del rapporto degli 007 della Figc, potrebbe emergere la minaccia di chi, l’ultrà , pretende di parlare con il suo capitano per cancellare dalle mosse della curva gesti tali da impedire lo svolgimento della partita fin dall’inizio.
Lunghi, lunghissimi sono stati i dialoghi fra gli steward, spaesati ed impauriti, e gli uomini della procura federale.
Steward messaggeri delle volontà di «Gennaro a’ carogna»?
Questa ricostruzione, e il conseguente via libera dei rappresentanti dell’ordine pubblico perchè Hamsik si prestasse al faccia a faccia con l’ultrà , metterebbero la parola fine sull’esistenza, o meno, di una trattativa anche sul campo dell’Olimpico.
In questo caso si potrebbe persino dire che, più di una trattativa, è stata una resa alle richieste dei violenti.
Il più probabile degli scenari, quindi, racconterebbe dell’intransigenza del padrone della curva partenopea nel voler avere sotto il settore il giocatore più rappresentativo del Napoli, altrimenti niente finale.
Uno scenario che, nelle prossime ore, potrebbe mettere il primo punto fermo all’intera serata della follia e rimandare, poi, alle inchieste della magistratura le ricostruzioni avvenute intorno allo stadio.
Botti, fumo e paura. Prima, gli spari. Il patto fra le due tifoserie avvenuto nella pancia nobile dell’Olimpico è l’atto conclusivo di una volontà manifestata almeno mezz’ora prima dal capopopolo napoletano dalla balaustra della curva.
C’è molta confusione attorno a «Gennaro ‘a carogna», ma ci sono anche loro, gli steward e, soprattutto gli uomini del procuratore della Federcalcio Palazzi.
E mentre le istituzioni si interrogano e le verità , anche le più diverse, continuano ad ingrossarsi, c’è un referto che riannoda il filo della notte e fa luce sui fatti e le parole che nessuno ha ancora ascoltato.
La giustizia sportiva, stavolta, arriverà prima di quella ordinaria. Una ricostruzione che permetterà al giudice del calcio di prendere i suoi provvedimenti, subito, dagli effetti immediati: se il San Paolo verrà chiuso, il Napoli terminerà la stagione senza pubblico quando, fra dieci giorni, gli azzurri affronteranno il Verona nell’ultima giornata di campionato.
«Con i facinorosi non si tratta…», ha detto il Capo dello Stato Giorgio Napolitano. Con i facinorosi qualcuno ha parlato e non solo Hamsik, potrebbe raccontare il rapporto degli 007 della Figc.
Ancora poche ore e, forse già domani o giovedì, il giudice sportivo emetterà la propria sentenza che non potrà che far rumore, anche lontano dagli stadi italiani.
Sotto la curva del Napoli c’è stato un capo che ha acceso o spento il suo popolo ad intermittenza.
Lo ha fatto, in un verso o nell’altro, alla luce del sì o del no alle sue volontà .
(da “La Stampa“)
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Maggio 6th, 2014 Riccardo Fucile “LE MISURE DI RENZI SONO UNA GOCCIA NEL MARE DELL’AUSTERITY VOLUTA DA BERLINO, SE NE ACCORGERA’ PRESTO”
Alexis Tsipras, il trentanovenne leader della sinistra greca, è sicuro che il suo partito, Syriza, vincerà
le prossime elezioni europee, riuscendo a provocare un “effetto a catena positivo” in tutta Europa.
“L’Euro della signora Merkel non è una strada a senso unico”, sottolinea Tsipras in questa intervista concessa all’Ηuffington Post.
Gli ultimi sondaggi danno il suo partito al 21,5% delle intenzioni di voto, mentre il centrodestra è al 18,1%.
Secondo il leader greco, la vittoria di Syriza “sarà la vittoria di tutti i popoli europei” e i nuovi memorandum di austerità saranno carta straccia . Rivolgendosi a Matteo Renzi, Tsipras sottolinea: “I suoi ottanta euro sono una goccia nel mare dell’austerità ”.
Se riuscirete a vincere le elezioni europee chiederete, in Grecia, elezioni politiche anticipate?
Alle elezioni europee saremo certamente il primo partito. Verrà confermata la distanza tra le scelte del governo e la volontà del nostro popolo. Ciò significa che continuare con l’austerità , con qualunque alleanza di governo, vorrebbe dire ignorare la volontà del popolo, violare chiaramente il principio della sovranità popolare.
Crede ci siano spazi, oggi, per “l’Euroscetticismo costruttivo” da voi propugnato? Non c’è il rischio che venga tutto monopolizzato dallo scontro tra l’austerità della signora Merkel e forze come il movimento di Grillo che chiedono il referendum sull’Euro?
Non sosteniamo nessun euroscetticismo, sosteniamo solo la prospettiva di un’altra Europa. La nostra Europa è molto più vicina al progetto politico e alla visione dei suoi fondatori, che non all’Europa neoliberale di oggi, della signora Merkel. È ovvio che la Merkel è contenta di avere come avversario Beppe Grillo e non la Sinistra Europea, perchè, con le sue posizioni, Grillo è un avversario politico molto più semplice da affrontare. Noi dimostriamo che l’austerità non si deve identificare con l’Euro e che l’Euro della signora Merkel non è una strada a senso unico.
Come giudica l’iniziativa che ha portato, in Italia, alla creazione della lista “L’Altra Europa con Tsipras”? Ed è vero che verrà a Roma per la chiusura della campagna elettorale?
La capacità dei cittadini di organizzarsi autonomamente dà significato alla Democrazia. Prima o poi, la mobilitazione della società in favore del cambiamento politico e sociale, per una Europa e un’Italia progressista, porterà al cambiamento. È stato gettato il seme, certamente germoglierà . Le elezioni Europee sono un primo passo indicativo. È certo che ci ritroveremo in Italia nell’ultima settimana prima delle elezioni. Devo ammettere che il mio tour politico nelle capitali europee non poteva concludersi in modo migliore!
Molti la vedono come il nuovo forte punto di riferimento della sinistra europea. Se andrà al governo quale sarà la prima iniziativa?
La nostra prima mossa sarà il disconoscimento di tutti gli obblighi-palesi e non- contenuti nel nuovo memorandum firmato dal governo greco di coalizione. Non avranno più valore i nuovi tagli di stipendi, pensioni, e i licenziamenti di 11.000 dipendenti pubblici programmati sino a febbraio del 2015. La conquista del governo da parte del popolo e di SYRIZA, in Grecia, costituirà una vittoria per tutti i popoli d’ Europa. Una vittoria per tutti i cittadini che bocciano l’austerità come presente e futuro dell’ Europa e sono preoccupati per l’arretramento della democrazia, indipendentemente da dove vivono. Nel maggio del 2010, la Grecia, usata come cavia della crisi, ha provocato una reazione a catena, negativa, in tutta Europa. Con la vittoria di SYRIZA, ci sarà una reazione a catena positiva.
Come vede la mossa del governo Renzi, che ha deciso dare ottanta euro al mese ai dipendenti con stipendi sino a 25.000 euro lordi l’anno? È una misura di sinistra?
Non esistono singole misure di sinistra. Sono una goccia nel mare, nell’oceano dell’ austerità di trentaquattro miliardi di euro, annunciata dal governo Renzi per i prossimi tre anni. Una politica che, tra l’altro, ha ricevuto il plauso di Angela Merkel. Il vostro presidente del consiglio constaterà presto che l’aumento impressionante del rapporto tra il debito pubblico e il Pil greco- a causa dell’ austerità – non è un fenomeno isolato. L’accumularsi dei prestiti non si risolve con l’austerità , ma con una vera ristrutturazione del debito, con un “Vertice Europeo per il Debito”, come quello tenutosi a Londra nel 1953, a favore della Germania.
Teodoro Andreadis Synghellakis
(da “Huffingtonpost”)
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