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MICHELLE BONEV AL PM: “BERLUSCONI TEME LA PASCALE, LO RICATTA”

Maggio 18th, 2014 Riccardo Fucile

LA VERITA’ DELL’ATTRICE BULGARA CHE CONFERMA TUTTE LE SUE ACCUSE DAVANTI AI GIUDICI

Michelle Bonev straripa un torrente di 79 pagine di verbale, raccolto dal pm Eugenio Albamonte della Procura della Repubblica di Roma.
Sulla copertina del fascicolo giudiziario, ci sono le generalità : Ianeva Boneva Dragonira, alisa Michelle Bonev, nata a Burgas in Bulgaria
Il verbale è corredato di documenti e foto, conversazioni WhatsApp, SMS, email, e “tutto quanto in mio possesso a supporto delle mie dichiarazioni”.
Tra le foto, quella di un’altra presunta e asserita, dalla Bonev, minorenne, questa volta brasiliana e non marocchina come Ruby, di cui Michelle Bonev ha la foto ma non sa il nome: “Mi sembra anche lei minorenne, sta lì da cinque anni, insomma una cosa molto intima, vivevano con loro, molto piccolina, non so neanche come si chiama, è mezza brasiliana, se è anche per questo che lo ricatta non lo so, me lo sto chiedendo”.
Michelle Bonev, che è indagata per diffamazione su querela di Francesca Pascale, è stata interrogata per 3 ore, la sera del 16 gennaio 2014, dal pm Eugenio Albamonte.
Ora ha deciso di rendere pubblico il testo del verbale dell’interrogatorio, nella convinzione “che oggi sia un dovere civile divulgare questo interrogatorio a più persone possibili, affinchè questi due impostori, Silvio Berlusconi e Francesca Pascale, non possano mai più prendere in giro il Popolo Italiano. Ho raccontato al magistrato la mia esperienza personale con Silvio Berlusconi e Francesca Pascale, e il mio rapporto con loro. Ho ribadito che il fidanzamento fra Berlusconi e la Pascale è una messinscena, perchè lei è lesbica, e tale rapporto ha due scopi: il primo, fornire una copertura a Berlusconi per mascherare i suoi rapporti sessuali con le tante ragazze che frequentano le sue abitazioni (il cosiddetto bunga-bunga), al fine di non essere giudicato negativamente dalla società ; il secondo, rappresentare un idilliaco e inverecondo quadretto familiare, che durante la campagna elettorale raccolga quanti più voti possibili”.
Cosa ci sia di vero nelle parole di Michelle Bonev spetterà  al magistrato accertarlo.
Francesca Pascale ha querelato Michelle Bonev dopo una intervista a Servizio Pubblico, nell’ottobre 2013, dove la Bonev dichiarò che la Pascale è lesbica, che la sua relazione con Berlusconi è fittizia, che l’ex Cavaliere in un’occasione ha picchiato Francesca con un telefono”.
Sette mesi dopo Michelle Bonev, dinanzi ad Albamonte, non ritratta nulla.
Ecco la sintesi.

Un giorno Francesca Pascale disse a Michelle Bonev, nella versione di quest’ultima: “Voglio che lui abbia paura perchè io mi suicido”. Lui, ovviamente, è Berlusconi.
In un’altra occasione, risulta dal verbale, Berlusconi confidò alla Bonev: “Portamela via, lei è cattiva e mi ricatta”. Come? La Bonev cala l’asso della presunta minorenne brasiliana.
Dopo un lungo idillio, arrivarono “la rottura con Berlusconi e la first lady, un nuovo fidanzato, la terapia, e la voglia di raccontare tutto. A partire dal suo rapporto sentimentale con la Pascale e i presunti ricatti all’ex premier: “’Io ti rovino, io ti sputtano’, queste sono le parole che lei usa, anche davanti alle persone”.
Il momento della rottura seguì il flop della fiction in due puntate della Bonev, Donne in gioco, che a suo tempo fece scandalo: tappeto rosso a Venezia, ministri mobilitati a farle da corona. La seconda parte venne trasmessa mentre sulle reti concorrenti c’erano Ballarò e la nazionale di calcio. “Ho capito che era finito tutto quello che avevo fatto”.
Racconta d’essersi presentata dai due: “Ho iniziato a piangere…Lui se n’è andato perchè aveva da fare, Francesca m’è venuta vicino e ha detto: ‘Cosa te ne frega, hai la tua stanza qui, puoi stare con me, e poi hai pensato che magari non sei una brava attrice?’”.
Inutile provare a ricontattare Berlusconi:“Tutte le telefonate che avvengono passano dalla Pascale, anche se chiamasse Putin, non può parlargli direttamente se non lo decide lei”
Michelle Bonev ha raccontato al pm come avvenne il suo ingresso nel cerchio magico di Berlusconi: “Chiesi a Licia Nunez di farmi incontrare Berlusconi… Licia Nunez ha avuto una relazione con Imma Battaglia [storica leader del movimento LGBT]“. Sono andata a Palazzo Grazioli per la prima volta a marzo 2009… le ragazze… una per una andavano a chiedere le cose che gli servivano per lavoro, per soldi, per pagare la luce, il gas… mi sembrava di stare a una specie di padrino… baciamano…”.
Berlusconi si mosse dopo un regalo di compleanno speciale, “una statua di marmo… della Madonna di Milo … molto alta, molto bella” [Venere, in realtà ] e le fissò il primo appuntamento.
La prima notte “non vi fu alcun rapporto sessuale — arriverà  in seguito, quando la Bonev intuisce che è l’unico modo per ottenere un contratto — Berlusconi si confida: “Mi diceva: ‘Sai, se io avessi la capacità  ancora di amare, m’innamorerei d’una donna come te… perchè sei una donna seria…. Però io ormai questo amore, non lo posso più sentire così, ho bisogno di fare altre cose, mi diverto più che altro…’”.
La Bonev racconta che Berlusconi le parlò della Pascale nel gennaio 2012. “Mi disse: ‘Conosco questa ragazza, ha una storia molto particolare… ama stare solo con le donne, questo parte dalla sua infanzia, quando andava a scuola ha avuto un rapporto con la sua insegnante per molto tempo… non ha mai avuto rapporti con gli uomini. Te la vorrei far conoscere…’”.
Dice ancora Michelle Bonev: ci sono due gruppi di ragazze, quelle di Milano e quelle di Roma, non si mischiano molto i gruppi, perchè poi sono gelose tra loro…
Lui fa: ‘Sai lei [la Pascale] è venuta così perchè vuole essere lei al mio fianco, però sai io non voglio che mi fa casini, te la voglio far conoscere perchè potremmo fare qualcosa insieme, è una ragazza che ha bisogno di una guida, aveva sempre avuto una storia con una donna molto più grande, è molto simpatica, mi porta le sue amiche e ci divertiamo’. Il giorno dopo mi invita a pranzo per conoscerla. Eravamo io, Francesca, Berlusconi, una delle segretarie e la senatrice Rossi”.
Continua Michelle Bonev: “Mariarosaria Rossi è quella che mi ha accolto e mi ha dato la stanza ad Arcore, mi dicevano che fa la logistica delle ragazze… possono chiamare lei per qualsiasi bisogno, dal succo di frutta al medico… faceva … le buste per le ragazze, tutto quello che serve perchè non parlino, che non facciano casino…”.
“Ci siamo messi a fare il bagno nella vasca idromassaggio… entriamo io e Francesca, le altre due amiche stavano là , poi improvvisamente si presenta Berlusconi completamente nudo, entra nella vasca, io e Francesca cominciamo a baciarci… lui stava lì a guardare… io e Francesca è la prima volta che abbiamo avuto un rapporto… dopo di che… è stato un rapporto d’amore… da tutto il 2012 fino a febbraio 2013… ci vedevamo tutti i giorni… l’ultimo messaggio prima di dormire… il primo quando si svegliava … non conoscevo Whatsapp, l’ho conosciuto con lei…”
“Ricevo una telefonata da Tarak Ben Ammar, che stava ad Arcore, quando è arrivata la condanna di sette anni credo, mi ha chiamato: ‘L’hanno condannato… te lo passo, ti passo anche Francesca’… lui (Berlusconi, ndr) mi diceva di non preoccuparmi, perchè Francesca piangeva e voleva che andassi subito da loro, ma lui: ‘Non ti preoccupare, adesso c’è la Cassazione…non è che devo stare dietro a questa ragazzina che piange…”
Dice ancora Michelle Bonev: “C’è una sola scrivania prima della camera da letto un pezzo di pelle dove lui scrive le sue cose e su questa pelle la Knezevic ha scritto: ‘Ti amo, sono io la tua donna’, poi arriva la Pascale che lo cancella e scrive sotto: ‘No, sono io, tu qua non vieni più, perchè la Knezevic dice di essere innamorata, ma Knezevic è una donna…”.

(da “Blitz Quotidiano“)

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IL FATTORE GREGANTI: “È IL MARTELLO SULLE COOP”

Maggio 18th, 2014 Riccardo Fucile

IN UN SMS L’EX MANAGER EXPO ANGELO PARIS: “LE COOPERATIVE ROSSE PERFORMANO MALE, LUI LE FA RIGARE DRITTO, È UNO CHE CONTA IN QUEL MONDO”

Se Tangentopoli battezzò Primo Greganti come il “Compagno G”, ora l’inchiesta sulla cupola degli appalti che programmava l’assalto all’Expo gli regala un nuovo soprannome: il martello. Così lo definisce l’ex manager di Expo Angelo Paris in un sms inviato il 12 febbraio scorso.
Il particolare emerge da un’annotazione della Finanza di Milano, agli atti dell’indagine dei pm Claudio Gittardi e Antonio D’Alessio.
La conversazione fotografa l’attività  della presunta organizzazione criminale, tesa a intavolare rapporti e contatti per favorire la cerchia delle imprese amiche.
Al centro del dialogo ci sono le coop rosse e il grande affare di Expo 2015.
Quel 12 febbraio Paris è in contatto con “tale Massimiliano Riva”.
Ecco cosa scrive l’ex braccio destro del commissario Giuseppe Sala: “Ne ho parlato ieri con Primo Greganti, il partito si spacca”.
L’incipit resta senza un seguito, perchè in un altro messaggio Paris chiede: “Sai chi è Primo Greganti? Uno che conta in quel mondo”.
Dall’altra parte l’interlocutore risponde preoccupato: “Ma hai a che fare con Primo Greganti? Perchè?”.
Chiarissima la risposta dell’ex funzionario pubblico: “Perchè è uno che governa le coop rosse che, al momento, performano male su Expo, e quindi lui è il martello che le fa rigare. Ma hai capito che dimensione c’è in ballo su Expo?”.
Da questa telefonata emerge come la cupola, dopo la gara “Architetture di servizi”, si era infiltrata anche nel ma-xi-appalto della Piastra. Valore, 149 milioni di euro.
Di questo appalto si è occupata l’impresa Viridia svolgendo “lavori nel sito di Expo 2015, verosimilmente in qualità  di consorziata del Consorzio Veneto Cooperativo”.
In una telefonata del settembre 2013 il rappresentante legale Fernando Turri diceva a Greganti che sarebbe servita “una posizione di controllo e per tale scopo aveva proposto un ‘uomo” e poi gli faceva presente, annota la Gdf, di non aver “potuto parlare con ‘l’amico Fritz’ e invitava Greganti a “parlarci lui, quando lo vedrà  a Roma”.
Greganti, che davanti al giudice Fabio Antezza, oltre ai soliti silenzi, ha detto di occuparsi da anni solo della filiera del legno e non certo di appalti, appare sempre più centrale in questa indagine che ha scoperto un enorme mazzettificio bipartisan, con “il martello” Greganti a garantire il fronte del centrosinistra e Gianstefano Frigerio a tessere la rete di relazioni nel centrodestra.
Una rete che giorno dopo giorno si allarga. E che potrebbe tracimare la prossima settimana quando scatterà  la fase due dell’operazione.
In calendario, infatti, la Procura ha diversi interrogatori.
Le nuove informative della Gdf confermano la grande influenza di Greganti sulle coop rosse. Un dato che secondo gli investigatori viene avvalorato da un contratto tra la Seinco, società  intestata alle figlie di Greganti, “e la Cooperativa Muratori & Cementisti — Cmc di Ravenna”. L’accordo avrebbe previsto per la Seinco “una provvigione sulle attività  e progetti”. Tanto che il 12 febbraio Greganti al telefono con la segretaria Ester dice: “Bisogna mandare bozza del contratto alla Cmc”.
Se le coop a lui legate avevano interessi in Expo, la cupola degli appalti stava già  lavorando per spartirsi i 323 milioni della Città  da salute mettendo in prima fila un cartello di dieci società  amiche.
L’ex “Compagno G” mette al servizio della presunta cupola la sua agenda politica. Da Milano a Torino, dove ha le porte aperte in Comune.
Il 14 febbraio al telefono con Paolo Fusaro, Ad di Olicar, gruppo che si occupa di servizi per l’energia, dice: “Sono qui in assessorato”.
È uno spezzone di telefonata fatta per confermare a Fusaro un incontro con Paris all’hotel Michelangelo di Milano.
La rete di contatti emerge anche da una nuova intercettazione tra Sergio Cattozzo, ex segretario ligure dell’Udc, e Alberto Alatri, all’epoca manager della Sogin.
I due parlano dei rapporti tra Luigi Grillo, ex senatore di Fi (arrestato) e il ministro dei Trasporti Maurizio Lupi.
Quando Alatri chiede a Cattozzo se Grillo abbia incarichi ufficiali al ministero, l’altro “risponde negativamente evidenziando, tuttavia, che lui è responsabile nazionale delle Infrastrutture e dei Trasporti di Ncd e palesando l’esistenza di consolidate aderenze anche con Maurizio Lupi”
La capacità  di tutelare le carriere dei funzionari emerge da un’intercettazione tra Frigerio e Cattozzo del maggio 2013, in cui discutono del destino di Giulio Antonio Rognoni, all’epoca dg di Infrastrutture Lombarde, che la cupola vorrebbe spostare all’Anas.
Dopo aver detto di voler mandare un “bigliettino” a Lupi “per suggerirlo come presidente Anas”, Cattozzo dice: “Ne parliamo con Primo, e per quello che io volevo fare una cena o un pranzo a Milano: l’Antonio, Primo, io e te, per battezzare (…) questa è la chiave, perchè quelli danno garanzie politiche ad Antonio sul suo futuro a Roma che è la cosa che gli interessa di più”.

Davide Milosa

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SFILATE, GOLF, CENE E MASAI: SE HAI I SOLDI, CON RENZI E NARDELLA TI PRENDI FIRENZE

Maggio 18th, 2014 Riccardo Fucile

SANTA MARIA NOVELLA CHIUSA PER “MOTIVI LITURGICI”, INVECE ERA AFFITTATA AI BANCHIERI PER 40.000 EURO

Come Scajola, anche Dario Nardella agisce a sua insaputa.
Ignorava che la sua amministrazione avesse noleggiato Santa Maria Novella a una delle più importanti banche d’affari del mondo.
Bizzarro, perchè durante il regno del suo mentore Matteo Renzi, la privatizzazione del patrimonio monumentale è diventato il core business di Firenze
Nel gennaio 2011 si prova a inviare la Velata di Raffaello nella hall di un grande albergo di Montecarlo, in occasione del Ballo del Giglio: “Si era pensato di arrivare con un omaggio per la principessa”.
Nel gennaio del 2012 il Salone dei Cinquecento diviene la location di una sfilata di moda di Ermanno Scervino, lo stilista del sindaco e signora.
Nel giugno seguente Madonna noleggia gli Uffizi per una visita privata, soprintendente inclusa.
Il giorno dopo lo stilista Stefano Ricci fa correre una tribù di Masai nei corridoi degli Uffizi. A seguire, esclusiva cena di lusso
Nell’aprile del 2013 è la volta del matrimonio di un magnate indiano: viene chiusa ai fiorentini Piazza Ognissanti, e il Cortile dell’Ammannati in Palazzo Pitti è travestito da pagoda bollywoodiana.
Sabato 29 giugno si tocca l’apice: Renzi trasforma Ponte Vecchio in location per una festa della Ferrari.
Un evento esclusivo in senso letterale, perchè i cittadini sono allontanati dal ponte, chiuso alle estremità  e costellato di tavole imbandite.
I permessi vengono rilasciati solo il giorno dopo, e la Ferrari darà  la metà  delle cifre annunciate da Renzi
Un mese dopo trapela un vero e proprio tariffario per la “concessione in uso dei beni culturali per eventi” da parte del Polo Museale fiorentino.
Per fare un cocktail nella Grotta del Buontalenti a Boboli bastano 5000 euro. Per una cena agli Uffizi, 10.000.
L’8 settembre cinquanta pulmini sono parcheggiati in Piazza Pitti, requisita insieme al Palazzo dal Fondo Azimut per una cena privata: alle domande sul compenso, la soprintendenza risponde che non è possibile comunicarlo senza l’assenso del noleggiatore privato. Tanto per chiarire chi è il padrone
Nel frattempo un sito web offre la Sala di distribuzione della Nazionale di Firenze come “location perfetta per meeting aziendali, lanci di prodotti, cene, ricevimenti”. Dopo aver ospitato una partita di golf, il 9 gennaio 2014 la Sala di Lettura chiude per accogliere una sfilata di moda
Tutto all’insaputa di Nardella. Il quale, dopo aver appreso dal Fatto Quotidiano che lui stesso aveva ottenuto dalla Morgan Stanley solo 20.000 euro, ha chiesto “lo sforzo” di arrivare a 40.000.
Forse tra le cose che Nardella non sa, c’è anche che se una coppia di ragazzi fiorentini vuole sposarsi nel Salone dei Cinquecento deve pagare 5000 euro: come può chiederne solo 40.000 a 120 milionari ospiti dei banchieri più ricchi del mondo?
I cartelli che venerdì annunciavano ai fiorentini e ai turisti la chiusura di Santa Maria Novella accampavano “motivi liturgici”: e in effetti il culto del denaro e del potere ha le sue liturgie.
E i suoi rosari di menzogne.

Tomaso Montanari
(da “il Fatto Quotidiano“)

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PER CHI HA LA MEMORIA CORTA

Maggio 18th, 2014 Riccardo Fucile

GLI IMMIGRATI PUZZANO, I BAMBINI CHIEDONO L’ELEMOSINA E GLI ADULTI SONO DEDITI AL FURTO?

“Generalmente sono di piccola statura e di pelle scura.
Molti puzzano perchè tengono lo stesso vestito per settimane.
Si costruiscono baracche nelle periferie.
Quando riescono ad avvicinarsi al centro affittano a caro prezzo appartamenti fatiscenti.
Si presentano in 2 e cercano una stanza con uso cucina. Dopo pochi giorni diventano 4, 6, 10.
Parlano lingue incomprensibili, forse dialetti.
Molti bambini vengono utilizzati per chiedere l’elemosina; spesso davanti alle chiese donne e uomini anziani invocano pietà , con toni lamentosi e petulanti.
Fanno molti figli che faticano a mantenere e sono assai uniti tra di loro.
Dicono che siano dediti al furto e, se ostacolati, violenti.
Le nostre donne li evitano sia perchè poco attraenti e selvatici, sia perchè è voce diffusa di stupri consumati quando le donne tornano dal lavoro.
I governanti hanno aperto troppo gli ingressi alle frontiere ma, soprattutto, non hanno saputo selezionare tra coloro che entrano nel paese per lavorare e quelli che pensano di vivere di espedienti o, addirittura, di attività  criminali”.

(Dalla relazione dell’Ispettorato per l’immigrazione del Congresso degli Stati Uniti sugli immigrati italiani datata 1912)

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IL SINDACO DI NEW YORK: “L’ITALIA PUNTI SUGLI IMMIGRATI”

Maggio 18th, 2014 Riccardo Fucile

L’INVITO DI DE BLASIO: “FERMATE L’INTOLLERANZA”

«I movimenti che fomentano l’intolleranza sono un pericolo per la democrazia e la stabiltà ». Bill de Blasio sa che il 25 maggio l’Italia andrà  alle urne, e non vuole usare la sua popolarità  per cercare di influenzare le elezioni europee.
Il messaggio che lancia, però, è chiaro: «Mi aveva colpito molto la scelta del governo precedente di nominare ministro Kyenge. Io sono di origini italiane e mia moglie africane: quella decisione era il simbolo della capacità  del mio paese di origine di essere inclusivo. New York sarebbe una città  impossibile, senza questo genere di integrazione. L’intolleranza ci condanna».
L’occasione per incontrare il sindaco della Grande Mela è la visita in città  del ministro degli Esteri Federica Mogherini.
De Blasio ha deciso di onorarla tenendo una tavola rotonda con i giornalisti italiani, che dura quasi un’ora.
All’inizio mostra la sua cravatta e dice: «Questa viene da Napoli. È la dimostrazione della mia intenzione di investire nell’Italia».
Scherza, ma solo un po’, perchè poi aggiunge: «Le mie origini sono fondamentali per la mia identità . Andai in Italia la prima volta quando avevo 14 anni, e ci sono tornato molto spesso. Farò tutto il possibile per aiutarla».
De Blasio è stato eletto con il 73% dei voti grazie a una campagna basata sull’obiettivo di combattere la diseguaglianza: «È un pericolo, una minaccia per la tenuta delle nostre società . Quindi guardo con interesse a tutte le istituzioni che riconoscono l’esistenza di questo problema e cercano soluzioni. Non è una questione partitica, ma di governance».
Da questo punto di vista, New York e l’Italia si trovano davanti ad emergenze simili, provocate in larga parte dalla recente crisi economica: «Il governo in carica è un simbolo della nuova Italia, che affronta le sue sfide a testa bassa».
Lui è pronto ad offrire il suo sostegno: «Farò tutto il possibile per aiutarvi ad avere successo. Lo dico con umiltà , e con l’orgoglio di essere italiano. Se qui a New York riusciremo a trovare soluzioni utili per voi, sarò felice di condividerle, e viceversa». Un’offerta che il ministro Mogherini coglie al volo: «Accettiamo subito di parlarne, ci risentiremo».
De Blasio, comunque, scommette sul futuro del suo paese d’origine: «Avete migliaia di anni di storia alle spalle, di creatività  e di successo. Conosco le sfide che abbiamo davanti, ma ho un senso di ottimismo sulla vostra possibilità  di superarle».
Una forza fondamentale dell’Italia sta anche nella sua diaspora: «Un esempio su tutti: papa Francesco. Sta dando un contributo enorme, dal tema della diseguaglianza economica, a quello della tolleranza, ma è un frutto della diaspora italiana che si trova in tutto il mondo».
Proprio per questo, però, il nostro paese dovrebbe avere una sensibilità  particolare per il tema dell’immigrazione e dell’inclusione: «Migrare è una tendenza naturale dell’animo umano, per sfuggire da situazioni di oppressione o dalla povertà . Francesco è stato molto potente anche su questo punto. Qui a New York abbiamo mezzo milione di illegali, e abbiamo deciso di affrontare il problema dando loro carte di identità  che permettano di lavorare e vivere, in attesa che la questione dei 12 milioni di illegali negli Usa venga affrontata a livello nazionale. Senza questa solidarietà  e tolleranza, la nostra società  sarebbe condannata a fallire».

Paolo Mastrolilli
(da “La Stampa“)

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PRODI VUOLE TRIVELLARE L’ITALIA: “C’E’ UN MARE DI PETROLIO SOTTO IL NOSTRO PAESE”

Maggio 18th, 2014 Riccardo Fucile

L’EX PREMIER PROPONE UNA SUA RICETTA ANTI-CRISI

Con una lettera dal titolo “Quel mare di petrolio che giace sotto l’Italia”, Romano Prodi è chiarissimo: trivellare per uscire dal guado.
L’ex premier scrive al Messaggero la sua ricetta per “trovare i soldi”.
“Una parte di questi soldi – scrive Prodi – la può trovare scavando – e non scherzo – sotto terra”.
Spiega, l’ex candidato poi “bruciato” nella corsa al Quirinale – che “il nostro Paese è al primo posto per riserve di petrolio in Europa, esclusi i grandi produttori del Mare del Nord…Abbiamo quindi risorse non sfruttate, unicamente come conseguenza della decisione di non utilizzarle. In poche parole: vogliamo continuare a farci del male”.
Nel testo Prodi fornisce poi dei numeri: “Possiamo produrre 22 milioni di tonnellate di idrocarburi entro il 2020”, si attiverebbero “investimenti per 15 miliardi dando lavoro a decine di imprese”.
Specifica però che “il principio di precauzione ha la precedenza su tutto” e testimonia che “sicurezza e protezione ambientale hanno la priorità “.
L’ex inquilino di Palazzo Chigi individua nella “Basilicata e terre limitrofe” giacimenti che andrebbero sfruttati.
Parla solo di quelli “in mare aperto”, giacimenti che “se non li sfrutta l’Italia verranno presi dalla Croazia”.
E ribadisce che “per gli esperti non c’è nessun rischio”.
Insomma, chiosa Prodi, cerchiamo di “utilizzare in fretta gli strumenti che abbiamo”

(da “Huffingtonpost“)

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OGNI COMUNE TASSA LA CASA A MODO SUO: NEL 26% DEI COMUNI, LA TASI SARA’ PIU’ CARA’ DELL’IMU

Maggio 18th, 2014 Riccardo Fucile

L’IMPOSTA “FAI DA TE” TRA RENDITE E FIGLI

Comune in cui abiti, tassa che trovi. Eccolo il federalismo fiscale.
Ci si dovrà  abituare, un po’ alla volta. Ma prima bisognerà  superare la “prova Tasi”, parente geneticamente modificato dell’Imu, quella che avevano abolito ma che in realtà  è sostanzialmente sopravvissuta sotto nomi a acronimi diversi.
La Tasi, la tassa comunale sui servizi indivisibili, dunque si paga sulla prima casa come sulle seconde e sugli altri immobili.
La pagano i proprietari ma anche gli inquilini. Le aliquote non sono uguali per tutti, sia ben chiaro: le stabiliscono i Comuni.
Altrimenti che fine fa il federalismo fiscale? E tra gli ottomila e passa Municipi c’è chi l’ha già  fissata (circa 800, tra i quali 22 capoluoghi di provincia e 9 capoluoghi di Regione) e chi invece no.
Ben quattromila, d’altra parte, sono i Consigli comunali che saranno rinnovati con il voto di domenica prossima.
Chi ha il coraggio di alzare le tasse (perchè di questo si tratta nella maggior parte dei casi) a ridosso delle elezioni?
Aliquote diverse ma anche detrazioni diverse: in base alla rendita catastale, al reddito, al numero dei figli a carico ma con tetti variabili per l’età  di questi ultimi.
C’è chi ha fissato un limite a 25 anni, chi a 26, chi a 18. Perchè?
E ancora: è identica la situazione di un figlio disoccupato o occupato?
Il caos fiscale è anche questo. Prevedere – come sostiene la Uil – che alla fine ci saranno tante Tasi quanti sono i Comuni italiani, cioè 8.092, non è affatto un azzardo. Siamo o no il Paese dei mille campanili?
Ma il numero dei Comuni miscelato alle innumerevoli possibilità  di combinazione dei fattori (dalle aliquote alle detrazioni legate ai figli o al reddito, per capirsi) finirà  per produrre oltre 75 mila soluzioni. Un ginepraio.
Affari d’oro per i commercialisti che sul bizantinismo normativo tricolore hanno costruito le loro fortune.
E guai a chi dovesse aver acquistato una casa in un Comune ed ereditata la seconda in un altro. La creatività  fiscale richiede pazienza.
Mettendosi l’anima in pace: perchè – sempre la Uil Servizio politiche territoriali – ha calcolato che nel 26 per cento dei Comuni la Tasi sarà  più cara dell’Imu già  pagata nel 2012.
Questo è un patrigno federalismo fiscale.
I Caf hanno lanciato l’allarme: «Rischiamo di essere presi d’assalto e i cittadini di pagare al buio». Solo i Caf della Cisl parlano di ottantamila appuntamenti al giorno per la dichiarazione dei redditi e il calcolo della Tasi. Ora, ad eccezione di Aosta, dove per le case non di lusso l’aliquota è stata fissata al livello base dell’1 per mille (l’aliquota può variare dall’1 al 2,5 per mille più un’eventuale addizionale dello 0,8 per mille vincolato alle detrazioni), e Pordenone (1,25 per mille), tutte le altre città  hanno aumentato le aliquote.
Torino ha scelto il 3,3 per mille con detrazione fissa di 110 euro per immobili con rendita catastale fino a 700, più 30 euro per ogni figlio minore di 26 anni.
Anche Ferrara ha scelto il 3,3 per mille, introducendo detrazioni oltre alla rendita catastale anche per i figli fino a 26 anni.
Stessa soluzione a Reggio Emilia la cui detrazione per i figli però si ferma a 25 anni.
Diversa la strada imboccata dalla Giunta comunale di Milano: aliquota al 2,5 per mille con detrazione legata alla rendita catastale (fino a 770 euro) e in base al reddito Irpef (fino a 21 mila euro).
Qui si rischia di avere nostalgia dell’Imu.
D’altra parte in diversi Comuni (il 26 per cento) tra quelli che hanno stabilito aliquote e detrazioni costerà  di più la Tasi dell’Imu.
A Mantova si pagheranno mediamente 89 euro in più, a Pistoia 75, a Milano 64, a Ferrara 60, a Savona 28.
Si verserà  di meno, invece, a Pordenone (148 euro in meno), a Roma (127), a Cagliari (85), a Brescia (78), a Modena (65), a Ravenna (37), a Vicenza (53), a Bologna (20), a Torino (7) fino a Novara (4).
Alla fine i Comuni incasseranno. Ma il rischio – secondo il segretario confederale della Uil, Guglielmo Loy – è che in molti casi il bonus di 80 euro deciso dal governo possa essere mangiato dalla Tasi, dalla Tari e dalle addizionali Irpef e che — per coloro (pensionati in primis) che per ora non riceveranno lo sgravio — l’operazione possa tradursi in un nuovo incremento della pressione fiscale.

Roberto Mania
(da “La Repubblica”)

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CAOS TASI, PROROGA IN VISTA, MA LE CITTA’ CHE HANNO DECISO VOGLIONO INCASSARE SUBITO

Maggio 18th, 2014 Riccardo Fucile

ALLARME DEI CAF SULLA SCADENZA DEL 16 GIUGNO… DOMANI VERTICE ANCI-GOVERNO

Proroga per la prima rata della Tasi, l’imposta sui servizi indivisibili che insieme alla Tari ha sostituito l’Imu sulla prima casa.
Di sicuro lo slittamento dal 16 giugno al 16 settembre riguarderà  i Comuni che non hanno ancora deliberato le aliquote, ma il governo potrebbe scegliere di estendere il rinvio a tutti i Comuni, anche a quelli che hanno già  fissato le aliquote e le detrazioni. Così si renderebbe omogenea la situazione e si ridurrebbe il caos fiscale in un periodo in cui si addensano 29 scadenze di pagamento.
La decisione sulla Tasi dovrebbe essere presa domani al ministero dell’Economia dove è in programma una riunione tra il governo e l’Anci, l’associazione dei Comuni.
È ovvio che in entrambi i casi il governo dovrà  anticipare le risorse per colmare il vuoto di liquidità  determinato dal mancato pagamento della Tasi che resta la principale fonte di finanziamento dei Comuni.
Complessivamente la Tasi vale oltre quattro miliardi di euro.
«Noi – dice a Repubblica Piero Fassino, presidente dell’Anci e sindaco di Torino – abbiamo proposto al governo un doppio regime: mantenere la scadenza del 16 giugno per i Comuni che hanno già  deliberato, far slittare al 16 settembre il pagamento negli altri Comuni che avranno così il tempo di deliberare le aliquote entro il 31 luglio. Ci sembra una soluzione ragionevole. Se poi il governo vuole decidere di prorogare per tutti può farlo, sapendo che questa seconda ipotesi gli costerà  di più in termini di anticipazioni di cassa».
Ma questa seconda ipotesi non era affatto esclusa ieri dai tecnici del governo. L’ultima parola spetterà  però alla politica, e probabilmente al presidente del Consiglio, Matteo Renzi.
Va da sè, infatti, che la questione Tasi impatta sulla campagna elettorale, e non solo perchè 4.000 dei Comuni che non hanno fissato l’aliquota sono coinvolti nel rinnovo dei Consigli.

(da “La Repubblica“)

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I SINDACATI DI POLIZIA CONTRO GRILLO: “NON STRUMENTALIZZI, NON CI FACCIAMO TIRARE PER LA DIVISA”

Maggio 18th, 2014 Riccardo Fucile

IL COPASIR: “GIU’ LE MANI DALLA POLIZIA”, MA NESSUN MAGISTRATO APRE MAI UN FASCICOLO

Il giorno dopo il comizio torinese di Beppe Grillo, che ha chiamato in causa le forze dell’ordine (“tutte dalla sua parte”, secondo lui), invitandole a togliere le scorte ai politici, oggi sono le divise a rispondere al leader del Cinque Stelle.
E a mettere in chiaro che la polizia è di tutti, non parteggia per nessuno ed è fedele alle istituzioni.
Ma, mentre i poliziotti precisano, Grillo torna, ironizzando, sulle parole pronunciate a piazza Castello e pubblica sul suo blog un post dal titolo “OltreHitler c’è Charlie Chaplin”, con incluso anche l’hashtag “#OltreHitler”. Nell’articolo il comico riporta, per iscritto e in video, un passaggio de ‘Il grande dittatore’, capolavoro del 1940 di Chaplin, che prendeva di mira proprio Adolf Hitler.
Un tentativo di sminuire la portata eversiva delle sue dichiarazioni di ieri, riportandole nell’alveo di una battuta pseudocomica.
Per prima, dicevamo, arriva la risposta del Coisp. “Le forze dell’ordine non stanno dalla parte di nessun partito o movimento, ma dalla parte delle Istituzioni e della legalità  – ribadisce Franco Maccari, segretario generale del sindacato di polizia – Ci aspetteremmo, piuttosto, che tutte le forze politiche stiano dalla parte nostra, contribuendo fattivamente a risolvere le situazioni di malessere degli operatori del comparto sicurezza, anzichè strumentalizzarle per i propri tornaconti elettorali, salvo poi per lo stesso motivo gettare fango su chi compie il proprio dovere”.
“Piaccia o non piaccia -continua Maccari- le istituzioni rappresentative sono l’espressione della volontà  popolare, e ciò a rappresentare il fondamento di quella democrazia che siamo chiamati a difendere, con lealtà  e onore. Anzichè – è il caso di dire – ‘tirarci per la divisa’, Beppe Grillo con la sua folta rappresentanza parlamentare farebbe bene a dimostrare una reale attenzione verso le problematiche che interessano il nostro lavoro, anzichè utilizzare la stessa piazza, alla prima occasione, per riversare sui poliziotti insulti e nefandezze per compiacere il proprio elettorato”.
Nel dibattito interviene anche Giuseppe Esposito, vicepresidente del Copasir: “Beppe Grillo tenga giù le mani dalle forze dell’ordine e non si azzardi più a dare connotazioni politiche alle donne e agli uomini che ogni giorno difendono la sicurezza di tutti i cittadini”.
E Lorena La Spina, segretario dell’Associazione nazionale funzionari di polizia, aggiunge: “Cavalcare il malcontento di una categoria di lavoratori che, a tutti i suoi livelli, ha pagato e sta pagando un prezzo altissimo alla crisi economica è pretestuoso e scarsamente responsabile”. E ribadisce: ” La Polizia di Stato appartiene solo al Paese, certo non agli schieramenti politici”.

Monica Rubino

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