Giugno 27th, 2014 Riccardo Fucile
LE INTERCETTAZIONI, INCUBO DELLA CASTA
Anche ieri, come ogni giorno, Repubblica ci ha anticipato la quotidiana Grande Riforma che
presto, prestissimo, quanto prima, il Pie’ Veloce Matteo ci regalerà .
Dopo quelle della Costituzione, della legge elettorale, del fisco, del lavoro, dell’ozio, della burocrazia, della scuola, dell’università , dell’asilo, dell’agricoltura, dell’artigianato, del commercio, della pastorizia, della caccia, della pesca, dell’apicoltura, della mitilicoltura, delle carceri e dei circhi equestri (per fortuna mai viste se non in qualche slide), è in arrivo una nuova mirabolante Rivoluzione: quella della Giustizia, civile e pure penale.
Rassicuriamo subito i lettori: le probabilità che la Palingenesi veda un giorno la luce sono pari a zero.
Sia perchè i neoriformatori non son buoni neppure a legarsi le scarpe.
Sia perchè in Parlamento una maggioranza che voti i brevi cenni sull’universo del ministro Orlando, non c’è.
O meglio: ci sarebbe se il Pd facesse ciò che dice, nel qual caso potrebbe trovare sponde robuste nei 5Stelle e in quel che resta di Sel (ma così crollerebbe il governo, sostenuto ufficialmente da Ncd e centrini vari, e ufficiosamente da FI).
Ma il partito dell’impunità è ancora ben saldo anche nel Pd, come dimostrano il voto sulla responsabilità civile diretta delle toghe e l’immunità ai senatori non più eletti.
Dunque la fine del pacchetto Orlando (semprechè sia il suo, viste le smentite di ieri) è già nota: le buone intenzioni (falso in bilancio, autoriciclaggio, blocco della prescrizione dopo la sentenza di primo grado) imboccheranno il solito binario morto, e viaggeranno col turbo solo quelle pessime, che piacciono un sacco a Ncd, centrini, FI, del cui sacco sono infatti farina: il solito bavaglio sulle intercettazioni e il dirottamento del giudizio disciplinare sui magistrati dal Csm verso un’“Alta Corte” (idea di Violante, cioè del centrodestra), ovvero a un plotone d’esecuzione infarcito di politicanti.
Le intercettazioni sono la prima ossessione della Casta da almeno 10 anni: da quando, sterilizzati i pentiti e tolto il valore di prova delle chiamate in correità , gli scandali escono direttamente dalle boccucce ciarliere di lorsignori.
Spesso l’intercettazione è un selfie: ritrae il criminale nell’atto di delinquere; e le chiacchiere su complotti, toghe rosse, garantismo e giustizialismo stanno a zero.
Non potendo (ancora) vietare ai magistrati di disporle, la Banda Larga s’accontenterebbe di proibire ai giornali di pubblicare le intercettazioni, rinviando alla fine del processo il momento della divulgazione: quando ormai nessuno si ricorda più nulla.
Se le conseguenze penali di un reato spaventano poco lorsignori, grazie ai tempi biblici della giustizia con prescrizione garantita, gli effetti mediatici delle indagini restano seccanti: costringono il politico ladro o mafioso a difendersi dinanzi agli elettori, spiegando parole e opere difficilmente spiegabili, col rischio che la gente si faccia un’idea precisa sul suo conto.
Ecco dunque ricicciare, dopo le leggi Mastella e Alfano fortunatamente abortite, la trovata di Orlando: i magistrati non potranno più inserire il testo delle intercettazioni nelle ordinanze di custodia cautelare (di per sè non segrete, dunque pubblicabili), ma solo il “riassunto”; e gli avvocati degli arrestati non potranno disporre delle trascrizioni dei nastri prima di una “udienza stralcio”, dove pm e difensori decideranno quelle da distruggere perchè non penalmente rilevanti.
Ma così si calpesta il diritto di difesa: chi finisce dentro ha il diritto di conoscere le parole esatte che l’han portato in galera, per impugnare al Riesame e in Cassazione.
E si violano pure la libertà di stampa e il diritto dei cittadini a essere informati: ciò che non ha rilevanza penale può avere una grande rilevanza morale, politica, deontologica.
Se un politico frequenta abitualmente mafiosi, per dire, non commette reato e non deve finire in galera, ma a casa sì.
E l’elettore per mandarcelo deve sapere tutto. L’abbiamo scritto tante volte quando ci provava B. e, almeno nel mondo progressista, si gridava alla “porcata” e al “bavaglio”.
Ora che ci riprova Renzi, nessuno fiata. Anzi, tutti parlano di “riforma” e “rivoluzione”.
Per questo oggi è peggio.
Marco Travaglio
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Giugno 27th, 2014 Riccardo Fucile
OLTRE 1000 I PARTECIPANTI REGISTRATI…TESTIMONIAL VINCENZO EIFANI, MARCO SARACENO E LA SCRITTRICE ELISA MAURO
Lo slogan è minimalista: «L’Italia che vorresti, la tua idea per la destra che non c’è». La location è il palazzo dei Congressi dell’Eur a Roma .
La scenografia sarà semplice, perchè l’obiettivo è dare l’immagine di un evento tutto «politico», senza concessioni alla spettacolarizzazione.
Per il suo «ritorno in campo» domani a Roma, Gianfranco Fini ha scelto lo schema di una sorta di «Leopolda di centrodestra».
Sul palco niente tavoli di presidenza di stampo congressuale, nessuna lista di interventi già precostituita. La scaletta è ancora in via di definizione.
Sarà l’ex presidente della Camera ad aprire i lavori, alle 10.30, con un discorso di presentazione dell’iniziativa.
Poi inizierà il dibattito assembleare, che sarà moderato dal giornalista Enrico Ciccarelli: prenderà la parola chiunque voglia, ogni intervento durerà al massimo 3 minuti. «Il tentativo è quello di ridare la parola agli elettori, è uno spiraglio di luce nel buio del centrodestra», spiega Giuseppe Tatarella, uno degli organizzatori della kermesse.
Alla manifestazione, infatti, non è prevista la partecipazione di nessuno degli esponenti della «vecchia» Fli. Le registrazioni all’evento (sul sito www.partecipa.info) sono arrivate a quota mille, e ci si aspetta quindi una buona partecipazione: da giorni il rientro sulla scena politica di Fini anima il dibattito della ex-An ma non solo.
Il confronto al Palazzo dei Congressi sarà intervallato da interviste ad alcuni testimonial, scelti tra esponenti del mondo dell’impresa e della società civile, soprattutto under 30. Tra questi:Vincenzo Eifani, presidente della Confapi; Marco Saraceno, imprenditore del settore agroalimentare, già vicepresidente della Confagricoltura nazionale giovani, che si soffermerà sulla centralità del Sud e sull’importanza dei nostri prodotti tipici; Elisa Mauro, scrittrice, già tra i finalisti del Premio Strega.
Il video del «calcio di rigore» lanciato sul web per promuovere l’evento sarà proiettato in una versione più lunga.
All’iniziativa dell’ex leader di Fli si potrà partecipare anche sui social networks.
Ci sarà una diretta twitter e si sta pensando anche allo streaming.
In tempi di austerity, la manifestazione, promossa dall’associazione presieduta da Fini «Libera destra», sarà interamente autofinanziata.
Ogni partecipante dovrà versare un contributo (non c’è nessuna quota prestabilita) per coprire le spese organizzative.
(da “il Tempo“)
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Giugno 27th, 2014 Riccardo Fucile
PER GLI STREAMING IL TEMPO SI TROVA, PER UNA LEGGE SULL’OMICIDIO STRADALE NO
Le strisce pedonali rappresentano un tabù per gli automobilisti in tutti i Paesi civili, e una
decorazione nel resto del mondo.
In Italia non sono nè una cosa nè l’altra. I pedoni non sanno cosa aspettarsi, e le conseguenze sono spesso drammatiche.
Mercoledì sera, la terza, tragica dimostrazione in pochi giorni.
In provincia di Reggio Emilia, davanti a una caserma dei carabinieri, una ragazza albanese ha investito tre pedoni: un bambino di tre anni, Salvatore, è morto sul colpo, la madre è in gravi condizioni. Ferita anche la sorella.
Domenica sera, a Ravenna, era toccato a un bimbo di tre anni, Gionatan, ucciso da un’auto sulle strisce pedonali sotto agli occhi dei genitori e del fratellino.
L’uomo alla guida dell’auto, che era fuggito, è stato arrestato dopo due giorni. Si tratta di un 37enne, incensurato, di origine bulgara.
Martedì a Jesolo è stata travolta e uccisa, sempre sulle strisce pedonali, una bambina di otto anni, Anna, che stava attraversando con la madre. A investirla un albergatore italiano della zona.
Se ne parla solo perchè le tragedie ravvicinate hanno coinvolto tre bambini.
In sostanza, occorrono tre piccole vittime perchè le nostre coscienze abbiano un sussulto.
Il reato di omicidio stradale, di cui molto s’è parlato, sembra esser stato inghiottito nell’anfratto tra il governo Letta e il governo Renzi.
Il primo dell’anno, in seguito alla morte di una bambina romana, l’allora ministro della Giustizia, Annamaria Cancellieri, aveva assicurato: «Entro gennaio porterò in Consiglio dei ministri un pacchetto di norme sulla giustizia contenente anche l’introduzione del reato di omicidio stradale».
Sei mesi e diversi morti dopo, veniamo a sapere dal viceministro ai Trasporti, Riccardo Nencini, che per la modifica al Codice della strada ci sono «tempi strettissimi, e le cose cambieranno».
Spiega che si stanno esaminando due possibilità : «L’inserimento del reato di omicidio stradale» oppure «l’ergastolo della patente, se uccidi qualcuno non guidi più».
«Presto – assicura – decideremo con il premier quale seguire».
Presto. Quando?
Per gli streaming il tempo si trova, per le strisce evidentemente no.
Non è populismo: è indignazione. Quella che ha portato, dopo anni di assurde mattanze notturne, a introdurre norme rigorose per i neopatentati e controlli a tappeto per fermare chi guida ubriaco.
Un ragazzo oggi sa che, se beve, lo beccano; e, se lo beccano, perde la patente. Risultato: il numero delle vittime delle cosiddette «stragi del sabato sera» è precipitato.
La prova che, quando vogliamo, siamo un Paese civile. E chi, arrivato al potere, mormora che gli italiani sono irrecuperabili, mente.
Semplicemente, non ha voglia di recuperarci.
Due dei recenti omicidi stradali – come vogliamo chiamarli? – sono stati commessi da stranieri.
Evitiamo accuse generiche, piagnistei, sociologia spicciola o buonismi inutili. Diciamo che le regole esistono e valgono per tutti: cittadini e nuovi arrivati. Ma questi ultimi, inevitabilmente, guardano a noi per capire come comportarsi. Se un automobilista su tre piomba sulle strisce cercando di anticipare i pedoni, il messaggio è chiaro: questa regola esiste, ma non vale niente.
«Auto pirata» è un termine vecchio, irritante e assolutorio: chi investe un pedone e scappa è un vigliacco, non un impavido corsaro.
Perchè tutto ciò finisca – perchè il pedone, quando poggia un piede sulla striscia bianca, diventi il padrone della strada – servono norme severe e – cosa fondamentale – occorre che vengano fatte rispettare.
L’Italia non può continuare a essere la terra di mezzo della sicurezza stradale. Osservate lo sguardo e i gesti ossequiosi di molti pedoni quando un automobilista si ferma davanti alle strisce per farli passare.
Non esercitano un diritto; pensano di aver ricevuto un favore. È in quella patetica riconoscenza la nostra sconfitta.
Beppe Severgnini
(da “il Corriere della Sera”)
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Giugno 27th, 2014 Riccardo Fucile
IL PRESIDENTE DELL’URUGUAY DA SANTO LAICO A BECERO FANATICO
Per comprendere i guasti di certo nazionalismo applicato al calcio può essere utile studiare il caso che ha coinvolto in maniera imbarazzante l’uruguaiano più famoso del pianeta.
Non il centravanti Luis Suarez — espulso per quattro mesi da tutti gli stadi dopo avere morsicato con appetito una spalla di Chiellini, la prelibata «chiellina» (copyright del collega Guido Boffo) — ma il suo Presidente e santissimo laico per eccellenza: Pepe Mujica.
Il politico che abita in una casetta alla periferia di Montevideo, guida un Maggiolino scassato, ha rinunciato ai nove decimi dello stipendio per darli ai poveri, ha legalizzato le droghe leggere e predica moralità e sobrietà a ogni piè sospinto.
Ecco, prendete questa meraviglia d’uomo e mettetelo davanti a un televisore con la sciarpa dell’Uruguay: si trasformerà nel più becero dei fanatici.
Interpellato sui gusti vampireschi del suo centravanti di riferimento, Pepe ha cominciato col dire che lui di morsi non ne aveva visto neanche mezzo.
E comunque «non abbiamo scelto Suarez per fare il filosofo o per le sue buone maniere, ma perchè è un calciatore eccellente».
Dopo avere derubricato il tentativo di sbranamento a sintomo tollerabile e in fondo simpatico di machismo, il Presidente Buono y Giusto ha intonato la solita canzonetta vittimista, lamentando contro l’incolpevole roditore l’esistenza di una bieca campagna di screditamento, volta a privare l’Uruguay del suo giocatore più forte.
E la sobrietà , Pepe? E la moralità ?
Tale è la delusione che verrebbe voglia di prenderlo a morsi.
Massimo Gramellini
(da “La Stampa”)
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