Luglio 31st, 2014 Riccardo Fucile
TOSCANUM E NOME COMUNE PER IL DOPO NAPOLITANO
E adesso Silvio Berlusconi sente che i rapporti di forza sono cambiati davvero.
È con una certa soddisfazione che l’ex premier, ancora ad Arcore per smaltire i postumi della fastidiosa influenza, analizza con i suoi le parole di Renzi nel corso della direzione.
Il segretario del Pd, nel corso di una giornata di battaglia campale al Senato, non solo rivendica la bontà del Patto del Nazareno, ma ci si aggrappa: “”L’accordo con Forza Italia io lo rivendico, dopo anni di riforme fatte a colpi di maggioranza”.
E ancora: “Il Patto del Nazareno — dice il premier – è un atto parlamentare, può piacere o no, si può cambiare o no. Mi preoccupa però l’atteggiamento mentale, la forma mentis, anche di alcuni nostri dirigenti, quest’idea che i politici nascondano sempre le cose”.
Parole che arrivano dopo giornate difficili per Renzi.
Lo spettro dei 101 al Senato, il malessere del gruppo al Senato, l’allarme conti pubblici.
Ma anche le critiche che arrivano da mondi che pur hanno scommesso sulla stagione genziana — da Della Valle al Corriere della sera.
Un azzurro di rango così sintetizza il Berlusconi pensiero: “Più Renzi perde consensi, più il patto si rafforza”.
Ed effettivamente il segnale che arriva dalla direzione del pare confermare queste sensazioni.
Le dichiarazioni di Renzi sul “Patto del Nazareno”, insieme a quelle con cui apre a modifiche concordate, segnano che l’asse con Forza Italia è rafforzato.
È su questi presupposti che il Cavaliere, ad Arcore con tutto lo stato maggiore di Forza Italia, dà il via libera a fissare l’incontro con Renzi per martedì prossimo a Roma.
Con all’ordine del giorno il “capitolo due” del patto del Nazareno, su cui c’è già un’intesa di massima con Verdini.
E che prevede, come anticipato dall’HuffPost, una correzione dell’Italicum sulla base del modello elettorale adottato dalla Regione toscana, introducendo soglie più basse e preferenze o listini facoltativi per le forze politiche: il Toscanum.
Modifiche su cui si tratterà in questi giorni e che dovrebbero andare incontro alle sollecitazioni di Giorgio Napolitano.
Il quale, nel corso della cerimonia del Ventaglio, ha auspicato una riflessione sui punti della legge elettorale che potrebbero avere profili di incostituzionalità : soglie e preferenze, appunto.
Proprio attorno al Colle ruota il “rafforzamento del patto”.
Non all’ingresso di Forza Italia al governo, ipotesi che non è sul campo. Perchè secondo Berlusconi Renzi a settembre dovrà affrontare una manovra lacrime e sangue. E non ha alcuna intenzione di entrare al governo. Nè il Pd reggerebbe un’ipotesi di questo tipo.
È attorno al Great game per il Qurinale che ruota ogni mossa sulle riforme.
Perchè ormai Berlusconi considera acquisito che, dopo una scrittura a due — Pd e Forza Italia — dell’architettura costituzionale, il prossimo capo dello Stato sarà espressione delle forze costituenti.
Dall’inner circle di Berlusconi trapela che l’ex premier sta già mettendo la testa su come gestire la successione di Napolitano.
Non è dato sapere se ne parlerà o se ne ha già parlato con Renzi.
È certo che ad Arcore sono arrivati segnali di una certa “stanchezza” di Napolitano.
Il Fatto ha scritto che proprio l’attuale inquilino del Colle sarebbe andato un paio di settimane fa a visitare gli uffici a palazzo Giustiniani. Uffici che occuperà finito il mandato presidenziale.
Perchè è andato ora? Chissà .
E, sempre in un’intervista al Fatto, Rino Formica ex ministro socialista che vanta un’antica consuetudine con Napolitano si chiedeva: se vanno avanti di un anno le riforme, Napolitano non può mollare; mentre ha già fatto capire che vorrebbe lasciare dopo il semestre?
Quindi su che orizzonte temporale si sta muovendo il capo dello Stato? Chissà .
È incrociando ipotesi e scenari che si capisce perchè Berlusconi stia condividendo con i suoi la previsione che le prossime elezioni ci saranno con le regionali.
E i ben informati non escludono che anche questa road map possa far parte del patto, capitolo secondo.
(da “Huffingtonpost”)
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Luglio 31st, 2014 Riccardo Fucile
LE PROVOCAZIONI DI RENZI, LA SUDDITANZA DI GRASSO E IL KILLERAGGIO DI ZANDA HANNO OTTENUTO IL RISULTATO DI BLOCCARE IL SENATO
Alle 22,20 Grasso prova ad andare avanti tra le urla: “Questa gazzarra deve finire, non sospendo l’Aula”. Pausa. Strepiti.
“Come? Un senatore si è fatto male? Sarete responsabili anche di questo”.
La seduta è sospesa.
Involontariamente un commesso ha urtato, nella foga, con la Bianconi che stava provando a sedare i leghisti.
Il senatore Consiglio della Lega è sdraiato a terra. A causa di un malore, per un calo di pressione.
Esce dall’Aula in barella.
Riforma arenata. Dalla tregua fragile alla quasi rissa.
Salta così la fragile tregua raggiunta da Grasso. Con una nuova sfasatura tra la presidenza del Senato e il governo.
Col presidente del Senato che aveva raggiunto una sospensione delle ostilità con i ribelli. È nel corso di una riunione prima delle 21,00 nel suo studio con i capigruppo di Lega, Cinque stelle e Sel che ottiene un ammorbidimento dei toni prospettando una “pausa di riflessione”.
L’idea è quella di calendarizzare il decreto carceri per svelenire il clima una mezza giornata e poi riprendere la discussione sulla riforma.
Una linea che cozza con le indicazioni date dallo stato maggiore del Pd. “Riprendiamo le votazioni, presidente” scandisce Zanda in Aula, dopo che Cinque stelle, Lega e Sel assicurano la tregua con interventi morbidi, all’insegna del “chiudiamo la brutta pagina di oggi e riprendiamo domani”.
L’input di Zanda, che arriva direttamente da Renzi e dal ministro Boschi, alimenta i sospetti anche all’interno del gruppo del Pd: “Renzi sta forzando al massimo. Sembra che stia cercando l’Incidente”.
Già , l’Incidente. Il timore della rissa aleggia per tutto il giorno in Senato. E blocca la discussione sulla riforma.
L’Aula è ferma dalle 13,30 ora in cui viene stoppato l’emendamento Candiani. A un certo punto i commessi, attorno alle 19,30, scendono dai piani verso l’Aula col passo dei poliziotti in assetto anti-sommossa.
I deputati grillini arrivano dalla Camera per unirsi a quella che pare una protesta annunciata dai senatori. “Faremo casino”, “preparatevi a tumulti”: i beep dei telefonini dei giornalisti segnalano messaggi con gridi di guerra.
Sul sito dell’Agi compare una ricostruzione in base alla quale Grasso avrebbe minacciato di “chiamare la polizia”.
Il portavoce di Grasso, a capigruppo in corso, spiega che si tratta di un equivoco visto che il riferimento era agli assistenti d’Aula e non alla polizia di Stato.
Quando il presidente del Senato, alla riapertura della seduta alle 20, prende la parola, il rischio di una scazzottata epocale è concreto.
Nervi tesi, basta un niente per creare l’Incidente. Si riparte con toni civili in Aula. In Aula il presidente del Senato chiede se è opportuno passare alla discussione del decreto carceri.
Il killer Zanda chiede di andare avanti e votare la riforma.
Tregua saltata. E quasi rissa.
Ma il coraggioso Renzi in aula non si presenta. O forse aspetta la scorta dei servizi.
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Luglio 31st, 2014 Riccardo Fucile
RESTA ALTA LA TENSIONE AL SENATO DURANTE LA RIUNIONE DEI CAPOGRUPPI
Le opposizioni al terzo giorno di votazioni sul disegno di legge sulle riforme costituzionali ottengono la prima vittoria, dopo ore di estenuante ostruzionismo, imboscate disinnescate dalla maggioranza, trucchi e cori in Aula che hanno portato allo scontro aperto con il presidente Piero Grasso.
Con 154 a favore, 147 contrari e 2 astenuti, passa un emendamento della Lega Nord, firmato dal leghista Stefano Candiani, vicepresidente vicario del gruppo del Carroccio, già segretario del partito per la provincia di Varese e scatenatissimo sugli emendamenti-trappola.
La sua proposta di modifica non ha la portata di quelle sul Senato elettivo (tutte bocciate): dà anche al Senato le competenze sui temi etici e i diritti civili.
Ma assume un significato politico perchè si tratta della conferma che la maggioranza con il voto segreto è più debole.
Mentre la tecnica del “canguro” — ritenuta legittima dalla giunta per il regolamento — ha bruciato qualche altro centinaio di emendamenti — la tensione tra le opposizioni e il presidente del Senato continua a essere molto alta.
Sul rifiuto di concedere il voto segreto la Lega ha detto che è “scappato come fanno i ladri di notte”.
Alla ripresa dei lavori, nel pomeriggio, i deputati di Lega ed M5s intonano il Va’ pensiero e al rientro in Aula di Grasso e cominciano a scandire “Li-ber-tà , li-ber-tà …”.
Appena il presidente sospende si siedono, ma riscattano in piedi e ricominciano quando Grasso riavvia i lavori, facendo impazzire i commessi.
Succede in tutto 4 volte.
Paralisi, caos, bagarre.
Quando viene approvato l’emendamento Candiani le opposizioni esplodono in grida di gioia. Il ministro Maria Elena Boschi guarda grillini e leghisti che si abbracciano, si baciano, si battono il 5 e fanno segno di vittoria.
Grasso continua a fare da parafulmine. Gli dicono di tutto: “Vergogna”, “sei scappato come un ladro”, lo accusano di “continui soprusi e violazioni del regolamento”, di essere parziale, di “aver favorito i contraenti del patto del Nazareno” rendendo inutile il dibattito al Senato.
Tanto che inizia a circolare la voce di un possibile “Aventino” dei grillini, intenzionati ad abbandonare il Senato.
Ci si mette anche il capogruppo del Pd Luigi Zanda che attacca duramente Grasso per un eccesso di discussione, chiedendo di procedere al voto senza rallentamenti.
Ancora sospensioni, rallentamenti, urla e strepiti.
E una interminabile capigruppo, convocata da Grasso per sedare un po’ gli animi dopo la richiesta di ripetere un voto, finisce con la minaccia di Lega e M5s di un’ininterrotta protesta in Aula, che il presidente gela con la controminaccia di far ricorso alla sicurezza per tirare ad uno ad uno fuori dall’Aula i ribelli.
Dice polizia, poi sosterrà che intendeva i commessi d’Aula (che il regolamento del Senato definisce “polizia del Senato”).
Alla ripresa dei lavori si è scusato: “La stanchezza mi ha fatto dire polizia d’udienza. Capite, dopo 43 anni… In realtà non voglio assolutamente gestire l’assemblea con modi autoritari”.
Toni più distesi alla ripresa della seduta del Senato alle 21 dopo l’alta tensione che si è registrata durante tutta la giornata e nella riunione dei capigruppo.
Ma è sufficiente l’intervento di Pietro Ichino (Sc), che torna sulla questione del voto sull’emendamento Candiani bis, del quale le opposizioni hanno chiesto l’annullamento, a riportare la tensione in Aula, con le proteste dell’opposizione.
Si va avanti fino a mezzanotte, ma va considerato che, dopo l’assurdo contingentamento dei tempi, i gruppi che si oppongono alle riforme hanno quasi esaurito i minuti a loro disposizione in Aula.
A M5s sono rimasti 20 minuti e 10 secondi, Sel ha esaurito i propri tempi, risultando addirittura “in credito” di 46 minuti, alla Lega restano 10 minuti e 31 secondi, a Gal 4 minuti e 24 secondi.
Il contingentamento aveva assegnato anche un “minutaggio” ai dissidenti dei gruppi che sostengono le riforme.
A quelli del Pd rimangono 4 minuti e 24 secondi, a quelli di Fi solo 14 secondi. Per quanto riguarda Ncd, i dissenzienti hanno ancora 2 minuti e 46, quelli di Pi 1 minuto e 3 secondi, ai dissenzienti di Sc restano tutti i 18 i minuti che loro spettavano.
Una delle tante assurdità , diretta conseguenza di come si è voluta imporre una riforma senza un ampio consenso tra tutte le forze politiche.
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Luglio 31st, 2014 Riccardo Fucile
CLAMOROSA SVOLTA, PARLA IL LEGALE EGIDIO VERZINI: “CIFRE INGENTI, INCASSATE CON UN SISTEMA NON LEGALE CON BONIFICI ESTERI”
Karima El Mahroug, meglio conosciuta come Ruby, avrebbe ricevuto segretamente molti più soldi di quanto non sia emerso finora: la giovane marocchina avrebbe incassato, in particolare, più di sei milioni di euro.
A rivelarlo, in un’intervista esclusiva al settimanale “L’Espresso” in edicola da domani, è l’avvocato Egidio Verzini, il legale che ha gestito quella trattativa economica per conto di Ruby, nella primavera del 2011, mentre era il suo difensore di fiducia.
Nei due gradi del processo che, dopo la condanna in tribunale, ha visto il leader di Forza Italia conquistare la piena assoluzione in appello, finora era emerso solo che Silvio Berlusconi aveva versato circa 57 mila euro a Ruby nel 2010: un «atto di liberalità » verso una ragazza bisognosa. In realtà , sostiene l’avvocato Verzini, «Ruby ha ricevuto molti più soldi, sicuramente».
Il legale si rifiuta di precisare la cifra esatta, ma conferma che l’ordine di grandezza è di oltre sei milioni di euro, che sarebbero stati bonificati all’estero.
Fu Ruby personalmente, in quei giorni, a confermare al suo legale «che aveva raggiunto l’accordo e che doveva percepire cifre molto più ingenti».
«Se Berlusconi fosse stato condannato anche in appello, avrei continuato a tacere, per non ledere la sua posizione di imputato», ha premesso l’avvocato Verzini: «Ma ora la sentenza di assoluzione, purtroppo, viene usata come un’arma per colpire i magistrati della procura di Milano. Non si può far credere ai cittadini italiani che i fuorilegge, in questo Paese, siano i pubblici ministeri. A questo punto mi sento in dovere di parlare».
L’avvocato Verzini spiega a “L’Espresso” che «Ruby aveva capito che quella era l’occasione della sua vita ed era decisissima ad uscirne con un sacco di soldi. Io le avevo proposto una strada legale. Ruby doveva costituirsi parte civile nel processo contro Emilio Fede. Un bel giorno avremmo annunciato che la costituzione veniva revocata. Come succede normalmente nei processi, questo significa che la parte civile è stata risarcita privatamente. E visto che Ruby è stata screditata sulla stampa di tutto il mondo, una transazione di alcuni milioni era credibile. Poi, se Fede alla fine non avesse pagato di tasca sua, questi non erano fatti di Ruby nè miei».
La trattativa, però, si è bloccata per effetto di una pesante interferenze esterna: «Qualcuno ha suggerito o imposto a Ruby una strada diversa e non la via legale da me consigliata», chiarisce il legale: «A quel punto ho deciso di interrompere il rapporto con la mia assistita, in quanto ciò che mi veniva proposto andava a collidere con il rispetto delle norme del nostro ordinamento».
Nell’intervista a L’Espresso, l’avvocato Verzini precisa più volte che il segreto professionale gli vieta di rispondere a molte domande, per evitare di divulgare le confidenze che aveva ricevuto da Ruby sul merito del processo e sulle sue nottate nella villa di Berlusconi.
Ma aggiunge che un avvocato non può diventare «complice» di un reato, rappresentato in questo caso da un «accordo illegittimo» per versare segretamente cifre milionarie a una testimone, e spiega che proprio per questo motivo abbandonò quella cliente.
Paolo Biondani
(da “L’Espresso”)
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Luglio 31st, 2014 Riccardo Fucile
L’ISTAT CERTIFICA CHE NON CI SARA’ CRESCITA: “PRODUZIONE FERMA ANCHE NEL TERZO TRIMESTRE”
L’economia italiana è in affanno, la crescita non arriva e, anzi, si va verso la stagnazione economica.
Dopo l’allarme lanciato dal ministro di via XX Settembre Pier Carlo Padoan, arriva la certificazione dell’Istat: “Il recupero della crescita economica si annuncia più difficile di quanto prospettato – si legge nella nota mensile – I segnali provenienti dalle famiglie e dalle imprese sembrano delineare una fase di sostanziale stagnazione dell’attività economica anche se emergono alcuni segnali positivi sull’occupazione”. Confermato quindi l’allarme del ministro del Tesoro che ha dichiarato oggi: “La situazione economica è meno favorevole di quanto sperassimo, serve più sforzo per la crescita”.
L’Istat ha aggiunto un particolare non di poco conto: si va verso la stagnazione.
Tra le imprese, a luglio è aumentata la fiducia nelle costruzioni e nei servizi mentre si è mantenuta stabile nella manifattura.
La fiducia delle famiglie è risultata invece in diminuzione, influenzata dai giudizi sull’andamento attuale e futuro dell’economia italiana.
La minor vivacità della domanda estera potrebbe costituire un ulteriore elemento di freno per la ripresa”.
Anche i dati diffusi oggi sempre dall’Istituto nazionale di Statistica sull’occupazione non sono positivi: anche se è stato registrato una diminuzione di 0,1 punti del tasso della disoccupazione rispetto all’anno scorso, la disoccupazione giovanile ha toccato nuovi livelli record, in crescita di 0,6 punti rispetto al mese precedente arrivando al 43,7%.
In riferimento alle prospettive a breve per l’economia italiana, l’Istat spiega che “negli ultimi mesi si sono intensificati i segnali di difficoltà nell’avvio della ripresa. Le famiglie, colpite dalla crisi e dalle implicazioni di necessari aggiustamenti del bilancio familiare, si mantengono ancora caute nelle decisioni tra consumo e risparmio. Il sistema delle imprese continua a risentire negativamente dalla debolezza delle condizioni interne di domanda e del non brillante andamento della domanda estera”. Tenendo conto delle informazioni più recenti, nel secondo trimestre l’attività produttiva dell’industria (al netto delle costruzioni) risulterebbe, in base al modello di previsione mensile, moderatamente negativa.
Ora chi 4 mesi fa aveva garantito la crescita e continua ogni giorno a inondarci delle sue palle stratosferiche raccolga i suoi stracci e ritorni a Firenze: si dedichi alla bocciofila sotto casa.
Con una raccomandazione: non fategli tenere i conti o vi ritrovate pignorato anche il boccino.
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Luglio 31st, 2014 Riccardo Fucile
DA DOVE PROVENGONO I 40 FRANCHI TIRATORI? DUBBI SU FORZA ITALIA… NAPOLITANO DIETRO LE QUINTE
Dal giorno dell’incontro di Pietro Grasso con Giorgio Napolitano la scorsa settimana, Matteo Renzi sa di poter contare sul presidente del Senato nel tribolato esame della riforma costituzionale a Palazzo Madama.
E’ la considerazione di una fonte Pd al Senato. La prova è arrivata oggi, quando il presidente ha deciso di concedere il voto palese sull’emendamento del leghista Candiani che parla sia di diritti delle minoranze linguistiche che della riduzione del numero dei deputati.
Il primo tema richiederebbe il voto segreto. Il secondo, il voto palese.
Grasso ha optato per la seconda via, dopo che la settimana scorsa, prima del colloquio al Colle, aveva previsto il voto segreto su tutto l’emendamento Candiani (mandando su tutte le furie il Pd renziano).
Segno che il richiamo di Napolitano a non perdere altro tempo sulle riforme è arrivato per bene anche a Palazzo Madama.
Renzi e il governo tirano un respiro di sollievo. Ma al Senato è comunque scattato l’allarme sui voti segreti: ce ne saranno altri, dopo quello di stamattina sui temi etici in cui la maggioranza è stata sonoramente battuta.
Il punto è che in realtà nel Pd non sospettano solo di un tradimento interno, ‘alla 101’, per capirsi. I Dem al Senato additano anche Forza Italia, che in teoria dovrebbe essere la colonna portante del patto del Nazareno.
Perchè sono una quarantina i voti che, nascosti dietro lo scrutinio segreto, sono passati dalla maggioranza all’altra parte dell’emiciclo.
Il voto segreto che assegna i temi etici al sistema bicamerale perfetto (cioè saranno discussi da Camera e Senato e non dalla sola Camera, come avrebbe voluto il governo) è finito con 154 sì, 147 no, 2 astenuti.
Ieri sera, invece, a scrutinio palese, la maggioranza ha potuto contare su 178 no: tanti sono stati i senatori che hanno bocciato l’emendamento del dissidente di Forza Italia Augusto Minzolini che introduceva l’elezione diretta nel nuovo Senato.
Mentre i sì sono stati solo 117, 8 astenuti. Dunque oggi la maggioranza ha perso una quarantina di voti.
A sentire il gruppo Pd, la responsabilità non sta solo nei dissidenti Dem o in qualcun altro nel partito che abbia voluto fare lo sgambetto al governo.
Insomma, si fa presto a dire ‘101 traditori’, come hanno twittato a tempo di record dal Nazareno, richiamando l’affossamento di Romano Prodi nell’elezione del presidente della Repubblica, quello sì tutto a opera del Pd dove però ancora nessuno rivendica il ‘misfatto’. Oggi, invece, almeno tra i dissidenti del ddl Boschi, c’è chi rivendica il sì all’emendamento sui temi etici: lo fa Vannino Chiti, ma anche Felice Casson, Corradino Mineo.
“Ma qui sono mancati voti anche da Forza Italia”, confida una fonte Pd.
Tra i Dem poi circolano anche i dubbi sulla ‘lobby cattolica’, trasversale nei partiti, in azione per garantire che sui temi etici non legiferi una sola Camera.
Ma è un sospetto che si sgonfia subito, perchè dall’altro lato, ci sono laici di maggioranza e opposizione che hanno votato a favore per lo stesso motivo, visto però dal lato opposto: “Sui temi etici non legiferi una sola Camera perchè in futuro non si mai: può arrivare un ‘regime’ fondamentalista che cancella la legge sull’aborto in un battibaleno”, ragiona Peppe De Cristofaro di Sel.
Il dubbio vero del Pd è su Forza Italia.
Tanto più che in vista ci sono altri voti segreti, soprattutto sull’articolo 2 del ddl Boschi, articolo che dovrebbe arrivare all’esame dell’aula entro il weekend.
Da parte sua, Renzi ha fiutato la trappola subito.
E la scorsa settimana si è ‘cautelato’ prevedendo eventuali “scherzetti col voto segreto”. Vorrà dire che “aggiusteremo alla Camera”.
Ma, prima della scelta di Grasso di mettere in votazione palese l’emendamento Candiani su minoranze linguistiche e riduzione dei deputati, nel governo era così vivo il timore di uno scivolone sul voto segreto, che il ministro Maria Elena Boschi era tentata di non esprimere alcun parere del governo sulla modifica in questione.
Il suo era un tentativo di limitare i danni, che comunque segnala la difficoltà .
Grasso ha agevolato il percorso: ostacolo superato.
Ma sui voti segreti l’allarme è scattato ufficialmente.
(da “Huffingtonpost”)
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Luglio 31st, 2014 Riccardo Fucile
DUE LAVORATORI ASSUNTI TRAMITE AGENZIA INTERINALE MENTRE PER I PRECARI LE ASSUNZIONI SONO BLOCCATE: UNO HA LA TESSERA DEL PD ED E’AMICO DELLA PRESIDENTE, L’ALTRO HA LA TESSERA DI SEL
Due lavoratori assunti tramite agenzia interinale negli uffici della Regione, mentre per tutti gli altri precari le assunzioni restano bloccate.
In un caso, grazie a una tessera Pd in tasca e una presunta conoscenza che conta. L’accusa, al momento solo di questo si tratta, viene dai banchi dell’opposizione nel consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia e a essere tirata in ballo dalla minoranza è la stessa Debora Serracchiani, presidente nonchè vicesegretaria del Partito democratico.
A sollevare il caso è stato il giornale online ilperbenista.com, ma le polemiche sono appena cominciate.
La procura della Corte dei Conti regionale infatti ha aperto due fascicoli per capire se ci possa essere stato un danno alle casse pubbliche o una infrazione ai regolamenti. Un atto dovuto da parte dei magistrati quello di approfondire in casi di simili notizie.
Uno dei due fascicoli in questione è quello che riguarda l’entrata nell’ufficio di gabinetto a giugno 2014 di Davide Bonetto.
Vice-sindaco Pd di San Giorgio di Nogaro (Udine), 32 anni, geometra e in passato apprendista muratore.
Alla base delle accuse c’è anche la presunta amicizia con la Serracchiani che, secondo i partiti di minoranza, sarebbe dimostrata da alcune foto sul profilo Facebook del marito della presidente, dove Bonetto compare insieme alla coppia in occasione di una manifestazione Pd del 2010.
Il curriculum di Bonetto figurava tra i curricula inviati dall’agenzia Talea e, secondo Maio, “era l’unico ad avere esperienza politico amministrativa esercitata in ambito regionale e provinciale.
“Anche la modalità di assunzione interinale deriva dal fatto che l’Amministrazione regionale proprio a ridosso delle esigenze palesate dal Gabinetto aveva invitato tutti gli uffici e le direzioni a inoltrare apposite richieste garantendo nel giro di breve tempo la soddisfazione delle stesse. Tra l’altro mi preme sottolineare che, a differenza di quello che un po’ superficialmente ho sentito in alcuni casi affermare sulla questione, non c’è alcuna relazione tra le assunzioni di personale interinale (un ottantina circa in tutta l’amministrazione regionale) e la stabilizzazione dei precari”. L’altro fascicolo dei magistrati contabili, che però non chiama in causa direttamente la presidente Serracchiani, riguarda l’assunzione (a tempo determinato come nel caso di Bonetto) di un consigliere comunale a Udine eletto con Sel.
Massimo Ceccon sarebbe stato assunto, sempre tramite agenzia di somministrazione lavoro, nella Direzione regionale infrastrutture.
Ceccon ha una laurea in Scienze alimentari e in consiglio comunale si occupa anche di questioni urbanistiche.
L’ufficio del procuratore della Corte dei conti Maurizio Zappatori — secondo quanto riferiscono fonti interne alla Regione a ilfattoquotidiano.it — ha già chiesto chiarimenti e presto, forse già la prossima settimana, dal palazzo della Regione partirà una relazione che dovrà spiegare ai pm contabili con quali criteri sono stati selezionati i due. Perchè e come sono stati assunti.
E a quel punto i pm potranno iniziare a farsi un’idea più chiara su eventuali procedure non corrette.
“Crediamo che sia successo qualcosa di molto grave”, ha commentato la consigliera regionale del Movimento 5 stelle, Elena Bianchi.
“Ci domandiamo se per avere un lavoro si debba per forza avere una tessera di partito. In una situazione come quella contemporanea, con il blocco delle assunzioni e una spending review rigida, come è possibile che siano riusciti a procedere con queste due assunzioni? Ora chiediamo semplicemente che si faccia chiarezza”.
Forza Italia e Movimento 5 stelle ora chiedono un accesso agli atti.
Il consigliere regionale di Fi, Rodolfo Ziberna ha presentato dieci domande a Debora Serracchiani: “Presidente, appurati i legami politici e di conoscenza e di rapporto con il vicesindaco di Nogaro, non sarebbe stato più opportuno ricorrere a un incarico di tipo fiduciario e non attraverso un’agenzia interinale?”.
”.
Martina Castigliani e David Marceddu
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Luglio 31st, 2014 Riccardo Fucile
STESSA ACCUSA PER IL FIGLIO DI GIGI D’ALESSIO… “PAGATI SOLO 7.000 EURO SU UN TOTALE DI 16.000”
È finita con una denuncia ai carabinieri la vacanza di Nicole Minetti e del fidanzato Claudio D’Alessio, figlio del cantante Gigi, che lo scorso marzo hanno festeggiato il compleanno dell’ex consigliera regionale della Lombardia a Phuket, in Thailandia.
A presentarla stato è il titolare di un’agenzia di viaggi di Formia, che si è rivolto ai carabinieri.
L’agente di viaggio, secondo quanto riferisce il suo avvocato Pasquale Cardillo Cupo, avrebbe ricevuto solo 7.000 euro dei circa 16.000 del costo totale della vacanza per quattro persone, che comprendeva, oltre al viaggio, ospitalità in un resort a cinque stelle con centro benessere.
Dopo lunga attesa con numerosi tentativi per farsi saldare la differenza, l’agente di viaggio ha deciso di presentare una denuncia per truffa.
La vicenda vedrebbe coinvolti anche l’ex portavoce della Minetti e un loro amico di Sperlonga, vicino a Formia, in provincia di Latina.
«Al mio cliente – afferma l’avvocato Cardillo Cupo – era stato consegnato anche un assegno, che hanno poi invitato a ritirare dalla banca. In seguito gli hanno parlato di un bonifico, che però non è mai arrivato. Mancano 8.000 euro, che per chi ha una famiglia con due figli piccoli e un’attività da portare avanti, non sono certo pochi».
A sostegno della denuncia, l’agente di viaggi ha presentato diversa documentazione, passaporti compresi.
Ora il caso è affidato alla procura di Cassino, competente per territorio.
«Certamente – conclude l’avvocato Cardillo Cupo – se decidono di pagare, siamo pronti a ritirare la denuncia».
(da “il Messaggero”)
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Luglio 31st, 2014 Riccardo Fucile
AL GOVERNO QUATTRO MESI DI PROMESSE NON MANTENUTE: SOLO MARKETING, MA ALLA LUNGA I NODI VENGONO AL PETTINE
Mentre in Senato va in onda la maratona su riforme e canguri, tra le mani di Matteo Renzi è scoppiata una grana ben più sostanziosa: lo sfogo di Carlo Cottarelli, commissario straordinario alla spending review, sulla “pratica di autorizzare nuove spese indicando che la copertura sarà trovata attraverso future operazioni di revisione della spesa”.
Per chi ha avuto modo, in qualità di amministratore di una città toscana, di conoscere e seguire le vicende politiche di Matteo Renzi, ciò non desta certo meraviglia.
“Lo spendere i soldi che non ha” è sempre stata una peculiarità del sistema Renzi nel modo di governare Firenze.
Una politica di solo marketing e una marea di debiti fuori bilancio (al comune di Firenze, secondo l’indagine della Corte dei conti, mancano all’appello ben 65 milioni di euro)
Vale la pena ricapitolare alcune delle maggiori “bischerate” che ci ha rifilato in questi mesi da quando pensa di poter governare l’Italia come il capoluogo toscano.
“Aboliremo le province con relative strutture periferiche del governo”: ha solo abolito le elezioni provinciali.
“Aboliremo il Senato”: ha solo abolito le elezioni dei senatori mantenendo il baraccone e addirittura lo ha riservato ai nominati dai partiti senza renderlo minimamente elettivo. E permettendo un domani a imputati di godere dell’immunità parlamentare.
“Taglieremo in modo consistente le auto blu e lasceremo la casta a piedi”: ha venduto solo due catorci su eBay, mentre i sottosegretari continuano a usare le auto blu.
“Aboliremo i super stipendi, nessuno guadagnerà più del Presidente della Repubblica, sia nella pubblica amministrazione che nelle grandi aziende di Stato”. Sono piovuti emendamenti ed eccezioni e tutti gli stipendi sono rimasti invariati o addirittura aumentati.
Potrei continuare a lungo.
Vi basta la presa di culo del citto di Rignano sull’Arno?
Quello che dispiace è che la mia generazione, al di là delle divisioni di parte, non stia affatto dimostrando di governare meglio della generazione precedente, perdendo forse l’ultima occasione per salvare questo dannato Paese.
Francesco Macrì
presidente di Blu per l’Italia
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