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LA MADONNA SI INCHINA AL COVO DEL PADRINO, PROCESSIONE SHOCK TRA I VICOLI DI BALLARO’, A PALERMO

Luglio 29th, 2014 Riccardo Fucile

LA SFILATA DEL CARMINE RENDE ONORE AL BOSS IN CARCERE

L’ultimo padrino di Cosa Nostra è rinchiuso nella sezione “41 bis” del carcere di Novara, ma è come se fosse ancora tra i vicoli di Ballarò, qui dove due anni fa portava orgoglioso la vara della madonna del Carmine.
Domenica scorsa il boss Alessandro D’Ambrogio non c’era.
Ma la processione ha voluto comunque rendergli onore: si è fermata proprio davanti all’agenzia di pompe funebri della sua famiglia
Un uomo di mezza età , con la casacca della confraternita di Maria Santissima del Monte Carmelo, urla: «Fermatevi».
E così la processione della madonna del Carmine si ferma, mentre la banda continua a suonare.
La vara tutta dorata di Maria immacolata si ferma davanti all’agenzia di pompe funebri della famiglia del capomafia Alessandro D’Ambrogio, uno dei nuovi capi carismatici di Cosa nostra palermitana.
Lui non c’è, rinchiuso dall’altra parte dell’Italia, nella sezione “41 bis” del carcere di Novara, ma è come se fosse ancora qui, tra i vicoli di Ballarò.
Questo accadeva domenica, intorno alle 19: la processione ferma per quasi cinque minuti davanti all’agenzia di via Ponticello, tra la gente in festa per l’arrivo della statua della madonna.
Fino a un anno e mezzo fa, in questi uffici arrivavano solo poche persone, scendevano da auto e moto di lusso e si infilavano velocemente dentro.
Nell’agenzia di pompe funebri dove la processione si è fermata Alessandro D’Ambrogio organizzava i summit con i suoi fedelissimi, ripresi dalla telecamera che i carabinieri del nucleo investigativo avevano nascosto da qualche parte.
Ecco perchè questo luogo è un simbolo per i mafiosi di tutta Palermo, il simbolo della riorganizzazione di Cosa nostra, nonostante la raffica di arresti e di processi.
Ecco perchè il capomafia di Ballarò sembra ancora qui: la processione gli rende omaggio nella sua via Ponticello, a due passi dall’atrio della facoltà  di Giurisprudenza dove sono in bella mostra le foto dei giudici Falcone e Borsellino il giorno della loro laurea.
È questa l’ultima cartolina di Palermo. Ancora una volta, diventa sottilissimo il confine fra mafia e antimafia. Quasi non esiste più confine fra sacro e profano.
Due anni fa, D’Ambrogio portava orgoglioso la vara di questa madonna con la casacca della confraternita.
Adesso è accusato di aver riorganizzato la mafia di Palermo, aver diretto estorsioni a tappeto e traffici di droga milionari.
Ma la processione continua a rendergli onore.
I tre fratelli del padrino sono tutti lì, davanti all’agenzia di pompe funebri, per accogliere la festa più importante dell’anno.
Franco, con amici e parenti. Iano e Gaetano un po’ in disparte. I fratelli D’Ambrogio non sono mai stati indagati per mafia, ma non è per loro che si ferma la processione.
Sembra una sosta infinita, la più lunga di tutto il corteo. Anzi, soste ce ne sono ben poche lungo il percorso.
Per i giochi d’artificio o per le offerte di alcuni fedeli. I D’Ambrogio non fanno nè fuochi d’artificio, nè offerte. Chiedono ai confrati di portare sin sulla statua due bambini della famiglia.
Poi, Franco D’Ambrogio saluta con un sorriso. E la processione riprende.
«È stata una fermata anomala», ammette fra’ Vincenzo, rettore della chiesa del Carmine Maggiore.
«Anche quest’anno è accaduto», sussurra il giorno dopo la processione. «Io ero avanti, su via Maqueda, stavo recitando il santo rosario. A un certo punto mi sono ritrovato solo. Ho capito, sono tornato indietro di corsa, e ho visto la statua della madonna ferma. Qualcuno stava passando un bambino ai confrati, per fargli baciare la Vergine. Cosa dovevo fare? Era pur sempre un atto di devozione quello. Qualche attimo dopo, la campanella è suonata e la processione è andata avanti».
Adesso, frate Vincenzo cerca con dolore le parole: «Avevo cercato di esprimere concetti chiari durante la preparazione del triduo della Madonna, richiamando tutti al senso di questa processione così importante. Ho detto certe cose nel modo più gentile possibile, per evitare reazioni, ma le ho dette. Ed è accaduto ancora. Cosa bisogna fare?».
Il frate va verso l’altare. «Cosa bisogna fare?», ripete. Da quando l’anziano sacerdote si è ammalato lui è solo nella frontiera di Ballarò, che continua ad essere il regno dei D’Ambrogio, nonostante i blitz disposti dalla procura antimafia.
«Da qualche tempo, la Curia si sta muovendo in modo deciso – il tono della voce di fra’ Vincenzo diventa più sollevato – sono stati chiesti gli elenchi dei componenti delle confraternite, e poi il cardinale ha inviato suoi rappresentanti alle processioni ». Anche domenica pomeriggio, a Ballarò, c’era un ispettore inviato dal cardinale Paolo Romeo. Perchè Cosa nostra continua ad essere molto legata ad alcune processioni. Uno degli ultimi boss arrestati, Stefano Comandè, era addirittura l’autorevole superiore della Confraternita delle Anime Sante, che organizza una delle più importanti processioni del Venerdì Santo a Palermo.
I carabinieri l’hanno fermato alla vigilia di Pasqua, poche ore dopo aver portato in giro per il quartiere della Zisa le statue di Cristo morto e di Maria Addolorata: le microspie hanno svelato che Comandè era fra i registi di una faida che stava per scoppiare.
La Curia l’ha rimosso e ha sciolto la confraternita. Anche perchè il boss devoto non si rassegnava e dal carcere faceva sapere tramite i familiari: «A giugno faremo un’altra grande processione. E alla confraternita nomineremo una brava persona».
Ma questa volta l’intervento della Chiesa è stato severissimo: «Scioglimento della confraternita a tempo indeterminato per infiltrazioni mafiose». È la prima volta che accade in Sicilia.
Alessandro D’Ambrogio, invece, nessuno l’ha ancora sospeso dalla confraternita di Ballarò.
Anche il suo vice, Tonino Seranella, è un devoto speciale della processione di fine luglio, pure lui due anni fa spingeva la vara per le strade del popolare mercato palermitano.
E le mamme del quartiere facevano a gara per affidare il loro bambino a D’Ambrogio. Era il boss di Ballarò che offriva i piccoli al bacio della madonna del Carmine.

Salvo Palazzolo e Giorgio Ruta
(da “La Repubblica”)

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BERLUSCONI: “I PATTI NON SI CAMBIANO”

Luglio 29th, 2014 Riccardo Fucile

FORZISTI PREOCCUPATI PER LA TRATTATIVA TRA RENZI E I DISSIDENTI

La lettera con cui Renzi riapre i giochi sull’Italicum contribuisce solo in parte a trasformare la giornata di ieri nel lunedì nero di Silvio Berlusconi.
Ben più incisivi si riveleranno il virus intestinale che lo aggredisce e la caduta in bagno con conseguente taglio tra coscia e glutei, racconta chi lo ha sentito.
Incidente e indisposizione da doppio ko, che lo terrà  lontano da Roma per l’intera settimana.
E addio al faccia a faccia col presidente del Consiglio che già  era in agenda per questa mattina prima che iniziassero le votazioni al Senato.
Alla fine, solo un fitto scambio di telefonate tra Matteo Renzi e Denis Verdini riuscirà  a riportare il sereno tra i due principali partner delle riforme.
«Ma a che gioco sta giocando Silvio? Prima fa un passo avanti e poi si tira indietro?», sarebbe sbottato il premier con l’«ambasciatore» forzista, appena saputo dell’annullamento dell’incontro di oggi.
Poi tutto torna come prima, i due leader non si vedranno ma non è escluso che si possano sentire, già  dalle prossime ore.
Dallo staff dell’ex Cavaliere smentiscono qualsiasi giallo o tatticismo dietro il forfait, obbligato in realtà  da quanto avvenuto a Villa San Martino.
Certo è che l’apertura di Renzi sulle modifiche della legge elettorale (sbarramento e perfino preferenze) accennata nella lettera del premier ai senatori della maggioranza aveva fatto suonare già  in mattinata il campanello d’allarme ad Arcore.
«Non si sogni di rimettere in discussione il Patto del Nazareno senza coinvolgerci» si è impuntato Berlusconi, appena letti i lanci di agenzia che riportavano i contenuti della lettera. Proprio a Verdini, ancora una volta, il compito di sondare, capire, riferire sulle reali intenzioni dell’inquilino di Palazzo Chigi.
Anche perchè il gruppo parlamentare di Forza Italia, in quegli stessi frangenti, era entrato subito in grande agitazione.
Levata di scudi generale, i dissidenti – dalla Bonfrisco a Minzolini e altri – incontrano il capogruppo Paolo Romani per dire no alle preferenze e confermare il no alla riforma del Senato.
Tanto da costringere lo stesso Romani a mandare un avvertimento al premier: «Non intendiamo valutare modifiche all’Italicum, testo che ha avuto un passaggio parlamentare complesso dove siamo stati protagonisti».
Come se non bastasse, scoppia una lite tra i due capigruppo.
Brunetta e Romani non si amano: “trattativista” il secondo, “barricadero” quello della Camera sulle riforme.
«Il lodo Brunetta riguarda Brunetta e non ci riguarda» taglia corto Romani.
E il capogruppo alla Camera ricambia dal suo “Mattinale”: «Solidarietà  al presidente dei senatori Romani, che continua a difendere il Patto del Nazareno ma che è stato smentito da Renzi».
Dosi massicce di veleno. Verdini intanto si attacca al telefono e chiede spiegazioni al premier, che risponde: «Puoi rassicurare Berlusconi, io non cambio il Patto senza un vostro consenso, nè lo sbarramento, nè le preferenze se non siete d’accordo » è stata la garanzia fornita da Palazzo Chigi.
Poi Renzi è passato al contrattacco, soprattutto quando ha saputo che l’incontro di oggi sarebbe saltato. «Cosa intende fare Silvio?».
Poi avrebbe rincarato così: «Non è che quel Giovanni Toti può fare certe sparate sul “patto segreto”, scritto o non scritto, poi aprire sull’Italicum, insultare l’Ncd di Alfano, mentre io devo restare inerte di fronte al casino del Senato».
Ma anche su questo punto riferiscono che Verdini abbia gettato acqua sul fuoco: «Matteo, guarda che Toti non è Berlusconi e tu l’accordo lo hai stretto con Silvio».
Alla fine, tutti d’accordo.
Il leader di Forza Italia in serata si dirà  soddisfatto perchè «Renzi ha confermato che nulla si cambierà  di quel Patto se non sarà  deciso insieme ».
Ad Arcore sarebbero pure pronti a rivedere le soglie di sbarramento, anche per facilitare un riavvicinamento con Lega e Ncd, ma non a tornare sulle preferenze, che aprirebbero praterie a big del consenso come Raffaele Fitto.
Al Senato tuttavia il gruppo forzista resta in tempesta.
Nella riunione trasversale di ieri pomeriggio tra tutti i senatori di opposizione in rotta contro la riforma, ci sono anche i dissidenti berlusconiani.
Si fa largo l’ipotesi del rinvio a settembre, ma loro restano sul piede di guerra.

Carmelo Lopapa
(da “La Repubblica”)

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SEL FA SALTARE IL LODO CHITI, RENZI SPIAZZATO

Luglio 29th, 2014 Riccardo Fucile

L’ACCORDO SEMBRAVA FATTO, DUBBI DEM SU CHITI

Fino a ieri sera sembrava tutto risolto.
Vannino Chiti aveva portato avanti la mediazione con Sinistra e libertà  in Senato, in stretto collegamento con il capogruppo del Pd a Palazzo Madama Luigi Zanda. Insomma, Matteo Renzi ieri sera è andato a letto convinto che oggi Sel avrebbe ritirato gran parte degli emendamenti alla riforma costituzionale per garantire così le votazioni sul ddl entro l’8 agosto e il voto finale alla ripresa, a settembre.
Che poi è la proposta illustrata stamane da Chiti al Senato.
Il punto è che mentre Chiti parlava in aula, nel Pd erano ancora tutti convinti che la mediazione fosse andata in porto, che i vendoliani avrebbero ritirato gli emendamenti. Invece no.
Sel spiazza ancora una volta Renzi, il ministro per le Riforme Maria Elena Boschi e tutti i Dem.
Di ritiro degli emendamenti al Senato non c’è traccia. Anzi. E i renziani si interrogano sulla trattativa di Chiti.
Da Sel ti dicono che sì, ieri ci sono stati colloqui con Chiti. Effettivamente era stata data una certa disponibilità  a rimuovere i “macigni” che pesano sulla riforma, per usare il linguaggio di Renzi.
Però, rimbrottano i vendoliani che si apprestano a chiarire il loro punto di vista in conferenza stampa, “il governo non ha risposto nel merito, ha solo preso atto della nostra disponibilità  a ritirare gli emendamenti senza aprire la trattativa sui punti da noi indicati”.
E a questo punto, la disponibilità  iniziale è stata rimangiata.
Perchè, sottolineano ancora i senatori di Sel, “noi non dichiariamo aperture per andare in ferie, non vogliamo che tutto questo succeda per garantire a tutti una giornata sotto l’ombrellone il 13 agosto”.
Insomma, senza trattativa sui punti di merito, che verranno illustrati in conferenza stampa, gli emendamenti resteranno tutti lì, a bloccare il cammino della riforma.
Nel Pd la ‘ritirata’ di Sel è stata presa come una doccia gelata.
“Non ce l’aspettavamo, ci siamo fidati di Chiti, ci chiediamo se abbiamo fatto bene”, bisbigliano i renziani.
Al Senato resta il punto interrogativo sulle riforme, con la conferenza dei capigruppo che ancora una volta non riesce a decidere nulla e si aggiorna nel pomeriggio. Nessuno scommette sulle vacanze dal 9 agosto in poi.

(da “Huffingtonpost”)

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MONDADORI RISARCISCE D’ADDARIO: “NESSUN COMPLOTTO CONTRO BERLUSCONI”

Luglio 29th, 2014 Riccardo Fucile

LA ESCORT BARESE DIFFAMATA DA “PANORAMA” CHE DOVRA’ VERSARLE 55.000 EURO

Arnoldo Mondadori Editore, Giorgio Mulè e Giacomo Amadori, direttore e giornalista di Panorama, devono risarcire con 55mila euro Patrizia D’Addario perchè avevano sostenuto che la escort barese fosse coinvolta in un “complotto” ai danni dell’allora presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, con il quale la donna disse di aver trascorso un ‘dopo-cena’.
“Gli autori — ricostruisce il tribunale civile di Milano — intendevano accreditare la tesi che l’incontro tra Patrizia D’Addario e Berlusconi e l’emersione della vicenda sul piano mediatico nazionale ed internazionale (le feste nelle residenze dell’ex premier, ndr) non fossero frutto di una mera serie di coincidenze o di casualità , ma costituissero il prodotto di una preordinata manovra politico-giudiziaria da parte del milieu politico, professionale e mediatico legato al partito avversario dell’allora capo del governo”, i quali “attraverso l’ausilio della D’Addario, a tal fine prezzolata, avevano creato le occasioni per la realizzazione degli incontri mercenari al fine di montare un caso mediatico-giudiziario-politico contro l’ex capo di governo”.
Una tesi che, secondo i giudici, è emersa in tre articoli pubblicati nel febbraio 2010 intitolati ‘Operazione D’, ‘Complotto in 3 mosse’, ‘I vizietti di Patrizia’.
Per il Tribunale “non può dirsi raggiunta la prova della sussistenza del complotto” e di presunte “indagini riservate da parte dei vertici dell’ufficio inquirente di Bari, indagini — si legge nella sentenza — rivelatesi essere, in realtà , inesistenti”.
Nel ricostruire la vicenda il Tribunale di Milano ricorda il caso giudiziario che ha coinvolto l’allora capo della Procura di Bari, Antonio Laudati, rinviato a giudizio dal Tribunale di Lecce per abuso d’ufficio e favoreggiamento “in relazione ai medesimi fatti”, per essere intervenuto in favore di Berlusconi.
Questi fatti, secondo i giudici di Milano, ”sarebbero sufficienti per affermare lo stravolgimento dei fatti” descritti negli articoli ritenuti diffamatori.

(da “il Fatto Quotidiano“)

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“CANDIDATURA GRATUITA A PRESIDENTE DELL’INPS”: LA MOSSA DEL MANAGER GIUSEPPE PRETE, PRESIDENTE DEL MOVIMENTO GENTE ONESTA, FA DISCUTERE

Luglio 29th, 2014 Riccardo Fucile

INTERVISTA AL LEADER DI MGO: “L’INPS PERDE UN MILIONE DI EURO L’ANNO, VOGLIO RIPORTARE IL BILANCIO ALLA PARI E LO FACCIO GRATIS”… MA LA POLITICA E I MEDIA DI REGIME FANNO FINTA DI NULLA

Intervistare il dottor Giuseppe Prete, vulcanico presidente del Movimento Gente Onesta, è al tempo stesso una rincorsa e una sorpresa. Da un lato si divide tra impegni professionali e “politici”, dall’altro non è mai scontato nelle risposte e fornisce spunti inediti di conversazione.

Presidente, partiamo dalla riforma del Senato: che vantaggi apporterà  realmente? Sarà  un nuovo piccolo esercito di nominati ?
Lo ha appena detto lei: un’esercito di ‘trombati’ nominati direttamente dai partiti. Di male in peggio. Ci stanno togliendo ogni forma democratica: prima gli italiani avevano l’illusione che con il proprio voto potessero scegliere, oggi neanche più questo. Scandaloso. Noi siamo per la riduzione del numero dei Deputati e Senatori scelti direttamente dagli elettorie e non dai leader di partito.
Molti sostengono che ci si stia avviando, Italicum in primis, verso una nuova forma di restrizione delle libertà ,   verso un regime autoritario dove conteranno solo due partiti e il leader di quello che vincerà …
Che il caos in Italia sia rappresentato anche da una miriade di partiti non è un fatto nuovo, troppa dispersione, troppi protagonisti inutili. Il punto è che, nei maggiori partiti, ancora non vi è trasparenza, legalità , rinnovamento interno. Siamo ancora governati da condannati, incompetenti, sponsorizzati, parlamentari pieni di conflitti di interesse, personaggi che da 30, 40, 50 anni sono mummificati in Parlamento e che non vorrebbero mai lasciare.
Rinnovamento quindi?
Ben vengano i nuovi partiti, movimenti, l’importante è selezionarli bene e fare molta attenzione a chi li fonda. Spesso sono trombati dalla politica e dai capi partito che si ripresentano con altri simboli. Spesso li usano per fare dispetti. L’italiano può scegliere, ma deve imparare a scegliere bene e fare le radiografie giuste a chiunque.
E sul rischio autoritario?
Tornando a Renzi, Berlusconi e Napolitano, è vero, con l’Italicum vogliono potersi garantire la governabilità  del Paese per moltissimi anni, sbarazzandosi per legge di tutti noi. Personalmente ritengo pericoloso l’avvento di Renzi per tutti gli italiani. E non facciamoci illudere dagli 80 euro, è solo uno specchietto per le allodole per procedere ‘silenziosamente’ spediti verso le riforme più anti-democratiche mai viste prima. L’Italicum ne è l’esempio.
Lei gira l’Italia, è ospite di programmi televisivi, sente il polso degli italiani: le riforme istituzionali sono davvero così prioritarie o altre sono le risposte che attendono i cittadini?
Sto imparando su me stesso, da quando ho iniziato questa avventura politica, che il cittadino è confuso, molto confuso. Per quanto mi riguarda noto che, pur essendo stato ospite delle TV e delle radio, la mia popolarità  non è cresciuta come gli esperti di marketing si attendevano.
Perchè ?
Perchè non comprendono, o non vogliono comprendere, la verità . Forse si aspettano che sia la politica a farlo, forse non sia aspettano che sia un neofita della politica a dirlo. Anche se ammettono che ho più esperienza di un politico e che nel Movimento ci sono eccellenze che possono tranquillamente gestire le Amministrazioni Pubbliche.
Tornando alle riforme?
Tutti ci aspettiamo una svolta decisiva, riforme che consentano la ripresa dell’ economia, del lavoro, di uno stato sociale migliore. Tutti si aspettano di avere la certezza di arrivare a fine mese, di avere una pensione più adeguata, di trovare lavoro, di pagare meno tasse. È successo tutto ciò? No. La disoccupazione aumenta, le aziende continuano a chiudere, gli stipendi (per chi ha il ‘privilegio’ di averlo) ormai sono congelati per tasse e debiti. Nessuno ci fa ormai più caso quando Renzi dice di voler fare le riforme, le sue   riforme ‘ad personam’.
A proposito: la Confcommercio denuncia che degli 80 euro elargiti da Renzi non c’è traccia nei consumi. la cosa la stupisce?
Si, confermo. Qui si vuole far passare che gli 80 euro siano stati dati a tutti i lavoratori quando sappiamo che è solo una piccola parte ad averne usufruito. E comunque, per chi li avesse presi, forse quel piccolo aiuto è servito per pagare rate di muto, piccoli prestiti, oppure per un giorno è riuscito a fare una piccola scorta di due giorni al supermercato. Ma parliamoci chiaramente: diciamo basta a questa bufala degli 80 euro. Sono d’accordo con Confcommercio.
Che pensa della difesa a oltranza della candidatura della Mogherini ad Alto commissario Ue? Ha esperienza a sufficienza?
Mogherini…chi?
Cosa può e cosa dovrebbe cambiare nella politica europea della Ue?
Basta con l’Unione Monetaria, si lavori per costruire una Europa Politica. Si lavori per creare gli Stati Uniti d’Europa e con un Presidente, un Congresso, con pieni poteri politici. Senza una unione Europea politica saremo sempre alla mercè degli Stati più ricchi, sempre più in mano ai Banchieri della BCE. Oggi come oggi penso che questa UE non debba esistere, che è inutile, che crei solo deputati inutili e strapagati. Lavoriamo per una Europa Unita e politica. Come gli USA. Si dice che siamo nel pieno di una guerra finanziaria, vero, ma è tutta interna all’Europa. Serve essere governati dalla politica, servono poteri politici e non monetari.
Lei ha assistito ai lavori in Parlamento sulla vicenda Equitalia: che impressione ne ha ricavato e cosa propone Mgo in merito?
Ho assistito ad una seduta che ha dell’inverosimile. Gli italiani non vedono mai con i propri occhi quello che succede all’interno della Camera e del Senato. Ma davvero pensate che li dentro si lavori per il bene del cittadino? Avete presente le piazze di paese dove tutti si riuniscono e parlano, parlano, le donne si esibiscono con il completino della domenica, dove tutti sono amici, si stringono la mano, vanno a fumare la sigaretta, vanno, tornano, ci sono o non ci sono?……
Una triste immagine…
Questo è il Parlamento Italiano, questo è il Senato della Repubblica: una ‘piazza’. Tornando ai lavori su Equitalia, sono rimasto allibito da quanto ho ascoltato e visto: il cittadino non può essere rappresentato da questi uomini. Ve lo giuro, erano tutti a favore di Equitalia. Il M5Stelle, ovviamente, aveva presentato emendamenti per chiedere l’abolizione di Equitalia. Anche qui però, una sceneggiata da dare in pasto ai propri elettori. Contenuti sbagliati, proposte separate dal cervello, naturale che facessero il gioco dei lobbisty.
Voi cosa proponete in proposito?
Il Movimento Gente Onesta propone di rivedere tutto l’impianto di Equitalia: rifarei tutto il Consiglio di Amministrazione dove sono evidenti i conflitti maggiori interni ai “soci”. Se non ci fosse Equitalia, ci sarebbero le Agenzie esattrici comunali. Quindi rifacciamo Equitalia ma nel CDA siedano rappresentanti del Popolo. E basta con i pignoramenti. Oggi come oggi Equitalia, così com’è, non può continuare.
Ha fatto notizia la sua autocandidatura a costo zero a presidente dell’Inps: una provocazione o ci sta lavorando?
Se fosse partita come provocazione allora sarei disonesto con me stesso e con gli italiani. Se mi chiamassero che dovrei fare? Tirarmi indietro? Certo che no, ho la competenza necessaria. Io credo in quello che faccio e la mia candidatura a Presidente Inps a titolo gratuito è autentica. Forse la mia provocazione va letta con altra formula: per tutti gli altri manager pubblici, già  pensionati, già  parlamentari, già  notoriamente ricchi. Bene, lavorassero gratis, certo le pensioni d’oro a loro non mancano.
Che riscontri ha avuto?
La mia candidatura come prosegue? Nell’indifferenza totale di Napolitano, del Governo. Questo è il secondo tentativo che ho fatto in sei mesi e per rafforzarla sto girando tutte le tv e radio (che hanno coraggio ad ospitarmi) a propormi pubblicamente. È di questi giorni una petizione online che abbiamo iniziato sul tema. A settembre sarà  ‘guerra’. Sono disposto ad incatenarmi davanti alla Sede Inps Nazionale. Ma qui chiedo il contributo dei cittadini, se è vero che vogliono che si risparmi sui costi della politica. Io sono il primo esempio in Italia.   Sarà  dura, ma non per me, ma per gli altri. Sai che precedente si andrebbe ad aprire?
Sarebbe il primo presidente di un ente pubblico che rinuncerebbe allo stipendio, non pensa di farsi tanti nemici?
Li ho già  i nemici e non pochi. Ne avrò sempre di più mano a mano che la notizia si diffonderà . Se sarò ancora ‘vivo’, sarà  una vera e propria rivoluzione per tutti loro.
Mgo sta aumentando la presenza organizzata sul territorio, abbiano letto che a ottobre nascerà  anche la rivista “Pensiero libero”: di cosa si tratta?
Di una rivista ‘online’ regolarmente iscritta al Tribunale. Una sfida alla stampa e alle tv. Loro non ci danno spazio perchè   sono in mano ad editori politici o legati alla politica, stessa cosa anche per le tv. ‘ Pensiero Libero ‘ sarà  senza censura (non alla Grillo, ci tengo a precisare), non vuole generare violenza, ma vuole solo informare, parlare di politica, economia, cultura e spettacolo, problemi sociali legati a disabilità  e minori, temi legati all’associazionismo. Avremo anche un canale ‘streaming’ con un nostro TG, interviste e dirette sui nostri eventi. Quando gli altri non ti ascoltano, fai tu la notizia. Ecco il nuovo ‘giornale’ organo ufficiale del Movimento Gente Onesta.
Lei opera molto sui social, ma invita gli iscritti a una “presenza fisica” sul terreno politico, quindi raccoglie adesioni da ambienti diversi. I suoi militanti da dove provengono come categoria politica? Cittadini che non votano da tempo o ex delusi di altri partiti?
Opero sui Social solo per catturare persone interessanti da incontrare personalmente e coinvolgerle nel progetto MGO. Utilizzo i Social come mezzo di informazione, ma preferisco poi mettere in pratica lo strumento uscendo da mondo virtuale e realizzarlo fisicamente. I militanti provengono da ogni appartenenza politica precedente: da destra, come da sinistra, da centro e…udite udite…dal Movimento di Grillo. Ma tantissimi sono anche gli ‘agnostici’, quelli che da anni non votavano. Stanno vedendo in noi un metodo, una professionalità , una impostazione diversa e…il logo: Movimento Gente Onesta. Chi si avvicina a noi sa che non possiamo sbagliare per via del nome.
C’ è un episodio che l’ha più colpita in questa fase di incontri con cittadini e categorie sociali? E uno che invece magari l’ha delusa ?
No. Ero preparato. Non dimentichiamo che sono un uomo di strada, anche se affermato manager bancario. Sono sempre stato uomo di strada e lo sono tutt’ora, soprattutto perchè ho i piedi per terra e perchè non ho dimenticato le mie origini. Non mi è difficile oggi notare il peggioramento sociale. Non posso raccontare un episodio, sto scrivendo un nuovo libro, aneddoti di strada, per raccontarli tutti.   I nemici?   Me li sto costruendo e putroppo ho già  dovuto fare ricorso ad una denuncia. A malincuore, ma è così.
Quale sarà  il momento in cui potrà  dichiararsi soddisfatto e lasciare il testimone ad altri ?
Dipende dalla crescita dei dirigenti del Movimento Gente Onesta che spero avvenga presto. Ho voluto questo Movimento per durare negli anni e nel tempo: nel nostro programma è previsto che dopo due legislature si è fuori. Speriamo di lasciare il testimone: nello statuto è prevista la mia uscita di scena, ma MGO non si regala, è come un figlio che stai vedendo crescere…
Presidente, allora la prossima intervista ce la rilascerà  da presidente dell’Inps?
Sarà  il primo a cui la concederò, tranquillo: l’anticamera la faranno quelli che ci stanno ignorando…

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SENATO, CHITI CHIEDE TEMPO, GRILLO VA ALLA “GUERRIGLIA”

Luglio 29th, 2014 Riccardo Fucile

I DISSIDENTI DEMOCRATICI APRONO A RENZI: “DISCUTIAMO SULLE RIFORME FINO A SETTEMBRE”… I CINQUE STELLE PENSANO DI PORTARE IN STRADA LA PROTESTA

Grillo battezza l’Aventino dei 5 Stelle. Tutti fuori del Parlamento, per portare nelle piazze la protesta contro l’abbattimento del Senato elettivo.
Ma il rilancio che pesa arriva dal dissidente dem Vannino Chiti, con una proposta avallata da gran parte delle opposizioni: ritiro delle migliaia di emendamenti in cambio della soppressione della tagliola, con voto finale a settembre.
In serata Renzi apre, con moderazione: “Via gli emendamenti e gli concediamo una settimana in più”.
Ma M5s si sfila: “Non   appoggiamo la proposta di Chiti”.
In un lunghissimo lunedì le opposizioni cercano strade diverse per fermare la riforma del rottamatore. O almeno per limitarne i danni.
La scena se la prende Grillo, che ripiomba a Roma per un’assemblea congiunta con i parlamentari.
Dietro i riflettori, in Senato, i dissidenti del Pd guidati da Chiti e Felice Casson incontrano tutti gli oppositori alla controriforma: Sel, Lega, Pi, 5 Stelle ed ex M5S, fino ai frondisti di Forza Italia (Minzolini).
In serata, un comunicato di Chiti: “Un appello a tutti per superare ostruzionismi e tagliole” , per arrivare a “un confronto costruttivo”, accorpando gli emendamenti sui temi più rilevanti: “Dalle modalità  di elezione del Senato al numero dei deputati e alle immunità ”, fino “ai referendum e alla ripartizione delle competenze tra Stato centrale e Regioni”.
Così “si potranno votare gli emendamenti cruciali e gli articoli della riforma prima della pausa estiva. Poi nelle prima settimana di settebre le dichiarazioni di voto e la votazione finale”.
Questa mattina lo stesso Chiti formalizzerà  la proposta in aula.
A nome dei dissidenti del Pd, ma anche di gran parte delle opposizioni.
Con fiducia, perchè ieri pomeriggio sarebbero arrivati “segnali positivi ” dallo stesso Renzi, a detta di un esponente democratico.
Con posizioni e toni molto diversi dal Grillo che ieri, davanti ai cronisti, è stato netto: “Faremo guerriglie democratiche nelle piazze contro la riforma, è in gioco la democrazia del Paese”.
Di seguito, il fendente: “Mussolini era un moderato rispetto a Renzi, lui non avrebbe mai fatto una legge elettorale così”.
Ma Grillo ufficialmente non chiude il tavolo col Pd: “Aspettiamo ancora, fino all’8 agosto”.
Data entro cui Renzi vorrebbe avere il primo sì sul Senato.
Nel pomeriggio il fondatore del Movimento si presenta davanti all’assemblea congiunta dei parlamentari, alla Camera.
E lancia l’idea: l’Aventino dei 5 Stelle. Più giorni in cui tutti i deputati e senatori lasceranno le Camere per portare la protesta contro la riforma renziana nelle piazze italiane.
La prima dovrebbe essere a Roma: probabilmente dopo l’otto agosto. Ci sarà  anche lui, a protestare contro l’abolizione del Senato elettivo, con una scenografia che rappresenterà  un pezzo di Parlamento.
La speranza è di coinvolgere anche intellettuali e volti noti. Grillo spiega la mossa così: “Dobbiamo tornare tra la gente,è inutile stare sempre qui nei palazzi. Bisogna vedere cosa accade fuori”.
Aggiunge battute: “Vi vedo frustrati a combattere sempre qui con questi, lo siete davvero?”. Si ride.
Grillo lancia anche “la Woodstock del Movimento”, per sua stessa definizione, a parafrasare il famoso evento rock.
Ossia una manifestazione in ottobre di tre giorni “nella più bella piazza d’Italia” (quale non si ancora) in cui tutti gli eletti dei 5 Stelle si incontreranno.
“Un evento per fermare Renzi” (il senatore Nicola Morra dixit), a cui parteciperanno anche gli attivisti, con tanto di spazio campeggio.
Grillo ribadisce il no alle presenze in tv. Un paio di deputati contestano. Lui risponde: “Se vuoi andare vai, organizzo anche una trasmissione per te”.
Un altro deputato: “Abbiamo sbagliato anche sulla comunicazione”.
Si parla di legge elettorale. Luigi Di Maio prova a tenere aperto il tavolo con i Dem: “Se ci rispondono dobbiamo andare, possiamo anche cambiare la nostra delegazione”. Ma Grillo è definitivo: “Il Pd non ci risponderà  mai”.
E Alessandro Di Battista si allinea: “Il tavolo va chiuso”.
I senatori tornano di corsa a palazzo Madama. Incontrano Chiti.
In tarda serata, dopo una lunga riunione, dicono no alla sua proposta. “Siamo stati più che costruttivi finora, con Renzi trattino gli altri” riassume un parlamentare.

Luca De Carolis
(da “Il Fatto Quotidiano“)

argomento: Grillo, Partito Democratico | Commenta »

INTERVISTA A GHERARDO COLOMBO: “NAPOLITANO SOSTIENE RENZI? APPOGGIAVA PURE STALIN…”

Luglio 29th, 2014 Riccardo Fucile

“CON QUESTE RIFORME UN PREMIER CON IL 20% PUO’ PRENDERE TUTTO”

L’ostinazione con cui si vuole procedere — senza fare prigionieri, hic et nunc — sulle riforme, desta molti sospetti.
Per l’intesa sulla quale si fondano, il famoso e ancor oggi ignoto Patto del Nazareno. Per l’inopportunità  del momento, visto che a metter mano alla Carta è un Parlamento delegittimato dalla sentenza della Consulta che in gennaio ha dichiarato incostituzionale il Porcellum.
E poi per i contenuti rischiosi.
Di tutto questo abbiamo parlato con Gherardo Colombo, ex pm di Mani pulite, oggi presidente di Garzanti e membro del cda Rai.
Dottor Colombo, perchè questa fretta e perchè questi toni ultimativi secondo lei?    
Non capisco la fretta e i toni ultimativi. Non li capisco perchè si tratta di modificare una parte molto rilevante dell’assetto costituzionale, che non riguarda soltanto il modo per fare le leggi, ma coinvolge il sistema di equilibrio dei poteri, cui tanto tempo ha dedicato chi ha scritto la Costituzione quasi settant’anni fa.A mio parere per cambiare una parte così importante della Costituzione occorrerebbe una riflessione ampia e profonda, cui partecipino tutte le culture (non si può riservare il discorso alle sole     forze politiche, quando si tratta di intervenire sulla prima regola del nostro stare insieme), in particolare quelle espressione di minoranze , che sono alla fine le destinatarie della vera democrazia. Io vedo il rischio che il prodotto di un percorso riformatore non sufficientemente approfondito possa intaccare il primo pilastro della nostra legge fondamentale, quello del riconoscimento della pari dignità  di tutte le persone, che si attua appunto attraverso la considerazione e la tutela delle minoranze. Non credo sia banale ricordare che democrazia non significa strapotere della maggioranza ma regolamentazione del potere di questa perchè non vengano compromessi i diritti dei deboli e dei non allineati.
Il combinato disposto di Italicum più riforma del Senato ha suscitato le critiche dei più autorevoli studiosi della Costituzione. Lei cosa ne pensa?  
Non posso che ripetere quel che è già  stato detto tante volte. Una volta attuati entrambi i cambiamenti basterà  a una forza politica essere votata da meno di due abitanti su dieci per avere il potere di legiferare, di eleggere il presidente della Repubblica, di eleggere la maggioranza dei giudici costituzionali, di scegliere tutti i componenti delle autorità  indipendenti e via dicendo. Se vuole facciamo un conto rapido. Il premio di maggioranza scatta con il 37% dei voti. Però la percentuale si riferisce a chi abbia effettivamente votato, non agli aventi diritto, e i primi, ora, non sono più del 60% dei secondi. Infine, occorre considerare che gli aventi diritto al voto sono soltanto i cittadini, mentre in Italia vivono stabilmente circa sette milioni di “stranieri”.
Non le sembra paradossale che si tolga qualsiasi bilanciamento al potere degli eletti da due persone scarse su dieci degli abitanti di questo paese?    
I sostenitori della riforma costituzionale però non rispondono mai nel merito. Chi osa criticare il progetto viene additato come gufo, rosicone, addirittura “allucinato”. Per non dire dei costituzionalisti liquidati come “professoroni”. Credo che dia fastidio enorme la competenza, la conoscenza. Si sono trasformate da valore a handicap. Guardi che non si tratta di una caratteristica esclusiva della politica, succede un po’ da tutte le parti che alla competenza si preferisca altro: la “famiglia”, l’amicizia, la fedeltà , la sudditanza, la disponibilità . Poi, per salvarsi la faccia, si esalta la meritocrazia, che non viene applicata da nessuna parte (e che è comunque una cosa diversa, e un po’ meno “democratica”, della competenza).
Anche il capo dello Stato è favorevole a un cammino celere della legge.    
Il Presidente se ne sarebbe andato un anno fa, se non lo avessero quasi obbligato a rimanere perchè non erano capaci di eleggere chi ne prendesse il posto. Comunque bisogna capirlo. È nato nel 1925, tre anni dopo la marcia su Roma. La cultura del tempo era quella che era, anche non volendo si era in qualche misura contagiati dal credo assoluto verso la verticalità  della società . Una volta che l’Italia si è liberata del fascismo il presidente si è trovato a condividere pensiero e opere di Stalin (se non ricordo male nel 1956 era dalla parte dei sovietici che avevano invaso l’Ungheria con i carri armati). Ha poi fatto passi da gigante attraverso il suo “grave tormento autocritico” (sono parole sue), bisogna dargliene atto e riconoscere il risultato di sforzi davvero notevoli. Ma a me pare che la cultura del passato, il metodo del centralismo democratico, la convinzione del “primato della politica”, ogni tanto riaffiorino, come a me pare sia successo con la lettera inviata al Consiglio superiore della magistratura a proposito delle questioni che hanno investito la Procura della Repubblica di Milano e come mi pare sia oggi, a proposito delle riforme costituzionali. Lo dico con rispetto per il percorso di un uomo che credo abbia sempre agito pensando di essere nel giusto; ma certo sarebbe un gran segno della coerenza del percorso compiuto se si preoccupasse di ricordare alle Camere che sarebbe inopportuno usare tagliole o ghigliottine in una materia così decisiva e delicata come una riforma costituzionale.

Silvia Truzzi
(da “Il Fatto Quotidiano”)

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VIENI AVANTI ARETINA: MARIA ELENA BOSCHI RAPITA DAL VANGELO SECONDO MATTEO

Luglio 29th, 2014 Riccardo Fucile

SANTA TERESA D’AREZZO E LE VISIONI… COME DISSE FANFANI: “SI PUO’ ESSERE BISCHERI ANCHE A VENT’ANNI”: FIGURIAMOCI A TRENTATRE’

Se solo sei mesi fa le avessero vaticinato che un’avvocaticchia di 33 anni come lei sarebbe diventata ministro delle Riforme, dei Rapporti con il Parlamento e persino dell’Attuazione del programma, e avrebbe riformato la Costituzione con Verdini e Calderoli, Maria Elena Boschi si sarebbe messa a ridere. Anzi, a sorridere.
Perchè Lei non ride: Lei sorride.
“Non cediamo alle provocazioni e ai ricatti e, con un sorriso, andiamo avanti”, ha dichiarato l’altro giorno nell’intervista settimanale a Repubblica: “I grillini arrabbiati sono venuti a chiedermi perchè sorridessi in aula. In realtà  il sorriso non è scherno nè arroganza: è la convinzione che ce la possiamo fare e ce la faremo”.
Le hanno detto di sorridere sempre e comunque, anche quando non c’è niente da sorridere. E lei sorride, anche quando dovrebbe scapparle da ridere per le corbellerie che dice.     Tipo quando ha paragonato la svolta autoritaria del Renzusconi, ormai palese ai più, a “un’allucinazione”.
O quando ha estratto dal dizionario delle citazioni una frase di De Andrè, una di Pratolini e una di Fanfani, aretino come lei e nano come B., che piace tanto anche al suo papà  (“grande statista e riferimento per tante donne e uomini della mia terra, compreso mio padre”).
Che diceva Fanfani? Che “le bugie in politica non servono”.
Perbacco, che acume. Ci voleva proprio Fanfani — uno dei politici più bugiardi della storia — per elaborare un concetto così complesso, da ernia al cervello.
Quando l’ha scoperto, monna Maria Elena s’è illuminata d’immenso, con tutta una serie di effetti collaterali.
Citiamo dalla telecronaca diretta su Repubblica di Sebastiano Messina, uno dei giornalisti più innamorati di Lei: “La fascinosa portabandiera del governo Renzi ha smesso di sorridere, ha socchiuso gli occhi e — per la prima volta — ha alzato la voce”. A quel punto “tutti si sono girati per vedere la ministra con gli occhi azzurri”.
Lei ha perso “l’imbarazzata dolcezza” e le mani, “che teneva giunte per precisare il concetto, le apriva per scandire la vacuità  fasulla dei suoi contestatori”.
Infine, prodigio nel miracolo, “ha tirato fuori la citazione dalla tasca del suo tailleur-pantalone grigio argento”.
E prossimamente, statene certi, estrarrà  altre storiche frasi: “aprite la finestra chè fa caldo, come disse Bisaglia”, “ieri pioveva oggi invece fa sole, come ebbe a sottolineare Piccoli”, “quando ti prude la pancia non resta che grattarti, come suggerì Rumor”.
E tutt’intorno si formerà  una “ola” di consenso, accompagnata da un coro di “oooohhhh” di ammirato stupore, soprattutto fra i cronisti con la bocca a cul di gallina che quotidianamente narrano
Tutta la Boschi Minuto per Minuto. L’altro giorno riferivano che la piacente ministra “ha giocato ripetutamente con l’anello che porta all’anulare sinistro” (Corriere della sera), il che ha comprensibilmente “destato molta curiosità ” (Repubblica).
Poi Dagospia dava conto delle sue ben dieci visite alla toilette di Palazzo Madama in poche ore, forse per conferire con Matteo, o forse per vomitare.
Bruno Vespa, quando l’ha intervistata per Panorama, ne è uscito molto turbato, con la lingua di fuori: “Maria Elena Boschi assomiglia sempre di più alle nobildonne rinascimentali che lasciano beni e affetti perchè rapite da una vocazione religiosa. Una Santa Teresa d’Avila che scolpita dal Bernini per Santa Maria della Vittoria, a Roma, acquista sensualità  nel momento in cui la trafigge la freccia dell’estasi divina”.
Rapita dal Vangelo secondo Matteo, “la bella avvocata toscana una vita privata non ce l’ha da quando Renzi l’ha portata al governo… Si sveglia prestissimo, alle 8 è in ufficio, stacca tra le 9 e le 11 di sera. Single per necessità , sogna una famiglia, ma adesso non può permettersela”.
Una vita di stenti, tutta votata al sacrificio.
La nuova Teresa d’Avila, anzi d’Arezzo, come l’originale ha pure le visioni mistiche (da non confondere con le allucinazioni).
Infatti dichiara ogni due per tre che il nuovo Senato è “una risposta all’Europa” (che peraltro se ne frega) e “all’urlo lanciato dai cittadini”.
E qui, più che Teresa d’Avila, viene in mente Giovanna d’Arco che sentiva le voci: ogni sera, quando va mestamente a dormire, in ginocchio sui ceci, sola nella sua celletta arredata con un umile inginocchiatoio, ode l’urlo del popolo che implora: “Deh, Maria Elena, i senatori non li vogliamo eleggere noi: orsù, nominà teveli pure voi della Casta! E, già  che ci siete, pure i deputati!”.
Ragion per cui va ripetendo: “Dobbiamo mantenere l’impegno”, anche se non si capisce con chi, visto che nessun elettore ha mai saputo niente della riforma del Senato nè chiesto ad alcuno di realizzarla.
Poi concede: “Comunque sottoporremo le riforme al referendum: più aperti al confronto democratico di così…”.
Non sa che il referendum non sarà  una sua magnanima elargizione: è la naturale conseguenza del fatto che, al Senato, la cosiddetta riforma rischia di non avere nemmeno la maggioranza semplice, figurarsi i due terzi.
Forse un giorno il papà  fanfaniano, appena promosso vicepresidente della Banca Etruria (ribaltando la figura dei figli di papà  in quella dei papà  di figlie), le parlerà  anche dei padri costituenti, che impiegarono quasi due anni per scrivere i 139 articoli della Costituzione.
Mentre l’avvocaticchia di Arezzo, che alla Costituente avrebbe a stento levato la polvere dai davanzali, vorrebbe approvarne 47 in dieci giorni.
E chi obietta qualcosa, se è un presidente emerito della Consulta, è un “professorone” e un “solone”.
Se è un oppositore in Senato, è “un ricattatore”. E se il capolavoro non passa, si va a votare: “la vita del governo è legata alle riforme costituzionali” (non sa che le Costituzioni non le riformano i governi, semmai i parlamenti, e comunque le Camere le scioglie il capo dello Stato, non lei).
Poi spiega che il Boschiverdinellum “non contiene minacce per la democrazia”, tant’è che “se ne parla da trent’anni” (non dice da parte di chi, quando, come e de che, se si eccettuano Gelli e Craxi).
Quanto ai deputati nominati con le liste bloccate dell’Italicum, niente paura: “il Pd farà  le primarie” (e pazienza se alle Europee non le ha fatte e gli altri partiti non le faranno mai).
Insomma, come diceva il piccolo grande Fanfani, le bugie in politica non servono: però aiutano.
Ma forse è presto per credere che Santa Teresa d’Arezzo sia in malafede: forse parla semplicemente di cose più grandi di lei.
Chissà  che un giorno non s’imbatta in un’altra frase dell’Amintore, davvero poco consona con la rottamazione: “Si può essere bischeri anche a vent’anni”.
Figuriamoci a trentatrè.

Marco Travaglio
(da “Il Fatto Quotidiano”)

argomento: governo | Commenta »

IL PARROCO DICE NO, L’ASILO PUBBLICO NON PUO’ APRIRE

Luglio 29th, 2014 Riccardo Fucile

PINEROLO: LA LEGGE CONCEDE IL VETO ALLA PARITARIA E L’ASILO COMUNALE RIMANE INUTILIZZATO

Due asili per Bibiana, un paese del Torinese che ha meno di 100 bambini.
Il primo ha una lunga storia, testimoniata da disegni colorati attaccati elle finestre, da giochi all’aperto e da feste di fine anno e che ha visto passare nelle sue aule tutti i bambini del paese.
Il secondo non ha neanche una targa con il nome, assediato dalle erbacce.
Appena costruito, è più giovane dei bambini che avrebbe dovuto ospitare a settembre: non aprirà  perchè una delibera della passata amministrazione regionale impone che nei Comuni nei quali esiste già  un asilo paritario, per dare il via a nuove sezioni in un’altra scuola serve un’autorizzazione della scuola paritaria.
E questo è il caso di Bibiana che ha una struttura parrocchiale, un tempo gestita dalla suore e ora da personale laico.
«Com’era prevedibile — dice il sindaco Giorgio Crema – la scuola gestita dalla parrocchia, tra quelle della Fism, la federazione italiana che raggruppa le scuole materne cattoliche, ha imposto questo veto. Questa settimana ho scritto in Regione per cercare una soluzione ad un problema che coinvolge da un lato le famiglie e dall’altro rappresenta uno spreco di denaro».
E aggiunge: «Anche in Val Pellice rischiamo di avere una cattedrale nel deserto».
I numeri confermano quanto sostiene il primo cittadino: la scuola è costata quasi un milione e mezzo, di questi 500 mila euro arrivano da fondi regionali per l’edilizia scolastica, altri 388 mila da fondi europei, il resto a carico del Comune.
L’opera è stata varata dalla precedente amministrazione e inevitabilmente questo è motivo d’attrito con l’ex sindaco, Elda Bricco, che dice: «Abbiamo realizzato una scuola grazie ad importanti finanziamenti e la quota a carico del Comune, che era prevista di 350 mila euro, visti i ribassi d’asta ora non supera i 120 mila. Inoltre questo asilo verrà  utilizzato anche dai bambini di Bricherasio e di altri Comuni».
Replica il sindaco: «E’ stato acceso un mutuo che ha prosciugato le casse del Comune per una scuola che non sappiamo se aprirà  mai».
Intanto sono in ansia le mamme che hanno iscritto i loro bambini nella scuola pubblica. Si chiede, ad esempio, Raffella Palmero: «E ora dove li portiamo? Dobbiamo aspettare sino a fine agosto per avere una risposta?».
Davanti alla nuova scuola passeggia un’altra mamma con il suo bambino, Nadia Cullino: «Io ho frequentato l’asilo della parrocchia, ma vorrei mandare mio figlio nella scuola pubblica: è più nuova, più sicura, non si ci sono pericolose scale. E soprattutto non ha i costi di quella privata che si aggirano, con la mensa, a circa 140 euro al mese».
Conti fatti in molte e famiglie a Bibiana.
Circa 60 sono i bambini che si sono iscritti alla privata e 29 a quella pubblica.
Il problema rimbalza dalle famiglie al Comune per arrivare alla parrocchia.
Don Ermanno Martini non è riuscito a festeggiare a cuor sereno i suoi 60 anni di messe.: « Ho un peso troppo gravoso da portare, sento la responsabilità  di quello che sta accadendo, anche se qui c’è una legge che ha stabilito che sono le scuole paritarie a dare il parere».
Lo dice con la fatica di un sacerdote che conosce benissimo il suo paese. E’ parroco a Bibiana da 47 anni, non entra nel merito delle scelte politiche, però fa il punto sul significato che ha avuto veder crescere questo asilo: «Per anni abbiamo fatto investimenti, qui lavorano otto persone. Certamente, se si aprisse una seconda scuola saremmo danneggiati, ci verrebbe a mancare una sezione, infatti il nostro asilo può ospitare 90 bambini».

Antonio Giaimo
(da “La Stampa”)

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