Ottobre 13th, 2014 Riccardo Fucile
ERRORACCIO DEL PREMIER SU FB DOPO LA VISITA AI SUOI AMICI CONFINDUSTRIALI… LO SPOT A GENOVA E’ PIU’ RISCHIOSO DOPO LA PROVA CHE LUI SAPEVA TUTTO
Deve essere stata talmente inebriante la visita HA Bergamo di Matteo Renzi che non solo gli ha fatto dimenticare rapidamente i fischi e gli insulti dei lavoratori della Fiom, ma anche le regole grammaticali, visto il pensiero espresso su Fb che abbiamo “intercettato” prima che lo modificasse.
Quello che appare certo, a detta anche di Huffington Post, è che da Genova alluvionata e incazzata si terrà HALLA larga, seguendo in questo la via percorsa anche da Beppe Grillo e dai suoi parlamentari.
Troppo alto il rischio di randellate dopo la pubblicazione delle lettere che lo inchiodano alle sue responsabilità sul mancato intervento per sbloccare i lavori sul Bisagno, nonostante il sollecito rivoltogli a marzo di Burlando e ad agosto delle imprese vincitrici.
Se HA Bergamo funziona lo spottone del taglio dell’Irap di 6,5 miliardi (per chi ci crede) HA Genova non hanno abboccato alla “annuncite” del regalo di 2 miliardi per mettere in sicurezza la città .
In realtà servirebbero 300 milioni (ma non si può pretendere che Renzi sappia di cosa parli), ma lui ama fare il gradasso e si era allargato a 2 miliardi.
Peccato che oggi la cifra sia scesa a 18 milioni, ammesso che mai arrivino.
Ma HA Genova non c’è il gotha della Confindustria, solo 2.400 commercianti che hanno perso il negozio, solo 100 sfollati, solo fango spalato da giovani veri che non appartengono alla categoria di “figli di papà ” che non hanno mai lavorato in vita loro.
E, poveretti, non hanno neanche un padre con una bancarotta fraudolenta di cui dover rispondere.
Il timore di molti è che Renzi sappia fare i conti nello stesso modo in cui mastica la grammatica e che sia facile promettere quello che poi non si puo’ mantenere.
Alla fine rivalutiamo il sindaco Doria che almeno, per le strade della città , ci ha messo la faccia.
A differenza di chi HA Genova non ha il coraggio di mettere piede.
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Ottobre 13th, 2014 Riccardo Fucile
DUE OPERE NON PIU’ RINVIABILI: UNO SCOLMATORE E LA NUOVA COPERTURA DEL BISAGNO
Per capire il disastro che ciclicamente porta a Genova lutti e danni enormi basta dire che il Bisagno, il torrente
che attraversa la città in percorso sotterraneo dalla stazione Brignole al mare, sarebbe «sicuro» se potesse portare 1300 metri cubi d’acqua al secondo.
Negli Anni Trenta la copertura venne realizzata pensando a una portata di 450 metri cubi al secondo, mentre giovedì notte in pochi istanti si sono scatenati nel condotto sotterraneo circa mille metri cubi al secondo, devastando il centro.
Da sempre chi amministra Genova sa che occorre «mettere in sicurezza» il Bisagno. Aumentando la portata del tratto coperto principale e realizzando canali «scolmatori», cioè condotti artificiali che intercettando le acque del torrente e dei suoi affluenti ne riducono la potenza distruttiva in caso di piena.
Sono opere costose, costosissime in apparenza: lo scolmatore principale già progettato, un condotto sotterraneo di 6 chilometri in grado di sottrarre al torrente 450 metri cubi al secondo, costerebbe 200 milioni di euro.
«Sembrano tanti – commenta Valeria Garrotta, assessore all’Ambiente del comune di Genova – eppure la prima stima di queste ore parla di oltre trecento milioni di danni».
In attesa dello scolmatore, negli anni scorsi si è realizzato il primo tratto della copertura, dalla Foce a via Diaz: 70 milioni di euro per alzare la portata da 450 a 650 metri cubi.
Il secondo lotto, quello bloccato da tre anni da ricorsi e burocrazia, «vale» 35 milioni di euro e porterà la copertura all’incrocio con corso Buenos Aires.
Per completare l’intervento (una portata di 850 metri cubi al secondo, più una «riserva» che l’altra notte avrebbe limitato i danni a qualche allagamento) servirebbero altri 90-100 milioni «ma il progetto, se ci fossero i soldi, sarebbe cantierabile da subito: si potrebbe lavorare in contemporanea con il primo lotto» commenta l’assessore alla Protezione civile Gianni Crivello.
E il Fereggiano?
Per il torrente che nel 2011 in pochi minuti di follia ha fatto sei morti, i progetti sono pronti da tempo e così le gare d’appalto: Regione e Comune ci hanno messo di proprio 20 milioni tra mutui e fondi Fas, altri 25 milioni sono arrivati dallo Stato con il Piano delle Città : in gara c’erano 457 progetti, quello di Genova è stato tra i 28 approvati. Due chilometri di condotta sotto i palazzi del centro e di Marassi, raccordati a un tunnel di 800 metri realizzato vent’anni fa a fianco del Bisagno e da allora abbandonato.
Oggi in Comune si apriranno le buste della gara, si saprà chi dovrà realizzare (tempo 4-5 anni) l’opera.
Fermo restando che mancano all’appello 200 milioni per completare i lavori ipotizzati sul Bisagno ipotizzati e altri 100 milioni per mettere in sicurezza tutti i rivi della città .
Senza questi 300 milioni si fanno solo chiacchere.
(da “La Stampa“)
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Ottobre 13th, 2014 Riccardo Fucile
DECINE DI RAGAZZI SPALANO SENZA TREGUA I DETRITI: “NON POSSIAMO STARE A GUARDARE”
Oltre tre metri e mezzo di acqua e fango.
Quasi 3000 mq di spazio dove sono ospitati le collezioni scientifiche e i laboratori del Museo di Storia Naturale sono stati intervamente alluvionati durante l’ondata di piena.
Il solito scenario apocalittico fa da sfondo a tantissimi “angeli del fango” che stanno spalando senza tregua i detriti: «Io ho sempre adorato il museo di storia naturale – spiega uno studente mentre si concede una tregua – non potevo stare a guardare, Genova ha bisogno di noi».
A lavorare con tanto di pale e secchi anche il direttore del museo, Giuliano Doria: «C’è tantissima gente all’opera, ho avvisato tutte le autorità che giù nei fondi ci sono persone, sono perennemente in contatto. Al minimo rischio andiamo via, farò il giro personalmente che non vi sia nessuno».
I danni secondo il direttore sarebbero molto più gravi rispetto al 2011: «Potremmo paragonarli a quelli del ’70 – ha spiegato – se fosse successo di giorno le conseguenze sarebbero state tragiche, ci sarebbero stati i tecnici e gli studiosi. Non voglio neanche immaginare».
Le collezioni all’interno dei laboratori erano sollevate nei soppalchi: «Per fortuna – ha concluso Doria – è salvo il 99,9% del materiale scientifico, ma tutto il resto, l’arredo, i microscopi, le strumentazioni tecniche è andato perso».
(da “il Secolo XIX“)
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Ottobre 13th, 2014 Riccardo Fucile
LA MOTIVAZIONE E’ QUELLA DI “EVITARE DI ESSERE DI INTRALCIO AI SOCCORRITORI”: MA COME, NON AVEVANO DETTO CHE VENIVANO PER SPALARE? I SOCCORRITORI ERANO LORO
Qualche maligno sosterrà che Grillo ha trovato il modo di evitare di pagare i panini a cento persone,
conoscendo la sua nota parsimonia.
Resta il fatto che dopo aver urlato dal palco del Circo Massimo “martedì tutti a spalare il fango a Genova” (lunedì, cioè oggi, no, perchè era prevista pioggia), raccogliendo la preoccupata adesione dei parlamentari cinquestelle, poco fa è arrivato il contrordine.
Senza dimenticare che già ieri il consigliere comunale del M5S di Genova Boccaccio aveva commmentato su Twitter: “così finalmente conosceremo i quattro nostri parlamentari liguri”, notoriamente latitanti.
Un’ora fa ecco il comunicato esilarante.
La delegazione di parlamentari pentastellati verrà a Genova soltanto «quando sarà utile alla popolazione» colpita dall’alluvione.
La decisione – viene spiegato – “è stata presa dopo aver valutato che la presenza di senatori e deputati del M5S potrebbe essere di intralcio ai lavori dei soccorritori”.
Ma come di intralcio ai soccorritori, se venivano per spalare?
Sono loro i soccorritori, come possono intralciare se stessi?
Che si siano dimenticati che venivano per togliere il fango e “scacciare la peste rossa”?
Poi ecco un lapsus freudiano: «Non vogliamo trasformarla in una passerella».
E perchè mai, se venivano per spalare?
Chi ha mai pensato a una passerella?
O forse il problema è che di fronte alla prospettiva di infangarsi si sono poco alla volta squagliati tutti, vate e guru compresi?
E come faremo ora, senza Di Maio e Di Battista, a svuotare le cantine piene di fango?
Come faranno gli sfollati che aspettavano questa occasione per chiedere a Beppe di ospitarli qualche giorno nella sua lussuosa villa con piscina a Sant’Ilario?
I Genovesi sono buoni ma non fessi, ragazzi.
Vi manderemo un barattolo di fango, così giocate alla rivoluzione con quello.
E attenti a non sporcarvi…
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Ottobre 13th, 2014 Riccardo Fucile
IL FUNZIONARIO CHE AVREBBE DOVUTO PREVENIRE L’ALLUVIONE HA RICEVUTO UNA GRATIFICA DI 9.405 EURO NONOSTANTE SIA IMPUTATO PER IL DISASTRO DEL 2010
Genova piange a un altro morto, ma intanto si scopre che i dirigenti che dovevano prevenire nuovi disastri sono stati premiati.
Fra loro c’è anche Stefano Pinasco, fra gli imputati nel processo l’alluvione di Sestri del 2010.
L’inchiesta della Procura imputa a manager pubblici e imprenditori “frontisti” (titolari di concessioni lungo il torrente Chiaravagna) di aver barattato la messa in sicurezza del corso d’acqua con indennizzi.
In altre parole, prima che Sestri fosse travolta dal fango, per anni alcuni privati hanno pagato gli enti locali piuttosto che portare a termine interventi decisivi.
In tutto si tratta di quarantamila euro di bonus distribuiti ai quattro supertecnici del Comune che, in posizioni di vertice, avevano il compito di ridurre il rischio idrogeologico in città : Laura Petacchi (17.164 euro), Monica Bocchiardo (7.171 euro), Enrico Vincenzi (6.131 euro) e Stefano Pinasco (9.405 euro).
In estrema sintesi: dovevano evitare, ognuno per la sua parte e con una serie di azioni concrete e documentabili, che a Genova si ripetesse il disastro del 2011.
Invece, a parte la triste conta delle vittime (un morto contro i sei di tre anni fa), è andata anche peggio di allora.
Con danni che sfiorano complessivamente i 300 milioni di euro, attività commerciali in ginocchio, centinaia di auto e moto distrutte, gente disperata che ha perso tutto, palazzi evacuati, strade interrotte da frane, intere zone inagibili. Una città ferita a morte.
Eppure i 4 dirigenti comunali (con stipendi tra 80 mila e 120 mila euro lordi all’anno) posti all’apice della macchina che avrebbe dovuto disinnescare, o quantomeno depotenziare, la bomba alluvione sono stati regolarmente premiati.
Compreso un imputato .
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Ottobre 13th, 2014 Riccardo Fucile
IL TAR NON AVEVA DISPOSTO ALCUNA “SOSPENSIVA”, I LAVORI POTEVANO ANDARE AVANTI, MA NESSUNO, A GENOVA COME A ROMA, SI E’ ASSUNTO LA RESPONSABILITA’…E SUL FEREGGIANO I SOLDI SONO SERVITI A FARE PARCHEGGI
I politici corresponsabili del disastro si mostrano compatti per coprire le proprie vergogne e conquistare mano
libera dai controlli di legalità .
Questo è il primo dato che si registra, oltre ad una gestione disastrosa dell’emergenza, da parte delle istituzuoni genovesi
Questa è anche la linea assunta anche da Matteo Renzi e da Franco Gabrielli, il Capo della Protezione Civile.
Sentendo parlare costoro la colpa del disastro è del TAR, della Magistratura, della “burocrazia” che poi sarebbero le regole e norme.
Dicono che se non fossero stati bloccati gli interventi e non li si fossero rallentati non ci sarebbero stati danni o, comunque, sarebbero stati irrisori.
Uno che li sente e non conosce i fatti potrebbe anche cascarci e credergli.
Ma alla luce dei fatti questa loro univoca linea dimostra solo che mentono sapendo di mentire.
Quello che traspare, inoltre, non è solo il “coprirsi” a vicenda, quali componenti di una stessa classe dirigente, del medesimo “blocco di potere” promotere di decenni di speculazioni. Traspare anche ben altro.
Sfruttando il disastro, distorcendo la realtà (come meglio vedremo), affermano compatti che occorre impedire il potere di blocco delle opere da parte del TAR in caso di ricorsi, che occorre permettere più deroghe e, ancora, maggiore potere discrezionale.
Insomma, in altre parole vogliono eliminare i controlli di legalità e conquistiamo mano libera.
Ma ora vediamo perchè mentono spudoratamente questi signor
1) L’appalto per i lavori del nuovo lotto di rifacimento della copertura del Bisagno (tratto tra S.Zita e Questura) non è stato bloccato dal TAR.
Davanti al ricorso delle imprese che hanno perso la gara, il TAR non ha disposto alcuna sospensiva. Se chi ha gestito la gara era sicuro di averla gestita correttamente, secondo le norme e senza pecche di illegittimità , poteva tranquillamente firmare l’avvio dei lavori.
Se non lo ha fatto, è responsabilità del Commissario, non di altri
Quindi il TAR non ha impedito l’uso dei 35 milioni stanziati per quell’opera. Dire il contrario è dire il falso e grave.
Inoltre, quest’opera non risolve (e non risolverà ) due piccole “questioni”:
a) il “tappo” che è rappresentato dal ponte della ferrovia (tra Borgo Incrociati e la Foce);
b) la capacità idraulica resterà altamente insufficiente rispetto alle piene bicentenarie.
2) La messa in sicurezza del Fereggiano non è stata fatta per colpa politica e non perchè la Corte dei Conti ha compiuto le verifiche preventive.
Marco Doria ha affermato: la Corte dei Conti ha trattenuto per verifiche il progetto di gara per 6 mesi. Il problema è che quell’opera la si attende — per ritardi della politica – da decenni ed anche se la Corte dei Conti avesse compiuto la sua verifica in tempi minori, magari pure in un giorno solo, in 6 mesi quell’opera non si sarebbe mai realizzata, visto che ci vogliono quantomeno 3 anni di lavori.
Quindi se non c’è lo scolmatore la colpa è di chi non ha trovato i soldi per quell’opera prima.
Inoltre per la messa in sicurezza del Fereggiano lo Stato aveva già stanziato diversi milioni di euro.
Commissario Straordinario per gestirli indoviniamo chi era (ed è)? Ma Claudio Burlando, sia che al Governo ci fosse Berlusconi o il centrosinistra.
E cosa ci ha fatto con quei fondi? Qualche minima demolizione e poi una bella tombinatura di ampio tratto del Fereggiano a monte di Largo Merlo.
Una copertura per realizzare dei bei parcheggi (prima delle elezioni regionali 2010) e per cui Burlando ad un “compagno” affermava “vedi sono queste le cose da fare, quelle che la gente vede”.
3) Piazza Adriatico è la perennemente alluvionata. Lo sarà sempre. Sia che si realizzi lo scolmatore del Fereggiano ed anche il rifacimento della copertura del Bisagno alla Foce. Gli studi effettuati in parallelo alla redazione del Piano Regolatore del Comune di Genova ai tempi della Giunta Sansa (visto che la Marta Vincenzi in Provincia se l’era presa comoda) dicevano che quell’area è destinata ad essere invasa sistematicamente dal Bisagno in occasione di piene.
I disastri sono stati solo sul Bisagno ed il Fereggiano?
No, sono stati lungo molteplici dei rivi del bacino del Bisagno, come il Geirato. Sono stati nell’entroterra, con lo Scrivia. Sono stati nel Levante con molteplici rivi, a partire anche dallo Sturla. Sono stati in Valpocevera, con il Polcevera e vari rivi di quella vallata, come il Torbella o con strade di colline cementificate che si sono trasformate in fiumi.
Le frane sono state ovunque, soprattutto in Valpolcevera e nell’entroterra.
Quindi: come avrebbero mai potuto essere risoltivi “quei lavori fermi” sul Bisagno e sul Fereggiano? Anche tralasciando il fatto che sono fermi per responsabilità loro ( e non di altri (magistratura), queste opera non avrebbero impedito questa devastazione.
Loro ci dicono: non potete darci colpe di cementificazioni selvagge avvenute nei decenni passati.
Ma chi ha amministrato la città per decenni, dagli anni del boom ad oggi, con le cementificazioni selvagge? I loro partiti.
In alcuni casi, per i tempi più recenti, con gli stessi uomini ancora oggi attivissimi in quei partiti.
Chi ha ostacolato prima e poi cancellato la variante di salvaguardia che l’Amministrazione Sansa aveva varato per bloccare le cementificazioni? Loro.
Non hanno ritegno e vogliono ancora di più. Vogliono mano libera e non smetteranno mai di devastare il territorio, l’economia e la vita di questa città e regione.
Casa della Legalità
Ufficio di Presidenza
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Ottobre 13th, 2014 Riccardo Fucile
“IO RAPPRESENTO LE ISTITUZIONI, ANCHE QUANDO NON FUNZIONANO”… “SAREBBE FACILE PRENDERE LA VANGA E SPALARE, MA IL MIO COMPITO E’ UN ALTRO”
“Prendo atto di essere incapace di modificare da solo certe situazioni. Ho fatto da parafulmine per conto dello Stato. Ma il ruolo di un sindaco non può e non deve ridursi a questo”.
Sono queste le parole del primo cittadino di Genova, Marco Doria, in un colloquio con il giornalista Marco Imarisio, pubblicato sul Corriere della sera.
Parole amare, nei giorni in cui il capoluogo ligure è colpito da una tremenda alluvione e lo Stato è parso essere ancora una volta assente.
“Io rivendico il diritto di essere giudicato per quello che faccio – afferma Doria -. Posso anche avere dubbi sull’utilità di un sindaco di questi tempi. La nostra carica è depotenziata dall’assenza di ogni risorsa. A volte ci si sente impotenti, e in questi giorni mi è accaduto spesso”. (…)
“Sono uscito di casa – continua il sindaco – sapendo bene cosa sarebbe successo. Era pressochè certo. Ci sono andato comunque perchè era giusto farlo. Dovevo essere sul posto. Certo non è gratificante essere individuato come responsabile di un sistema che non funziona. Ma un amministratore non può nascondersi solo perchè teme di essere insultato”.
Doria si chiede, quasi sconsolato.
“Chi me lo fa fare? Mi chiedo spesso a cosa serve un impegno personale e diretto come il mio. So bene che prendere la vanga e mettermi a spalare, come mi chiedevano alcuni, sarebbe molto più facile. Ma il mio ruolo non è questo. Se lo facessi sarei un demagogo. I cittadini hanno ogni diritto a urlare contro questo sistema. Io non posso farlo, perchè rappresento le istituzioni. Anche quando non funzionano. È troppo facile stare fuori e dentro mal tempo stesso”.
“C’è una retorica ambientalista dell’emergenza che detesto – spiega Doria -. Quando sento dire che basterebbe tenere i rivi puliti per evitare le tragedie, mi viene voglia di urlare. Il Bisagno porta mille metri cubi di acqua al secondo. E li vogliamo fermare togliendo gli arbusti? Queste sono balle. La verità è che servono grandi opera di ingegneria idraulica. Costano centinaia di milioni, nao soldi necessari a salvare delle vite umane. Lo Stato deve trovarli”.
Pochi minuti fa il sindaco Doria ha comunicato che i famosi due miliardi promessi ieri sera da Renzi sarebbero in realta “un impegno del Governo a sbloccare 95 milioni per lo scolmatore del Bisagno”.
“Di questi 95 milioni solo una parte dovrebbe essere disponibile nello Sblocca Italia – ha precisato il sindaco – e ci consentirebbe di avere un importo di circa 18 milioni per avviare i lavori del terzo lotto “.
Una goccia nel mare, insomma, visto che la messa in sicurezza del Bisagno è stata calcolata dagli esperti in circa 300 milioni di euro.
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Ottobre 13th, 2014 Riccardo Fucile
ECCO LE VERE RISORSE SU CUI GLI ALLUVIONATI DI GENOVA POTRANNO CONTARE
Ieri sera nel suo messaggio il premier Renzi ha parlato di due miliardi non spesi che il governo sbloccherà
“se vogliamo essere seri ed evitare passerelle e sfilate da campagna elettorale”.
E i giornali titolano: “due miliardi per gli alluvionati di Genova”.
Ma il “Secolo XIX”, quotidiano genovese, va a “vedere le carte” e il quadro che emerge è ben diverso dall’annuncite renziana.
I soldi di cui parla Renzi sono quelli trasferiti dallo Stato ai comuni dal 1988 ad oggi, per rimediare al dissesto idrogeologico, e non utilizzati.
Piccolo dettaglio: per Genova e dintorni sono solo 35,6 milioni.
Lasciamo la parola a Erasmo D’Angelis coordinatore del dipartimento del Ministero: “Ci sono 110 milioni dello Slocca Italia destinati alla aree metropolitane per opere immediatamente cantierabili”
Domanda: “Per Genova, quindi?”
Risposta : “No, anche per Seveso, l’Arno e altre emergenze”
Per l’alluvione non più di 20-25 milioni, precisa il coordinatore.
Sempre che si tratti di cantieri pronti per essere aperti, il che non è scontato.
Per il resto i tempi sono lunghi.
La Regione dovrà preparare un nuovo accordo di programma, sottoporlo al governo che a sua volta chiederà di attingere a risorse europee.
Alla fine si prevede di avere un miliardo dalla Ue, ma quel miliardo dovrà servire a tutto il territorio nazionale, non certo solo a Genova.
Sui danni ai privati e ai commercianti (circa 300 milioni finora accertati) il Governo non dice nulla.
Insomma i due miliardi sono già svaniti perchè non ci sono mai stati, al massimo vi saranno interventi per 20 milioni sulle opere e gli alluvionati se lo prenderanno come sempre in quel posto.
Il pallista ha colpito ancora.
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Ottobre 13th, 2014 Riccardo Fucile
NON SOLO IL PRESIDENTE DELLA REGIONE LIGURIA, MA ANCHE LE DITTE AVEVANO SCRITTO A RENZI: “FATECI INIZIARE I LAVORI, IL RISCHIO E’ SERIO”… NESSUNA RISPOSTA, SE NE E’ FOTTUTO
La lettera indirizzata al premier Matteo Renzi il 5 agosto scorso dai legali delle ditte che dovevano occuparsi della messa in sicurezza del torrente Bisagno, rimasta in un cassetto di Palazza Chigi senza risposta alcuna, inchioda il governo alle proprie responsabilità .
“Tutti i ricorsi sono stati respinti. Nulla osta ad un avvio effettivo dell’incarico. Gli ultimi eventi alluvionali hanno evidenziato le criticità idrogeologiche del territorio di Genova e della Regione e — con l’avvicinarsi della stagione autunnale — rimandare e temporeggiare ancora espone la collettività al concreto rischio di riaccendere la tragedia del novembre 2011”.
Puntualmente la tragedia, infatti, si è presentata.
Il contenuto della lettera è stato rivelato dal Tgla7 nell’edizione di sabato sera.
Come se niente fosse, però, il premier Renzi ieri è ovviamente intervenuto sulla tragica alluvione di Genova, senza far minimamente riferimento alla questione. Silenzio di tomba sul tema.
“Vedo i ragazzi che spalano il fango — ha scritto il premier su Facebook — dalle strade e a loro va il mio grazie. Userò la stessa determinazione per spazzare via il fango della mala burocrazia, dei ritardi, dei cavilli”.
Insomma, cavilli, burocrazia e ritardi.
Ma ritardi di chi?
Incurante del ridicolo Renzi continua: “E assicuro ai genovesi, che non si sono piegati e che si sono rimboccati le maniche per spalare via fango e detriti dal loro futuro. C’è bisogno di sbloccare i cantieri, di superare la logica dei ricorsi e controricorsi che rendono gli appalti più utili agli avvocati che non ai cittadini”.
Ecco, appunto.
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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