Novembre 3rd, 2014 Riccardo Fucile
IL PREMIER TEME DANNI ALLA SUA IMMAGINE, IN FORZA ITALIA VERDINI E’ DIVENTATO INGOMBRANTE PER I SUOI GUAI GIUDIZIARI
Il Nazareno trema. Perchè l’epicentro della “scossa” riguarda il nume tutelare del Patto. Denis Verdini è rinviato a giudizio nell’ambito dell’inchiesta sulla P3, assieme all’ex sottosegretario Nicola Cosentino, attualmente in carcere a Secondigliano per un altro processo dove è accusato di estorsione e concorrenza sleale con metodo mafioso nel settore dei distributori di carburanti in provincia di Caserta.
A Verdini, nell’inchiesta sulla P3, vengono contestati i reati di associazione a delinquere finalizzata a episodi di corruzione, abuso d’ufficio e finanziamento illecito. A Cosentino, invece, diffamazione e violenza privata.
Per molti, nella cerchia ristretta di Berlusconi ad Arcore è il punto di non ritorno. Giudizio che coincide, secondo fonti che hanno una consuetudine con Renzi, con quello di palazzo Chigi.
E che spiega perchè, negli ultimi dieci giorni, sia il Nazareno sia il destino di Verdini siano segnati da una parabola discendente.
I sismografi governativi segnalano che la “scossa” sulla P3 non è isolata. È solo una dello sciame sismico giudiziario legato a Denis Verdini.
Qualche settimana fa, prima della P3, Verdini è stato rinviato a giudizio dal gup di Firenze per il “buco” da oltre cento milioni di euro della sua banca, il Credito cooperativo fiorentino.
Reati, secondo l’accusa: associazione a delinquere, bancarotta fraudolenta, appropriazione indebita, truffa ai danni dello Stato.
Ma ci sono anche altre indagini, come quella per truffa sui fondi pubblici all’editoria e l’indagine sulla “cricca”.
In un suo articolo sul Fatto di qualche giorno fa, non smentito, Fabrizio D’Esposito dava conto del clima di apprensione che si respira attorno al premier “a causa degli spifferi che hanno inondato palazzo Chigi su un’eventuale richiesta d’arresto per il potente senatore di Forza Italia”.
Nel corso di una riunione, si legge sul Fatto, è stata rivolta questa domanda a Matteo, in relazione agli sviluppi delle varie inchieste: “Cosa succederebbe se davvero dovessimo votare al Senato l’arresto per il garante del Nazareno?”.
Si spiega così l’irrigidimento negoziale attorno al Patto.
Perchè gli sviluppi delle inchieste attorno a Verdini potrebbero causare danni alla scintillante immagine di Renzi.
Per questo il premier ha iniziato a sganciarsi, prima cambiando proposta di legge elettorale rispetto all’Italicum, poi mandando un messaggio, attraverso l’intervista odierna in cui Lorenzo Guerini, recapita una specie di aut aut ad Arcore: “Basta con atteggiamenti tattici dilatori e perdite di tempo, Forza Italia si muova o sull’Italicum trattiamo con altri”.
La riposta, dal fronte berlusconiano, conferma che l’irrigidimento è reciproco.
Dice Giovanni Toti: “Abbiamo accettato tutte le richieste di modifica che il Pd ci ha fatto, valuteremo i nuovi cambiamenti. Ci piace ricordare che abbiamo accettato un metodo di condivisione per cui i cambiamenti devono essere concordati e condivisi, non imposti unilateralmente”.
L’irrigidimento va di pari passo con la perdita di potere di Verdini.
È bene tenere a mente, per comprendere il quadro, quello che lo scorso giugno scrisse, in una lettera aperta a Silvio Berlusconi sull’Unità , l’ex vicedirettore del Corriere della sera e ora senatore del Pd Massimo Mucchetti, a proposito delle ragioni che hanno reso il senatore toscano il più strenuo fautore del Nazareno: “Per Verdini — scriveva Mucchetti — i processi non sono ancora entrati nel vivo. E qui diventa interessante vedere se lo Stato e le istituzioni si costituiranno parte civile laddove possibile, o se chiuderanno un occhio. Verdini ha maggiori possibilità di ottenere vantaggi dalla benevolenza del Principe rispetto a lei”.
Quattro mesi dopo, questo ragionamento è stato fatto proprio dal “cerchio attorno al Magico”.
Dalle parti di Arcore il problema è certo che Verdini, con il suo fardello giudiziario, è ingombrante. Il nuovo corso post decadenza, fortemente voluto dall’azienda, è caratterizzato dall’abbandono dei soggetti che possano apparire “impresentabili” da Cosentino a Milanese, da Scajola a Galan a Dell’Utri, tutti lasciati al loro destino.
Non è un caso che la notizia del rinvio a giudizio di Verdini e è accompagnata dall’assenza di solidarietà da parte dei vertici del partito.
Ma il problema Verdini è soprattutto politico.
In parecchi, attorno a Berlusconi, pensano che “Denis” con “Matteo” abbia giocato pensando più a sè, come dice Mucchetti, che alla ditta.
Che cioè ha gestito il suo ruolo da mediatore convincendo Berlusconi a siglare compromessi a ribasso.
In particolare, per mesi ha rassicurato che Matteo non vuole assolutamente votare. Invece tutte le ultime mosse di Renzi suggeriscono esattamente il contrario: l’accelerazione sulla legge elettorale, la rottura a sinistra, la ricerca di un incidente sul jobs act.
Dargli l’Italicum equivale a dargli una pistola carica.
Pure scossa della P3 fa salire le quotazioni di Paolo Romani, come negoziatore con Renzi al posto di Verdini.
Col mandato di allungare i tempi di approvazione della legge elettorale e di siglare un Nazareno meno “supino”.
(da “Huffingtonpost”)
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Novembre 3rd, 2014 Riccardo Fucile
“LA LEGGE DI STABILITA’ AVRA’ EFFETTO NULLO O MARGINALE NEI PROSSIMI DUE ANNI”
L’Istat gela il Governo Renzi e taglia le stime di crescita dell’economia italiana. ![](http://s28.postimg.org/ofqfs5iil/GELO.jpg)
I tecnici dell’Istituto di statistica stimano, infatti, un “effetto nullo della manovra nel biennio 2015-2016” per effetto combinato “dell’impatto positivo del bonus degli 80 euro sulla crescita dei consumi” e dell'”effetto negativo dovuto alla clausola di salvaguardia sull’aumento automatico dell’Iva nel 2016″, nel caso in cui scattasse.
L’impatto non proprio entusiasmante della legge di stabilità sull’economia reale viene confermato anche da Bankitalia, durante l’audizione alla Camera.
“Il governo ipotizza un modesto effetto espansivo”, ha detto il vice direttore della Banca d’Italia Luigi Signorini, in audizione sulla manovra.
“Le stime del governo, per quanto implicite – osserva – sono relativamente modeste e più o meno gli effetti della manovra sono di quell’ordine di grandezza”.
Pesa, conclude, un “momento di prolungata stagnazione e l’incertezza internazionale”. Insomma, sia Istat che Bankitalia nutrono più di un dubbio sulla capacità della manovra di stimolare l’economia nei prossimi anni.
CRESCITA
L’Istat prevede un calo del Pil dello 0,3% nel 2014, in linea con le stime del Governo, contenute nel Def.
Per il 2015 indica un ritorno alla crescita, con un aumento dello 0,5% (+0,6% nel Def), mentre nel 2016 seguirebbe un rialzo dell’1%, in linea con quanto stimato dall’esecutivo.
Rispetto alle sue precedenti stime l’Istat rivede al ribasso il Pil di quest’anno di 0,9 punti.
Nelle sue stime l’Istat sottolinea l’elevato grado di incertezza dovuto soprattutto alle dinamiche internazionali: a cominciare dal tasso di cambio tra euro e dollaro. Più la moneta unica si deprezzerà nei confronti del biglietto verde, più il Paese accelererà . Altrimenti non sono escluse revisioni al ribasso, come già accaduto nel corso di quest’anno.
CONSUMI
Dopo tre anni di riduzione, nel 2014 la spesa delle famiglie segnerà un aumento dello 0,3% in termini reali, in parte per effetto di una riduzione della propensione al risparmio.
L’incremento dei consumi e’ atteso proseguire secondo ritmi modesti anche nei trimestri finali dell’anno (+0,3% l’incremento nella media del 2014).
Nel complesso, la spesa privata per consumi sarà sostenuta dall’aumento modesto del reddito disponibile lordo (+0,4% in media d’anno), che beneficerà delle misure di politica di bilancio a sostegno dei redditi più bassi da lavoro dipendente e del lento miglioramento delle condizioni del mercato del lavoro.
Pur in presenza di una dinamica eccezionalmente bassa dell’inflazione, il potere d’acquisto delle famiglie risulterà sostanzialmente invariato rispetto all’anno precedente.
La spesa per consumi privati è prevista in aumento dello 0,6% nel 2015 e dello 0,8% nel 2016, anche per effetto delle misure di bilancio e fiscali adottate a sostegno dei redditi.
INVESTIMENTI
Nelle previsioni dell’Istat subiranno una ulteriore contrazione nell’anno in corso (-2,3%) nonostante un lieve miglioramento delle condizioni di accesso al credito e del costo del capitale.
Il processo di accumulazione del capitale è previsto riprendere gradualmente nel 2015 (+1,3%) e con maggior intensità nel 2016 (+1,9%), in linea con il rafforzamento della domanda.
LAVORO
Il tasso di disoccupazione raggiungerà il 12,5% nel 2014 per effetto della caduta dell’occupazione (-0,2% in termini di unità di lavoro), nonostante i timidi segnali di ripresa di settembre.
La stabilizzazione delle condizioni del mercato del lavoro attesa per i prossimi mesi avrà riflessi sul 2015, quando il tasso di disoccupazione diminuirà lievemente al 12,4% e le unità di lavoro registreranno un contenuto aumento (+0,2%).
Il miglioramento del mercato del lavoro proseguirà con più vigore nel 2016 con una discesa del tasso di disoccupazione al 12,1% e una crescita delle unità di lavoro dello 0,7%: secondo il premier, Matteo Renzi, non si scenderà sotto il 10% fino al 2019.
(da “Huffingtonpost”)
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Novembre 3rd, 2014 Riccardo Fucile
PIU’ CHE INCENTIVI ALL’EFFICIENZA, SONO ORMAI REGALIE… E SONO GLI UNICI A NON SUBIRE TAGLI
Al Comune di Perugia i trentasei dirigenti si sono divisi 188mila euro in premi, 5.200 euro a testa in media.
Un sei per cento abbondante di aggiunta sul loro stipendio.
Obiettivi del 2012, premi sull’anno 2013 bonificati a inizio 2014 (poi, lo scorso giugno, è cambiata giunta: il sindaco elargitore Wladimiro Boccali è andato a casa per far posto al centrodestra).
I dirigenti che non hanno raggiunto gli obiettivi hanno preso il premio lo stesso, solo un po’ più magro: sui duemila euro.
E gli obiettivi sono i più svariati a Perugia: far riaprire in tempo i bagni pubblici di via Boncambi (risultato non raggiunto anche se affrontato da due dirigenti), celebrare i 50 anni del gemellaggio tra Perugia e Bratislava (le celebrazioni obiettivamente ci sono state e le spese sono state coperte per metà dagli sponsor)
Nel Palazzo dei Priori, prodigo con i suoi, un manager pubblico è stato premiato per aver attivato «una nuova procedura periodica di monitoraggio di mozioni e ordini del giorno deliberati dal Consiglio comunale».
Spesso, segnala l’opposizione, le mozioni restano inevase innescando le ire trasversali dei consiglieri comunali.
C’è chi si è impegnato per la «razionalizzazione del servizio di inventario dei beni mobili attraverso l’aggiornamento informatico delle attrezzature presenti nelle strutture».
Significa che un dirigente del Personale, nell’occasione la ragioniera Luciana Lucarelli pensionata tre giorni fa, si è presa 8.721 euro come ultimo bonus per aver contato il numero di scrivanie e computer presenti negli uffici.
Già , riconoscimenti sono andati pure, si legge, «a chi ha proposto il contratto di valorizzazione urbana denominato Perugia piano città 2012».
Per quel piano, però, il Comune è rimasto fuori dalla classifica governativa e non ha preso un euro di finanziamento.
L’indice di raggiungimento dei risultati è altissimo, il 92%. E il municipio di Perugia è un ente non solo generoso, ma riconoscente.
Un suo ex dipendente, l’avvocato Mario Cartasegna, tra stipendio fisso e premi per cause vinte è andato a riposo con un vitalizio monstre: 53.083 euro il mese.
Non ha smesso di collaborare e ogni tanto usa pure l’auto blu. Da ex.
Il premio del segretario generale di Perugia, con Boccali sindaco, è arrivato al 10 per cento del lordo in busta paga. Quello del direttore generale al 20 per cento.
Il sindacato parla serenamente di dirigenti comunali «che dirigono solo loro stessi». Massimo Monni, Nuovo centrodestra: «Sono superpagati e a volte incompetenti ».
Non c’è solo Genova, con i quattro premi da 40 mila euro concessi alla vigilia di un’alluvione ancora una volta non prevista ai dirigenti di Protezione civile.
Nel paese pubblico ci sono anche le teste e gli incentivi di Palazzo Carafa, Comune di Lecce: un milione e 825mila euro per 17 dirigenti (premi 2013 su 2012).
Fanno 107 mila lordi a testa, trentamila in più di Perugia.
Il segretario generale Vincenzo Specchia e la dirigente dell’Avvocatura, Maria Luisa De Salvo, che poi è anche capo di Gabinetto del sindaco, guadagnano rispettivamente 143.644 euro l’anno e 133.777 euro.
Più 5 euro di buoni pasto ogni giorno.
Il dirigente del settore finanziario Giuseppe Naccarelli, condannato nell’aprile 2013 a cinque anni e mezzo e all’interdizione dai pubblici uffici per la questione dei Boc comunali, per i suoi servizi del 2012 è riuscito a prendere stipendio più un premio da 9.110 euro, il massimo possibile.
Gli è stato appena bonificato.
Il segretario generale Specchia, che porta con sè la delega dell’anticorruzione, dice che il bonus gli andava versato perchè due anni fa, processo avviato, non vi era ancora sentenza.
E un collega ai Servizi informatici, Antonio Esposito, ha preso il suo extra – 9.000 euro – nonostante sia stato condannato dalla Corte dei conti a restituire 51mila e 791 euro illegittimamente autoassegnati
Alla vigilia dell’ultimo ferragosto l’amministrazione Pizzarotti ha riconosciuto premi per 53mila euro a otto dirigenti assunti a termine dalla giunta Vignali per i risultati ottenuti nel 2011, con il Comune di Parma avviato al tracollo finanziario e il sindaco Pietro Vignali avviato verso l’arresto (arrivato a inizio 2013).
Il Comune di Cremona, in pieno dibattito su spending review e riduzione del numero dei dirigenti, ha dato premi per 13mila euro a tre top manager e meno consistenti ad altri quattordici: “Capacità di coordinamento e innovazione” è stata la motivazione, sostantivi che dovrebbero accompagnare il normale curriculum e il normale stipendio di un funzionario sia pubblico che privato.
Il direttore generale della Provincia di Cremona, Massimo Placchi, è arrivato a 30mila euro deliberati da sè.
A Verona i manager comunali sono uno sproposito: 58 dirigenti e 177 posizionati, uno ogni dieci comandati.
I premi arrivano a 24 mila euro.
Nella piccola Crema, nonostante il 72 per cento degli uffici abbia avuto un impegno calante rispetto all’anno precedente, i dirigenti si sono presi 30mila euro di bonus.
A Rovigo sono stati rapidissimi. Nel vuoto di poche ore intercorso lo scorso 19 luglio tra le dimissioni di massa dei consiglieri e la nomina del commissario, i pubblici servitori hanno ripristinato le 16 posizioni organizzative congelate dalla giunta.
Si sono garantiti, così, 70mila euro l’anno aggiuntivi.
Inarrivabili.
Corrado Zunino
(da “La Repubblica“)
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Novembre 3rd, 2014 Riccardo Fucile
ANCHE MALAN IN VESTE DI OSSERVATORE SU INVITO RUSSO PER TESTIMONIARE CHE LE ELEZIONI SONO STATE “REGOLARI”: IN REALTA’ RICONOSCIUTE SOLO DAI RUSSI E CONDANNATE DALL’INTERA EUROPA
Le elezioni del Donbass — nell’estremo est dell’Ucraina controllato dai ribelli filorussi — si sono
concluse con la vittoria plebiscitaria del comandante militare separatista Aleksander Zakharchenko.
Il voto non è stato riconosciuto da nessun governo al mondo, fatta eccezione per la Russia di Vladimir Putin.
Il premier ucraino Petro Poroshenko ha parlato di “una ignobile farsa”, mentre Federica Mogherini, Alto rappresentante per gli affari esteri dell’Unione Europea, ha dichiarato: “Le consultazioni del Donbass sono del tutto illegali, esse rappresentano un nuovo ostacolo sulla strada della pace”.
Eppure non tutti i politici italiani la pensano così.
Per dare un tono di legittimità alla kermesse elettorale — che si è svolta con urne trasparenti, dentro seggi stracolmi di miliziani armarti — le autorità separatiste hanno deciso di mettere in piedi una piccola “Commissione di controllo internazionale”, i cui membri sono stati convocati direttamente da coloro che avrebbero dovuto essere controllati: le stesse autorità politiche di Donetsk e Lugansk.
Tra gli “osservatori” presenti a Donetsk figuravano ben quattro nostri concittadini: l’onorevole forzista Lucio Malan, questore del Senato della Repubblica ed ex capo della propaganda di Fi, l’ex europarlamentare azzurro nonchè sindaco di Rivarolo Canavese Fabrizio Bertot, e due altri attivisti di area berliusconiana, Alessandro Musolino e Alessandro Bertoldi.
Una delegazione monocolore, interamente di marca forzista, che di buon grado ha accettato di esprimere il proprio verdetto di fronte alle telecamere e ai microfoni delle tv di mezzo mondo. “Onestamente non ho notato nulla di irregolare in queste elezioni — ha dichiarato Bertot — i seggi erano pieni di gente festante. Di fronte alle urne sono state allestite piccole orchestre di musica folcloristica e sono stati distribuiti ortaggi e generi alimentari. E’ chiaro, stiamo parlando di una situazione molto particolare, nel Donbass c’è la guerra civile. Detto ciò, tuttavia, non mi sento assolutamente di condannare la legittimità di questo voto”.
I membri della commissione — tra cui figurava, tra gli altri, il numero due del partito neofascista ungherese Jobbik, Marton Gyongyosi — sono rimasti a Donetsk per due giorni, alloggiati nell’unico hotel di lusso rimasto in città , il Ramada.
Sono stati scarrozzati in due o tre seggi, ovviamente sotto scorta militare, dopodichè, in serata, hanno rapidamente emesso il loro giudizio: tutto regolare, nulla da eccepire. “Il voto non è stato influenzato in nessun modo”, ha dichiarato Malan.
Dopodichè si è subito affrettato a specificare: “Sia chiaro, la mia presenza qui è assolutamente un fatto personale. Non c’entrano nè il partito nè il senato: mi hanno invitato e io ho accettato di venire. Tutto qui”.
L’iniziativa è risultata piuttosto indigesta alle autorità di Kiev, che da ormai sette mesi hanno ingaggiato con i ribelli del Donbass una immane lotta fratricida, con migliaia di morti, eserciti di profughi e intere città ridotte in macerie.
Il servizio di sicurezza ucraino — l’Sbu — ha fato sapere che i membri della “Commissione internazionale” potrebbero essere dichiarati “ospiti non graditi” all’interno del territorio nazionale.
Intanto — mentre i seggi vengono rapidamente smantellati — nei dintorni di Donetsk si continua a morire.
I separatisti hanno annunciato una offensiva su larga scala, che dovrebbe portare — nelle prossime ore — alla conquista definitiva dell’aeroporto cittadino.
Da diverse ore le mura del centro tremano incessantemente a causa del continuo tamburellare delle opposte artiglierie.
“Siamo alla lotta finale”, ha annunciato Zakharchenko.
Uno spettacolo al quale Malan e compagni hanno preferito non assistere: rifatte le valige, si sono affrettati a rientrare in Italia.
Iacopo Bottazzi
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Novembre 3rd, 2014 Riccardo Fucile
CONFINDUSTRIA IN SOLLUCCHERO: “SIAMO CON LUI”
“Le dinamiche parlamentari le vedremo alla Camera nelle prossime settimane, nei prossimi giorni. Se ci sarà bisogno di mettere la fiducia la metteremo. L’importante è che la fiducia non la perdano quelli che devono creare lavoro in Italia”.
Con i soliti luoghi comuni il premier Matteo Renzi ha aperto una giornata dedicata ai temi del lavoro e dell’economia.
Il presidente del Consiglio questa mattina era a Brescia per prendere parte all’assemblea della Confindustria locale con Giorgio Squinzi.
In pratica come se fosse a casa sua.
E dal palco dell’assemblea ha sottolineato la necessità di portare avanti le sue sedicenti riforme: “Si è aperta un’opportunità pazzesca, non coglierla sarebbe un errore gravissimo. Se facciamo ciò che siamo in grado, l’Italia dei prossimi anni sarà locomotiva in Europa. Ma bisogna aver coraggio di dire che è finito il tempo dei si farà : ora o mai più. Ecco il senso dell’urgenza che muove me e il mio governo”.
Forse l’opportunità si sara’ aperta per lui e suoi rappresentati, il popolo italiano non ha avuto certo benefici dalla sua “annuncite”.
Altro che locomotiva dell’Europa, con certe nomine sembriamo un vecchio treno a vapore che annaspa anche in pianura.
Poi replica a Scalfari: “Non c’è un uomo solo al comando: c’è un popolo che chiede di cambiare per sempre”. Come no, infatti non lo ha mai eletto.
E poi l’autocritica incoscia: “C’è un disegno per spaccare in due l’Italia, dividerla fra padroni e lavoratori. Io dico no al rischio di rendere il lavoro il luogo dello scontro politico. E’ un’idea che ha bloccato l’Italia in questi anni. ”
Ma come, se fino a ieri diceva che è la concertazione la causa di tutti i mali, ora ricambia idea.
Quanto al disegno di spaccare l’Italia aumentando le differenze tra ricchi e poveri, è vero: è il suo scopo da quando è stato insediato per conto terzi.
Non a caso Squinzi si contorceva dai sorrisi.
Tra gli strumenti del cambiamento, il presidente del Consiglio cita anche l’Italicum. Per il premier, con la riforma della legge elettorale, sapere chi vince non deve essere “più un terno al lotto”.
Infatti basta far fuori tutte le opposizioni e chi vince comanda come nei regimi militari, grande conquista democratica…
E infine ha parlato anche della ‘tassa dei comuni’: “Ci sarà nel 2015 una sola tassa, è una tassa della città , c’è in tutto il mondo, che comprende anche la discussione sui capannoni, che sarà affidata al sindaco di quel comune e non vedrà più lo stato metterci bocca”.
Ottimo, così la responsabilità di tassare gli italiani cadrà tutta sui Comuni: prima gli sottrae ogni entrata statale, poi gli dice “aumentate pure voi le imposte locali, cosi i cittadini si incazzeranno con voi e non con me”.
Veramente un grande statista.
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Novembre 3rd, 2014 Riccardo Fucile
LA PAGINA FB RACCOGLIE IN POCHE ORE 20.000 ADESIONI
Se nessuno è responsabile della morte di Stefano Cucchi, allora siamo tutti responsabili. ![](http://s23.postimg.org/z2dftppbf/image.jpg)
Questo è il messaggio della campagna lanciata su Facebook dalla pagina #vialadivisa per solidarizzare con la famiglia del ragazzo morto nella sezione penitenziaria dell’ospedale Sandro Pertini.
Nel processo di secondo grado, concluso nei giorni scorsi, i giudici hanno prosciolto tutti gli imputati – medici, infermieri e agenti di custodia – dall’accusa di aver provocato la morte del giovane Cucchi.
La sentenza ha provocato una indignazione così forte che il procuratore capo di Roma, Giuseppe Pignatone, si è detto disponibile a riaprire le indagini per comprendere fino in fondo cosa sia davvero successo al geometra finito in carcere per qualche grammo di droga.
Nel frattempo decine di persone postano la propria immagine con un cartello: “A uccidere Stefano sono stato io”.
Una provocazione diretta non soltanto alla magistratura, che non è riuscita per il momento a dare un nome ai responsabili della morte, ma anche ai sindacati di polizia che difendendo l’innocenza degli agenti puntano il dito contro la famiglia Cucchi e contro lo stesso Stefano.
Una mobilitazione sentita se si considera che in poche ore è stata superata quota 20.000 adesioni.
(da “Huffingtonpost”)
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Novembre 3rd, 2014 Riccardo Fucile
IL BRACCIO DESTRO DEL SINDACO DI VERONA: “SALVINI E’ STATO APPOGGIATO DAI VENETI COME SEGRETARIO CON L’INTESA CHE TOSI AVREBBE CORSO DA PREMIER”
Non si placano le polemiche dopo l’incontro di giovedì 30 ottobre tra il sindaco di Verona e i consiglieri regionali lombardi della Lista Maroni.
Il sostegno offerto dal Governatore della Lombardia per la Fondazione Ricostruiamo il Paese di Flavio Tosi e i suoi circoli – i cosiddetti “fari — non è stato ben digerito da Matteo Salvini e dai suoi uomini più fidati.
Se ufficialmente il segretario federale del Carroccio evita di entrare in polemica diretta e si concentra ragionevolmente sulle regionali in Emilia Romagna, l’entourage di Tosi stuzzica Salvini dalle pagine di Facebook.
Sul profilo di Ricostruiamo il Paese, il braccio destro del sindaco di Verona Fabio Venturi allude ad accordi traditi.
Quali è presto detto. Secondo Tosi ci sarebbero stati patti chiari ed espliciti di sostegno alla sua candidatura per eventuali primarie di centrodestra in cambio di un sostegno a Salvini per l’elezione a segretario federale.
Un anno fa esatto.
In più, sempre secondo i tosiani, in occasione del congresso del Carroccio il 20 luglio scorso a Padova Salvini durante il suo intervento avrebbe consacrato Tosi a proprio candidato per le primarie del centrodestra.
Ma riascoltandone il discorso le cose non sembrano essere andate in questa direzione. Salvini parla sì di primarie ma su “progetti e non nomi” e riguardo al segretario della Liga Veneta (perchè Tosi lo è ancora sebbene pare dimenticarsene) fa accenno reale ma in termini non particolarmente chiari: “Io non credo di essere all’altezza di fare il candidato premier magari chi ha amministrato bene (alludendo a Tosi) è in grado di farlo” ma solo, ha aggiunto Salvini, “se il progetto abbia come primo obiettivo la Lega Nord non altro, non abbiamo bisogno di andare su altre strade”.
Leggendo tra le righe è chiarissimo il riferimento al fatto che Flavio Tosi nei suo peregrinare lungo lo stivale a promuovere la sua Fondazione non cita quasi mai la Lega oltre ad essere molto diffidente nei confronti della politica antieurista e lepenista che caratterizza il Carroccio dell’era salviniana.
Una posizione che ha infastidito molti dirigenti e parlamentari leghisti.
Una sorta di azione parallela a quella ufficiale con l’aggravante che Tosi ricopre un incarico di non poco conto, segretario nazionale del Veneto, che dovrebbe portarlo a fare propaganda del partito e non dei suoi circoli personali.
Non casualmente, infatti, il segretario nazionale dell’Emilia Romagna Raineri informato di un imminente visita di Tosi per l’apertura di quattro nuovi circoli lo ha avvisato senza mezzi termini: “se vieni qui per promuovere il candidato alla presidenza regionale Fabbri va bene, se vieni qui per farti pubblicità è meglio rinviare.”
Messaggio ricevuto e visita annullata. Quello che poi irrita i leghista è soprattutto il rapporto che Tosi ha instaurato con Corrado Passera e il movimento Italia Unica.
Se l’ex ministro di Monti risulta essere un bersaglio permanente della satira leghista – ieri sulle pagine facebook del gruppo Salvini Leader è stato ferocemente bersagliato ricordando il suo sostengo alla riforma Fornero — non può sfuggire a molti militanti del Carroccio che Tosi ha proposto a Passera un’alleanza in vista delle prossime elezioni regionali in Veneto con la presentazione di liste comuni, quella di Ricostruiamo il Paese insieme a Italia Unica.
Il tutto senza preventivamente informare nè Zaia nè Salvini. Un atto destinato ad alimentare polemiche che fa sorgere molti sospetti su quali siano le reali intenzioni del sindaco di Verona.
Poco leghista e molto liberista il che lo lascerebbe fuori dall’obiettivo annunciato da Salvini nel congresso del 20 luglio scorso.
E i patti precedenti finirebbero nell’oblio.
Marzio Brusini
(da “Huffingtonpost“)
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Novembre 3rd, 2014 Riccardo Fucile
“QUELLO DI RENZI E’ DECISIONISMO ANDREOTTIANO”
Gustavo Zagrebelsky, già presidente della Corte costituzionale, insegna Diritto costituzionale a
Torino: nei mesi scorsi aveva firmato un appello contro le riforme, polemizzando con il governo.
Una conversazione con Gustavo Zagrebelsky a margine di un convegno su «Bobbio costituzionalista» conduce dalle cime della filosofia politica alle bassure italiane.
Tra i principi della democrazia secondo Bobbio c’è il voto uguale: come lo spiega ai suoi studenti che le chiedono di Porcellum e Italicum?
«Nella sentenza sul Porcellum, per la prima volta la Corte costituzionale parla dell’uguaglianza del voto non solo “in entrata”, come valore potenziale, ma anche “in uscita”, nell’attribuzione pratica dei seggi. Il premio di maggioranza creava un’abnorme distorsione. Ora si prova a superare l’obiezione stabilendo una soglia per accedere al premio. Ma c’è un criterio razionale o è puro e semplice arbitrio: 37%, 40%? Il criterio sta nelle previsioni dei partiti che sperano di avvantaggiarsene, sulla base dei sondaggi. Ma la legge elettorale deve servire ai cittadini o ai partiti? L’unica soglia giustificabile sarebbe il 50,1% dei voti: un premietto per rafforzare chi ha già la maggioranza dei voti»
La «legge truffa» del 1953
«Famigerata. Se era truffaldina quella, che cosa dire di una legge che porta dal 37 al 55%?».
Ma che cosa ne sarebbe della governabilità , senza premio di maggioranza?
«Governabilità , parola scorretta. Che cosa significa? Attitudine a essere governato. Significato passivo. Se dico “l’Italia è ingovernabile” penso a corporazioni, corruzione, mafia. Da Craxi in poi, con un rovesciamento semantico, governabilità vale come aumento della forza di governo. Significato attivo. Tutte le riforme di cui parliamo non sono per la governabilità , perchè non toccano la società , ma vogliono rafforzare il governo, razionalizzando uno spostamento di baricentro che c’è già stato».
A danno del Parlamento?
«Il Parlamento ha perso iniziativa legislativa, ratifica solo quelle del governo. Quando fu introdotta la proporzionale, un secolo fa, vi fu chi disse che tanto valeva eliminare i deputati e far decidere tutto dai segretari dei partiti, secondo il rispettivo peso elettorale. “Tanto gli eletti in ciascuna delle nostre liste devono fare quello che diciamo noi”. Una proposta che al nostro Renzi potrebbe piacere: disciplina a costo zero»
Nel frattempo il Pd è diventato il partito della nazione.
«Per Bobbio una delle condizioni della democrazia è la presenza di una pluralità di offerta politica. Il partito-tutto non è concepibile secondo la nostra definizione di democrazia. C’è una classica definizione del partito politico come “parte totale”. Quando un partito sceglie una connotazione totalizzante, come la nazione, diventa parte totalitaria».
A vocazione maggioritaria.
«A vocazione totalitaria, direi. La vocazione maggioritaria mi sembra una banalità : quale partito ambisce alla minorità ?».
Come mai la suggestione totalizzante funziona?
«In una fase d’inquietudine, è ovvia la tendenza a compattare. Ma una cosa è la grande coalizione, in cui le parti restano tali contraendo un patto, altra è questa strana e melmosa combutta italica, senza nemmeno la nobiltà dell’union sacrèe».
C’è un deficit di conflitto?
«Il professor Bobbio, in altri tempi, aveva usato una formula molto forte: la discordia è il sale della democrazia. Discordia è parola estrema: Tucidide la riteneva premessa della stasis, la quiete prima della tempesta della guerra civile. In realtà Bobbio, radicalmente dicotomico sul piano teorico, nella pratica era un mediatore. Infatti per lui, come per il suo maestro Kelsen, la democrazia non può esistere se non ha al fondo un compromesso e il compromesso è la Costituzione».
Arte anacronistica, il compromesso: va di moda la decisione. Renzi pare ispirarsi più a Schmitt che a Kelsen e Bobbio.
«C’è decisionismo e decisionismo. Schmitt aveva un’idea bellica della decisione: il nemico non va sconfitto, ma eliminato. L’attuale decisionismo mira piuttosto all’andreottiano tirare a campare. Serve a fronteggiare le difficoltà del giorno per giorno, a tappare buchi, a tamponare con urgenza le situazioni. Un decisionismo non tragico, diciamo in salsa mediterranea, all’amatriciana. Il governo non combatte nemici per imporre una sua visione strategica, che si stenta a vedere, ma cerca aggiustamenti temporanei, posticipando i problemi».
E la piazza fisica, delle manifestazioni di protesta?
«Schmitt avrebbe approvato la manganellatura degli operai, ovvero del nemico. Non è andata così. Il governo non ha approvato il manganello. Anzi, ha espresso solidarietà a manganellati e manganellatori: più andreottiani di così!».
Non si può dire che l’idea del nemico da riportare all’ordine sia estranea alla fase politica attuale.
«L’ordine attuale è una somma di compromessi quotidiani. L’ordine duro e puro è quello invocato per porre fine al “biennio rosso” in Italia, o al caos tinto di socialismo della Germania di Weimar. Sappiamo dove ha portato. Oggi, in Italia, il pericolo mi pare che possa derivare dal difetto d’opposizione politica efficace in Parlamento e dalla supplenza da parte d’una opposizione di piazza. Qui, vedrei il rischio della radicalizzazione. La manifestazione di Roma aveva un evidente significato ultrasindacale. Farsene troppo facilmente una ragione può essere irresponsabile».
Quando coniò la formula «democrazia dell’applauso» per Craxi, Bobbio si beccò l’insulto «intellettuale dei miei stivali». A voialtri è toccato «professoroni e parrucconi».
«È già una bella soddisfazione avere a che fare con parrucche e non con stivali. Cambiamo le parole, ma siamo sempre lì. Ci sono “no” che sono degni quanto i “sì”. Ha presente Bartleby, lo scrivano di Melville?».
Giuseppe Salvaggiulo
(da “La Stampa“)
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Novembre 3rd, 2014 Riccardo Fucile
STRALCIATA LA POSIZIONE DI DELL’UTRI, PROCESSO IL 5 FEBBRAIO
Rinvio a giudizio per il senatore Denis Verdini e per l’ex sottosegretario all’Economia, Nicola Cosentino coinvolti in un capitolo della vicenda P3, una associazione segreta che puntava a condizionare alcuni organi dello Stato.
Lo ha deciso il gup di Roma.
Stralciata, invece, la posizione dell’ex parlamentare Marcello Dell’Ultri.
A Verdini si contesta il reato di corruzione, a Cosentino diffamazione e violenza privata. Il processo è fissato per il 5 febbraio prossimo davanti alla nona sezione penale.
Le accuse a Cosentino si riferiscono alla pubblicazione di notizie false sull’attuale presidente della Campania, Stefano Caldoro.
Le notizie erano stato diffuse su un blog per screditare Caldoro in vista delle regionali del 2010. All’ex sottosegretario è contestato anche l’aver «compiuto atti diretti a costringere» Caldoro a rinunciare alla candidatura.
L’inchiesta prese il via nel maggio 2010 quando il faccendiere sardo Flavio Carboni venne indagato per concorso in corruzione nell’ambito di un’inchiesta sugli appalti per l’energia eolica in Sardegna, insieme ad alcuni personaggi di spicco della politica locale e nazionale.
Le indagini, concluse nell’agosto 2011, hanno permesso di svelare un’associazione “segreta” che concludeva affari, metteva pressione ai giudici e si occupava di alcuni delle questione politiche più rilevanti.
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