Febbraio 20th, 2015 Riccardo Fucile
BERLUSCONI NEL PANICO: “SE PARLA E’ FINITA”
Adesso Silvio Berlusconi ha paura davvero. È l’inizio del crollo giudiziario. 
Perchè per la prima volta i giudici di Milano, sul sexgate, hanno per le mani una potenziale “pentita”.
Una che può negoziare la sua salvezza in cambio di una “confessione” su Berlusconi. E non una qualunque.
Il sospetto che ha agitato le notti solitarie dell’ex premier ad Arcore è diventata una certezza: Marjsthell Polanco, una delle ragazze delle serate ad Arcore, ha scritto nei giorni scorsi una lettera indirizzata al pm Ilda Boccassini nella quale chiede di essere sentita sul caso Ruby.
Ha voglia di parlare, una delle reginette del bunga bunga, custode finora di segreti inconfessabili su peccati (e forse reati) nelle cene eleganti.
La lettera, sinistra in sè per Berlusconi, ha un altro particolare anch’esso sinistro: da quanto si è saputo, la lettera reca come indirizzo del mittente la casa di Aris Espinosa, altra olgettina delle notti di Arcore. Altra che sa.
È panico ad Arcore: “Se parla la Polanco, è finita. Fi-ni-ta”.
Ecco perchè Silvio Berlusconi passa la giornata a provare a capire cosa può succedere: “Così non l’ho mai sentito, aveva una voce dall’oltre” racconta chi lo ha sentito. Perchè la Polanco è uno snodo fondamentale nei vari filoni processuali legati alle olgettine: Ruby 1, Ruby ter, processo Tarantini a Bari.
Pare che gli avvocati di Berlusconi, che in procura hanno fonti e interlocutori, lo abbiano rassicurato: “Almeno Marjsthell non sarà arrestata”.
Ma certo è un’informazione che non basta a rasserenare un umore plumbeo.
Perchè comunque la Polanco parlerà .
Ed è anche l’anello debole della catena delle olgettine, visto che l’ex fidanzato fu arrestato perchè trovato in possesso di dodici chili di cocaina e condannato a otto anni di carcere.
È cioè la “ragazza” che a questo punto avrebbe tutto l’interesse ad essere collaborativa con i giudici.
Nelle considerazioni catastrofiste e complottiste ad Arcore c’è pure chi nota un timing perfetto tra fine del Nazareno e nuova “valanga di fango in arrivo”, che certo non aiuta a parlare di Berlusconi come di un padre della patria.
Si sente in trappola, Berlusconi. Perchè il pentimento delle olgettine è il tassello che mancava ai giudici: “Finora — spiegano fonti vicine al dossier — i giudici hanno seguito la pista dei soldi, provando a dimostrare che Berlusconi paga le ragazze. Ma la traccia dei soldi non basta. Devi comunque provare il nesso tra pagamento e falsa testimonianza per il Ruby ter”.
È questo nesso che potrebbe provare la Polanco: la confessione che le ragazze erano pagate per “mentire”.
Il che renderebbe praticamente certo il rinvio a giudizio sul Ruby ter, dove Berlusconi è indagato per corruzione in atti giudiziari e dove, secondo l’ipotesi dell’accusa, avrebbe cercato di falsare gli esiti processuali addomesticando le testimonianze di molti degli invitati alle feste.
Ma il “pagamento” rischia di impattare pure sul Ruby 1, su cui la Cassazione si pronuncerà il 10 marzo.
Nel senso che, visto che la sentenza di Appello si fonda su false testimonianze, sarebbe possibile per la Cassazione rimandarlo in Appello.
Insomma, dalla bocca della ragazza può uscire la prova, anzi, la Prova.
E c’è già chi evoca il modello tangentopoli, quando durante il “rito ambrosiano” i ladri di polli venivano liberati con la confessione si garantivano la libertà purchè fornissero elementi sui tesorieri dei grandi partiti o sui grandi leader.
E adesso può succedere davvero di tutto.
(da “Huffigntonpost”)
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Febbraio 20th, 2015 Riccardo Fucile
LE LACUNE NELLA MACCHINA DELLA SICUREZZA E DELLA PREVENZIONE
C’è sicuramente l’evidente responsabilità degli ultrà del Feyenoord che hanno brutalmente devastato piazza di Spagna (trasformandola in una discarica e in una latrina pubblica) e danneggiato gravemente la fontana della Barcaccia – gioiello del Bernini, restaurata da appena 5 mesi per un costo di 200 mila euro grazie a una donazione di Bulgari – oltre a numerose vetrine di negozi, 15 navette Atac per lo stadio, auto e scooter.
Ma c’è anche un lungo elenco di interrogativi sulle lacune che riguardano la macchina della sicurezza e della prevenzione. Al di là di una potenziale scaricabarile tra Viminale e club del Feyenoord, vediamo che cosa non ha funzionato.
L’ordinanza del divieto di alcolici
Il prefetto Giuseppe Pecoraro ha diramato l’ordinanza solo mercoledì sera, dopo aver ricevuto una nota dal questore, quando già gli olandesi erano a Roma (e infatti dato vita a una guerriglia urbana a Campo dei Fiori che ha portato all’arresto di 28 ultrà ).
Perchè prefettura e questura hanno deciso così tardi?
Il divieto tra l’altro riguardava solo i bar, non i negozi di alimentari nè tanto meno gli ambulanti abusivi.
Dopo lo scempio di mercoledì sera il sindaco Ignazio Marino non poteva avviare controlli dei vigili contro venditori abusivi?
Il controllo dei social media
Un disastro annunciato. Già in un tweet della mattina gli hooligans si davano appuntamento per il pomeriggio nel centro storico, in piazza di Spagna, invece che al punto di raduno per raggiungere lo stadio. Nessuno controlla i social media?
La protezione alla Barcaccia
Dopo i disordini a Campo di fiori non si poteva proteggere la fontana della Barcaccia con delle transenne? Il sindaco non poteva ordinare una simile operazione cautelativa?
Ma non dimentichiamo che Roma è un museo a cielo aperto e che quindi è difficile immaginare di poter «impacchettare» i monumenti.
Marino accusa il Viminale
Il sindaco non ha esitato da subito a criticare prefettura, questura, Viminale per quanto accaduto. «Gli ordini ai poliziotti sono partiti male. Qualcosa non ha funzionato. E il numero delle forze dell’ordine non è sufficiente».
Scambio informazioni tra polizia italiana e olandese
È evidente che qualcosa non ha funzionato neppure nella comunicazione tra la nostra polizia s quella olandese.
Da Rotterdam era arrivata la notizia di un centinaio di ultrà , mentre ce n’erano oltre 500.
Che erano senza biglietto e che sarebbero arrivati dal Belgio per aggirare i controlli. E chissà se al cortocircuito delle informazioni non abbia contribuito la leggerezza da parte del club olandese. Di sicuro la reazione agli scontri è stata caratterizzata dall’indifferenza.
Sia il sito ufficiale del Feyenood, sia quelli dei giornali olandesi, non stigmatizzano la devastazione in piazza di Spagna.
Imbarazzo dell’ambasciata olandese, ma non pagherà i danni
Dall’ambasciata olandese sono arrivate le scuse al sindaco Marino che ha detto chiaro e tondo che «chi rompe deve pagare», ma non sembrano essere disposti a pagare: «Ho parlato con l’ambasciatore olandese, gli ho chiesto “intendete intervenire con il pagamento dei danni?”.
Lui ha risposto che non ritiene che il Governo olandese possa pagare il nuovo restauro della Barcaccia».
Lo ha detto il sindaco di Roma Ignazio Marino a margine di una conferenza in Campidoglio.
Grazia Longo
(da “La Stampa”)
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Febbraio 20th, 2015 Riccardo Fucile
LE RAGAZZE SONO FUORI CONTROLLO… VOCI SU UNA POSSIBILE “COLLABORATRICE” DI GIUSTIZIA
Pare di essere tornati ai giorni più bui del sexgate. 
Silvio Berlusconi è immerso solo nella questione giudiziaria, in collegamento diretto con gli avvocati.
Squadernati sulla scrivania tutti i dossier che riguardano i vari filoni processuali legati alle olgettine: Ruby 1, Ruby ter, processo Tarantini a Bari.
Perchè ha la sensazione che il quadro sia davvero fuori controllo. Anzi, a un passo dal vero crollo giudiziario.
Tutto ruota attorno a un sospetto, che rivela una fonte che ha lo ha sentito a telefono: “Berlusconi è terrorizzato. Che succede se qualche olgettina si pente? Succede che è stavolta finita”.
Il sospetto è legato ai segnali arrivati negli ultimi giorni. Alcuni anche piuttosto espliciti.
Su Diva e Donna, per dirne uno, in un articolo non smentito, è scritto: “C’è chi ha preso carta e penna per scrivere a Ilda Boccassini, magistrato simbolo del caso Ruby, per chiedere di essere ascoltata. Cosa succederà ? Spunteranno foto e video? È alle porte un’altra bufera”.
Un segnale pesante. Interpretato ad Arcore in questo modo: o è un modo per bussare a soldi oppure qualche olgettina ha aperto con la procura una “trattativa” per salvarsi. In entrambi i casi sono guai. Ecco perchè.
Se l’ex premier paga, è praticamente certo il rinvio a giudizio sul Ruby ter, dove è indagato per corruzione in atti giudiziari, dove secondo l’ipotesi dell’accusa, avrebbe cercato di falsare gli esiti processuali addomesticando le testimonianze di molti degli invitati alle feste.
Il “pagamento” rischia di impattare pure sul Ruby 1, su cui la Cassazione si pronuncerà il 10 marzo.
Nel senso che, visto che la sentenza di Appello si fonda su false testimonianze, sarebbe possibile per la Cassazione rimandarlo in Appello.
Ma restiamo al Ruby ter, e alla traccia dei soldi.
Fino all’inizio del processo Ruby ter, Berlusconi aveva candidamente ammesso di dare alle partecipanti alle cene eleganti una paghetta di 2500 euro al mese: “Povere ragazze, hanno perso lavoro e fidanzato”.
Poi però, nel 2013, iniziato il processo, fece sapere che le paghette erano interrotte, perchè era iniziato il processo per corruzione di testimoni. E la paghetta avrebbe compromesso la sua posizione processuale.
Secondo i pm Gaglio e Siciliano, coordinati dal procuratore aggiunto Pietro Forno, i pagamenti sarebbero continuati.
Ed è questo alla base delle perquisizioni di 22 dei 45 indagati del Ruby ter di qualche giorno fa. E, se continuasse a pagare, si aprirebbero scenari inquietanti.
Dice un catastrofista di corte: “Nel momento in cui viene rinviato a giudizio sul Ruby ter, un pagamento può rappresentare la reiterazione del reato alla base di una misura cautelare”.
Ma l’elemento nuovo è il sospetto del pentimento delle olgettine. Perchè la traccia dei soldi non basta: “Devi comunque provare il nesso tra pagamento e falsa testimonianza. Non basta la traccia dei soldi” spiegano a corte.
E questo nesso sarebbe il colpo di grazia per Berlusconi: l’olgettina si pente e scambia la propria confessione per uno “sconto di pena”.
È la prova, anzi, la Prova. C’è già chi evoca il modello tangentopoli, quando durante il “rito ambrosiano” i ladri di polli venivano liberati dopo la confessione purchè fornissero elementi per sui tesorieri dei grandi partiti o sui grandi leader.
Finora il controllo delle ragazze ha funzionato in questi anni. Secondo i pm grazie ai pagamenti. Ora alcune di loro sembrano particolarmente inquiete.
Quattro in particolare, soprattutto dopo l’ultime perquisizione: Marystell Polanco, Barbara Guerra, Iris Berardi, Alessandra Sorcinelli.
È stato notato con una certa inquietudine che, tra l’altro, nel corso delle perquisizioni a 22 dei 45 indagati del Ruby ter sono stati sequestrati computer e telefoni delle ragazze.
Di qui, l’altra sospettosa domanda: spunteranno foto, video?
C’è un collegamento tra il pentimento di qualcuna delle ragazze e il blitz?
Nel senso che il blitz potrebbe essere la prima conseguenza delle indicazioni della pentita?
E qui si apre un altro file, che ruota attorno alle ragazze. Proprio Marystell Polanco e Barbara Guerra, oltre ad essere indagate nel Ruby ter sono testimoni in un altro processo chiave per Berlusconi, quello Tarantini a Bari, che riguarda le feste a Villa San Martino e a palazzo Grazioli del 2008 e 2009.
Il nesso che attribuisce un ruolo decisivo alle ragazze lo spiega Gianni Barbacetto sul Fatto, in uno di quegli articoli che Niccolò Ghedini sottolinea con l’evidenziatore: “I pm milanesi dell’indagine Ruby 3 potrebbero chiedere ai magistrati di Bari i verbali delle deposizioni di Guerra, Visan e Polanco davanti ai giudici del processo tarantini: le loro dichiarazioni sotto giuramento potrebbero confermare – o smentire — le accuse loro rivolte a Milano. D’altra parte, i giudici baresi, per ‘proteggere’ il loro processo, potrebbero chiedere atti di Milano che provano pagamenti di Berlusconi e possibili inquinamenti probatori. Milano e Bari sono diventati tribunali dai destini incrociati”. Per il destino di Berlusconi.
(da “Huffingtonpost“)
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Febbraio 20th, 2015 Riccardo Fucile
SUL SOCIAL NETWORK LE FRASI SIBILLINE DI LUCA RISSO: “POSSO DIRGLIELO IN FACCIA E STAREBBE ZITTO”…”SONO STATO RICATTATO, MINACCIATO, MI HANNO PROMESSO COSE CHE UOMINI DI MERDA NON HANNO MANTENUTO”
“Silvio Berlusconi è un bugiardo“. Luca Risso, ormai da tempo ex compagno di Ruby, è arrabbiato e su un post su Facebook, scrive cinque righe che per raccontare agli amici il suo disagio di padre della bimba avuta dalla giovane marocchina che partecipava alle cene eleganti di Arcore quando aveva 17 anni. “devo tornare…. sistemare la situazione di mia figlia che dopo 3 anni di amore dei nonni deve stare con una tata marocchina che non parla neanche italiano… in condizioni di vita non idonee alla sua età … dove l unico insegnamento è lo sperpero di denaro… dove chi deve educarla ha bisogno dello psichiatra ….e io ho le mie colpe… e devo tornare per dire sulla faccia a Silvio Berlusconi che è un bugiardo …” scrive Risso.
A pochi giorni dalle perquisizioni alle Olgettine e alla stessa Ruby nell’ambito del terzo filone del caso, quello per cui cui si indaga per corruzione in atti giudiziari, le parole dell’imprenditore genovese suonano come una profezia o quasi.
Di questo “sperpero di denaro” è convinta anche la procura di Milano che ha accertato che Ruby negli ultimi tempi avrebbe fatto “spese folli”, molto al di là dei redditi dichiarati da lei e dall’ex compagno.
E infatti per gli inquirenti milanesi il leader di Forza Italia elargisce ancora “14-15 mila euro al mese” alla giovane donna spacciata invano per la nipote dell’ex presidente dell’Egitto Hosni Mubarak.
Del resto solo pochi giorni fa i giudici d’appello nelle motivazioni della sentenza di secondo grado per il processo Ruby bis (quello in cui Fede, Mora e Minetti sono stati condannati) scrivevano che l’ex premier aveva pagato Karima per il suo silenzio.
Una generosità , a quanto emerge dall’inchiesta ter, che non si sarebbe mai arrestata.
Il fattoquotidiano.it ha provato a chiedere, tramite un messaggio, cosa volesse dire, ma Risso ha rifiutato di rilasciare un’intervista.
A chi gli chiedeva spiegazioni di quel post l’uomo però aveva risposto: “…. Posso anche dirglielo in faccia…e ti posso promettere che starà zitto… e neanche gli passerà l’idea di denunciarmi”.
L’uomo punta il dito anche contro l’entourage dell’ex premier: “….a quanti che girano intorno a lui posso dire sulla faccia che sono dei falsi bugiardi… che finchè gli servi ti usano, e dopo ti buttano… ma devono stare attenti perchè non tutti poi stanno zitti…”.
Più avanti parlando dell’impossibilità di occuparsi della figlia aggiunge: “… sono stato ricattato, minacciato… e poi mi hanno promesso cose che uomini di merda non hanno mantenuto … se dovessi aprire il libro cambierei la storia di molte persone… Ma forse anche la mia e quella di mia figlia… E di questo si fanno forti”
Risso ne avrebbe di cose da raccontare.
Entrato in scena a scandalo già esploso, aveva per esempio atteso Ruby che veniva interrogata da un “avvocato” (Luca Giuliante finito indagato nell’inchiesta ter, ndr) e “un emissario di lui” la notte tra il 6 e il 7 ottobre 2010, 20 giorni prima che l’inchiesta venisse rivelata con un articolo del Fatto Quotidiano e prima che ufficialmente gli avvocati dell’ex premier cominciassero le loro indagini difensive datate 3 novembre.
Risso, che dopo le annunciate nozze non ha sposato Ruby, a una amica aveva scritto diversi sms “Sono nel mezzo di un interrogatorio allucinante… Ti racconterò ma è pazzesco!”. Alla donna che lo invitava a ricordarsi “il grano” Risso rispondeva “io sono ancora qui… È sempre peggio, quando ti racconterò (se potrò…) ti renderai conto… Siamo solo a gennaio 2010 e in mezzo ci sono pezzi da novanta“.
“C’è Lele, l’avvocato, Ruby, un emissario di Lui, una che verbalizza. Sono qui perchè pensano che io sappia tutto”.
Risso poi telefona “Eccomi, sono ancora qua. Ora sono sceso un attimino sotto, a far due passi… Lei è su, che si son fermati un attimino perchè siamo alle scene hard con il pr… con la persona“.
Intanto l’uomo è diventato imprenditore in Messico, dove in passato Ruby ha trascorso molto tempo. La Procura di Milano è pronta a eseguire una rogatoria in Messico per cercare elementi utili su alcune proprietà riconducibili a Ruby e che si trovano a Playa del Carmen: un ristorante, un pastificio e un paio di palazzine con appartamenti da affittare.
L’ex premier in secondo grado è stato assolto dall’accusa di concussione e da quella di prostituzione minorile.
Per quest’ultimo reato in motivazione i giudici avevano scritto: “Ci fu prostituzione ma conoscenza età non assistita da adeguato supporto probatorio”.
Nuove prospettive e nuove testimonianze sul caso potrebbero far rischiare all’ex Cavaliere un destino giudiziario diverso in Cassazione rispetto al verdetto di assoluzione incassato il 18 luglio 2014.
Giovanna Trinchella
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Febbraio 20th, 2015 Riccardo Fucile
L’EX CONSIGLIERA REGIONALE, CONDANNATA IN APPELLO A TRE ANNI NEL RUBY BIS, FIGURA ANCORA TRA LE BENEFICIARIE DEI BONIFICI DI SILVIO: LA CONFERMA DAL RAG. SPINELLI
L’ex consigliera regionale Nicole Minetti riceverebbe ogni mese da Silvio Berlusconi un bonifico da
15mila euro. E’ quanto risulta dagli accertamenti dell’inchiesta cosiddetta ‘Ruby ter’ che ha al centro l’accusa di corruzione in atti giudiziari (un filone nel quale l’ex showgirl non è comunque indagata).
Riscontri ai versamenti mensili dall’ex premier a Minetti sarebbero arrivati anche dalla testimonianza del tesoriere di fiducia di Berlusconi, Giuseppe Spinelli.
Nicole Minetti non è indagata nel caso ‘Ruby ter’, che riguarda principalmente i presunti versamenti da parte dell’ex premier alle ragazze che sono state ospiti alle serate di Arcore e che avrebbero poi detto il falso come testimoni nel corso dei processi.
L’ex igienista dentale di Berlusconi, invece, è stata condannata in appello a tre anni per favoreggiamento della prostituzione nel processo cosiddetto ‘Ruby 2’ assieme a Emilio Fede e Lele Mora.
Gli investigatori della sezione di polizia giudiziaria, però, avrebbero accertato nelle scorse settimane che la giovane ex consigliera riceve un bonifico di 15mila euro al mese dal leader di Forza Italia.
I riscontri sarebbero anche arrivati dalla testimonianza del ragioniere Spinelli, l’uomo addetto ai versamenti alle ragazze, sentito nei giorni scorsi per circa sette ore e ascoltato anche in mattinata dai pm Tiziana Siciliano e Luca Gaglio.
Nell’ultima deposizione Spinelli ha proseguito nella ricostruzione davanti agli inquirenti dei soldi dati, prevalentemente in contanti, alle 20 ragazze perquisite martedì scorso.
(da agenzie)
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Febbraio 20th, 2015 Riccardo Fucile
IL 72% TEME ATTENTATI ISIS… STABILE LA FIDUCIA IN RENZI, SCENDE IL GOVERNO… FITTO VALE TRA IL 2,5% E IL 4%
Il 72% degli italiani teme attentati dell’Isis in Italia.
Lo sostiene un sondaggio Ixè per Agorà (Raitre). Di fronte all’ipotesi di un intervento militare in Libia, invece, il 63% si dichiara contrario.
A non temere attentati è il 25% degli intervistati, a favore di un’azione militare è il 27% con un 10% che “non sa”.
Partiti
Il Pd sale dal 37,5% al 37,8%, il M5S scenda dal 19,1% al 18,7%, la Lega scende dal 13,9% al 13,8%, Forza Italia sale dal 12,8% al 13%, Sel scende dal 3,8% al 3,6%, NCD sale dal 2,8% al 3%, Fratelli d’Italia cala invece dal 3,1% al 2,9%
Fiducia nel governo. 
Stabile nell’ultima settimana la fiducia in Matteo Renzi al 40%. Lo certifica l’Istituto Roberto Weber per Agorà (Raitre).
Il leader più apprezzato si conferma il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, la cui fiducia cresce fino al 68% (+2%). Pressochè stabili gli altri leader politici. Scende invece la fiducia nel governo, oggi al 33% contro il 35% della rilevazione della scorsa settimana, con un calo di due punti.
Ixè ha anche “valutato” il bacino elettorale di Raffaele Fitto, che Berlusconi aveva collocato all’1,3%: secondo il sondaggio sarebbe invece tra il 2,5% e il 4%.
Calo di apprezzamento al Sud per Matteo Salvini, registrando un calo nelle intenzioni di voto: la forbice è tra il 6,5% e il 9,5% mentre il 13 febbraio era tra 7,8% e 10,8%.
(da “Huffingtonpost”)
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Febbraio 20th, 2015 Riccardo Fucile
“NUMERO E ORGANIZZAZIONE DEGLI ULTRAS ERANO ARCINOTI, GLI AGENTI ERANO SUFFICIENTI, MA BISOGNAVA AGIRE IN MODO PIU’ DINAMICO E PIU’ AMPIO”
A nemmeno un anno dalla finale di Coppa Italia tra Napoli e Fiorentina e dalla morte di Ciro Esposito, la scena si ripete: Roma in mano a chiunque e a nessuno. Da oltre due mesi, dice una nota del Viminale, le forze dell’ordine dei due paesi si sono scambiate decine di informative.
C’era quindi tutto il tempo per organizzare il contenimento non tanto delle frange pericolose (che hanno raggiunto autonomamente lo stadio) ma dei tifosi olandesi in generale. Ma qualcosa è andato storto, e a farne le spese è stata l’immagine della città e del paese.
“Alla luce dei fatti di ieri, e proprio conoscendo i comportamenti abituali di questi tifosi — spiega Daniele Tissone del Sip -, bisognava riflettere su nuove modalità di controllo, più dinamico e più ampio sull’intero territorio cittadino. Pur sapendo che si tratta di un fenomeno difficile da monitorare”.
E invece si è arrivati al balletto delle responsabilità . Con il sindaco Marino che lamenta l’assenza di Alfano (a Washington per il vertice sul terrorismo) e l’incompetenza del prefetto Pecoraro (a marzo andrà in pensione) e del questore D’Angelo.
Dalla Prefettura rispondono che indicazioni su come agire sarebbero state concertate con la polizia olandese, presente a Roma da alcuni giorni, che aveva suggerito di non caricare per non accendere gli animi.
E il Questore replica che, in quanto cittadini olandesi, bisognava salvaguardare la loro libertà di movimento.
Ma chi sono questi tifosi olandesi che hanno tenuto in scacco la città nonostante un ingente dispiegamento di forze dell’ordine, oltre 1600, “più che adeguato numericamente a fronteggiare e contenere il migliaio scarso di tifosi che ha bivaccato in centro città ” come spiega Tissone.
Molto si è scritto sull’estrazione borghese e di estrema destra degli Scf (Sport Club Feyenoord) e delle Het Legionen.
Così come sono stati ricordati i precedenti: dal morto nel match contro gli arcirivali dell’Ajax nel 1997 fino alle scorribande in Germania, dalla squalifica del club da parte della Uefa nel 2005 dopo gli scontri a Nancy fino ai disordini di ottobre contro i tifosi del Besiktas, di estrema sinistra. Ma prima della condanna, è necessario sottolineare un paio di cose
Innanzitutto i tifosi più hardcore del Feyenoord, quelli che potevano essere considerati più pericolosi, come si poteva notare tranquillamente ieri scorrendo i loro social network hanno raggiunto immediatamente lo stadio per fare entrare anche quelli senza biglietto, con un minicorteo monitorato dall’alto e dal basso.
Nessun problema quindi. Non erano loro in Piazza di Spagna a giocare a calcio con le lattine e le bottiglie di birra usando i monumenti come porta.
La seconda è che tra le due tifoserie di Roma e Feyenoord era stato fatto un gemellaggio, o comunque un patto di non aggressione, quindi si sapeva che non ci sarebbero stati incidenti.
Eppure ai tifosi è stato permesso per ore di scorrazzare ubriachi (ma non c’era il divieto di somministrazione degli alcolici?) per ore per il centro città , lasciando che si accanissero tranquillamente contro la Barcaccia finita di restaurare lo scorso settembre.
Fino a che intorno alle quattro è partita la prima carica che ha surriscaldato gli animi, seguita poi da una seconda carica sulla terrazza del Pincio, quando li si stava indirizzando verso le navette dell’Atac che da Villa Borghese li avrebbero portati allo stadio Olimpico, dove poi non si è verificato nessun incidente.
Finita la partita i tifosi olandesi sono stati scortati a Termini da dove poi hanno preso il treno per Fiumicino.
Il bilancio finale parla essere di 28 arresti (23 per gli scontri della sera prima a Campo de’ Fiori, 19 condannati per direttissima), 5 tifosi e 13 agenti contusi.
Il problema quindi è che si sapeva benissimo in quanti sarebbero arrivati e che il numero di agenti impiegati era “più che sufficiente”.
Come si doveva sapere fin dall’inizio, e questo è il punto, che i tifosi del Feyenoord come i loro omologhi del Nord e dell’Est Europa si ritrovano in gruppo a bere per tutta la giornata prima della partita.
Poi, se hanno particolare astio verso la tifoseria di casa o la polizia li aggredisce, diventano violenti, altrimenti fanno danni ‘relativamente tenui’ come insozzare il territorio e distruggere un paio di cose.
Per questo servono quelle “nuove strategie” invocate da Tissone. Invece, se le sempre meno numerose “famiglie allo stadio” e i tifosi normali sono sottoposti a ogni tipo di controllo e restrizioni, in nome del libero movimento di Schengen si permette a un migliaio di tifosi olandesi di bivaccare per ore in Piazza di Spagna. E non li si porta altrove.
Data la stretta interazione con le autorità olandesi, sbandierata da più parti, non sarebbe poi stato così difficile organizzare per loro un luogo di ritrovo alternativo, dove al massimo sarebbe stato scheggiato un cassonetto della spazzatura. E non la Barcaccia del Bernini.
Luca Pisapia
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Febbraio 20th, 2015 Riccardo Fucile
LA PAURA DI BERLUSCONI: “I PM VOGLIONO VENDICARSI”…. VERDINI E LETTA ISOLATI
C’era una volta Forza Italia, la «monarchia anarchica» come amava definirla Giulio Tremonti. Ora
è rimasta solo l’anarchia.
Per Toti si tratta solo di «sensibilità diverse », ma la verità è che il movimento di Berlusconi è investito in pieno dal terremoto causato dalla rottura del patto del Nazareno. E ognuno va per la sua strada
Per il leader un problema in più, che si aggiunge al vero assillo di questi giorni trascorsi ad Arcore con Ghedini e Longo: il riattivarsi dei pm contro le “olgettine”, in concomitanza con la pronuncia della Cassazione sul processo Ruby 1.
Due spade di Damocle che potrebbero cadergli entrambe sul capo.
Con lo spettro di una revoca dei servizi sociali e gli arresti domiciliari. E il rinvio del Ruby 1 ai magistrati d’appello per un nuovo processo. «Questi vogliono vendicarsi, è evidente l’accanimento».
L’epicentro delle scosse nel partito è la Puglia, regione commissariata due giorni fa da Berlusconi nel tentativo di mettere Raffaele Fitto fuori gioco.
A due mesi dal voto, in solidarietà al ribelle, ieri ci sono state clamorose dimissioni di massa di tutti i vertici forzisti.
Tutti i coordinatori e i vicecoordinatori provinciali, con una nota congiunta, hanno lasciato i loro posti in polemica con Berlusconi e «l’ineffabile» commissario Vitali. Denunciando anche un tentativo di intimidazione verso i fittiani intenzionati a partecipare alla manifestazione proposta domani dal dissidente a Roma sotto lo slogan dei “Ricostruttori”.
L’sms di Vitali, con la diffida a prendere l’aereo per Roma a sostegno di Fitto, è arrivato direttamente sul cellulare del capogruppo forzista in Regione, Ignazio Sullo.
Ma la lotta contro Fitto e i pugliesi è solo una parte del racconto.
Perchè il partito si sta sbriciolando anche in alto.
Lo dimostra il duello ormai aperto tra i due capigruppo Paolo Romani e Renato Brunetta. Dopo l’intervista di Romani a Repubblica, la replica di Brunetta è tagliente: «Umana comprensione verso Romani, perchè è rimasto orfano del Nazareno. Lo capisco, perchè d’ora in poi non avrà più incontri privilegiati con la deliziosa Maria Elena Boschi».
Basta? Non basta.
Un capitolo a parte lo merita Denis Verdini, sempre più chiuso nel silenzio dopo la sconfessione del suo lavoro.
Raccontano che «Denis» sia molto arrabbiato con il capo forzista. «Temo che la ferita non si possa rimarginare», l’hanno sentito dire. «Ora voglio proprio vedere i risultati del partito, visto che il nostro problema era il patto del Nazareno».
Un accenno alle prossime regionali, che rischiano di essere il de profundis di Forza Italia. Dopo la decisione di accordarsi con Area popolare, su Forza Italia è caduto infatti l’anatema di Salvini.
«Per noi l’intesa con Ncd resta un architrave», ribadisce Deborah Bergamini. Stessa determinazione in Maria Rosaria Rossi: «Salvini non fa accordi? Vorrà dire che saremo liberi anche di noi». Un riferimento a una possibile candidatura autonoma di Flavio Tosi in Veneto sostenuta, appunto, anche da Berlusconi e Alfano.
Tornando a Verdini, pare che nell’ultimo incontro con il leader abbia sfogato tutta la sua amarezza per essere stato scaricato: «Io ho sempre lavorato alla luce del sole seguendo le tue indicazioni. Ora chiamo Renzi e ti faccio fare da lui l’elenco di quelli che lo hanno cercato di nascosto. Sono gli stessi che ti parlano male di me».
Il fil rouge tra Verdini e palazzo Chigi sembra comunque ancora integro.
Tanto che mercoledì ci sarebbe stato un incontro a quattro tra Verdini, Gianni Letta, Lotti e Guerini per provare a ricucire lo strappo e consentire a Berlusconi di tornare in partita.
Unica nota positiva, il ministero del lavoro ha dato ieri luce verde per la cassa integrazione agli 81 dipendenti di Forza Italia.
Francesco Bei
(da “La Repubblica”)
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Febbraio 20th, 2015 Riccardo Fucile
TAGLIATO FUORI DALLA PARTITA UCRAINA, IL PREMIER (CON I SUOI) CERCA UN “RUOLO GUIDA” NELLA CRISI LIBICA…. SEMINANDO PANICO
È stata una settimana turbolenta sul fronte della Libia.
A un certo punto sembrava che l’Italia stesse per essere invasa dall’Isis e che, per questo motivo, dovesse prepararsi alla guerra.
L’escalation si è nutrita di dichiarazioni troppo improvvisate per essere solo degli svarioni.
Il governo ha giocato una partita delicata in cui, per raggiungere un obiettivo di visibilità internazionale, non ha esitato a seminare panico e confusione nel paese.
Gentiloni: l’Italia è minacciata
Il 13 febbraio è il ministro degli Esteri a lanciare l’allarme: “L’Italia è minacciata dalla situazione in Libia, a 200 miglia marine di distanza”.
C’è chi sostiene che dopo la scomparsa dell’Italia dalla crisi ucraina abbia voluto guadagnare visibilità .
Nonostante la nomina di Lady Pesc, cioè Federica Mogherini alla politica estera europea, quando si è trattato di mediare tra Vladimir Putin e Petro Poroschenko, si sono mossi i due azionisti di maggioranza della Ue, Merkel e Hollande.
Renzi: è necessario un tentativo più forte
Gentiloni si è però mosso sulla scia della dichiarazione rilasciata il giorno prima da Renzi: “La Libia è un grande problema dell’Europa da risolvere con decisione e determinazione”, dice il premier dopo il vertice Ue.
E sostiene che il tentativo dell’inviato speciale per la Libia Bernardino Leon “non è stato sufficiente”, e quindi “c’è bisogno di un tentativo più forte: l’Italia è pronta a fare la sua parte”. Si intravede l’obiettivo politico della sortita.
Pinotti: siamo pronti con 5 mila uomini
A rincarare la dose interviene la ministra alla Difesa, Roberta Pinotti: “L’Italia è pronta a guidare in Libia una coalizione di paesi dell’area, europei e dell’Africa del Nord, per fermare l’avanzata del Califfato che è arrivato a 350 chilometri dalle nostre coste.
Se in Afghanistan abbiamo mandato fino a 5 mila uomini, aggiunge Pinotti, in un paese come la Libia che ci riguarda molto più da vicino e in cui il rischio di deterioramento è molto piu’ preoccupante per l’Italia, la nostra missione può essere significativa e impegnativa, anche numericamente”.
L’Isis: siamo a sud di Roma
A questo punto, come riporta ancora l’Ansa, “il governo italiano entra ufficialmente nella lista dei nemici dell’Isis, che definisce Paolo Gentiloni “ministro dell’Italia crociata”. In un video del 15 febbraio, dimostrando grande capacità di comunicazione, l’Isis conia anche l’espressione di maggiore impatto della settimana: “Prima ci avete visti su una collina della Siria. Oggi siamo a sud di Roma… in Libia”.
Nel paese si diffonde un sottile panico.Silvio Berlusconi: pronti alla guerra
Il clima guerresco suggerisce a Silvio Berlusconi di rilanciare l’ipotesi di una nuova unità nazionale per rientrare nei giochi politici: “Accogliamo con favore — dice il leader di Forza Italia — l’intento del governo di non abdicare alle responsabilità che ci derivano dal ruolo che il nostro paese deve avere nel Mediterraneo”.
“Un intervento di forze militari internazionali deve essere oggi una opzione da prendere in seria considerazione”.
Il presidente Obama ferma tutti
Il 16 febbraio arriva il comunicato della Casa Bianca che invita tutti a lavorare “per una soluzione politica del conflitto in Libia”. “Continuiamo a sostenere gli sforzi del rappresentante speciale per il segretario generale dell’Onu, Bernardino Leon, per facilitare la formazione di un governo di unità e aiutare al perseguimento di una soluzione politica in Libia”.
Renzi sente anche il presidente francese. Franà§ois Hollande.
Renzi cambia verso: nessun intervento
Finalmente il presidente del Consiglio fa marcia indietro: “Non è il momento per l’intervento militare dice il 16 febbraio al Tg5. La parola prescelta, ora, è “comunità internazionale”. Si aggiusta il tiro anche sull’analisi della situazione: “In Libia non c’è un’invasione dello Stato islamico, ma alcune milizie che combattevano lì hanno iniziato a fare riferimento allo Stato islamico”. La posizione iniziale viene ribaltata.
Il dilemma: Prodi o non Prodi?
Ora l’Italia punta a un “ruolo guida” per stabilizzare la Libia. Chi meglio di Prodi per farlo? Il Professore si propone da solo: “Non so perchè sulla richiesta del governo libico di essere io il mediatore con la comunità internazionale, non sia stato effettivamente coinvolto” ma “io sono sempre stato a disposizione del mio Paese e della pace”.
Il nome viene però avanzato dalla ministra Pinotti, che rettifica con un tweet e poi fatto dalla giornalista del Corriere della Sera, Maria Teresa Meli, cui segue smentita dello stesso Prodi. Sembra quasi che l’Italia voglia incassare un risultato concreto sul campo ma non sappia come fare.
A mettere il sale sulla ferita interviene un protagonista dimenticato, D’Alema: “Prodi è uomo di grande prestigio internazionale ma un inviato dell’Onu c’è già ”.
La guerra per ora è rinviata.
Per il ruolo-guida dell’Italia si vedrà .
Salvatore Cannavò
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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