Marzo 31st, 2015 Riccardo Fucile
E SALVINI PREPARA LA VIA DI FUGA: SE IL PROGETTO LEPENISTA NON SFONDA, RIPIEGA SUL MODELLO MODERATO DI MARONI E PUNTA A FARE IL SINDACO DI MILANO
Il punto di partenza è il Veneto, la madre di tutte le battaglie per il leader della Lega.
I sondaggi dicono che Zaia è avanti di circa dieci punti e che Tosi rosicchia sia a destra sia a sinistra. È chiaro che il sostegno di Forza Italia, che dopo il crollo del sistema Galan è all’otto-dieci per cento, metterebbe in sicurezza Zaia, salvo imprevisti.
Il sì di Berlusconi costa però a Salvini la non belligeranza nel Sud e più in generale un ammorbidimento dei toni verso Forza Italia: “Se siamo alleati — dice l’ex premier — non puoi spararci sulla faccia tutti i giorni. Altrimenti noi andiamo da soli ovunque, Veneto compreso”.
Per salvare Zaia Salvini si impegna a non presentare liste autonome in Campania, che possano togliere voti a Caldoro.
Campania e Veneto sono due facce della stessa trattativa.
Spiega una fonte di Arcore: “Salvini non poteva pretendere che avremmo sostenuto Zaia e lui ci faceva perdere in Campania. Così la sera del voto l’unica vittoria era della Lega, mentre Forza Italia sembrava morta”.
Anche perchè, e non è un dettaglio, al momento in Campania Renzi non è riuscito a far fare un passo indietro a De Luca nonostante il pressing.
Prosegue la fonte: “Renzi ha fatto di tutto per far saltare De Luca e mettere un candidato che potesse essere sostenuto anche da Alfano, ma non ci è riuscito al momento. Se la competizione è Caldoro contro De Luca la partita è aperta”.
Ed è cruciale. Perchè Caldoro è l’unica bandierina azzurra che può essere piantata sulla mappa elettorale la sera delle elezioni.
È il discrimine tra l’esistenza e la scomparsa.
Perchè dal 1994 in poi non è mai successo a Berlusconi di non guidare nemmeno una regione. Anche in questo caso il sondaggio che era sul tavolo ad Arcore parla chiaro. Il centrodestra unito attorno a Caldoro e senza liste di disturbo è avanti di qualche punto sul candidato del Pd.
La terza faccia dell’accordo riguarda la Liguria.
Dove il bluff della Lega era evidente e il candidato di bandiera (nonchè indagato per peculato) Rixi aspettava solo il momento giusto per poter fare un passo indietro e garantirsi il seggio di consigliere regionale.
E indovinate chi ha fatto il nome di Toti come possibile candidato unitario? Proprio quel Salvini che a parole non avrebbe mai ceduto sulla candidatura di Rixi.
In precedenza Berlusconi aveva provato con l’ex presidente Biasotti, il quale risulta ancora oggi il candidato più forte secondo i report della Ghisleri:
“Biasotti — prosegue la fonte — non è disponibile. Ha fatto il presidente, l’altra volta si è candidato e ha perso, ora è stanco”.
Infine le strategie future.
Non è un caso che nei giorni prima dell’incontro Berlusconi ha fatto trapelare l’ipotesi di candidarsi a Milano.
Al netto del fatto che, con la Severino, resta incandidabile e al netto del fatto che non ne ha voglia nè forza, il segnale è tutto politico: “Ha fatto capire a Salvini che non può considerare scontata l’alleanza con noi. E che deve trattare”.
Perchè la verità è che Milano è l’obiettivo del leader della Lega.
Se il progetto lepenista non decolla, spiegano leghisti vicini al segretario, “Matteo cambia schema e segue il modello Maroni”.
Nel senso che si candida come sindaco di Milano con una coalizione di centrodestra e in cambio offre a Berlusconi un accordo nazionale alle prossime politiche.
Ma questo sarà oggetto dei prossimi incontri ad Arcore.
(da “Huffingtonpost”)
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Marzo 31st, 2015 Riccardo Fucile
JOBS ACT, “SOLO UN EFFETTO RIMBALZO”: IL SOLE24ORE SMENTISCE RENZI SULLA RIPRESA DELL’OCCUPAZIONE… E POI L’ISTAT GLI DA’ LA MAZZATA FINALE
“Le statistiche vengono spesso usate come gli ubriachi si servono dei lampioni. Non per illuminare, ma per stare in piedi”.
La massima attribuita a George Bernard Shaw restituisce al meglio la furbizia con cui il governo si è mosso negli ultimi giorni sventolando i dati parziali sulle nuove assunzioni comunicati dal Ministero del Lavoro, salvo poi essere smentito dagli stessi dati — questa volta completi — di cui ha dato conto questa mattina
Il Sole 24 ore. “Contratti, solo un effetto rimbalzo”, ha titolato questa mattina il quotidiano di Confindustria, ridimensionando parecchio gli entusiasmi diffusi da Palazzo Chigi negli ultimi giorni.
Una brutta giornata, quella di Palazzo Chigi.
Prima la doccia gelata del giornale delle imprese, che in poche mosse ha smontato la propaganda governativa che la scorsa settimana aveva sbandierato con entusiasmo i 79mila contratti a tempo indeterminato registrati dal Ministero del Lavoro per i primi due mesi dell’anno.
Accanto ai nuovi contratti — ha spiegato oggi il Sole – sono aumentati anche le cessazioni e in particolare quelle relative ai contratti a tempo determinato. Inoltre, guardando i dati relativi alla fine del 2014, si è registrata una netta flessione delle attivazioni dei nuovi contratti. Tradotto dalle parole ai fatti: i nuovi contratti sventolati dal governo ci sono, ed è una buona notizia, ma si tratta da un lato di trasformazioni di contratti a tempo determinato convertiti in stabili dovuti ai sostanziosi sgravi fiscali varati dal governo, dall’altro dal rallentamento registrato alla fine dell’anno nelle attivazioni.
Sull’onda dell’approvazione del Jobs Act e degli sgravi contributivi introdotti nella legge di stabilità , molte imprese hanno cioè deciso di rinviare le assunzioni programmate alla fine dell’anno, posticipandole all’inizio del nuovo anno.
Di prima mattina sono arrivate anche le cattive notizie recapitate dall’Istat: -44mila occupati rispetto al mese precedente e il tasso di disoccupazione di nuovo in risalita al 12,7% dal 12,6% del mese precedente.
L’efficientissima macchina della comunicazione renziana, si è affrettata a non soffermarsi sulla variazione mese su mese.
Lo stesso portavoce del governo Filippo Sensi è sceso in campo su Twitter, mostrando come guardando le serie storiche, cioè le sequenze in valore assoluto dei nuovi occupati, segnino un incremento dei nuovi occupati.
Ma il dato che dovrebbe preoccupare il governo è un altro.
Non i dati Istat, usati molto spesso in questi mesi in modo un po’ strumentale ad ogni timido sussulto positivo ma caratterizzati da una forte volatiiltà , quanto la “fetta mancante” dei numeri comunicati la scorsa settimana da Palazzo Chigi in modo un po’ irrituale, visto che normalmente gli stessi numeri vengono forniti trimestralmente, e che invece Il Sole 24 Ore ha pubblicato stamane.
Sono quei dati, completi, ad avere disvelato il passo falso della propaganda governativa.
E a poco è servita, nel pomeriggio, la nota mensile dell’Istat che con un tempismo perfetto ha comunicato che “nei primi mesi del 2015 si rafforzano i primi segnali positivi per l’economia italiana, all’interno di un quadro ancora eterogeneo” -frase a tempo di record rilanciata su Twitter da Sensi —sottolineando però anche che Il mercato del lavoro italiano “presenta ancora segnali contrastanti, pur in presenza di un aumento delle ore lavorate nel quarto trimestre 2014″.
Palazzo Chigi per il momento incassa e anzi fa sapere di attendersi ancora altri segnali altalenanti.
E anche il ministro del Lavoro Poletti, che ieri aveva rilanciato l’orizzonte del “milione” di contratti a tempo indeterminato, ha messo le mani avanti spiegando che “in coda ad una crisi le cose tendono a non essere stabilizzate ed è immaginabile che ad una fase positiva possa seguire una flessione”.
Infondati quindi gli entusiasmi degli ultimi giorni? È presto per dirlo.
Il test decisivo arriverà con i dati diffusi a partire da marzo, quando cioè le nuove norme sui licenziamenti saranno in vigore.
Solo a quel punto, e possibilmente considerando un orizzonte più lungo dei semplici dati mensili, si saprà se il doping messo a punto dal governo per far ripartire l’occupazione avrà prodotto effetti reali o se “la volta buona”, per l’occupazione, dovrà attendere ancora.
(da “Huffigntonpost”)
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Marzo 31st, 2015 Riccardo Fucile
DATI PER SCONTATI GLI ADDII DI VERDINI DA UN LATO E DI FITTO DALL’ALTRO, BERLUSCONI NON METTERA’ LA FACCIA PER LE REGIONALI…E SI PREPARA A UNA RIFONDAZIONE CON POCHI FEDELISSIMI
Nelle parole, lo sconforto nichilista: “Qua va tutto male. Io in questa fase non ci metto la faccia. Poi, dopo le regionali proviamo a mettere mano al partito”.
Silvio Berlusconi ha lo sguardo attonito, quando gli portano l’agenzia con l’addio di Sandro Bondi e Manuela Repetti.
Il centralino a palazzo Grazioli è intasato. I pochi che riescono a parlare con l’ex premier sono più attoniti di lui: “Il presidente pare distratto, non c’è più. Ha la testa su altro. Parla solo del Ruby ter, pare che del resto non gliene importi più nulla”.
Attorno al vecchio leader una deflagrazione senza precedenti.
Pure i più fedeli mollano. Bondi è uno che si sarebbe fatto ardere vivo, per Berlusconi. Gli ha dedicato venti anni di vita e pure molte poesie.
La Repetti, prima che il cerchio magico si impadronisse del controllo di tutto, era una che gli mandava report settimanali.
“Sono costernato” dice Berlusconi.
Mentre i gerarchi picchiano duro: “Bondi — dice Giovanni Toti — dovrebbe lasciare il posto al Senato dove è stato eletto con i simboli di Forza Italia”.
Il cerchio magico di Mariarosaria Rossi, Francesca Pascale e la Bergamini vive ogni addio come una coccarda da mettersi al petto.
Per la serie, meno siamo meglio stiamo, nel crepuscolo del berlusconismo.
L’addio di Bondi è l’ultimo, pesantissimo sasso, di una inarrestabile e pesantissima valanga.
Pure Maurizio Gasparri lancia il suo grido di dolore: “La situazione — dice – è negativa, brutta, e anche paradossale. Berlusconi riprenda l’iniziativa o c’è sfilacciamento”.
Ministro che fece la Gasparri, non una legge qualunque, capogruppo del Pdl alla Camera che si schierò con Berlusconi rompendo con Fini, ora rischia la ricandidatura. Con lui Matteoli e la cosiddetta vecchia guardia, dopo che Mariarosaria Rossi ha diramato una circolare per mettere il limite di tre mandati: “Se il problema sono io, lo abbiamo già risolto: evito di ricandidarmi. Ma spero che Mariarosaria Rossi abbia una visione un po’ più ampia della situazione in cui si trova Forza Italia”.
Pure Gianfranco Rotondi sbotta: “Non mi turba la lista di proscrizione preventiva che via Corriere della Sera viene notificata ai parlamentari di Forza Italia di lungo corso”.
Denunce di epurazioni, liste di prescrizioni.
In Transatlantico le varie bande di Forza Italia si guardano con odio, tra antichi rancori e nuovi sospetti.
Ma sia i sommersi sia i salvati concordano: “Berlusconi non c’è più”.
Non metterà la faccia in campagna elettorale non per chissà quale strategia politica, ma semplicemente perchè, finiti i servizi sociali, è in attesa che il tribunale di sorveglianza si pronunci sul fine pena.
E gli avvocati hanno suggerito il silenzio perchè se in un comizio gli scappa la frizione sulla magistratura, può accadere un guaio. E poi c’è il Ruby ter, il processo per corruzione di testimoni su cui si addensano i pensieri cupi e parole irriferibili dell’ex premier.
A corte raccontano che dopo le regionali ci sarà l’ennesima rifondazione: via la vecchia guardia, volti freschi in tv, via pure Verdini.
Viene dato per scontato da Berlusconi che “dopo le regionali Denis farà un gruppo parlamentare per Renzi”.
Lo stesso Verdini lo va dicendo in giro, ma a palazzo Grazioli pure questa è vissuta come una liberazione.
Dice una fonte molto informata: “Qua non è che la Rossi si può permettere di dire certe cose sul limite dei mandati senza che sia coperta da Berlusconi. La verità è che Berlusconi sta chiudendo con la politica. Via tutti e quando si vota candida da eleggere una trentina di dipendenti e yes man che premono i pulsanti e fanno come dice lui”.
Tra questi, ovviamente, non c’è neanche Fitto. La cui decisione di candidarsi in Puglia viene data come già presa.
Altra coccarda del cerchio magico.
Meno siamo meglio stiamo, appunto.
(da “Huffingtonpost”)
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Marzo 31st, 2015 Riccardo Fucile
IL VERTICE A PALAZZO CHIGI E PARTE L’ORDINE DI ELIMINARE L’ANIMA CRITICA… E ALFANO PRONTO A SCHIERARSI IN CAMPANIA CON ORLANDO CONTRO CALDORO SE DE LUCA FARA’ UN PASSO INDIETRO
L’ordine parte direttamente da palazzo Chigi: togliete la De Girolamo.
Pochi minuti dopo alla Camera parte la raccolta delle firme per sfiduciarla da capogruppo di Ncd.
A palazzo Chigi, di fronte a Renzi, c’è Angelino Alfano. Poi arriva anche l’ex ministro Maurizio Lupi. È Alfano che chiama personalmente più di un parlamentare e anche i membri del governo di Ncd, come il viceministro Casero.
Qualcuno racconta che sullo sfondo si sente anche la voce del premier: “Ormai — sussurrano in Transatlantico — è lui il vero segretario di Ncd”.
E la testa della De Girolamo, di fatto, rientra nell’operazione rimpasto, vero oggetto dell’incontro. Che porterà , nelle prossime ore, alla nomina del successore di Lupi alle Infrastrutture.
Ovvero l’attuale sottosegretario alla presidenza Graziano Delrio.
Il premier è il primo a non volere più, come capogruppo di un partito che è nel governo, la pasionaria Nunzia, una poco docile e che lavora per ricucire l’alleanza con Berlusconi.
Non ha gradito non solo le sue posizioni politiche ma si è particolarmente irritato per le ultime uscite televisive della De Girolamo che, a detta di molti, “funziona in tv”.
Al suo posto andrà proprio l’ex ministro alle Infrastrutture Maurizio Lupi.
Mentre sul fronte del governo Renzi darà ad Alfano un’altra casella, visto che comunque le Infrastrutture erano in quota Ncd.
Due le ipotesi su cui è in atto il confronto.
La prima è Quagliariello agli Affari regionali, il posto lasciato libero dalla Lanzetta. Ma non è la best option del premier. Che ha in mente un’altra operazione.
Ovvero portare la Boschi al posto di Delrio a palazzo Chigi, come sottosegretario alla presidenza.
Lasciando le riforme a Quaglieriello, dal momento che ormai sono in dirittura d’arrivo. Raccontano fonti autorevoli che Alfano non è stato protagonista di una trattativa muscolare sui ministeri.
E che ormai si muove come un partner stabile del governo: il centro del centrosinistra. In quest’ottica si spiega il perchè, a proposito di regionali, ancora non ha dato il via libera alla candidatura di Caldoro in Campania.
Più volte Renzi lo ha invitato a fare come con Mattarella: “All’ultimo, schierati con la tua maggioranza”.
Impossibile che possa sostenere De Luca. Sul guardasigilli Orlando invece chiuderebbe subito. Il problema è che De Luca al momento non fa un passo indietro.
Ma in parecchi attorno al premier invitano ad aspettare: “La prossima settimana si capiranno molte cose”.
(da “Huffigtonpost”)
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Marzo 31st, 2015 Riccardo Fucile
INTERVISTA A GUIDO VENEZIANI, IL NUOVO PROPRIETARIO
Obiettivo 25 aprile.
“Sarebbe bello, sarebbe fantastico. Per riuscirci ho provato a indossare la tuta di Capitan Power, ma non so se basterà ”.
Resta aperta l’ipotesi, quella di riportare in edicola l’Unità nel giorno della Liberazione: a confermarlo è il nuovo proprietario, Guido Veneziani, torinese classe 1964, già editore di periodici come Top, Vero, Stop e Miracoli.
Non ha molto tempo a disposizione.
Infatti è molto complicato, ma ci stiamo lavorando a fondo.
Il nome del nuovo direttore?
Questo argomento mi diverte molto, magari esce domani dopo il Cda. Ma ho in mente qualcuno o qualcuna.
Renzi cosa le dice?
Mai parlato con lui, solo una volta, quattro minuti, all’ultima Leopolda. Però oggi ha rilasciato una dichiarazione bellissima.
Il premier a proposito dell’Unità ha detto di non volere un giornale “come strumento di propaganda”…
Esatto! E poi io non ho mai pubblicato prodotti caratterizzati, per questo penso a un giornale libero con nuove sezioni.
Sveliamo qualche novità .
Noi abbiamo un progetto editoriale, tutti i prodotti editoriali sono prodotti.
Tradotto?
Bisogna andare incontro al gusto delle persone.
Va bene, come?
Ci sarà la politica, l’economia, tutte le parti storiche, più altre innovative. Non voglio svelarle alla concorrenza, dietro c’è uno studio.
Molti studi di settore dicono che ancora sono tette e culi a incuriosire i lettori.
(Silenzio. Pausa) È vero. (Ancora silenzio)
Quindi donne nude sull’Unità ?
Senta, vendono anche i personaggi nati e idealizzati dalle televisioni, i loro amori e tradimenti. Poi c’è modo e modo di pubblicare certe cose.
È vero che alle Politiche ha votato Grillo?
Sì. Però con me il 25 per cento degli italiani!
Si è pentito?
No, non mi pento quasi mai. Però non sono uno impegnato nelle vicende politiche. Il mio era un voto di protesta.
In gioventù cosa votava?
Mi ritengo… non immagino.
Cosa?
Non ci sono più i tempi della destra, della sinistra, dobbiamo superare certi concetti…
Sì, da giovane?
Di sinistra, poi è arrivato il lavoro e mi sono distratto.
Comunque nell’urna ha tradito Renzi.
Oggi no, oggi voterei per lui.
Come l’ha convinto?
Sta portando avanti un rinnovamento politico che incide sul sociale, e in maniera veloce. E noi lo sproneremo. Questo Paese ha bisogno di qualcuno che fa. E oggi lo voterebbe il 51 per cento degli italiani!
Pensa ancora che l’Unità è il giornale di Gramsci?
Se il giornale ha chiuso è perchè non incontrava più il gusto della gente, non interessava cosa si scriveva: non si può portare avanti un rendiconto nostalgico di tempi che non esistono più. Però Gramsci ha scritto pagine importantissime e attuali, come molti altri politici dell’epoca. Comunque la stampa è in forte crisi.
E allora perchè questa avventura?
A pensarci per primi sono stati i miei collaboratori, io diffidente. Poi è arrivato l’entusiasmo.
Giochiamo a “Indovina chi? ”. Ci dica almeno se il nuovo direttore sarà un uomo o una donna…
Ah ah ah. Mi piace. La mia idea è quella di un uomo.
In che anno è nata l’Unità ?
Ho pochissima memoria. (Silenzio prolungato. Sospiro). Bravo, non me lo ricordo.
Alessandro Ferrucci
(da “il Fatto Quotidiano“)
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Marzo 31st, 2015 Riccardo Fucile
L’AVVOCATO CHE RAPPRESENTA IL GOVERNO, PRESENTA APPELLO: “LE RICHIESTE DEI 18 PARENTI DELLE VITTIME SONO PRESCRITTE O INFONDATE”
L’avvocato dell’esecutivo chiede di non pagare i risarcimenti Lo stesso Stato che ha depistato e inquinato le indagini sul volo Itavia precipitato nel 1980, ora stabilisce che le famiglie dei morti non hanno diritto a ricevere alcun indennizzo.
Anzi, devono anche risarcire le spese legali
Altro che muro di gomma. Questa volta i familiari delle vittime della strage di Ustica si schiantano contro un muro di marmo.
Per 35 anni hanno avuto diritto solo a brandelli di verità sulla morte di mogli, figli, fratelli, sorelle, padri e madri.
Per 35 anni si sono scontrati con uno Stato indifferente, subalterno a quei Paesi (Stati Uniti e Francia) che pure avevano e hanno cose da dire sui misteri della sera del 27 giugno 1980
Uno Stato nemico, complice, che ha depistato le indagini, le ha inquinate, ostacolate, rendendo difficile il lavoro dei magistrati che si ostinavano a cercare la verità .
Ora, quello stesso Stato li sbatte di fronte a una durissima realtà : non hanno diritto ad alcun risarcimento, devono farsene una ragione e mettere anche mano al portafogli per pagare le spese legali.
Dura lex sed lex. Ma all’italiana.
La richiesta dell’avvocato dello Stato Maurilio Mango alla Corte d’Appello di Palermo è netta: bisogna rigettare le richieste di risarcimento per “prescrizione o infondatezza”.
I 18 familiari di alcune vittime che ancora si ostinano su questa strada, devono pagare “le spese di lite oltrechè quelle prenotate a debito”.
L’avvocatura dello Stato, che dipende dalla Presidenza del Consiglio, si sofferma poco su cavilli di leggi e norme, entrando a piedi uniti nei processi.
Non c’è la prova regina che ad abbattere il DC9 sia stato un missile, questo lo sostengono i giornali e i familiari delle vittime. Le ricostruzioni giudiziarie e mediatiche sulla strage “sono state talvolta influenzate dal progressivo formarsi e consolidarsi di un immaginario collettivo che ha individuato la causa del disastro nell’abbattimento dell’aeromobile da parte di un missile, con la conseguente responsabilitaÌ€ delle amministrazioni derivante dall’omesso controllo dello spazio aereo”.
Insomma, che quella notte si sia combattuta una battaglia aerea nei cieli di Ustica, lo dicono giornalisti fantasiosi, studiosi in vena di dietrologie, familiari.
Processi, sentenze, relazioni di Commissione d’inchiesta parlamentare,valgono zero. Meno ancora le rivelazioni fatte da Francesco Cossiga, all’epoca della strage presidente del Consiglio, nel 2007.
L’ex capo dello Stato parloÌ€ di un missile a “risonanza e non ad impatto” lanciato da un aereo partito dalla portaerei Clamenceau con l’obiettivo di colpire un velivolo su cui viaggiava il leader libico Gheddafi.
I processi sono stati fatti male, afferma in soldoni l’avvocato Mango, percheÌ “in mancanza di elementi tecnici hanno supplito i mezzi di informazione, che denunciando (spesso senza alcun riscontro) trame e complotti internazionali” hanno convinto l’opinione pubblica che a causare l’abbattimento del DC9 sarebbe stata una battaglia aerea.
Nessun atto di guerra e meno che mai nessun complotto,“rimasto misteriosamente senza colpevoli e segreto, nonostante avesse coinvolto almeno un centinaio di persone”. E allora, appello.
Scelta molta diversa da quella presa ai tempi del governo Letta, che impedì il ricorso in Cassazione contro la condanna al risarcimento, per 1,2 milioni di euro ciascuno, ai familiari di tre vittime della strage.
‘“Sono allibito, questa eÌ€ una operazione dal punto di vista politico incredibile, inspiegabile”. Paolo Bolognesi, deputato del Pd e presidente dell’Associazione dei familiari delle vittime della strage di Bologna, non si daÌ€ pace.
“Voglio sapere se l’Avvocatura ha agito autonomamente, oppure se ha risposto a un input del governo.Aspetto una risposta immediata da parte della Presidenza del Consiglio e del ministro della Giustizia. Questo eÌ€ un ricatto ai familiari delle vittime di tutte le stragi, da Bologna a Ustica, da via dei Georgofili a Piazza della Loggia. Vogliamo sapere se questo Stato e questo governo vogliono la veritaÌ€ o se l’obiettivo eÌ€ un altro: imporre il silenzio a chi vuole giustizia. Finitela liÌ€, basta, accontentatevi delle veritaÌ€ parziali. Lo ripeto, non credo che quello dell’avvocatura sia un gesto spontaneo”.
Inutile chiedere lumi al Guardasigilli Orlando, “il ministro eÌ€ impegnato alla direzione del Pd, forse risponderaÌ€ domani (oggi, per chi legge, ndr)”, ci dicono da via Arenula.
Silenzio anche da Palazzo Chigi. E imbarazzo per la contraddittorietaÌ€ del ricorso rispetto alle sentenze, l’ultima all’inizio di questo mese, con la condanna a risarcire con un milione di euro i familiari di quattro vittime, sentenza successiva a quella di ottobre che imponeva il risarcimento di oltre 5 milioni per gli eredi di 14 vittime.
Se Daria Bonfietti, che ha speso una vita intera a battersi per avere un pizzico di veritaÌ€ sulla notte di Ustica, giudica “vergognosa e inaccettabile la posizione dell’Avvocatura dello Stato, che non tiene conto delle precedenti sentenze della Cassazione, etorna a parlare di bomba a bordo”, c’eÌ€ chi esprime soddisfazione.
Lo fa l’ex capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica militare Leonardo Tricarico, “eÌ€ una richiesta che condivido e sottoscrivo. I risarcimenti vanno in senso contrario alla veritaÌ€ acclarata da tre gradi di giudizio, che hanno visto la produzione di migliaia di pagine di testimonianze e perizie”.
Amen, si rassegnino i familiari degli 81 morti di Ustica, ancora una volta lo Stato è contro di loro.
Enrico Fierro
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Marzo 31st, 2015 Riccardo Fucile
LAVORATORI ALLO STREMO: “GLI IMMIGRATI CI AIUTANO, HANNO COMPRATO LE MERENDINE PER MIO FIGLIO”…. SALVINI PERCHE’ NON VAI A FARE UNA VISITA PER CAPIRE COSA VUOL DIRE LA SOLIDARIETA’ UMANA?
Senza stipendi da sei mesi. Le bollette da pagare, i figli da vestire e mandare a scuola. I mutui in banca, il bollo auto, le spese di ogni giorno.
Una quotidianità da mandare avanti che diventa sempre più angosciante.
Con una certezza cruda, racchiusa in una frase che ben fotografa la situazione: «Credeteci o no, ormai facciamo pena anche agli immigrati. Molti di noi stanno come loro, se non peggio. A volte si sono offerti di aiutarci».
Solidarietà alla rovescia, epitaffio di un sistema, quello dell’accoglienza in salsa italica, che sta collassando. Sicuramente a Gradisca.
L’aneddoto di Giorgia, una dipendente della Cooperativa, è tristemente illuminante: «Un richiedente asilo, consapevole delle nostre difficoltà , ha voluto pagare le merendine che mio figlio si porta a scuola. E voleva darmi anche i soldi per un paio di pantaloni. “Mi ha detto: prenditili tu, stai peggio di me in questo momento”…».
Ma c’è chi è talmente disperato che avrebbe voluto portarsi a casa i pasti del Cara.
Invece per regolamento i pasti non consumati vanno buttati «ma magari prendiamo un po’ di frutta o acqua rischiando di venire ripresi».
Hanno un po’ di comprensibile pudore ma poi confessano: «Spesso quei ragazzi ci offrono del loro cibo, pasta o altro…» E per una questione di dignità non vanno oltre.
Si sfogano i dipendenti del Cara isontino.
Sono una sessantina in tutto, lavorano per la Connecting People e coop collegate: operatori per l’assistenza alla persona, magazzinieri, mediatori culturali, linguistici e legali.
Da ottobre non percepiscono il proprio salario. E a metà aprile vedranno scadere anche la copertura della cassa integrazione.
Poi ci sono i liberi professionisti a partita Iva, medici e infermieri, molti dei quali hanno lasciato l’incarico: alcuni di loro non hanno viste pagate le proprie fatture per oltre un anno.
«Siamo allo stremo – fanno sapere alcuni dei dipendenti con cui Il Piccolo ha parlato, e per tutelare i quali utilizzerà nomi di fantasia -. Siamo stanchi di questo continuo palleggio di responsabilità fra azienda e Prefettura: come tutti abbiamo diritto a una vita dignitosa».
Le persone che abbiamo incontrato hanno lo sguardo stanco, perso nel vuoto. Non si fanno più illusioni.
Venerdì si ritroveranno in assemblea, probabilmente per indire un nuovo sciopero. Ma là dentro, dietro il muro dell’ex Polonio, l’aria è ormai pesantissima.
«Non lavoriamo su macchinari, ma con le persone, e lo facciamo per conto di uno Stato completamente assente e che invece dovrebbe essere il nostro garante — spiega Claudia-. Cerchiamo di essere il più professionali possibile, ma psicologicamente siamo molto provati». Un lavoro logorante, sempre in prima linea per neanche mille euro al mese. Come mantenere la lucidità sapendo di non poter arrivare a fine mese?
A due operatori, ad esempio, è stato riscontrato un esaurimento nervoso.
Un altro, di origine straniera, è caduto in depressione e nei mesi scorsi ha tentato il suicidio.
“Io sono stato sfrattato, presto non saprò dove andare a dormire», racconta invece Sandro.
C’è chi non ha neppure più i soldi per la benzina («Veniamo a lavorare in quattro da Gorizia per contenere i costi») e chi rischia il sequestro del mezzo perchè non può permettersi la rata dell’assicuazione.
Consuelo non ce la fa più: «Io vivo da sola, ho un figlio e per mangiare sono costretta a chiedere i soldi a mio padre che è molto anziano. Oltre agli stipendi ci stanno portando via la dignità . Ma se c’è da fare una colletta per aiutare una collega disabile nessuno si tira indietro».
Luigi Murcian
(da “il Piccolo”)
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Marzo 31st, 2015 Riccardo Fucile
“QUANDO HAI TROPPO POTERE CHI VUOLE FARE AFFARI SI RIVOLGE A TE”
Sul palco si discetta di Italicum. «Ma in sala e nei corridoi – ammette Gennaro Migliore – si parlava di Ischia. Io mi sento cuocere, questa roba mi brucia dentro».
Lunedì pomeriggio, a via Sant’Andrea delle Fratte si allontanano alla spicciolata i membri della direzione Pd, confusi tra i turisti.
La mazzata è pesante, l’arresto del sindaco Giosi Ferrandino, presidente dell’Anci Campania e supervotato alle europee (oltre 80 mila preferenze), il coinvolgimento di una delle più importanti coop rosse emiliane, le telefonate su D’Alema.
Ce n’è abbastanza per deprimere e terrorizzare un partito alle prese con una difficile campagna elettorale.
Antonio Misiani, tesoriere del partito nell’era Bersani, trangugia un caffè nero e sospira: «Una brutta faccenda, non c’è che dire. Ecco cosa succede quando si abolisce il finanziamento pubblico, i partiti finiscono preda degli appetiti delle lobby».
Ma il problema, ormai, sembra aver raggiunto un livello endemico per il Pd.
Che, a torto, riteneva se stesso immune da questi scandali.
«Errore, perchè quando hai troppo potere, quando vieni percepito come l’unico partito spendibile per il governo, quando da nessuna parte si vede un’alternativa credibile, è chiaro che chi vuole fare affari si rivolge a te. Una brutta faccenda, ripeto: dovremo d’ora in poi tenere non due ma quattro occhi aperti ». Una vigilanza che evidentemente è mancata. E se anche Renzi ritiene in privato che si tratti di una vicenda circoscritta e che valga comunque la presunzione d’innocenza, pure dal palco riconosce il problema.
Anzi, annuncia che si farà una direzione ad hoc «per un momento di riflessione comune su come ci stiamo muovendo sui territori. Con le luci e le ombre che ci sono». Ombre soprattutto.
Fosse solo Ischia.
Un mese fa è stato arrestato l’ex sindaco di Casavatore, Salvatore Sannino, del Pd.
Ex sindaco solo perchè, con lungimirante accortezza, pochi giorni prima dell’arresto la giunta del comune confinante con Casoria era stata sciolta.
E sempre per restare in zona, una settimana fa l’Antimafia ha arrestato a Eboli due esponenti del Pd perchè, in cambio di certificati di residenza falsi per far lavorare le donne rumene nei campi, chiedevano voti alle primarie Pd regionali e nazionali.
È intervenuta pure l’Interpol. Poi ci sarebbe la questione di Vincenzo De Luca, con il suo strascico di inchie- ste e la condanna.
Ma lo stesso Migliore, che pure contro De Luca era pronto a candidarsi alle primarie, invita a «non fare di tutta l’erba un fascio, perchè nel suo caso si tratta di una questione amministrativa».
Ma comunque, e per l’ennesima volta, è inevitabile farsi la domanda: esiste una questione morale nel Pd?
Se lo chiedono in molti. «Io faccio politica alla “spera-in-dio” – sussurra Pippo Civati affrettando il passo lontano dal Nazareno – e spesso vado in rosso sul conto corrente, faccio una vita normale, prendo il treno e gli autobus. Ma qui dentro c’è gente che vive in certe case… che gira con certe macchine… ma come fanno? certi stili di vita mi fanno pensare».
E poi, secondo Civati, c’è il grande tema delle fondazioni politiche legate ai singoli capicorrente. «È inutile che facciamo il discorso sulla trasparenza dei bilanci dei partiti e poi ognuno si fa la sua fondazione per fare come gli pare».
Com’era forse inevitabile, dato lo scontro mortale in corso tra minoranza e maggioranza, nel Pd il caso Ischia per alcuni diventa il caso Renzi.
E per altri invece è il caso della vecchia “Ditta”, troppo contigua al sistema coop rosse-appalti. «D’Alema — confida un renziano — si è difeso con le stesse argomentazioni di Lupi, se la prende con le intercettazioni. Questa schifezza oggi ci casca addosso a noi perchè al Nazareno c’è Renzi, ma è tutta roba loro».
Basta spostarsi di qualche metro e Alfredo D’Attorre, dopo l’assalto di telecamere e taccuini, si abbandona a una considerazione opposta: «Questa di Ischia è una vicenda inquietante. Ferrandino era il sindaco di un comune importante, è stato candidato alle europee fortemente sostenuto dalla segreteria nazionale, tanto che ha preso decine di migliaia di preferenze ».
E chi vuole capire capisca.
Sulla direzione del Pd scende la sera, dopo il voto all’unanimità sulla relazione del segretario, sindaci, assessori e parlamentari sciamano nei ristoranti della zona.
Mercedes e Audi con l’autista intasano piazza San Silvestro.
Decisamente troppe.
Francesco Bei
(da “La Repubblica”)
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Marzo 31st, 2015 Riccardo Fucile
METANO E TANGENTI, 11 ARRESTI: I CAPI DEL GIGANTE ROSSO CPL CONCORDIA E IL SINDACO DELL’ISOLA CAMPANA… I RAPPORTI CON I CLAN DEL CASERTANO
Tangenti rosse nell’isola verde.
La coop modenese vicina a Massimo D’Alema, secondo l’accusa, foraggiava il sindaco pd di Ischia per accaparrarsi i lavori di metanizzazione dei sei comuni ischitani.
Coop rossa, la modenese Cpl Concordia, multiutility dell’energia e del gas con appalti in tutta Italia, presieduta per 40 anni e fino allo scorso gennaio da Roberto Casari, da ieri in carcere per associazione a delinquere e corruzione.
Rossa sì, ma secondo i magistrati trasversale nel pagare mazzette travestite da consulenze (anche a un ex parlamentare salernitano del Pdl), e scendere a patti con chiunque, anche con gli emissari del clan dei Casalesi, se necessario.
Il grosso degli affari, però, si concentra nei Comuni a guida Pd.
Come Ischia, che da ieri è senza sindaco: con Casari e altre otto persone è finito in carcere il democrat Giosi Ferrandino, sindaco e primo dei non eletti pd alle Europee con oltre 80 mila preferenze.
È l’epilogo di un’inchiesta, coordinata dai pm di Napoli Woodcock, Loreto e Carrano e condotta dal Noe del colonnello Sergio De Caprio, più noto come ‘Ultimo’ che ha scoperchiato un presunto giro di tangenti per la metanizzazione dell’isola d’Ischia.
Durissime le valutazioni del gip Amelia Primavera a corredo di accuse di associazione a delinquere, corruzione, corruzione internazionale, false fatturazioni, turbata libertà degli incanti e riciclaggio: “Da parte dei dirigenti Cpl è emerso il sistematico ricorso a un modello organizzativo ispirato alla corruzione che li ha portati ad accordarsi non solo con i Sindaci, gli amministratori locali ed i pubblici funzionari, ma anche con esponenti della criminalità organizzata casertana e con gliamministratori legati a tali ambienti criminali”.
Quest’ultimo riferimento è ai lavori di Cpl Concordia per la metanizzazione nell’agro aversano, sui quale i pm della Dda partenopea Sirignano, Maresca e Giordano hanno aperto un altro fascicolo.
Il “sistema” attingeva da fondi neri in Africa formati attraverso la Tunita, una società di Francesco Simone, responsabile relazioni esterne Cpl, e un contratto fittizio tra Tunita e Cpl dallo stratosferico importo di 180.000 euro annui.
Simone, arrestato, è un personaggio chiave: avrebbe trasportato i contanti nascosti nel passeggino della figlia durante le trasferte in Tunisia; intercettato il 19 febbraio 2014 con un dirigente Cpl dice di avere “a libro paga” un direttore di banca a Tunisi, chiede come “cortesia” un bonifico di 30.000 euro su un conto di San Marino “e portarmeli cash”, mentre in altre conversazioni con Casari proverebbe a mascherare i viaggi dei contanti chiamandoli “progetti”. Gli inquirenti non abboccano.
La Tunita è sconosciuta anche a molti dirigenti Cpl escussi.
Però il contratto rivenuto grazie a una perquisizione nel modenese è firmato da Casari.
Durante la campagna delle Europee Simone telefona al candidato Ferrandino e dice di essere in compagnia dell’ambasciatore di Albania grazie al quale potrebbe procurargli “10.000 voti” di albanesi ormai residenti in Italia: “Aspe’ ti passo un attimo l’ambasciatore così lo inviti a Ischia, poi ci sentiamo…”.
Il “metodo Concordia” è ben descritto a verbale da BrunoLancia (non indagato), responsabile per l’azienda modenese della metanizzazione a Ischia: “Casari tende sempre a ingraziarsi le amministrazioni locali dei Comuni in cui eseguiamo i lavori, e che successivamente dobbiamo anche gestire per molti anni”.
Come? In questo caso, assumendo il fratello del sindaco, Massimo Ferrandino, come consulente legale con un contratto da 2.500 euro mensili lordi, e stipulando due convenzioni annuali ritenute anomale tra Cpl Concordia e l’albergo Le Querce di proprietà dei Ferrandino. Le convenzioni riguardano l’utilizzo di sette stanze per i dipendenti con la formula del “vuoto-pieno” durante la bella stagione, per un importo totale di circa 300.000 euro.
Casari personalmente visita l’albergo e tratta con la sorella del sindaco.
L’avvocato Ferrandino si lamenta perchè il compenso “è basso in relazione al beneficio che egli ritiene di aver permesso a Cpl di guadagnare”, e verrà accontentato.
Altissimi invece i guadagni dell’hotel con la formula “vuoto-pieno” che si fa coi tour operator e raramente con altre aziende. I dipendenti modenesi avrebbero fruito di pernottamenti solo per circa 50.000 euro.
Il resto sarebbe una “tangente mascherata”.
Come la consulenza al fratello del sindaco, commissionata per compiti ritenuti inutili, su “chiamata diretta” di Casari.
A sua volta “ringraziato” dal sindaco con la cittadinanza onoraria di Ischia. Ferrandino dal canto suo spiana la strada a Cpl Concordia in tutta l’isola, in lavori slegati dalla metanizzazione.
Il colosso modenese non lavora soltanto a Ischia.
Lancia verbalizza l’elenco degli appalti in Campania. Il “referente politico” in provincia di Salerno sarebbe stato un ex parlamentare Pdl, PasqualeVessa.
In Cpl lo ha introdotto Simone. Vessa non risulta indagato ma per il gip è il destinatario di “una tangente” sotto forma di consulenza.
E dalle perquisizioni sbucano due contratti tra Cpl e Ambiente Energia, la società di Rachelina Vessa, per progetti fotovoltaici tra Teggiano ed Eboli di circa 500.000 euro ciascuno, e un incarico per procacciare contratti da 1.000 euro mensili.
Dice Lancia: “(Vessa) si era speso per farci aggiudicare due appalti”.
Il “sistema” si era esteso in Basilicata, a Tursi (Matera), dove si sarebbe attivato un consigliere comunale, e a Rodi Garganico (Foggia).
È il “metodo Concordia”. La disponibilità “a mettere le mani nella merda”, ovvero a sporcarsi in nome del profitto.
È la colorita espressione ascoltata dagli inquirenti l’11 marzo 2014 mentre intercettano Simone al telefono con Nicola Verrini (arrestato), responsabile commerciale Cpl Concordia per Lazio, Campania e Sardegna.
Si parla di gare, ci sono omissis.
Verrini: “Il mio problema però è questo… queste persone poi quando è ora le mani nella merda ce le mettono o no?”. E Simone replica: “È molto più… è molto più utile investire negli Italiani Europei dove D’Alema sta per diventare commissario europeo capito… D’Alema mette le mani nella merda come ha già fatto con noi ci ha dato delle cose”.
Vincenzo Iurillo
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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