Marzo 5th, 2015 Riccardo Fucile
“STASERA HO DUE BAMBINE, UNA GIORNALISTA E UNA BRASILIANA”…”LE RAGAZZE SANNO DI ESSERE CON UOMINI CHE POSSONO DECIDERE IL LORO DESTINO”
Migliaia di pagine, ore di conversazioni.
Due protagonisti: l’allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e Gianpi Tarantini.
Sono state depositate a Bari le trascrizioni delle intercettazioni fiume effettuate dai magistrati nell’ambito del processo sulle escort portate nelle residenze dell’ex premier dall’imprenditore pugliese.
I dirigenti di Rai e Mediaset dovevano servire a dare un altro sapore alle «cene eleganti». Nelle telefonate, si sente in viva voce il presidente Berlusconi. Che parla di politica e tv. E fa capire a Belen di averle dato un programma da condurre.
“HO DUE BAMBINE”
Voce (Tarantini G.): .. Presidente, mi scusi se l’ho richiamata..; no, solo per dirle che mi ha chiamato Francesca, e chiedeva se poteva portare 2 amiche molto carine, amiche sue..
Voce (Berlusconi S.): .. molto?
Voce (Tarantini G.): .. carine, mi ha detto..
Voce (Berlusconi S.): .. molto belle?
Voce (Tarantini G.): .. molto belle..; sta in palestra con queste due, dice che poi usciva e veniva..
Voce (Berlusconi S.): .. io penso di sì.., noi siamo messi così, come uomini..
Voce (Tarantini G.): .. sì..
Voce (Berlusconi S.): .. tu, io..
Voce (Tarantini G.): .. sì..
Voce (Berlusconi S.): .. poi, Carlo Rossella, Presidente di Medusa..
Voce (Tarantini G.): .. sì..
Voce (Berlusconi S.): .. ehh Fabrizio Del Noce, ehh.. direttore di RaiUno, e un Responsabile di tutta la fiction Rai..
Voce (Tarantini G.): .. benissimo..
(Berlusconi S.): .. sono persone che possono far lavorare chi vogliono..
Voce (Tarantini G.): .. va bene..
Voce (Berlusconi S.): .. ecco, quindi, le ragazze hanno l’idea di essere di fronte a uomini che possono decidere..
Voce (Tarantini G.): .. perfetto..
Voce (Berlusconi S.): .. del loro destino, quindi (incomprensibile); ecco, l’unico ragazzo sei tu, gli altri sono dei vecchietti..
Voce (Tarantini G.): .. (ride)
Voce (Berlusconi S.): .. però hanno molto potere..
Voce (Tarantini G.): .. (ride) va bene..
Voce (Berlusconi S.): .. eh? allora gli dici..
Voce (Tarantini G.): .. gli dico di sì..
Voce (Berlusconi S.): .. io, io, io, anch’io non avevo voglia..; io c’ho due bambine piccole, che è tanto che non vedo.., per cui, una fa.. la, la, la.., la giornalista in Rai.. ehh.. in Mediaset.., allo sport, è una napoletana molto simpatica, molto dolce.., e un’altra bambina di 21 anni, brasiliana, che un po’ mi ha.., che mi ha pianto al telefono, dicendomi che l’avevo dimenticata, e allora la faccio venire..; ma insomma, senza.., senza peso..
IL MAL DI SCHIENA
Il 23 settembre 2008 Silvio Berlusconi confida a Gianpaolo Tarantini di avere mal di schiena, “il colpo così detto della strega..” e l’imprenditore barese gli dice “le mando un angioletto, così le faccio passare il colpo della strega..”.
Proposta alla quale Berlusconi risponde con un “appunto”, convinto che “la strega non prevarrà “.
L’ex premier elenca allora a Gianpaolo Tarantini tutti i suoi impegni della giornata. “Ho fatto il consiglio dei ministri, io ed Elvira – dice – con cui ho approvato, niente, in un tempo abbastanza ristretto, la Finanziaria per 3 anni.., che presenteremo in Parlamento, senza l’assalto alla diligenza che si è sempre verificato nella storia della Repubblica..;quindi, una cosa epocale..;”.
Ma subito il Cavaliere cambia argomento. “Allora, stasera? Porterei una, 2, 3 ragazze, da parte mia..”.
IL SIPARIETTO CON LA MERKEL
Quasi quotidiane le proposte di Gianpaolo Tarantini per serate con ragazze in compagnia con Silvio Berlusconi, ma l’ex premier è spesso impegnato. “Mi fanno lavorare troppo” dice.
In un’intercettazione del 16 novembre 2008, registrata dagli investigatori baresi nell’ambito dell’inchiesta ‘escort’, il Cav declina l’invito di Tarantini per una cena da organizzare.
“Martedì – dice Berlusconi – è il turno degli imprenditori della moda.., e quindi, purtroppo, faccio un bilaterale con la Merkel, a Trieste.., mercoledì mattina e il pomeriggio, e poi prendo l’aereo, vengo a Roma, e a Villa Madama, ho questi 70, 80 imprenditori.., a cena… e quindi sono assolutamente fregato..”
Alcuni giorni dopo, il 20 novembre, Tarantini commenta “il siparietto con la Merkel…è stato bellissimo…bellissimo veramente”.
Il riferimento è al ‘cucù’ fatto in piazza da Berlusconi alla cancelliera tedesca. “Eh…quando fai un bilaterale – spiega Berlusconi – bisogna studiare 2 o 3 ore almeno, per prepararsi, hai capito?”.
LE VELINE IN LISTA
“Queste due bufale (incomprensibile) messe in giro veramente è una cosa pazzesca.., vedo su tutte le agenzie internazionali sono accusato di frequentare delle ragazze minori, roba da matti”.
E continua: “Non c’è una velina nelle mie liste…i prototipi a cui (incomprensibile) si chiamano Carfagna, si chiamano Gelmini.., si chiamano Prestigiacomo, si chiamano Ravezzo.., si chiamano Bergamini..si chiamano coso.., tutte le mie parlamentari sono le migliori della Camera.., 98.8% di presenza al voto..; cioè”.
Silvio Berlusconi parla al telefono con Gianpaolo Tarantini e commenta le notizie di stampa degli ultimi giorni che lo riguardano. E’ il 3 maggio 2009. Il telefono di Tarantini è intercettato nell’ambito dell’indagine della Procura di Bari sulle escort portate a casa dell’ex premier.
IL MIO PROBLEMA SONO LE DONNE INNAMORATE
È la sera del 4 novembre 2008. Silvio Berlusconi sta per rientrare nella sua residenza romana. Riceve una telefonata dal numero di Gianpaolo Tarantini, all’epoca intercettato dalla magistratura barese.
Dall’altra parte della cornetta, però, c’è una donna.
DONNA: “Pronto.., presidente?”
BERLUSCONI: “Gianpaolo?”
D: “sono Barbara, non sono Gianpaolo.., presidente.., noi la stiamo aspettando..”.
B: “.. e dove siete?” D: “noi stiamo già a tavola..”
B: “.. da me?”
D: “.. sì, manca solo lei”.
B: “..allora.., sto arrivando..
D: “.. va bene.., l’aspettiamo..”
B: “.. mangiate il gelato..” Segue una risata.
All’indomani Berlusconi chiama Tarantini per un feedback della serata.
“Non hai avuto ritorni?” chiede l’ex premier. “Ho avuto, sì.., – risponde Tarantini – ho pranzato, e chiaramente c’erano le altre ragazze..; ma che cosa gli fa.., che rimangono tutte entusiaste?! (ride)”.
“Mi creda, presidente, – continua l’imprenditore barese – lo dicono veramente.., mi ha detto, ‘Gianpaolo, non ho mai incontrato una persona così dolce, nella mia vita..perchè poi si innamorano.., questo è un problema..(ride)”.
Ed ecco che Berlusconi gli risponde: “questo è sempre stato il mio problema .. è una cosa che mi perseguita tutta la vita”.
“LA BINDI FA SCHIFO”
“Dicono – aggiunge il Cav – che per rinnovare la classe politica dobbiamo mettere delle donne, e quando uno fa un timido accenno a mettere delle donne, 3 donne.., su 72 deputati..eh.., 3..; poi le altre fanno schifo perchè si chiamano.., sono come la Rosy Bindi.., no?”.
La trascrizione delle intercettazioni telefoniche, centinaia di file e di pagine di conversazioni, è stata depositata oggi dal perito nominato dal Tribunale di Bari ed è ora agli atti del processo in corso per favoreggiamento della prostituzione in cui Gianpaolo Tarantini è imputato insieme con altre sei persone, tra le quali la tedesca Sabina Beganovic, la cosiddetta ‘ape regina’ delle feste di Berlusconi.”
“OGNI TANTO DEVO FARE IL PREMIER”
In un’altra telefonata Mariselle Polanco si lamenta perchè in due volte che è venuta a Roma, non è mai riuscita a incontrare Silvio Berlusconi.
L’ex premier, giustificandosi, ammette che ogni tanto deve fare il primo ministro.
Il 10 ottobre 2008 Silvio Berlusconi e Gianpaolo Tarantini parlano a ruota libera di soldi e patonza.
“Le Borse purtroppo vanno giù, ma insomma..”, dice Berlusconi a Tarantini, che gli risponde: “Non vendiamo, Presidente, allora.., aspettiamo?”. “No..”, dice Berlusconi, “è il momento di comperare..ci sono in giro Aziende che prendono il 23, 14, 15%.., è il momento di comperare.. io compero…”.
“LA PATONZA DEVE GIRARE”
Però Berlusconi, con Gianpi, si sente in debito: “Comunque, ieri sera bene mi sembra, no? Forse … così tante, sono troppe.. al massimo averne 2 a testa, però adesso voglio che tu abbia anche tu.. quelle tue, perchè se no, mi sento sempre in debito, io, no? .. ehh., e scusa, portatele per te, e poi io mi.. porto le mie.. poi ce le prestiamo, insomma.., la patonza deve girare..”
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Marzo 5th, 2015 Riccardo Fucile
IL SINDACO DI VERONA GLI GETTA ADDOSSO ANNI DI PATTI TRADITI.. MARONI E GIORGETTI PREOCCUPATI; “SALVINI NON SI RENDE CONTO CHE RISCHIAMO DI PERDERE IL VENETO”
Quel filetto coi carciofi non l’ha neanche finito. 
Troppa la foga con cui in un’ora di pranzo Flavio Tosi ha vomitato addosso a Matteo Salvini anni di patti traditi, promesse mancate, passi indietro che non hanno ricevuto adeguate ricompense.
C’è una differenza di fondo tra i due leader leghisti che ieri si sono visti a pranzo a Milano, in un ristorante alla moda vicino al cenacolo di Leonardo: il primo è in rapida ascesa, il secondo vede franare sotto i piedi la propria carriera politica, costruita negli anni con prudenza e passione.
Per questo Tosi è così aggressivo, tanto da definirsi “incazzato” all’uscita dal ristorante.
Se uno dice “incazzato” ai cronisti, dentro il locale è stato furioso.
Salvini all’inizio incassa lo sfogo di Tosi, poi prova a rispondere, ma non entra più di tanto nel merito. “Io di posti in lista o di simboli non discuto”, spiega ad Huffpost dopo il pranzo.
“Se uno vuole litigare non ci sono, la prossima settimana inizio la campagna elettorale in Veneto, voglio spiegare a tutti i cittadini quello che Zaia ha fatto di buono. Io parto, il Veneto è il mio orgoglio, più siamo meglio è…io voglio dialogare, adesso la palla è nelle mani di altri”.
Un modo per scaricare integralmente sul sindaco di Verona la responsabilità dell’eventuale strappo.
Del resto, Tosi ha già fatto capire che non sta scherzando.
Che lui il duro lo sa fare. Salvini, mentre mangia la sua frittura di pesce, ripete che “tanto Zaia vince in ogni modo”.
Forse ci crede davvero, soprattutto nella sua capacità di fare una grande campagna elettorale contro Renzi e la sua candidata Alessandra Moretti.
Ma nella Lega in tanti tremano.
A partire da molti parlamentari veneti, e poi Roberto Maroni, Giancarlo Giorgetti, vera eminenza grigia del Carroccio e ascoltato da tutti.
Hanno paura di perdere il Veneto.
Per questo insistono con Salvini tutto mercoledì per spingerlo a “parlare con Flavio”. Temono che l’autostima di Salvini, stavolta, lo stia spingendo a portare la Lega in un burrone.
L’altro Matteo accetta controvoglia, poi però si lascia scappare un dispetto.
Mercoledì sera dalla Bignardi spiffera tutto sul vertice che doveva restare segreto. Così Tosi arriva a ora di pranzo a Milano ancora più furioso.
Costretto ad andare solo per non fare la parte di quello che vuole rompere. Tradito ancora una volta, dopo che Matteo gli ha soffiato il ruolo di candidato premier. Quando Maroni si dimise da segretario nel 2013, i due vice erano Tosi e Salvini.
Ci fu il famoso patto a tre, Salvini al partito e Tosi candidato alle primarie del centrodestra. Erano poco meno di due anni fa, la Lega al minimo storico.
Sembra un’altra era geologica. E ora Salvini vuole prendersi tutto.
Tosi si dimena, chiede di poter dire la sua almeno in Veneto. Di avere una sua lista civica. Salvini concede un contentino, “i nomi nella lista della Lega li scegli anche tu, fidati di Dozzo, l’abbiamo mandato per mediare, non è un commissariamento”.
Non basta. Anche perchè Tosi vuole una sua lista. E Zaia pure.
Il governatore vuole anche avere il veto sui nomi della lista del Carroccio.
Una faida infinita per chi decide davvero le sorti della regione. Sul tavolo di questo avvelenato pranzo milanese c’è anche l’onta del commissariamento della Liga veneta deciso lunedì dal Consiglio federale a Milano su input di Salvini.
Tosi pretende di lavare almeno questo sfregio, ma niente da fare.
Esce per primo dal ristorante, parla di una “frattura profondissima”, aggiunge che “in Veneto può succedere di tutto”. “Incazzato ma lucido”, mette a verbale il sindaco.
Che poi spiega a Un giorno da Pecora: “Per fortuna che le liste per le regionali non si presentano ora. Vediamo se c’è margine per ricomporre oppure no”.
Nel pomeriggio partono due operazioni: da un lato i pompieri come Giorgetti e Gianluca Pini cercano di riavvicinare i due duellanti, mentre Tosi chiama uno a uno i suoi fedelissimi nel Consiglio nazionale della Liga veneta, che si riunisce poche ore dopo.
Sulla carta conta su almeno 15 consiglieri su 20, ma non tutti i “suoi” lo seguirebbero in uno strappo finale dalla Lega.
Soprattutto in un momento in cui il Carroccio ha il vento in poppa.
Nelle ultime settimane, anche in consiglio regionale, la truppa dei fedelissimi si è assottigliata, due assessori tosiani hanno già fatto sapere che “tra Flavio e la Lega scegliamo la Lega”.
E così un altro drappello di consiglieri. Altri storici tosiani, come Caner e Coletto, hanno già preso le distanze da tempo.
Non a caso, solo due consiglieri leghisti, Toscani e Baggio, mercoledì hanno lasciato il gruppo leghista in regione per costruirne uno nuovo.
Tosi, dal canto suo, vuole che almeno il 60-70 del Consiglio lo segua, per mettere in chiaro che non è una questione personale, ma “il Veneto che si ribella ai diktat di Milano”.
Nel pomeriggio perde quota l’idea che giovedì sera Tosi metta subito al voto un ordine del giorno che preluda alla scissione. Si parla di una riunione in cui “annusare l’aria”.
Per poi prendersi almeno un paio di giorni in più per riflettere. Il sindaco di Verona passa per un duro, ma stavolta si gioca l’osso del collo.
Maroni insiste a intimargli di fermarsi “per non fare un danno a sè e alla Lega”.
Chi ha parlato col sindaco veronese racconta che “ha molti dubbi”.
“Vediamo quali idee emergono stasera nel Consiglio della Liga veneta”, spiega Tosi a metà pomeriggio. “Poi decidiamo”.
La telenovela leghista dunque continua. L’unica cosa certa è che, nel pranzo del rancore, Salvini ha capito che “Tosi non sta scherzando”.
È in gioco la sua stessa sopravvivenza politica.
(da “Huffingtonpost”)
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Marzo 5th, 2015 Riccardo Fucile
AD ARCORE E’ DELIRIO GIUDIZIARIO, DENIS PRONTO ALLO STRAPPO DA SILVIO: VOTO ALLE RIFORME E GRUPPI AUTONOMI
È in un clima da cupio dissolvi che Denis Verdini prepara la sua scialuppa chiamata Nazareno mentre la nave berlusconiana pare affondare: “Martedì — dice una fonte vicinissima a Verdini — quando si voteranno le riforme alla Camera vedrete che usciranno dei voti favorevoli”.
È l’inizio di percorso che porta a gruppi autonomi.
Alla Camera il pallottoliere segna 20-25 parlamentari. Un po’ meno al Senato.
A meno che Berlusconi non cambi idea sul Nazareno. Al momento pare impossibile. Pure l’aria fa le scintille ad Arcore. È fuori di sè Silvio Berlusconi.
L’ira è verso Renzi. Verso le procure. Verso il suo partito.
Alla vigilia dell’ultimo giorno a Cesano Boscone, già si intravedono le tappe finali del calvario.
Escono le intercettazioni di Bari, a pochi giorni dalla Cassazione sul processo Ruby. Da Milano filtrano notizie ugualmente allarmanti sulle prove dei pagamenti alle olgettine testimoni dei processi.
Le procure, viste da Arcore, sembrano degli arsenali pronti ad esplodere. Pare di essere tornati indietro di anni. Intercettazioni su donnine pronte a soddisfare i riti lussuriosi del bunga bunga in cambio di ricompensa.
Quelle frasi sulle “bambine” che evocano la giovane età delle ragazze: “Stasera — dice Berlusconi a Tarantini — ho due bambine, una giornalista e una brasialiana”.
Un quadro complessivo che evoca quella dipendenza psicologica di cui parlò Veronica, quando pronunciò la frase che squarciò il velo del silenzio: “Mio marito è un uomo malato”.
Colpo dopo colpo, Berlusconi pare un pugile che mena i pugni al vento.
Ai suoi ha dato ordine di votare no alle riforme e di seguire la linea della rottura totale.
Fosse stato per lui avrebbe anche fatto un nuovo Aventino. È stato ricondotto a miti consigli solo dopo la riunione di mercoledì con venti parlamentari.
Romani, Gelmini, hanno provato a farlo ragionare, ma chissà quanto dura.
Ormai l’ex premier parla di Renzi come di un “dittatorello” e di un “pericolo” che va fermato.
È in questo quadro che Denis prepara il suo strappo. I suoi martedì sono pronti a votare a favore delle riforme del Nazareno.
È la “mossa” che fa il paio con le parole di Renzi all’Espresso.
Nella sua lunga intervista il premier ha rivendicato la bontà del dialogo con Berlusconi sulle riforme, ha duramente criticato il “cerchio magico” che lo ha portato alla rottura, ha attaccato duramente Bersani difendendo le liste bloccate.
E soprattutto, ha messo a verbale: “Verdini è un pragmatico, che conosce la prima regola della politica: i rapporti di forza. Sa che abbiamo i numeri anche da soli. Io l’ho sempre detto a Berlusconi: il patto con te lo faccio per un atto politico, non per una necessità numerica. Lui ha cambiato idea. Ora mi auguro che Forza Italia torni alla ragionevolezza”.
È l’ultimatum congiunto Renzi-Verdini: se Silvio non torna indietro allora si va avanti comunque con la pattuglia di Denis.
La verità è Berlusconi ha perso il controllo del partito. Il cupio dissolvi è iniziato. Maria Stella Gelmini, vicecapogruppo alla Camera, sul suo blog c’è andata giù dura sulla linea di Brunetta: “Trovo sbagliati i toni sommari e liquidatori con cui “Il Mattinale” affronta il tema delle riforme. Non penso che Forza Italia abbia votato per quasi un anno riforme “mostruose”.
I fittiani, oltre quaranta tra Camera e Senato, ormai si muovono come un partito nel partito. I verdiniani si organizzano.
Il cerchio magico attorno a Berlusconi si sente rassicurato dalla prospettiva di una lista Forza Silvio dove trovare un seggio sicuro.
Dell’operazione se ne è parlato ad Arcore, anche se — appena qualcuno la scrive come Carmelo Lopapa su Repubblica — parte la smentita d’ufficio.
I critici la chiamano l’operazione la “Repubblica del Salotto” perchè rispetto a Salò è fatta da gente che ama la vita comoda.
Da giorni l’ex premier lancia strali verso quegli ingrati del partito che non lo seguono del momento del bisogno.
Minaccia pure la chiusura delle sedi del partito: “Non servono più. Mica Cinque stelle ha la sede di partito. Sono roba vecchia”.
Chi lo sente non capisce se quando evoca una nuova discesa in campo ci creda davvero o sia solo un modo per esorcizzare la grande paura.
L’ultima idea che ha confidato è creare anche una lista denominata “vittime del fisco e della giustizia”.
Fuori dal cerchio magico, a microfoni spenti, è sdoganata la parola “delirio”.
(da “Huffingtonpost”)
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Marzo 5th, 2015 Riccardo Fucile
LA RETE DELLE ALLEANZE TRASVERSALI: A INDEBOLIRE IL GOVERNATORE USCENTE POTREBBERO ESSERE I FITTIANI E LA LEGA
Se il Partito democratico ha il suo candidato tra i tormenti, il centrodestra per le elezioni Regionali in
Campania è nel caos.
Da una parte c’è il neovincitore delle primarie Vincenzo De Luca, dall’altra in campo più che mai c’è Stefano Caldoro.
Il governatore uscente, berlusconiano ma non ostile al governo, ha infatti già inaugurato l’inizio della campagna elettorale con lo slogan, “Caldoro presidente, marchio etico regionale”.
Ma niente nell’area moderata è ancora deciso e, soprattutto, scontato.
Il partito di Angelino Alfano (Ncd) lega la sorte delle alleanze in Campania a quello che succederà all’assemblea nazionale della Liga Veneta quando si troveranno per la prima volta l’uno di fronte all’altro Luca Zaia, Flavio Tosi e il commissario ad acta Giampaolo Dozzo.
L’aut aut posto da Matteo Salvini al Ncd potrebbe compromettere gli equilibri campani che al momento vedono il partito compatto su Caldoro.
“Se noi”, fanno sapere fonti Ncd, “andassimo in Campania con il Pd a quel punto potremmo pensare di fonderci con i democratici e fare una operazione simile a quella di Scelta Civica”.
Uno scenario che rimanda alla divisioni che si sono consumate nelle precedenti settimane fra l’area del Ncd più dialogante con il Pd (Cicchitto, Lorenzin, Quagliariello), e quindi con il governo, e un’altra area — guidata da Nunzia De Girolamo — che ha sempre immaginato di tornare fra le braccia di Silvio Berlusconi.
In casa Forza Italia la maggioranza del partito conferma fedeltà alla ricandidatura di Stefano Caldoro.
Mara Carfagna, coordinatrice provinciale di Fi a Salerno, spara a zero sul candidato democratico.
“Andrà in scena — mette a verbale — la sfida tra il buon governo, l’equilibrio, la serietà , il rigore amministrativo da un lato e il populismo, la propaganda e l’approssimazione amministrativa dall’altro. La scelta è tra il futuro e il passato, fra modello istituzionale rigoroso e sciatteria, tra poltronisti e innovatori”.
Un duro attacco che esclude qualsiasi sostegno allo sceriffo di Salerno.
Raffaele Fitto, enfant prodige di casa Forza Italia ma in pessimi rapporti con l’inquilino di Villa San Martino al punto da minacciare in più occasioni liste indipendenti per le regionali della prossima primavera, esclude cataclismi per la corsa a Palazzo Santa Lucia.
Il gruppo dell’europarlamentare dovrebbe confluire nella coalizione che sosterrà il governatore uscente, Stefano Caldoro.
Ma i suoi riferimenti in regione, su tutti la senatrice salernitani Eva Longo, non sono affatto convinti che finirà così.
“Il quadro politico”, spiega a ilfattoquotidiano.it Longo, “non è ancora definito. Tutto è possibile”. Del resto, il programma dell’ex primo cittadino di Salerno affascina sotto alcuni aspetti anche la galassia fittiana.
Ma l’ala del ribelle di Forza Italia aspetterà fino a lunedì prossimo prima di presentare una lista elettorale in tutta la regione.
Liste che invece ha già presentato Vincenzo D’Anna, eletto nel Pdl e oggi nel Gal, vicino all’ex coordinatore Nicola Cosentino, che sosterrà senza se e senza ma Vincenzo De Luca.
I fittiani e D’Anna indeboliscono così l’uscente Caldoro e complicano ancora di più un quadro già intricato di suo.
Che di certo non si ferma qui. Perchè alla fine anche Salvini potrebbe decidere di scendere in campo e presentare anche lui un candidato.
Un modo come un altro, riferiscono bene informati, per pesare la lista “Noi Salvini” in una regione meridionale, come la Campania.
E quindi per preparare la strategia di sfondamento nazionale che sta caratterizzando la sua segreteria.
Con tutti i rischi connessi se tramutasse in un flop
Giuseppe Alberto Falci
(da “il Fatto Quotidiano“)
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Marzo 5th, 2015 Riccardo Fucile
LE POSIZIONI DI FORZA NUOVA E DEL FRONTE NAZIONALE
«Ci sono vasti ambienti su posizioni nazionalistiche e patriottiche che non si riconoscono nel progetto politico di Salvini — spiega Roberto Fiore, leader e fondatore di Forza Nuova — Il suo è un programma liberale, con la flat tax al 15% per tutti, pieno di contraddizioni. Anche sui diritti sociali non si riescono a capire le idee del segretario della Lega: da una parte è tra i fautori per i diritti sociali alle coppie di fatto, dall’altro è contro l’ideologia gender».
Bocciato senza appello Salvini «è inaffidabile, in Veneto governa con Ncd, vuole espandersi al Sud ma annuncia un referendum per far diventare la Lombardia una regione a statuto speciale», Fiore mira a creare un nuovo movimento: «Stiamo lavorando per raccogliere quegli ambienti di destra che non si riconoscono nella Lega. L’assenza dei romani in piazza del Popolo è stata evidente, non puoi dire certi slogan per 25 anni ed essere credibile. A breve nascerà un soggetto politico dall’alleanza tra Forza Nuova e sezioni del Msi, come quella di Prati di Alfredo Iorio. Entro un mese ci sarà la prima importante iniziativa che faremo insieme».
Una posizione molto diversa rispetto a quella presa da CasaPound, altro movimento di estrema destra che con la Lega ha stretto un patto di acciaio, risultando decisiva per l’elezione di Borghezio al Parlamento Europeo.
«CasaPound ha rinunciato al suo posizionamento anti-sistema e ci è entrata, è diventata Sovranità (associazione politico culturale che sostiene Salvini ndr ) e Sovranità fa parte della Lega Nord. Lo dico senza malizia e senza polemica. Per noi è un fatto positivo perchè ci lasciano uno spazio, quello nazional-popolare, che siamo pronti a raccogliere».
Anche Adriano Tilgher, leader del Fronte sociale nazionale, stronca Salvini «sostenerlo e corrergli dietro è un errore politico perchè non ha nessun progetto» ma esprime un giudizio negativo sul nuovo soggetto che vuole proporre Fiore: «È necessario capire un concetto di fondo: non c’è alcun motivo per riunire l’estrema destra, non serve a nulla, serve invece un grande progetto alternativo per il popolo italiano, perchè con la storia della crisi, fasulla e creata ad arte, stanno svendendo il nostro Paese».
(da “il Tempo“)
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Marzo 5th, 2015 Riccardo Fucile
LA LEADER DEL FRONT NATIONAL SU “FRANCE INFO” PRENDE LE DISTANZE DOPO LA MANIFESTAZIONE DELLA LEGA A ROMA
“Non conosco Casapound e non ho rapporti con loro”. 
Marine Le Pen ha dovuto giustificare la sua partecipazione alla manifestazione della Lega Nord in piazza del Popolo sabato 28 febbraio.
L’eurodeputata e leader del Front National ha infatti mandato un video in cui diceva di sostenere l’iniziativa del Carroccio.
Il messaggio è stato ripreso dal quotidiano online francese Mediapart.fr che ha ricordato come sul palco insieme a Salvini ci fosse anche Simone Di Stefano, vicepresidente di Casapound.
“Ho apportato il mio sostegno alla Lega”, si è giustificata Le Pen su ai microfoni della radio francese “France Info”, “e non c’erano accordi nè con Pegida nè con gli esuberanti di Alba Dorata”.
Marine Le Pen da tempo in Francia sta cercando di accreditarsi come forza politica di destra, ma non estremista.
Per questo a suscitare la polemica è stata proprio la presenza di movimenti come Alba Dorata, Casapound e il movimento tedesco anti islam, Pegida, durante il comizio del Carroccio.
“Quando c’è una manifestazione con migliaia di persone è normale che sia presente qualche elemento folcloristico, ma non può essere in alcun modo imputata qualsiasi responsabilità agli organizzatori”.
In realtà Casapound non solo era presente, ma è anche stata invitata sul palco a parlare poco dopo i leader di Fratelli d’Italia e Lega Nord.
Ma forse nessuno aveva avvisato Marine.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Marzo 5th, 2015 Riccardo Fucile
IL SINDACO DI VERONA STASERA DECIDE, SALVINI TEME PER LE REGIONALI
“Incazzato ma lucido”. Così si autodefinisce Flavio Tosi, il segretario della Liga Veneta esautorato dal commissariamento deciso lunedì dal consiglio federale della Lega, dopo il faccia a faccia con Matteo Salvini, deciso a ricucire lo strappo e a evitare che il sindaco di Verona dica addio al partito.
L’incontro, descritto come “interlocutorio” da Tosi, è avvenuto a poche ore dall’attesissimo consiglio “nazionale” della Liga veneta che si terrà questa sera a Padova.
Lì Tosi annuncerà le sue decisioni. “‘Non lo so.. può succedere di tutto stasera ragiono con il Consiglio della Liga Veneta e vediamo, la situazione è inaspettata”, spiega ai cronisti.
Se la via sarà quella della rottura, il segretario della Liga veneta potrebbe anche scendere in campo sfidando il governatore Luca Zaia, ricandidato alle prossime regionali per unanime decisione del consiglio federale.
E il primo atto che lascerebbe presagire un divorzio è la nascita, ieri, di un nuovo gruppo nel consiglio regionale del Veneto, formato da due fedelissimi del sindaco di Verona: Luca Baggio e Matteo Toscani.
“Il commissariamente? Immotivato e inaudito”
“Si è trattato”, ha spiegato Tosi all’uscita del ristorante dove hanno pranzato, “di un’incontro interlocutorio perchè resta il fatto che il commissariamento di lunedì ha lasciato il segno“.
Un provvedimento che, come ha ribadito anche a Radio 2, “riteniamo assolutamente immotivato, non sta nè in cielo nè in terra”.
La definisce “una cosa inaudita e mai accaduta che la Liga Veneta venga commissariata ad hoc per elezioni”.
E può darsi che Salvini, che prima è sembrato chiudere nei confronti del sindaco e poi l’ha incontrato, “si sia reso conto che la forzatura di lunedì poteva avere degli strascichi”.
Salvini ora vorrebbe evitare la rottura.
Il leader del Carroccio dice di essere convinto che “Flavio Tosi possa essere una risorsa per il futuro della Lega, se rimarrà ”
L’improvviso cambiamento è dovuto al fatto che teme per le regionali anche se ostenta sicurezza.
In realtà se è vero che Zaia attualmente è dato al 45% contro il 30% della Moretti, non si possono certo prevedere le ripercussioni di una lista con Tosi candidato governatore con l’appoggio della Liga Veneta e l’inserimento di esponenti di Forza Italia.
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Marzo 5th, 2015 Riccardo Fucile
UN COLPO AL CERCHIO E UNO ALLA BOTTE: E TUTTI FANNO FINTA DI ESSERE SODDISFATTI
Ieri a Kiev a riconoscere i diritti del popolo ucraino, oggi a parlare con chi li ha bombardati, stamane a
deporre una corona di fiori sul luogo dell’agguato a Nemtsov, poi a colloquio con chi molti osservatori internazionali ritengono il mandante dell’omicidio.
La linea della politica estera italiana è sempre quella dell’ambiguità e Renzi si allinea alle consuetudini.
Tre ore è durato l’incontro tra Matteo Renzi e Vladimir Putin a Mosca.
Colloqui “in una atmosfera di amicizia e costruttiva, molti utili e tempestivi vista la situazione internazionale”, li ha definiti il presidente russo.
La crisi in Ucraina e la sempre più difficile situazione in Libia, i principali argomenti toccati dai due leader. “Penso, spero, credo che dopo Minsk tutto sia più semplice — ha detto il presidente del Consiglio — noi lavoreremo perchè nella direzione indicata nei protocolli di Minsk l’Europa, l’Italia possano essere punto di riferimento per uscire dalla crisi”.
“Nelle prossime settimane e mesi sarà fondamentale lavorare insieme — ha detto ancora Renzi — l’Italia è disponibile a fornire tutto il proprio impegno e supporto in Europa anche indicando alcuni modelli, perchè non sfugge che una parte fondamentale sarà la riforma dell’autonomia in Ucraina e noi abbiamo un esperimento in Trentino molto interessante” (che c’entri il Trentino lo sa solo lui…)
“Il rigoroso rispetto degli accordi di Minsk apre la strada a una soluzione complessiva del conflitto in Ucraina, a un dialogo diretto fra Kiev e le milizie dell’est dell’Ucraina”, ha risposto il presidente della Federazione russa.
Tra i temi al centro del colloquio al Cremlino, “il dossier libico, che per noi è una vera e propria emergenza — ha sottolineato il premier — abbiamo condiviso le preoccupazioni dei nostri Paesi per il terrorismo e il fondamentalismo in Libia, occorre una risposta incisiva e il ruolo della Russia può essere decisivo”. “La situazione è peggiorata in Libia e la Russia è per una soluzione pacifica e appoggia gli sforzi dell’Onu“, ha detto Putin.
“Spero nell’aiuto della Russia nel Consiglio di sicurezza dell’Onu anche alla luce dei legami storici tra il vostro Paese e l’Egitto. Può essere molto importante”, aveva detto in precedenza il premier in un’intervista alla Tass.
“Il nostro dialogo politico resta molto attivo e lavoriamo insieme in molti settori”, ha detto il leader del Cremlino all’inizio del vertice.
Nell’incontro si è parlato anche dell’astronauta italiana Samantha Cristoforetti, che ha ricevuto gli elogi di Putin: “Rappresenta degnamente la repubblica italiana, le donne italiane, ce ne sono tante” come lei. Renzi ha poi sottolineato che si tratta della prima donna italiana nello spazio ma che “ci sono tante donne a tutti i livelli del potere, nella maggioranza dei settori, tra cui Federica Mogherini“.
“Lei ha avuto occasione di parlarle quando era ministro degli esteri, prima che diventasse capo della diplomazia europea”, ha poi ricordato il premier al presidente russo.
Ha fatto bene a ricordaglielo, visto che conta poco e magari Putin non si ricordava nemmeno che esistesse.
Tra i punti toccati nell’incontro, Expo 2015. “Ci aspettiamo una buona presenza dei suoi concittadini a partire dall’Expo a cui la Russia ha dato un contributo importante”, ha detto Renzi, annunciando che Vladimir Putin sarà ospite all’esposizione universale il 10 giugno.
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Marzo 5th, 2015 Riccardo Fucile
CONCORSO IN ESTORSIONE ANCHE AL PERSONAL TRAINER E A DUE DONNE… FOTO A LUCI ROSSE TRUCCATE DELL’EX CAPO DELL’INFORMAZIONE MEDIASET, MA ANCHE UN VIDEO TAROCCO CON CONFALONIERI
Concorso in tentata estorsione.
Per Emilio Fede, ex direttore del Tg4 ed ex fedelissimo di Silvio Berlusconi, gli avvisi di conclusione indagine non finiscono mai.
L’ultima notifica al giornalista, condannato per l’affaire Ruby in appello, è arrivata da parte del pm di Milano, Silvia Perrucci, per quello “scandalo a luci rosse” che lo scorso ottobre aveva fatto finire Fede nel registro degli indagati.
Come riporta La Stampa oltre al giornalista la Procura contesta lo stesso reato al suo ex personal trainer, Gaetano Ferri, ex pugile con precedenti, e due donne Maria Madeo e Michela Faioni.
Cuore dell’indagine foto a “luci rosse” truccate di Mauro Crippa, capo dell’informazione di Mediaset, ma anche il tentativo di preparare un video con Fedele Confalonieri, presidente di Mediaset, e alcune minorenni.
Ma l’estorsione, secondo l’ipotesi dell’accusa, sarebbe stata diretta a far versare a Silvio Berlusconi 5 milioni di euro, poi diventati 2, coinvolgendo anche la figlia maggiore dell’ex Cavaliere, Marina, per evitare rivelazioni sul caso Ruby.
Il denaro sarebbe poi dovuto finire su conti in Svizzera.
Gli scatti e le immagini erano saltate fuori il 28 marzo 2012, nel giorno del rocambolesco licenziamento di Fede, per poi sparire fino a quando non sono riapparse fuori durante una perquisizione a casa di Ferri, nel frattempo invischiato in una vicenda di file audio che riguardavano i rapporti tra Ruby e Berlusconi finita nel mirino della Procura di Monza.
Il nuovo tentativo di estorsione emerge dalle conversazioni registrate da Ferri con il giornalista e sequestrati dagli inquirenti monzesi che poi per competenza li hanno inviati ai colleghi milanesi. In quei colloqui Fede parlava di Dell’Utri e della mafia e illustrava la possibilità di scucire denaro al leader di Forza Italia per non rivelare l’esistenza di scatti compromettenti di Crippa e del filmato mai realizzato di Confalonieri.
Il tentativo di ricatto nei confronti dell’ex premier abortì perchè Ferri cercò di contattare il bersaglio.
A questo punto Fede minacciò Ferri via sms. E quest’ultimo è accusato a sua volta di aver ottenuto dal giornalista 700mila euro in cambio del silenzio per non svelare il complotto.
Quello ai danni di Crippa — le false foto — sarebbero dovute servire all’ex direttore per ottenere un accordo con Mediaset: 800mila euro subito, 700mila per tre anni, autista e segretaria.
Ma poi Fede ci ha ripensato, ha impugnato l’accordo e al giudice del Lavoro chiede di essere risarcito dal gruppo per 10 milioni di euro.
(da “il Fatto Quotidiano“)
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