Marzo 14th, 2015 Riccardo Fucile
LA STORIA DI KEITA, PROFUGO TESSERATO DEL QUINGENTOLE CHE E’ DIVENTATO UN IDOLO PER TIFOSI E COMPAGNI…. IL SUO SOGNO UN PERMESSO DI SOGGIORNO DEFINITIVO
“Il mio sogno è sempre stato quello di giocare a pallone in Europa. Vedevo i grandi campioni sui giornali,
Cristiano Ronaldo e Leo Messi i miei idoli. Sognavo i loro gol e speravo, un giorno, di riuscire a segnarne uno anch’io nel campionato italiano”.
Keita Solelmani, 21 anni della Guinea Bissau, sabato 7 marzo, il suo sogno l’ha realizzato.
Ha segnato un gol in un torneo italiano. D’accordo, parliamo di una squadra di amatori Uisp di Quingentole, paese di qualche migliaio di abitanti in provincia di Mantova; ma il campo era rettangolare, l’erba verde, le porte regolamentari e in campo erano in 22 con le divise ufficiali, i numeri sulle maglie. Con un pubblico vero a tifare.
Per arrivarci, in Italia, Keita ha sopportato un viaggio lunghissimo dal suo paese, iniziato nel 2013.
Ha attraversato il Senegal, il Mali, il Burkina Faso e il Niger. E’ arrivato in Libia dove ha lavorato sei mesi per racimolare i soldi utili a prendere una barca della speranza diretta a Lampedusa.
Nell’aprile del 2014 ha raggiunto la meta e da lì è iniziata la sua avventura, che l’ha portato ad accarezzare il suo sogno avveratosi, appunto, in un mite pomeriggio del 7 marzo su un campo della provincia di Mantova.
Il Quingentole, con 25 punti in classifica è quarto e affronta in casa il Correggioli, terzo con 31 punti. Sfida difficile e molto sentita in paese.
Una sorta di derby del Po.
Gli ospiti mettono sotto i padroni di casa per tutto il primo tempo e anche la seconda frazione inizia sulla stessa falsariga.
Sbagliano diverse occasioni, ma al 15esimo ecco che colpisce la dura legge del gol e segna il Quingentole.
La partita poi finisce uno a uno, ma non importa.
Perchè la rete segnata dai padroni di casa non è una rete qualsiasi. Ha un significato che va oltre la prestazione perchè a fare gol, con uno splendido lob a scavalcare portiere e due difensori, è proprio Keita Solelmani al suo esordio con i rossoverdi.
Keita è ospite, con altri 35 ragazzi nella sua stessa condizione, di un hotel del paese, il New Garden, dall’aprile del 2014.
Dopo il gol il ragazzo è stato letteralmente travolto dagli abbracci dei compagni e anche il pubblico ha iniziato a ritmare il suo nome.
In questi anni Keita e gli altri profughi ospiti dell’albergo hanno cercato di inserirsi nel contesto della piccola comunità mantovana, che li ha accolti senza particolari problemi.
Ma soltanto qualche mese fa per lui e altri due ragazzi nella sua stessa condizione — Baldi Mamassamba della Guinea Bissau e Sunday Raphael della Nigeria — è arrivata l’occasione che aspettavano, quella di giocare a pallone in una squadra vera.
“Ho chiesto a Auart Daniele Alberini, dirigente della società calcistica dilettantistica del paese — spiega Francesco Caso, responsabile della Cooperativa Assistenza Serena, che gestisce l’accoglienza dei profughi — di vedere se riusciva a inserire questi tre ragazzi nella sua squadra. Era un modo come un altro per farli sentire vivi e parte della comunità che li stava ospitando. Per qualche mese si sono allenati e, visto che erano bravini, sono stati tesserati”.
Sunday Raphael non passa le visite mediche e viene bloccato da un soffio al cuore, mentre gli altri due vengono tesserati.
“All’inizio — racconta Auart Daniele Alberini, che si è prodigato molto per far giocare i ragazzi — devo dire che Keita e Baldi sono stati accolti con un po’ di freddezza e diffidenza dal resto della squadra. Non per questioni razziali o perchè fossero dei profughi, ma perchè gli altri giocatori avevano paura che gli soffiassero il posto in squadra. Ma, dopo il gol e la prestazione di sabato, è cambiato tutto”.
I compagni di squadra hanno a lungo festeggiato Keita e, per ringraziarlo del gol, hanno anche postato la sua foto con la maglia del Quingentole sulla pagina Facebook della squadra definendolo, nella cronaca del match, “la perla nera Keita”.
Ma il destino per lui e per gli altri profughi è incerto, perchè ora sono in Italia con permessi di soggiorno temporanei che sono rinnovati a scadenze di tre mesi.
Alcuni sono in attesa di sapere se potranno godere dello status di rifugiati, altri sperano di ottenere il permesso di soggiorno definitivo.
Ma il problema è il lavoro, che non c’è.
Keita ci ha confessato che vorrebbe diventare un calciatore professionista. Lo vuole per sè, ma anche per la sua famiglia — la madre e quattro fratelli, il padre è morto — che con lui sta inseguendo questo sogno a forma di pallone.
La comunità di Quingentole sta facendo molto per questi ragazzi e la società calcio gli ha anche procurato, in collaborazione con la cooperativa che li assiste, un insegnante che per otto ore a settimana si reca in albergo per i corsi di alfabetizzazione.
Il parroco don Marco Brighi, inoltre, insieme a un gruppo di volontari del paese sta cercando di organizzare una festa in teatro, il 28 marzo, proprio per i 36 profughi.
Cristiani, musulmani. Non importa.
Tutti sono invitati.
Emanuele Salvato
(da “il Fatto Quotidiano“)
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Marzo 14th, 2015 Riccardo Fucile
IL SINDACO RIBELLE SFIDA SALVINI: “CORRO PER VINCERE, IL NOSTRO PROGRAMMA ELETTORALE SARA’ BASATO SUL FARE E NON SUL DIRE”
Bagno di folla per Tosi all’auditorium della Fiera.
«Oggi qui non ci sono raduno di truppe nè di colonnelli, non ci sono posti in prima fila riservati, ma solo tanti amici uniti da stima e fiducia reciproca che credono nella vera politica. Saluto gli amici leghisti perchè quando uno è leghista è perchè crede in quegli ideali e io continuo a crederci dopo 25 anni. Essere in Lega per 25 anni è una pagina difficile da chiudere però è anche vero che, parlando di gerarchie, non è più la Lega di Miglio nè del vero Umberto Bossi», dice Tosi.
Dopo quei bruttissimi giorni avevo fatto alcune ipotesi: potrei ritirarmi a coltivare l’orto o in seminario, ma Patrizia (la compagna Bisinella, ndr) mi ha detto che non era d’accordo. Ora siamo qui da uomini liberi, camminando sulle nostre gambe e con l’apporto di tanti amici. Siamo qui per candidarci alla presidenza della Regione Veneto», ha annunciato Tosi.
Subito dopo però qualche infiltrato in Fiera ha dato il via a una breve contestazione, ma è stato immediatamente allontanato.
Tosi ha poi iniziato a parlare da leader nazionale, criticando le promesse di Tsipras e gli annunci di Salvini dicendo: «La politica del marinaio non è seria e rispettosa: non puoi fare promesse populiste e demagogiche che sai già benissimo che non puoi mantenere. La gente non va illusa, alla gente va data una speranza vera di quello che si può fare in questo Paese e in questa regione».
«Il Veneto è stato spesso un laboratorio politico. E da qui si può ripartire perchè il Veneto è un modello di centrodestra, lo ribadisco di centrodestra perchè questo è. Io non sono abituato a correre per gli altri o a correre per arrivare secondo, sono abituato a correre per vincere», ha concluso tra gli applausi.
«Ci stiamo organizzando in tutto il Veneto, da oggi parte la candidatura alle regionali e poi si vedrà . L’obiettivo è fare un programma di cose da fare e poi farle. Nelle prossime settimane presenteremo il programma politico», ha detto Fabio Venturi, responsabile di Ricostruiamo il Paese.
E in merito a possibili alleanze? «L’obiettivo è attorniare Tosi di tante liste civiche, non di fare alleanze con i partiti nazionali, ma restare liberi di muoverci tranquillamente con tutti nel mondo del centrodestra», ha concluso.
Giorgia Cozzolino
(da “L’Arena di Verona”)
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Marzo 14th, 2015 Riccardo Fucile
PRENDIAMOLI SUL SERIO E IMBARCHIAMOLI PER LA TANZANIA, MAGARI QUALCHE LINGOTTO LO TROVANO ANCORA
L’11-12 aprile la Lega Nord organizzerà in «almeno mille piazze di tutta Italia» banchetti per invitare i
cittadini a compilare i moduli per la richiesta di asilo politico «come quelli distribuiti a chi sbarca a Lampedusa».
Lo slogan sarà «Anch’io sono un profugo» e l’invito è di «presentarsi senza documenti» per chiedere poi ai prefetti gli aiuti dati dallo Stato agli immigrati.
Ma Salvini dimentica un dettaglio: che le richieste di asilo politico vengono negate nei casi in cui uno non fugga da Stati in guerra o dilaniati da feroci carestie.
Chi proviene dalla ricca “padagna del magna magna” e ha una storia di conclamata corruzione alle spalle non può certo avere le credenziali in regola per sostare a lungo sul territorio italico.
A maggior ragione se ha più volte insultato la bandiera dello Stato ospite e ne ha deriso una parte di popolazione.
Pare evidente quindi che tutti coloro che sottoscriveranno la richiesta di asilo debbano essere prima rinchiusi in vagoni piombati diretti a un adeguato porto della nostra penisola e poi fatti salpare in condizioni di sicurezza, come da convenzioni internazionali, verso le coste africane, ultima destinazione Tanzania, patria di adozione e di affari del loro ex segretario amministrativo, noto esperto di lingotti d’oro.
Suggeriamo per l’occasione che i profughi padani vengano forniti di felpa personalizzata con la scritta “Tanzania” in evidenza e costantemente monitorati dalla nostra Marina militare in modo da assicurarsi che arrivino a destinazione rifocillati.
Sarà poi cura delle autortà tanzaniane porre in essere i controlli sanitari e psichiatrici necessari per evitare che vi siano tra loro portatori di malattie infettive e di squilibri mentali pericolosi.
In effetti la permanenza sul territorio italiano di un numero eccessivo di profughi padagni che utilizzano i nostri servizi senza averne titolo morale sta diventando insostenibile e occorre restituire l’Italia agli italiani.
Per tornare padroni a casa nostra.
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Marzo 14th, 2015 Riccardo Fucile
OGGI L’ANNUNCIO ALLA FIERA DI VERONA: 90 GIORNI PER ASFALTARE I LOMBARDI.. FORZA ITALIA SOLITO SERVO SCIOCCO DI SALVINI
La decisione era nell’aria da giorni e per molti versi era anche inevitabile dopo il braccio di ferro che lo ha visto contrapposto a Matteo Salvini e al vertice della Lega Nord e che lo ha di fatto costretto a lasciare il movimento.
Il sindaco di Verona, Flavio Tosi, ormai non più esponente del Carroccio ha deciso di correre per le regionali in Veneto contro il suo ex compagno di partito e attuale governatore Luca Zaia e contro Alessandra Moretti del Pd.
La conferma arriva da fonti vicine al sindaco, che annuncerà ufficialmente la decisione oggi alla manifestazione «#siamoconTosi», organizzata dalla sua fondazione «Ricostruiamo il Paese» alla Fiera di Verona.
Tosi nei giorni scorsi aveva definitivamente rotto i rapporti con la Lega ed era arrivato a definire Salvini «dittatore sleale e scorretto».
La messa alla porta del sindaco di Verona ha suscitato molti malumori in Veneto – Tosi era anche segretario della Liga Veneta – dove in molti hanno accusato Via Bellerio di volersi intromettere nella formazione delle liste per le prossime regionali. Alcuni parlamentari vicini a Tosi, a partire dalla compagna Patrizia Bisinella, hanno già annunciato l’intenzione di lasciare i gruppi parlamentari leghisti.
La partecipazione alle Regionali con una formazione autonoma sta creando parecchi problemi a Zaia: a parere di molti leghisti con una Lega unita avrebbe avuto buone chance di essere riconfermato ma ora sta vedendo eroso il proprio consenso a tutto vantaggio della candidata del Pd, Alessandra Moretti che viene data a soli 5 punti dal governatore uscente.
Tosi è dato al 10% in crescita: 90 giorni di campagna elettorale sono tanti e l’elettorato leghista veneto non ha digerito l’arroganza con cui Salvini ha voluto umiliare la Liga Veneta.
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Marzo 14th, 2015 Riccardo Fucile
E ACCUSANO SALVINI: “TAGLIA LE NOSTRI SEDI PER FINANZIARE IL SUD”…”CON QUALI SOLDI E’ STATO FINANZIATO IL NUOVO PARTITO?”…”PERCHE’ IN VENETO SALVINI NON VUOLE NCD E POI SI E’ ALLEATO CON NCD IN UMBRIA?”
Non solo Tosi, ma ora arriva anche la precisa dell’accusa lanciata da alcuni dirigenti contro «Noi con Salvini», il partito satellite della Lega nel Centro-Sud.
«Tosi è stato cacciato perchè, in base al nostro statuto, un leghista non può essere iscritto ad altri movimenti. Bene: allora perchè per Salvini non vale questa incompatibilità ?».
Leonardo Colle è il segretario provinciale della Lega a Belluno, ma la virata a destra del Carroccio inizia a stargli stretta: «La nostra è una terra di partigiani e io non voglio certo diventare una “felpetta nera”».
Il segretario bellunese si spinge oltre, buttando lì un sospetto che circola tra i leghisti. Pochi ne parlano apertamente, frenati dal timore di ripercussioni.
Leonardo Colle però lancia il sasso e non ha intenzione di nascondere la mano: «Come si finanzia Noi Con Salvini? Da dove arrivano i soldi? Mi viene il dubbio che i tagli alle nostre segreterie, il licenziamento dei nostri dipendenti, servano a finanziare la campagna del Sud del nostro segretario. Spero non sia così, ma non vorrei aver contribuito a creare una sorta di Cassa del Mezzogiorno…».
Angelo Attaguile, deputato siciliano e segretario di Noi Con Salvini, assicura che il movimento vive «esclusivamente con l’auto-finanziamento. Abbiamo più di trentamila iscritti».
Per ora, però, un tesseramento vero e proprio non c’è.
Si può solo aderire al «censimento online», totalmente gratuito, ma è obbligatorio essere iscritti a Facebook.
A sentire gli organizzatori, la macchina organizzativa del movimento è ben avviata in vista delle amministrative.
Attaguile si sta occupando in primis delle Comunali siciliane: «Andremo alle urne con i nostri candidati sindaci, non appoggeremo quelli di altri partiti. Se qualcuno vuole sostenerli, valutiamo. Le porte sono chiuse solo per Ncd, per coerenza».
Una coerenza difficile da giustificare in Umbria, dove la Lega sostiene Claudio Ricci. Con Forza Italia, ma anche Ncd.
E chissà se Alfano e Salvini si incontreranno in campagna elettorale.
Resta ancora da definire la posizione di Noi Con Salvini alle Regionali: «Per Puglia e Campania deciderà il nostro presidente (che poi è il segretario leghista, ndr) in un discorso di alleanze più ampio».
Berlusconi avrebbe chiesto di non presentare il simbolo in Campania per non disturbare Caldoro: in cambio, pieno appoggio a Zaia in Veneto e a Rixi in Liguria. Resta in dubbio la Toscana, dove Berlusconi continua a chiedere alla Lega di sacrificare l’economista Claudio Borghi, candidato governatore del Carroccio.
«Questo è un partito parallelo – attacca il consigliere regionale veneto Matteo Toscani, che ha lasciato il gruppo leghista per fondarne uno vicino a Tosi -, un partito che non è mai stato autorizzato dal nostro congresso».
Come la fondazione Ricostruiamo il Paese, costata la tessera della Lega Nord a Flavio Tosi.
Marco Bresolin
(da “La Stampa”)
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Marzo 14th, 2015 Riccardo Fucile
LA STRATEGIA DELL’EX PLENIPOTENZIARIO: DOPO LE REGIONALI IL LIBERI TUTTI AL SERVIZIO DI RENZI
La focaccia sul tavolo è quasi finita. Pure gli antipasti della casa. Il vino scorre a fiumi. Al tavolo accanto c’è una cena dei giovani turchi.
Entra Verdini, sigaretta buttata sull’uscio e si siede vicino a Luca Lotti. Parlano fitto fitto, nessuno si scandalizza, tra i commensali.
È martedì, ristorante del centro, Laganà , che di nome fa Mimmo, calabrese, amato dai democristiani nella prima Repubblica, a due passi da via della Scrofa.
Denis è un habituè del martedì, nel senso che il martedì spesso raggiunge “il Lotti”, un habituè pure lui, assieme alla Nazionale parlamentari: Fanucci, Manciulli, Gioacchino Alfano, nazionale bipartisan.
E Lotti, forte coi piedi e pure con la forchetta: “Onorevole, che vi porto dopo gli antipasti?”. Lotti prende un secondo: “Carne”. Denis appare sereno.
È stato il giorno dello “strappo” del documento: “Con Berlusconi — dice Verdini – voglio un chiarimento vero”.
Il giorno dopo (giovedì) il chiarimento sarà assai poco definitivo (leggi qui): ognuno sulle sue posizioni, se ne riparlerà la prossima settimana.
La minaccia è sempre quella scissione servita a tavola, la sera prima, il lunedì. Manovre e cene, il binomio è inscindibile, come sesso e potere.
Alle 20,30 (di lunedì) arrivano puntuali tutti quelli che avrebbero firmato il documento pro-riforme, al Girarrosto, il ristorante toscano di via Sicilia.
Sala appartata: “Votiamo sì – è il coro — e se Berlusconi non capisce andiamo avanti coi gruppi autonomi”.
Solo quando arriva la telefonata di Berlusconi, arriva la frenata. L’ex premier è in vivavoce e chiede un atto di unità il giorno di Ruby.
Si dicono d’accordo D’Alessandro, Abrignani e Santanchè, Ravetto e Parisi, Mottola e Faenzi, Squeri e Catanoso, Lainati e Fontana, Sarro e Martinelli. I presenti accettano di compiere il gesto di affetto.
Ma stavolta Verdini ha smesso di fare il mediatore. È furioso con quelli che circondano Berlusconi.
A Berlusconi il plenipotenziario ha pure portato un fascicolo con tutti gli articoli “ispirati” dal cerchio magico contro di lui. È l’ora del veleno. Che a corte scorre come il vino a tavola.
Pure il cerchio magico ha sua black list di giornalisti. Il confronto con Berlusconi è teso, ricapitoliamo: è Verdini che chiede la presenza di Gianni Letta e Fedele Confalonieri. È Verdini che chiede, in caso di accordo, un documento scritto, come si fa con gli accordi politici seri.
Fino alle regionali sarà tregua armata. Con la minaccia dei gruppi che resta. E tanti appuntamenti a cena.
Lo sanno anche a palazzo Chigi. E sanno anche che Verdini alle regionali starà fermo. E lo sa anche Berlusconi: “Denis — racconta una gola profonda – gli ha detto che in questi casini non vuole entrare. I casini sono la situazione creata da quelli che chiama strateghi da quattro soldi”.
Ecco il casino: Salvini, in Toscana e Liguria non tratta sui suoi candidati ed è pronto a correre da solo; in Veneto Forza Italia appoggerà Zaia, ma Salvini presenterà lo stesso liste in Campania, dove Forza Italia sostiene Caldoro con Ncd (al momento).
Insomma, la strategia delle alleanze è stata gestita senza ratio e in modo subalterno. Nel corso dell’incontro a palazzo Grazioli più volte Berlusconi ha chiesto a Verdini un “aiuto” sulle regionali, per mettere ordine nelle liste e salvare il salvabile.
Ma il suo (ex) plenipotenziario ha confidato che rimarrà fuori dalla partita. E si prepara, per dopo le regionali, alla battaglia finale.
Perchè lo scontro vero è su Renzi. Berlusconi ha spiegato a Verdini che se si fanno le riforme è possibile andare al voto col Consultellum.
O anche: non andare al voto ma avere una legge elettorale che non sia per Renzi un bazooka puntato sugli avversari. Per Verdini è una “follia”: a quel punto — è il suo ragionamento – nascono ovunque gruppi di “stabilizzatori” della legislatura pur di evitare di andare a casa e perdere il vitalizio.
Tra i gruppi, secondo Denis, tra i grillini la “disperazione” è forte e in parecchi sono pronti a votare (con Renzi) il Mattarellum.
Dice uno dei commensali di Verdini: “Aspettiamo le regionali, ma il punto vero è la Campania. Noi perderemo ovunque, tranne forse che in Veneto dove vincerà Salvini e non noi. Dunque noi diamo un segnale di esistenza sono se vinciamo in Campania”. Altrimenti è finita.
E in Campania i verdiani hanno già dato il segnale. Il documento era firmato da Gigino Cesaro e da Sarro, due che le elezioni possono fartele perdere se non accendono i motori.
Rimandare il chiarimento significa aspettare le macerie. Per poi marciarci sopra o giustificare il “liberi tutti”.
Unica certezza: Verdini ha scelto Renzi. Le fiches ormai le punta più su palazzo Chigi, non su Berlusconi.
(da “Huffingtonpost“)
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Marzo 14th, 2015 Riccardo Fucile
IL PROGETTO DEL SEGRETARIO PER LA COALIZIONE SOCIALE
La «coalizione sociale» nasce sabato, nella sede della Fiom nazionale. 
«Dovremmo trovare il modo di dare forma e forza ad un progetto innovativo, individuando punti di programma condivisi (…). Queste poche righe per invitarti\vi a incontrarci», dalle 10, in corso Trieste a Roma. Sindacalisti assieme ad «associazioni, reti, movimenti e “personalità ”».
L’ora della fondazione è arrivata. «Cari saluti» e la firma: Maurizio Landini.
Eccolo al dunque, il segretario nazionale dei metalmeccanici della Cgil.
«Nelle scorse settimane (…) abbiamo ragionato sulla necessità di un momento assembleare per dibattere in modo libero e aperto l’ipotesi di costruire una “coalizione sociale”».
Se ne parla da tempo. Landini l’ha portata ad ogni attivo regionale, in un lungo tour attraverso il Paese.
E poi, alla fine, all’assemblea dei delegati a Cervia, il 27 febbraio: l’idea di un’associazione di associazioni, un rassemblement a sinistra del Partito democratico, e ampiamente plurale, in grado di raccogliere il dissenso anti-Renzi. Un partito? «Faccio politica, ma non un partito», diceva ancora a Cervia il leader.
E rimandava alla manifestazione della Fiom il 28 marzo a Roma. Prima di quella data, però, la «cosa» landiniana avrà già una forma, che si delineerà di sabato in sabato: domani, poi il 21 alla XX Giornata della Memoria organizzata dalla rete di Libera a Bologna, infine con la piazza del 28.
Le «poche righe» contenute nella lettera d’invito alla «costituente» di corso Trieste, allora, hanno il passo e la sostanza di un manifesto programmatico.
O quanto meno della sua bozza, da limare.
«Ho avuto la fortuna di potermi confrontare con molti – scrive il segretario – e di condividere sin da subito l’idea che il tentativo di costruire una coalizione sociale muove da una certezza: la politica non è proprietà privata».
L’ultima frase è evidenziata in grassetto. Quindi, sottolinea il leader, è la stessa Costituzione a promuovere «la partecipazione alla vita pubblica».
L’obiettivo è dichiaratamente questo.
All’attivo della Fiom Lombardia, il 17 febbraio, Landini portava l’esempio del Partito laburista, nato per iniziativa dei lavoratori, che sono pertanto chiamati a entrare in scena. «Il sindacato a Detroit finanzia il Partito democratico», spiegava a Milano. Dal lavoro alla politica attiva, saltando le intermediazioni.
Perchè questo passaggio è necessario?
Si parte «da due assunti che si stanno affermando», annota ancora nella convocazione il segretario. Due idee nefaste alimentate dalla «crisi economica e sociale» e dalle «politiche di austerità europee»: «”La fine del lavoro” e “la società non esiste, esistono solo gli individui e il potere che li governa” credo diano vita allo spettro di un futuro già presente con cui siamo chiamati a fare i conti in tutta Europa».
Riferimento importante, quello alla Ue, che serve ad agganciarsi alle due «coalizioni sociali» evidentemente sorelle: Syriza in Grecia e Podemos in Spagna.
«La politiche della Commissione e della troika – continua Landini -, anche in Italia stanno mettendo in discussione la democrazia, il lavoro e i suoi diritti, l’istruzione e la formazione, la salute, i beni comuni e la cultura, la giustizia».
Ecco allora che bisogna superare «il frazionamento» e «coalizzarsi insieme per una domanda di giustizia sociale sempre più inascoltata e – passaggio chiave – senza rappresentanza».
Nasce qualcosa di nuovo e di diverso dai partiti conosciuti: «La coalizione sociale dovrà essere indipendente e autonoma – conclude il leader Fiom -: significa che per camminare dovrà potersi reggere sulle proprie gambe e pensare collettivamente con la propria testa».
Alessandra Coppola
(da “il Corriere della Sera”)
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