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INTERVISTA A LUCA CASARINI: “RIVOLTA IDIOTA E INUTILE, QUELLI SONO ANDATI IN PIAZZA PER UNA FOTO”

Maggio 3rd, 2015 Riccardo Fucile

“UNA RIVOLTA FINTA E AUTOREFERENZIALE, SONO SOLO I FIGLI DELLA SOCIETA’ DELLO SPETTACOLO”

“I protagonisti la chiamano rivolta, ma la vera rivolta è quella di Baltimora, degli indignados spagnoli, dei migranti di Rosarno. A Milano invece è andato in scena un capolavoro al contrario: una guerriglia urbana idiota, inutile, autoreferenziale, controproducente e senza consenso sociale che è riuscita a dare torto a quelli che avevano ragione nel contestare l’Expo”.
Luca Casarini, ex leader del Disobbedienti al G8 di Genova, ora è un dirigente di Sinistra ecologia e libertà  e non fa più parte dei movimenti ma si sente ugualmente “amareggiato” e incredulo per quanto accaduto durante il corteo No Expo del 1 maggio.
E punta il dito contro gli incappucciati che hanno organizzato “una azione demenziale a uso e consumo dei fotografi e della società  dello spettacolo. I cittadini che potrebbero stare idealmente dalla loro parte non capiscono cosa sia successo anche perchè non viene spiegato il significato politico”.
Da esperto di cortei e mobilitazioni, cosa ha letto nella piazza di Milano?
Un capolavoro, e lo dico naturalmente in senso ironico. Sono riusciti a mettere dalla parte del torto coloro che hanno ragione. Perchè una cosa è chiara: dopo la guerriglia del 1 maggio le grandi ragioni dei No Expo sono state messe all’angolo non dalla repressione del potere o dalla forza dei media, bensì dal senso comune delle persone alle quali quel movimento dovrebbe rivolgersi. In questo momento tutto il Paese schifa quelle ragioni, mentre un evento ipocrita come l’Expo ha ricevuto consenso e ammirazione.
Gli antagonisti hanno scritto che non è più il tempo dei social forum e cioè della non-violenza. E che Baltimora, Atene, Istanbul sono dietro l’angolo. Casarini a sorpresa si schiera contro i riot?
Vorrei chiarire che la mia è una posizione personale dato che non faccio più parte dei movimenti, e soprattutto venerdì non c’ero. A me pare chiaro, però, che Milano non c’entra niente con Baltimora o con gli indignados spagnoli che poi hanno dato vita a Podemos. Le rivolte vere fanno parte di movimenti di popolo che trovano consenso nella società , e la stessa mamma di Baltimora è dentro quel movimento: vuole portare a casa il figlio perchè ha paura che la polizia lo uccida, non certo perchè pensa che sia un “pirla”, come ha affermato il padre del ragazzo andato in tv a favore dei “black bloc”.
Se non è stata una rivolta disperata, un conflitto sociale, allora cos’è stata Milano?
Hanno mandato in onda, perchè di questo si tratta, una rivolta iper-spettacolare, iper-identitaria, avulsa da qualsiasi ragionamento sociale, a uso e consumo della società  dello spettacolo. Mi piace la definizione dello scrittore Christian Raimo, riot porn, la pornografia della devastazione urbana, migliaia di foto che vengono immediatamente condivise sui social, video ripresi dalle diverse angolazioni, protagonisti vestiti come fosse un grande film. Il risultato è un’orgia mediatica dove alla fine chi fa la voce grossa sono le multinazionali sponsor dell’Expo e la destra estrema, tutto a detrimento delle persone che davvero avrebbero bisogno di protestare e cambiare le cose. L’avevo già  detto dopo la mobilitazione degenerata con gli scontri del 15 ottobre 2011: questi sono i nostri nemici, non rispettano gli altri manifestanti e privatizzano il diritto al dissenso. Questo è un aspetto molto di destra.
Perchè i ribelli di Milano non hanno il diritto di sentirsi parte di una rivolta sociale?
I protagonisti delle rivolte sono visibili e riconoscibili: sono per esempio i migranti di Rosarno che si ribellano alla schiavitù, oppure gli operai che a Bruxelles protestano contro le condizioni di lavoro. Qui siamo in presenza di figuranti che pensano di ribellarsi al posto di qualcun altro, ma al termine dell’azione rimangono in silenzio, non hanno il coraggio di rivendicare queste azioni e di spiegare perchè hanno scelto questa modalità . Se si intervistassero precari, casalinghe e disoccupati per chiedere loro se si sono sentiti rappresentati dalla giornata di Milano o se hanno capito cosa sia successo, sicuramente esprimerebbero schifo o sconcerto perchè non si sentono coinvolti. E questo è davvero il paradosso più incredibile.
Perchè le mobilitazioni di piazza non attirano più molta gente come un tempo?
Siamo credo al punto più basso della partecipazione sociale alle proteste, e questo mi rende incredulo e amareggiato. Siamo in un mondo dove 1 miliardo di persone soffre la fame, viviamo in una Italia dove il lavoro è precario, la disoccupazione alle stelle, 10 milioni di italiani a rischio povertà  e un milione e mezzo di bambini già  poveri. Eppure queste ragioni vengono cancellate da una azione identitaaria e ideologica che non prende in considerazione le conseguenze: una di queste è aver offerto a Matteo Renzi e a Matteo Salvini una occasione d’oro per schiacciare l’opposizione.
Sono figli di papà , come dice Renzi?
Renzi non viene da una famiglia operaia, perciò potrebbe evitare commenti. Io penso siano più figli di questa società  malata.
Rinnega le azioni disobbedienti, la violazione della zona rossa, l’azione anche distruttiva?
Ho imparato a disobbedire a leggi ingiuste nella campagna di Comiso contro i Cruise, nel 1983. I blocchi e le azioni di disobbedienza fanno parte delle lotte sociali ma devono trovare il consenso delle persone per le quali stai lottando. Questo accade per esempio con i No Tav, un vero movimento di popolo. Questo aspetto mi è parso completamente assente a Milano il 1 maggio. C’è anche da dire che un corteo completamente pacifico non arriva nemmeno sui giornali, così come non arriva ai giornali il messaggio che una vetrina rotta è nulla in confronto alle vere devastazioni compiute dalle multinazionali ai danni delle popolazioni povere.
Come si è comportata la polizia?
All’opposto del G8 di Genova e dunque molto meglio, a livelli nordeuropei. Io continuerò a battermi sempre per far comprendere la differenza tra una vetrina rotta e la vita di una persona, è una battaglia di tutti i democratici.
Dopo il 1 maggio milanese i movimenti sociali in Italia sono morti? Esisterà  solo il riot?
Il movimento oggi ha una grande responsabilità  perchè deve fare una scelta netta e far capire con chi vuole stare. Allo stesso tempo deve convincere chi può essere suo amico a non cadere nei paradossi: non ha senso lamentarsi della precarietà  e del lavoro malpagato e poi andare a fare volontariato all’Expo, che non è certo una organizzazione no-profit.
Non fa più parte dei movimenti ma perchè non è sceso in piazza con i No Expo?
L’Expo non è un summit come il G8 dei potenti, dura sei mesi e al suo interno troveranno voce anche i Sem Terra, Via Campesina e Vandana Shiva. Continua a essere una kermesse ipocrita che darà  voce anche ai Paesi che affamano i loro cittadini, ma il 1 maggio ho ritenuto più giusto stare a Pozzallo, nella cittadina siciliana che accoglie migliaia di profughi. A proposito di azioni disobbedienti, sono rimasto colpito dalle realtà  cattoliche che si mettono in gioco concretamente per aiutare persone vittime di una tragedia che si consuma nell’indifferenza europea. Ho conosciuto sacerdoti che nascondono i profughi per non costringerli a essere portati in luoghi indesiderati. Ecco, questo mi pare un terreno concreto dove costruire un’altra società .

(da “Huffingtonpost”)

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ALLA FESTA DEL RICICLATO, RENZI PRENDE DI TUTTO

Maggio 3rd, 2015 Riccardo Fucile

DALLA PUGLIA ALLA LIGURIA, GLI ASPIRANTI GOVERNATORI DEL PD PRESENTANO LISTE ZEPPE DI EX FORZISTI E TRANSFUGHI VARI…   E TRA INDAGATI E STRANI MEDIATORI, È GIà€ PARTITO DELLA NAZIONE

Si scrive Regionali, si legge fiera del riciclato. Se ci scappa, pure indagato.
Le amministrative del prossimo 31 maggio saranno anche e soprattutto prove tecniche di partito della Nazione.
L’oasi (o miraggio) che ha attirato centinaia di ex forzisti e transfughi vari sulle zattere degli aspiranti governatori renziani. Perchè l’importante è seguire il vento: di Matteo.
Puglia, tutti con il turbo-renziano
Michele Emiliano, ex sindaco di Bari, è un renziano della prima ora. Non può che vincere, grazie anche al disastro nel centrodestra, spaccatosi in due candidati (il fittiano Francesco Schittulli con i dissidenti di Fi, Ap e Fratelli d’Italia; Adriana Poli Bortone sostenuta da Forza Italia, Lega Nord e Pli).
Ma in politica è sempre meglio non rischiare, devono aver pensato nel Pd.
Così nella Puglia delle 19 liste e dei quasi mille candidati per 50 posti da consigliere, il carro del favoritissimo Emiliano è stipato di transfughi dal centrodestra.
Si parte con Euprepio Curto, originario di Francavilla Fontana (Brindisi): in gioventù nel Msi, poi transitato in An (per cui fu anche senatore), quindi approdato all’Udc, che in Puglia sostiene Emiliano.
Alleanza naturale, secondo Curto: “Nessuno scandalo, non si può non tenere conto delle specificità  regionali” spiegava qualche settimana fa.
Nel 2003, quando Repubblica lo intervistò per fargli notare che aveva fatto assumere due suoi nipoti nel municipio di Francavilla Fontana, rispose serafico: “Sono gli unici due miei parenti assunti, due su 27, meno del dieci per cento”.
Abbonda di senso pratico anche Saverio Tammacco, già  capogruppo di Fi a Molfetta, ora “tra i 50 campioni dei Popolari”, il raggruppamento simil-democristiano formato da Udc, Centro democratico e Realtà  Italia per sostenere Emiliano.
Tammacco ha lasciato Forza Italia, spiegando: “Sto con Emiliano perchè ho aderito alla sua linea di rinnovamento”. Fi l’ha presa malissimo.
Ma si sono arrabbiati in parecchi anche a sinistra: dal sindaco di Molfetta Paola Natalicchio (Sel) ai Giovani Democratici, fino all’assessore regionale Guglielmo Minervini (Pd), che l’ha scritto chiaro: “Con Tammacco siamo in un’inquietante zona grigia”. Indignazione inutile.
A bordo è salito anche Francesco Spina, presidente della Provincia Bat (Barletta, Andria e Trani) per il centrodestra.
A metà  aprile ha annunciato il sostegno ad Emiliano, minacciando le dimissioni. È rimasto al suo posto , e ora coordina le liste civiche locali in appoggio all’ex pm. Operazione benedetta da Luca Lotti, stando all’Huffington Post. Si era mosso molto prima invece Paolo Mongiello, ex capogruppo del Pdl nella Provincia di Foggia. A novembre aveva fondato Casa Emiliano, per sostenere l’ex pm nelle primarie del centrosinistra.
E anche per sfuggire alle epurazioni del centrodestra locale.
Liguria, soccorso azzurro alla pupilla di Burlando
Nella Liguria dove le primarie hanno spaccato il Pd come una mela, la renziana Raffaella Paita ha coagulato su di sè una pletora di ex forzisti.
Come in Puglia, molto ha giocato lo sfarinamento nel centrodestra, freddo verso il candidato berlusconiano Giovanni Toti. Il resto lo ha fatto Claudio Burlando, mentore e primo sponsor della Paita: in ottimi rapporti con i sodali di Cladio Scajola, l’ex uomo fortissimo di Forza Italia, “signore” di Imperia.
E allora, ecco il soccorso (ex) azzurro per l’assessore regionale, indagata per omissione di atti d’ufficio, concorso in disastro colposo e omicidio colposo per l’alluvione del 2014 a Genova.
Per trovarne prova basta leggere i candidati della lista “Liguria Cambia”, movimento fondato dal sindaco di Imperia Carlo Capacci che dopo una dura trattativa ha scelto di appoggiare la Paita.
Spicca subito il nome di Luca Lanteri, ex vicesindaco di Imperia per il Pdl, a suo tempo vicinissimo a Scajola. Nel 2013 Lanteri è diventato uno dei referenti di “Big bang Liguria riformista”, associazione dichiaratamente renziana, dimostrando gran fiuto.
È un ottimo navigatore anche il capolista a Genova di “Liguria cambia”, Armando Ezio Capurro: consigliere regionale uscente, indagato per le spese pazze in Regione. L’avviso di garanzia ne aveva messo in bilico la candidatura: ma alla fine è rimasto dentro.
Proprio come un altro indagato per le spese fuori controllo, l’ex Udc Massimo Donzella: vicepresidente del Consiglio regionale, candidato dal Pd a Imperia.
E sempre nel Ponente per la Paita correrà  anche Giuseppe Argirò, ex amministratore delegato della Porto di Imperia Spa (di cui nel gennaio scorso la Corte di Appello di Genova ha revocato il fallimento). Scajola-no doc, Argirò spiega: “La mia è una scelta civica come candidato indipendente, legata ad un progetto amministrativo e territoriale”.
Veneto, camicie verdi per Lady Like
Regione che vai, transfuga che trovi. In Veneto, la renziana Alessandra Moretti ha incassato l’appoggio della lista “Uniti per il Progetto Veneto Autonomo”, organizzata dall’ex leghista Santino Bozza.
Consigliere regionale, Bozza venne espulso dal Carroccio nel 2013, per aver contestato la linea dell’allora segretario regionale Flavio Tosi e aver presentato un esposto che dette il via all’inchiesta sui rimborsi. “Non sono un traditore, è la Lega che ha tradito il suo mandato” sostiene ora.
Alcuni lo ricordano per un’intervista a La Zanzara nel 2012, in cui dichiarò: “I gay? Purtroppo esistono: sono malati, diversi, sbullonati. Se li vedo baciarsi, sputo a terra per lo schifo”.
Nella civica per la Moretti c’è anche Gianluca Panto, ex candidato presidente per il Partito Nasional Veneto nel 2010.
Che ora celebra: “Questo progetto ha avuto un approdo nel centrosinista”.
Appunto.

Luca De Carolis
(da “Il Fatto Quotidiano”)

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ENRICO LETTA: “NON VOTERO’ L’ITALICUM, SE LO AVESSE PROPOSTO BERLUSCONI CI SAREBBE STATA LA SOLLEVAZIONE DELLA SINISTRA”

Maggio 3rd, 2015 Riccardo Fucile

“E’ UN PARENTE STRETTO DEL PORCELLUM”

L’ex presidente del Consiglio Enrico Letta torna all’attacco di Matteo Renzi.
Ospite di In 1/2, l’ex premier ha detto che con l’Italicum “abbiamo un parente stretto del Porcellum”.
Per questo voterà  “contro” il provvedimento perchè, ha spiegato, “non condivido metodo, percorsi, contenuti”.
Quanto al comportamento del presidente della Repubblica, Letta ha detto che “se Mattarella firma la legge elettorale non mi scandalizzo. Un conto è l’opportunità  politica di approvare una legge elettorale a maggioranza, un altro è valutare la costituzionalità “.
L’ex presidente del Consiglio ha criticato duramente i modi con cui l’Italicum sta per essere approvato.
“Non mi aspettavo quest’accelerazione” sulla legge elettorale, “ma sono molto libero, posso dire ciò che penso”.
“Nel 2005 facemmo discorsi durissimi su Berlusconi e la pessima legge Calderoli- h aggiunto – lo accusammo di fare da solo le regole del gioco. Lo abbiamo accusato e abbiamo detto mai più, oggi invece il centrosinistra e il Pd stanno facendo la stessa cosa: abbiamo sancito che chi ha la maggioranza si fa le regole del gioco da solo”.

(da “Huffingtonpost“)

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GRANDE RISPOSTA DEI MILANESI: 15.000 IN PIAZZA CON LE SCOPE PER RIPULIRE LA CITTA’

Maggio 3rd, 2015 Riccardo Fucile

PISAPIA: “IN PIAZZA LA MILANO CHE UNISCE E CHE REAGISCE”… OCCASIONE PERSA PER LA DESTRA CHE NON SA DARE L’ESEMPIO: CI SONO MOMENTI IN CUI SERVE FATICARE, NON ACCENDERE FIACCOLE

Appena dopo che i black bloc s’erano spogliati di armi e tute nere, i milanesi erano scesi, ramazza alla mano, per ripulire.
La risposta della città  agli incappucciati, che hanno rovinato per alcune ore la festa di Expo 2015, prosegue anche oggi.
Da piazzale Cadorna, dove c’è l’Expo Gate uno degli obiettivi mancati dai violenti, parte la manifestazione “Nessuno tocchi Milano”.
Il corteo diretto alla Darsena, che sta percorrendo le strade pacificamente mentre gli addetti dell’Amsa ripuliscono i muri dalle scritte, è formato da 15mila persone.
L’appello era arrivato proprio dal Comune: “Tutti i cittadini sono invitati a scendere in strada per ripulire la città  dai vandalismi compiuti da alcuni manifestanti. Ci concentreremo su quattro punti: l’istituto delle Orsoline e il Museo Archeologico in via De Amicis. Mentre in piazzale Cadorna e in piazza XXIV Maggio sarà  presente anche l’Associazione antigraffiti. Ai volontari verranno forniti pennelli e guanti”.
Megafono alla mano il primo cittadino ha ringraziato i milanesi: “Questa è la festa della Milano che unisce, della Milano che reagisce, che dice no a ogni sopruso e ogni violenza. Questa è una piazza bellissima. Noi crediamo al futuro della nostra città ”. “Milano nessuno la deve toccare perchè Milano si ribella — prosegue -. È un messaggio a tutto il Paese e a tutto il mondo e ne siamo orgogliosi. Ho ricevuto una bellissima telefaonata dal presidente Mattarella. Mi ha detto che è ammirato, entusiasta della risposta data da Milano, ha detto che debbo e dobbiamo essere orgogliosi perchè siamo esempio per tutto il paese”.
“Milano non si arrende, Milano guarda avanti senza dimenticare. Milano sarà  capitale del dibattito sull’eguaglianza sociale. Non ci hanno rovinato la festa ci hanno dato più forza per continuare”.
Per l’inaugurazione di Expo “abbiamo organizzato feste bellissime, restituito la Darsena alla città , abbiamo dato una nuova casa alla Pietà  Rondanini e ieri — prosegue — dal Castello sono passato cinque volte perchè era pieno di persone felici. Voglio ringraziare tutte le persone che in questi giorni hanno avuto uno scatto d’orgoglio per la città  è che adesso sono qui per dire no, no a chi ha cercato di rovinarci la festa. Milano sarà  al centro del mondo per sei mesi e noi siamo orgogliosi e vogliamo dire che la città  nessuno la deve toccare perchè altrimenti si ribella“.
In piazza tanti giovani, famiglie con bambini, anziani pronti a ripulire la città  dai graffiti, con attrezzatura fornita dall’Amsa.
A dare una mano è arrivato anche il cantautore Roberto Vecchioni: “La violenza non è giustificabile in alcun modo — ha detto — quello che hanno fatto a Milano è come una coltellata a un innocente”.

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“RENZI CAROGNA FUORI DA BOLOGNA”: CONTESTATO ALLA FESTA DELL’UNITÀ

Maggio 3rd, 2015 Riccardo Fucile

TAFFERUGLI TRA POLIZIA E CENTRI SOCIALI… “NON CI FAREMO FERMARE DA TRE FISCHI”

La polizia ha risposto con una breve carica quando i circa 40 esponenti dei collettivi hanno tentato l’accesso al Parco della Montagnola dove è arrivato il presidente del Consiglio Matteo Renzi.
Una carica di alleggerimento, una persona contusa e tre giovani fermati, è il bilancio al momento. C’è stato anche un lancio di uova contro gli agenti ed è stato lanciato qualche fumogeno.
“Renzi carogna, fuori da Bologna” è quanto urlano i contestatori.
Renzi ha replicato dal palco: “So che ci sono persone che mi vogliono contestare sulla scuola e sono pronto a incontrare chiunque ma libertà  è rispondere con un sorriso a chi contesta e dire che non ci facciamo certo spaventare da tre fischi: abbiamo il compito di cambiare l’Italia e la cambieremo, di non mollare e non molleremo”.
La festa è “blindata” al parco della Montagnola.
Circa un centinaio gli uomini delle forze dell’ordine che presidiano gli accessi al parco per via dei due distinti presidi organizzati per contestare il governo.
Uno è quello dei centri sociali (coinvolti nei tafferugli) che si sono dati appuntamento in piazza XX Settembre, l’altro dei Cobas scuola.
In un secondo momento le manifestazioni si sono avvicinate (ma non unite).
Renzi è stato anche contestato da alcune decine di studenti, precari della scuola e insegnanti durante il suo discorso dalla festa dell’Unità .
Fuori dai cancelli del palco della Montagnola c’è stata anche una piccola, pacifica, contestazione del Cobas della scuola, che hanno protestato con pentole e cucchiai come avevano fatto, nei giorni scorsi, proprio con la Giannini.

(da “il Fatto Quotidiano“)

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UN GIORNO AL LUNA PARK EXPO (CON CROLLO DI TETTO INCLUSO)

Maggio 3rd, 2015 Riccardo Fucile

L’ESPOSIZIONE È APERTA, MA NEL RETRO DETRITI E LAVORI INCOMPIUTI… UNA FERITA NELLO STAND TURCO… CHIUSO IL RISTORANTE PECK: INAUGURAZIONE COL CATERING

Ha guidato il suo veliero attraverso molte tempeste, ha sbattuto la chiglia contro gli scogli delle inchieste, durante il lungo viaggio ha perso qualche uomo della sua ciurma finito in galera, ma alla fine Giuseppe Sala è arrivato in porto.
Expo ha aperto i cancelli.
Un grande luna park colorato, Gardaland multinazionale (Naviglioland?), una versione 2.0 della Fiera Campionaria degli anni Sessanta.
Le prime cifre fornite dagli organizzatori sono entusiastiche (anche se un po’ gonfiate, dice qualche esperto): 200 mila visitatori il 1 maggio, 220 il secondo giorno.
Ieri però l’aria di festa è stata rovinata dal primo incidente: una ragazza di 24 anni è rimasta leggermente ferita dal crollo di una placca metallica all’interno del padiglione turco ed è stata portata all’ospedale San Carlo, codice verde precauzionale.
La Turchia, sconfitta dall’Italia nella gara a Expo (Milano nel 2008 ha battuto Smirne 86 a 65), è stato uno degli ultimi Paesi ad aderire e il suo padiglione è stato costruito in fretta (e senza i collaudi).
Ma la corsa finale è stata comune a tutta l’esposizione, tanto che nel sito, in cui a regime dovevano lavorare 6 mila persone, negli ultimi giorni (e nelle ultime notti) ce n’erano 9 mila.
Il risultato è stato ottenuto: all’apertura tutto sembrava pronto, la facciata era lustra ebrillante, malgrado la pioggia.
Percorrendo il decumano, il lungo viale che l’attraversa tutta, Expo mostra le sue meraviglie.
Bisogna svoltare nelle vie laterali e arrivare nel retro dei padiglioni per vedere i cumuli di detriti, i materiali di scarto abbandonati, i cantieri ancora aperti con le betoniere e le gru (tra il bel Padiglione Zero e quello del Nepal).
Ma la prima cosa che si vede, arrivando a Expo, è lo stand della Technogym, l’azienda di macchine per fitness fondata da Nerio Alessandri, l’Oscar Farinetti di Cesena.
Dentro il sito, la Tecnogym ha disseminato una decina di stand più piccoli e un’area, tra la Corea e la Moldavia, dove abbiamo visto una cinquantina di ciclisti pedalare furiosamente sulla cyclette, maltrattati dal coach microfonato come sulle spiagge romagnole: “Dai, sento che ce la puoi fare”, “Forza!”, “Ora ti sto chiedendo il massimo sforzo”…
Il renzianissimo Alessandri ha preso sul serio, a suo modo, il tema “Nutrire il pianeta, energia per la vita” e offre la sua soluzione all’ipernutrizione dell’Occidente: pedalare sulla cyclette.
Per fortuna le urla del coach sono presto coperte dai suoni della parata: come a Disneyland, ma senza Minni, qui c’è Foody, la mascotte.
Tra una “Parade” e l’altra, ci pensa il corteo dei musicanti coreani a creare un incanto orientale con il suono dei timpani, dei piatti e tamburi.
I padiglioni offrono le loro meraviglie, quasi tutti pronti.
Ancora chiusi quelli della Romania e dell’Ungheria, qualcuno con allestimenti ancora non completati.
Per niente pronti alcuni cluster tematici (quelli del riso, delle spezie e dei legumi…).
Ma la ferita più grande è nel cuore dell’Expo, al Palazzo Italia.
I rivestimenti bianchi si sono fermati a metà  altezza, tra le proteste dei progettisti. L’auditorium è chiuso. Il ristorante di Peck, all’ultimo piano, non è pronto, tanto che la cena ufficiale d’inaugurazione è stata fatta con catering esterno (ma senza farlo sapere agli ospiti).
E il piano interrato? È ingombro di materiali, scatoloni, pannelli.
L’accesso è vietato, ma i cronisti del Fatto lo hanno visitato, indisturbati, per una ventina di minuti, accedendo anche ad aree delicatissime per la sicurezza come i locali di servizio con i quadri elettrici e le strumentazioni informatiche.
A pochi metri, il padiglione della Lombardia: chiuso serrato.
Di fronte, quello dell’Unione Europea, di cui l’Italia si è fatta carico: aprirà  — si spera — solo il 9 maggio, festa dell’Europa.
E il business corner della Sicilia, che doveva aprire al quarto piano di Palazzo Italia? Non c’è.
Non è agibile — allagato e sporco di fango — neppure lo spazio per la Sicilia dentro il cluster Bio-Mediterraneo.
L’assessore regionale all’Agricoltura Nino Caleca è infuriato: “Se le cose non vengono sistemate, noi non pagheremo i 3 milioni di euro previsti”.
Non ci sono ancora, a causa di una gara malfatta, neppure i punti vendita Ovs ed Excelsior, con le t-shirt e i gadget Expo che avrebbero dovuto essere una fonte di guadagno per far quadrare i conti.
Meno male che c’è l’Albero della Vita. Piace a tutti, specie ai bambini.
Ricorda tanto quella giostra delle sagre di paese che viene chiamata “calcioinculo”, ma è più grande e si anima di luci e colori, con le voci di Dalla e Pavarotti che fanno zampillare i getti d’acqua della fontana.
“Di giorno sboccia”, dice il suo progettista, Marco Balich, “e di notte fa sognare”.

Gianni Barbacetto e Marco Maroni
(da “Il Fatto Quotidiano“)

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DE LUCA E IL PATTO CON DE MITA CHE IMBARAZZA IL PD. E CON CALDORO TANTI INDAGATI

Maggio 3rd, 2015 Riccardo Fucile

NELLE DIECI LISTE CHE APPOGGIANO DE LUCA “PERSONAGGI IMPRESENTABILI E TRASFORMISTI, CONTIGUI ALLA CRIMINALITA'”… VAGONATA DI INDAGATI NELL’NCD E UN CONDANNATO IN FRATELLI D’ITALIA CHE APPOGGIANO CALDORO

Una carovana di dieci liste.
Una carovana di uomini e donne fedeli a Ciriaco De Mita mescolati a liste sudiste e ad ex di Forza Italia legati a Nicola Cosentino.
Anche un seguace di Benito Mussolini, il consigliere regionale della Destra Carlo Aveta, che in passato ha reso omaggio alla tomba del Duce e ora ha abbandonato Francesco Storace per comporre una propria lista civica legata al candidato del centrosinistra alla guida della Regione.
Questa la squadra di Vincenzo De Luca. Nel 2010 ha perso la sfida con Stefano Caldoro, ora il duello si rinnova.
Due mesi fa De Luca, ex sindaco di Salerno e viceministro nel governo Letta, ha stravinto le primarie nonostante la legge Severino e il rischio di essere sospeso, in caso di vittoria in Regione, per una condanna in primo grado con l’accusa di abuso di ufficio.
Vinte le primarie, in poche settimane De Luca ha messo assieme una coalizione senza precedenti per il centrosinistra in Campania.
Ha attirato molta destra e ha spaccato l’area popolare stringendo un patto con Ciriaco De Mita, titolare del simbolo Udc, e facendo esplodere il caso.
Il ritorno del sindaco di Nusco nel centrosinistra segna lo sprint nella presentazione delle liste per le elezioni regionali del 31 maggio.
L’accordo, maturato in un incontro notturno a Marano, nell’area Nord della provincia di Napoli, ha fatto infuriare una parte del centrosinistra, ma De Luca è soddisfatto. Durante le primarie aveva già  chiesto consensi a tutti e ora conferma: «Per governare occorre vincere e per vincere occorre un ampio consenso. Abbiamo allargato al massimo le liste che appoggiano la mia candidatura. Un grande schieramento civico e politico. Abbiamo accettato il libero contributo di tutti coloro che sono persone perbene e condividono il programma. La squadra di governo sarà  decisa da me in autonomia perchè non ho padroni o padrini. Sono un uomo libero e con me non ci sono logiche di spartizione».
E invece i democratici, che domenica scorsa in un’assemblea pubblica hanno escluso dalle liste due sindaci sotto processo, sospettano che ci siano patti segreti.
Lo teme soprattutto la senatrice casertana Rosaria Capacchione, componente della commissione parlamentare antimafia: «Leggo con sconcerto e preoccupazione i nomi dei candidati nelle liste che sostengono De Luca. Ci sono impresentabili, trasformisti, opportunisti e oppositori strenui e feroci dei migliori uomini che il Pd aveva messo in campo appena un anno fa nei territori devastati dalla camorra e dagli scempi ambientali. Si tratta di uomini i cui nomi compaiono anche negli atti di processi di criminalità  organizzata, protagonisti o compartecipi di una stagione di affari sporchi e di spartizioni indicibili, che si sperava finita per sempre. Uomini i cui metodi ho sempre denunciato e combattuto e che oggi ritrovo sulla mia stessa strada. Se è quella che vuole imboccare De Luca, non sarà  anche la mia».
Dieci anche le liste per Stefano Caldoro dove non mancano le zone d’ombra.
In Fratelli d’Italia c’è il consigliere comunale Marco Nonno, condannato in primo grado per gli scontri dei rifiuti sei anni fa a Pianura, che ha affisso un manifesto decisamente esplicito: “A noi”.
E una vagonata di indagati soprattutto nel Nuovo centrodestra.
Oltre mille candidati in Campania per cinquanta posti di consigliere regionale.

Ottavio Lucarelli
(da “La Repubblica“)

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SI FA LE FOTO RICORDO SULLA TOMBA DI MUSSOLINI, POI SI CANDIDA CON DE LUCA

Maggio 3rd, 2015 Riccardo Fucile

CARLO AVETA E LA GRANDE AMMUCCHIATA DEL FUTURO PARTITO DELLA NAZIONE

Che le prossime regionali si siano trasformate in prove tecniche per il Partito della Nazione, è ormai assodato.
Che in particolar modo Vincenzo De Luca sia disponibile ad imbarcare pezzi di politica e società  civile fino a ieri distanti anni luce dal Partito Democratico, lo raccontano le cronache di questi giorni.
Ma forse il processo di riconversione questa volta ha oltrepassato i limiti di digeribilità  anche dei militanti con più pelo sullo stomaco.
Già , perchè nella lista “Campania in rete con De Luca” – quella che dovrebbe rappresentare la società  civile – è sceso in campo Carlo Aveta.
Che è sì consigliere regionale uscente, ma che fino a qualche giorno fa ha militato nelle file de La Destra.
Una scelta “frutto di una riflessione personale e di vita”, ha spiegato qualche giorno fa. Una riflessione che lo ha portato anni luce lontano rispetto ai suoi precedenti convincimenti.
Idee che lo hanno portato orgogliosamente a immortalare fasci littori e condeviderli con i propri sostenitori su Facebook e a fotografarsi durante un pellegrinaggio a Predappio, alle spalle un gigantesco busto di Mussolini, davanti la tomba dove riposano le spoglie mortali del Duce.
Che si rivolterà  nella tomba a vedersi assimilato a un seguace di De Luca.

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NON SOLO CONCERTO: L’URLO DI TARANTO SI RIPRENDE LA PIAZZA, MA IN POCHI NE PARLANO

Maggio 3rd, 2015 Riccardo Fucile

200.000 PERSONE ALL’APPUNTAMENTO MUSICALE ORGANIZZATO DA MICHELE RIONDINO E ROY PACI…. OLTRE LA MUSICA, DI QUALITà€, IL DIRITTO AL LAVORO E ALLA SALUTE

“Taranto libera”. L’urlo della città  si è fatto sentire forte e chiaro.
Erano in duecentomila a gridare la propria rabbia, a chiedere giustizia, a rivendicare i propri diritti.
Duecentomila, soprattutto giovani e meridionali , che a Taranto, presso il Parco Archeologico delle Mura greche, hanno partecipato al concerto del Primo Maggio. Un evento, organizzato dal “Comitato dei Cittadini e Lavoratori liberi e pensanti”, interamente autofinanziato con donazioni volontarie e con la vendita di vino e t-shirt.
“Legalità : quale giustizia?”.
Questo lo slogan della manifestazione, il filo conduttore della giornata, che non è stata solo musica e divertimento, ma anche riflessione e informazione. Di lavoro e diritti ha parlato l’ideatore e organizzatore del “contro concerto”, Michele Riondino.
“Di fronte a uno Stato che consente la sistematica violazione dei diritti per favorire l’interesse privato, di fronte a un governo che preferisce bruciare denaro pubblico negli altiforni di un’azienda a pezzi, invece di investirli su un territorio dalle mille potenzialità  — ha spiegato l’attore — di fronte a un sindacato che parla di patto sociale ma che quando si tratta di Taranto si appiattisce sui diktat del governo Renzi e quindi sull’idea di una politica industriale, che ignora il diritto alla salute e che restituisce ai cittadini un territorio, sfruttato e abbandonato, di fronte a così tanta sfrontatezza noi precari, noi disoccupati, noi studenti, pensionati, noi cittadini e lavoratori non possiamo considerare questa una giornata di svago. Questo, per noi tutti, è un Primo Maggio di lotta.”
La manifestazione ha avuto inizio sin dal mattino, con dibattiti e incontri.
Mentre a partire dalle 14 il concerto, presentato da Valentina Petrini, Valentina Correani, Andrea Rivera e Mietta, è entrato nel vivo.
Dopo i monologhi comici dell’attore e cantautore barese Davide Ceddia, si sono esibiti prima alcune band emergenti, selezionate in diverse città  di Puglia e Campania nell’ambito del progetto #destinazioneunomaggio, poi Francesco Baccini, Davide Berardi, Officina Zoè, Iosonouncane, Velvet, Ilaria Graziano & Francesco Forni, Brunori Sas, Diodato, Bud Spencer Blues Explosion, LNRipley, John De Leo, Muro del Canto e le Bestierare con Elio Germano.
La musica è stata intervallata dalle testimonianze di Giampaolo Cassese, che gestisce una masseria, esempio internazionale di produzione zootecnica a impatto zero, padre Palmiro Prisutto, prete che lotta contro l’inquinamento nel “triangolo della morte” in Sicilia, i No Muos, i No al Carbone, il giornalista di La7 Gaetano Pecoraro insieme al pastore lucano Giovanni Grieco, vittima delle trivellazioni in Basilicata, l’associazione Antimafia e Antiracket di Brindisi, l’Abfo (Associazione Benefica Fulvio Occhinegro), gli operai dell’Ilva e della ThyssenKrupp, alcuni medici del reparto di Oncologia dell’ospedale Moscati di Taranto, le mamme della Terra dei fuochi, Raffaella Ottaviano, che si è ribellata al racket, e il sindaco di Messina, Renato Accorinti.
A scaldare il pubblico ci ha pensato il cantautore romano Alessandro Mannarino, cui è seguito l’intervento del direttore del Fatto, Marco Travaglio. “Taranto meriterebbe la medaglia d’oro per la Resistenza”, ha concluso Travaglio, dopo aver ripercorso le vicende politiche e giudiziarie legate all’Ilva.
Si è tornati a cantare sulle note dei Subsonica. Il gruppo torinese ha suonato, tra le altre, anche Up patriots to arm e Liberi tutti. Grande energia con il rock dei Marlene Kuntz, che hanno poi lasciato il palco al più atteso della serata, Caparezza.
Il concerto si è concluso con Roy Paci e gli Aretuska, il Management del dolore post-operatorio e Fido-Guido. Valentina Petrini ha anche parlato dell’Expo e dei suoi sprechi.
L’evento, passato un po’ in sordina sui media nazionali, è stato trasmesso in diretta sul digitale terrestre dalla tv locale Jo Tv, su piattaforma Sky in streaming su http://www.jotv.tv  .
Mentre le dirette radiofoniche sono state realizzate da Radio 1 e Radio Farfalla.

Mariateresa Totaro
(da “Il Fatto Quotidiano”)

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