Maggio 8th, 2015 Riccardo Fucile “RACCOLGONO I FRUTTI DI UN’AZIONE DI GOVERNO LIBERALE E RIFORMATRICE”
Il primo commento alla vittoria dei consevatori inglesi è di Raffaele Fitto che fa intravedere nuovi scenari.
“Sono felicissimo per la enorme e meritata vittoria di David Cameron e dei Conservatori. Raccolgono i frutti di un’azione di governo liberale, riformatrice, con un netto taglio delle tasse e della spesa pubblica in eccesso.
E i risultati si sono visti: in 5 anni, la sola Gran Bretagna ha creato più posti di lavoro di tutto il resto d’Europa messo insieme.
La disoccupazione è crollata al 5,6%. La crescita nell’ultimo anno è balzata al 2,8% (record per i Paesi occidentali).
Rivendico con orgoglio la nostra lettera pubblicata il 26 aprile scorso sul quotidiano The Telegraph, firmata da me e da una trentina di parlamentari italiani, a sostegno di Cameron e dei Conservatori.
Presto ci saranno novità importanti nel rapporto con i Conservatori .
Oggi però è il giorno dei complimenti e di un sincero omaggio a chi ha saputo fare una politica buona, efficace, coraggiosa.
Congratulazioni, dunque, a David Cameron e agli amici del Partito Conservatore.
Il 26 aprile scorso il quotidiano inglese The Telegraph ha pubblicato una lettera firmata da Raffaele Fitto e da una trentina di deputati e senatori italiani a sostegno di David Cameron e dei Conservatori inglesi in vista delle elezioni del 7 maggio.
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Maggio 8th, 2015 Riccardo Fucile I VARI PUNTI CONTESTATI DELLA LEGGE TRUFFA
a) Perchè è una legge voluta solo da una parte della maggioranza;
b) Perchè c’era tutto il tempo di migliorare la legge elettorale e invece si è voluto approvarla a colpi di fiducia, senza ascoltare le opposizioni. Procedendo di fatto come ha fatto a suo tempo Berlusconi con il Porcellum, ovvero facendosi la propria legge elettorale senza dialogo.
Si ricorda che le prossime elezioni politiche si terranno nel 2018 e comunque la nuova legge elettorale non entra in vigore prima del luglio 2016;
c) Perchè l’assenza di un Senato forte fa mancare i contrappesi istituzionali;
d) Perchè tutti i parlamentari dei partiti di minoranza e metà dei parlamentari di maggioranza saranno scelti dai leader di partito e non dai cittadini.
Si è calcolato che l’Italicum consente ai partiti di continuare a nominarsi due terzi dei deputati, infatti sono circa 400 i capilista bloccati, cioè nominati dai capi partito che vanno dritti e filati a Montecitorio anche se nessuno li ha votati.
Almeno con il Porcellum, negli ultimi tempi, a casa di alcuni partiti (pochi) s’era stabilita una quota di nominati e una quota di eleggibili in base a elezioni primarie precedentemente svolte. Con l’Italicum scompare pure questo. In questo caso, l’Italicum sarebbe perfino un peggioramento del Porcellum.
e) Perchè un candidato può candidarsi in 10 collegi diversi: in questo modo i soliti noti si garantiranno un’altra legislatura in Parlamento;
f) . Perchè un solo partito avrà il 53% dei seggi con il voto di anche meno del 30% degli italiani;
g) Fattore “controllo” senza contrappesi
— permette al capo del partito o della lista che ha vinto le elezioni di essere, oltre che padrone del proprio partito, capo del Governo
— Sarà padrone della Camera (con il premio di maggioranza del 53%) .
Ricordo che invece al Senato, con la controriforma costituzionale voluta da Renzi, avremo una composizione di 100 eletti (dalle regioni) che fa circa 1/6 della Camera, costoro godranno dell’immunità parlamentare e svolgeranno compiti ancor non ben definiti e nebulosi. Al “padrone” non sarà difficile avere un un bel manipolo di senatori sui 100 piazzati, ciò gli permetterà di fare tutto quello che vuole anche al Senato.. Senza un granchè di contraltare.
— Sarà “padrone” dell’elezione del Presidente della Repubblica in quanto questo sarà diretta espressione della maggioranza di governo, infatti nei primi 3 scrutini l’elezione avverrà con maggioranza dei 2/3 dell’aula, dal quarto serviranno i 3/5, mentre dopo l’8° basterà la maggioranza assoluta).
— Chi andrà al governo con l’Italicum, controllerà direttamente o indirettamente anche 10 dei 15 giudici costituzionali: di cui 5 sono nominati dal Parlamento e sono 5 scelti dal Quirinale (scelto dal, o “amico” del, capo del governo).
Da ricordare che Corte Costituzionale è quel collegio di magistrati che ha il delicatissimo compito di valutare la costituzionalità delle leggi, bocciandole in caso di incostituzionalità , e deliberare nei casi di conflitto tra i poteri dello Stato… l’esecutivo rischierebbe quindi di esercitare un potere di controllo e di indirizzo sui 5 giudici nominati dal Parlamento e sugli altri 5 indicati dal Capo dello Stato, il quale, essendone il presidente, finirebbe per estendere il controllo del governo sui membri laici del Consiglio Superiore della Magistratura, organo di rilievo costituzionale in quanto previsto dall’articolo 104 della Carta
h) Con l’Italicum inoltre si nega la pos si bi lità di accordi poli tici alla luce del sole tra il primo e il secondo turno, “bia simando” «il mer cato delle vac che» che ne deri ve rebbe; creando però al contempo le con di zioni per chè que sto «mer cato» si svolga comunque, in modo sot ter ra neo e in forme pub bli ca mente impre sen ta bili, ma di fatto coercizzanti (per gli elettori che le subiscono senza averle scelte).
i) La soglia del 40% per il premio di maggioranza è troppo bassa. “Serviva almeno il 45% Si pensi che la famosa legge truffa del 1953 prevedeva il premio per chi avesse preso il 50% più uno dei voti.
l) Dulcis in fundo e a corallario di tutto (in attesa di altre magagne emergenti), l’Italicum: “Cambia di fatto la forma di governo, introducendo il presidenzialismo. Ma questo si può fare con una riforma della Costituzione, non tramite una legge elettorale” Paolo Maddalena, Presidente emerito della Corte costituzionale.
Daniele Oian
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Maggio 8th, 2015 Riccardo Fucile “TROPPI RITARDI E SBAGLIATO IL PRESIDE CHE DECIDE TUTTO”
“Massimo rispetto, massimo dialogo. Questo provvedimento verrà compreso a fondo, capito e apprezzato”.
Così il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, bolla la riforma della Buona Scuola al termine della riunione nella sede del Pd con il presidente del Consiglio Matteo Renzi, il ministro delle Riforme, Maria Elena Boschi, e i componenti dem della Commissione Istruzione.
Di tutt’altro avviso, invece, l’altra ex titolare del dicastero, Maria Chiara Carrozza, che lancia il suo grido d’allarme: “Le assunzioni di ruolo per il nuovo anno scolastico saranno un massacro. Per esperienza personale ho visto l’inizio dell’anno scolastico e siamo già in ritardo. Il rischio grosso — prosegue — è che a settembre con ce la facciamo ad avere gli organici al completo”.
La Carrozza, pur riconoscendo lo sforzo delle 100mila assunzioni, sottolinea conunque che “l’assunzione dei precari non è la riforma della scuola“.
Sono tanti i punti della riforma che si possono correggere.
“Tante persone che — spiega la Carrozza – hanno investito nell’abilitazione, ora si ritrovano fuori da questo piano assunzione. E non includere un piano con un indirizzo delle materie è un errore. Occorre dare un obiettivo specifico e di ampio respiro”.
La Carrozza critica anche il ruolo del preside-sindaco “che decide tutto” e sulla consultazione online del governo Renzi sulla riforma afferma: “E’ stata venduta per più di quello che era. Un conto è coinvolgere il Paese su come dov’essere il futuro della scuola italiana, un altro è un questionario online”
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Maggio 8th, 2015 Riccardo Fucile LAVORANO MENO DI SEI ITALIANI SU DIECI: LONTANI GLI OBIETTIVI EUROPEI
La notizia buona è che per la prima volta dallo scoppio della crisi finanziaria il tasso di occupazione degli
europei fra 20 e 64 anni è aumentato arrivando, lo scorso anno, al 69,2% e riducendo la forbice con il picco toccato nel 2008 quando aveva un lavoro il 70,3% della popolazione del Vecchio continente.
Quella cattiva è che l’Italia continua ad arrancare: peggio del nostro paese (tasso al 59,9%) fanno solo Grecia (53,3%) e Croazia (59,2%) solo che il risultato della repubblica balcanica va letto in chiave positiva perchè Zagabria ha già raggiunto l’obiettivo d’occupazione al 2020 indicato dall’Unione europea (59%).
L’Italia, invece, è lontana anni luce pur avendo uno dei target i più bassi dell’Ue: meno del 67% indicato per l’Italia c’è solo il dato della Croazia e quello di Malta (62,9%) che pure lo ha già superato con un tasso di occupazione al 66,3%.
Insomma anche per i tecnici di Bruxelles la situazione italiana resta tra le più complicate dell’intero Vecchio continente.
Certo chi è messo peggio come la Grecia e la Spagna che ha lo stesso tasso di occupazione italiano, eppure per Atene e Madrid, Bruxelles ha indicato obiettivi più ambiziosi per il 2020: il 70% di occupati per i primi, il 74% per gli altri.
Come a dire che per la Ue il mercato del lavoro è talmente ingessato che un’inversione di rotta pare quasi impossibile.
Nelle previsioni pubblicate oggi dall’Istat, il tasso di occupazione al 2017 potrebbe salire al 62,4%. Decisamente lontano dal dato della Germania (77,7%) o della vicina Francia (69,8%).
A livello europeo si registra la continua crescitandell’occupazione femminile arrivata al 63,5%, mentre quella maschile è al 75%.
I paesi con il più alto tasso di occupazione sono quelli nordici con in testa la Svezia (80%) seguita dalla Germania, dall’Olanda (76,1%) e Danimarca (75,9%).
Giuliano Balestrieri
(da “La Repubblica”)
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Maggio 8th, 2015 Riccardo Fucile CONSERVATORI A UN SOFFIO DALLA MAGGIORANZA ASSOLUTA SECONDO GLI ULTIMI EXIT POLL
A sorpresa trionfa il premier David Cameron, restano indietro i laburisti, con Ed Miliband sull’orlo delle dimissioni, conquistano ben 56 seggi su 59 i nazionalisti scozzesi con Alex Salmond e ritorna in Parlamento – dopo 7 anni di assenza.- Boris Johnson, il sindaco di Londra: anche se lo scrutinio non è ancora ufficialmente terminato, si delinea il quadro dei risultati delle elezioni in Gran Bretagna.
La vittoria di Cameron
Lo accusavano di essere apatico, debole, quasi appagato se non rassegnato. Di lui i nemici di partito a metà campagna elettorale dicevano: «David Cameron? Too posh to push». Troppo fighetto per spingere, per trascinare il popolo Tory a una vittoria che sarebbe dovuta arrivare facilmente, secondo alcuni osservatori, sull’onda dei dati macroeconomici della ripresa Brit.
E invece gli elettori lo hanno premiato: la Bbc, mentre si sta concludendo venerdì mattina lo spoglio delle schede delle elezioni britanniche, prevede che in conservatori di David Cameron riusciranno a conquistare 329 deputati sui 650 dei Comuni, ad un solo voto dalla maggioranza assoluta.
Un trionfo se il dato sarà confermato.
I Laburisti sulla base degli stessi dati si fermerebbero a 233 e i nazionalisti scozzesi a 56.
Al partito del Galles andrebbero tre seggi, all’Ukip di Nigel Farage due, ai Verdi uno, ad atri partiti 19.
La Borsa di Londra già festeggia sulla scia della vittoria dei conservatori: il Ftse 100 ha aperto in aumento dell’1,19% per poi accelerare subito a +2%.
Strong night
Alle 5 e 45 del mattino David Cameron è comparso davanti ai microfoni, in giacca e cravatta, stanco ma soddisfatto. Senza sorrisi e senza trionfalismi ha rimesso il cappello sulla sedia che già occupa da cinque anni al numero 10 di Downing Street. Ha parlato di una strong night, «una notte forte per noi Conservatori».
Poi il premier britannico ha twittato: «Un futuro migliore per tutti» e la foto di un abbraccio a sua moglie.
«Una nazione, un Regno Unito, ecco come spero di governare se sarò abbastanza fortunato da continuare come primo ministro», scrive Cameron.
Guerra Mondiale
Cameron ha parlato da statista, ringraziando per primi «coloro che settant’anni fa hanno lottato per salvare il nostro Paese e la nostra democrazia». Oggi è l’anniversario del VE Day, 8 maggio 1945, la vittoria in Europa, la fine della Seconda Guerra Mondiale.
La storia e il futuro: «Andiamo avanti nel nostro lavoro, costruiamo sulle fondamenta di quanto fatto finora», ha detto il primo ministro davanti a una piccola folla di simpatizzanti, nella circoscrizione dell’Oxfordshire dove è stato rieletto.
Poche parole prima di rimettersi in auto e tornare a Londra con «il difficile compito di tenere unito il Paese».
Capolinea Miliband
Sotto il Big Ben laburisti indietro di almeno settanta deputati (una ventina in meno rispetto alla sconfitta che costò il posto a Gordon Brown nel 2010). Per il suo successore Ed Miliband, 45 anni, il leader che doveva riportare il partito di Tony Blair alla vittoria elettorale, il capolinea potrebbe essere vicino.
Miliband ha parlato prima via Twitter e poi dietro il podio: «Notte difficile e deludente». Snob o no, ha vinto Posh Cameron.
Il quarantottenne primo ministro alla fine ha spinto eccome. E a Miliband non resterebbe che dimettersi: potrebbe farlo già nelle prossime ore.
Ma sono state un vero e proprio bagno di sangue le elezioni politiche di giovedì per il partito laburista guidato da Ed Miliband: persino Ed Balls, ministro ombra per l’economia, ha perso il suo seggio di Morley.
Balls è stato sconfitto per soli 422 voti,consentendo al partito conservatore di ottenere il seggio, e secondo alcune voci potrebbe chiedere un riconteggio delle schede.
Balls fra l’altro è anche marito di Yvette Cooper, anch’essa parlamentare laburista e ministro ombra dell’Interno.
Ambizione Bionda
Nelle retrovie del partito già sventolava impaziente la capigliatura di Boris Johnson, il sindaco uscente di Londra detto anche «Ambizione Bionda», pronto a prendere la guida dei Conservatori se «Posh David» avesse fallito addormentandosi sugli allori.
E invece, Ambizione Bionda dovrà aspettare il prossimo giro: ma la sua non è una sconfitta perchè il sindaco di Londra ritorna in Parlamento dopo sette anni di assenza. È stato eletto nella circoscrizione di Uxbridge and South Ruislip con oltre il 50% dei voti. Johnson è già stato in Parlamento per sette anni tra il 2001 e il 2008, per la circoscrizione di Henley in Oxfordshire.
Lasciò l’incarico per assumere il governo della capitale.
I massacrati di Nick
I liberal-democratici del vice premier Nick Clegg, alleati dei conservatori nel governo uscente, sono usciti con le ossa: una decina di seggi sui 57 che avevano. La «decapitation strategy» dei conservatori ha funzionato.
«Notte crudele e punitiva» ha commentato a caldo Clegg, che ha comunque mantenuto il seggi nella circoscrizione di Sheffield. Una batosta che fa dei Gialli di Nick (la sensazione del 2010) uno sparuto gregge di tramortiti agnellini al gioco di Cameron, nel caso Posh David ne avesse bisogno per avere una maggioranza in Parlamento.
Da escludere, per i lib-dem, una cosiddetta «alleanza dei perdenti» con i laburisti azzoppati, pur sorretti dalle schiere trionfanti dei deputati scozzesi dello Scottish National Party che la capoclan Nicola Sturgeon spedisce a Londra dal Nord.
Ukip terzo partito, Farage rischia di non essere eletto
Dal gioco elettorale esce con tanti voti ma pochi seggi l’Ukip (United Kingdom Independence Party), il partito anti-europeista e anti-immigrati di Nigel Farage.
Il sistema elettorale britannico (uninominale secco) gli permette di ottenere «soltanto» due seggi a Westminster, ma il bottino del 13-14% dei voti fa dell’Ukip (che chiede l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea) il terzo partito su scala nazionale. Anche se fino all’ultimo è rimasto incerto il destino del suo leader, imbrigliato dai conservatori di Cameron in una lotta all’ultima scheda in una circoscrizione costiera del sud.
Lo choc della serata
Passerà alla storia il momento in cui milioni di persone ieri sera hanno appreso i risultati degli exit polls. Per giorni e giorni i sondaggi avevano dato i due principali partiti in sostanziale parità . Una parità che riduceva lo scarto dei deputati e sembrava favorire la formazione di un governo Miliband, in quanto il Labour (pur secondo partito) avrebbe potuto contare sul sostegno dei separatisti scozzesi dati da tutti in grande avanzata.
Come previsto, il trionfo degli Highlander in Scozia c’è stato: gli exit polls alla chiusura dei seggi hanno attribuito al partito guidato dall’abilissima, calmissima Nicola Sturgeon, 44 anni. Addirittura 56 seggi sui 59 in palio sopra il Vallo Adriano. «Il leone di Scozia ha fatto sentire il suo ruggito» in tutta la Gran Bretagna, «inconcepibile ignorarci».
Così Alex Salmond, ex leader degli indipendentisti dello Snp ha celebrato il trionfo del suo partito alle elezioni britanniche.
Proprio Salmond guiderà ora un gruppo di ben 56 deputati alla Camera dei Comuni, mentre Nicola Sturgeon resta a Edimburgo. In Scozia, dove il conteggio è concluso, lo Snp ha preso 56 collegi su 59, quasi spazzando via il Labour da quella che fu una sua roccaforte e patria di vari suoi leader.
Chilometri di idee David ha spinto davvero. Di certo ha spinto (sull’acceleratore) l’autista del suo pullman elettorale: nelle ultime 48 ore prima del voto il premier ha girato no-stop da un angolo all’altro del Paese. Il più sedentario Miliband aveva fatto spallucce: «Non contano i chilometri, ma le idee».
(da “il Corriere della Sera”)
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