Maggio 14th, 2015 Riccardo Fucile
ATTENZIONE A NON ADDORMENTARVI A UNA PARATA: LA “SVIZZERA ASIATICA” POTREBBE ESSERVI FATALE
In tutti noi affezionati frequentatori del pisolino postprandiale le notizie provenienti dalla Corea del Nord suscitano un moto istintivo di solidarietà e orrore.
Il dittatore locale Kim Jong-un avrebbe fatto uccidere a cannonate il ministro della Difesa, colpevole di essersi addormentato durante una parata.
L’abbiocco digestivo, pratica assai diffusa in molti uffici pubblici non solo coreani, è stato considerato dal compagno Kim un «atto di slealtà » nonchè una «grave mancanza di rispetto» nei suoi confronti.
E’ probabile che il giovane despota, già segnalatosi alle cronache per l’uccisione a freddo dello zio, avesse curato personalmente le coreografie della cerimonia.
Che abbia interpretato gli sbadigli del ministro come una critica larvata?
La sproporzione tra la colpa e la pena appartiene al grottesco di ogni dittatura e si rimane sempre sconvolti nel vedere fino a che punto di abiezione possono ridursi gli esseri umani, sia nel comandare sia nel servire.
La biografia di Kim contiene due aspetti particolarmente inquietanti (oltre al terzo: ha la bomba atomica).
Il primo è la subalternità dell’educazione ai geni e all’ambiente.
Quell’uomo è stato allevato nei più costosi collegi svizzeri, ma gli è bastato ereditare il potere per ripetere le gesta feroci dei suoi avi.
Il secondo è l’amicizia con Salvini e Razzi, concordi nel definire la Corea di Kim «una Svizzera asiatica».
Fossi in quei due statisti, mi precipiterei dal dittatore a chiedere delucidazioni su un delitto che allunga un’ombra sulla loro perspicacia in politica estera.
Ma ci andrei a stomaco vuoto.
Per non correre il rischio di appisolarmi.
Massimo Gramellini
(da “La Stampa”)
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Maggio 14th, 2015 Riccardo Fucile
IL DURO COMUNICATO DELLA CASA DELLA LEGALITA’ CONTRO LE DICHIARAZIONI DELLA CANDIDATA CINQUESTELLE A GOVERNATORE DELLA LIGURIA SULL’IMBARAZZANTE CASO IMPERIESE
La candidata del M5S alla Presidenza della Regione Liguria Alice Salvatore sulla questione Maffodda afferma che «Anche Peppino Impastato era figlio di un mafioso…».
Questa dichiarazione della Salvatore è un insulto intollerabile alla memoria di Peppino.
Peppino Impastato ha ripudiato il padre, non solo distaccandosi radicalmente da questi e dall’ambiente mafioso a cui il padre apparteneva, ma lo ha fatto pubblicamente, con assoluta nettezza e senza la minima ambiguità .
Peppino ha fatto della lotta alla mafia ed all’omertà l’impegno della propria vita. Paragonare la figura di Peppino Impastato a Carmine Mafodda, esponente di una famiglia di ‘ndrangheta, figlio di un esponente di spicco della cosca è gravissimo oltre che assolutamente errato.
Un accostamento ed un paragone che come Casa della Legalità riteniamo assolutamente intollerabile.
Mafodda mai si è distaccato da quella famiglia, mai ha ripudiato il padre e la famiglia, restandoci, invece, costantemente legato.
Prima di parlare sarebbe bene informarsi, capire, anche per rispetto alle scelte, all’impegno ed alla memoria di Peppino Impastato.
Casa della Legalità
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Maggio 14th, 2015 Riccardo Fucile
L’APPELLO DEL CAPOGRUPPO GRILLINO IN COMUNE A IMPERIA: “RELAZIONI PERICOLOSE” CON AMBIENTI DELLA ‘NDRANGHETA
“Noi chiediamo agli elettori di votare il M5S, ma di non dare preferenze ai candidati in provincia di Imperia. Ci sono troppe ombre».
Chi parla è Antonio Russo, capogruppo grillino in Comune a Imperia.
Il primo a sollevare il «problema delle relazioni pericolose» che attraversano il M5S nel ponente ligure.
Una storia di amicizia e politica su cui nel M5S della provincia di Imperia si sta consumando una spaccatura profonda, mentre fuori dai confini imperiesi il resto della compagine grillina è in preda ai dubbi: prendere posizione contro oppure fidarsi della strada indicata semplicistica dalla candidata alla presidenza della Liguria, la battagliera Alice Salvatore: «Se ci attaccano è perchè diamo fastidio».
Storia di amicizia e di politica, si diceva.
Due i protagonisti. Il primo: Carmine Mafodda, attivista dell’M5S di Taggia. Porta un cognome scomodo, quello di una famiglia legata alla ‘ndragheta.
Il secondo è il suo amico fraterno, un altro pentastellato, Daniele Comandini, artigiano edile, candidato alle elezioni regionali del 31 maggio, anche lui di Taggia e del meet up “piglia tutto” secondo la denuncia di Russo.
Un passo indietro.
Bisogna bussare alla porta della Casa della Legalità e parlare con Cristian Abbondanza per capire cosa significa il cognome Mafodda nella zona di Taggia: «Si parte dalla sentenza del processo Teardo e si arriva all’inchiesta Maglio 3: quella dei Mafodda è una famiglia di ‘ndragheta con vincolo di sangue, a partire da Luigi, nonno di Carmine».
Alla dinastia «appartengono i figli di Luigi: Aldo, Mario, Rocco e Palmiro, il padre di Carmine».
A Carmine la Casa della Legalità rimprovera di non aver mai preso le distanze dalla famiglia.
Ancora Abbondanza: «C’è un aspetto che dovrebbe far pensare i grillini: nella zona di Taggia alle elezioni politiche e a quelle Europee il Movimento ha preso in media dal 5 all’8% in più di voti rispetto al resto della provincia. Significa che la ‘ndrangheta lo sta usando».
Resta comunque un fatto: anche votando il partito indirettamente si favorisce l’elezioni del favorito e discusso Comandini: l’errore è stato fatto al momento della composizione della lista.
(da “il Secolo XIX“)
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Maggio 14th, 2015 Riccardo Fucile
IL SINDACO DI SALERNO QUATTRO PUNTI DAVANTI A CALDORO
I sondaggi indicano tendenze, non sono oracoli.
La recente dèbà¢cle in Inghilterra, dove pure la storia dei sondaggi elettorali è molto più lunga e solida della nostra e dove il comportamento elettorale è almeno in parte meno complesso, devono suggerirci una decisa cautela.
Oggi molti elementi rendono difficili le stime, in particolare per le Regionali alle porte.
La partecipazione, che in questi casi è più contenuta.
L’incertezza, che è diffusa e porta non pochi elettori a decidere il proprio voto a ridosso della domenica elettorale quando non nello stesso giorno.
L’elevata mobilità elettorale che ha contraddistinto e continua a contraddistinguere i nostri connazionali a partire dalle Politiche 2013.
Cercheremo allora di cogliere le tendenze principali che i numeri ci indicano .
In Campania la partita è aperta, ma Vincenzo De Luca si posiziona in testa, pur se con un margine che non dà ancora sicurezza del risultato.
Sembra quindi che le pur pesanti critiche che hanno investito il candidato del Pd, per la tagliola della legge Severino e per la composizione delle liste (che ha portato Saviano a dire che «Gomorra è nelle liste di De Luca»), non abbiano avuto un forte impatto tra gli elettori.
Anche se un certo disagio sembra esprimersi a favore del candidato del M5S Valeria Ciarambino, che ottiene un discreto risultato e almeno in parte recupera voti anche da ex elettori pd che non ritengono di votare per De Luca.
Il sindaco decaduto di Salerno per effetto della norma Severino si colloca tra il 37 e il 40 per cento delle preferenze, secondo il sondaggio.
Tiene a distanza (ma non di sicurezza) il suo principale sfidante di Forza Italia Stefano Caldoro, governatore uscente.
Caldoro oscilla tra il 33 e il 36 per cento delle preferenze.
Buona percentuale anche per il Movimento 5 Stelle, con la candidata Valeria Ciarambino (14-17%).
Resta alto il numero degli indecisi – non votanti: è il 51,4%.
Il governatore uscente si colloca a ridosso del candidato pd, ma il suo risultato non è tranquillizzante.
Da un lato perchè la valutazione del suo quinquennio di governo non è confortante (oltre il 60% dà un giudizio negativo del presidente della Regione, percentuale che supera il 70% quando si tratta di valutare l’amministrazione).
Dall’altro la presenza di esponenti dell’area di centrodestra nelle liste di De Luca ha probabilmente contribuito a spostare voti da quell’area.
In Campania è assai elevato il fenomeno del voto di preferenza: nel 2010, secondo uno studio di Roberto D’Alimonte per il Cise, il tasso di preferenze in Campania fu del 90,6% contro il 26,6% della Lombardia.
Questo significa che conteranno molto le ultime settimane di campagna elettorale che vedranno muoversi massicciamente i candidati, ciò che potrebbe modificare anche in maniera sostanziale gli orientamenti di voto.
Nel caso della Campania poi l’area «grigia» (elettori indecisi o astensionisti) è estremamente elevata
Per quel che riguarda le liste il Pd ha un risultato inferiore alle Europee ma superiore a Politiche e Regionali, mentre un buon consenso ottengono le liste collegate a De Luca e in particolare quelle che usano il suo nome.
In netta difficoltà invece Forza Italia, che fa registrare un calo di circa 10 punti rispetto al voto europeo che era già il punto più basso recentemente raggiunto.
Anche se le liste collegate a Stefano Caldoro ottengono risultati intorno al 10%, non riescono a colmare il gap rispetto alle liste che sostengono l’avversario.
Il M5S infine, pur in contrazione, sembra ottenere risultati tutto sommato non disprezzabili.
Una situazione quindi decisamente fluida che può veder anche cambiamenti importanti negli ultimi giorni di campagna elettorale.
Nando Pagnoncelli
(da “il Corriere della Sera”)
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Maggio 14th, 2015 Riccardo Fucile
“CARO RENZI, LE PAROLE NON BASTANO”
L’imbarazzo sugli “impresentabili” è palpabile anche nei volti.
Davide Mattiello, prima di essere un parlamentare del Pd molto attivo in commissione Antimafia, era con don Ciotti a Libera.
Solca preoccupato il corridoio dei passi perduti: “Innanzitutto, io mi fido e credo all’analisi che fanno del fenomeno Roberto Saviano e Rosaria Capacchione, e credo che dovrebbero farlo tutti, perchè siamo di fronte a persone che hanno una conoscenza profonda del territorio. E questo è il primo punto che va ribadito. Il secondo è che la forza delle organizzazioni mafiose sta nella relazione con la politica. Lo dico in modo ancora più chiaro: la mafia è forte perchè ha intrecci con la politica. Alcune volte queste relazioni hanno caratteristiche penalmente rilevanti, altre volte no. Ma è certo che la politica ha delle responsabilità prima della magistratura. Non possiamo trincerarci dietro il ‘penalmente rilevante’ per fuggire alle nostre responsabilità ”.
È un insofferenza profonda quella che avvolge la pancia del Pd.
Anche dopo l’uscita di Renzi sulle canidature “imbarazzanti”.
Perchè, appunto, sono solo parole.
Insofferenza che va oltre le correnti, gli equilibri interni, i tatticismi. Indignano le parole di Vincenzo De Luca, che dopo aver imbarcato cosentiniani, ex fascisti, e riciclati, non perde occasione per attaccare Saviano: “Ha detto sciocchezze — dice De Luca – credo che si stia avvitando sulla sua immagine”.
Parole all’ombra delle quali ognuno si sente libero di dire la sua.
Ecco che Aveta, quello del braccio alzato e delle gite a Predappio, in un’intervista a Concita Sannino su Repubblica, dice: “Dopo 24 anni di militanza nella Destra ora il faro è Renzi”.
Ecco che Enricomaria Natale, a proposito delle parole di Renzi sulle candidature impresentabili, dice al Fatto: “Il premier non parla di me”.
Su Natale Saviano aveva detto, nella sua intervista all’HuffPost: “È certamente quello di Natale il nome più eclatante perchè la sua famiglia è stata più volte accusata di essere in continuità con la famiglia Schiavone”.
E poi c’è la fabbrica dei riciclati di Michele Emiliano. Con Eupreprio Curto che a Repubblica di Bari spiega come mai provenendo dal Movimento sociale, ora sta con Emiliano.
Certo, un conto sono i riciclati altro le zone grigie di contiguità con la criminalità .
Ma le parole di Renzi sono insufficienti per molti.
Prosegue Mattiello, che nel cuore ha ancora Libera di Don Ciotti: “Il Pd deve mettere dei filtri. Non basta constatare che è stato imbarcato di tutto, come dice Renzi. La semplice constatazione viene letta dalle associazioni mafiose come tolleranza, il messaggio arriva agli ambienti mafiosi come connivenza”.
Brucia la questione degli impresentabili. Anche tra quelli che non si possono considerare oppositori di Renzi.
Walter Verini, già braccio destro (e sinistro) di Veltroni dice: “Ha ragione Renzi quando dice che certe candidati sono invotabili. Ma oltre a questo è che noi dobbiamo che certa gente e certi ambienti guardino al Pd. Deve essere chiaro che non hanno a che vedere con un partito che si batte per la legalità . E in questo senso Roberto Saviano va ascoltato”.
E qui Verini probabilmente ha in mente il grido che Walter Veltroni lanciò nel 2008 da tutte le piazze del Sud, dopo aver varato l’operazione “liste pulite” pretendendo che il suo partito non candidasse gli indagati: “Non vogliamo i voti dei mafiosi — diceva Veltroni – perchè vogliamo distruggere la camorra, la mafia, la ‘ndrangheta. Non votateci, perchè sappiate che il Pd vuole distruggervi”.
Parole che Renzi non ha mai pronunciato, alimentando così l’imbarazzo di molti.
Ermete Realacci non ci gira attorno: “Io, per la cultura politica che ho, sono imbarazzato dal profilo delle liste. E sono imbarazzato perchè a questo punto il problema è irrisolvibile. Dobbiamo sperare che i cittadini nell’urna siano saggi e scelgano il male minore, e che le presenze inopportune non siano condizionanti nei futuri consigli regionali. Credo che questa situazione sia stata prodotta da disattenzione e sciatteria: pur di vincere si è preso di tutto. Ora però, dopo le elezioni occorrerà fare una riflessione e prevenire che possa ripetersi in futuro”.
All’Antimafia le parole di Saviano, ma non solo, hanno già fatto scattare l’allarme.
La presidente Rosy Bindi ha avviato una ricognizione delle liste per una verifica.
In Antimafia, tra i parlamentari più impegnati, c’è Laura Garavini: “Su questioni di questo tipo — dice — io credo che non possiamo mettere in dubbio ciò che dicono persone che stanno in loco, di specchiata moralità e indubbia competenza come la Capacchione. E se sul Pd non ho preoccupazioni, per quel che riguarda le liste collegate, faccio l’appello: non votate le persone dove c’è timore, preoccupazione, fondato sospetto. E credo che sarebbe opportuno che De Luca, e con lui ogni candidato, dicesse chiaramente: non voglio i voti delle mafie”.
Ecco, l’ammissione di Renzi che gli impresentabili ci sono e che non li voterebbe non ha avuto l’effetto di rasserenare il Pd. Anzi. Proprio Rosaria Capacchione, invita a passare dalle parole ai segnali concreti: “Bene che Renzi l’abbia detto. Ma ora deve essere conseguente. Perchè così vinci le elezioni, ma vince un’altra cosa. Incontro quotidianamente ragazzi, che non c’erano ai tempi di Berlinguer e che hanno creduto nel messaggio di rinnovamento e di rottamazione di Renzi, e ora sono spaesati. Dicono: stavamo con Renzi per toglierci di torno questa gente che ha rovinato il nostro paese ora ce la ritroviamo tra di noi. Dicono a Renzi: se non cambi nemmeno tu, perdiamo la speranza. Servono segnali concreti, per questo rivolgo anche a De Luca un appello: ci dica subito quale sarà la sua giunta. Oggi, non dopo il voto”.
(da “Huffingtonpost”)
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