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ANCHE LA ‘NDRANGHETA NEL ROMANZO CRIMINALE DEL CALCIOSCOMMESSE

Maggio 20th, 2015 Riccardo Fucile

PARTITE TRUCCATE E CAMPIONATI FALSATI

Due campionati di calcio falsati, quelli in corso di Lega Pro e della Lega Dilettanti.
L’ombra della combine che si allunga anche sulla Serie B, con un paio di partite sospette. Calciatori che si fanno autogol o si fanno espellere apposta, dirigenti che truccano le partite, magazzinieri che si vendono le prestazioni dei giocatori.
Finanziatori stranieri del Kazakhstan, della Serbia, della Russia. La mano della ‘ndrangheta
Minacce di morte, pistole e kalashinikov, pure il sequestro di un albanese, Nerjaku Edmond, per un “debito” da 160mila euro dovuto a una partita finita come non doveva.
C’è tutto il brutto dello sport più amato d’Italia, in quest’ultimo capitolo sul calcioscommesse, svelato dall’inchiesta della procura distrettuale di Catanzaro.
E il pm che ha firmato il provvedimento di fermo per 50 persone, Elio Romano, scrive: «Siamo di fronte a un nuovo romanzo criminale. Urge una riforma radicale della normativa che regolamenta tali tipologie di scommesse».
“Dirty soccer”, si chiama l’indagine. E di sporcizia, i poliziotti della squadra mobile di Catanzaro e dello Sco diretto da Renato Cortese, ne hanno ascoltata parecchia in sei mesi di intercettazioni.
Sono finiti in galera in cinquanta, tra presidenti di società  (Mario Moxedano del Neapolis, Antonio e Giorgio Flora del Brindisi), dirigenti sportivi (11), allenatori (2), calciatori (12), faccendieri e finanziatori.
Sono accusati di associazione per delinquere finalizzata alla frode sportiva, alcuni con l’aggravante mafiosa perchè favorivano la cosca Iannazzo di Sambiase-Lamezia Terme.
Gli indagati sono una settantina e le partite truccate 28, di cui 17 di Lega Pro e 11 di serie D. Le squadre coinvolte sono 33: dalla Pro Patria al Monza, dalla Torres all’Aquila, dalla Juve Stabia alla Cremonese.
Il procuratore della Figc Stefano Palazzi, che ha già  preso contatti con il capo della Dda di Catanzaro Vincenzo Lombardo, dovrà  intervenire per riscrivere le classifiche, con i play off e i play out in corso
Un terremoto, dunque. Scoperto grazie a una telefonata tra il boss della ‘ndrangheta Pietro Iannazzo e il presidente del Neapolis (milita nel girone I della Serie D) Mario Moxedano.
Da lì gli investigatori sono arrivati a scoprire due distinte organizzazioni criminali che agivano, una sulla serie D e una sulla Lega Pro, per truccare gli incontri.
Comprare una partita di Lega Pro costava tra i 40 e i 50mila euro, ma a volte ne bastavano 5mila per avere la disponibilità  dei calciatori.
La prima ruotava attorno alle figure di Moxedano, Antonio Ciccarone, ds del Neapolis, e Iannazzo.
I tre, con la collaborazione di dirigenti, organizzano le frodi per portare il Neapolis alla promozione. La stessa cosa, ma in un altro girone, facevano i dirigenti del Brindisi.
La seconda associazione aveva invece al vertice Fabio Di Lauro, ex calciatore e faccendiere, e i due soci occulti della Pro Patria Mauro Ulizio e Massimiliano Carluccio.
Di Lauro era il referente unico dei «signori delle scommesse dell’est Europa», serbi e sloveni soprattutto, ma anche russi ancora da identificare, che tiravano fuori i soldi per corrompere i calciatori, prima, e scommettere sulle combine, poi.

Fabio Tonacci e Francesco Viviano
(da “La Repubblica”)

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DA 14 TRIMESTRI IL NOSTRO PIL E’ SOTTO LA MEDIA EUROPEA

Maggio 20th, 2015 Riccardo Fucile

LA DENUNCIA DEL CENTRO STUDI IMPRESA LAVORO: SIAMO IL FANALINO DI COSA IN EUROPA, PEGGIO DI NOI NESSUNO

Altro che crescita: per il quattordicesimo trimestre di fila, il Pil italiano fa segnare un andamento peggiore di quello della media dell’Unione Europea.
Un’analisi del Centro studi Impresa Lavoro (condotta analizzando le rilevazioni che misurano lo scostamento rispetto al trimestre precedente) rivela infatti che dall’insediamento del Governo Monti ad oggi il nostro Prodotto interno lordo è sempre andato peggio della media dei nostri partner europei.
Il +0,3% fatto segnare nel primo trimestre del 2015 non deve trarre in inganno.
Se guardato in chiave comparata si tratta di un dato tutt’altro che esaltante: la media dell’Europa a 28 cresce dello 0,4%, la Spagna dello 0,9%, la Francia dello 0,6%. Come noi crescono sia Germania che Regno Unito, ma con una piccola differenza: questi Paesi hanno sempre fatto sensibilmente meglio di noi in tutti i 13 precedenti trimestri.
E solo in un trimestre su quattordici non siamo risultati gli ultimi in assoluto tra i grandi Paesi europei: è accaduto nel terzo trimestre del 2012, quando la Spagna ha fatto leggermente peggio di noi (-0,30% contro -0,20%).
Concretamente questo significa che — fatto 100 il Pil nel terzo trimestre 2011 — quello italiano vale oggi in termini reali 95,4 contro una media europea di 101,8.
Ci battono praticamente tutti i Paesi: negli ultimi 14 trimestre il Regno Unito ha visto crescere il suo Pil del 6%, la Germania del 3,8%, la Francia dell’1,1%, la Spagna dello 0,5%.
Il reddito prodotto in Italia è invece sceso del 4,6%.

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INTERVISTA AL PROCURATORE AMENDOLA: “IL DDL ECOREATI? È DEBOLE E ISPIRATO DA CONFINDUSTRIA”

Maggio 20th, 2015 Riccardo Fucile

“MEGLIO IL VECCHIO CODICE PENALE DEGLI ANNI ’30”

Vent’anni per averla, tre elementi per renderla inutile, se non dannosa”.
A spiegare le criticità  della legge sugli ecoreati — che ieri è passata in carrozza in Senato — è il procuratore capo di Civitavecchia, Gianfranco Amendola, uno dei padri dell’ambientalismo italiano: “Il primo problema si pone sul termine ‘abusivamente’: mette paletti rispetto alla punibilità  di alcuni importanti reati come il ‘disastro ambientale’. La legge non prevede che sia punito chi commette un omicidio ‘abusivamente’ o chi provoca un incendio ‘abusivamente’. È un termine superfluo”.
E allora perchè lo hanno scritto?
Per accontentare Confindustria, che vuole sempre avere la ‘certezza del diritto’. Hanno paura che, pur rispettando tutte le leggi ambientali, le imprese finiscano sotto processo. Ma è un falso problema. Qualsiasi studente di diritto penale sa che non esiste la responsabilità  oggettiva, si è puniti solo se si agisce con dolo o colpa: cioè, nel nostro caso, imprudenza, imperizia, negligenza e inosservanza di norma.
Insisto: perchè abusivamente?
Per avere un termine che condizioni la punibilità . Quella parola è già  nel Testo unico ambientale, ma si riferisce a “chi gestisce abusivamente ingenti quantità  di rifiuti”. La precisazione è necessaria, perchè non si può perseguire chiunque gestisca rifiuti, ma solo chi lo fa senza autorizzazione. In questo caso però mi chiedo: come può una persona essere autorizzata a commettere un disastro?
C’è chi contesta questa sua interpretazione.
In audizione in Senato, a settembre, Confindustria ha sostenuto esattamente la tesi secondo cui “abusivamente” significa “senza autorizzazioni”. Davano per scontato che, se un’azienda è autorizzata, non sia punibile per disastro ambientale. Solo che non gli bastava: siccome per la Cassazione un’autorizzazione illegittima non esiste, volevano che “abusivamente” coprisse anche questi casi. La responsabilità  della ditta dovrebbe insomma scattare solo in caso di corruzione. La tesi di Legambiente, invece, che sostiene che l’avverbio estende il campo di applicazione della legge non ha senso. Semplicemente, hanno trovato un compromess
Cioè?
Gli industriali non hanno contrastato il ddl, ma hanno preteso che restasse il termine. Le leggi sono frutto di compromessi.
Quali saranno le conseguenze?
Ce n’è una sola per l’indefinitezza dei termini e la presenza di aggettivi vaghi come “significativo deterioramento” dell’ambiente: si lascia spazio all’interpretazione e diventa più difficile accertare il reato.
Cosa ne pensa delle pene?
Secondo punto critico. Non credo che la difesa del territorio si faccia con la galera, ma ci sono normative Ue che richiedono sanzioni “efficaci, proporzionali e dissuasive”. Questa legge prevede, per il disastro ambientale, una pena fino a 15 anni di reclusione. Poi però dice che nell’ipotesi di disastro colposo — cioè quello che succede sempre, perchè solo i terroristi lo causano di proposito — la pena si riduce a cinque anni. Uno scippo ne ‘vale’ sei. Poi c’è il “ravvedimento operoso”: se chi sta commettendo il reato ambientale si ravvede e cerca di sistemare le cose, può puntare allo sconto di due terzi della pena. Ci manca che gli diano un premio.
Qual è il terzo punto critico?
Reati già  previsti, ma che non costituiscono delitto. Chiunque, ad esempio, gestisce una discarica senza autorizzazione potrà  avere un termine temporale entro cui mettersi in regola. Le prescrizioni gliele dà  la polizia giudiziaria e, se si mette in regola, il processo penale si estingue. Questa legge elimina parte del poco che c’è e il nuovo che porta non è granchè.
Perchè quasi tutto l’ambientalismo italiano sostiene la legge?
Anch’io, come loro, all’inizio pensavo “meglio poco che niente”, ma c’è un limite oltre il quale non si può andare. Legambiente ha replicato alle mie posizioni dicendo che nel 1999 sono stato consulente per una norma simile. Non me lo ricordo, ma non è il consulente che fa le leggi. Una caduta di stile.
Cosa succederà  adesso?
In attesa che cambino le condizioni politiche e si possa migliorare questa legge, per fortuna resta in vigore il buon vecchio codice penale degli anni ’30.

Virginia Della Sala
(da “La Repubblica”)

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ECOREATI, SUONA LA GRANCASSA MA E’ UN’ALTRA PATACCA

Maggio 20th, 2015 Riccardo Fucile

I CINQUESTELLE, PUR DI INTESTARSI LO SPOT, APPROVANO SENZA CAPIRE… L’UNICO CHE HA COMPRESO E’ BONELLI DEI VERDI

L’unico a esprimere perplessità  sullla legge appena passata al Senato sugli Ecoreati è stato il co-portavoce dei Verdi Angelo Bonelli per alcune evidente e volute falle che lasceranno impunite situazioni come quelle dell’Ilva o di Porto Tolle.
Ricorda Bonelli: ” La legge sugli ecoreati contiene una norma, l’articolo 452 quater, che stabilisce che il reato di disastro ambientale è tale solo se “cagionato abusivamente”. Con questa norma l’inchiesta “Ambiente Svenduto” sull’Ilva, e quindi il processo, non ci sarebbe mai stato. Non si potranno più svolgere i processi contro quelle grandi industrie che impunemente hanno inquinato e attentato alla salute dei cittadini, ma lo hanno fatto in nome di un’autorizzazione dello Stato e quindi non abusivamente, facendo dipendere l’esistenza del delitto da un intervento solo amministrativo quale è il rilascio di un’autorizzazione. ”
Aggiunge Bonelli: ” Oltre al disastro ambientale abusivo questa legge ha un altro punto debole: per essere considerato disastro, il deterioramento ambientale di aria, acqua deve essere misurabile e devono essere compromesse porzioni significative di suolo e sottosuolo. Senza dire, però cosa significa e come si misura. E quali sono le “porzioni significative” del suolo e del sottosuolo?”
E ancora: “Per chi attenta all’ambiente e alla salute dei cittadini, poi, è previsto il ravvedimento operoso con lo sconto della pena del 67 per cento. Ma, domando: perchè il disastro ambientale per essere punito dalla legge deve essere abusivo? Esistono, forse, disastri ambientali non abusivi?”
Autorevoli magistrati, come Gianfranco Amendola e Maurizio Santoloci, da mesi avevano chiedendo, inascoltati, di modificare quelle norme.
Implicitamente il disastro ambientale abusivo è un salvacondotto penale: lo stesso, con diversa scrittura, che è stato concesso a chi gestisce l’Ilva di Taranto, città  dove i bambini si ammalano di tumore per un +54% rispetto alla media nazionale.
Ecco perchè la nuova legge è una grossa patacca, uno spot elettorale di cui anche i grillini hanno dimostrato di non capire le conseguenze.

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CHE FORTUNA ESSERE IL FIGLIO DEL CAPO DELLE FERROVIE NORD

Maggio 20th, 2015 Riccardo Fucile

LA VITA NEL LUSSO LA PAGA PAPI COI RIMBORSI… NORBERTO ACHILLE REGOLAVA MULTE E SPESE CON I SOLDI DELL’AZIENDA

«Papà , sono contento di ciò che sono diventato. E un po’ è anche merito tuo, per cui grazie per ogni singolo momento». Firmato «Tuo figlio Marco».
Il messaggio è di Marco Achille, figlio trentacinquenne di Norberto Achille, il presidente di Ferrovie Nord indagato della Procura di Milano con l’accusa di peculato.
Al manager, che aveva annunciato le sue dimissioni, sono contestate maxi spese a favore dei familiari: 124mila euro solo di conti telefonici, guida privata dell’auto blu, carte di credito usate per pagare vestiti, mobili, alberghi e cene.
Perfino le scommesse sportive.
Non solo: nella lista ci sono anche 124mila euro di multe accumulate da uno dei figli alla guida delle Bmw aziendali. E pagate attingendo alle casse di Ferrovie Nord, alla faccia dei pendolari lombardi.
Tutto questo denaro, secondo l’accusa del Pm Giovanni Polizzi, sarebbe servito a garantire la vita bella del figlio, un giovane che ama gli orologi di lusso, le gite in motoscafo e i pranzi gourmet, e che non disdegna gli affari: segue infatti numerose società , fra cui — come può rivelare l’Espresso – una Ltd registrata a Londra in cui è coinvolto anche il padre.
Un uomo a cui l’esuberanza dei rampolli è costata cara: «Le intercettazioni sembrano ricondurre le disinvolte prassi di spesa soprattutto ai comportamenti dei figli e alla mancata forza del padre di porvi argine», scrive infatti Luigi Ferrarella su Il Corriere della Sera .
«Il manager», spiega il suo avvocato Gianluca Maris, «aveva iniziato a restituire il denaro: era stato lui stesso a chiedere il rapporto che aveva evidenziato i conti fuori controllo, concordando con l’azienda i rimborsi delle spese ingiustificate».
Mannaggia ai lussi, insomma. Ed eccoli i figli, Marco e Filippo.
In Rete è più riservato il secondo, più estroverso il primo, sorridente dal torso scolpito fra autoritratti in barca, selfie-con-scultura-del-Duce, pranzi al “Bistrot” di Forte dei Marmi (frequentato anche da Belen), pose muscolari in stile Baywatch e party alla moda.
C’è anche lo scatto orgoglioso del polso con indosso un orologio da 54mila euro : un Royal Oak Audemars Piguet tempestato di brillanti.
Tra i televisori al plasma, i pavimenti di marmo, la casa nuova su due piani in centro e lo champagne, sui social network di Marco compare a sorpresa anche l’immagine frugale di Papa Francesco, per la Benedizione Apostolica “impartita di cuore” da Sua Santità  al papà  Norberto Achille il 13 dicembre 2013. E pubblicata dal figlio poco dopo.
Prima il piacere, poi il business. Achille padre infatti ha gestito fino all’aprile scorso la “Palladium 2013 Limited”, una società  di Londra che era stata amministrata anche dal figlio (uscito di scena nel 2014) insieme a uno dei fondatori dello studio di commercialisti di Milano dove lavora.
La società  londinese, pur avendo un capitale minimo, possiede il 50 per cento di una holding che a sua volta controlla un’immobiliare di Bratislava dal capitale milionario, la “Retail Slovakia”, specializzata nella compravendita di appartamenti e uffici.
Anche a Milano, Marco Achille, oltre al suo impiego come commercialista, ha a che fare con dimore e palazzi. È infatti titolare e amministratore unico dell’immobiliare Techimm srl (ora Techfin), che possiede beni in via della Chiusa, nel pieno centro di Milano, alle spalle della Basilica di San Lorenzo.
È poi socio di un’altra immobiliare e consigliere di una terza, oltre che fondatore di una palestra di Boxe, intestatario del 25 per cento di un’azienda che si occupa di commercio all’ingrosso per articoli medicali e di una “New Parking company” inattiva.
Nonostante tutto questo, e nonostante due appartamenti di proprietà , uno a Basiglio (il comune con i redditi pro capite più alti d’Italia, da quando Silvio Berlusconi inaugurò Milano3) e uno nel capoluogo, nell’ultima indicazione pubblica dichiarava un reddito imponibile di 28mila euro.
L’informazione arriva dalla sua “scheda per la trasparenza” pubblicata sul sito web del Comune di Milano.
Già , perchè il figlio del manager ed ex assessore di Forza Italia Norberto Achille ha anche un incarico pubblico: siede nel collegio dei revisori della Fondazione Milano , l’ente che coordina l’attività  culturale ed educativa delle scuole civiche di musica, cinema e teatro.
È stato nominato il primo marzo del 2012 e lì resterà  fino all’aprile del 2016, percependo un gettone di 41 euro a presenza e un fisso di 5mila euro.
Un bel record per un giovane di 35 anni.

Francesca Sironi
(da “L’Espresso”)

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