Maggio 29th, 2015 Riccardo Fucile
TEST PILOTA PER FAVORIRE INTEGRAZIONE: HANNO ADERITO DIECI AZIENDE AGRICOLE E MOLTI RIFUGIATI
L’integrazione? Passa anche (e soprattutto) da un lavoro ben retribuito. 
O almeno la pensano così in Svizzera, dove un progetto pilota punta ad assumere i rifugiati proponendo uno stipendio fino a tremila euro al mese.
L’obiettivo è duplice: attirare forza lavoro per le aziende agricole locali alla disperata ricerca di manodopera e agevolare il processo di integrazione.
In particolare l’Unione Svizzera dei Contadini e la Segreteria di Stato per l’Immigrazione (SEM) sosterranno l’impiego dei rifugiati per i prossimi tre anni anche con l’apprendimento delle lingue.
Dieci aziende agricole di tutta la Svizzera sono state selezionate per questo test pilota e già molti sono i rifugiati che hanno accettato.
Lo stipendio dell’agricoltore neo assunto sarà per il primo mese di duemila euro e il secondo mese potrà raggiungere anche i tremila.
Inoltre nell’Unione svizzera dei contadini è stata avviata una campagna per favorire l’immigrazione che intende integrare professionalmente i lavoratori agricoli anche grazie a prestazioni parallele, come l’apprendimento delle lingue.
In questo modo, è l’obiettivo dell’Unione elvetica, i rifugiati reclutati avranno la possibilità in breve tempo di diventare economicamente indipendenti e quindi integrarsi armoniosamente nella comunità locale.
Attualmente solo un terzo di tutti i profughi presenti in territorio svizzero sono in grado di unirsi alla forza lavoro nei primi anni.
Gli imprenditori agricoli potranno così beneficiare di questo programma e non dovranno cercare i lavoratori stagionali al di fuori dei confini del paese.
Secondo l’Unione degli Agricoltori il settore agricolo occupa circa 25-35mila lavoratori stranieri stagionali per lo più di polacchi o portoghesi.
Un Paese controverso la Svizzera però, dove dare del “maiale straniero” ad un immigrato non è considerato forma di razzismo.
Pochi mesi fa infatti il Tribunale federale svizzero aveva assolto un poliziotto che si era rivolto così ad un algerino sospettato di furto.
Allo stesso tempo erano stati alcuni italiani a denunciare contro i “frontalieri bianchi rossi e verdi” una forma di razzismo professionale da parte degli svizzeri, per via di accuse rivolte loro praticamente su tutto, dal traffico ai treni affollati, avallando una sorta di impedimento a fare carriera.
E come dimenticare lo show anti italiani del sindaco di Berna, Alexander Tschà¤ppà¤t, che su un palco in occasione di una manifestazione cittadina, due anni fa iniziò a sciorinare un repertorio interamente dedicato ai cittadini dello stivale.
Perchè gli italiani sono così bassi? “La mamma dice loro di non crescere. Se diventi alto, devi andare a lavorare“, disse. E ancora, in perfetto stile Salvini: “Una napoletano che lavora? E che addirittura svolge più mansioni? Impossibile”.
Il tutto senza contare che la Confederazione Elvetica è lo Stato europeo con la più alta percentuale di immigrati, ben il 24%, mentre gli italiani ammontano al 15% dei residenti.
Francesco De Palo
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Maggio 29th, 2015 Riccardo Fucile
“L’APPROCCIO DELL’UE SIMILE ALLA MENTALITA’ COLONIALISTA, INACCETTABILE”
Il governo islamista che controlla Tripoli e la Tripolitania ad ovest, che ospita i porti da cui partono i barconi di disperati che tentano di attraversare il Mediterraneo, non intende in alcun modo e sotto qualsiasi forma accettare l’eventuale intervento militare che l’Ue si appresta ad effettuare in Libia per bloccare lo trunami di migranti che dalle sue coste parte alla volta dell’Europa.
Lo ha dichiarato il premier ‘islamista’, Khalifa al-Ghweil – a capo di un governo non riconosciuto dalla comunità internazionale a differenza dei rivali di Tobruk ad est – in un’intervista al britannico The Independent in cui ha definito l’approccio dell’Ue simile “alla mentalità colonialista” dell’Italia nello scorso secolo, “completamente inaccettabile nel mondo moderno”.
Ghweil chiede di essere “coinvolto” dall’Occidente nella gestione del problema immigrati “ma non se questo significa bombardare le barche perchè l’Europa ritiene che così riuscirà a fermare il traffico di esseri umani. Ciò non avverrà e – avverte – se l’Europa verrà senza permesso nelle nostre acque e nelle nostre terra noi ci difenderemo”
Ghweil ha denunciato che la sua amministrazione, che a differenza del governo di Torbuk, ‘controlla’ i porti da cui parte il grosso dei migranti alla volta dell’Italia e dell’Europa, non è stata neanche consultato dall’Ue.
“Non possono venire a controllarci, non possiamo tornare al 1911 (riferimento esplicito all’inizio dell’occupazione italiana, ndr), in cui erano gli stranieri a decidere cosa fare. Abbiamo le capacità di difendere le nostre acque e la nostra terra come abbiamo dimostrato nella nostra storia ed anche durante la rivoluzione” del 2011 che abbattè, con l’aiuto determinante e miope della Nato, Muammar Gheddafi.
“Ciò che serve all’Europa – conclude il premier di Tripoli – è aiutare questi profughi nei loro stessi Paesi d’origine con aiuti così da dare loro un futuro grazie al quale non dovranno affrontare viaggi pericolosi in mare. Noi in Libia abbiamo bisogno di aiuto per far fronte a queste persone. Se queste cose non avverranno, allora la situazione potrà solo diventare peggiore per l’Europa”.
(da “La Repubblica”)
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Maggio 29th, 2015 Riccardo Fucile
LA COSTRUZIONE DEL NUOVO OSPEDALE DI LA SPEZIA AFFIDATO AL NUOVO EDITORE DEL GIORNALE
È arrivata, a pochi giorni dal voto per le regionali liguri, la firma dell’appalto per la
costruzione del nuovo ospedale di La Spezia.
Sulla questione, ricorda un articolo pubblicato sul Fatto Quotidiano, si è accesa la polemica.
La prima, per il tempismo. La seconda, perchè alla gara di assegnazione ha partecipato solo un concorrente e dunque unico vincitore: un raggruppamento di imprese guidato dal Gruppo Pessina, lo stesso che sta cercando di riportare in edicola “l’Unità “.
Un piatto molto ricco, quello per il rifacimento dell’ospedale spezzino: si parla di 165 milioni dei quali 119 provenienti dal Ministero della Salute, mentre il resto dalla Regione Liguria (i soldi da sborsare saranno circa 140 milioni, perchè il vincitore si aggiudica il vecchio ospedale valutato 25 milioni).
Finora La Spezia non disponeva di un ospedale adeguato a una città di 100 mila abitanti. (…) Ma a suscitare non è tanto il progetto archtiettonico, quanto quello politico. La società che dovrebbe riportare “l’Unità ” in edicola a giugno è la Piesse che fa capo al 60% a Guido Stefanelli (ad del gruppo Pessina) e al 40% a Massimo Pessina, presidente del gruppo.
Le critiche per questa “coincidenza” arrivano dal candidato di centrodestra Giovanni Toti, da quella del M5s Alice Salvatori e anche da quello di sinistra Luca Pastorino.
Burlando, governatore uscente e grande sponsor di Paita, respinge risolutamente le accuse: “La realizzazione di questo ospedale è una storia lunghissima, fatta di appalti e impugnazioni. Avevamo ottenuto molte manifestazioni di interesse, ma poi tanti si sono allontanati perchè ritenevano troppo impegnativo accollarsi per 25 milioni di euro la vecchia struttura dell’ospedale Sant’Andrea. Il gruppo Pessina che mi risulta essere molto grande e impegnato nel realizzare ospedali anche in altre regioni, se l’è sentita”.
(…)Ma la circostanza che ci fosse un unico concorrente e che ci sia il nuovo editore dell’Unità ?
“Mica potevamo escluderlo – replica Burlando -per questo. Ci sono stati anche il giudizio di una commissione indipendente e il parere dell’Antimafia, Dovevamo bloccare tutto perchè siamo sotto elezioni?”.
(da “Huffingtonpost”)
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Maggio 29th, 2015 Riccardo Fucile
I PROFESSORI PUNTANO A UN REFERENDUM
Inizia la battaglia finale sulla scuola.
Sarà grande festa per gli studi legali, un po’ meno per la serenità dello studio e delle lezioni.
Ieri sono iniziate le audizioni in Senato sul ddl di riforma, oggi prenderanno il via i lavori della commissione Cultura.
Dalla prossima settimana si prosegue con la discussione sugli emendamenti (almeno 1500). Dialogare, ascoltare ma senza mai fermare l’iter del ddl: questo è il mantra ripetuto dal governo, a partire da Matteo Renzi.
Nel frattempo il fronte della protesta non sta a guardare. Il tempo a disposizione non è molto, circa tre settimane prima dell’approvazione da parte del Senato, tre settimane cruciali anche nelle scuole.
In questi giorni si decide l’adozione dei libri di testo per il prossimo anno. Martedì il collegio dei docenti del liceo classico Mamiani di Roma ha deciso di non decidere: sospesa la delibera.
Su quali testi studieranno i ragazzi da settembre?
Secondo alcune indicazioni degli insegnanti che stanno protestando dovranno servirsi di quelli lasciati in eredità dagli studenti che terminano le lezioni a giugno.
Ma chi ha visto un libro dopo un anno tra zaini, banchi e scrivanie sa perfettamente che si tratta di utopia.
Altri prof a settembre distribuiranno dispense gratuite realizzate da loro.
Altri indicheranno testi scelti in totale libertà .
In questa situazione si trovano già diversi istituti, dal classico Francesco Vivona all’istituto tecnico statale Arturo Bianchini di Terracini o all’Ipsia Orso Maria Corbino di Partinico o l’IISS Ferrara di Palermo.
Molto preoccupati gli editori. Giorgio Palumbo, presidente dell’Associazione italiana editori si chiede perchè il costo del dissenso contro la riforma «finisca per scaricarsi interamente sulle spalle di aziende e operatori del settore che altra colpa non hanno se non quella di prestare un servizio di informazione e aggiornamento alle scuole e alla classe docente».
Un altro fronte aperto è la raccolta di firme per un referendum abrogativo della riforma. L’obiettivo è arrivare a 500mila firme, dopo due settimane hanno superato quota 20mila. La raccolta avviene attraverso i social ma anche attraverso i neonati gruppi di protesta su Whatsapp.
Sugli stessi canali girano le istruzioni dei sindacati su come effettuare in modo regolare ed efficace lo sciopero degli scrutini: basta che manchi un docente durante il primo giorno perchè la seduta venga rinviata di cinque giorni, spiegano.
Anche i presidi si sono organizzati con una contro-guida dell’Anp su come garantire gli scrutini nonostante lo sciopero e non esclude l’anticipo delle sedute o la convocazione di sabato pomeriggio o, persino, di domenica.
Su social e chat riscuotono molto successo i pareri giuridici come quello di Ferdinando Imposimato, magistrato, presidente onorario aggiunto della Corte di Cassazione, che ha individuato sette motivi di incostituzionalità nella riforma.
Innanzitutto la disparità tra docenti (e personale Ata) e gli altri lavoratori del pubblico impiego: tutti hanno un posto fisso solo nella scuola si verrebbe condannati a peregrinare da una scuola all’altra.
Oppure la valutazione del lavoro dei prof da parte di chi non ha le competenze adeguate come genitori ed alunni.
Gli idonei al concorso del 2012 che si sono visti scavalcare nel ddl dai 100mila precari che il governo ha scelto svuotando le graduatorie ad esaurimento, hanno fatto anche di più: hanno chiesto al costituzionalista Michele Ainis un parere.
Hanno ottenuto un documento di 29 pagine che individua tre motivi di palese incostituzionalità .
Se non cambierà qualcosa nel provvedimento, i ricorsi sono già pronti ad essere spediti.
Flavia Amabile
(da “La Stampa“)
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