Giugno 30th, 2015 Riccardo Fucile
IL TASSO DI DISOCCUPAZIONE E’ AL 12,4%, TRA I GIOVANI AL 41,5%
Nuovo segnale negativo dal mercato del lavoro italiano, in una fase che alterna indicazioni di recupero occupazionale a nuove battute d’arresto.
Secondo le stime preliminari dell’Istat, a maggio gli occupati sono diminuiti di 63mila unità (-0,3%) rispetto al mese precedente.
Il tasso di disoccupazione, calcolato sempre dall’Istat, è rimasto stabile al 12,4%.
“Il tasso di occupazione, pari al 55,9%, cala nell’ultimo mese di 0,1 punti percentuali. La stabilità della disoccupazione, nonostante il calo degli occupati, si spiega anche con l’aumento del numero di individui inattivi tra i 15 e i 64 anni: +0,3%, pari a +36 mila, a maggio dopo il calo dei quattro mesi precedenti.
“Il tasso di inattività , pari al 36,0%, aumenta di 0,1 punti percentuali. A determinare la crescita di coloro che non cercano lavoro è soprattutto la componente femminile.
Il calo dell’occupazione di maggio coinvolge anche i più giovani: gli occupati 15-24enni diminuiscono del 2,8% rispetto ad aprile (-26 mila).
Il tasso di occupazione giovanile, pari al 15,0%, diminuisce di 0,4 punti percentuali rispetto al mese precedente.
Il tasso di disoccupazione dei 15-24enni, cioè la quota di giovani disoccupati sul totale di quelli attivi (occupati e disoccupati) è pari al 41,5%.
argomento: Lavoro | Commenta »
Giugno 30th, 2015 Riccardo Fucile
QUATTRO AVVOCATI PROVANO A ROTTAMARE L’ITALICUM
Gli avvocati che rottamarono il Porcellum ci riprovano.
Sul banco degli imputati questa volta c’è l’Italicum, che il quartetto di legali ritiene «quasi peggio» della legge ideata da Roberto Calderoli e dichiarata incostituzionale nel 2014 dalla Consulta.
Convinti che l’era renziana stia precipitando il Paese in un «periodo di oscurantismo costituzionale», Emilio Zecca, Claudio Stefano Tani, Aldo Bozzi e Ilaria Tani hanno depositato al Tribunale civile di Milano un atto di citazione, con il quale invitano a costituirsi in giudizio il premier Renzi e il ministro Alfano.
Il presupposto del documento, lungo 38 pagine, è la convinzione che il mancato rispetto della sentenza che abolisce la legge del 2005 abbia provocato la «permanente anomalia costituzionale» del sistema politico, al centro del quale c’è un Parlamento «formato con norme illegittime».
I legali chiedono in via istruttoria al Tribunale di acquisire l’elenco dei parlamentari eletti nel 2013 con il Porcellum e quello dei candidati che sarebbero stati proclamati eletti senza quei premi di maggioranza, oltre agli elenchi dei parlamentari cessati dalla carica.
E questo «perchè la Corte costituzionale possa verificare la legittimità della prassi seguita».
La presunta «abusività » degli eletti è il chiodo fisso del quartetto, che imputa al ceto politico l’aver fatto «scordare» agli italiani l’incostituzionalità dei premi di maggioranza, così da evitare una «figuraccia colossale».
Un vulnus che, in punta di diritto, si potrebbe sanare solo sostituendo i parlamentari con altri, ricalcolando i voti e depurandoli dal premio.
Operazione complessa, che rischierebbe di modificare la composizione politica delle Camere e quindi la maggioranza di governo.
Il domino coinvolgerebbe anche quei parlamentari che hanno lasciato il seggio italiano per volare in Europa, dopo la sentenza della Corte sul Porcellum.
Il nodo è dunque la «grave alterazione della rappresentanza democratica» determinata da un premio ritenuto causa di tutti i mali: «È grave che il governo Renzi con l’Italicum abbia espresso la volontà di reiterare le norme già dichiarate incostituzionali».
Il premier governerebbe insomma «con una maggioranza artificiosa e illegale» che non gli impedisce «di dar vita a una nuova legge che assicura la perpetuazione del potere al di fuori di ogni scrupolo di rispetto per la Carta costituzionale».
Dopo aver scritto (senza ottenere risposta) a Boldrini e Grasso e poi a Napolitano e Mattarella, gli avvocati tentano la via delle carte bollate con l’intento, spiega Zecca, di «risvegliare il dibattito» sull’Italicum: «Dopo che la Corte lo aveva “desuinizzato”, il Porcellum era una legge perfetta, ma non era quella che Renzi voleva».
L’Italicum sarebbe inoltre gravato da cinque «vizi di costituzionalità », che vanno dai capilista «indicati dai partiti» al fatto che la Camera potrebbe risultare composta da più di 630 deputati, forse 640.
Se l’atto di citazione sarà accolto, il Tribunale potrà inviarlo alla Corte costituzionale. Prima udienza, tra novembre e dicembre.
Monica Guerzoni
(da “Il Corriere della Sera”)
argomento: Renzi | Commenta »
Giugno 30th, 2015 Riccardo Fucile
I SOSPETTI CHE AD EX SINDACALISTI SIANO STATE FINANZIATE CAMPAGNE ELETTORALI CON IL PD
Lunga e calda s’annuncia l’estate della Cgil a Milano.
Dopo aver «visitato» la Camera del Lavoro, gli ispettori da Roma sono tornati in città , questa volta per verificare la contabilità dello Spi, il sindacato pensionati.
Perchè? La versione ufficiale è contenuta in una nota diramata dalla segreteria nazionale dieci giorni fa, alla quale (interpellati) non aggiungono nulla: è routine, nessun evento straordinario.
«Da sempre la Cgil tutela e vigila su trasparenza e corretta gestione amministrativa delle proprie strutture (…) grazie ad una attività ispettiva che si svolge regolarmente». L’appunto poi spiega che nel caso in cui vengano riscontrati errori «scatta la prescrizione a correggere»; se nel rapporto conclusivo si evidenziassero invece «comportamenti di carattere doloso, i responsabili incorrono senza eccezione alcuna nelle sanzioni disciplinari».
È un testo anodino, ma proprio per questo appare severo o quanto meno poco empatico con i dirigenti milanesi. Con i quali non c’è mai stata sintonia
Non è un mistero, anzi è uno scontro decennale e aperto.
Tra la segreteria nazionale e regionale da una parte e quella cittadina dall’altra, c’è tradizionalmente una divergenza.
Innanzitutto politica, col tempo anche personale.
Ora che il segretario generale è Susanna Camusso, già alla guida della Cgil Lombardia, dicono alla Camera del Lavoro che il conflitto si è allargato anche sull’asse Roma-Milano.
Dicono, da più parti, anche altre cose, non facilmente verificabili.
Per esempio che ci sia stata una «soffiata» con la denuncia di presunti ammanchi di cassa tanto alla Camera del Lavoro quanto allo Spi.
Dicono che questi buchi siano stati giustificati con finanziamenti, si suppone non trasparenti, alle campagne elettorali dei dirigenti locali che hanno fatto (anche in questo caso secondo tradizione) il salto dal sindacato alla politica.
E in questi anni sono stati tanti, da Antonio Panzeri, europarlamentare, a Giorgio Roilo, senatore, a Onorio Rosati, consigliere regionale.
Tutto da dimostrare.
Nell’attesa della relazione degli ispettori sale, però, una temperatura da ebollizione, e aleggia un’aria da resa dei conti con possibili capitomboli e uscite di scena.
Il segretario generale della Camera del Lavoro, Graziano Gorla, è come sempre cordiale, ma non nasconde un certo nervosismo per le chiacchiere che girano attorno alla cassa: «Tante illazioni per normali ispezioni da Statuto. Ammanchi non ce ne sono», scandisce.
Vero è che il responsabile dell’amministrazione (il tesoriere, ndr ) proprio di recente è stato sospeso: «Ho dato l’incarico a un’altra persona – spiega Gorla – con l’idea di promuovere il cambiamento».
Brutto segno anche che alla Conferenza di organizzazione oggi a Milano arrivi un «emissario» della segreteria nazionale.
Non è un ortodosso camussiano, ma qualcuno lo interpreta come un segnale verso il «commissariamento».
Potrebbe intervenire direttamente Camusso in questa disputa. Non lo farebbe, dicono ancora, perchè non è nel ruolo del segretario generale delegittimare la propria stessa struttura.
Da Roma, allora, la linea è il silenzio e la parola (scritta) agli ispettori.
Pessimo clima, però. Che dà occasioni a dispute personali, a ricatti, a tentativi di infangare nemici. Di qui a vent’anni fa, perchè i controllori stanno sfogliano i libri indietro fino al ’94.
Onorio Rosati, già segretario della Camera del Lavoro dal 2006 al 2013 e oggi consigliere regionale pd, s’è sentito chiamato in causa sui giornali e «smentisco categoricamente ogni illazione».
Del resto, fa notare, «se fossero state avviate indagini amministrative su di me, sarei stato chiamato». Così non è stato. A coinvolgerlo sono state solo non meglio identificate «voci», forse «sassolini nelle scarpe che qualcuno ha voluto togliersi…». Sembra che ai dubbi amministrativi si sia sommata una vecchia questione politica. «La sede per discutere non è l’ispezione – risponde – ma il direttivo nazionale». Rosati chiede allora che «quando ci sarà il verbale degli ispettori, venga reso pubblico».
E si diradi questa cappa di sospetti.
Alessandra Coppola, Maurizio Giannattasio
(da “il Corriere della Sera”)
argomento: sindacati | Commenta »
Giugno 30th, 2015 Riccardo Fucile
IL LEADER M5S ANNUNCIA LA SUA PRESENZA PER IL REFERENDUM
Beppe Grillo vola in Grecia e cavalca la rivolta contro l’Euro e “l’austerità imposta dai burocrati e dai banchieri”.
Il leader del M5S annuncia la sua presenza domenica ad Atene “in piazza Syntagma” per festeggiare – è questa la speranza – l’esito del referendum chiesto da Alexis Tsipras sul piano dei creditori per il rientro del debito ellenico.
“Domenica e lunedì sarò ad Atene insieme ad alcuni nostri portavoce del Parlamento italiano ed europeo per esprimere la solidarietà e vicinanza di tutto il M5S ai cittadini greci in questo momento di democrazia. Il potere al popolo, non alle banche”, scrive Grillo sul blog.
E nella capitale greca sarà presente anche una delegazione di Sel, guidata da Nicola Fratoianni e Arturo Scotto, che già alle Europee si era presentata con il simbolo “Insieme per Tsipras”, oltre che una piccola pattuglia di parlamentari della sinistra ex Pd
Grillo rilancia però sulla battaglia contro la moneta unica.
“Anche in Italia – sottolinea – vogliamo che siano i cittadini a decidere sull’euro con il referendum che proporremo in Parlamento con una legge di iniziativa popolare già depositata in Senato”.
L’annuncio di Grillo ha anche l’effetto di distogliere l’attenzione da qualche polemica interna al M5S.
Grillo e Gianroberto Casaleggio, come rivelato dalla Stampa, hanno chiesto una nuova votazione all’assemblea dei deputati cinquestelle che la scorsa settimana ha bocciato la proposta avanzata dai due co-fondatori del movimento di rinnovare l’incarico di capo della comunicazione per Ilaria Loquenzi.
La mancata ratifica della nomina della giornalista romana aveva mandato su tutte le furie i due leader.
L’ex comico genovese ed il guru milanese si sono rifatti al regolamento interno secondo cui spetterebbe ai fondatori cinquestelle indicare i capi degli staff comunicazione di Camera e Senato, ed all’assemblea ratificare la scelta con un voto.
I due leader hanno letto l’episodio come un atto di sfida ed hanno riproposto lo stesso nome, quello della Loquenzi, intimando ai parlamentari di partecipare all’assemblea (la scorsa assemblea erano presenti soltanto una quarantina) e di votare a favore della loro candidata.
L’intervento di Milano non è piaciuto a molti parlamentari che hanno giudicato la richiesta una intromissione.
La Loquenzi, suo malgrado, è divenuta motivo del contendere tra fazioni in lotta. Contro la proroga del suo mandato – già da un anno lavora con il M5S alla Camera – avrebbero votato i deputati che hanno inteso così sfidare Grillo e Casaleggio, ma anche alcuni parlamentari che si lamentano del fatto di non essere stati abbastanza coinvolti nelle attività di comunicazione (ovvero di essere andati poco in televisione).
In difficoltà anche il direttorio che guida la pattuglia parlamentare a Roma.
Milano avrebbe rimproverato ai cinque membri di aver trascurato il voto e di aver consentito che si creassero i presupposti per un incidente che – viene raccontato – “si poteva tranquillamente evitare”.
Allo stesso tempo, alcuni deputati accusano il direttorio di essere “al servizio” di Grillo e Casaleggio.
Il caso rischia di offuscare l’immagine del M5S proprio in un momento in cui – complice lo scandalo Mafia Roma – i sondaggi vedono volare i cinquestelle.
(da “Huffingtonpost”)
argomento: Grillo | Commenta »
Giugno 30th, 2015 Riccardo Fucile
CHE SFORTUNA, ERA ITALIANO: NESSUNA CACCIA ALL’IMMIGRATO E TITOLONI SUI GIORNALI
Una ragazzina di 16 anni è stata violentata la scorsa notte nel quartiere Prati a Roma. La minore è stata soccorsa intorno alla mezzanotte nei pressi di piazzale Clodio, dove si trova la città giudiziaria, e accompagnata in ospedale.
La ragazzina ha poi raccontato agli agenti della squadra mobile, che ora indagano sul caso, di essere stata avvicinata da un uomo, che si è finto un poliziotto e che così l’ha convinta a seguirlo in un prato nei pressi di piazzale Clodio per abusare di lei. L’uomo, di nazionalità italiana, è ora ricercato dalla polizia.
Tutto sarebbe accaduto mentre la 16enne si trovava alla fermata del bus assieme a due sue amiche di ritorno da un concerto.
L’uomo, spacciandosi per un agente, ha chiesto alle tre i documenti poi ha intimato alla ragazzina di seguirlo per un controllo.
Le due amiche, vedendo che la loro compagna dopo un po’ non tornava, hanno allertato i genitori che si sarebbero precipitati alla fermata del bus.
La minore, che sarebbe a Roma per motivi legati allo studio, è stata poi soccorsa nella vicina via Carlo Mirabello, una delle strade che si affacciano sul capolinea dei bus della grande piazza.
(da “La Repubblica”)
argomento: violenza sulle donne | Commenta »
Giugno 30th, 2015 Riccardo Fucile
SOUSSE: “NOI SCUDI UMANI PER FERMARE LA FOLLIA OMICIDA”
«Je suis Sousse». Non dobbiamo dimenticarlo, perchè grande è il cuore del popolo tunisino.
Immensa la sua generosità , anche a costo della vita.
Basta guardare la foto del terrorista con il kalashnikov a tracolla sulla spiaggia. Vedete le persone dietro di lui?
Sembrano testimoni passivi.
Immobili, annientati dal male e dalla paura.
Inerti di fronte alla furia omicida del ragazzo. E invece no.
Sono lo scudo umano che ha salvato altre vite innocenti, altri turisti.
Diversi siti di giornali francesi e inglesi riportano la testimonianza di alcuni bagnanti che spiegano quello che è avvenuto dopo la mezz’ora di mattanza sulla spiaggia del Riu Imperial.
«L’assassino stava andando in un’altra spiaggia a uccidere altra gente – dice ad esempio il superstite inglese John Yeoman – ma glielo hanno impedito quei tunisini.
Hanno fatto una catena, mano nella mano e gli hanno impedito di passare mettendo a rischio la loro vita.
Gli hanno urlato «Ti devi fermare, se vuoi ammazzare altra gente devi ammazzare prima noi. E noi siamo musulmani»».
Seiffadine Rezgui, come sappiamo, li ha risparmiati.
Ma non è neppure riuscito a passare oltre per scaricare il suo odio, alimentato dall’uso di sostanze stupefacenti, contro i «peccatori occidentali».
(da “La Stampa”)
argomento: Attentato | Commenta »
Giugno 30th, 2015 Riccardo Fucile
“A DESTRA PENSINO PIUTTOSTO A COME HANNO RIDOTTO ROMA”
«I tentativi di ricostruire la destra? Mi paiono tanto il raduno dei “sempre in gamba”, come nella canzone di Paolo Conte, “Per ogni cinquantennio”».
Così, Pietrangelo Buttafuoco, giornalista e scrittore, bolla i «lavori in corso» nel cantiere post-An.
«Su questo argomento sono mosso da diversi sentimenti, anche con un po’ di tenerezza», dice, in ricordo della sua militanza nel Movimento Sociale Italiano.
Quindi che fare?
«Ci sono solo due persone da cui bisognerebbe ripartire: Francesco Storace e Giorgia Meloni. Lui è stato un buon governatore, un bravo ministro ed è uscito indenne da tutte le traversie giudiziarie. Lei ha qualità , sia politiche che da leader. Al di là di questo, si rischia solo di perdere tempo. La destra deve, innanzitutto, fare un esame di coscienza, soprattutto per quanto è accaduto a Roma».
Nello specifico?
«La Capitale poteva e doveva essere un laboratorio politico. È finita in una specie di tragicommedia. Alemanno mi ha persino querelato, perchè in un articolo, ricordando un celebre manifesto del Msi con la foto di Almirante e lo slogan “noi possiamo guardarti negli occhi”, avevo scritto che dopo la sua gestione di Roma la destra non può più guardare negli occhi nessuno. Il capolavoro di Alemanno è stato aver consegnato la città a Ignazio Marino».
A parte Roma, però, c’è un ventennio di storia della destra, quello della seconda Repubblica.
«L’unica destra seria che l’Italia ha avuto è quella del Movimento Sociale. Vogliamo parlare del ventennio berlusconiano? Bene. Lì la destra doveva essere il lievito in grado di conferire sostanza culturale a quella coalizione. Invece è stato tutto imbarazzante. Penso alla gestione della Rai, o al mancato riscatto sociale del Sud. Dunque sarebbe opportuna, per coerenza, una ricognizione politico-morale di quell’esperienza. Perchè la distruzione a cui è stata sottoposta la destra in quegli anni è stata al di là di quanto potessero immaginare persino i partigiani del triangolo rosso».
Quando si parla della Seconda Repubblica, non si può non ricordare Gianfranco Fini…
«Se non altro, in questo momento ha il cauto pudore di non farsi avanti. Ha provato a fare delle operazioni, ogni tanto va in Tv, scrive alcuni articoli. Ho letto nelle cronache che ha cercato di mettere un piedino nella Fondazione An. Ma nulla di più. Il suo è stato un fallimento conclamato, un caso tragico».
Si riferisce alla storia della casa di Montecarlo?
«Sì, una vicenda tristissima. Quando ero ragazzo, e militavo nel Msi, mi impressionava vedere dei braccianti, dei disoccupati pronti a dare 100 lire per finanziare il partito. Come fai a spiegare l’appartamento di Montecarlo, quando hai questo tipo di storia?»
Ha nominato la Fondazione An. A ottobre un’assemblea soci ne deciderà il destino.
«Voglio diventare socio. O io o uno dei miei figli. Ne parlo spesso con il mio amico Salvatore Sottile».
Per fare cosa?
«Per vigilare. Voglio controllare. Lì c’è un pezzo del mio sangue, della mia storia familiare. Siccome la Fondazione ha un solido patrimonio, sia materiale che spirituale, voglio vedere come va a finire. Sai come dice un vecchio detto? Bisogna stare attenti a un idealista, perchè alla fine è un idea-lista, cioè uno che pensa solo alla propria candidatura».
(da “il Tempo”)
Commento del ns. direttore
Concordo sul fatto che, dopo il Msi, nessuna altra destra seria ha avuto cittadinanza in Italia.
Ma ritengo che Buttafuoco avrebbe potuto anche ricordare la responsabilità di tanti intellettuali di area (lui compreso) che, anzichè porsi all’avanguardia del rinnovamento, hanno preferito tacere in tempi in cui la destra governava con gli stessi uomini che oggi magari lui salva o condanna.
Chi è entrato in Parlamento, chi in Rai, chi alle comparsate in Tv e in qualche casa editrice non più di nicchia.
Troppi silenzi per troppi anni per essere oggi credibili.
Ripartire da chi ancor oggi si abbevera ad Arcore o in via Bellerio, oltre a essere in contraddizione con “l’unica destra seria”, è in palese contraddizione con il suo stesso dire.
E’ questa destra bolsa e reazionaria che va rottamata, magari a cominciare dai suoi presunti intellettuali imborghesiti e troppo a lungo silenti.
argomento: destra | Commenta »
Giugno 30th, 2015 Riccardo Fucile
“DUE ANNI DI SUPPORTO E RISTRUTTURAZIONE DEL DEBITO”
Alexis Tsipras risponde all’ultima chiamata di Jean Claude Juncker e chiede un nuovo piano di salvataggio, il terzo, per la Grecia, insieme alla ristrutturazione del debito al 180% del Pil che strozza ogni possibilità di ripresa del Paese.
La proposta greca finisce sul tavolo dell’Eurogruppo, che si riunisce in teleconferenza in serata.
Il primo a muovere è stato il presidente della Commissione Ue: ha fatto un tentativo in extremis per far rientrare la crisi che si è improvvisamente aggravata quando Tsipras, il premier greco, ha indetto un referendum per il 5 luglio, chiamando il suo popolo ad esprimersi sulle proposte d’accordo tra Atene e i creditori internazionali.
Juncker, dopo l’accorata conferenza stampa nella quale ha difeso l’operato delle istituzioni comunitarie e invitato i greci a votare ‘sì’, ha fatto un’offerta dell’ultimo minuto ad Atene per arrivare ad un accordo entro la mezzanotte di oggi, quando scade il piano di aiuti.
Quest’ultimo a fine febbraio era stato prorogato di quattro mesi e oggi la scadenza è giunta: passata la mezzanotte di oggi, per Atene significherebbe non accedere più a circa 16 miliardi di fondi.
Per altro, la data corrisponde anche con l’ultimo giorno utile perchè Atene rimborsi gli 1,6 miliardi di rate che deve – per il mese di giugno – al Fmi: la Grecia, ha confermato il ministro delle Finanze, Yanis Varoufakis, non pagherà , quindi è possibile la messa in mora da parte del Fondo, anche se il default vero e proprio scatterebbe tra un mese circa. “Spero in un accordo coi creditori”, ha aggiunto Varoufakis.
La telefonata di Juncker, le contro-proposte di Tsipras.
Del piano ultim’ora di Juncker hanno parlato fonti europee ed elleniche, secondo quanto scrive Reuters nella ricostruzione del quotidiano Kathimerini online.
Il portavoce del presidente della Commissione ha poi confermato che l’offerta da ultim’ora è arrivata con una telefonata a Tsipras nella serata di ieri, specificando che la Commissione ha indicato ai greci che “metterà a disposizione tutte le risorse disponibili” per sostenere la crescita economica.
Nel bilancio comunitario, sono previsti 35 miliardi.
In un primo momento, il quotidiano riportava il rifiuto ellenico alla nuova mediazione, tanto che un portavoce del governo riferiva che “Alexis Tsipras voterà ‘no’ domenica”.
Ma in seguito è emerso un ripensamento dello stesso Tsipras, che ha valutato l’offerta e replicato con una contro-proposta.
Nella lettera ai vertici Ue, Tsipras ha chiesto un accordo di due anni con l’Esm (European Stability Mechanism, il fondo salva-Stati che si è attivato per Cipro o la ristrutturazione delle banche spagnole) per coprire le necessità finanziarie elleniche e nel frattempo ristrutturare il debito.
“Il governo greco”, ha specificato Atene in un comunicato, “resta al tavolo delle trattative e continua a ricercare una soluzione percorribile per rimanere nell’euro”. Attivare l’Esm significa sottoscrivere clausole stringenti per avere in cambio i fondi. Resta da capire quali riforme economiche, del pacchetto dei creditori, Tsipras sia disposto ad accettare: in pratica, la sua controproposta potrebbe risolversi in un ‘niente di nuovo’.
Fredda comunque Angela Merkel: “Stanotte a mezzanotte scade il programma, io non conosco altri segnali concreti”.
Da Berlino considerano sia “troppo tardi” per un’estensione degli aiuti, e in ogni caso bisogna aspettare il referendum. Riferendo ai Parlamentari, la cancelliera ha detto di “non aspettarsi alcuna novità ” nel corso della giornata; per il falco Wolfgang Schaeuble, “Atene resterà nell’euro anche con un ‘no’ al referendum”.
L’offerta: subito un Eurogruppo, soluzioni sul debito.
Secondo le ricostruzioni che sono filtrate dalle agenzie internazionali, l’offerta di Juncker non prevedeva un cambiamento di fondo nelle proposte – rispetto alle ultime, pubblicate nel fine settimana – ma la promessa di convocare un Eurogruppo d’emergenza per approvare l’intesa e sbloccare un pagamento immediato ad Atene, in modo da permetterle di rimborsare il Fmi con gli 1,6 miliardi da ripagare entro oggi. Per ricevere i fondi, Tsipras avrebbe dovuto inviare un’accettazione scritta della proposta e impegnarsi a fare campagna per il ‘sì’ nel referendum, come d’altra parte hanno iniziato a fare – con toni a dir poco insoliti – tutti i massimi rappresentanti di Bruxelles e delle cancellerie del Vecchio continente.
Lo sblocco della situazione eviterebbe anche lo scadere del piano d’aiuti internazionali, che termina appunto oggi.
L’offerta di Juncker prevede l’Iva al 13% per gli alberghi e le strutture turistiche – tetto presente anche nella versione delle proposte dei creditori datate 26 giugno e pubblicate dallo stesso Juncker domenica scorsa -.
Sempre se l’offerta fosse accettata, ha ricustruito Kathimerini, i ministri delle Finanze dell’Eurozona si sarebbero resi disponibili a ri-adottare una dichiarazione che rimanda a un impegno già preso nel 2012, con il quale prendere in considerazione una dilazione nel pagamento delle scadenze del debito, l’abbassamento dei tassi di interesse e l’estensione di una moratoria sui pagamenti verso la zona euro a partire dal prossimo ottobre.
La situazione in Grecia.
Nel frattempo, la situazione per la gente comune si prospetta sempre più complessa. La disoccupazione resta sempre oltre il 25% e oggi la stampa ellenica parla della possibilità di abbassare da 60 a 20 euro il limite giornaliero di prelievi allo sportello, mentre i pensionati, ai quali in un primo tempo era stato detto che avrebbero potuto ritirare 240 euro a settimana, sono stati informati adesso che potranno prelevare solo 120 euro ogni sette giorni: la nuova misura è stata adottata al termine di una riunione svoltasi la scorsa notte fra responsabili del ministero delle Finanze e rappresentanti degli istituti di credito.
A tal fine, sarà aperto un migliaio di sportelli.
Nel frattempo, i reportage internazionali raccontano che molti pensionati, che attendevano l’accredito dei loro assegni, sono rimasti oggi a bocca asciutta. Alla situazione delle banche guarda anche la Bce, che riunisce di nuovo il direttivo per aggiornarsi sul programma di liquidità d’emergenza, che non dovrebbe essere ‘staccato’ fino al referendum.
(da “la Repubblica”)
argomento: Europa | Commenta »
Giugno 30th, 2015 Riccardo Fucile
CON I SONDAGGI IN CALO RENZI SCEGLI LA “TERZA VIA”
A metà pomeriggio, quando di Grecia oramai avevano parlato tutti i leder europei, anche il presidente del Consiglio italiano ha detto la sua, con un tweet scritto in inglese: «Il punto è: il referendum greco non sarà un derby tra la Commissione europea e Tsipras, ma un derby dell’euro contro la dracma. Questa è la scelta».
Era da tre giorni che Matteo Renzi aveva sospeso il giudizio sulla vicenda greca e alle 16,25 di ieri ha deciso di interrompere il riserbo con un messaggio da «terza via»: l’Italia non sta con la «vecchia» Europa dei burocrati e dei politici tecnocrati, ma neanche col nazionalismo greco che vuole tornare alla moneta nazionale, una prospettiva per la verità mai vagheggiata da Tsipras.
Un messaggio, quello del premier, più cerebrale che lineare: più Renzi-2 che Renzi-1. Ma con un suo perchè.
Col suo tweet, oltre a parlare al resto d’Europa, il presidente del Consiglio punta soprattutto a raggiungere l’opinione pubblica domestica, suo proverbiale rovello.
In cuor suo Renzi spera che i greci nel referendum dicano no a Tsipras (ne teme assai gli epigoni italiani, Salvini e Grillo), ma non vuole dirlo chiaramente per una ragione semplice: il leader greco è il simbolo della discontinuità con la vecchia Europa e Renzi non vuole contrapporsi esplicitamente a lui.
E così nello scontro Ue-Atene (nel quale molti osservatori faticano ad attribuire colpe unilaterali), per il momento Renzi sta un po’ con Juncker e un po’ con Tsipras.
Non rompe con Angela Merkel (che ha sentito in queste ore e che vedrà domani a Berlino),ma non rompe neppure con la fetta di opinione pubblica — sinistrorsa, grillina, leghista — che considera Bruxelles e l’Europa dei burocrati come il male assoluto.
E naturalmente, pur sapendo e confidando, che l’eventuale bancarotta greca possa avere conseguenze serie sul sistema-Italia, per il momento Renzi col suo atteggiamento distaccato, vuole mandare un segnale ansiolitico agli italiani ed è proprio quel che dice in privato: «Dobbiamo mantenere la calma perchè non ci sono ragioni per perderla», «sarebbe sbagliato alimentare allarmismo» e d’altra parte «siamo armati contro le speculazioni» e «la Bce ha dimostrato senso di responsabilità ».
Un Renzi dal profilo basso anche perchè l’uomo è attrezzatissimo nell’intercettare l’aria che sta per tirare e dunque intuisce che Salvini e Grillo non hanno scrupoli nel cavalcare la tigre della paura.
Un fronte quello dei leader anti-sistema che Renzi ha sempre presidiato e tanto più è costretto a farlo in queste settimane.
In termini di consensi la vicenda greca si profila insidiosa e d’altra parte per un leader attentissimo ai sondaggi quella di ieri non è stata una giornata felice.
Nella consueta rilevazione realizzata da Ipsos per il «Corriere della Sera», la fiducia nei confronti di Renzi continua a scendere e attualmente sarebbe attestata al 36% (rispetto all’inizio del 2015 il calo è clamoroso: -14%).
Ecco perchè Matteo Renzi, sul dossier Grecia, è più prudente del solito: non trovare il messaggio «giusto» sull’Europa, significherebbe perdere ancora quota, un «lusso» che il premier non si vuol concedere.
Fabio Martini
(da “La Stampa”)
argomento: Renzi | Commenta »